RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 84 - Testo della trasmissione di venerdì 25 marzo 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Giovedì santo ci invita a entrare in profondità nel mistero della Pasqua: così il Papa nel messaggio letto dal cardinale Trujillo che, a suo nome, ha presieduto, ieri pomeriggio, la Messa in Coena Domini

 

Celebrazione della Passione di Cristo, nel pomeriggio, e tradizionale Via Crucis, questa sera al Colosseo, con le meditazioni del cardinale Ratzinger: ai nostri microfoni il porporato e padre Raniero Cantalamessa

 

Dieci anni fa, l’enciclica Evangelium Vitae sul valore incomparabile della persona umana: la riflessione di mons. Elio Sgreccia

 

Oggi, Venerdì santo, il ricordo e la solidarietà di tutta la Chiesa per la Terra Santa: il commento di mons. Pietro Sambi

 

IN PRIMO PIANO:

In Kirghizistan, dopo la “rivoluzione dei tulipani” di ieri, il leader dell’opposizione Bakajev eletto presidente ad interim: intervista con Pierantonio Lacqua

 

E’ sul punto di riprendere il processo di beatificazione di mons. Romero, l’arcivescovo di San Salvador ucciso 25 anni fa: ce ne parla mons. Vincenzo Paglia

 

“Cimabue a Pisa. La pittura pisana del Duecento da Giunta a Giotto”: è il titolo della mostra allestita a Pisa sull’arte del ‘200,  fino al 25 giugno: con noi Antonino Caleca e Mariagiulia Burrosi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Anche dopo il ricorso respinto dalla Corte suprema degli Stati Uniti, i genitori di Terri Schiavo persistono nella  richiesta di tenere in vita la figlia cerebrolesa

 

Tensione nelle Filippine per possibili attentanti minacciati da gruppi integralisti islamici contro i cristiani

 

Lunedì 4 aprile, festa dell’Annunciazione, solenne cerimonia a Firenze nella Basilica della Santissima Annunziata, per la chiusura della fase diocesana della causa di canonizzazione di Giorgio La Pira

 

Il governo di Islamabad, su pressione di gruppi islamici, ripristinerà sui passaporti dei cittadini pakistani l’indicazione della religione

 

“Siate testimoni per un mondo di maggior fraternità, libertà, giustizia e pace”: il messaggio del Papa ai partecipanti alla X edizione della Via Crucis, organizzata per il Venerdì santo a New York dal movimento Comunione e Liberazione

 

24 ORE NEL MONDO:

Gravi interferenze siriane in Libano: si legge nel rapporto ONU sull’assassinio dell’ex premier Hariri

 

Sì del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite all’invio di dieci mila caschi blu in Sudan per vigilare sugli accordi di pace

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

25 marzo 2005

 

 

IL GIOVEDI’ SANTO CI INVITA A ENTRARE IN PROFONDITA’ NEL MISTERO DELLA PASQUA: COSI’ IL  PAPA NEL MESSAGGIO LETTO DAL CARDINALE TRUJILLO CHE, A SUO NOME, HA PRESIEDUTO, IERI POMERIGGIO,

LA MESSA IN COENA DOMINI NELLA BASILICA DI SAN PIETRO

 

Nella sera del Giovedì Santo “Cristo ci invita a tornare spiritualmente con Lui nel Cenacolo per farci entrare in profondità nel mistero della Pasqua”. Così ha scritto il Papa nel messaggio pronunciato, a suo nome, dal cardinale Lopez Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, all’inizio della Santa Messa in Coena Domini presieduta dallo stesso porporato, ieri pomeriggio, nella Basilica di San Pietro. Il servizio di Gabriella Ceraso:

 

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Il sacerdozio ministeriale e la Santissima Eucaristia sono stati istituiti da Gesù nell’Ultima Cena, di cui la Chiesa fa memoria nel Giovedì Santo. Così lo ricorda il Papa nel suo messaggio: “Cristo, alla vigilia della morte, lavò i piedi agli apostoli – scrive il Papa – dando l’esempio dell’amore che si fa servizio e poi consacrò pane e vino, corpo e sangue dati in sacrificio per la nostra salvezza. Il cardinale Lopez Trujillo legge il testo seguito da un lungo applauso e accoglie la benedizione e i saluti del Papa spiritualmente presente.

 

E al momento dell’omelia il cardinale torna sul mistero pasquale: è il compimento dell’ora – dice - quando Gesù amò i suoi fino alla fine. Una suprema donazione di sé, un amore sconfinato che però l’uomo tragicamente non capisce:

 

“L’uomo si chiude ad una dimensione di una dialettica di amore e sfugge al suo profondo segreto, svelato soltanto alla luce del mistero del Verbo Incarnato e apre la strada ad una profonda disumanizzazione”.

 

E se si rifiuta la nozione di quanto ci costituisce come esseri umani si finisce nel vuoto, nella negazione di valori quali la famiglia e la vita,  aggiunge il cardinale, citando gli scritti del Papa. E’ nella Cena del Signore, invece, la massima espressione della vicinanza del Verbo Incarnato. L’Eucaristia, insieme con la lavanda dei piedi - aggiunge il porporato – simbolizzano il dono di Cristo, che sarà compiuto nel suo darsi liberamente:

 

“La lavanda dei piedi è prova di totale, decisivo e definitivo amore fino all’estremo. Senza perdere la signoria dovuta alla sua condizione di Figlio di Dio, il Signore si fa servo e questa donazione di se stesso è sigillata nella croce dove l’agnello di Dio salva l’umanità”.

 

E si china anche il cardinale Lopez Trujillo per la lavanda dei piedi davanti a 12 presbiteri compiendo il mandato richiesto da Cristo per essere al servizio dei fratelli. Un gesto di carità, che anche i presenti rinnovano idealmente con le offerte raccolte quest’anno per le popolazioni del Venezuela, colpite di recente da forti inondazioni.

 

Al termine della celebrazione, dopo che il Santissimo Sacramento è stato traslato nella Cappella della Deposizione, i fedeli hanno lasciato in silenzio la Basilica, dove ancora riecheggiava il monito finale del cardinale Trujillo: prendiamo la Croce e seguiamo Cristo, ricordando che ha dato la vita per tutti, anche per i poveri, i deboli, gli ammalati. Quindi guai a perseguitarli e disprezzarli:

 

“Noi non possiamo odiare ciò che Dio ama!”.

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CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE DI CRISTO,

NEL POMERIGGIO NELLA BASILICA VATICANA,

 E TRADIZIONALE VIA CRUCIS, QUESTA SERA AL COLOSSEO,

CON LE MEDITAZIONI DEL CARDINALE RATZINGER

- Intervista con il porporato e con padre Raniero Cantalamessa -

 

Oggi, venerdì Santo, alle ore 17.00 nella Basilica Vaticana si svolgerà la Celebrazione della Passione del Signore, presieduta dal card. James Francis Stafford, Penitenziere Maggiore. La nostra emittente si collegherà con la Basilica per la radiocronaca in diretta in lingua italiana e francese sull’onda media, onda corta e in FM.

 

Poi in serata, a partire dalle 21.15, si terrà il rito della "Via Crucis" al Colosseo. A portare la Croce saranno il vicario del Papa per la diocesi di Roma, cardinale Camillo Ruini, (I,II,XIV stazione), religiosi, religiose e laici di Asia, Europa ed Africa. I testi delle meditazioni e delle preghiere per le 14 stazioni tradizionali sono stati composti dal cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. La nostra emittente trasmetterà la radiocronaca dal Colosseo a partire dalle 21.05 in italiano, inglese, spagnolo e tedesco, in onda media, onda corta e FM.

 

Al centro delle celebrazioni di oggi c’è il mistero salvifico della Croce. Ma perché tale mistero scandalizza ancora ad oltre 2000 anni dalla morte di Gesù? Giovanni Peduto lo ha chiesto proprio al cardinale Ratzinger:

 

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R. – Certo, perché è sempre difficile per l’uomo capire perché Gesù per salvare il mondo abbia dovuto subire una tortura così crudele come la crocifissione. Non per niente San Paolo dice: è uno scandalo per i pagani. L’uomo di oggi vuole naturalmente escludere dalla vita queste cose. In realtà, la crocifissione del Signore ci invita alla giustizia, alla correttezza, all’amore per superare le ingiustizie. Allo stesso tempo è proprio questa auto-donazione del Signore che, portando i nostri dolori e le nostre sofferenze, trasforma il mondo. Non è facile capire intellettualmente questo. Solo partecipando al cammino di Cristo, entrando in comunione con la donazione di sé, si può vivere bene il dolore e si può capire finalmente che non esiste amore senza perdita di sé, senza uscire dai nostri limiti con la voglia di avere tutto. L’amore, quindi, implica necessariamente il dolore, questo abbandonarsi-donarsi. Nell’intimo del mistero della Croce sta il mistero dell’amore.

 

D. – Eminenza, a chi compie personalmente la sua Via Crucis, cosa direbbe?

 

R. – Naturalmente direi che le formule generali non sono sufficienti, perché ogni uomo è un’individualità irripetibile, soffre in modo personale, nelle sue circostanze, nei suoi problemi. Quindi, si deve considerare la sofferenza particolare di questa persona per trovare il collegamento con la Croce redentrice di Cristo. Diciamo, però, che provando compassione per chi soffre, comprendendo col cuore la sua sofferenza, in un secondo tempo si può poi anche far capire a questa persona che unendo la sua passione all’amore di Cristo, trasformando la sofferenza in amore, si può giungere ad un’accetta-zione che rende positivo quanto in un primo momento è negativo.

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Tanti nel corso dei secoli, si sono posti il problema se la salvezza dell’umanità potesse avvenire in un altro modo, magari non violento. Di questo Giovanni Peduto ha parlato con padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia:

 

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R. – Sì, è vero; però proprio ai nostri giorni un grande studioso ha messo in evidenza che la morte di Cristo, il Sangue di Cristo non è parte di questa violenza, non continua quella sacra alleanza tra la violenza ed il sacro, bensì la rompe, perché il sacrificio di Cristo è il sacrificio della vittima innocente che si è caricata dei peccati altrui ed è diverso dall’abitudine umana di caricare le proprie colpe sulle spalle degli altri! Gesù ha fatto il contrario! Ha caricato le colpe degli altri sulle sue spalle. Dunque la morte di Cristo sulla Croce ha questo significato profondo, che bisogna accogliere con fede più che razionalizzare.

 

D. – Il male resta comunque un mistero profondo che continua a scandalizzare. Perché Dio non lo ha spiegato?

 

R. – Dio ha fatto qualcosa di meglio che spiegare il male, cioè non è venuto a darci in Cristo delle dotte spiegazioni sul male - anche i filosofi questo lo possono fare e lo hanno fatto - è venuto a prendere su di sé il male del mondo e a vincerlo con il contrario, che è l’amore, per cui Dio ha dato un segno della Sua onnipotenza che forse noi non avremmo mai immaginato. L’onnipotenza di Dio non consiste nel ricacciare il male fuori dei confini del mondo, ma in qualcosa di più grande, cioè nel trasformare il male con il bene, ed è quello che ha fatto sulla Croce in Cristo: ha trasformato dall’interno il male in bene, cioè l’odio in amore e l’ingiustizia nella suprema santità e giustizia.

 

D. – Molti non hanno capito, anzi, si sono scandalizzati di quel grido di Gesù sulla Croce: “Dio mio! Dio mio! Perché mi hai abbandonato?” … cosa significa questo grido?

 

R. – Anzitutto, ricordiamo che quello è l’inizio di un Salmo, e quando un ebreo intonava un Salmo intendeva intonare tutto il Salmo, per cui quel Salmo finisce anche in gloria, finisce parlando della gloria del Servo che ha sofferto! Certo questo grido messo sulle labbra di Gesù - non importa poi a noi la discussione se è autentico o no, lo Spirito Santo glielo ha messo ed è quello che conta - indica che Gesù, nella sua umanità ha sperimentato quello che i mistici chiamano le prove dell’inferno, cioè la privazione di Dio. Gesù si è voluto fare solidale con noi nella Sua umanità fin nell’estremo del dolore. L’estremo del dolore non è quello fisico, è il silenzio di Dio, l’abbandono di Dio. Certamente sappiamo che in quel momento il Padre stringeva Gesù in un modo pure più forte che non in tutto il resto della vita, ma nella sua umanità Gesù ha sperimentato la lontananza da Dio, cioè la pena dei dannati.

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DIECI ANNI FA, VENIVA PUBBLICATA L’ENCICLICA EVANGELIUM VITAE,

 PIETRA MILIARE DEL PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II

SUL VALORE INCOMPARABILE DELLA PERSONA UMANA

- Con noi, mons. Elio Sgreccia -

 

Una pietra miliare nel Pontificato di Giovanni Paolo II e nella storia della Chiesa: dieci anni fa, veniva pubblicata la Evangelium Vitae, enciclica sul valore incomparabile della persona umana. Un documento di straordinaria attualità che ribadisce con forza come l’uomo costituisca la prima e fondamentale via della Chiesa. Per una riflessione sul significato e i frutti della Evangelium Vitae, Alessandro Gisotti ha intervistato il vescovo Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita:

 

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R. – Indubbiamente, l’insegnamento dell’enciclica è un insegnamento che guarda alla vita umana nella sua pienezza, non soltanto la fase terrena, ma anche ciò che la vita umana prepara dopo la fase terrena: la pienezza della vita nel Cristo e nella Risurrezione. Proprio per questa infinita grandezza, la vita umana ha importanza anche nella fase terrena, perché si costruisce nella fase terrena.

 

D. – Dagli embrioni all’aborto e ancora all’eutanasia, l’Evangelium Vitae affronta tutti i grandi temi legati alla difesa della vita. Qual è il fulcro di questa enciclica?

 

R. – Chi accusava l’enciclica che nella sua prima parte fosse stata troppo pessimista nel configurare tutti gli attentati contro la vita, ora si deve ricredere perché in effetti si sta dispiegando tutto il panorama di tragedia che si consuma sulla vita umana. A parte l’aborto, con i suoi 50 milioni all’anno circa di aborti legalizzati, di creature umane immolate, c’è tutto il resto che in questi giorni riempie le pagine dei giornali. La visione dell’enciclica perciò è stata realistica. Lei mi ha chiesto qual è il centro dell’insegnamento… La vita è un dono, è un dono da vivere nella sua pienezza, nella sua realtà. E’ un dono che nasconde sempre un meglio che sta di fronte, non va verso il peggio, verso il nulla. La vita va verso l’eternità, verso la pienezza. Ce lo dice la giornata di oggi che, anche nel momento in cui è perseguitata, la vita è nelle mani di Dio e può essere amplificata e risuscitata.

 

D. – Nell’Evangelium Vitae, Giovanni Paolo II punta il dito contro la cultura della morte. Quali mezzi indica il Papa per sconfiggerla?

 

R. – Ciascun uomo deve avere la possibilità di scoprire la bellezza della propria vita, per cui si chiede anche un cambiamento sociale. Dire che la vita di ogni uomo è un dono vuol dire anche rispettarla in tutto, fare in modo che abbia i mezzi di sussistenza, che sia liberata dalla miseria, dalle malattie, dalla fame che opprime gran parte dell’umanità. E’ un nuovo grido: basare la giustizia sociale sull’uguaglianza. Tutte le vite umane hanno una dignità e una bellezza che deve essere lasciata fiorire e deve essere ugualmente accolta e coltivata.  

 

D. – La cultura della vita sembra oggi essere intaccata da un culto della salute, per cui bisogna essere sani per essere considerati cittadini con pieni diritti. Come risponde Giovanni Paolo II, con l’Evangelium Vitae?

 

R. – La salute è un aspetto della vita complementare e da augurare a tutti, ma la vita ha un valore più grande del momento della salute o della malattia. E’ un’energia e una capacità che è data all’essere umano in quanto spirito per compiere il suo cammino ed essere donata a sua volta per il bene degli altri.

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OGGI, VENERDÌ SANTO, IL RICORDO E LA SOLIDARIETÀ

DI TUTTA LA CHIESA PER LA TERRA SANTA

- Intervista con mons. Pietro Sambi -

 

La Terra di Gesù deve essere nel cuore di ogni cristiano che, con la preghiera e il pellegrinaggio, può offrire un sostegno ai cristiani che vivono nei luoghi santi in cui Cristo è vissuto. Il ricordo e il vincolo profondo con i luoghi santi si esprime in modo speciale oggi. In tutte le chiese cattoliche del mondo, si raccoglie una colletta destinata al mantenimento dei luoghi santi, ma soprattutto alle opere pastorali, assistenziali, educative e sociali a beneficio dei fratelli cristiani e delle popolazioni locali. Sul valore del Pellegrinaggio e sulla situazione in quella Terra così cara alla cristianità, Marco Cardinali ha intervistato a Gerusalemme il nunzio apostolico in Israele, l’arcivescovo mons. Pietro Sambi:

 

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R. – Il pellegrinaggio in Terra Santa è percepito e vissuto come una grazia grande. Giovanni Battista indicò Gesù dicendo: “Ecco l’Agnello di Dio”. Due dei suoi discepoli andarono dietro a Gesù e gli chiesero: “Maestro, dove abiti?”. Gesù non ha dato loro il nome del villaggio dove stava, ha semplicemente detto: “Venite e vedete”. E restarono il resto del giorno con lui. La grazia del pellegrinaggio è questo invito di Gesù a venire e a vedere, e a restare il resto del giorno con lui.

 

D. – La situazione è tranquilla per chi viene in Terra Santa. Ma chi è fuori, ha paura, in qualche modo, teme che possa succedere qualcosa. Lei invece può rassicurare?

 

R. – Credo che quelli che devono rassicurare sono soprattutto i pellegrini che fanno il pellegrinaggio senza problemi particolari. Sono loro che, al ritorno, devono testimoniare che si può fare il pellegrinaggio in tutta serenità, perché i problemi qui ci sono, ma non sono sul cammino dei pellegrini. E i pellegrini devono anche dare testimonianza di questa esperienza unica che hanno fatto, camminando sui passi di Gesù.

 

D. – Nuovi scenari politici in Terra Santa, in Israele e dunque nuove possibilità e nuovi orizzonti. Sono orizzonti che vanno verso la pace? Come vede lei la situazione?

 

R. – Certamente si è aperta una nuova pagina che dev’essere tutta scritta, ancora. Ma una nuova pagina è anche una nuova opportunità, che non bisogna lasciare cadere né all’interno della regione, né dall’esterno. Si stanno facendo passi, in questi giorni, nella giusta direzione. Ma siamo ancora alla periferia della pace. I problemi grossi, veri, quelli che possono portare la pace, sono ancora da affrontare. Ma il cammino si incomincia sempre da un passo e i passi fatti in questi giorni sono nella buona direzione.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina: la Santa Messa in “Cena Domini”.

Il titolo è “Momento altamente significativo dell'Anno dell'Eucaristia”: il messaggio del Papa per la celebrazione del Giovedì Santo nella Basilica Vaticana.

Un articolo di Marco Impagliazzo dal titolo “L’Uomo”.

Sempre in prima, Stati Uniti: poche, incomprensibli parole per dire “no” alla vita di Terri Schiavo.

Angola: il silenzioso sacrificio di Maria Bonino, medico e missionaria. La donna è stata uccisa dalla Febbre di Marburg.

 

Nelle vaticane, due pagine dedicate alla celebrazione del Giovedì Santo nelle diocesi italiane.

Tre pagine con le meditazioni scritte dal cardinale Joseph Ratzinger per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo.

 

Nelle estere, l’intervento dell’Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, durante la 61 sessione della Commissione dei diritti umani: “L’attuazione del diritto allo sviluppo avrà successo solo a condizione di essere centrata sulla persona e sulle comunità umane”.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Paolo Miccoli dal titolo “Il Dio che tace è il Dio presente”; Sabato Santo: il silenzio dell’attesa.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il nuovo dramma dell’immigrazione. Il titolo del relativo articolo è “Fatti scendere in mare da scafisti assassini”; sei morti e tre dispersi davanti alla Sicilia.

 

 

 

 

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DOMENICA TORNA L’ORA LEGALE

 

Alle ore 2.00 di domenica 27 marzo,

entrerà in vigore l'ora estiva europea,

con conseguente spostamento in avanti di un'ora

delle lancette degli orologi. 

L'ora legale resterà in vigore

 fino alla notte tra il 29 e il 30 ottobre.

Non vi saranno cambiamenti di rilievo

per il nostro Radiogiornale, che andrà in onda alle stesse ore.

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

25 marzo 2005

 

 

IN KIRGHIZISTAN, DOPO LA “RIVOLUZIONE DEI TULIPANI” DI IERI,

IL LEADER DELL’OPPOSIZIONE BAKAJEV ELETTO PRESIDENTE AD INTERIM

- Intervista con Pierantonio Lacqua -

 

Comincia a delinearsi il futuro politico del Kirghizistan dopo la cosiddetta “rivoluzione dei tulipani” di ieri: il parlamento, riunito in sessione straordinaria, ha designato uno dei tre leader dell’opposizione, Bakiev, presidente e premier ad interim. Bakajev ha annunciato che a giugno si terranno elezioni presidenziali. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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La situazione a Bishkek cambia di ora in ora. E’ stato nominato un nuovo presidente ad interim, Bakiev, che ha preso il posto dello speaker del parlamento della scorsa legislatura, Kadyrbekov, al quale era stato precedentemente conferito l’incarico. Bakiev dirigerà anche un governo provvisorio per tre mesi. L’ex premier, costretto alle dimissioni nel 2002, avrà il compito di indire elezioni generali entro giugno e di sbrigare le questioni più urgenti fra le quali la sicurezza. Lo stato di emergenza non verrà per ora dichiarato, ma probabilmente entrerà in vigore il coprifuoco. A Bishkek si è vissuta una notte di saccheggi con 5 morti e 367 feriti. Molti negozi del centro sono stati distrutti. Continua, intanto, il giallo sulla sorte del presidente Akayev che probabilmente si è rifugiato all’estero. Il leader russo Putin gli ha offerto asilo politico. Il governo di Mosca si augura che la situazione torni presto sotto controllo. Bakiev ha chiesto aiuti economici e politici al Cremlino.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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La crisi in Kirghizistan, dunque, è precipitata molto rapidamente nel giro di 48 ore: solo due giorni fa, infatti, l’opposizione non sembrava in grado di riuscire a rovesciare il potere. Ma quali sono i motivi di questa svolta improvvisa? Roberto Piermarini lo ha chiesto al corrispondente a Mosca dell’Agenzia ANSA, Pierantonio Lacqua:

 

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R. – La rivolta, chiaramente, è stata resa possibile da due fattori: in primo luogo, il presidente Akayev ha deciso di non usare la forza e quindi questo ha permesso ad appena 10 mila oppositori di prendere possesso della capitale senza spargimento di sangue. Il secondo fattore, anche più importante, risiede nel fatto che questi regimi post-sovietici sono chiaramente molto fragili. C’è una fragilità strutturale che abbiamo già visto in Georgia e in Ucraina. Adesso è toccato al Kirghizistan.

 

D. – Da che cosa nasce questa fragilità strutturale, a 16 anni dalla caduta del muro di Berlino?

 

R. – Gli anni sono ancora pochi. Qui a Mosca ogni giorno incontro russi per i quali l’URSS rappresenta ancora una presenza incombente. Questa fase di transizione post-sovietica non è affatto finita: è un processo complesso sul piano sociale, economico e politico. L’Asia centrale è chiaramente la zona meno strutturata dell’ex URSS. Non a caso, negli ultimi anni, queste cinque repubbliche hanno sviluppato forme diverse di dispotismo....

 

D. – Quanto è importante per Mosca il Kirghizistan, da un punto di vista strategico?

 

R. – La Russia teme i processi di destabilizzazione. Questi aggraverebbero anche i problemi di fondamentalismo musulmano che i russi hanno nel Caucaso. Nel complesso, c’è un atteggiamento pragmatico da parte di Putin ma rimangono i timori di una instabilità.

 

D. – Chi c’è dietro all’opposizione in Kirghizistan?

 

R. – Abbiamo visto che sono tornati alla ribalta ex primi ministri, ex vice premier... Sono personaggi del vecchio gruppo dirigente che, per una ragione o per un’altra, sono entrati in conflitto con il regime di Akayev. Il fatto che siano – diciamo – dei “professori” della politica, è rassicurante. Sembrano in grado di ricompattare l’opposizione e di formare un governo di unità nazionale. E’ interessante che l’ex vice presidente Kulov, liberato ieri, sia un ex sindaco di Bishkek. E’ un uomo del Nord e quindi può chiaramente ricompattare l’opposizione che invece gode della maggior parte dei consensi soprattutto al Sud, dove c’è una grossa comunità uzbeka. Potrebbero ricompattarsi, dunque, tutte le varie anime di questa opposizione. Probabilmente, però, questo ribaltone è stato determinato dall’incapacità del regime di Akayev a lottare contro la povertà, la disoccupazione e la corruzione.

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E’ SUL PUNTO DI RIPRENDERE IL PROCESSO DI BEATIFICAZIONE DI MONS. ROMERO,

L’ARCIVESCOVO DI SAN SALVADOR UCCISO 25 ANNI FA

- Intervista con mons. Vincenzo Paglia -

 

Un processo lento e articolato, per comprendere in modo completo e chiaro le virtù di uno dei martiri-simbolo della Chiesa che operava sulle frontiere della testimonianza evangelica. E’ l’iter canonico che riguarda la facoltà di elevare agli onori degli altari Oscar Arnulfo Romero, l’arcivescovo di San Salvador che 25 anni fa veniva assassinato nel Paese latinoamericano. Sulla situazione attuale del processo di beatificazione e sui rapporti che il presule ebbe con la Santa Sede, di cui molto si è parlato, fa luce il postulatore della Causa, mons. Vincenzo Paglia, vescovo Terni-Narni-Amelia:

 

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R. – Io credo che si sia sul punto di riprendere l’itinerario normale della Congregazione per le Cause dei Santi. Sarà necessario preparare ora quella che viene chiamata la positio, ossia lo studio sul processo diocesano e la richiesta, documentata che il processo sia per martirio. Il processo è delicato e quindi richiede che tutto l’itinerario sia curato con estrema attenzione: non importa dunque se si è proceduto con qualche lentezza, ma a mio avviso ciò significa che le decisioni che via via si prendono sono davvero fondate. Inoltre, non c’è dubbio che ricordare l’Anno dell’Eucaristia in relazione alla morte di mons. Romero, ucciso sull’altare, sia una coincidenza singolare piena di senso. A me ha fatto impressione il racconto di una suora presente al momento dell’uccisione. La religiosa dice che mons. Romero aveva appena terminato l’omelia e stava stendendo il corporale: in quel momento si sente lo sparo e mons. Romero, colpito al cuore da un colpo solo, si aggrappa all’altare per qualche secondo e poi cade, rovesciandosi addosso tutte le ostie; cade sotto la croce. Questa morte ha impressionato molto anche Giovanni Paolo II che vedeva in questo arcivescovo, morto in questo modo, un segno del fatto che tutta la nostra vita deve essere come l’Eucaristia.

 

D. – In vita, mons. Romero fu accusato di non essere in unione con il Papa: perché, secondo lei?

 

R. – A questo proposito, mons. Romero confidava ad un giovane segretario di nunziatura, piangendo: “Quello che a me fa più male non sono le minacce di morte, ma che si dica che io sono in disaccordo con il Papa”. In verità, mons. Romero riteneva certamente che fosse prioritario, in quel tempo, difendere i poveri, tuttavia affermava normalmente che la violenza genera violenza, mentre la via per la difesa dei diritti, dei giusti diritti, è quella segnata dalla dottrina sociale della Chiesa. E questo è un insegnamento che emerge chiarissimo da tutta la documentazione.

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“CIMABUE A PISA. LA PITTURA PISANA DEL DUECENTO DA GIUNTA A GIOTTO”:

È IL TITOLO DELLA MOSTRA ALLESTITA A PISA SULL’ARTE DEL ‘200,  FINO AL 25 GIUGNO

- Con noi Antonino Caleca e Mariagiulia Burrosi -

 

Dipingere per testimoniare l’amore di Cristo per l’umanità anche, soprattutto, attraverso la morte di croce. E’ questa l’arte pisana del ‘200 sintetizzata nella mostra “Cimabue a Pisa. La pittura pisana del Duecento da Giunta a Giotto”. L’iniziativa, nata dalla collaborazione tra il Ministero per i Beni Culturali e la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, è la prima tappa di un progetto triennale dedicato alle origini della pittura cristiana in Occidente. L’esposizione riunisce una sequenza di capolavori, in molti casi, ammirabili nei più prestigiosi musei del mondo al Museo Nazionale di San Matteo, di Pisa, fino al 25 giugno. L’anno prossimo sarà poi trasportata in Vaticano, nel Braccio di Carlomagno e in quell’occasione si arricchirà di opere dell’XI secolo. Massimiliano Menichetti:

 

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(musica)

 

Circa cento opere capaci di catapultare l’osservatore nell’arte pittorica pisana del 1200, stagione artistica, questa, di maestri come Giunta, Cimabue e Giotto. Una mostra che gettando lo sguardo su quasi un secolo, alla riscoperta delle origini della pittura sacra in Occidente, trova in Pisa un crogiolo artistico estremamente ricco. Antonino Caleca, tra i curatori della mostra:

 

“Riteniamo che Pisa sia uno dei luoghi in cui è nata la pittura sacra dell’Occidente, soprattutto ad opera di un grandissimo maestro, Giunta Pisano, che fu il pittore ufficiale degli Ordini mendicanti, domenicani e in particolare francescani. Inventò alcune delle immagini fondamentali per la pietà cristiana, per esempio il “Cristo dolente”, nei dolori della morte e visto nella sua umanità”.

 

In esposizione capolavori innovativi come il “Crocifisso”, proveniente dal monastero pisano di San Matteo e attribuito ad un autore bizantino dei primi anni del 1200. Ancora Antonino Caleca:

 

“Il primo che ci mostra il Cristo non più con gli occhi aperti, dominatore del mondo dalla Croce, ma invece Cristo con gli occhi chiusi”.

 

Tavole di legno d’orate, affreschi, tele, opere d’arte arricchite dai colori sapientemente plasmati, capaci di fermare e tramandare nei secoli la vita dei Santi, la Passione di Cristo, il divino legame della Madonna con Gesù. Centrale per la mostra, un dittico, attribuito a Cimabue, ricomposto dopo due secoli per il grande pubblico: la Madonna in trono con Bambino e angeli e la Flagellazione, conservate rispettivamente alla National Gallery di Londra ed alla Frick Collection di New York. Un’arte innovativa, quella pisana del 1200, influenzata dai frequenti contatti con la cultura bizantina. La curatrice, Mariagiulia Burresi:

 

“Si vede come a Pisa è nata una nuova tipologia di dipinti, cioè i grandi dorsali, i grandi retabli con il Santo al centro e ai lati le storie della sua vita e i suoi miracoli. E’ l’inizio di una nuova tipologia d’arte perché fino ad allora si dedicava questa tipologia di dipinti al Cristo o alla Vergine con ai lati storie rispettivamente cristologiche e mariane”.

 

Una sezione dell’esposizione è poi dedicata al livello raggiunto a Pisa nel Duecento dalle arti applicate e dalla miniatura e da una copiosa serie di sigilli in bronzo per la maggior parte inediti. L’ultimo sguardo del visitatore è ad alcuni capolavori di Giotto, pittore che innescherà un’altra rivoluzione grafica abbando-nando le linee uniformi e astratte dello stile bizantino per un senso più spiccato dei volumi e dello spazio, donando maggior risalto alle emozioni umane.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

25 marzo 2005

 

 

ANCHE DOPO IL RICORSO RESPINTO DALLA CORTE SUPREMA DEGLI STATI UNITI,

I GENITORI DI TERRI SCHIAVO CERCANO ALTRE VIE LEGALI PER TENERE IN VITA

 LA FIGLIA CEREBROLESA, CHE DA UNA SETTIMANA E’ STATA PRIVATA DELL’ALIMENTAZIONE ARTIFICIALE

 - A cura di Paolo Mastrolilli -

 

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NEW YORK.= Le opzioni a disposizione dei genitori di Terri Schiavo per salvarla si sono quasi esaurite dopo che anche la Corte Suprema federale di Washington ha bocciato il loro ricorso per riprendere l’alimentazione. Ieri mattina il massimo Tribunale degli Stati Uniti ha rifiutato di riaprire il caso senza dare spiegazioni. Già altre volte in passato la Corte Suprema aveva evitato di discutere la questione di Terri Schiavo sostenendo che la giurisdizione apparteneva ai magistrati della Florida. Quindi, l’ultima speranza dei genitori si concentrava sul governatore dello Stato, Jeb Bush, che aveva chiesto al giudice locale responsabile di dargli la custodia della donna, contestando formalmente la diagnosi secondo cui si trova in stato vegetativo. Il governatore aveva persino mobilitato gli agenti del Dipartimento che si occupa delle dispute familiari e dei bambini per andare a prendere Terri. In serata, però, il magistrato ha rifiutato anche questa domanda. Stamattina inoltre è stata respinta anche la nuova petizione al Tribunale federale di primo grado presentata ieri dai genitori di Terri Schiavo. Il presidente Bush ha ribadito di voler salvare la Schiavo, ma i suoi consiglieri sostengono che non hanno più spazio di manovra sul piano legale. Parlando a nome dei genitori della donna, il frate Paul O’Dunnel ha detto che le speranze stanno svanendo ed ha aggiunto che ormai solo un miracolo potrebbe salvarla. Terri non viene più alimentata da venerdì scorso e secondo i medici, a questo punto, potrebbe morire in ogni momento.

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TENSIONE NELLE FILIPPINE PER POSSIBILI ATTENTATI MINACCIATI DA GRUPPI

INTEGRALISTI ISLAMICI CONTRO I CRISTIANI. NONOSTANTE LA PAURA, I FEDELI STANNO PARTECIPANDO NUMEROSI ALLE FUNZIONI DEL TRIDUO PASQUALE

 

ZAMBOANGA CITY. = Nelle Filippine il triduo pasquale è iniziato tra la paura e la minaccia di attentati da parte di terroristi islamici. Ma anche se “le chiese sono presiediate da soldati armati”, sono “affollatissime di fedeli” e “molta gente partecipa alle funzioni”. E’ la testimonianza - raccolta dall’agenzia Asia News - di padre Giovan Battista Sandalo, missionario del PIME, a Zamboanga City, nell’isola meridionale di Mindanao, centro della guerriglia islamica. “Per le strade della città ogni 5 metri c’è un soldato”, racconta padre Sandalo. “Si nota molta rabbia contro i musulmani, forse comprensibile per il pericolo degli attentati” minacciati dal gruppo integralista islamico di Abu Sayaf. Durante le vacanze pasquali sono milioni i Filippini che si mettono in viaggio: le stazioni ferroviarie e dei bus, le chiese e i grandi magazzini sono i bersagli facili per gli attentati terroristici. “Nell’isola di Basilan, dove ieri mattina è stata celebrata la Messa crismale della diocesi” -riferisce il missionario - “la cattedrale era presidiata da un’intera compagnia di soldati e da 3 carri armati”. Per motivi di sicurezza tutte le celebrazioni del triduo devono terminare entro le 19.00. Oggi si svolgono in varie città i Riti della Via Crucis. “In questa situazione” - afferma padre Sandalo - “bisogna invitare la gente a superare lo stacco fra la fede e la vita. Non è facile celebrare la messa sotto la minaccia di attentati”, dice il missionario. “Nell’omelia della messa in Coena Domini ho cercato di far capire loro che l’Eucaristia che celebriamo ci spinge al servizio verso tutti e ad un nuovo modo di essere: di accogliere e dedicare la propria vita ai fratelli”. (R.G.)

 

 

LUNEDÌ 4 APRILE, FESTA DELL’ANNUNCIAZIONE, SOLENNE CERIMONIA

A FIRENZE NELLA BASILICA DELLA SANTISSIMA ANNUNZIATA,

PER LA CHIUSURA DELLA FASE DIOCESANA DELLA CAUSA

DI CANONIZZAZIONE DI GIORGIO LA PIRA

 

FIRENZE. = Fiorentini in festa e non solo quanti si riconoscono cattolici. Lunedì 4 aprile, solennità dell’Annunciazione, l’arcivescovo della città, il cardinale Ennio Antonelli, annuncerà la chiusura della fase diocesana della causa di canonizzazione di Giorgio La Pira. Causa che era stata aperta nel gennaio del 1986 dal cardinale Silvano Piovanelli, allora alla guida della diocesi fiorentina. Un annuncio atteso perché è vivissima nei cuori dei fiorentini la memoria di Giorgio La Pira e la sua testimonianza di politico cristiano. Non è certo un caso se subito dopo la sua morte la gente ha cominciato a chiamarlo il “sindaco santo”. L’appuntamento del 4 aprile richiama il particolare legame spirituale di La Pira con la splendida basilica fiorentina della Santissima Annunziata, dove alle ore 17.00 si svolgerà la solenne cerimonia, presieduta dal cardinale Antonelli. (R.G.)

 

 

IL GOVERNO DI ISLAMABAD,  SU PRESSIONE DI GRUPPI ISLAMICI, RIPRISTINERA’ 

SUI PASSAPORTI DEI CITTADINI PAKISTANI L’INDICAZIONE DELLA RELIGIONE.

LA DECISIONE, CONTESTATA DA ATTIVISTI PER I DIRITTI UMANI, CONTRASTA

 CON LE NORME DELL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE PER L’AVIAZIONE CIVILE

 

ISLAMABAD. = Sui passaporti pachistani tornerà di nuovo l’indicazione della religione di appartenenza. Lo ha deciso un Comitato interministeriale di Islamabad, che ha accolto le pressioni dei gruppi islamici che chiedevano di reintrodurre l’esplicita menzione della confessione religiosa per “salvaguardare l’identità islamica” del Paese. Ora l’ultima decisione al riguardo spetta al premier Aziz. Attivisti per i diritti umani e per le minoranze religiose hanno più volte denunciato la dichiarazione obbligata della propria religione, definendola “una fonte di intolleranza”. Nel 2004 il governo aveva abolito la casella sulla religione per rendere i passaporti pachistani conformi alle norme internazionali dell'Icao (Organizzazione internazionale per l’aviazione civile). Circa 80 mila nuovi documenti sono già stati distribuiti tra la popolazione. Il ministro dell’Informazione Rashid ha inoltre comunicato che sulla copertina dei documenti comparirà ancora la dicitura “Repubblica islamica del Pakistan”. Su 150 milioni di pachistani, i musulmani sono il 97%, i cristiani sono il 2,5% della popolazione, i cattolici 1 milione e 200 mila. (R.G.)    

 

 

MESSAGGIO DEL PAPA AI PARTECIPANTI ALLA X EDIZIONE DELLA VIA CRUCIS

ORGANIZZATA PER IL VENERDI SANTO A NEW YORK DAL MOVIMENTO COMUNIONE

E LIBERAZIONE. SIATE TESTIMONI – SCRIVE LORO GIOVANNI PAOLO II –

PER UN MONDO DI MAGGIOR FRATERNITA’, LIBERTA’, GIUSTIZIA E PACE

 

NEW YORK. = "Nel percorrere le strade di New York in silenzio raccolto, meditando sulle ultime ore del nostro Redentore, i fedeli siano condotti a imitare ancora più pienamente l'obbedienza salvifica del Signore al volere del Padre”. E' questo l'auspicio espresso da Giovanni Paolo II nel messaggio inviato ai partecipanti alla X edizione della Via Crucis che si svolgerà quest’oggi nella grande metropoli statunitense, organizzata da Comunione e Liberazione. Il Papa auspica che  tutti i fedeli “divengano testimonianza ancora più efficace del potere riconciliante del Vangelo, del messaggio consolante dell'infinita misericordia di Dio e di quell'amore divino che solo può ispirare e sostenere gli sforzi della famiglia umana  per la costruzione di un mondo di maggior fraternità, libertà, giustizia e pace". Il Santo Padre rende omaggio alla figura di don Luigi Giussani, scomparso recentemente, che volle quest’iniziativa, e ringrazia anche il sindaco di New York Michael Bloomberg, che quest’anno ha dato riconoscimento ufficiale alla processione annuale, dichiarando questo venerdì santo “Giorno della Via Crucis sul Ponte di Brooklyn”. Sarà dunque il vescovo ausiliare di Brooklyn, mons. Ignatius Ctanello, a guidare la processione, cui parteciperanno come ogni anno migliaia di persone, partendo dalla cattedrale  di St James, percorrendo quindi il Ponte di Brooklyn e facendo poi sosta al City Park Hall e a Ground Zero per arrivare infine alla chiesa di St. Peter. (R.G.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

25 marzo 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, ennesimo attentato suicida: a Ramadi, l’esplosione di un’autobomba ha provocato la morte di undici agenti iracheni. Episodi di violenza si registrano anche a Baghdad dove cinque donne, che lavoravano in una base americana, sono state assassinate da un gruppo di guerriglieri. Sempre nella capitale, dove è morto un soldato americano raggiunto da un colpo di mortaio, tre insorti sono stati uccisi dalle forze della coalizione. Il leader curdo Jalal Talabani, il candidato più accreditato ad assumere la presidenza dell'Iraq, ha intanto sollecitato la scarcerazione di 300 miliziani fedeli all’imam radicale sciita, Moqtada Al Sadr.

 

In Israele è ormai lotta aperta degli ultraortodossi al premier Sharon, dopo l’avvio del ritiro da alcune città della Cisgiordania. Ieri sera, durante le celebrazioni della Pasqua ebraica ad Hebron, il primo ministro ha ricevuto minacce di morte da un gruppo di zeloti di estrema destra. Contemporaneamente, però, Sharon ha ricevuto il sostegno degli Stati Uniti, che nelle ultime ore hanno ribadito la necessità di fermare l’espansione degli insediamenti ebraici nei Territori. Il governo israeliano ha rinviato, intanto, il passaggio del controllo della città cis-giordana di Kalkiliya all’Autorità nazionale palestinese.

 

La Siria è responsabile di interferenze nella situazione libanese. Tali intromissioni hanno portato alle tensioni sfociate nell’attentato all’ex premier Hariri. Questo, in sintesi, il risultato del lavoro della Commissione d’inchiesta dell’Onu pubblicato in un rapporto ieri a cui seguiranno altre indagini sulla morte di Hariri. Il servizio di Francesca Fraccaroli:

 

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Il rapporto presentato a New York dagli inquirenti delle Nazioni Unite che hanno indagato sull’assassinio di Hariri, è destinato ad alimentare molte polemiche. Gli investigatori hanno attribuito alla Siria le tensioni che    avevano preceduto l’omicidio dell’ex premier. Ma hanno anche scagionato Damasco dalla responsabilità diretta del delitto. Gli inquirenti si sono limitati a raccomandare che venga svolta un’inchiesta indipendente e più approfondita. Il presidente libanese Lahoud, accusato dalle opposizioni di fare il gioco della Siria, ha risposto di aver chiesto al segretario dell’ONU, Kofi Annan, di fare il necessario per scoprire i responsabili. Ha anche dichiarato di essere pronto a ricorrere alle istituzioni internazionali ed arabe per fare chiarezza. Una concessione che, tuttavia, potrebbe non bastare a placare gli animi. Le pressioni internazionali, infatti, non si allentano. Ieri, con un doppio monito, il vice del segretario di Stato americano, David Sutterfield, ha affermato che il Libano deve andare ad elezioni libere e giuste alla scadenza prevista di maggio.

 

Per la Radio Vaticana, Francesca Fraccaroli.

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Gli arcipelaghi indiani delle Nicobare e delle Andamane, drammaticamente devastati dal maremoto dello scorso 26 dicembre, sono stati colpiti da una nuova scossa tellurica. Il sisma, di magnitudo 5,4 sulla scala Richter, non ha provocato vittime. In India lo tsunami ha causato la morte di almeno 16 mila persone. Complessivamente, sono almeno 300 mila le vittime finora accertate per il maremoto avvenuto nel Sud Est asiatico.

 

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato ieri una risoluzione che prevede l’invio di 10 mila caschi blu in Sudan. Il contingente ha il compito di sostenere l’accordo di pace siglato in gennaio a Nairobi dal governo di Khartoum e dai ribelli. Il servizio di Giulio Albanese:

 

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La risoluzione, proposta dagli Stati Uniti, è stata approvata all’unanimità ma ci vorranno alcuni mesi per organizzare, dal punto di vista logistico, la forza di pace che dovrà comprendere 10 mila militari ed un massimo di 715 agenti di polizia. Sempre ieri, il Consiglio di Sicurezza ha affrontato la questione del Darfur senza  però prendere alcuna decisione su quest’altra grave emergenza che riguarda la regione occidentale del Sudan. Il punti controversi riguardano le modalità e la sede dei processi ai responsabili delle atrocità compiute nel Darfur. La Francia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, ha proposto di denunciare i sospetti criminali di guerra alla corte penale internazionale, organismo osteggiato però dal governo di Washington che non vi aderisce. Ma il veto degli Stati Uniti – ed è questo l’aspetto sconcertante – potrebbe rappresentare un segnale di impunità per i militari sudanesi e le milizie filoarabe, i famigerati “janjaweed” che si sono macchiati di atroci delitti contro la popolazione civile.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Una pediatra italiana, Maria Bonino, è morta in un ospedale di Luanda a causa della febbre emorragica di Marburg, epidemia che finora ha causato in Angola almeno cento morti in meno di sei mesi. La donna si trovava in Africa per conto dell’organizzazione non governativa “Medici con l’Africa Cuamm”. In Angola l’area più colpita dall’epidemia è la provincia di Uige, nel nord del Paese. Nel 2000 più di 120 persone sono morte nella Repubblica Democratica del Congo a causa della febbre emorragica. Il virus di Marburg, identificato nel 1967, si trasmette per contatto con la persona infetta. Non esistono vaccini.

 

 

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