RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 78 - Testo della trasmissione di sabato 19  marzo 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Domani, la Messa delle Palme in Piazza San Pietro presieduta dal cardinale Ruini. Per i giovani romani sarà anche la Giornata Mondiale della gioventù: con noi mons. Stanislaw Rylko

 

Dichiarazione della Sala Stampa vaticana sulla vicenda dell’ordinario militare argentino, mons. Antonio Juan Baseotto, sospeso dalle autorità di Buenos Aires nel suo ruolo di vescovo “castrense”

 

Lunedì Santo quattromila giovani dell’UNIV si raduneranno nell’Aula Paolo VI per ascoltare un messaggio del Papa letto da mons. Leonardo Sandri.

 

IN PRIMO PIANO:

Negli Stati Uniti staccati i tubi che alimentavano Terry Schiavo, la donna in coma da 15 anni. Intervista con il presidente del Comitato italiano di bioetica, Francesco D’Agostino

 

La figura di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria e patrono della Chiesa universale. Ce ne parla padre Angelo Catapano

 

Al cinema “Vanity Fair”, grande affresco satirico della regista indiana Mira Nair.

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Eucaristia segno di unità, vincolo di Carità”: è il titolo del messaggio che i vescovi della Tanzania hanno diffuso per la Quaresima 2005

 

“Non scoraggiarti mai davanti alle difficoltà e annuncia la parola di Cristo con fedeltà e costanza”: così oggi il cardinale Crescenzio Sepe, durante l’ordinazione episcopale di mons. Henryk Hoser, segretario aggiunto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli

 

L’Alta Corte di Honiara nell’Arcipelago delle Isole Salomone ha condannato all’ergastolo Harold Keke, ex capo ribelle accusato dell’uccisione, nell’agosto 2002, di padre Augustine Geve

 

Organizzata una processione eucaristica pubblica in Cina, nella diocesi di Zhouzhi. Un intenso momento di fede che non si ripeteva da 56 anni

 

La drammatica situazione del Sudan al centro di un Forum organizzato a Milano dalla campagna italiana per i diritti umani in Sudan

 

Si è aperta a Parigi la 25.ma edizione del Salone del Libro.

 

24 ORE NEL MONDO:

A Beirut 11 feriti per l’autobomba nella notte. L’appello del presidente filosiriano Lahoud a tutte le forze politiche per la ripresa del dialogo

 

Iraq: ancora morti a Kirkuk e Ramadi, mentre manifestazioni pacifiste in tutto il mondo ricordano che il 20 marzo di due anni iniziava la guerra

 

Condoleeza Rice in Asia chiede alla Corea del Nord di tornare al tavolo dei negoziati sul nucleare.

                                                                                                                   

      

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 marzo 2005

 

 

DOMANI LA MESSA DELLE PALME IN PIAZZA SAN PIETRO,

PRESIEDUTA DAL CARDINALE RUINI.

PER I GIOVANI ROMANI SARÀ ANCHE LA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

- Intervista con mons. Stanislaw Rylko -

 

Sarà un’apertura inconsueta, quella della Settimana Santa, che domani vivrà il primo dei suoi appuntamenti con la solennità della Domenica delle Palme. Come noto, non sarà Giovanni Paolo II, tuttora convalescente, a presiedere la Santa Messa in San Pietro, preceduta dalla tradizionale benedizione delle palme e degli ulivi e dalla processione. Lo sostituirà il cardinale vicario Camillo Ruini, nella cerimonia in programma alle 10.00 in Piazza San Pietro: cerimonia che – lo ricordiamo - sarà seguita in radiocronaca diretta dalla nostra emittente, con inizio alle ore 9.50 e con commenti in italiano, inglese, tedesco, francese e, solo su satellite, in spagnolo e portoghese.

 

Ma Domenica delle Palme vuol dire anche, nella diocesi di Roma, Giornata mondiale della gioventù. E l’appuntamento giovanile di domani guarda già al grande raduno internazionale di Colonia del prossimo agosto. Un evento che avrà come figure-cardine della riflessione i Magi e le loro parole riportate nel Vangelo: “Siamo venuti per adorarlo”. Ad agosto dello scorso anno, il Pontefice inviò un messaggio ai giovani di tutto il mondo in preparazione alla GMG tedesca. Ve ne offriamo un breve sunto nel servizio di Alessandro De Carolis:

 

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“Un lungo e non facile viaggio”, percorso “con coraggio per strade ignote”. I Magi giunsero così, duemila anni fa, dalle loro terre alla grotta di Betlemme. Per i giovani di oggi, il viaggio alla scoperta di Gesù non è meno difficile, costretti come sono a cercarlo lungo una strada talvolta attraversata dalle luci artificiali e fuorvianti dei “facili miti” del successo, del potere, delle mode. Ma come per i Magi, anche per i giovani c’è una stella che li guida, che aiuta a “scrutare i segni” con i quali Dio chiama.

 

Nel mistero di bontà dell’Incarnazione - scrive il Papa – il Bambino adagiato nella mangiatoia “è l’Uomo-Dio che vedremo inchiodato sulla Croce”. Un altro mistero al quale è possibile avvicinarsi tramite l’Ostia consacrata. “Preparatevi in modo adeguato – è l’invito di Giovanni Paolo II ai giovani - e accostatevi al Sacramento dell’Altare, specialmente in quest’Anno dell’Eucaristia”. Ma attenzione alla “tentazione costante dell’uomo”: l’idolatria. “Purtroppo – constata - c’è gente che cerca la soluzione dei problemi in pratiche religiose incompatibili con la fede cristiana”, magari aderendo “a concezioni evanescenti del sacro”. Giovani - esclama il Papa - “non cedete a mendaci illusioni e mode effimere che lasciano non di rado un tragico vuoto spirituale! Rifiutate le seduzioni del denaro, del consumismo e della subdola violenza che esercitano talora i mass-media”.

 

Al contrario, fate “scelte coraggiose”, se necessario “eroiche”, per seguire Cristo verso la santità, perché – conclude il Pontefice – la Chiesa ha bisogno di “testimoni dell’amore contemplato in Cristo”, che sappiano raccontarlo a chi ancora lo scambia con “surrogati insignificanti”.

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Nei suoi messaggi e nei suoi discorsi, dunque, Giovanni Paolo II ha sempre invitato i giovani a testimoniare con forza l’amore di Cristo, compiendo radicali scelte di fede. Ma qual è la risposta dei giovani? Giovanni Peduto lo ha chiesto al presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, l’arcivescovo Stanislaw Rylko:

 

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R. – Questo è un fatto sorprendente: i giovani amano essere sfidati, amano confrontarsi con le mete alte. Il Papa una volta ha detto: “Io sono amico dei giovani, ma un amico esigente”. Sì, i giovani di oggi hanno bisogno di simili amici. Proprio grazie ad essi, diventano capaci anche di compiere scelte di vita molto difficili e molto radicali.

 

D. – Domani, Domenica delle Palme, la Giornata mondiale della gioventù si celebra a livello diocesano. Come sta procedendo, invece, l’organizzazione dell’incontro internazionale dei giovani, il prossimo agosto, a Colonia?

 

R. – I preparativi dell’incontro mondiale dei giovani a Colonia, nell’agosto prossimo, procedono molto bene, sia a livello organizzativo-logistico che a livello pastorale. E’ un fermento forte che stimola la pastorale giovanile di molti Paesi.

 

D. – Vogliamo anticipare come si svolgerà questa Giornata? Ci saranno delle novità?

 

R. – Il programma-base è sempre uguale: le catechesi in varie lingue, pronunciate dai vescovi, il cosiddetto Festival della Gioventù, che comprende numerose manifestazioni culturali, musicali ma anche di spiritualità e di preghiera. Poi, tutto culmina con un incontro con il Papa, durante la Veglia di preghiera sabato sera e l’Eucaristia domenica. Ogni Giornata mondiale dei giovani è simile ma al tempo stesso diversa dalle altre: ha caratteristiche proprie. L’elemento distintivo di questa prossima Giornata mondiale della Gioventù forse sarà il fatto che ci troveremo quasi nel cuore dell’Europa, a Colonia. Sarà una buona occasione per i giovani europei di testimoniare che il cristianesimo non è solo un’eredità storica, un passato del nostro continente, ma che è anche e soprattutto il suo presente, il suo futuro.

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DICHIARAZIONE DELLA SALA STAMPA VATICANA SULLA VICENDA

DELL’ORDINARIO MILITARE ARGENTINO, MONS. BASEOTTO, SOSPESO DALLE AUTORITA’ DI BUENOS AIRES NEL SUO RUOLO DI VESCOVO “CASTRENSE”

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Se le autorità argentine impedissero ad un vescovo nominato dalla Santa Sede di esercitare il proprio ministero ciò si configurerebbe come una violazione della libertà religiosa oltre che degli accordi tra i due Stati. Il direttore della Sala stampa vaticana, Joaquin Navarro Valls, ha preso posizione in merito alla vicenda di mons. Antonio Juan Baseotto, nominato dal Papa ordinario militare dell’Argentina. Secondo quanto riferito dalle agenzie, ieri le autorità argentine avrebbero sospeso poteri ed appannaggio spettanti a mons. Baseotto per il suo ruolo di vescovo “castrense”, ovvero addetto alla cura spirituale delle forze armate, in seguito ad alcune affermazioni del presule contro la legalizzazione dell’aborto nel Paese latinoamericano. 

 

“Non faccio solitamente commenti su notizie di stampa”, ha dichiarato Navarro Valls, spiegando che la Santa Sede “rimane in attesa di una comunicazione ufficiale da parte argentina”. “Ovviamente – ha aggiunto - se si impedisse di esercitare il ministero pastorale ad un vescovo legittimamente nominato dalla Santa Sede secondo le norme del diritto canonico e degli accordi vigenti, ci si troverebbe di fronte ad una violazione della libertà religiosa oltre che dei predetti accordi”.

 

 

LUNEDI’ SANTO QUATTROMILA GIOVANI DELL’UNIV SI RADUNERANNO

NELL’AULA PAOLO VI PER ASCOLTARE IL MESSAGGIO DEL PAPA

- A cura di Giovanni Peduto -

 

Lunedì 21 marzo, alle ore 10.00, circa 4 mila giovani si raduneranno nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, per ascoltare il messaggio di Giovanni Paolo II ai partecipanti alla 38.ma edizione dell’incontro UNIV, organizzata dall’Istituto per la Cooperazione Universitaria (ICU), su iniziativa del fondatore dell’Opus Dei. La lettura del messaggio da parte dell’arcivescovo Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di Stato, avrà luogo alle ore 11.00, dopo la proiezione del filmato dell’incontro di Giovanni Paolo II con i partecipanti all’UNIV del 1985. Previsto anche il discorso del presidente dell’UNIV 2005, la keniota Jennifer Wamuyu Gitahi, avvocato della High Court del Kenya. Gli incontri UNIV sono nati nel 1968, con l’ispirazione e l’incoraggiamento di San Josémaría Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei. Da allora, tutti gli anni i partecipanti sono stati ricevuti dal Pontefice, prima Paolo VI, poi Giovanni Paolo II. Studenti universitari provenienti da 30 università italiane e da altre 200 di tutto il mondo lavorano luogo la settimana sul tema “Progettare la cultura: il linguaggio della musica”, proposto dall’ICU nelle diverse attività culturali, che si svolgono in vari luoghi di Roma: conferenze, colloqui, mostre, dibattiti, gruppi di studio, tavole rotonde.

 

 

RINUNCIA E NOMINA

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Legnica (Polonia) presentata da monsignor Tadeusz Rybak, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Al suo posto ha nominato monsignor Stefan Cichy, finora vescovo titolare di Bonusta ed ausiliare di Katowice. Mons. Stefan Cichy, nato il 30 marzo 1939, è stato docente di Liturgia nel Seminario di Katowice e rettore del medesimo. È stato nominato vescovo titolare di Bonusta ed ausiliare di Katowice il 26 agosto 1998, ricevendo l’ordinazione episcopale il 12 settembre seguente. In seno alla Conferenza Episcopale, è presidente della Commissione Episcopale per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

19 marzo 2005

 

 

NEGLI STATI UNITI STACCATI I TUBI CHE ALIMENTAVANO TERRY SCHIAVO,

LA DONNA IN COMA DA 15 ANNI

- Intervista con Francesco D’Agostino -

 

Alla fine di un lungo braccio di ferro giuridico e politico, i tubi per l’alimentazione di Terry Schiavo sono stati rimossi. La donna, che ha 41 anni, si trova in coma da quando, nel 1990, ha avuto un collasso seguito da un grave squilibrio di potassio. Dopo la lunga interruzione dei battiti cardiaci, il cervello ha subito danni gravissimi. Ma a peggiorare la situazione di Terry hanno influito anche le non adeguate cure dei medici, condannati a pagare 700 mila dollari. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Dopo una giornata piena di colpi di scena, i tubi che alimentavano Terry Schiavo sono stati staccati. Ora morirà nel giro di due settimane, se non ci saranno novità sul piano legale. La scadenza per interrompere l’alimentazione erano le 7.00 di sera, ora italiana, ma inizialmente l’intervento del Congresso degli Stati Uniti aveva impedito che la donna della Florida fosse lasciata morire. Il marito Michael voleva staccare i tubi sostenendo che la moglie gli aveva detto che non avrebbe voluto vivere in questo stato. Invece, i genitori si battono ancora per tenerla in vita. Finora, i tribunali hanno dato ragione al marito che aveva ottenuto il permesso di staccare i tubi. Ieri mattina, però, le commissioni sanitarie del Senato e della Camera avevano emesso due mandati di comparizione per la Schiavo per invitarla formalmente a testimoniare in Parlamento e ad un’audizione nel suo ospedale, che dovrebbero avvenire il 28 e il 25 marzo. Questi mandati obbligano le persone interessate a presentarsi e vietano di ostruirle in qualunque maniera. Quindi, dopo la loro emissione, i medici avevano bloccato la procedura per staccare i tubi in attesa che i tribunali si pronunciassero ancora. Ma verso le 8.00 di sera, il giudice incaricato del caso di Terry, ha rifiutato la richiesta del Congresso ed ha confermato il permesso ad interrompere l’alimentazione. Il presidente Bush e suo fratello Jeb, governatore della Florida, non vogliono lasciarla morire ma la decisione spetta ai giudici. I parlamentari repubblicani hanno presentato un nuovo ricorso alla Corte Suprema nella speranza che ordini di riprendere l’alimentazione, mentre Camera e Senato chiedono ai giudici federali di far rispettare i loro mandati di comparizione.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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I medici, dunque, hanno staccato le sonde dal corpo di Terry Schiavo. Su questa decisione ascoltiamo nell’intervista di Amedeo Lomonaco, la valutazione del presidente del Comitato italiano di bioetica, Francesco D’Agostino:

 

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R. – E’ una decisione terribile. Anche se queste patologie, come quella che ha colpito la Schiavo, sono a bassa probabilità di recupero, non possiamo negare in linea di principio che questi malati possano riprendere coscienza. Di fronte a questo dato di fatto c’è un unico dovere in bioetica: prenderci comunque cura del malato.

 

D. – Per quanto riguarda le informazioni su questa vicenda, c’è mancanza di completezza?

 

R. – Ci sono indicazioni molto strane. In questo caso c’è un conflitto tra il marito della Schiavo ed i genitori della donna, che hanno dichiarato esplicitamente di essere pronti a farsi carico di ogni cura a favore di Terry. Io non riesco a capire perché il marito non abbia risolto la questione rinunciando alla tutela sulla moglie, trasferendola ai suoceri. Avrebbe risolto con molta semplicità un caso che è sicuramente controverso.

 

D. – La frattura tra il marito e i genitori di Terry Schiavo ripropone all’interno della società la profonda spaccatura sull’eutanasia?

 

R. – Si. Probabilmente, ripropone anche il grandissimo problema dei limiti dei poteri dei tutori di soggetti non coscienti. Evidentemente, l’individualismo galoppante degli Stati Uniti ha dilatato i poteri dei tutori fino al punto di consentire loro di staccare la spina. I tutori, invece, dovrebbero tutelare le persone in coma persistente.

 

D. – I medici hanno detto che la donna è in grado di respirare, ma non di deglutire e quindi morirà per inedia nel giro di una o due settimane. Eutanasia in questo caso vuol dire anche agonia…

 

R. – Sì, ed è un’agonia, almeno dal punto di vista simbolico, chiaramente atroce. Questa scelta per un’agonia che potrebbe durare anche due settimane è veramente angosciosa e raccapricciante.

 

D. – In definitiva, per questo caso si può parlare di accanimento terapeutico?

 

R. – Assolutamente no. Se Terry Schiavo fosse tenuta in vita da macchinari molto sofisticati, allora potremmo davvero dire che la sua vita dipende da un vero e proprio accanimento. Ma Terry ha bisogno semplicemente di essere alimentata. E l’alimentazione non è una procedura tecnologica né complessa né raffinata. Non si può parlare di accanimento, quindi, in riferimento al dare da mangiare e da bere ad un soggetto in coma persistente.

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LA FIGURA DI SAN GIUSEPPE,

SPOSO DELLA VERGINE MARIA E PATRONO DELLA CHIESA UNIVERSALE

- Intervista con padre Angelo Catapano -

 

“Un esempio di amore gratuito, di fedeltà” e di docilità ai progetti di Dio. Con queste parole, Giovanni Paolo II ha definito in una circostanza San Giuseppe, lo sposo della Vergine che la Chiesa festeggia solennemente oggi. Al Santo, il Papa ha dedicato nel 1989 l’Esortazione apostolica Redemptoris Custos, nella quale ricorda l’azione silenziosa e obbediente dello sposo di Maria cui Dio amava parlare nel sogno.  “I Vangeli non annotano alcuna parola detta da lui – sottolinea il Pontefice – ma il silenzio di Giuseppe ha una speciale eloquenza”. Ma quale messaggio può arrivare agli uomini di oggi da questo Santo, sposo, padre e lavoratore? Giovanni Peduto lo ha chiesto a padre Angelo Catapano, religioso giuseppino del Murialdo, direttore della “Voce di San Giuseppe”:

 

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R. – Proprio queste tre qualità di sposo, padre e lavoratore lo mettono in evidenza con un’attualità straordinaria o, anche, come qualche nostro superiore ha detto ultimamente, di una “inattualità” per il contrasto delle situazioni in cui oggi ci troviamo. Oggi l’impegno dello sposo, del padre e del lavoratore è messo in difficoltà, in discussione come valore, come riferimento al Vangelo. La crisi della famiglia, la crisi del padre, della paternità e quindi anche del rapporto coniugale tra gli sposi, divorzi, separazioni. Anche il mondo del lavoro è così in crisi in questo momento. Veramente San Giuseppe ci appare attualissimo in questa realtà e veramente davanti ai nostri occhi è come colui che può dare una “dritta” su che cosa significhi essere sposo per tanti sposi di oggi, padre per tanti papà e lavoratore per il mondo del lavoro.

 

D. – Non deve essere stato facile, per questo uomo giusto, entrare nel mistero dell’Incarnazione che gli ha sconvolto personalmente la vita ... che ne pensa?

 

R. – Certamente. Giuseppe dev’essere stato angosciato e non poco per quello che stava capitando, non avendo avuto ancora la luce di Dio. Quel sogno nella notte gli rischiara le tenebre e gli fa capire quello che sta capitando, attraverso l’accoglienza di quel figlio in Maria. Quindi, è stato veramente difficile per lui e questo lo rende più vicino per tutti quelli che hanno difficoltà e vivono nell’angoscia.

 

D. – Santa Teresa d’Avila invitava a pregare San Giuseppe affermando che Gesù lo ascolta in modo particolare: è vero?

 

R. – Certamente. Qualcuno, come anche il nostro fondatore, il Murialdo, sottolinea, seguendo Santa Teresa, come quello che San Giuseppe in cielo chiede a Gesù è veramente un comando più ancora che una preghiera.  Come Giuseppe non ha mai detto di no a Gesù e a Maria, non ha detto mai di no a Dio, così Gesù stesso e Dio non gli dicono di no quando uno gli chiede la sua intercessione.

 

D. – San Giuseppe è soprattutto invocato come il Patrono della Buona Morte. Perché?

 

R. – Perché ha avuto la felicità di avere la morte più beata possibile insieme con Gesù, accompagnato da Maria, è passato da questo mondo all’altro mondo. Una grazia speciale di cui certamente non si sentiva degno ma che gli ha permesso l’ingresso più bello nel Paradiso.

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AL CINEMA “VANITY FAIR”, IL GRANDE AFFRESCO DELLA REGISTA INDIANA MIRA NAIR CHE DEL ROMANZO ISPIRATORE DI WILLIAM THACKERAY

CONSERVA IL TRATTO SATIRICO

 

Letteratura e cinema si incontrano nel grande affresco della regista indiana Mira Nair che dirige in “Vanity fair” una sfarzosa e satirica storia tratta dal capolavoro di William Thackeray. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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Un modo di dire, una profana attitudine, una pericolosa inclinazione: eccoci nella Vanity Fair, la fiera della vanità, termine in auge nel nostro e nei passati secoli: un’appassionante corsa ove ogni mezzo è permesso (e sono preferiti, solitamente, gli illeciti e i più subdoli) nella quale nessun controllo antidoping può dare regole e tanto meno sospendere dalla gara. Il traguardo? L’essere accettati nel ventre grasso e potente della buona società, in quelle sfere ove, vanitas vanitatum, tutto si dispone ma anche tutto si può perdere, da un giorno all’altro, quasi che la vita fosse soltanto una partita imprevedibile e rischiosa anziché la realizzazione del proprio essere e dei propri ideali.

 

William Thackeray aveva visto giusto scrivendo, nel 1848, il suo famoso romanzo satirico ed ambientandolo soltanto qualche decennio prima. L’arrampi-cata divertente e dolorosa, imprevedibile e coraggiosa di Becky - orfana e poverella ma volitiva quanto basta, - ha per sfondo la Londra capitale dell’Impero e della democrazia, alle prese col lusso e Napoleone, l’India e i militari, le guerre e le ghinee, i tradimenti e i tormenti, soprattutto quelli di una classe borghese in vertiginosa ascesa. Ed ecco un film sontuoso che la regista indiana, con la sua classe, la sua curiosità ed il delicato, personalissimo tocco femminile, conduce con piacevole senso del racconto. Esplora ciò che si nasconde dietro lo sguardo furbetto e sibillino della brava Reese Witherspoon, nel ruolo della protagonista, dalla sua ascesa all’inaspettata caduta e, forse, alla rinascita. La seguiamo dai vicoli di Londra alla campagna dell’Hampshire, dai palazzi della capitale ai colori dell’India.

 

Cinismo e arroganza, furbizia e determinazione sottostanno, però, anche questa volta ai sentimenti, fallaci e imprevedibili. Alcuni dialoghi sono straordinari; la ricchezza di scene e costumi appariscente e fantasmagorica; la cura del dettaglio puntigliosa; la corona di attori e attrici - se ne contano cinquantanove tra ruoli grandi e piccoli -, tutti d’innegabile, teatrale professionalità.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

Domani 20 Marzo, Domenica delle Palme e della Passione del Signore, la liturgia ci presenta l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Il Signore cavalca un asinello ed è acclamato da una folla festante:

 

“Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!”

 

Eppure, in questo giorno di esultanza, durante la Messa si legge il racconto della Passione di Gesù. Ascoltiamo in proposito il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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La liturgia della Domenica delle Palme accosta l’ingresso di Cristo a Gerusalemme tra gli ‘osanna’ della gente e la lettura della Passione di Nostro Signore. La gente lo acclama come re ma lui, di fatto, cavalca un asinello. Nella regalità di Cristo non c’è niente che potrebbe essere identificato con qualsiasi potere di questo mondo. Infatti, il suo trono sul quale viene scritto il titolo di re sarà la Croce.

 

La passione che segue il glorioso ingresso sconfessa ogni fraintendimento di gloria e di potere. Gesù Cristo è mandato dal Padre per manifestare il suo amore agli uomini, ma questo amore si realizza nel dono di Cristo nelle nostre mani, mentre gli ‘osanna’ non considerano che è la Pasqua la forma dell’amore di Dio nella storia. Proprio in questo consiste la più tremenda tentazione: sperare nella salvezza evitando la Pasqua e conoscere un Dio senza la Pasqua.

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CHIESA E SOCIETA’

19 marzo 2005

 

LA CENTRALITA’ DELL’EUCARISTIA NELLA VITA DELLA CHIESA,

L’ATTENZIONE AI POVERI

E IL DESIDERIO DI PACE IN VISTA DELLE PROSSIME ELEZIONI

PRESIDENZIALI E PARLAMENTARI.

SONO QUESTI I TEMI AL CENTRO DEL MESSAGGIO CHE I VESCOVI DELLA TANZANIA

HANNO PUBBLICATO IN OCCASIONE DELLA QUARESIMA

 

DAR ES SALAAM. = “Eucaristia segno di unità, vincolo di Carità”: è il titolo del messaggio che i vescovi della Tanzania hanno diffuso per la Quaresima 2005. Nel documento i presuli invitano a meditare sul sacramento dell’Eucaristia e sulla sua capacità di promuovere l’unità, la pace, l’amore e la conoscenza reciproca tra i fedeli. “La famiglia di Dio deve essere sempre una comunità – si legge nella lettera quaresimale – che cresce nell’unico spirito e nello stesso legame di amore”. I vescovi della Tanzania sottolineano che la ricchezza dell’umanità è l’essere “tutti fratelli e sorelle dello stesso Padre, nella stessa famiglia, tutti creati dal Padre ed uniti dal vincolo dell’Amore Divino”. Da qui la riflessione si approfondisce sul posto centrale che l’Eucaristia occupa nella vita della Chiesa. “Quando si medita sull’Eucaristia, infatti, si medita sulla vita dello stesso Gesù Cristo, il redentore dell’umanità. Gesù è, quindi, la fonte perfetta di unità e il legame perfetto di    amore tra gli esseri umani”. La Quaresima, dunque, sottolineano i vescovi, è un grande periodo di Grazia per tutti, che deve essere accompagnato da sforzi incessanti da parte dei fedeli per ottenere la misericordia di Dio, donata attraverso l’Eucaristia per la conversione interiore. L’Eucaristia poi unisce nell’amore Gesù e i malati. “Ricevendo la Santa Eucaristia – si legge – gli ammalati rimangono uniti nell’amore con Gesù, nostro Redentore”. Nel messaggio – riferisce l’agenzia Fides – viene ribadita con forza l’opzione preferenziale per i poveri e viene chiesto ai fedeli “di crescere sempre più nella autentica solidarietà di amore e compassione per i poveri”, ricordando che l’attenzione ai poveri è stata l’apostolato della Chiesa lungo la storia. I vescovi concludono il loro messaggio con un appello al popolo del Paese africano, affinché sappia mantenere la pace e la comprensione reciproca specialmente in vista delle elezioni presidenziali e parlamentari del prossimo ottobre. (B.C.)

 

 

NON SCORAGGIARTI MAI DAVANTI ALLE DIFFICOLTA’ E ANNUNCIA LA PAROLA DI CRISTO CON FEDELTA’ E COSTANZA. COSI’ OGGI IL CARDINALE SEPE, DURANTE L’ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONS. HENRYK HOSER, SEGRETARIO AGGIUNTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI

 

ROMA. = Annuncia la Parola di Cristo “con fedeltà e costanza, in ogni occasione, opportuna e non opportuna”; esorta “con magnanimità e dottrina e, facendo sempre ricorso alla preghiera, non stancarti mai di impetrare da Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, la ricchezza della grazia e della santità a favore di tutto il popolo cristiano”. Questo, in sintesi, l’invito che il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha rivolto a mons. Henryk Hoser, segretario aggiunto del dicastero medesimo e presidente delle Pontificie Opere Missionarie, conferendogli l’ordinazione episcopale. “Attraverso il tuo ministero – ha proseguito il porporato durante la cerimonia, che si è svolta a Roma, presso la Cappella del Collegio Urbano – Cristo continua ad annunciare il Vangelo e a incorporare nuovi figli nel suo mistero di salvezza, accrescendo di nuove membra il suo corpo, che è la Chiesa”. Il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli ha, quindi, ricordato a mons. Henryk Hoser, della Società dell’Apostolato Cattolico, i tratti peculiari del ministero episcopale. “Questa dinamica della missione – ha detto il cardinale Sepe – per essere in grado di offrire a tutti la salvezza che Cristo ha portato agli uomini, deve inserirsi nella logica della carità, dell’umiltà e del coraggio, senza mai scoraggiarsi di fronte alle difficoltà”. “In particolare – ha concluso il porporato – prenditi cura soprattutto di coloro che ancora non appartengono al gregge del Signore, che costituiscono la maggior parte della nostra umanità”. (B.C.)

 

 

CONDANNATO ALL’ERGASTOLO L’EX RIBELLE KEKE CHE UCCISE UN SACERDOTE

CATTOLICO NELLE ISOLE SALOMONE. PADRE AUGUSTINE GEVE ERA IL PRIMO

SACERDOTE CATTOLICO INDIGENO DELLE ISOLE SALOMONE E MINISTRO

PER I GIOVANI, LE DONNE E LO SPORT

 

HONIARA. = L’Alta Corte di Honiara ha condannato all’ergastolo Harold Keke, ex capo ribelle accusato dell’uccisione nell’agosto 2002 di padre Augustine Geve, sacerdote cattolico e parlamentare dell’arcipelago delle Salomone. Mentre era a capo del “Movimento di liberazione Isatabu” (IFM), Keke avrebbe dato disposizioni per l’assassinio di padre Geve, all’epoca rappresentante parlamentare della circoscrizione del Guadalcanal meridionale, perché insoddisfatto della sua attività politica. Padre Augustine Geve – riferisce l’agenzia Misna – era il primo sacerdote cattolico indigeno delle isole Salomone e ministro per i giovani, le donne e lo sport. Immediata la soddisfazione espressa dal governo australiano che nel 2003 inviò sul posto la Missione di assistenza regionale nelle Salomone per riportare l’ordine nel Paese in preda al caos e alle violenze. Fu proprio la RAMSI ad arrestare Keke il 18 agosto 2003. L’ex leader ribelle responsabile, tra l’altro, di avere guidato operazioni di pulizia etnica, omicidi, torture, sequestri ed estorsioni, deve rispondere anche dell’assassinio di sei missionari anglicani della confraternita della Melanesia, sequestrati e uccisi nel 2003 dai suoi miliziani. (B.C.)

 

 

FRUTTI DI DEVOZIONE IN QUEST’ANNO DELL’EUCARISTIA. ORGANIZZATA

UNA PROCESSIONE EUCARISTICA PUBBLICA IN CINA, NELLA DIOCESI DI ZHOUZHI.

UN INTENSO MOMENTO DI FEDE CHE NON SI RIPETEVA DA 56 ANNI

 

ZHOUZHI. = Intenso momento di gioia in Cina per i fedeli della diocesi di Zhouzhi. In occasione dell’Anno dell’Eucaristia, infatti, è stata organizzata una processione eucaristica pubblica, un evento che non accadeva dal 1949. Durante le vacanze del capodanno cinese – secondo quanto rivela l’agenzia Asianews – con l’accompagnamento di tamburi, trombe e petardi, i fedeli di quattro parrocchie della contea di Mei, nella provincia di Shanxi, hanno condotto una processione eucaristica. “Attraverso questo appuntamento – ha dichiarato il parroco di Yongan, padre Wu Yangzhi – abbiamo voluto rispondere all’invito del Santo Padre di promuovere la comunione tra le Chiese durante l’Anno dell’Eucaristia”. La processione è partita e si è conclusa proprio dal villaggio di Yongan, dove vivono 500 cattolici. Ma non è l’unico avvenimento che la piccola comunità cattolica ha organizzato: ogni giovedì, da quando il Papa ha iniziato questo periodo di speciale devozione all’Eucaristia, si svolge mezz’ora di adorazione guidata dall’anziano parroco. La processione, che ha suscitato vivo interesse anche tra i non credenti, ha visitato cinque villaggi, tre dei quali cattolici. In ciascuno, i fedeli si sono inginocchiati e hanno pregato al passaggio del Santissimo Sacramento. La diocesi di Zhouzhi ha 60 mila cattolici, 54 sacerdoti, 200 chiese, 120 seminaristi e 208 religiose. (B.C.)

 

 

LA DRAMMATICA SITUAZIONE DEL SUDAN E’ STATA AL CENTRO DI UN FORUM

ORGANIZZATO IERI DALLA PROVINCIA DI MILANO E INTITOLATO:

“QUALE PACE PER IL SUDAN? LA PAROLA ALLA SOCIETÀ CIVILE”

- A cura di Fabio Brenna -

 

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MILANO. = “La situazione nel Darfur diventa sempre più grave: i campi profughi stanno straripando e quest’anno non ci sarà raccolto agricolo, perché la guerra ha impedito la semina”. Il quadro è stato delineato da Barbara Contini, inviata speciale del Governo italiano nella regione sudanese, nell’ambito della due giorni del forum internazionale convocato a Milano dalla campagna italiana per i diritti umani in Sudan, una rete di associazioni cattoliche e ONG che da anni sta seguendo il dramma del Paese africano. Barbara Contini ha spiegato che la situazione più difficile rimane quella di donne e bambini, che sono la maggioranza all’interno dei campi: l’80 per cento di loro è colpita da dissenteria e malaria, mentre i campi si ingrossano anche per la povera gente che lascia le periferie delle città. “Io non credo al metodo dei campi” – ha sottolineato la Contini – “per l’emergenza abbiamo finanziato 5 ONG, portando avanti 10 progetti bilaterali e fornendo aiuti immediati con voli cargo mensili”. Ma il dramma del Sudan non si esaurisce nella sola emergenza del Darfur. All’interno del Forum è stata data voce anche alla società civile che, insieme con la comunità internazionale, deve farsi carico del processo di pace avviato con gli accordi siglati nel gennaio scorso in Kenya dal governo di Khartum e il Sudan People Liberation Army, i ribelli del Sud del Paese. Accordi giunti al termine di una guerra ventennale che ha provocato un milione di morti e cinque milioni di sfollati. I protocolli di pace rischiano, tuttavia, di essere macchiati dalla questione del petrolio secondo Sara Pantuliano, per anni impegnata nella regione dei Nuba per conto del Programma ONU per lo sviluppo. La divisione dei proventi della vendita del petrolio potrà condizionare gli accordi, che prevedono un referendum per l’indipendenza del Sud, da tenere dopo sei anni di autonomia, e l’applicazione della legge coranica nel solo Nord del Sudan. “Per fare in modo che non si tratti di una pace dimezzata” – ha sottolineato padre William Deng, segretario all’educazione per l’arcidiocesi di Khartoum – “non deve ripetersi quanto già avvenuto nel Sud, dove la gente è stata costretta a fuggire dalle proprie terre. Per questo è indispensabile che ONU e Unione Europea vigilino sulla realizzazione degli accordi di pace”.

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AL VIA DA GIOVEDI’ IL “SALON DU LIVRE” DI PARIGI. LA MANIFESTAZIONE,

GIUNTA ALLA SUA 25.ESIMA EDIZIONE, E’ IN PROGRAMMA FINO A MERCOLEDI’ PROSSIMO ALL’EXPO DI PORTE DE VERSAILLES

- A cura di Francesca Pierantozzi -

 

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PARIGI. = Salutando un’annata eccezionale per l’editoria, con una crescita del settore di oltre il 4 per cento, si è aperta a Parigi la 25.ma edizione del Salone del Libro, la più grande manifestazione culturale europea aperta al pubblico. Durante la settimana sono attesi circa 200 mila visitatori. Potranno incontrare 200 tra autori e illustratori, oltre 1.200 editori francesi e stranieri; sfogliare migliaia di libri, romanzi, saggi, poesie, album di fumetti. Ospite d’onore di questa 25.esima edizione, la Russia: una quarantina di autori sono stati invitati ad animare un pavillon di oltre 700 metri quadri. Presente in massa, come vuole la tradizione, la letteratura straniera: ben 25 i Paesi invitati a far scoprire la loro cultura attraverso l’editoria. Il presidente del Sindacato nazionale degli editori francesi non ha nascosto l’entusiasmo per una manifestazione che dovrebbe coronare un periodo d’oro per l’editoria. Ad inaugurare il Salone del libro, è venuto di persona il primo ministro, Jean-Pierre Raffarin, accompagnato dal suo ministro della Cultura, Renaud Donnedieu de Vabres.

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24 ORE NEL MONDO

19 marzo 2005

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

Tornano le bombe in Libano. La scorsa notte un’auto imbottita di esplosivo è saltata in aria nei pressi di un locale notturno nel quartiere cristiano di Jdeide nella zona nord-orientale di Beirut. Undici i feriti. Intanto il presidente libanese Emile Lahoud ha invitato a riprendere i colloqui tra le fazioni politiche contrapposte: l'opposizione anti-siriana e i partiti lealisti che hanno sempre appoggiato la presenza sul territorio nazionale delle truppe di Damasco. Francesca Fraccaroli:

 

 

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L’esplosione ha riportato la paura di un ritorno alla guerra civile, vissuta dal Paese tra il 1975 e il 1990. Un deputato dell’opposizione ha subito puntato l’indice contro la Siria, sostenendo che Damasco intende dimostrare che l’uscita dei suoi soldati dal Libano provocherà scontri interni. Gli attentatori mirano evidentemente alla fragilità sociale e politica del Paese che, dopo l’assassinio del premier Hariri avvenuto lo scorso 14 febbraio, si ritrova, di fatto, spaccato in due.

 

Dagli Stati Uniti il patriarca maronita Nasrallah Sfeir, parlando al Palazzo di Vetro, ha chiesto il disarmo del movimento sciita Hezbollah e il ritiro completo della Siria. Nei giorni scorsi, dopo le manifestazioni di piazza dei due campi opposti, la crisi libanese sembrava incanalarsi nel dibattito politico. Ora, invece, si riaffaccia lo spettro della violenza. L’inviato dell’Onu in Medio Oriente Terje Roed-Larsen ha detto di essere profondamente preoccupato per la possibilità che un altro esponente politico di primo piano venga assassinato.

 

Per la Radio Vaticana, Francesca Fraccaroli.

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E della difficile situazione in Libano si è parlato ieri anche a Parigi, dove  il presidente francese Chirac, quello russo Putin e i premier di Spagna e Germania, Zapatero e Schröder, si sono incontrati in un vertice informale. Al centro dell’incontro i temi internazionali più caldi del momento. Da Parigi ci riferisce Francesca Pierantozzi:

 

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Primo obiettivo dell’incontro, evitare l’isolamento della Russia sempre più criticata per le sue derive autoritarie, in particolare per la guerra in Cecenia, l’ingerenza in Ucraina e gli attacchi contro la libertà d’informazione. A Parigi, Chirac ha voluto sottolineare piuttosto i fattori di amicizia e di intesa. In mattinata, ha accolto Putin, lo ha condotto in visita nel segretissimo Centro di direzione delle operazioni aeree della difesa francese, segno di grande apertura e fiducia. Poi, l’incontro a quattro, conclusosi con un’intesa comune sui grandi dossier internazionali. I quattro hanno chiesto il ritiro immediato delle truppe siriane dal Libano. Intesa anche sul delicato programma nucleare iraniano, con i russi accusati dagli americani di fornire combustibile a Teheran. Parigi, Berlino, Madrid e Mosca hanno invece ribadito di lavorare insieme senza alcuna frizione.

 

Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana.

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E dopo il vertice di ieri a Parigi, per il presidente russo Putin un altro appuntamento chiave per la politica internazionale. Il capo del Cremlino, infatti, è arrivato poco fa in Ucraina per incontrare il neo presidente Yushenko. Si tratta della prima visita di Putin nel Paese dopo la rivoluzione arancione.

 

Prosegue il clima di violenza in Iraq. A Kirkuk, 255 chilometri a nord di Baghdad, quattro poliziotti della Guardia Nazionale sono morti ed altri sette sono rimasti feriti dall'esplosione di una bomba contro il corteo funebre di un loro collega ucciso ieri. A Ramadi, invece, un centinaio di chilometri ad ovest della capitale, considerata la roccaforte degli insorti, un’autobomba guidata da un terrorista kamikaze è esplosa contro un convoglio statunitense. Un marine ha perso la vita.

 

Ed oggi in tutto il mondo verrà ricordato dai movimenti pacifisti il secondo anniversario della guerra in Iraq, iniziata con i bombardamenti statunitensi su Baghdad nella notte tra il 19 ed il 20 marzo 2003. Manifestazioni sono in programma a New York, Londra, Atene e Roma. Ma sarà Bruxelles la città simbolo per i pacifisti del Vecchio Continente. Centinaia di migliaia di persone daranno vita a 3 serpentoni che confluiranno alla “Gare du Nord”, la principale stazione della capitale belga.

 

Continua il viaggio in Asia di Condoleeza Rice. Il segretario di Stato americano, che ieri era a Tokyo, da poco è giunta nella capitale sudcoreana Seul, per poi proseguire il suo tour a Pechino. Al centro della missione diplomatica il piano nucleare della Corea del Nord. E dalla capitale nipponica la Rice ha esortato il  Paese asiatico a tornare con urgenza al tavolo dei negoziati e a rivedere le proprie ambizioni atomiche. Il servizio è di Chiaretta Zucconi:

 

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“La Nord-Corea deve fare una scelta, e deve farla ora”. Questo è quanto la Rice ha sottolineato negli incontri avvenuti ieri a Tokyo. Nel contempo, le autorità nipponiche e il segretario di Stato americano hanno riaffermato l’impegno dei rispettivi Governi a favore della ripresa dei negoziati multilaterali sulle ambizioni nucleari nordcoreane, in stretta collaborazione con la Cina che ospita le consultazioni ed è il principale benefattore della Corea del Nord. Ma mentre Washington chiede agli alleati asiatici più polso nell’esercitare pressioni sulla Corea del Nord, gli ultimi, in cambio, sollecitano maggiore flessibilità dalla Casa Bianca in questa fase di stallo dei colloqui che coinvolgono anche la Russia e che sono fermi da giugno 2004. Indispettita dall’atteggiamento USA e soprattutto la Corea del Sud: Seul ha sottolineato che l’intransigenza di Washington non aiuta la penisola coreana. Il desiderio ardente di 70 milioni di coreani è la riunificazione, un lungo processo che necessita di pazienza e diplomazia.

 

Per la Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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E a due giorni dalla visita in Pakistan del segretario di Stato Condoleeza Rice, che ha incoraggiato il processo di pace con l’India, Islamabad ha compiuto un lancio di prova di un missile nucleare a lunga gittata. Il lancio è avvenuto in una località segreta, alla presenza del presidente Parvez Musharraf. Secondo il Pakistan, l’India era stata avvertita conformemente alle misure di reciproca fiducia in atto tra due Paesi. 

 

Ancora un incidente mortale in una miniera cinese. Diciassette minatori sono morti, e oltre cinquanta sono rimasti intrappolati nella miniera di Xishui, nella provincia di Shanxi, nella quale si è verificata un’esplosione. A confermare la notizia l’agenzia Nuova Cina. Al momento dello scoppio quarantanove persone si trovavano nei pozzi in cui l’esplosione è avvenuta.

 

 

 

 

 

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