RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 80 - Testo della trasmissione di lunedì 21  marzo 2005

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Cambiate il linguaggio della cultura evitando comportamenti e svaghi all’insegna dell’eccesso, non cedete alle mode effimere: l’invito del Papa nel messaggio ai giovani dell’Univ 2005, radunatisi oggi nell’Aula Paolo VI in Vaticano. Ai nostri microfoni il prof. Francesco Calogero

 

Appello della Congregazione per le Chiese orientali a favore dei cristiani di Terra Santa: con noi il cardinale Moussa I Daoud

 

Il dottor Alberto Gasbarri nuovo direttore tecnico della Radio Vaticana

 

IN PRIMO PIANO:

Si celebra oggi la Giornata internazionale contro il razzismo: ce ne parla Marco Bertotto

 

10.ma  Giornata italiana contro le mafie: intervista con don Luigi Ciotti

 

         A Roma i malati di Aids di Villa Glori mettono in scena un musical sulla Passione di Cristo: ce ne parla Massimo Novelli

 

CHIESA E SOCIETA’:

“La società dell’informazione risulterebbe gravemente impoverita senza la presenza della religione e della Chiesa”. E’ l’allarme lanciato da alcuni rappresentanti della Santa Sede e del Patriarcato ortodosso di Mosca

 

Ieri pomeriggio a Gerusalemme la tradizionale processione delle Palme

 

I vescovi americani lanciano una nuova campagna contro la pena di morte negli Stati Uniti

 

Continua a commuovere il mondo la vicenda di Terri Schiavo: Bush firma la legge che potrebbe salvarla

 

24 ORE NEL MONDO:

 

 In Medio Oriente Israele progetta la costruzione a Gerusalemme di oltre 3500 case. Rinviato il passaggio di Tulkarem ai palestinesi

 

In Kirghizistan almeno 10 morti in scontri tra forze di polizia e manifestanti scesi in piazza per contestare  il risultato delle elezioni del 13 marzo

 

 

 

   IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 marzo 2005

 

 

CAMBIARE IL LINGUAGGIO DELLA CULTURA

EVITANDO COMPORTAMENTI E SVAGHI ECCESSIVI:

L’INVITO DEL PAPA NEL MESSAGGIO AI GIOVANI DELL’UNIV 2005,

RADUNATISI NELL’AULA PAOLO VI IN VATICANO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

         Spetta ai giovani cambiare la cultura e i linguaggi, tralasciando però gli eccessi e i rumori che propongono e di cui si nutrono alcuni tipi di svaghi. L’esortazione di Giovanni Paolo II ai circa quattromila giovani dell’incontro studentesco “UNIV 2005” è giunta questa mattina per bocca dell’arcivescovo Leonardo Sandri, sostituto della segreteria di Stato, che ha presenziato in Aula Paolo VI alla 38.ma edizione di un appuntamento nato nel 1968 su l’ispirazione di san Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei. Organizzato dall’ICU, l’Istituto per la Cooperazione Universitaria, il tema UNIV di quest’anno - “Progettare la cultura: il linguaggio della musica” – vedrà i giovani, provenienti da 30 università italiane e da altre 200 di tutto il mondo, per un totale di 50 Paesi, impegnati lungo l’arco della Settimana Santa in conferenze, mostre, tavole rotonde e dibattiti organizzati in vari luoghi di Roma. Sull’incontro di questa mattina, ci riferisce Alessandro De Carolis:

 

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(applausi - acclamazioni)

 

         Giovanni Paolo II non era presente, ma era come se vi fosse. L’atmosfera in Aula Paolo VI – festosa come sempre in questo tipo di raduni – ha visto i giovani frammentare con numerosi applausi e manifestazioni di gratitudine e di affetto all’indirizzo di Giovanni Paolo II il programma canoro che ha scandito la mattinata. E alla festosità si è aggiunto anche un pizzico di commozione quando sul maxischermo della sala hanno iniziato a scorrere le immagini dell’incontro dei giovani UNIV col Papa, nel 1985, anno d’inizio delle Giornate mondiali della gioventù.

 

“Il messaggio del Santo Padre è sempre stato il punto culminante del nostro incontro romano. E lo è in particolare quest’anno”, ha detto una ragazza presentando le migliaia di studenti a mons. Sandri. E l’arcivescovo ha subito comunicato alla platea l’invito di Giovanni Paolo II “ad approfittare” del soggiorno romano “per crescere nella conoscenza e nell’amore verso Gesù Cristo”. A partire dagli studi universitari, ha letto il sostituto della Segreteria di Stato nel messaggio del Pontefice, “voi vi impegnate a costruire una nuova cultura, rispettosa della verità dell’uomo e della società”, con un’attenzione  particolare, quest’anno, al linguaggio della musica:

 

“La musica, come tutti i linguaggi artistici, avvicina l’uomo a Dio, il quale ha preparato per co­loro che lo amano cose ‘che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo’. Ma allo stesso tempo, l’arte può a volte veicolare una concezione dell’uomo, dell’amore, della felicità che non corrisponde alla verità del disegno di Dio. Occorre pertanto operare un sano discernimento”.

 

Mons. Sandri ha proseguito la lettura, citando le parole rivolte dal Papa ai giovani per la prossima GMG di Colonia: “Non cedete a mendaci illusioni e mode effimere che lasciano non di rado un tragico vuoto spirituale!”. Ed ha aggiunto:

 

“Tocca anche a voi, carissimi giovani, rinno­vare i linguaggi dell’arte e della cultura. Sia pertanto vostro impegno alimentare in voi il coraggio per non accettare comportamenti e svaghi che siano all’insegna dell’eccesso e del rumore”.

 

La lettura del messaggio è terminata con il ricordo che il Papa fa di un’affermazione di San Josemaría Escrivá: il lavoro e lo studio devono essere “una continua orazione, con le stesse parole appassionate, ma ogni giorno con una musica diversa. E’ missione molto nostra trasformare la prosa di questa vita in endeca­sillabi, in poesia eroica”. Un mandato affidato agli universitari, concluso da un pensiero a Maria sullo sfondo della Pasqua: “Vi aiuti –  è la benedizione di Giovanni Paolo II - a incontrare suo Figlio Gesù nella liturgia di questa Setti­mana Santa, e nei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia”.

 

(musica)

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Con i suoi quasi 40 anni di vita, la storia dell’UNIV ha attraversato molte generazioni di studenti, confrontandosi con le problematiche e gli spunti offerti da ogni passaggio storico. Uno degli organizzatori dell’incontro, il professore Francesco Calogero, al microfono di Giovanni Peduto, ripercorre i momenti di gestazione dell’incontro e i suoi sviluppi, fino al tema e al raduno di quest’anno:

 

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R. – Gli incontri UNIV nacquero nel 1968 in una maniera abbastanza spontanea, perché dei giovani universitari vollero venire a Roma in quei momenti così movimentati della storia dell’università, e da lì nacque poi questa consuetudine di ripetere l’incontro, anzi allargandolo a studenti di altre università e di altri Paesi. E così in questi ormai quasi 40 anni sono venute decine di migliaia di studenti dalle varie parti del mondo. Lo scopo era quello di confrontare le proprie esperienze con quelle di altri studenti, di altri giovani, anche quella di sentirsi più vicini al Papa e di ricevere da lui il suo messaggio, la sua parola, il suo incoraggiamento.

 

D. – I giovani dell’UNIV sono cristianamente impegnati, seguono la spiritualità dell’Opus Dei. Quale messaggio vogliono dare ai loro coetanei?

 

R. – Questi ragazzi vengono con molti dei loro amici, alcuni anche non credenti. Addirittura negli anni ci sono stati dei battesimi celebrati nella Basilica di San Pietro, nella Veglia Pasquale, con persone che si erano convertite e avevano voluto concludere il loro cammino di preparazione alla fede proprio qui a Roma. Lo scopo è quello, da una parte, di approfondire queste tematiche importanti per i giovani. Gli argomenti trattati in questi anni sono stati tutti molti coinvolgenti: il significato dello sviluppo, il significato del lavoro, il dialogo all’interno dell’università, la collaborazione e cooperazione con Paesi in via di sviluppo, quindi, il confrontarsi su temi importanti e il ripercorrere i passi principali della storia della Chiesa a Roma, dove ci sono tante testimonianze, storiche e artistiche, di un valore unico al mondo.

 

D. – Quest’anno il tema dell’UNIV è “Progettare la cultura”: il linguaggio della musica”. Perché?

 

R. – Riflettere sul linguaggio della musica significa anche capire qual è lo stile di vita che è connesso e che è proposto dall’industria musicale. Tutti viviamo immersi nella musica, per strada, in macchina, nei momenti di tempo libero, però dobbiamo anche capire più criticamente qual è il messaggio di questi successi musicali, qual è il clima che si trova nelle discoteche, qual è la felicità che ognuno può sognare o può imparare da questa musica. E allora questa ricerca sulla musica vuole sì accogliere gli elementi più importanti dell’arte, che mai come la musica comunica a tutti anche al di là delle barriere linguistiche, ma anche poi riscoprire i valori che possono essere veicolati attraverso la musica ma anche attraverso tante altre espressioni culturali.

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NOMINE

 

In Nuova Zelanda, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Wellington, presentata per raggiunti limiti di età dal cardinale Thomas Stafford Williams. Gli succede mons. John Atcherly Dew, coadiutore della medesima arcidiocesi.

 

Il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale del Vicariato apostolico di Arabia, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Giovanni Bernardo Gremoli, Francescano cappuccino. Al suo posto, il Papa ha nominato il vescovo Paul Hinder, anch’egli dell’ordine dei Cappuccini, ausiliare del medesimo Vicariato Apostolico. 

 

 

APPELLO DELLA CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

A FAVORE DEI CRISTIANI DI TERRA SANTA

- Intervista con il cardinale Moussa I Daoud -

 

Nell’imminenza delle celebrazioni pasquali, il pensiero di tutta la Chiesa va a Gerusalemme e agli altri luoghi della Terra Santa che sono stati testimoni della redenzione cristiana. E torna il ricordo di preghiera e di solidarietà per la comunità ecclesiale chiamata anche ad annunciare oggi Cristo crocifisso e risorto in una regione che da lungo tempo attende il dono urgente della pace. A tale scopo, ogni anno la Congregazione per le Chiese orientali rivolge un appello alla cristianità perché aiuti fattivamente le comunità cristiane di Terra Santa. Ma sul significato di questo appello ascoltiamo il cardinale prefetto del dicastero, Sua Beatitudine Ignace Moussa I Daoud, al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – E’ solo l’eco alla pressante volontà espressa dai Pontefici Romani. Essi hanno disposto che nel Venerdì Santo, mentre tutta la Chiesa contempla il volto del Cristo sofferente, non mancassero il ricordo della preghiera e una “colletta di carità” per sostenere le “pietre vive” che nei luoghi santi continuano a celebrare e a vivere la fede cristiana. Ogni anno, pertanto, indirizzo all’inizio della Quaresima una lettera a tutti i vescovi della Chiesa cattolica e ai nunzi apostolici di tutto il mondo perché con generosità spirituale e materiale si stringano attorno ai fratelli cattolici ed appartenenti alle altre Chiese e comunità cristiane, i quali soffrono fortemente per la fedeltà a Cristo e alla Chiesa, e sono tentati di abbandonare la terra natale per la perdurante mancanza di pace.

 

D. – Quale è stato l’accento specifico per il Venerdì Santo 2005?

 

R. – Ho voluto richiamare la visita che nella ottava di Pasqua dello scorso anno ho avuto la grazie di compiere in Israele e Palestina. Ho incontrato allora la comunità cattolica: quella latina (raccolta attorno al Patriarca di Gerusalemme e alla Custodia di Terra Santa) e quella degli altri riti orientali, che è pure molto vivace. Insieme ai pastori e ai fedeli cattolici, ho condiviso momenti di preghiera e di fraternità con i fratelli e le sorelle appartenenti ad altre Chiese e comunità cristiane. Ho perciò partecipato questo ricordo, e l’impegno di speciale vicinanza maturato in quel pellegrinaggio, alle Chiese del mondo intero. La Terra Santa deve avvertire che il Papa è sempre vicino e coinvolge tutta la Chiesa in questo abbraccio di solidarietà.

 

D. – Il suo augurio per la Terra Santa?

 

R. – Un augurio di pace; di quella pace che porta il nome di Gesù Cristo, il quale come dice la scrittura “ha abbattuto il muro della separazione, facendo dei due un solo popolo”! Parole profetiche e di così forte attualità. E rinnovo con l’augurio la preghiera piena di affetto perché cristiani, ebrei e musulmani nel reciproco rispetto diano prova davanti al mondo che la fede nell’unico Dio non solo è possibile, ma è portatrice di pace e prosperità alle sue creature.

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IL DOTTOR ALBERTO GASBARRI NUOVO DIRETTORE TECNICO DELLA RADIO VATICANA

- A cura del padre Federico Lombardi -

 

Il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, su proposta del Generale della Compagnia di Gesù, padre Peter Hans Kolvenbach, ha nominato in data 12 marzo nuovo Direttore Tecnico della Radio Vaticana il dottor Alberto Gasbarri. Il dottor Gasbarri sostituisce il padre Lino Dan, chiamato dai Superiori ad altro incarico. Nei prossimi giorni verrà stabilita la data dell’effettivo passaggio delle consegne.

 

Il dottor Gasbarri è nato nel 1946 ed ha iniziato il suo servizio alla Radio Vaticana nel 1970 proprio nell’ambito della Direzione Tecnica – di cui ha quindi un’approfondita e diretta conoscenza. Ha poi assunto via via compiti sempre più importanti, fino alla nomina a Direttore Amministrativo nel 1997. Egli conserva ora tale Direzione pur assumendo ad interim anche quella del Settore Tecnico.

 

Il dottor Gasbarri svolge da tempo anche altre importanti funzioni al servizio della Santa Sede: dal 1982 è Assistente per l’organizzazione dei viaggi pontifici fuori dell’Italia, dal 1989 è membro del Consiglio di Presidenza dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, dal 1994 è membro del Consiglio di Amministrazione del Fondo Pensioni e del Consiglio di Amministrazione del Fondo di Assistenza Sanitaria.

 

Tutta la comunità di lavoro della Radio Vaticana, mentre ringrazia il padre Lino Dan per il generoso e competente lavoro svolto negli anni scorsi, fa i migliori auguri al dottor Gasbarri per il nuovo incarico, che conferma la fiducia in lui riposta dai Superiori per le sue capacità e la sua dedizione al servizio del Santo Padre, in particolare nell’ambito della Emittente pontificia. 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Oggi vi dico: non stancatevi di essere testimoni della Croce per le vie del mondo”: Giovanni Paolo II benedice paternamente con un ramoscello di ulivo tutti i giovani nella festa della Domenica delle Palme che da vent’anni è la Giornata mondiale della gioventù.

 

Nelle vaticane, il messaggio del Santo Padre ai partecipanti giunti a Roma da diversi Paesi e da numerose Università per l’incontro internazionale UNIV 2005.

L’omelia del cardinale Crescenzio Sepe in occasione del conferimento dell’ordinazione episcopale a mons. Henryk Hoser.

 

Nelle estere, Iraq: a Baghdad uccisi ventiquattro guerriglieri in scontri con Forze Usa.

 

Nella pagina culturale, per la rubrica “Oggi” un articolo di Francesco Maria Valiante dal titolo “L’agonia di Terry, l’agonia dell'umanità”: è diventato legge il provvedimento che potrebbe riaprire in extremis il caso di Terry Schiavo, la quarantunenne americana da quindici anni in stato “vegetativo”, condannata ad una morte sicura dopo che venerdì scorso una corte della Florida - su richiesta del marito - aveva autorizzato il distacco della sonda che la alimenta.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il patto di stabilità.

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CHIESA E SOCIETA’

21 marzo 2005

 

 

IERI POMERIGGIO A GERUSALEMME LA TRADIZIONALE PROCESSIONE DELLE PALME.

CIRCA 15.000 FEDELI HANNO RIPERCORSO IL CAMMINO DI GESÙ CHE ENTRO’

NELLA CITTÀ SANTA ACCLAMATO DA UNA FOLLA FESTANTE

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

 

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GERUSALEMME. = Secondo diversi religiosi di Terra Santa, i partecipanti alla tradizionale processione della Domenica delle Palme erano un po’ più numerosi di quanti non fossero l’anno scorso, ma si è ancora molto lontani dai 150.000 fedeli circa, che fino al 2000, ogni anno seguivano il rito. Fra le migliaia di fedeli palestinesi, la gioia per la ricorrenza si è mescolata tuttavia con un alone di tristezza per il quadro ancora grigio nel quale si muovono i cristiani di Terra Santa. La processione si è formata sul Monte degli Ulivi, poi è scesa all’Orto di Getsemani, e da qui si è avviata verso la Porta dei Leoni, entrando nella Città Vecchia, e infine lungo la Via Dolorosa verso la destinazione finale, la Chiesa di Sant’Anna. Nella folla diverse migliaia di pellegrini provenienti da tanti Paesi. Fra i più numerosi gli italiani, almeno 300, ma anche americani, spagnoli, filippini, francesi,portoghesi, polacchi. Da Cracovia un gruppo di pellegrini è giunto in coloriti costumi medievali, ”preghiamo per il Papa” ha detto uno di loro. A Sant’Anna la folla dei fedeli è stata benedetta con una preziosa reliquia, un frammento della Croce, dal Patriarca Latino di Gerusalemme Michel Sabbah. Il servizio d’ordine è stato affidato agli scout, molti dei quali provenienti da Betlemme. “Siamo tornati a Gerusalemme oggi per la prima volta dall’inizio dell’intifada quattro anni fa: gli israeliani non ci lasciavano più passare” -spiega il capogruppo Richard Hanania-. I pellegrini sono ancora pochi a Gerusalemme –continua- ma a Betlemme la situazione è ancora più difficile. Qui la comunità cristiana viveva del flusso turistico dei fedeli che la spirale di violenza degli ultimi anni ha impedito. Lo conferma anche padre Thomas Maier, dei Padri Bianchi, che aggiunge come anche a Ramallah e a Jenin, la situazione dei cristiani non è facile. Nei giorni scorsi il sindaco della città della Natività, Hanna Nasser, cristiano greco-ortodosso, ha lanciato un allarmato appello a “tutto il mondo cristiano, perché agisca in fretta e protegga la città”, ora minacciata di ulteriore isolamento da Gerusalemme con il completamento del “muro”. (E. B.)

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I VESCOVI AMERICANI LANCIANO UNA NUOVA CAMPAGNA CONTRO LA PENA DI MORTE NEGLI STATI UNITI. OGGI A WASHINGTON IL CARDINALE THEODORE MC CARRIK

ILLUSTRA ASPETTI E OBIETTIVI DELL’INIZIATIVA

 

WASHINGTON. = Oggi a Washington, con una conferenza stampa presieduta dal cardinale Theodore Mc Carrik, arcivescovo della città, i vescovi degli Stati Uniti hanno lanciato una campagna contro la pena di morte nel Paese. L’organizza-zione prevede l’impiego di materiale didattico e divulgativo, un nuovo sito internet, azione legale di sostegno e attività di promozione della vita presso le istituzioni federali e statali. A fare da sfondo all’iniziativa, un sondaggio evidenzia il fortissimo aumento dei cattolici che si oppongono all’impiego della pena capitale. La brochure di presentazione sottolinea che secondo la dottrina della Chiesa la pena di morte non è giustificata quando lo Stato dispone di altri mezzi per tutelare la società. Inoltre, si ricorda, come negli Stati Uniti tale pratica è spesso applicata in modo crudele e iniquo, come indicano, tra l’altro, i numerosi errori giudiziari registrati in questi ultimi trent’anni. Di qui il dovere morale di abolirla perché – sottolineano i vescovi – “non possiamo insegnare il rispetto della vita uccidendo”. Intanto, in queste ore l’America che crede e prega, segue commossa, la vicenda di Terri Schiavo, la donna che vive in stato vegetativo da 15 anni. In questo quadro non poteva mancare l’impegno di suor Helen Prejean, molto nota per le sue posizioni al riguardo. Suor Helen pensa che il fronte per la difesa della vita passi, oltre che per la stanza della clinica di Pinella Parks, in Florida, dove Terri è ricoverata, anche per i bracci della morte, dove – afferma – innocenti attendono l’esecuzione della loro condanna. (E. B.)

 

 

“La società dell’informazione risulterebbe gravemente impoverita

senza la presenza della religione e della Chiesa”. E’ l’allarme lanciato

da alcuni rappresentanti della Santa Sede e del Patriarcato ortodosso

di Mosca, in occasione della Conferenza dei leader religiosi e governativi svoltasi nella capitale russa nei giorni scorsi

 

MOSCA. = Il 17 marzo scorso a Mosca, all’incontro sul tema “Religione e Chiesa nella società dell’informazione”, sono intervenuti, fra gli altri, sia l’arcivescovo John P. Foley, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, che il rappresentante del Patriarca Alessio II, l’arciprete Vsevolod Chaplin, vice-responsabile del Dipartimento per i Rapporti con le Chiese del Patriarcato di Mosca. Nel suo intervento, monsignor Foley ha sottolineato che “la religione è un elemento essenziale della vita umana e trascurare o addirittura negarla nei mezzi di comunicazione vuol dire trascurare o negare una parte della natura umana”. Riconoscere, rispettare e riferire. E’ questo – secondo mons. Foley – che la religione e la Chiesa si aspettano dai mezzi di comunicazione. E non è mancato, nel suo intervento, un riferimento esplicito agli operatori dell’informazione i quali, pur non credenti, dovrebbero “essere informati adeguatamente anche sulla religione, per poter compiere dei resoconti validi”. L’arciprete Chaplin, secondo quanto riportato dall’agenzia informativa “RIA Novosti”, ha affermato che “i giornalisti stanno riducendo deliberatamente la quantità di informazioni relative alla religione” concedendo invece un’attenzione sempre maggiore all’interpretazione superficiale della religione stessa. In questo modo – ha aggiunto il rappresentante ortodosso – la maggior parte dei media si riferisce alla Quaresima come ad un semplice aspetto della routine quotidiana, non guardando ai valori spirituali ma con attenzione sulle pietanze quaresimali e sulle relative tradizioni. La conferenza internazionale è stata presieduta da Leonid Reiman, ministro russo per le Tecnologie di Informazione e le Comunicazioni. Oltre a mons. Foley, tra i rappresentanti cattolici spiccavano il nunzio apostolico presso la Federazione Russa, l’arcivescovo Antonio Mennini, e l’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, Tadeusz Kondrusiewicz. (E. B.)

 

 

CONTINUA A COMMUOVERE IL MONDO LA VICENDA DI TERRI SCHIAVO,

LA 41 ENNE AMERICANA CHE A CAUSA DI UN INCIDENTE SI TROVA DA 15 ANNI IN UNO STATO VEGETATIVO AL LIMITE DELLO STATO MINIMO DI COSCIENZA. I GIUDICI

HANNO ORDINATO IL DISTACCO DELLE MACCHINE DI ALIMENTAZIONE ASSISTITA

MA UN’APPOSITA LEGGE, VOTATA D’URGENZA DAL PARLAMENTO,

POTREBBE SALVARLE LA VITA

- A cura di Paolo Mastrolilli -

 

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WASHINGTON. = Il presidente Bush ha interrotto le vacanze nel suo ranch del Texas per tornare ieri a Washington e firmare la legge sulla sorte di Terri Schiavo che il Parlamento americano ha votato nella notte. La donna disabile della Florida ha trascorso il terzo giorno senza alimentazione. Il marito sostiene che lei non voleva sopravvivere in queste condizioni mentre i genitori vogliono tenerla in vita. Finora, i giudici della Florida hanno dato ragione al marito, autorizzando il distacco dei tubi che alimentano Terri. La questione, però, ha assunto un valore nazionale e la maggioranza repubblicana in Congresso ha scritto una legge finalizzata proprio a salvare la Schiavo. Il testo consente ai genitori di presentare un ricorso nei tribunali federali per ridiscutere le decisioni prese da quelli statali della Florida. Ora i magistrati dovrebbero ordinare la ripresa dell’alimentazione per garantire la sopravvivenza della donna durante la valutazione del ricorso che potrebbe durare anni. Il Parlamento si è riunito ieri in sessione speciale per discutere la questione. Il Senato ha approvato subito la legge mentre la Camera ha continuato a discuterla fino a dopo la mezzanotte, perché diversi democratici si opponevano a quella che considerano un’intrusione dello Stato in questioni personali e familiari. Nella notte italiana, però, il testo è passato. I genitori di Terri hanno chiesto all’ospedale di prepararsi a riattaccare i tubi dell’alimentazione nella speranza che ora un giudice federale dia l’ordine di ridiscutere il caso.

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 marzo 2005

 

 

SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE

DELLA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE

- Intervista con Marco Bertotto -

 

“Nessuno può essere neutrale nella lotta contro ogni forma di discriminazione. E non si deve abbandonare né la battaglia contro il razzismo né la speranza della vittoria”. E’ con questo fermo proposito che il segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan ha aperto la “Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale”. Sessant’anni dopo la liberazione dei campi di concentramento in cui il mondo potè rendersi conto delle barbarie a cui il razzismo poteva condurre, Rita Anaclerio fa il punto su come questo fenomeno sia tuttora presente.

 

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21 marzo 1960. La polizia di Sharpeville, nel Sud Africa, aprì il fuoco ed uccise 69 manifestanti pacifisti che protestavano contro le leggi emanate dal regime dell’apartheid. 10 marzo 2005: due gemelli quindicenni pestati a sangue da cinque coetanei davanti ad una scuola di San Cesareo, in provincia di Roma,  solo perché rumeni. Sono passati 45 anni e la discriminazione verso “il diverso” sembra essere un male difficile da debellare. E per questo continua una forte campagna di mobilitazione che in questa “giornata mondiale contro la discriminazione” promossa dall’ONU è rivolta in particolare ai giovani. Insomma educare i giovani alla cultura dell’ “altro” perché il razzismo è un virus che muta costantemente, come spiega il presidente di Amnesty International Italia, Marco Bertotto:

 

“C’è una discriminazione che riguarda intere comunità di persone, parliamo di grandi numeri: 300 milioni di indigeni che al mondo sono vittime di attacchi; 400 mila aborigeni in Australia che sono vittime anch’essi di discriminazione, hanno una probabilità infatti fino a 22 volte maggiore di finire in prigione rispetto agli altri cittadini australiani; 25 milioni di curdi nei Paesi del Medio Oriente. Le donne sono vittime di discriminazione. Si calcola che una donna su tre nella sua vita abbia subito o subirà una forma di abuso e di violazione dei diritti umani”.

 

L’ultimo rapporto del Centro di monitoraggio europeo sul razzismo e sulla xenofobia descrive questi fenomeni come dotati di vita propria, al di là dei confini geografici o di fenomeni storici contingenti. Marco Bertotto:

 

“C’è un problema di discriminazione anche in molti conflitti che ancora oggi sono accesi in tante parti del mondo. E’ un fenomeno che purtroppo riguarda tanti Paesi occidentali. In qualche modo è stato aggravato dagli episodi dell’11 settembre e in generale dalla contrapposizione tra i gruppi armati, i terroristi e i governi occidentali. In qualche modo si è targhettizzata la popolazione proveniente da aree del Medio Oriente o da Paesi arabi, che è stata improvvisamente riconosciuta come responsabile di tutti i problemi di terrorismo o di violenza, diffusi su scala globale. Un elemento interessante che ci consegna la Commissione Europea contro il razzismo e l’intolleranza, che presenterà un rapporto relativo proprio alla discriminazione in Europa, è la modalità di trasmissione della discriminazione attraverso il dibattito politico, il linguaggio utilizzato dai nostri politici”.

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ROMA LE CELEBRAZIONI PER LA DECIMA GIORNATA ITALIANA DELLA MEMORIA

E DELL’IMPEGNO IN RICORDO DELLE VITTIME DELLA MAFIA

- Intervista con don Luigi Ciotti -

 

Oggi si celebra a Roma la X “Giornata nazionale italiana della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, promossa annualmente da “Libera”, l’associazione impegnata nell’educazione alla legalità e nel recupero a fini sociali del beni confiscati ai mafiosi. Alle 15 in Campidoglio, alla presenza del presidente della Repubblica e con la partecipazione dei familiari dei morti di mafia, si svolgerà una cerimonia pubblica che prevede la lettura dei nomi di tutte le vittime note cadute nell’arco di oltre mezzo secolo. Numerose scuole, impegnate in ricerche sulle vittime di mafia dal 1945 ad oggi, si sono riunite per una convention allo Stadio Flaminio. Fabio Colagrande ha raccolto l’intervento del presidente dell’Associazione “Libera”, don Luigi Ciotti:

 

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R. – Continuità, coerenza e credibilità: questo è il miglior modo di fare memoria, soprattutto ogni giorno bisogna nelle varie realtà spendersi, perché ci sia il cambiamento. Allora: la confisca dei beni ai mafiosi e l’utilizzo sociale di questi beni. Non è possibile che nel nostro Paese, da decenni, ci sia la presenza mafiosa, e non è possibile che sia – negli ultimi tempi – in crescita; non è possibile che non si riesca a voltare pagina rispetto alle mafie. Questa guerra infinita e interminabile, che ha visto centinaia di morti ... come non è possibile che sia aumentato il numero di ragazzi della mafia ... Perché il problema è creare nei territori quelle politiche sociali per fare in modo che lo Stato risponda come diritto a quello che la mafia dà come favore alle persone. L’importante è avere tutti più coraggio!

 

D. – Don Ciotti, il significato di questa giornata?

 

R. – La mafia, le mafie sono ritornate con strategie e modalità alla grande. Allora, tiriamo fuori le unghie tutti, ognuno per la propria parte, per la propria quota di responsabilità. Se no, questi momenti hanno poco significato perché le persone che hanno perso la vita hanno bisogno di vedere che noi prestiamo loro la nostra vita per fare cose concrete.

 

D. – Quanto può fare l’informazione per la lotta alla mafia?

 

R. – Noi abbiamo bisogno di un’informazione vera, attenta, puntuale che non faccia sconti a nessuno, che dica con chiarezza alla mafia e ai mafiosi, ma anche a chi copre – perché il problema non è solo il pesce, ma l’acqua dentro alla quale il pesce si alimenta tutti i giorni; e purtroppo, quest’acqua, questo bacino è abbastanza esteso!

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A ROMA I MALATI DI AIDS DI VILLA GLORI

METTONO IN SCENA UN MUSICAL SULLA PASSIONE DI CRISTO

- Intervista con Massimo Novelli -

 

“La vita…che Passione!” E’ il titolo del musical che è andato in scena in questi giorni a Roma, proposto dai ragazzi del laboratorio teatrale di Villa Glori, casa di accoglienza della Caritas diocesana per i malati di Aids. Al centro dello spettacolo la Passione di Cristo, interpretata e rivissuta dai malati di Aids  in preparazione  alla Settimana Santa. Ascoltiamo la riflessione di Massimo Novelli, coordinatore di Villa Glori, al microfono di Marina Tomarro:

 

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(musica)

 

R. – E’ uno spettacolo che è stato proposto per mettere al centro la vera Passione del Cristo, vista però dagli occhi di chi spesso è stato solo giudicato per il suo percorso o per le sue esperienze di vita negative. Il tentativo è stato proprio quello di condividere assieme ai nostri ospiti un percorso di riflessione diversa.

 

D. – Cristo muore e risuscita. Anche per questi ragazzi è stata così la vita?

 

R. – Sicuramente questa è la riflessione più importante, perché in ogni essere umano, al di là del disagio della malattia, c’è il Cristo. Chiaramente in situazioni come le loro è molto più forte. Quindi, distanziandosi dai percorsi di vita del passato, ricominciano ad acquistare la fiducia in se stessi, anche perché fanno tanti passaggi durante questo percorso che forse non hanno mai avuto la possibilità di fare.

 

Ascoltiamo una delle protagoniste di questo spettacolo, Tommasina:

 

R. – Recitare la Passione del Cristo è una cosa veramente toccante, profonda. Con tutto il peso delle proprie croci è sempre una rinascita. Cristo percorre la strada verso il Calvario così come la sto percorrendo io, per poi risorgere a nuove speranze. Nonostante i nostri problemi, noi non abbiamo il cuore chiuso alla Passione di Cristo, perché con Lui abbiamo sofferto e con Lui soffriamo.

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24 ORE NEL MONDO

21 marzo 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

Nuove frizioni in Medio Oriente tra israeliani e palestinesi per un progetto che prevede la realizzazione di un complesso edilizio a Gerusalemme. Rinviato, intanto, il passaggio di Tulkarem all’Autorità nazionale palestinese. Il nostro servizio:

 

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Le autorità israeliane costruiranno 3500 case in Cisgiordania. Lo riporta la stampa dello Stato ebraico, aggiungendo che il complesso edilizio si congiungerà con il tessuto urbano di Gerusalemme. Il piano, che punta alla realizzazione di una grande Gerusalemme indivisibile, ha già provocato le reazioni dei palestinesi che parlano di violazione della Road Map. La notizia giunge mentre sono attesi nuovi colloqui israelo-palestinesi per il trasferimento all’ANP del controllo della città cisgiordana di Tulkarem, inizialmente previsto oggi. La trattativa si è bloccata la scorsa notte sulla richiesta palestinese di ottenere anche il controllo dei villaggi vicini. Ma  Israele ha subito sottolineato che il kamikaze dell’attentato del 25 febbraio a Tel Aviv, costato la vita a cinque israeliani, proveniva proprio da uno di questi villaggi. Tulkarem sarebbe la seconda città della Cisgiordania, dopo Gerico, a passare sotto il controllo palestinese. Successivamente sarà il turno di Kalkiliya. Il trasferimento delle città cisgiordane all’ANP è stato concordato nel contesto delle intese raggiunte, il mese scorso, nel vertice di Sharm el-Sheikh.

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Il consueto dramma delle violenze, lo stallo tra curdi e sciiti per la formazione del governo ed il peggioramento delle relazioni diplomatiche tra autorità irachene e giordane. Sono gli ultimi sviluppi della situazione in Iraq, su cui ci riferisce Amedeo Lomonaco:

                       

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La guida spirituale degli sciiti iracheni, l’ayatollah Al Sistani, ha espresso il proprio rammarico per il ritardo nella formazione del nuovo governo. A circa due mesi dalle elezioni generali del 30 gennaio, è ancora bloccato, infatti, il negoziato tra sciiti e curdi per il nuovo esecutivo. Sul terreno, intanto, proseguono le violenze: due militari iracheni sono stati uccisi in due distinti attacchi avvenuti a nord di Baghdad. In un villaggio a sud della capitale, tre bambini sono stati dilaniati dall’esplosione di un ordigno con cui stavano giocando, nei pressi di un ex campo militare. A Samara, l’esplosione di una bomba ha provocato il ferimento di almeno 10 persone. Un soldato americano è morto, inoltre, nel corso di un’operazione militare nella provincia di Al Anbar. In questo difficile contesto, circa 400 cattolici siriaci hanno comunque sfidato il timore di attentati e hanno partecipato ieri, a Baghdad, alla Messa per la Domenica delle Palme. Sul versante politico, si deve registrare una crisi nelle relazioni tra Giordania e Iraq, dopo la decisione del governo di Amman di richiamare un alto diplomatico. Dopo il provvedimento, legato secondo il ministro degli Esteri di Baghdad a motivi di sicurezza, il governo iracheno ha richiamato il suo ambasciatore ad Amman. Fonti diplomatiche irachene hanno anche accusato le autorità giordane di scarsa cooperazione nella lotta al terrorismo in Iraq. Un tribunale giordano, infine, ha condannato a 15 anni di lavori forzati il capo di al Qaeda in Iraq, al Zarqawi, per aver pianificato nel 2003 l’attentato contro l’ambasciata giordana a Baghdad, costato la vita a 14 persone. Al Zarqawi, su cui pende una taglia degli Stati Uniti da 25 milioni di dollari, ha la cittadinanza giordana ed è ancora latitante. 

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“Bisogna ritrovare l’unità politica del Libano, in un governo di emergenza”. Lo ha affermato stamani in un’intervista il leader druso Walid Jumblatt, confermando la richiesta dell’opposizione libanese per le dimissioni del presidente Lahoud. Intanto, si è appreso che la questione del ritiro delle truppe siriane dal Paese sarà decisa ai primi di aprile.

 

Le elezioni parlamentari afghane si svolgeranno il prossimo 18 settembre, circa un anno dopo rispetto alla data originariamente prevista. Insieme al voto parlamentare, si terranno anche le elezioni per l’Assemblea regionale. Lo ha dichiarato ieri Bismillah Bismil, presidente della Commissione elettorale.

 

In Kirghizistan, almeno 3.000 oppositori hanno occupato la sede del governatorato regionale di Osh, seconda città del Paese. Nella vicina città di Jalal-Abad quattro poliziotti sono stati uccisi ieri, durante violenti scontri tra manifestanti dell’opposizione e forze di sicurezza. Secondo diverse fonti, citate da media russi, sarebbero morte almeno dieci persone. I manifestanti, che chiedono le dimissioni del presidente Askar Akaiev, protestano contro i risultati ufficiali delle recenti elezioni politiche, che hanno assegnato all’opposizione solo 6 dei 75 seggi del Parlamento. Ma da dove nasce questa crisi? Risponde Fabrizio Vielmini, osservatore OSCE alle elezioni del 13 marzo scorso, appena rientrato dal Kirghizistan:

 

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R. – Negli ultimi 15 anni, dalla fine dell’Unione Sovietica, si è creato un sistema piramidale di potere in cui tutto veniva controllato dalla famiglia del presidente Askar Akayev. Nell’ottobre scorso, Akayev ha dichiarato che abbandonerà la carica suprema e da lì si è messa in moto tutta una serie di meccanismi per assicurarsi l’eredità di questo sistema. Questo è particolarmente chiaro al Sud del Paese, dove in questo momento ci sono anche delle profonde fratture di ordine etnico perché esistono delle forti minoranze uzbeke, all’interno delle città. Tali minoranze hanno la possibilità, anche in termini elettorali di far sentire di più il loro peso e quindi di portare avanti i loro candidati. La cosa viene ovviamente percepita in senso negativo da parte dei kirghizi, che vorrebbero avere l’ultima parola anche in termini di definizione del quadro politico del Paese.

 

D. – Ma non c’è il rischio che la crisi in Kirghizistan possa sfociare in una rivolta simile a quella di Georgia e Ucraina, due altre Repubbliche ex-sovietiche?

 

R. – Penso che qui siano in atto dinamiche di tutt’altro tipo. In Georgia e in Ucraina, avevamo una minoranza politica che disponeva di grosse risorse finanziarie. L’opposizione in Ucraina ha fatto un lavoro politico in profondità con una tecnica di marketing politico molto raffinata. Qui invece abbiamo una serie di divisioni che interessa soltanto la metà del Paese, quella meridionale. Abbiamo piuttosto un rischio di spaccatura tra Nord e Sud e all’interno del Sud. All’interno di questa spaccatura, c’è il rischio di una faida interetnica che può portare a conseguenze sanguinose, più pericolose di quelle che si sono viste in Ucraina e in Georgia.

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Alla fine è stato trovato l’accordo per una riforma del Patto di stabilità dell’Unione Europea. L’intesa è arrivata al termine di una giornata convulsa, quando ormai sembrata svanita ogni possibilità di mediazione. Il compromesso è stato raggiunto su una bozza presentata dal ministro francese Thierry Breton. L’intesa consente ai ministri di portare ai capi di Stato e di governo dei 25, che si riuniranno domani e mercoledì nel vertice UE dedicato ai temi economici, un tetto che lascia inalterati i criteri fondamentali del Patto: le soglie del 3 per cento per il deficit e del 60 per cento per il debito.

 

Nell’ultima tappa del suo viaggio in Asia, il segretario di stato americano, Condoleeza Rice, ha incontrato ieri a Pechino i massimi leader cinesi, affrontando in primo luogo la questione del programma nucleare della Corea del nord e quella di Taiwan. Il servizio di Bernardo Cervellera:

 

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L’urgenza che ha portato la Rice a Pechino è quella di spingere la Cina ad usare tutta la sua influenza per far tornare la Corea del Nord al tavolo delle trattative per lo smantellamento del suo programma nucleare. La fallimentare economia nordcoreana non potrebbe sussistere nemmeno una settimana senza l’aiuto della Cina in generi alimentari ed energia. Pechino ha accettato questo ruolo, ma in cambio ha domandato agli Stati Uniti di impegnarsi nella politica dell’unica Cina, frenando Taiwan nei suoi progetti di indipendenza. Nei giorni scorsi, Pechino ha varato una legge anti-secessione che dà via libera all’esercito di attaccare l’isola ribelle con la forza. La Rice ha riaffermato la politica statunitense per una riconciliazione pacifica tra Pechino e Taipei, ma rimane disponibile a fornire armi e protezione militare a Taiwan in caso di attacco. Per questo, la Rice si è mostrata critica verso l’Unione Europea, che vorrebbe tornare a vendere armi sofisticate alla Cina, cancellando un embargo imposto nel 1989 dopo il massacro di Tienanmen. Ad ogni modo, gli Stati Uniti – per la prima volta in venti anni – non presenteranno all’ONU alcuna mozione di sfiducia sui diritti umani in Ci

 

 

 

na. Nella giornata di ieri, la Rice si è recata in una chiesa protestante ed ha partecipato ad un servizio per la Domenica delle Palme, ringraziando i fedeli per la loro testimonianza.

 

Per la Radio Vaticana, Bernardo Cervellera.

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La Namibia ha un nuovo presidente: è Hifikepunye Pohamba, insediatosi oggi a Windhoek. È il secondo capo di Stato del Paese africano, dall’indipendenza del 1990, e succede a Sam Nujoma, al potere per 15 anni.

 

 

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