RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
78 - Testo della trasmissione di sabato 19
marzo 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
Al cinema “Vanity Fair”, grande affresco satirico della
regista indiana Mira Nair.
CHIESA E SOCIETA’:
Si è aperta a Parigi la 25.ma edizione del
Salone del Libro.
A Beirut 11 feriti per l’autobomba nella notte. L’appello del presidente filosiriano Lahoud a tutte le forze politiche per la ripresa del dialogo
Iraq: ancora morti a
Kirkuk e Ramadi, mentre manifestazioni pacifiste in tutto il mondo ricordano
che il 20 marzo di due anni iniziava la guerra
Condoleeza Rice in Asia
chiede alla Corea del Nord di tornare al tavolo dei negoziati sul nucleare.
19 marzo 2005
DOMANI LA MESSA
DELLE PALME IN PIAZZA SAN PIETRO,
PRESIEDUTA DAL CARDINALE RUINI.
PER I GIOVANI ROMANI SARÀ ANCHE LA GIORNATA
MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
- Intervista con mons. Stanislaw Rylko -
Sarà
un’apertura inconsueta, quella della Settimana Santa, che domani vivrà il primo
dei suoi appuntamenti con la solennità della Domenica delle Palme. Come noto,
non sarà Giovanni Paolo II, tuttora convalescente, a presiedere la Santa Messa
in San Pietro, preceduta dalla tradizionale benedizione delle palme e degli
ulivi e dalla processione. Lo sostituirà il cardinale vicario Camillo Ruini,
nella cerimonia in programma alle 10.00 in Piazza San Pietro: cerimonia che –
lo ricordiamo - sarà seguita in radiocronaca diretta dalla nostra emittente,
con inizio alle ore 9.50 e con commenti in italiano, inglese, tedesco, francese
e, solo su satellite, in spagnolo e portoghese.
Ma
Domenica delle Palme vuol dire anche, nella diocesi di Roma, Giornata mondiale
della gioventù. E l’appuntamento giovanile di domani guarda già al grande
raduno internazionale di Colonia del prossimo agosto. Un evento che avrà come figure-cardine
della riflessione i Magi e le loro parole riportate nel Vangelo: “Siamo venuti
per adorarlo”. Ad agosto dello scorso anno, il Pontefice inviò un messaggio ai
giovani di tutto il mondo in preparazione alla GMG tedesca. Ve ne offriamo un
breve sunto nel servizio di Alessandro De Carolis:
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“Un
lungo e non facile viaggio”, percorso “con coraggio per strade ignote”. I Magi
giunsero così, duemila anni fa, dalle loro terre alla grotta di Betlemme. Per i
giovani di oggi, il viaggio alla scoperta di Gesù non è meno difficile, costretti
come sono a cercarlo lungo una strada talvolta attraversata dalle luci
artificiali e fuorvianti dei “facili miti” del successo, del potere, delle
mode. Ma come per i Magi, anche per i giovani c’è una stella che li guida, che
aiuta a “scrutare i segni” con i quali Dio chiama.
Nel mistero di bontà
dell’Incarnazione - scrive il Papa – il Bambino adagiato nella mangiatoia “è
l’Uomo-Dio che vedremo inchiodato sulla Croce”. Un altro mistero al quale è
possibile avvicinarsi tramite l’Ostia consacrata. “Preparatevi in modo adeguato
– è l’invito di Giovanni Paolo II ai giovani - e accostatevi al Sacramento
dell’Altare, specialmente in quest’Anno dell’Eucaristia”. Ma attenzione alla
“tentazione costante dell’uomo”: l’idolatria. “Purtroppo – constata - c’è gente
che cerca la soluzione dei problemi in pratiche religiose incompatibili con la
fede cristiana”, magari aderendo “a concezioni evanescenti del sacro”. Giovani
- esclama il Papa - “non cedete a mendaci illusioni e mode effimere che lasciano
non di rado un tragico vuoto spirituale! Rifiutate le seduzioni del denaro, del
consumismo e della subdola violenza che esercitano talora i mass-media”.
Al contrario, fate “scelte
coraggiose”, se necessario “eroiche”, per seguire Cristo verso la santità,
perché – conclude il Pontefice – la Chiesa ha bisogno di “testimoni dell’amore
contemplato in Cristo”, che sappiano raccontarlo a chi ancora lo scambia con
“surrogati insignificanti”.
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Nei suoi messaggi e nei suoi
discorsi, dunque, Giovanni Paolo II ha sempre invitato i giovani a testimoniare
con forza l’amore di Cristo, compiendo radicali scelte di fede. Ma qual è la
risposta dei giovani? Giovanni Peduto lo ha chiesto al presidente del
Pontificio Consiglio per i Laici, l’arcivescovo Stanislaw Rylko:
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R. – Questo è un fatto
sorprendente: i giovani amano essere sfidati, amano confrontarsi con le mete
alte. Il Papa una volta ha detto: “Io sono amico dei giovani, ma un amico esigente”.
Sì, i giovani di oggi hanno bisogno di simili amici. Proprio grazie ad essi,
diventano capaci anche di compiere scelte di vita molto difficili e molto radicali.
D. – Domani, Domenica delle
Palme, la Giornata mondiale della gioventù si celebra a livello diocesano. Come
sta procedendo, invece, l’organizzazione dell’incontro internazionale dei
giovani, il prossimo agosto, a Colonia?
R. – I preparativi dell’incontro
mondiale dei giovani a Colonia, nell’agosto prossimo, procedono molto bene, sia
a livello organizzativo-logistico che a livello pastorale. E’ un fermento forte
che stimola la pastorale giovanile di molti Paesi.
D. – Vogliamo anticipare come si
svolgerà questa Giornata? Ci saranno delle novità?
R. – Il programma-base è sempre
uguale: le catechesi in varie lingue, pronunciate dai vescovi, il cosiddetto
Festival della Gioventù, che comprende numerose manifestazioni culturali,
musicali ma anche di spiritualità e di preghiera. Poi, tutto culmina con un
incontro con il Papa, durante la Veglia di preghiera sabato sera e l’Eucaristia
domenica. Ogni Giornata mondiale dei giovani è simile ma al tempo stesso
diversa dalle altre: ha caratteristiche proprie. L’elemento distintivo di
questa prossima Giornata mondiale della Gioventù forse sarà il fatto che ci
troveremo quasi nel cuore dell’Europa, a Colonia. Sarà una buona occasione per
i giovani europei di testimoniare che il cristianesimo non è solo un’eredità
storica, un passato del nostro continente, ma che è anche e soprattutto il suo
presente, il suo futuro.
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DICHIARAZIONE DELLA
SALA STAMPA VATICANA SULLA VICENDA
DELL’ORDINARIO MILITARE ARGENTINO, MONS. BASEOTTO,
SOSPESO DALLE AUTORITA’ DI BUENOS AIRES NEL SUO RUOLO DI VESCOVO “CASTRENSE”
- A cura di Alessandro De Carolis -
Se le autorità argentine
impedissero ad un vescovo nominato dalla Santa Sede di esercitare il proprio
ministero ciò si configurerebbe come una violazione della libertà religiosa
oltre che degli accordi tra i due Stati. Il direttore della Sala stampa
vaticana, Joaquin Navarro Valls, ha preso posizione in merito alla vicenda di
mons. Antonio Juan Baseotto, nominato dal Papa ordinario militare
dell’Argentina. Secondo quanto riferito dalle agenzie, ieri le autorità
argentine avrebbero sospeso poteri ed appannaggio spettanti a mons. Baseotto
per il suo ruolo di vescovo “castrense”, ovvero addetto alla cura spirituale
delle forze armate, in seguito ad alcune affermazioni del presule contro la
legalizzazione dell’aborto nel Paese latinoamericano.
“Non faccio solitamente commenti
su notizie di stampa”, ha dichiarato Navarro Valls, spiegando che la Santa Sede
“rimane in attesa di una comunicazione ufficiale da parte argentina”.
“Ovviamente – ha aggiunto - se si impedisse di esercitare il ministero
pastorale ad un vescovo legittimamente nominato dalla Santa Sede secondo le
norme del diritto canonico e degli accordi vigenti, ci si troverebbe di fronte
ad una violazione della libertà religiosa oltre che dei predetti accordi”.
LUNEDI’ SANTO QUATTROMILA GIOVANI
DELL’UNIV SI RADUNERANNO
NELL’AULA PAOLO VI PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO DEL
PAPA
- A cura di Giovanni Peduto -
Lunedì 21 marzo, alle ore 10.00,
circa 4 mila giovani si raduneranno nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, per
ascoltare il messaggio di Giovanni Paolo II ai partecipanti alla 38.ma edizione
dell’incontro UNIV, organizzata dall’Istituto per la Cooperazione Universitaria
(ICU), su iniziativa del fondatore dell’Opus Dei. La lettura del messaggio da
parte dell’arcivescovo Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di Stato,
avrà luogo alle ore 11.00, dopo la proiezione del filmato dell’incontro di
Giovanni Paolo II con i partecipanti all’UNIV del 1985. Previsto anche il
discorso del presidente dell’UNIV 2005, la keniota Jennifer Wamuyu Gitahi,
avvocato della High Court del Kenya. Gli incontri UNIV sono nati nel
1968, con l’ispirazione e l’incoraggiamento di San Josémaría Escrivá de
Balaguer, fondatore dell’Opus Dei. Da allora, tutti gli anni i partecipanti
sono stati ricevuti dal Pontefice, prima Paolo VI, poi Giovanni Paolo II.
Studenti universitari provenienti da 30 università italiane e da altre 200 di
tutto il mondo lavorano luogo la settimana sul tema “Progettare la cultura: il
linguaggio della musica”, proposto dall’ICU nelle diverse attività culturali,
che si svolgono in vari luoghi di Roma: conferenze, colloqui, mostre, dibattiti,
gruppi di studio, tavole rotonde.
RINUNCIA E NOMINA
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Legnica (Polonia) presentata da
monsignor Tadeusz Rybak, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto
Canonico. Al suo posto ha nominato monsignor Stefan Cichy, finora vescovo
titolare di Bonusta ed ausiliare di Katowice. Mons. Stefan Cichy, nato il 30
marzo 1939, è stato docente di Liturgia nel Seminario di Katowice e rettore del
medesimo. È stato nominato vescovo titolare di Bonusta ed ausiliare di Katowice
il 26 agosto 1998, ricevendo l’ordinazione episcopale il 12 settembre seguente.
In seno alla Conferenza Episcopale, è presidente della Commissione Episcopale
per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.
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19
marzo 2005
NEGLI STATI UNITI STACCATI I TUBI CHE ALIMENTAVANO
TERRY SCHIAVO,
LA DONNA IN
COMA DA 15 ANNI
- Intervista
con Francesco D’Agostino -
Alla
fine di un lungo braccio di ferro giuridico e politico, i tubi per l’alimentazione
di Terry Schiavo sono stati rimossi. La donna, che ha 41 anni, si trova in coma
da quando, nel 1990, ha avuto un collasso seguito da un grave squilibrio di
potassio. Dopo la lunga interruzione dei battiti cardiaci, il cervello ha
subito danni gravissimi. Ma a peggiorare la situazione di Terry hanno influito
anche le non adeguate cure dei medici, condannati a pagare 700 mila dollari. Il
servizio di Paolo Mastrolilli:
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Dopo una giornata piena di colpi
di scena, i tubi che alimentavano Terry Schiavo sono stati staccati. Ora morirà
nel giro di due settimane, se non ci saranno novità sul piano legale. La
scadenza per interrompere l’alimentazione erano le 7.00 di sera, ora italiana,
ma inizialmente l’intervento del Congresso degli Stati Uniti aveva impedito che
la donna della Florida fosse lasciata morire. Il marito Michael voleva staccare
i tubi sostenendo che la moglie gli aveva detto che non avrebbe voluto vivere
in questo stato. Invece, i genitori si battono ancora per tenerla in vita. Finora,
i tribunali hanno dato ragione al marito che aveva ottenuto il permesso di
staccare i tubi. Ieri mattina, però, le commissioni sanitarie del Senato e
della Camera avevano emesso due mandati di comparizione per la Schiavo per
invitarla formalmente a testimoniare in Parlamento e ad un’audizione nel suo
ospedale, che dovrebbero avvenire il 28 e il 25 marzo. Questi mandati obbligano
le persone interessate a presentarsi e vietano di ostruirle in qualunque
maniera. Quindi, dopo la loro emissione, i medici avevano bloccato la procedura
per staccare i tubi in attesa che i tribunali si pronunciassero ancora. Ma
verso le 8.00 di sera, il giudice incaricato del caso di Terry, ha rifiutato la
richiesta del Congresso ed ha confermato il permesso ad interrompere
l’alimentazione. Il presidente Bush e suo fratello Jeb, governatore della
Florida, non vogliono lasciarla morire ma la decisione spetta ai giudici. I
parlamentari repubblicani hanno presentato un nuovo ricorso alla Corte Suprema
nella speranza che ordini di riprendere l’alimentazione, mentre Camera e Senato
chiedono ai giudici federali di far rispettare i loro mandati di comparizione.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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I medici, dunque, hanno staccato le
sonde dal corpo di Terry Schiavo. Su questa decisione ascoltiamo
nell’intervista di Amedeo Lomonaco, la valutazione del presidente del Comitato
italiano di bioetica, Francesco D’Agostino:
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R. – E’ una decisione terribile. Anche se queste
patologie, come quella che ha colpito la Schiavo, sono a bassa probabilità di
recupero, non possiamo negare in linea di principio che questi malati possano
riprendere coscienza. Di fronte a questo dato di fatto c’è un unico dovere in
bioetica: prenderci comunque cura del malato.
D. – Per quanto riguarda le
informazioni su questa vicenda, c’è mancanza di completezza?
R. – Ci sono indicazioni molto
strane. In questo caso c’è un conflitto tra il marito della Schiavo ed i
genitori della donna, che hanno dichiarato esplicitamente di essere pronti a
farsi carico di ogni cura a favore di Terry. Io non riesco a capire perché il
marito non abbia risolto la questione rinunciando alla tutela sulla moglie,
trasferendola ai suoceri. Avrebbe risolto con molta semplicità un caso che è
sicuramente controverso.
D. – La frattura tra il marito e
i genitori di Terry Schiavo ripropone all’interno della società la profonda
spaccatura sull’eutanasia?
R. – Si. Probabilmente,
ripropone anche il grandissimo problema dei limiti dei poteri dei tutori di soggetti
non coscienti. Evidentemente, l’individualismo galoppante degli Stati Uniti ha
dilatato i poteri dei tutori fino al punto di consentire loro di staccare la
spina. I tutori, invece, dovrebbero tutelare le persone in coma persistente.
D. – I medici hanno detto che la
donna è in grado di respirare, ma non di deglutire e quindi morirà per inedia
nel giro di una o due settimane. Eutanasia in questo caso vuol dire anche
agonia…
R. – Sì, ed è un’agonia, almeno
dal punto di vista simbolico, chiaramente atroce. Questa scelta per un’agonia
che potrebbe durare anche due settimane è veramente angosciosa e
raccapricciante.
D. – In definitiva, per questo
caso si può parlare di accanimento terapeutico?
R. – Assolutamente no. Se Terry
Schiavo fosse tenuta in vita da macchinari molto sofisticati, allora potremmo
davvero dire che la sua vita dipende da un vero e proprio accanimento. Ma Terry
ha bisogno semplicemente di essere alimentata. E l’alimentazione non è una
procedura tecnologica né complessa né raffinata. Non si può parlare di
accanimento, quindi, in riferimento al dare da mangiare e da bere ad un
soggetto in coma persistente.
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SPOSO DELLA VERGINE MARIA E PATRONO DELLA CHIESA
UNIVERSALE
- Intervista con padre Angelo Catapano -
“Un esempio di amore gratuito,
di fedeltà” e di docilità ai progetti di Dio. Con queste parole, Giovanni Paolo
II ha definito in una circostanza San Giuseppe, lo sposo della Vergine che la
Chiesa festeggia solennemente oggi. Al Santo, il Papa ha dedicato nel 1989
l’Esortazione apostolica Redemptoris
Custos, nella quale ricorda l’azione silenziosa e obbediente dello sposo di
Maria cui Dio amava parlare nel sogno.
“I Vangeli non annotano alcuna parola detta da lui – sottolinea il
Pontefice – ma il silenzio di Giuseppe ha una speciale eloquenza”. Ma quale
messaggio può arrivare agli uomini di oggi da questo Santo, sposo, padre e lavoratore?
Giovanni Peduto lo ha chiesto a padre Angelo Catapano, religioso giuseppino del
Murialdo, direttore della “Voce di San Giuseppe”:
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R. – Proprio queste tre qualità
di sposo, padre e lavoratore lo mettono in evidenza con un’attualità
straordinaria o, anche, come qualche nostro superiore ha detto ultimamente, di
una “inattualità” per il contrasto delle situazioni in cui oggi ci troviamo.
Oggi l’impegno dello sposo, del padre e del lavoratore è messo in difficoltà,
in discussione come valore, come riferimento al Vangelo. La crisi della
famiglia, la crisi del padre, della paternità e quindi anche del rapporto coniugale
tra gli sposi, divorzi, separazioni. Anche il mondo del lavoro è così in crisi
in questo momento. Veramente San Giuseppe ci appare attualissimo in questa
realtà e veramente davanti ai nostri occhi è come colui che può dare una
“dritta” su che cosa significhi essere sposo per tanti sposi di oggi, padre per
tanti papà e lavoratore per il mondo del lavoro.
D. – Non deve essere stato
facile, per questo uomo giusto, entrare nel mistero dell’Incarnazione che gli
ha sconvolto personalmente la vita ... che ne pensa?
R. – Certamente. Giuseppe
dev’essere stato angosciato e non poco per quello che stava capitando, non
avendo avuto ancora la luce di Dio. Quel sogno nella notte gli rischiara le
tenebre e gli fa capire quello che sta capitando, attraverso l’accoglienza di
quel figlio in Maria. Quindi, è stato veramente difficile per lui e questo lo
rende più vicino per tutti quelli che hanno difficoltà e vivono nell’angoscia.
D. – Santa Teresa d’Avila
invitava a pregare San Giuseppe affermando che Gesù lo ascolta in modo
particolare: è vero?
R. – Certamente. Qualcuno, come
anche il nostro fondatore, il Murialdo, sottolinea, seguendo Santa Teresa, come
quello che San Giuseppe in cielo chiede a Gesù è veramente un comando più
ancora che una preghiera. Come Giuseppe
non ha mai detto di no a Gesù e a Maria, non ha detto mai di no a Dio, così
Gesù stesso e Dio non gli dicono di no quando uno gli chiede la sua
intercessione.
D. – San Giuseppe è
soprattutto invocato come il Patrono della Buona Morte. Perché?
R. – Perché ha avuto la felicità
di avere la morte più beata possibile insieme con Gesù, accompagnato da Maria,
è passato da questo mondo all’altro mondo. Una grazia speciale di cui
certamente non si sentiva degno ma che gli ha permesso l’ingresso più bello nel
Paradiso.
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AL CINEMA “VANITY FAIR”, IL GRANDE AFFRESCO DELLA REGISTA
INDIANA MIRA NAIR CHE DEL ROMANZO ISPIRATORE DI WILLIAM THACKERAY
CONSERVA
IL TRATTO SATIRICO
Letteratura e cinema si
incontrano nel grande affresco della regista indiana Mira Nair che dirige in
“Vanity fair” una sfarzosa e satirica storia tratta dal capolavoro di William
Thackeray. Il servizio di Luca Pellegrini:
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Un modo di dire, una profana
attitudine, una pericolosa inclinazione: eccoci nella Vanity Fair, la
fiera della vanità, termine in auge nel nostro e nei passati secoli:
un’appassionante corsa ove ogni mezzo è permesso (e sono preferiti, solitamente,
gli illeciti e i più subdoli) nella quale nessun controllo antidoping può dare
regole e tanto meno sospendere dalla gara. Il traguardo? L’essere accettati nel
ventre grasso e potente della buona società, in quelle sfere ove, vanitas
vanitatum, tutto si dispone ma anche tutto si può perdere, da un giorno
all’altro, quasi che la vita fosse soltanto una partita imprevedibile e
rischiosa anziché la realizzazione del proprio essere e dei propri ideali.
William Thackeray aveva visto
giusto scrivendo, nel 1848, il suo famoso romanzo satirico ed ambientandolo soltanto
qualche decennio prima. L’arrampi-cata divertente e dolorosa, imprevedibile e
coraggiosa di Becky - orfana e poverella ma volitiva quanto basta, - ha per
sfondo la Londra capitale dell’Impero e della democrazia, alle prese col lusso
e Napoleone, l’India e i militari, le guerre e le ghinee, i tradimenti e i tormenti,
soprattutto quelli di una classe borghese in vertiginosa ascesa. Ed ecco un
film sontuoso che la regista indiana, con la sua classe, la sua curiosità ed il
delicato, personalissimo tocco femminile, conduce con piacevole senso del
racconto. Esplora ciò che si nasconde dietro lo sguardo furbetto e sibillino
della brava Reese Witherspoon, nel ruolo della protagonista, dalla sua ascesa
all’inaspettata caduta e, forse, alla rinascita. La seguiamo dai vicoli di
Londra alla campagna dell’Hampshire, dai palazzi della capitale ai colori
dell’India.
Cinismo e arroganza, furbizia e
determinazione sottostanno, però, anche questa volta ai sentimenti, fallaci e
imprevedibili. Alcuni dialoghi sono straordinari; la ricchezza di scene e
costumi appariscente e fantasmagorica; la cura del dettaglio puntigliosa; la
corona di attori e attrici - se ne contano cinquantanove tra ruoli grandi e
piccoli -, tutti d’innegabile, teatrale professionalità.
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Domani 20 Marzo, Domenica delle
Palme e della Passione del Signore, la liturgia ci presenta l’ingresso di Gesù
a Gerusalemme. Il Signore cavalca un asinello ed è acclamato da una folla
festante:
“Osanna al
figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel
più alto dei cieli!”
Eppure, in questo giorno di
esultanza, durante la Messa si legge il racconto della Passione di Gesù.
Ascoltiamo in proposito il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan
Rupnik:
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La
liturgia della Domenica delle Palme accosta l’ingresso di Cristo a Gerusalemme
tra gli ‘osanna’ della gente e la lettura della Passione di Nostro Signore. La
gente lo acclama come re ma lui, di fatto, cavalca un asinello. Nella regalità
di Cristo non c’è niente che potrebbe essere identificato con qualsiasi potere
di questo mondo. Infatti, il suo trono sul quale viene scritto il titolo di re
sarà la Croce.
La passione che segue il
glorioso ingresso sconfessa ogni fraintendimento di gloria e di potere. Gesù
Cristo è mandato dal Padre per manifestare il suo amore agli uomini, ma questo amore
si realizza nel dono di Cristo nelle nostre mani, mentre gli ‘osanna’ non
considerano che è la Pasqua la forma dell’amore di Dio nella storia. Proprio in
questo consiste la più tremenda tentazione: sperare nella salvezza evitando la
Pasqua e conoscere un Dio senza la Pasqua.
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19 marzo 2005
LA CENTRALITA’ DELL’EUCARISTIA
NELLA VITA DELLA CHIESA,
L’ATTENZIONE AI POVERI
E IL DESIDERIO DI PACE IN VISTA DELLE PROSSIME ELEZIONI
PRESIDENZIALI E PARLAMENTARI.
SONO QUESTI I TEMI AL CENTRO DEL MESSAGGIO CHE I VESCOVI
DELLA TANZANIA
HANNO PUBBLICATO IN OCCASIONE DELLA QUARESIMA
DAR ES SALAAM. =
“Eucaristia segno di unità, vincolo di Carità”: è il titolo del messaggio che i
vescovi della Tanzania hanno diffuso per la Quaresima 2005. Nel documento i presuli
invitano a meditare sul sacramento dell’Eucaristia e sulla sua capacità di
promuovere l’unità, la pace, l’amore e la conoscenza reciproca tra i fedeli.
“La famiglia di Dio deve essere sempre una comunità – si legge nella lettera
quaresimale – che cresce nell’unico spirito e nello stesso legame di amore”. I
vescovi della Tanzania sottolineano che la ricchezza dell’umanità è l’essere
“tutti fratelli e sorelle dello stesso Padre, nella stessa famiglia, tutti
creati dal Padre ed uniti dal vincolo dell’Amore Divino”. Da qui la riflessione
si approfondisce sul posto centrale che l’Eucaristia occupa nella vita della
Chiesa. “Quando si medita sull’Eucaristia, infatti, si medita sulla vita dello
stesso Gesù Cristo, il redentore dell’umanità. Gesù è, quindi, la fonte
perfetta di unità e il legame perfetto di amore tra gli esseri umani”. La Quaresima, dunque, sottolineano
i vescovi, è un grande periodo di Grazia per tutti, che deve essere accompagnato
da sforzi incessanti da parte dei fedeli per ottenere la misericordia di Dio,
donata attraverso l’Eucaristia per la conversione interiore. L’Eucaristia poi
unisce nell’amore Gesù e i malati. “Ricevendo la Santa Eucaristia – si legge –
gli ammalati rimangono uniti nell’amore con Gesù, nostro Redentore”. Nel
messaggio – riferisce l’agenzia Fides – viene ribadita con forza l’opzione
preferenziale per i poveri e viene chiesto ai fedeli “di crescere sempre più
nella autentica solidarietà di amore e compassione per i poveri”, ricordando
che l’attenzione ai poveri è stata l’apostolato della Chiesa lungo la storia. I
vescovi concludono il loro messaggio con un appello al popolo del Paese
africano, affinché sappia mantenere la pace e la comprensione reciproca
specialmente in vista delle elezioni presidenziali e parlamentari del prossimo
ottobre. (B.C.)
NON SCORAGGIARTI MAI DAVANTI ALLE
DIFFICOLTA’ E ANNUNCIA LA PAROLA DI CRISTO CON FEDELTA’ E COSTANZA. COSI’ OGGI
IL CARDINALE SEPE, DURANTE L’ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONS. HENRYK HOSER, SEGRETARIO
AGGIUNTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI
ROMA. = Annuncia la Parola di Cristo “con fedeltà e
costanza, in ogni occasione, opportuna e non opportuna”; esorta “con
magnanimità e dottrina e, facendo sempre ricorso alla preghiera, non stancarti
mai di impetrare da Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, la ricchezza della
grazia e della santità a favore di tutto il popolo cristiano”. Questo, in sintesi,
l’invito che il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per
l’Evangelizzazione dei Popoli, ha rivolto a mons. Henryk Hoser, segretario
aggiunto del dicastero medesimo e presidente delle Pontificie Opere
Missionarie, conferendogli l’ordinazione episcopale. “Attraverso il tuo
ministero – ha proseguito il porporato durante la cerimonia, che si è svolta a
Roma, presso la Cappella del Collegio Urbano – Cristo continua ad annunciare il
Vangelo e a incorporare nuovi figli nel suo mistero di salvezza, accrescendo di
nuove membra il suo corpo, che è la Chiesa”. Il prefetto della Congregazione
per l’Evangelizzazione dei Popoli ha, quindi, ricordato a mons. Henryk Hoser,
della Società dell’Apostolato Cattolico, i tratti peculiari del ministero
episcopale. “Questa dinamica della missione – ha detto il cardinale Sepe – per
essere in grado di offrire a tutti la salvezza che Cristo ha portato agli
uomini, deve inserirsi nella logica della carità, dell’umiltà e del coraggio,
senza mai scoraggiarsi di fronte alle difficoltà”. “In particolare – ha concluso
il porporato – prenditi cura soprattutto di coloro che ancora non appartengono
al gregge del Signore, che costituiscono la maggior parte della nostra
umanità”. (B.C.)
CONDANNATO ALL’ERGASTOLO L’EX
RIBELLE KEKE CHE UCCISE UN SACERDOTE
CATTOLICO NELLE ISOLE SALOMONE.
PADRE AUGUSTINE GEVE ERA IL PRIMO
SACERDOTE CATTOLICO INDIGENO
DELLE ISOLE SALOMONE E MINISTRO
PER I GIOVANI, LE DONNE E LO
SPORT
HONIARA. = L’Alta Corte di Honiara ha condannato all’ergastolo
Harold Keke, ex capo ribelle accusato dell’uccisione nell’agosto 2002 di padre
Augustine Geve, sacerdote cattolico e parlamentare dell’arcipelago delle
Salomone. Mentre era a capo del “Movimento di liberazione Isatabu” (IFM), Keke
avrebbe dato disposizioni per l’assassinio di padre Geve, all’epoca
rappresentante parlamentare della circoscrizione del Guadalcanal meridionale,
perché insoddisfatto della sua attività politica. Padre Augustine Geve –
riferisce l’agenzia Misna – era il primo sacerdote cattolico indigeno delle
isole Salomone e ministro per i giovani, le donne e lo sport. Immediata la
soddisfazione espressa dal governo australiano che nel 2003 inviò sul posto la
Missione di assistenza regionale nelle Salomone per riportare l’ordine nel
Paese in preda al caos e alle violenze. Fu proprio la RAMSI ad arrestare Keke
il 18 agosto 2003. L’ex leader ribelle responsabile, tra l’altro, di avere
guidato operazioni di pulizia etnica, omicidi, torture, sequestri ed
estorsioni, deve rispondere anche dell’assassinio di sei missionari anglicani
della confraternita della Melanesia, sequestrati e uccisi nel 2003 dai suoi
miliziani. (B.C.)
FRUTTI DI DEVOZIONE IN QUEST’ANNO DELL’EUCARISTIA.
ORGANIZZATA
UNA PROCESSIONE EUCARISTICA PUBBLICA IN CINA,
NELLA DIOCESI DI ZHOUZHI.
UN INTENSO MOMENTO DI FEDE CHE NON SI RIPETEVA DA
56 ANNI
ZHOUZHI.
= Intenso momento di gioia in Cina per i fedeli della diocesi di Zhouzhi. In occasione
dell’Anno dell’Eucaristia, infatti, è stata organizzata una processione
eucaristica pubblica, un evento che non accadeva dal 1949. Durante le vacanze
del capodanno cinese – secondo quanto rivela l’agenzia Asianews – con
l’accompagnamento di tamburi, trombe e petardi, i fedeli di quattro parrocchie
della contea di Mei, nella provincia di Shanxi, hanno condotto una processione
eucaristica. “Attraverso questo appuntamento – ha dichiarato il parroco di Yongan,
padre Wu Yangzhi – abbiamo voluto rispondere all’invito del Santo Padre di
promuovere la comunione tra le Chiese durante l’Anno dell’Eucaristia”. La processione
è partita e si è conclusa proprio dal villaggio di Yongan, dove vivono 500
cattolici. Ma non è l’unico avvenimento che la piccola comunità cattolica ha
organizzato: ogni giovedì, da quando il Papa ha iniziato questo periodo di
speciale devozione all’Eucaristia, si svolge mezz’ora di adorazione guidata
dall’anziano parroco. La
processione, che ha suscitato vivo interesse anche tra i non credenti, ha
visitato cinque villaggi, tre dei quali cattolici. In ciascuno, i fedeli si
sono inginocchiati e hanno pregato al passaggio del Santissimo Sacramento. La
diocesi di Zhouzhi ha 60 mila cattolici, 54 sacerdoti, 200 chiese, 120
seminaristi e 208 religiose. (B.C.)
LA DRAMMATICA SITUAZIONE DEL
SUDAN E’ STATA AL CENTRO DI UN FORUM
ORGANIZZATO IERI DALLA
PROVINCIA DI MILANO E INTITOLATO:
“QUALE PACE PER IL SUDAN? LA
PAROLA ALLA SOCIETÀ CIVILE”
- A cura di Fabio Brenna -
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MILANO.
= “La situazione nel Darfur diventa sempre più grave: i campi profughi stanno
straripando e quest’anno non ci sarà raccolto agricolo, perché la guerra ha
impedito la semina”. Il quadro è stato delineato da Barbara Contini, inviata
speciale del Governo italiano nella regione sudanese, nell’ambito della due
giorni del forum internazionale convocato a Milano dalla campagna italiana per
i diritti umani in Sudan, una rete di associazioni cattoliche e ONG che da anni
sta seguendo il dramma del Paese africano. Barbara Contini ha spiegato che la
situazione più difficile rimane quella di donne e bambini, che sono la maggioranza
all’interno dei campi: l’80 per cento di loro è colpita da dissenteria e malaria,
mentre i campi si ingrossano anche per la povera gente che lascia le periferie
delle città. “Io non credo al metodo dei campi” – ha sottolineato la Contini –
“per l’emergenza abbiamo finanziato 5 ONG, portando avanti 10 progetti bilaterali
e fornendo aiuti immediati con voli cargo mensili”. Ma il dramma del Sudan non
si esaurisce nella sola emergenza del Darfur. All’interno del Forum è stata
data voce anche alla società civile che, insieme con la comunità internazionale,
deve farsi carico del processo di pace avviato con gli accordi siglati nel
gennaio scorso in Kenya dal governo di Khartum e il Sudan People Liberation
Army, i ribelli del Sud del Paese. Accordi giunti al termine di una guerra
ventennale che ha provocato un milione di morti e cinque milioni di sfollati. I
protocolli di pace rischiano, tuttavia, di essere macchiati dalla questione del
petrolio secondo Sara Pantuliano, per anni impegnata nella regione dei Nuba per
conto del Programma ONU per lo sviluppo. La divisione dei proventi della
vendita del petrolio potrà condizionare gli accordi, che prevedono un
referendum per l’indipendenza del Sud, da tenere dopo sei anni di autonomia, e
l’applicazione della legge coranica nel solo Nord del Sudan. “Per fare in modo
che non si tratti di una pace dimezzata” – ha sottolineato padre William Deng,
segretario all’educazione per l’arcidiocesi di Khartoum – “non deve ripetersi
quanto già avvenuto nel Sud, dove la gente è stata costretta a fuggire dalle
proprie terre. Per questo è indispensabile che ONU e Unione Europea vigilino
sulla realizzazione degli accordi di pace”.
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AL VIA DA GIOVEDI’ IL “SALON DU LIVRE” DI PARIGI.
LA MANIFESTAZIONE,
GIUNTA ALLA SUA 25.ESIMA EDIZIONE, E’ IN PROGRAMMA
FINO A MERCOLEDI’ PROSSIMO ALL’EXPO DI PORTE DE VERSAILLES
- A cura di Francesca Pierantozzi -
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PARIGI. = Salutando un’annata
eccezionale per l’editoria, con una crescita del settore di oltre il 4 per
cento, si è aperta a Parigi la 25.ma edizione del Salone del Libro, la più
grande manifestazione culturale europea aperta al pubblico. Durante la
settimana sono attesi circa 200 mila visitatori. Potranno incontrare 200 tra
autori e illustratori, oltre 1.200 editori francesi e stranieri; sfogliare
migliaia di libri, romanzi, saggi, poesie, album di fumetti. Ospite d’onore di
questa 25.esima edizione, la Russia: una quarantina di autori sono stati
invitati ad animare un pavillon di oltre 700 metri quadri. Presente in
massa, come vuole la tradizione, la letteratura straniera: ben 25 i Paesi invitati
a far scoprire la loro cultura attraverso l’editoria. Il presidente del
Sindacato nazionale degli editori francesi non ha nascosto l’entusiasmo per una
manifestazione che dovrebbe coronare un periodo d’oro per l’editoria. Ad
inaugurare il Salone del libro, è venuto di persona il primo ministro,
Jean-Pierre Raffarin, accompagnato dal suo ministro della Cultura, Renaud
Donnedieu de Vabres.
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19
marzo 2005
- A cura di Salvatore Sabatino -
Tornano
le bombe in Libano. La scorsa notte un’auto imbottita di esplosivo è saltata in
aria nei pressi di un locale notturno nel quartiere cristiano di Jdeide nella
zona nord-orientale di Beirut. Undici i feriti. Intanto il presidente libanese
Emile Lahoud ha invitato a riprendere i colloqui tra le fazioni politiche
contrapposte: l'opposizione anti-siriana e i partiti lealisti che hanno sempre
appoggiato la presenza sul territorio nazionale delle truppe di Damasco. Francesca
Fraccaroli:
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L’esplosione ha riportato la paura di un ritorno alla
guerra civile, vissuta dal Paese tra il 1975 e il 1990. Un deputato
dell’opposizione ha subito puntato l’indice contro la Siria, sostenendo che
Damasco intende dimostrare che l’uscita dei suoi soldati dal Libano provocherà
scontri interni. Gli attentatori mirano evidentemente alla fragilità sociale e
politica del Paese che, dopo l’assassinio del premier Hariri avvenuto lo scorso
14 febbraio, si ritrova, di fatto, spaccato in due.
Dagli
Stati Uniti il patriarca maronita Nasrallah Sfeir, parlando al Palazzo di
Vetro, ha chiesto il disarmo del movimento sciita Hezbollah e il ritiro completo
della Siria. Nei giorni scorsi, dopo le manifestazioni di piazza dei due campi
opposti, la crisi libanese sembrava incanalarsi nel dibattito politico. Ora,
invece, si riaffaccia lo spettro della violenza. L’inviato dell’Onu in Medio
Oriente Terje Roed-Larsen ha detto di essere profondamente preoccupato per la
possibilità che un altro esponente politico di primo piano venga assassinato.
Per la
Radio Vaticana, Francesca Fraccaroli.
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E della difficile situazione in Libano si è parlato ieri anche a Parigi,
dove il presidente francese Chirac,
quello russo Putin e i premier di Spagna e Germania, Zapatero e Schröder, si
sono incontrati in un vertice informale. Al centro dell’incontro i temi internazionali
più caldi del momento. Da Parigi ci riferisce Francesca Pierantozzi:
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Primo obiettivo dell’incontro, evitare l’isolamento
della Russia sempre più criticata per le sue derive autoritarie, in particolare
per la guerra in Cecenia, l’ingerenza in Ucraina e gli attacchi contro la
libertà d’informazione. A Parigi, Chirac ha voluto sottolineare piuttosto i
fattori di amicizia e di intesa. In mattinata, ha accolto Putin, lo ha condotto
in visita nel segretissimo Centro di direzione delle operazioni aeree della
difesa francese, segno di grande apertura e fiducia. Poi, l’incontro a quattro,
conclusosi con un’intesa comune sui grandi dossier internazionali. I quattro
hanno chiesto il ritiro immediato delle truppe siriane dal Libano. Intesa anche
sul delicato programma nucleare iraniano, con i russi accusati dagli americani
di fornire combustibile a Teheran. Parigi, Berlino, Madrid e Mosca hanno invece
ribadito di lavorare insieme senza alcuna frizione.
Francesca Pierantozzi, da
Parigi, per la Radio Vaticana.
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E
dopo il vertice di ieri a Parigi, per il presidente russo Putin un altro appuntamento
chiave per la politica internazionale. Il capo del Cremlino, infatti, è arrivato
poco fa in Ucraina per incontrare il neo presidente Yushenko. Si tratta della
prima visita di Putin nel Paese dopo la rivoluzione arancione.
Prosegue il clima di violenza
in Iraq. A Kirkuk, 255 chilometri a nord di Baghdad, quattro poliziotti della
Guardia Nazionale sono morti ed altri sette sono rimasti feriti dall'esplosione
di una bomba contro il corteo funebre di un loro collega ucciso ieri. A Ramadi,
invece, un centinaio di chilometri ad ovest della capitale, considerata la
roccaforte degli insorti, un’autobomba guidata da un terrorista kamikaze è
esplosa contro un convoglio statunitense. Un marine ha perso la vita.
Ed oggi in tutto il mondo verrà
ricordato dai movimenti pacifisti il secondo anniversario della guerra in Iraq,
iniziata con i bombardamenti statunitensi su Baghdad nella notte tra il 19 ed
il 20 marzo 2003. Manifestazioni sono in programma a New York, Londra, Atene e
Roma. Ma sarà Bruxelles la città simbolo per i pacifisti del Vecchio Continente.
Centinaia di migliaia di persone daranno vita a 3 serpentoni che confluiranno
alla “Gare du Nord”, la principale stazione della capitale belga.
Continua il viaggio in Asia di
Condoleeza Rice. Il segretario di Stato americano, che ieri era a Tokyo, da
poco è giunta nella capitale sudcoreana Seul, per poi proseguire il suo tour a
Pechino. Al centro della missione diplomatica il piano nucleare della Corea del
Nord. E dalla capitale nipponica la Rice ha esortato il Paese asiatico a tornare con urgenza al
tavolo dei negoziati e a rivedere le proprie ambizioni atomiche. Il servizio è
di Chiaretta Zucconi:
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“La Nord-Corea
deve fare una scelta, e deve farla ora”. Questo è quanto la Rice ha sottolineato
negli incontri avvenuti ieri a Tokyo. Nel contempo, le autorità nipponiche e il
segretario di Stato americano hanno riaffermato l’impegno dei rispettivi
Governi a favore della ripresa dei negoziati multilaterali sulle ambizioni
nucleari nordcoreane, in stretta collaborazione con la Cina che ospita le
consultazioni ed è il principale benefattore della Corea del Nord. Ma mentre
Washington chiede agli alleati asiatici più polso nell’esercitare pressioni
sulla Corea del Nord, gli ultimi, in cambio, sollecitano maggiore flessibilità
dalla Casa Bianca in questa fase di stallo dei colloqui che coinvolgono anche
la Russia e che sono fermi da giugno 2004. Indispettita dall’atteggiamento USA
e soprattutto la Corea del Sud: Seul ha sottolineato che l’intransigenza di
Washington non aiuta la penisola coreana. Il desiderio ardente di 70 milioni di
coreani è la riunificazione, un lungo processo che necessita di pazienza e
diplomazia.
Per la Radio Vaticana, Chiaretta
Zucconi.
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E a due giorni dalla visita in Pakistan del segretario di
Stato Condoleeza Rice, che ha incoraggiato il processo di pace con l’India,
Islamabad ha compiuto un lancio di prova di un missile nucleare a lunga
gittata. Il lancio è avvenuto in una località segreta, alla presenza del
presidente Parvez Musharraf. Secondo il Pakistan, l’India era stata avvertita
conformemente alle misure di reciproca fiducia in atto tra due Paesi.
Ancora un incidente mortale in
una miniera cinese. Diciassette minatori sono morti, e oltre cinquanta sono
rimasti intrappolati nella miniera di Xishui, nella provincia di Shanxi, nella
quale si è verificata un’esplosione. A confermare la notizia l’agenzia Nuova
Cina. Al momento dello scoppio quarantanove persone si trovavano nei pozzi in
cui l’esplosione è avvenuta.
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