RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
84 - Testo della trasmissione di venerdì 25 marzo 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Gravi
interferenze siriane in Libano: si legge nel rapporto ONU sull’assassinio
dell’ex premier Hariri
Sì del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite all’invio di dieci
mila caschi blu in Sudan per vigilare sugli accordi di pace
25
marzo 2005
IL GIOVEDI’ SANTO CI INVITA A ENTRARE IN
PROFONDITA’ NEL MISTERO DELLA PASQUA: COSI’ IL
PAPA NEL MESSAGGIO LETTO DAL CARDINALE TRUJILLO CHE, A SUO NOME, HA
PRESIEDUTO, IERI POMERIGGIO,
LA
MESSA IN COENA DOMINI NELLA BASILICA DI SAN PIETRO
Nella
sera del Giovedì Santo “Cristo ci invita a tornare spiritualmente con Lui nel
Cenacolo per farci entrare in profondità nel mistero della Pasqua”. Così ha
scritto il Papa nel messaggio pronunciato, a suo nome, dal cardinale Lopez
Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, all’inizio della
Santa Messa in Coena Domini presieduta dallo stesso porporato, ieri pomeriggio,
nella Basilica di San Pietro. Il servizio di Gabriella Ceraso:
**********
Il sacerdozio ministeriale e la
Santissima Eucaristia sono stati istituiti da Gesù nell’Ultima Cena, di cui la
Chiesa fa memoria nel Giovedì Santo. Così lo ricorda il Papa nel suo messaggio:
“Cristo, alla vigilia della morte, lavò i piedi agli apostoli – scrive il Papa
– dando l’esempio dell’amore che si fa servizio e poi consacrò pane e vino,
corpo e sangue dati in sacrificio per la nostra salvezza. Il cardinale Lopez
Trujillo legge il testo seguito da un lungo applauso e accoglie la benedizione
e i saluti del Papa spiritualmente presente.
E al momento dell’omelia il
cardinale torna sul mistero pasquale: è il compimento dell’ora – dice - quando
Gesù amò i suoi fino alla fine. Una suprema donazione di sé, un amore
sconfinato che però l’uomo tragicamente non capisce:
“L’uomo si chiude ad una dimensione di una dialettica di amore e sfugge
al suo profondo segreto, svelato soltanto alla luce del mistero del Verbo Incarnato
e apre la strada ad una profonda disumanizzazione”.
E se si
rifiuta la nozione di quanto ci costituisce come esseri umani si finisce nel
vuoto, nella negazione di valori quali la famiglia e la vita, aggiunge il cardinale, citando gli scritti
del Papa. E’ nella Cena del Signore, invece, la massima espressione della vicinanza
del Verbo Incarnato. L’Eucaristia, insieme con la lavanda dei piedi - aggiunge
il porporato – simbolizzano il dono di Cristo, che sarà compiuto nel suo darsi
liberamente:
“La lavanda dei piedi è prova di totale, decisivo e definitivo amore fino
all’estremo. Senza perdere la signoria dovuta alla sua condizione di Figlio di
Dio, il Signore si fa servo e questa donazione di se stesso è sigillata nella
croce dove l’agnello di Dio salva l’umanità”.
E si
china anche il cardinale Lopez Trujillo per la lavanda dei piedi davanti a 12
presbiteri compiendo il mandato richiesto da Cristo per essere al servizio dei
fratelli. Un gesto di carità, che anche i presenti rinnovano idealmente con le
offerte raccolte quest’anno per le popolazioni del Venezuela, colpite di
recente da forti inondazioni.
Al termine della celebrazione,
dopo che il Santissimo Sacramento è stato traslato nella Cappella della
Deposizione, i fedeli hanno lasciato in silenzio la Basilica, dove ancora
riecheggiava il monito finale del cardinale Trujillo: prendiamo la Croce e seguiamo
Cristo, ricordando che ha dato la vita per tutti, anche per i poveri, i deboli,
gli ammalati. Quindi guai a perseguitarli e disprezzarli:
“Noi non possiamo odiare ciò che Dio ama!”.
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CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE DI CRISTO,
NEL POMERIGGIO NELLA BASILICA VATICANA,
E
TRADIZIONALE VIA CRUCIS, QUESTA SERA AL COLOSSEO,
CON LE MEDITAZIONI DEL CARDINALE RATZINGER
- Intervista con il porporato e con padre Raniero
Cantalamessa -
Oggi, venerdì Santo, alle ore 17.00 nella Basilica Vaticana si svolgerà
la Celebrazione della Passione del Signore, presieduta dal card. James Francis
Stafford, Penitenziere Maggiore. La nostra emittente si
collegherà con la Basilica per la radiocronaca in diretta in lingua italiana e
francese sull’onda media, onda corta e in FM.
Poi in serata, a partire dalle 21.15, si terrà il rito della "Via
Crucis" al Colosseo. A portare la Croce saranno il vicario del Papa per la
diocesi di Roma, cardinale Camillo Ruini, (I,II,XIV stazione), religiosi,
religiose e laici di Asia, Europa ed Africa. I
testi delle meditazioni e delle preghiere per le 14 stazioni tradizionali sono
stati composti dal cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per
la Dottrina della Fede. La nostra emittente trasmetterà la radiocronaca dal
Colosseo a partire dalle 21.05 in italiano, inglese, spagnolo e tedesco, in
onda media, onda corta e FM.
Al
centro delle celebrazioni di oggi c’è il mistero salvifico della Croce. Ma
perché tale mistero scandalizza ancora ad oltre 2000 anni dalla morte di Gesù?
Giovanni Peduto lo ha chiesto proprio al cardinale Ratzinger:
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R. – Certo, perché è sempre difficile per l’uomo capire perché Gesù per
salvare il mondo abbia dovuto subire una tortura così crudele come la crocifissione.
Non per niente San Paolo dice: è uno scandalo per i pagani. L’uomo di oggi
vuole naturalmente escludere dalla vita queste cose. In realtà, la
crocifissione del Signore ci invita alla giustizia, alla correttezza, all’amore
per superare le ingiustizie. Allo stesso tempo è proprio questa auto-donazione
del Signore che, portando i nostri dolori e le nostre sofferenze, trasforma il
mondo. Non è facile capire intellettualmente questo. Solo partecipando al
cammino di Cristo, entrando in comunione con la donazione di sé, si può vivere
bene il dolore e si può capire finalmente che non esiste amore senza perdita di
sé, senza uscire dai nostri limiti con la voglia di avere tutto. L’amore,
quindi, implica necessariamente il dolore, questo abbandonarsi-donarsi.
Nell’intimo del mistero della Croce sta il mistero dell’amore.
D. –
Eminenza, a chi compie personalmente la sua Via Crucis, cosa direbbe?
R. – Naturalmente direi che le formule generali non sono sufficienti, perché
ogni uomo è un’individualità irripetibile, soffre in modo personale, nelle sue
circostanze, nei suoi problemi. Quindi, si deve considerare la sofferenza
particolare di questa persona per trovare il collegamento con la Croce
redentrice di Cristo. Diciamo, però, che provando compassione per chi soffre,
comprendendo col cuore la sua sofferenza, in un secondo tempo si può poi anche
far capire a questa persona che unendo la sua passione all’amore di Cristo,
trasformando la sofferenza in amore, si può giungere ad un’accetta-zione che
rende positivo quanto in un primo momento è negativo.
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Tanti
nel corso dei secoli, si sono posti il problema se la salvezza dell’umanità
potesse avvenire in un altro modo, magari non violento. Di questo Giovanni
Peduto ha parlato con padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa
Pontificia:
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R. –
Sì, è vero; però proprio ai nostri giorni un grande studioso ha messo in evidenza
che la morte di Cristo, il Sangue di Cristo non è parte di questa violenza, non
continua quella sacra alleanza tra la violenza ed il sacro, bensì la rompe,
perché il sacrificio di Cristo è il sacrificio della vittima innocente che si è
caricata dei peccati altrui ed è diverso dall’abitudine umana di caricare le
proprie colpe sulle spalle degli altri! Gesù ha fatto il contrario! Ha caricato
le colpe degli altri sulle sue spalle. Dunque la morte di Cristo sulla Croce ha
questo significato profondo, che bisogna accogliere con fede più che razionalizzare.
D. –
Il male resta comunque un mistero profondo che continua a scandalizzare. Perché
Dio non lo ha spiegato?
R. –
Dio ha fatto qualcosa di meglio che spiegare il male, cioè non è venuto a darci
in Cristo delle dotte spiegazioni sul male - anche i filosofi questo lo possono
fare e lo hanno fatto - è venuto a prendere su di sé il male del mondo e a
vincerlo con il contrario, che è l’amore, per cui Dio ha dato un segno della
Sua onnipotenza che forse noi non avremmo mai immaginato. L’onnipotenza di Dio
non consiste nel ricacciare il male fuori dei confini del mondo, ma in qualcosa
di più grande, cioè nel trasformare il male con il bene, ed è quello che ha
fatto sulla Croce in Cristo: ha trasformato dall’interno il male in bene, cioè
l’odio in amore e l’ingiustizia nella suprema santità e giustizia.
D. –
Molti non hanno capito, anzi, si sono scandalizzati di quel grido di Gesù sulla
Croce: “Dio mio! Dio mio! Perché mi hai abbandonato?” … cosa significa questo
grido?
R. –
Anzitutto, ricordiamo che quello è l’inizio di un Salmo, e quando un ebreo intonava
un Salmo intendeva intonare tutto il Salmo, per cui quel Salmo finisce anche in
gloria, finisce parlando della gloria del Servo che ha sofferto! Certo questo
grido messo sulle labbra di Gesù - non importa poi a noi la discussione se è
autentico o no, lo Spirito Santo glielo ha messo ed è quello che conta - indica
che Gesù, nella sua umanità ha sperimentato quello che i mistici chiamano le
prove dell’inferno, cioè la privazione di Dio. Gesù si è voluto fare solidale
con noi nella Sua umanità fin nell’estremo del dolore. L’estremo del dolore non
è quello fisico, è il silenzio di Dio, l’abbandono di Dio. Certamente sappiamo
che in quel momento il Padre stringeva Gesù in un modo pure più forte che non
in tutto il resto della vita, ma nella sua umanità Gesù ha sperimentato la lontananza
da Dio, cioè la pena dei dannati.
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DIECI ANNI FA, VENIVA
PUBBLICATA L’ENCICLICA EVANGELIUM VITAE,
PIETRA
MILIARE DEL PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II
SUL VALORE INCOMPARABILE DELLA PERSONA UMANA
- Con noi, mons. Elio Sgreccia -
Una pietra miliare nel
Pontificato di Giovanni Paolo II e nella storia della Chiesa: dieci anni fa,
veniva pubblicata la Evangelium Vitae, enciclica sul valore
incomparabile della persona umana. Un documento di straordinaria attualità che
ribadisce con forza come l’uomo costituisca la prima e fondamentale via della
Chiesa. Per una riflessione sul significato e i frutti della Evangelium
Vitae, Alessandro Gisotti ha intervistato il vescovo Elio Sgreccia,
presidente della Pontificia Accademia per la Vita:
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R. –
Indubbiamente, l’insegnamento dell’enciclica è un insegnamento che guarda alla
vita umana nella sua pienezza, non soltanto la fase terrena, ma anche ciò che
la vita umana prepara dopo la fase terrena: la pienezza della vita nel Cristo e
nella Risurrezione. Proprio per questa infinita grandezza, la vita umana ha importanza
anche nella fase terrena, perché si costruisce nella fase terrena.
D. – Dagli
embrioni all’aborto e ancora all’eutanasia, l’Evangelium Vitae affronta
tutti i grandi temi legati alla difesa della vita. Qual è il fulcro di questa
enciclica?
R. – Chi
accusava l’enciclica che nella sua prima parte fosse stata troppo pessimista
nel configurare tutti gli attentati contro la vita, ora si deve ricredere
perché in effetti si sta dispiegando tutto il panorama di tragedia che si
consuma sulla vita umana. A parte l’aborto, con i suoi 50 milioni all’anno
circa di aborti legalizzati, di creature umane immolate, c’è tutto il resto che
in questi giorni riempie le pagine dei giornali. La visione dell’enciclica
perciò è stata realistica. Lei mi ha chiesto qual è il centro
dell’insegnamento… La vita è un dono, è un dono da vivere nella sua pienezza,
nella sua realtà. E’ un dono che nasconde sempre un meglio che sta di fronte,
non va verso il peggio, verso il nulla. La vita va verso l’eternità, verso la
pienezza. Ce lo dice la giornata di oggi che, anche nel momento in cui è
perseguitata, la vita è nelle mani di Dio e può essere amplificata e
risuscitata.
D. – Nell’Evangelium Vitae,
Giovanni Paolo II punta il dito contro la cultura della morte. Quali mezzi
indica il Papa per sconfiggerla?
R. – Ciascun uomo deve avere la
possibilità di scoprire la bellezza della propria vita, per cui si chiede anche
un cambiamento sociale. Dire che la vita di ogni uomo è un dono vuol dire anche
rispettarla in tutto, fare in modo che abbia i mezzi di sussistenza, che sia
liberata dalla miseria, dalle malattie, dalla fame che opprime gran parte
dell’umanità. E’ un nuovo grido: basare la giustizia sociale sull’uguaglianza.
Tutte le vite umane hanno una dignità e una bellezza che deve essere lasciata
fiorire e deve essere ugualmente accolta e coltivata.
D. – La cultura della vita
sembra oggi essere intaccata da un culto della salute, per cui bisogna essere
sani per essere considerati cittadini con pieni diritti. Come risponde Giovanni
Paolo II, con l’Evangelium Vitae?
R. – La salute è un aspetto
della vita complementare e da augurare a tutti, ma la vita ha un valore più
grande del momento della salute o della malattia. E’ un’energia e una capacità
che è data all’essere umano in quanto spirito per compiere il suo cammino ed
essere donata a sua volta per il bene degli altri.
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OGGI, VENERDÌ SANTO, IL RICORDO E LA SOLIDARIETÀ
DI TUTTA LA CHIESA PER LA TERRA SANTA
-
Intervista con mons. Pietro Sambi -
La
Terra di Gesù deve essere nel cuore di ogni cristiano che, con la preghiera e
il pellegrinaggio, può offrire un sostegno ai cristiani che vivono nei luoghi
santi in cui Cristo è vissuto. Il ricordo e il vincolo profondo con i luoghi
santi si esprime in modo speciale oggi. In tutte le chiese cattoliche del
mondo, si raccoglie una colletta destinata al mantenimento dei luoghi santi, ma
soprattutto alle opere pastorali, assistenziali, educative e sociali a
beneficio dei fratelli cristiani e delle popolazioni locali. Sul valore del
Pellegrinaggio e sulla situazione in quella Terra così cara alla cristianità,
Marco Cardinali ha intervistato a Gerusalemme il nunzio apostolico in Israele,
l’arcivescovo mons. Pietro Sambi:
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R. – Il pellegrinaggio in Terra
Santa è percepito e vissuto come una grazia grande. Giovanni Battista indicò
Gesù dicendo: “Ecco l’Agnello di Dio”. Due dei suoi discepoli andarono dietro a
Gesù e gli chiesero: “Maestro, dove abiti?”. Gesù non ha dato loro il nome del
villaggio dove stava, ha semplicemente detto: “Venite e vedete”. E restarono il
resto del giorno con lui. La grazia del pellegrinaggio è questo invito di Gesù
a venire e a vedere, e a restare il resto del giorno con lui.
D. – La situazione è tranquilla
per chi viene in Terra Santa. Ma chi è fuori, ha paura, in qualche modo, teme
che possa succedere qualcosa. Lei invece può rassicurare?
R. – Credo che quelli che devono
rassicurare sono soprattutto i pellegrini che fanno il pellegrinaggio senza
problemi particolari. Sono loro che, al ritorno, devono testimoniare che si può
fare il pellegrinaggio in tutta serenità, perché i problemi qui ci sono, ma non
sono sul cammino dei pellegrini. E i pellegrini devono anche dare testimonianza
di questa esperienza unica che hanno fatto, camminando sui passi di Gesù.
D. – Nuovi scenari politici in
Terra Santa, in Israele e dunque nuove possibilità e nuovi orizzonti. Sono
orizzonti che vanno verso la pace? Come vede lei la situazione?
R. – Certamente si è aperta una
nuova pagina che dev’essere tutta scritta, ancora. Ma una nuova pagina è anche
una nuova opportunità, che non bisogna lasciare cadere né all’interno della
regione, né dall’esterno. Si stanno facendo passi, in questi giorni, nella
giusta direzione. Ma siamo ancora alla periferia della pace. I problemi grossi,
veri, quelli che possono portare la pace, sono ancora da affrontare. Ma il
cammino si incomincia sempre da un passo e i passi fatti in questi giorni sono
nella buona direzione.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina: la Santa Messa in
“Cena Domini”.
Il titolo è “Momento altamente
significativo dell'Anno dell'Eucaristia”: il messaggio del Papa per la
celebrazione del Giovedì Santo nella Basilica Vaticana.
Un articolo di Marco
Impagliazzo dal titolo “L’Uomo”.
Sempre in prima, Stati Uniti:
poche, incomprensibli parole per dire “no” alla vita di Terri Schiavo.
Angola: il silenzioso
sacrificio di Maria Bonino, medico e missionaria. La donna è stata uccisa dalla
Febbre di Marburg.
Nelle vaticane, due pagine dedicate
alla celebrazione del Giovedì Santo nelle diocesi italiane.
Tre
pagine con le meditazioni scritte dal cardinale Joseph Ratzinger per la Via
Crucis del Venerdì Santo al Colosseo.
Nelle
estere, l’intervento dell’Osservatore Permanente della Santa Sede presso
l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, durante la 61 sessione della
Commissione dei diritti umani: “L’attuazione del diritto allo sviluppo avrà
successo solo a condizione di essere centrata sulla persona e sulle comunità umane”.
Nella
pagina culturale, un articolo di Paolo Miccoli dal titolo “Il Dio che tace è il
Dio presente”; Sabato Santo: il silenzio dell’attesa.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il nuovo dramma dell’immigrazione. Il titolo
del relativo articolo è “Fatti scendere in mare da scafisti assassini”; sei
morti e tre dispersi davanti alla Sicilia.
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DOMENICA
TORNA L’ORA LEGALE
Alle
ore 2.00 di domenica 27 marzo,
entrerà
in vigore l'ora estiva europea,
con
conseguente spostamento in avanti di un'ora
delle
lancette degli orologi.
L'ora
legale resterà in vigore
fino alla notte tra il 29 e il 30 ottobre.
Non
vi saranno cambiamenti di rilievo
per
il nostro Radiogiornale, che andrà in onda alle stesse ore.
25
marzo 2005
IN KIRGHIZISTAN, DOPO LA
“RIVOLUZIONE DEI TULIPANI” DI IERI,
IL
LEADER DELL’OPPOSIZIONE BAKAJEV ELETTO PRESIDENTE AD INTERIM
-
Intervista con Pierantonio Lacqua -
Comincia a delinearsi il futuro politico del Kirghizistan
dopo la cosiddetta “rivoluzione dei tulipani” di ieri: il parlamento, riunito
in sessione straordinaria, ha designato uno dei tre leader dell’opposizione,
Bakiev, presidente e premier ad interim. Bakajev ha annunciato che a giugno si
terranno elezioni presidenziali. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
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La situazione a Bishkek cambia di ora in ora. E’ stato
nominato un nuovo presidente ad interim, Bakiev, che ha preso il posto dello
speaker del parlamento della scorsa legislatura, Kadyrbekov, al quale era stato
precedentemente conferito l’incarico. Bakiev dirigerà anche un governo provvisorio
per tre mesi. L’ex premier, costretto alle dimissioni nel 2002, avrà il compito
di indire elezioni generali entro giugno e di sbrigare le questioni più urgenti
fra le quali la sicurezza. Lo stato di emergenza non verrà per ora dichiarato,
ma probabilmente entrerà in vigore il coprifuoco. A Bishkek si è vissuta una
notte di saccheggi con 5 morti e 367 feriti. Molti negozi del centro sono stati
distrutti. Continua, intanto, il giallo sulla sorte del presidente Akayev che
probabilmente si è rifugiato all’estero. Il leader russo Putin gli ha offerto
asilo politico. Il governo di Mosca si augura che la situazione torni presto
sotto controllo. Bakiev ha chiesto aiuti economici e politici al Cremlino.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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La crisi in
Kirghizistan, dunque, è precipitata molto rapidamente nel giro di 48 ore: solo
due giorni fa, infatti, l’opposizione non sembrava in grado di riuscire a
rovesciare il potere. Ma quali sono i motivi di questa svolta improvvisa? Roberto
Piermarini lo ha chiesto al corrispondente a Mosca dell’Agenzia ANSA, Pierantonio
Lacqua:
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R. – La rivolta, chiaramente, è
stata resa possibile da due fattori: in primo luogo, il presidente Akayev ha
deciso di non usare la forza e quindi questo ha permesso ad appena 10 mila
oppositori di prendere possesso della capitale senza spargimento di sangue. Il
secondo fattore, anche più importante, risiede nel fatto che questi regimi
post-sovietici sono chiaramente molto fragili. C’è una fragilità strutturale
che abbiamo già visto in Georgia e in Ucraina. Adesso è toccato al Kirghizistan.
D. – Da che cosa nasce questa
fragilità strutturale, a 16 anni dalla caduta del muro di Berlino?
R. – Gli anni sono ancora pochi.
Qui a Mosca ogni giorno incontro russi per i quali l’URSS rappresenta ancora
una presenza incombente. Questa fase di transizione post-sovietica non è
affatto finita: è un processo complesso sul piano sociale, economico e
politico. L’Asia centrale è chiaramente la zona meno strutturata dell’ex URSS.
Non a caso, negli ultimi anni, queste cinque repubbliche hanno sviluppato forme
diverse di dispotismo....
D. – Quanto è importante per
Mosca il Kirghizistan, da un punto di vista strategico?
R. – La Russia teme i processi
di destabilizzazione. Questi aggraverebbero anche i problemi di fondamentalismo
musulmano che i russi hanno nel Caucaso. Nel complesso, c’è un atteggiamento
pragmatico da parte di Putin ma rimangono i timori di una instabilità.
D. – Chi c’è dietro
all’opposizione in Kirghizistan?
R. – Abbiamo visto che sono
tornati alla ribalta ex primi ministri, ex vice premier... Sono personaggi del
vecchio gruppo dirigente che, per una ragione o per un’altra, sono entrati in
conflitto con il regime di Akayev. Il fatto che siano – diciamo – dei “professori”
della politica, è rassicurante. Sembrano in grado di ricompattare l’opposizione
e di formare un governo di unità nazionale. E’ interessante che l’ex vice presidente
Kulov, liberato ieri, sia un ex sindaco di Bishkek. E’ un uomo del Nord e
quindi può chiaramente ricompattare l’opposizione che invece gode della maggior
parte dei consensi soprattutto al Sud, dove c’è una grossa comunità uzbeka. Potrebbero
ricompattarsi, dunque, tutte le varie anime di questa opposizione. Probabilmente,
però, questo ribaltone è stato determinato dall’incapacità del regime di Akayev
a lottare contro la povertà, la disoccupazione e la corruzione.
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E’ SUL PUNTO DI RIPRENDERE IL PROCESSO DI
BEATIFICAZIONE DI MONS. ROMERO,
L’ARCIVESCOVO DI SAN SALVADOR UCCISO 25 ANNI FA
- Intervista con mons. Vincenzo Paglia -
Un
processo lento e articolato, per comprendere in modo completo e chiaro le virtù
di uno dei martiri-simbolo della Chiesa che operava sulle frontiere della
testimonianza evangelica. E’ l’iter canonico che riguarda la facoltà di elevare
agli onori degli altari Oscar Arnulfo Romero, l’arcivescovo di San Salvador che
25 anni fa veniva assassinato nel Paese latinoamericano. Sulla situazione
attuale del processo di beatificazione e sui rapporti che il presule ebbe con
la Santa Sede, di cui molto si è parlato, fa luce il postulatore della Causa,
mons. Vincenzo Paglia, vescovo Terni-Narni-Amelia:
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R. – Io credo che si sia sul
punto di riprendere l’itinerario normale della Congregazione per le Cause dei
Santi. Sarà necessario preparare ora quella che viene chiamata la positio,
ossia lo studio sul processo diocesano e la richiesta, documentata che il
processo sia per martirio. Il processo è delicato e quindi richiede che tutto
l’itinerario sia curato con estrema attenzione: non importa dunque se si è
proceduto con qualche lentezza, ma a mio avviso ciò significa che le decisioni
che via via si prendono sono davvero fondate. Inoltre, non c’è dubbio che
ricordare l’Anno dell’Eucaristia in relazione alla morte di mons. Romero,
ucciso sull’altare, sia una coincidenza singolare piena di senso. A me ha fatto
impressione il racconto di una suora presente al momento dell’uccisione. La religiosa
dice che mons. Romero aveva appena terminato l’omelia e stava stendendo il corporale:
in quel momento si sente lo sparo e mons. Romero, colpito al cuore da un colpo
solo, si aggrappa all’altare per qualche secondo e poi cade, rovesciandosi addosso
tutte le ostie; cade sotto la croce. Questa morte ha impressionato molto anche
Giovanni Paolo II che vedeva in questo arcivescovo, morto in questo modo, un
segno del fatto che tutta la nostra vita deve essere come l’Eucaristia.
D. – In vita, mons. Romero fu
accusato di non essere in unione con il Papa: perché, secondo lei?
R. – A questo proposito, mons.
Romero confidava ad un giovane segretario di nunziatura, piangendo: “Quello che
a me fa più male non sono le minacce di morte, ma che si dica che io sono in
disaccordo con il Papa”. In verità, mons. Romero riteneva certamente che fosse
prioritario, in quel tempo, difendere i poveri, tuttavia affermava normalmente
che la violenza genera violenza, mentre la via per la difesa dei diritti, dei
giusti diritti, è quella segnata dalla dottrina sociale della Chiesa. E questo
è un insegnamento che emerge chiarissimo da tutta la documentazione.
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“CIMABUE A PISA. LA
PITTURA PISANA DEL DUECENTO DA GIUNTA A GIOTTO”:
È IL TITOLO DELLA MOSTRA
ALLESTITA A PISA SULL’ARTE DEL ‘200,
FINO AL 25 GIUGNO
- Con noi Antonino
Caleca e Mariagiulia Burrosi -
Dipingere
per testimoniare l’amore di Cristo per l’umanità anche, soprattutto, attraverso
la morte di croce. E’ questa l’arte pisana del ‘200 sintetizzata nella mostra
“Cimabue a Pisa. La pittura pisana del Duecento da Giunta a Giotto”.
L’iniziativa, nata dalla collaborazione tra il Ministero per i Beni Culturali e
la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, è la prima tappa
di un progetto triennale dedicato alle origini della pittura cristiana in
Occidente. L’esposizione riunisce una sequenza di capolavori, in molti casi,
ammirabili nei più prestigiosi musei del mondo al Museo Nazionale di San
Matteo, di Pisa, fino al 25 giugno. L’anno prossimo sarà poi trasportata in
Vaticano, nel Braccio di Carlomagno e in quell’occasione si arricchirà di opere
dell’XI secolo. Massimiliano Menichetti:
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(musica)
Circa cento opere capaci di
catapultare l’osservatore nell’arte pittorica pisana del 1200, stagione
artistica, questa, di maestri come Giunta, Cimabue e Giotto. Una mostra che
gettando lo sguardo su quasi un secolo, alla riscoperta delle origini della
pittura sacra in Occidente, trova in Pisa un crogiolo artistico estremamente
ricco. Antonino Caleca, tra i curatori
della mostra:
“Riteniamo che Pisa sia uno dei luoghi in cui
è nata la pittura sacra dell’Occidente, soprattutto ad opera di un grandissimo
maestro, Giunta Pisano, che fu il pittore ufficiale degli Ordini mendicanti,
domenicani e in particolare francescani. Inventò alcune delle immagini
fondamentali per la pietà cristiana, per esempio il “Cristo dolente”, nei
dolori della morte e visto nella sua umanità”.
In esposizione capolavori innovativi come il “Crocifisso”, proveniente
dal monastero pisano di San Matteo e attribuito ad un autore bizantino dei
primi anni del 1200. Ancora Antonino Caleca:
“Il primo che ci mostra il Cristo non più con gli occhi aperti,
dominatore del mondo dalla Croce, ma invece Cristo con gli occhi chiusi”.
Tavole di legno d’orate, affreschi, tele, opere d’arte arricchite dai
colori sapientemente plasmati, capaci di fermare e tramandare nei secoli la
vita dei Santi, la Passione di Cristo, il divino legame della Madonna con Gesù.
Centrale per la mostra, un dittico, attribuito a Cimabue, ricomposto dopo due
secoli per il grande pubblico: la Madonna
in trono con Bambino e angeli e la Flagellazione,
conservate rispettivamente alla National Gallery di Londra ed alla Frick
Collection di New York. Un’arte
innovativa, quella pisana del 1200, influenzata dai frequenti contatti con la
cultura bizantina. La curatrice, Mariagiulia
Burresi:
“Si vede come a Pisa è nata una nuova tipologia di
dipinti, cioè i grandi dorsali, i grandi retabli con il Santo al centro e ai
lati le storie della sua vita e i suoi miracoli. E’ l’inizio di una nuova
tipologia d’arte perché fino ad allora si dedicava questa tipologia di dipinti
al Cristo o alla Vergine con ai lati storie rispettivamente cristologiche e
mariane”.
Una
sezione dell’esposizione è poi dedicata al livello raggiunto a Pisa nel Duecento
dalle arti applicate e dalla miniatura e da una copiosa serie di sigilli in
bronzo per la maggior parte inediti. L’ultimo sguardo del visitatore è ad
alcuni capolavori di Giotto, pittore che innescherà un’altra rivoluzione
grafica abbando-nando le linee uniformi e astratte dello stile
bizantino per un senso più spiccato dei volumi e dello spazio, donando maggior
risalto alle emozioni umane.
(musica)
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25
marzo 2005
ANCHE DOPO IL RICORSO RESPINTO
DALLA CORTE SUPREMA DEGLI STATI UNITI,
I GENITORI DI TERRI SCHIAVO CERCANO
ALTRE VIE LEGALI PER TENERE IN VITA
LA FIGLIA CEREBROLESA, CHE DA UNA SETTIMANA E’ STATA PRIVATA
DELL’ALIMENTAZIONE ARTIFICIALE
- A cura di Paolo Mastrolilli -
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NEW
YORK.= Le opzioni a disposizione dei genitori di Terri Schiavo per salvarla si
sono quasi esaurite dopo che anche la Corte Suprema federale di Washington ha
bocciato il loro ricorso per riprendere l’alimentazione. Ieri mattina il
massimo Tribunale degli Stati Uniti ha rifiutato di riaprire il caso senza dare
spiegazioni. Già altre volte in passato la Corte Suprema aveva evitato di discutere
la questione di Terri Schiavo sostenendo che la giurisdizione apparteneva ai
magistrati della Florida. Quindi, l’ultima speranza dei genitori si concentrava
sul governatore dello Stato, Jeb Bush, che aveva chiesto al giudice locale responsabile
di dargli la custodia della donna, contestando formalmente la diagnosi secondo
cui si trova in stato vegetativo. Il governatore aveva persino mobilitato gli
agenti del Dipartimento che si occupa delle dispute familiari e dei bambini per
andare a prendere Terri. In serata, però, il magistrato ha rifiutato anche
questa domanda. Stamattina inoltre è stata respinta anche la nuova petizione al
Tribunale federale di primo grado presentata ieri dai genitori di Terri Schiavo.
Il presidente Bush ha ribadito di voler salvare la Schiavo, ma i suoi consiglieri
sostengono che non hanno più spazio di manovra sul piano legale. Parlando a
nome dei genitori della donna, il frate Paul O’Dunnel ha detto che le speranze
stanno svanendo ed ha aggiunto che ormai solo un miracolo potrebbe salvarla.
Terri non viene più alimentata da venerdì scorso e secondo i medici, a questo
punto, potrebbe morire in ogni momento.
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TENSIONE NELLE FILIPPINE PER POSSIBILI ATTENTATI
MINACCIATI DA GRUPPI
INTEGRALISTI ISLAMICI CONTRO I CRISTIANI.
NONOSTANTE LA PAURA, I FEDELI STANNO PARTECIPANDO NUMEROSI ALLE FUNZIONI DEL
TRIDUO PASQUALE
ZAMBOANGA
CITY. = Nelle Filippine il triduo pasquale è iniziato tra la paura e la
minaccia di attentati da parte di terroristi islamici. Ma anche se “le chiese
sono presiediate da soldati armati”, sono “affollatissime di fedeli” e “molta
gente partecipa alle funzioni”. E’ la testimonianza - raccolta dall’agenzia
Asia News - di padre Giovan Battista Sandalo, missionario del PIME, a Zamboanga
City, nell’isola meridionale di Mindanao, centro della guerriglia islamica.
“Per le strade della città ogni 5 metri c’è un soldato”, racconta padre
Sandalo. “Si nota molta rabbia contro i musulmani, forse comprensibile per il pericolo degli
attentati” minacciati dal gruppo integralista islamico di Abu Sayaf. Durante le
vacanze pasquali sono milioni i Filippini che si mettono in viaggio: le
stazioni ferroviarie e dei bus, le chiese e i grandi magazzini sono i bersagli
facili per gli attentati terroristici. “Nell’isola di Basilan, dove ieri
mattina è stata celebrata la Messa crismale della diocesi” -riferisce il
missionario - “la cattedrale era presidiata da un’intera compagnia di soldati e
da 3 carri armati”. Per motivi di sicurezza tutte le celebrazioni del triduo
devono terminare entro le 19.00. Oggi si svolgono in varie città i Riti della
Via Crucis. “In questa situazione” - afferma padre Sandalo - “bisogna invitare
la gente a superare lo stacco fra la fede e la vita. Non è facile celebrare la
messa sotto la minaccia di attentati”, dice il missionario. “Nell’omelia della
messa in Coena Domini ho cercato di far capire loro che l’Eucaristia che
celebriamo ci spinge al servizio verso tutti e ad un nuovo modo di essere: di
accogliere e dedicare la propria vita ai fratelli”. (R.G.)
LUNEDÌ 4 APRILE, FESTA
DELL’ANNUNCIAZIONE, SOLENNE CERIMONIA
A FIRENZE NELLA BASILICA DELLA
SANTISSIMA ANNUNZIATA,
PER LA CHIUSURA DELLA
FASE DIOCESANA DELLA CAUSA
DI CANONIZZAZIONE DI
GIORGIO LA PIRA
FIRENZE.
= Fiorentini in festa e non solo quanti si riconoscono cattolici. Lunedì 4 aprile,
solennità dell’Annunciazione, l’arcivescovo della città, il cardinale Ennio
Antonelli, annuncerà la chiusura della fase diocesana della causa di
canonizzazione di Giorgio La Pira. Causa che era stata aperta nel gennaio del
1986 dal cardinale Silvano Piovanelli, allora alla guida della diocesi fiorentina.
Un annuncio atteso perché è vivissima nei cuori dei fiorentini la memoria di
Giorgio La Pira e la sua testimonianza di politico cristiano. Non è certo un
caso se subito dopo la sua morte la gente ha cominciato a chiamarlo il “sindaco
santo”. L’appuntamento del 4 aprile richiama il particolare legame spirituale
di La Pira con la splendida basilica fiorentina della Santissima Annunziata,
dove alle ore 17.00 si svolgerà la solenne cerimonia, presieduta dal cardinale
Antonelli. (R.G.)
IL GOVERNO DI ISLAMABAD, SU PRESSIONE DI GRUPPI ISLAMICI, RIPRISTINERA’
SUI PASSAPORTI DEI CITTADINI PAKISTANI
L’INDICAZIONE DELLA RELIGIONE.
LA DECISIONE, CONTESTATA DA ATTIVISTI
PER I DIRITTI UMANI, CONTRASTA
CON LE NORME DELL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE PER L’AVIAZIONE
CIVILE
ISLAMABAD. = Sui
passaporti pachistani tornerà di nuovo l’indicazione della religione di
appartenenza. Lo ha deciso un Comitato interministeriale di Islamabad, che ha
accolto le pressioni dei gruppi islamici che chiedevano di reintrodurre
l’esplicita menzione della confessione religiosa per “salvaguardare l’identità
islamica” del Paese. Ora l’ultima decisione al riguardo spetta al premier Aziz.
Attivisti per i diritti umani e per le minoranze religiose hanno più volte denunciato
la dichiarazione obbligata della propria religione, definendola “una fonte di
intolleranza”. Nel 2004 il governo aveva abolito la casella sulla religione per
rendere i passaporti pachistani conformi alle norme internazionali dell'Icao
(Organizzazione internazionale per l’aviazione civile). Circa 80 mila nuovi
documenti sono già stati distribuiti tra la popolazione. Il ministro
dell’Informazione Rashid ha inoltre comunicato che sulla copertina dei
documenti comparirà ancora la dicitura “Repubblica islamica del Pakistan”. Su
150 milioni di pachistani, i musulmani sono il 97%, i cristiani sono il 2,5%
della popolazione, i cattolici 1 milione e 200 mila. (R.G.)
MESSAGGIO
DEL PAPA AI PARTECIPANTI ALLA X EDIZIONE DELLA VIA CRUCIS
ORGANIZZATA PER IL VENERDI SANTO
A NEW YORK DAL MOVIMENTO COMUNIONE
E LIBERAZIONE. SIATE TESTIMONI –
SCRIVE LORO GIOVANNI PAOLO II –
PER UN MONDO DI MAGGIOR
FRATERNITA’, LIBERTA’, GIUSTIZIA E PACE
NEW YORK. = "Nel percorrere le strade di
New York in silenzio raccolto, meditando sulle ultime ore del nostro Redentore,
i fedeli siano condotti a imitare ancora più pienamente l'obbedienza salvifica
del Signore al volere del Padre”. E' questo l'auspicio espresso
da Giovanni Paolo II nel messaggio inviato ai partecipanti alla X edizione
della Via Crucis che si svolgerà quest’oggi nella grande metropoli statunitense,
organizzata da Comunione e Liberazione. Il Papa auspica che tutti i fedeli “divengano testimonianza
ancora più efficace del potere riconciliante del Vangelo, del messaggio consolante
dell'infinita misericordia di Dio e di quell'amore divino che solo può ispirare
e sostenere gli sforzi della famiglia umana
per la costruzione di un mondo di maggior fraternità, libertà, giustizia
e pace". Il Santo Padre rende omaggio alla figura di don Luigi Giussani,
scomparso recentemente, che volle quest’iniziativa, e ringrazia anche il
sindaco di New York Michael Bloomberg, che quest’anno ha dato riconoscimento ufficiale
alla processione annuale, dichiarando questo venerdì santo “Giorno della Via
Crucis sul Ponte di Brooklyn”. Sarà dunque il vescovo ausiliare di Brooklyn,
mons. Ignatius Ctanello, a guidare la processione, cui parteciperanno
come ogni anno migliaia di persone, partendo dalla cattedrale di St James, percorrendo quindi il Ponte di
Brooklyn e facendo poi sosta al City Park Hall e a Ground Zero per arrivare
infine alla chiesa di St. Peter. (R.G.)
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25 marzo 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In
Iraq, ennesimo attentato suicida: a Ramadi, l’esplosione di un’autobomba ha
provocato la morte di undici agenti iracheni. Episodi di violenza si registrano
anche a Baghdad dove cinque donne, che lavoravano in una base americana, sono
state assassinate da un gruppo di guerriglieri. Sempre nella capitale, dove è
morto un soldato americano raggiunto da un colpo di mortaio, tre insorti sono
stati uccisi dalle forze della coalizione. Il leader curdo Jalal Talabani, il
candidato più accreditato ad assumere la presidenza dell'Iraq, ha intanto
sollecitato la scarcerazione di 300 miliziani fedeli all’imam radicale sciita,
Moqtada Al Sadr.
In
Israele è ormai lotta aperta degli ultraortodossi al premier Sharon, dopo
l’avvio del ritiro da alcune città della Cisgiordania. Ieri sera, durante le
celebrazioni della Pasqua ebraica ad Hebron, il primo ministro ha ricevuto minacce
di morte da un gruppo di zeloti di estrema destra. Contemporaneamente, però,
Sharon ha ricevuto il sostegno degli Stati Uniti, che nelle ultime ore hanno
ribadito la necessità di fermare l’espansione degli insediamenti ebraici nei
Territori. Il governo israeliano ha rinviato, intanto, il passaggio del
controllo della città cis-giordana di Kalkiliya all’Autorità nazionale
palestinese.
La Siria è responsabile di interferenze nella situazione libanese. Tali
intromissioni hanno portato alle tensioni sfociate nell’attentato all’ex
premier Hariri. Questo, in sintesi, il risultato del lavoro della Commissione
d’inchiesta dell’Onu pubblicato in un rapporto ieri a cui seguiranno altre
indagini sulla morte di Hariri. Il servizio di Francesca Fraccaroli:
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Il rapporto presentato a New
York dagli inquirenti delle Nazioni Unite che hanno indagato sull’assassinio di
Hariri, è destinato ad alimentare molte polemiche. Gli investigatori hanno
attribuito alla Siria le tensioni che
avevano preceduto l’omicidio dell’ex premier. Ma hanno anche scagionato
Damasco dalla responsabilità diretta del delitto. Gli inquirenti si sono limitati
a raccomandare che venga svolta un’inchiesta indipendente e più approfondita.
Il presidente libanese Lahoud, accusato dalle opposizioni di fare il gioco
della Siria, ha risposto di aver chiesto al segretario dell’ONU, Kofi Annan, di
fare il necessario per scoprire i responsabili. Ha anche dichiarato di essere
pronto a ricorrere alle istituzioni internazionali ed arabe per fare chiarezza.
Una concessione che, tuttavia, potrebbe non bastare a placare gli animi. Le
pressioni internazionali, infatti, non si allentano. Ieri, con un doppio
monito, il vice del segretario di Stato americano, David Sutterfield, ha
affermato che il Libano deve andare ad elezioni libere e giuste alla scadenza
prevista di maggio.
Per la Radio Vaticana, Francesca
Fraccaroli.
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Gli
arcipelaghi indiani delle Nicobare e delle Andamane, drammaticamente devastati
dal maremoto dello scorso 26 dicembre, sono stati colpiti da una nuova scossa
tellurica. Il sisma, di magnitudo 5,4 sulla scala Richter, non ha provocato
vittime. In India lo tsunami ha causato la morte di almeno 16 mila persone.
Complessivamente, sono almeno 300 mila le vittime finora accertate per il maremoto
avvenuto nel Sud Est asiatico.
Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato ieri una risoluzione
che prevede l’invio di 10 mila caschi blu in Sudan. Il contingente ha il
compito di sostenere l’accordo di pace siglato in gennaio a Nairobi dal governo
di Khartoum e dai ribelli. Il servizio di Giulio Albanese:
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La risoluzione, proposta dagli
Stati Uniti, è stata approvata all’unanimità ma ci vorranno alcuni mesi per
organizzare, dal punto di vista logistico, la forza di pace che dovrà comprendere
10 mila militari ed un massimo di 715 agenti di polizia. Sempre ieri, il
Consiglio di Sicurezza ha affrontato la questione del Darfur senza però prendere alcuna decisione su
quest’altra grave emergenza che riguarda la regione occidentale del Sudan. Il
punti controversi riguardano le modalità e la sede dei processi ai responsabili
delle atrocità compiute nel Darfur. La Francia, membro permanente del Consiglio
di Sicurezza, ha proposto di denunciare i sospetti criminali di guerra alla
corte penale internazionale, organismo osteggiato però dal governo di
Washington che non vi aderisce. Ma il veto degli Stati Uniti – ed è questo
l’aspetto sconcertante – potrebbe rappresentare un segnale di impunità per i
militari sudanesi e le milizie filoarabe, i famigerati “janjaweed” che si sono
macchiati di atroci delitti contro la popolazione civile.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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Una pediatra italiana, Maria Bonino, è morta in un ospedale
di Luanda a causa della febbre emorragica di Marburg, epidemia che finora ha
causato in Angola almeno cento morti in meno di sei mesi. La donna si trovava
in Africa per conto dell’organizzazione non governativa “Medici con l’Africa
Cuamm”. In Angola l’area più colpita dall’epidemia è la provincia di Uige, nel
nord del Paese. Nel 2000 più di 120 persone sono morte nella Repubblica
Democratica del Congo a causa della febbre emorragica. Il virus di Marburg,
identificato nel 1967, si trasmette per contatto con la persona infetta. Non
esistono vaccini.
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