RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 77 - Testo della trasmissione di venerdì 18  marzo 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Testimoni credibili di Cristo, testimoni fedeli del mistero eucaristico in ogni comunità cristiana, in un tempo che smarrisce le sue radici: così il Papa nella lettera ai sacerdoti per il Giovedì Santo, presentata oggi nella sala Stampa vaticana dal cardinale Darío Castrillón Hoyos

 

Il Papa invita i giovani all’adorazione e all’intima comunione con Gesù Eucaristia: ieri in collegamento video con San Giovanni in Laterano saluta e benedice i 15 mila ragazzi radunati in vista della Giornata Mondiale della Gioventù

 

Oggi l’ultima predica di Quaresima di padre Raniero Cantalamessa per la famiglia Pontificia

 

Giornata conclusiva in Vaticano della Conferenza sui 40 anni della ‘Gaudium et Spes’. Ce ne parla il professor Rubens Ricupero

 

Dragan Covic, membro della Presidenza collegiale della Bosnia ed Erzegovina, ricevuto in Vaticano dal cardinale Sodano.

 

IN PRIMO PIANO:

Da oggi nei cinema italiani “The Take”: documentario sulla crisi argentina. Il commento di Alberto Quadrio Curzio.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Pubblicato il comunicato finale dell’assemblea speciale per l’Europa del Sinodo dei vescovi

 

In un forte appello, il PAM chiede nuovi aiuti per le vaste zone del Sudan che rischiano di rimanere senza cibo

 

‘Save the Children’ chiede maggiore trasparenza da parte delle multinazionali petrolifere per sconfiggere la povertà nei Paesi in via di sviluppo

 

Diffuso da emittenti giapponesi un raccapricciante video in cui si mostra l’esecuzione di nordcoreani che tentano di espatriare

 

Domani, nella Basilica vaticana, celebrazione eucaristica nell’80.mo anniversario dell’ordinazione episcopale del Beato Papa Giovanni XXIII

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq i curdi alzano la posta con gli sciiti chiedendo tre importanti ministeri. Nei pressi di Kirkuk ucciso un generale cristiano

 

I drastici cambiamenti climatici e la preoccupante deforestazione dell’Africa al centro del secondo giorno del G8 su Ambiente ed Energia. Intervista con il gesuita Paolo Foglizzo.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

18 marzo 2005

 

 

TESTIMONI CREDIBILI DI CRISTO, TESTIMONI FEDELI DEL MISTERO EUCARISTICO

IN OGNI COMUNITA’ CRISTIANA, IN UN TEMPO CHE SMARRISCE LE SUE RADICI:

COSI’ IL PAPA NELLA LETTERA AI SACERDOTI PER IL GIOVEDI’ SANTO,

SCRITTA DURANTE LA DEGENZA AL GEMELLI

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Per il sacerdote, la celebrazione dell’Eucaristia non è solo una “formula consacratoria”, ma deve essere una “formula di vita”. E’ l’affermazione di partenza della 24.ma Lettera che Giovanni Paolo II ha scritto ai sacerdoti per il Giovedì Santo, durante la sua convalescenza al Policlinico Gemelli. La riflessione del Pontefice scaturisce in un momento particolare di patimenti fisici quando, scrive il Papa stesso, “ammalato tra gli ammalati” unisco “nell’Eucaristia la mia sofferenza a quella di Cristo”. Il documento è stato presentato questa mattina in Sala Stampa vaticana dai vertici dalla Congregazione per il Clero, guidati dal cardinale Darío Castrillón Hoyos. Il servizio di Alessandro de Carolis.

 

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Un uomo grato a Dio, donato alla gente che serve, che annuncia la salvezza di Cristo con ardore missionario, che vive nella memoria del mistero che celebra ed ha coscienza della sacralità della sua vocazione, costantemente proteso verso Cristo e verso Maria “Donna eucaristica”. Sei angolazioni da cui guardare il ministero del sacerdote, oggi. Nella sua Lettera per il Giovedì Santo, il Papa ritorna sul concetto di sacerdote come alter Christus. Anzitutto, osserva, in un uomo consacrato a Dio nel ministero dell’Ordine deve trovare spazio “un animo costantemente grato”, sia per il dono della fede che per quello della specifica vocazione. Come Cristo, anche il sacerdote deve sapersi donare “con verità e generosità” alla sua comunità e nell’obbedienza al suo vescovo. Un punto, questo, che il cardinale Castrillón Hoyos ha sottolineato durante la conferenza stampa:

 

“Si tratta di una donazione della nostra autonomia, anche di quella legittima, di una donazione contro la quale si ribella la cultura attuale che pretende la autorealizzazione della ragione svincolata da ogni limite. Perché l’obbedienza è anche umiltà della intelligenza”.

 

L’essere “annunciatori privilegiati” del mistero della salvezza, scrive Giovanni Paolo II, comporta inoltre per i sacerdoti una risposta che ha per misura la vetta della “santità” e lo sprone dell’“ardore missionario”. Così come ripetere ogni giorno le parole del “memoriale” li rende “uomini del ricordo fedele di Cristo”, specialmente – rileva il Papa – “in un tempo in cui i rapidi cambiamenti culturali e sociali allentano il senso della tradizione ed espongono specialmente le nuove generazioni al rischio di smarrire il rapporto con le proprie radici”. Ma il sacerdote non è solo un celebrante del mistero, ne è anche “custode”: l’Eucaristia, dunque, rende “sacra” l’esistenza di un ministro di Dio e tale sacralità, raccomanda il Pontefice, “deve trasparire da tutto il nostro modo di essere, ma innanzitutto di celebrare”, che può risultare un’“esemplare” testimonianza per tante persone e che ha in Maria il modello del “fervore” con cui si debbano celebrare “i santi Misteri”. “Soprattutto nel contesto della nuova evangelizzazione – si legge nella Lettera - ai sacerdoti la gente ha diritto di rivolgersi con la speranza di ‘vedere’ in loro Cristo. Ne sentono il bisogno in particolare i giovani, che Cristo continua a chiamare a sé per farseli amici e per proporre ad alcuni di loro la donazione totale alla causa del Regno”.

 

Nel presentare il documento di Giovanni Paolo II, il cardinale Castrillón Hoyos ha posto in risalto la malattia del Pontefice come silenzioso momento di insegnamento e di saggezza. Dalla “sua Croce” di sofferenza, ha detto il porporato, “il Papa addita ad ogni sacerdote l’insondabile dignità, conferitagli dall’Ordinazio­ne, di poter pronunciare le parole della Istituzione del mistero eucaristico in persona Christi, e di ricevere la capacità di trasformare la propria esistenza sacerdotale in un dono radicale per la Chiesa e per l’umanità”.

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IL PAPA INVITA I GIOVANI ALL’ADORAZIONE E ALL’INTIMA COMUNIONE CON GESU’ EUCARISTIA:

IERI IN COLLEGAMENTO VIDEO CON SAN GIOVANNI IN LATERANO HA SALUTATO E BENEDETTO I 15 MILA RAGAZZI RADUNATI IN VISTA

DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’

 

Un forte appello all’Adorazione e all’intima comunione con Gesù Eucaristia per essere apostoli autentici ed efficaci. E’ quanto espresso nel messaggio che il Papa ha inviato agli oltre 15 mila giovani delle diocesi di Roma e del Lazio, riuniti ieri pomeriggio nella Basilica romana di San Giovanni in Laterano per il consueto appuntamento di preghiera, che precede la Domenica delle Palme. Il Papa ha salutato e benedetto i giovani in collegamento video. L’evento, guidato dal cardinale vicario Camillo Ruini, si è svolto in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù che si celebra a livello diocesano la Domenica delle Palme e a livello internazionale il prossimo agosto a Colonia. Ai giovani sono stati consegnati un lume simbolico e una preghiera quotidiana perché si facciano missionari tra i loro coetanei. Il servizio di Gabriella Ceraso.

 

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(musica)

 

Giovanni Paolo II ha seguito l’incontro tramite la televisione. Quindi in collegamento video ha salutato e benedetto i ragazzi mentre il cardinale Ruini leggeva un messaggio loro rivolto dal Pontefice. Ripetiamo con San Tommaso d’Aquino – ha scritto il Papa – “Gesù, ti adoro nascosto nell’Ostia”, ed ha invitato i giovani a confidare nel Sacramento dell’Eucaristia in un’epoca di odi e instabilità familiari:

 

“Aiutaci, Gesù, a capire che per fare nella tua Chiesa anche nel campo tanto urgente della nuova evangelizzazione, occorre imparare anzitutto ad essere, a stare cioè con te in adorazione. Solo da un’intima comunione con Te scaturisce l’azione apostolica autentica, efficace, vera”.

 

E loro, gli amati giovani, hanno risposto subito offrendo l’adorazione perché il Papa guarisca presto e dichiarandosi pronti, come lui vuole, a mettere l’Eucaristia al centro della loro vita non a parole, ma con i fatti. Così, quando il Santissimo Sacramento è stato posto sull’altare dopo i saluti e la lettura del Vangelo, in un ideale parallelo con i Magi, descritto nel messaggio per la Gmg, i giovani – giunti dalle vie più diverse – si sono prostrati e hanno offerto in dono le loro esperienze di vita. Tra canti e preghiere, una coppia di fidanzati ha offerto l’oro, simbolo – come dice il Papa – della libertà di seguire Cristo per amore:

 

“Oggi ringraziamo insieme a te, Signore, per averci offerto la tua vita, la tua luce; ci siamo messi insieme alla tua sequela ed abbiamo riscoperto la bellezza di donarci l’uno all’altra”.

 

Poi, l’offerta dell’incenso che sale a Dio come preghiera di lode, scrive il Papa, raccontata dall’esperienza di Raffaella:

 

“Per la prima volta, in ginocchio davanti a te, al tuo corpo vivo che è l’Eucaristia, ho trovato la risposta a tutte le mie domande; tutto quello che stavo cercando, eri tu!”.

 

Ed infine, il dono della mirra che – il Papa scrive – è la gratitudine per chi ci ha amato fino alla morte, testimoniata da suor Manuela:

 

“Tu eri lì, Gesù, alla porta del convento, che mi aspettavi, ed io ero finalmente arrivata per essere anch’io sacrificio vivente gradito a Dio, nostro Padre”.

 

Filo conduttore di tutta la preghiera è stato dunque il messaggio del Papa per l’appuntamento di Colonia; ma a guidare i giovani sul significato dell’adorazione c’è stato l’intervento di padre Daniel Ange, monaco francese, fondatore di una scuola di preghiera, la “Luce della giovinezza”:

 

“Questa sera, noi siamo i discendenti dei Santi Re Magi, per adorarlo, contemplarlo, amarlo! Hanno visto un bambino povero, hanno adorato il loro Re!”.

 

Alternando momenti di profondo silenzio a meditazioni e a preghiere comuni, l’incontro è giunto al termine e sulle note del “Tantum Ergo”, i giovani hanno affidato al cardinale Camillo Ruini l’icona dei Magi, un dono per il Papa in segno di affetto e di speranza di incontrarlo a Colonia, quest’estate.

 

(canti)

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Ma cosa rappresenta il momento dell’Adorazione eucaristica per i giovani di Roma e del Lazio? Ascoltiamoli, al microfono di Roberta Moretti, al termine della veglia di ieri:

 

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R. – E’ uno stare di fronte ad una Persona che ha dato la vita per me e che è il senso vero di te stesso e quindi è ritrovare, in un certo senso, il proprio essere.

 

R. – Rappresenta un momento di pace, dopo tutta questa vita un po’ frenetica che viviamo oggi.

 

R. – Un momento di intimità con la parte più profonda di me, senza prestare ascolto al traffico delle macchine o al rumore della gente. C’è molta più pace nel silenzio e nella contemplazione.

 

R. – Rappresenta il centro di tutta la vita cristiana, cioè il momento in cui uno veramente si ricarica spiritualmente e quindi trova la forza di andare avanti e superare le varie difficoltà della vita ed i problemi.

 

R. – Ritrovare me stesso nella parte più buona che ho dentro di me.

 

R. – Per me è un incontro vitale con Gesù vivo e vero. E’ come un cercare di entrare nel Suo corpo per diventare Cristo.

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NELLA QUARTA PREDICA DI QUARESIMA PADRE CANTALAMESSA INDICA NELL’EUCARISTIA, IL PIU’ SACRO E LAICO DEI SACRAMENTI,

DOVE SI RACCOGLIE ED OFFRE A DIO TUTTO IL DOLORE E LA GIOIA DELL’UMANITA’

 

“L’Eucaristia e il ritorno delle creature a Dio”: è il tema sviluppato da padre Raniero Cantalamessa, nella quarta predica di Quaresima alla Famiglia pontificia, tenuta stamane nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano. Al centro della riflessione l’ultima strofa dell’Inno eucaristico Adoro te devote, che ha ispirato l’intero ciclo delle prediche quaresimali. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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L’Eucaristia, - ha osservato padre Cantalamessa - è “il più sacro e, nello stesso tempo, il più laico dei sacramenti”, che “ricapitola e unifica ogni cosa”, che “riconcilia tra loro materia e spirito, natura e grazia, sacro e profano”:

 

“Non è solo dei credenti, ma di tutti. E’ il vero ‘cantico delle creature’”.

 

Padre Cantalamessa si è soffermato sulla “dimensione escatologica che accompagna l’Eucaristia fin dal suo nascere”, quale “anticipo del banchetto finale del regno”.

 

“E’ il modo stesso di presenza di Gesù nel sacramento che fa nascere nel cuore l’attesa e il desiderio di qualcos’altro”.

 

Ma “l’Eucaristia non si limita a suscitare il desiderio della gloria futura ma ne è anche il pegno”, “come la manna, nutrimento di coloro che sono in cammino verso la terra promessa” “è il sacramento che a noi pellegrini sulla Terra rivela il senso cristiano della vita” e “ci permette di gustare, già ora, le primizie della vita eterna”.

 

E’ come una finestra aperta attraverso la quale il mondo futuro fa irruzione nel presente, l’eternità entra nel tempo e le creature iniziano il loro ‘ritorno a Dio’. E dunque “l’intera attività umana e la stessa creazione – ha osservato padre Cantalamessa - fanno ritorno a Dio grazie all’Eucaristia”.

 

“Nel pane e nel vino, ‘frutti della terra e del lavoro dell’uomo’ è la materia stessa – sole, terra, acqua – che viene presentata a Dio sull’altare e raggiunge il suo fine ultimo che è di proclamare la gloria del Creatore”.

 

Attraverso il pane e il vino – ha spiegato infine il predicatore della Casa pontificia – “arriva sull’altare anche il lavoro umano”, e attraverso questo “l’Eucaristia estende la sua azione all’intero cosmo”.

 

“Nulla vi è – possiamo aggiungere – che non trovi un’eco nell’Eucaristia. In essa viene raccolto e offerto a Dio, nello tempo, tutto il dolore, ma anche tutta la gioia dell’umanità”.

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OGGI, GIORNATA CONCLUSIVA DELLA CONFERENZA IN VATICANO DAL TITOLO:

“L’APPELLO ALLA GIUSTIZIA: L’EREDITA’ DELLA GAUDIUM ET SPES A 40 ANNI DALLA PROMULGAZIONE”

- Intervista con Rubens Ricupero -

 

“Attraverso il lavoro, l’uomo compie il piano di Dio per sradicare carenze e povertà dalla Terra”. Così, l’economista Guy Andrè Pognon, presidente del Consiglio d’amministrazione della Banca Regionale di Solidarietà del Benin, intervenendo stamani in Vaticano, nella giornata conclusiva della conferenza del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, dal titolo: “L’appello alla giustizia: l’eredità della Gaudium et Spes a 40 anni dalla promulgazione”. Studiosi di oltre 30 Paesi, in 5 sessioni plenarie e incontri seminariali, rileggono il documento conciliare in relazione alla realtà sociale, politica ed economica di oggi. Il servizio di Roberta Moretti:

 

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“Quell’ingente sforzo col quale gli uomini, nel corso dei secoli, s’impegnano per migliorare le loro condizioni di vita, corrisponde alle intenzioni di Dio”. Pognon parte da questa frase della Gaudium et Spes per spiegare come il lavoro, risorsa originaria dell’economia e dei processi di produzione, rappresenti lo strumento affidato da Dio all’uomo per sradicare carenze e povertà dalla Terra. Uno strumento essenziale per la realizzazione della dignità umana e della giustizia, tendente però a degenerare quando la produttività diventa fine a se stessa. Ecco allora che il lavoro diventa sfruttamento, alienazione, mezzo di potere e di violenza. “E’ un’economia disumanizzante - spiega Pognon - che si oppone ai valori del Regno di Dio” e va “contro la verità dell’uomo e alle sue finalità naturali”, ovvero, “di realizzarsi secondo la pienezza della sua vocazione”.

 

E dell’attualità della ‘Gaudium et Spes’ ha parlato ieri anche il professor Rubens Ricupero, già segretario generale dell’UNCTAD, la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo. In particolare il relatore si è soffermato sul richiamo alla giustizia sociale ed economica, contenuto nel documento conciliare, di fronte ai grandi squilibri Nord-Sud del Pianeta. Ma perché ancora oggi, all’alba del Terzo Millennio, la comunità internazionale non affronta con decisione i drammatici problemi della povertà e della fame che affliggono in modo estremo almeno un miliardo di persone? Giovanni Peduto lo ha chiesto allo stesso Rubens Ricupero:

 

R. – Io direi in primo luogo perché l’esortazione della “Gaudium et Spes” non è stata veramente seguita dai Paesi che hanno i mezzi per combattere la miseria. Il documento ha detto in maniera molto chiara che è dovere morale dei Paesi ricchi aiutare i Paesi più poveri a trovare un mondo più giusto, non soltanto attraverso l’aiuto allo sviluppo economico, ma soprattutto attraverso la riforma delle strutture del commercio e dell’economia mondiali. Il documento è stato chiarissimo in questo punto, e fino adesso non abbiamo potuto avere un vero sostegno da parte di quelli che hanno il potere di cambiare le cose, per esempio nei negoziati commerciali.

 

D. – Paesi poveri e Paesi ricchi: cosa possono fare di nuovo per cambiare in meglio il mondo?

 

R. – Lo dirò con una parola: la solidarietà dev’essere indivisibile.  Non si può chiedere ai poveri una solidarietà contro il terrorismo internazionale o contro le armi atomiche di Paesi pericolosi, e allo stesso tempo negare questa solidarietà contro la miseria, contro l’inquinamento, contro il problema del cambiamento climatico, contro – per esempio – le questioni economiche del commercio, per dare un esempio molto chiaro. Come ci si può aspettare una solidarietà agli Stati Uniti per combattere il terrorismo da parte dei Paesi che sono tra i più poveri nel mondo, come il Benin, il Mali, il Burkina Faso, Paesi dove il cotone è la principale base dell’economia e questa economia viene distrutta dai sussidi con cui il governo americano favorisce i suoi agricoltori, ricchissimi negli Stati Uniti, a svantaggio di questi Paesi? Come si può avere una solidarietà che sia veramente indivisibile, dai ricchi verso i poveri ma anche dai poveri verso i ricchi? Questa indivisibilità della solidarietà è quello che a mio parere manca ancora molto nel mondo e che era richiesta dal documento del Concilio.

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NOMINE

 

Nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), Giovanni Paolo II ha nominato vescovo di Kilwa-Kasenga  il sacerdote Fulgence Muteba Mugalu, del clero di Kongolo, finora segretario generale della Conferenza episcopale nazionale. Il nuovo vescovo ha 43 anni ed ha studiato in patria e in Canada, ottenendo la laurea in Teologia Pastorale all'Università di Montreal. E’ stato, tra l’altro, professore di Teologia a Lubumbashi ed alle Facoltà Cattoliche di Kinshasa, coordinatore della Commissione diocesana per la Giustizia e la Pace della Provincia ecclesiastica di Lubumbashi, oltre che membro della Commissione per la dottrina della fede della CENCO.

 

La Diocesi di Kilwa-Kasenga, eretta nel 1962, ha una superficie di 54 mila kmq, con 442 mila abitanti, dei quali 130 mila cattolici, distribuiti in 74 parrocchie e serviti da 26 sacerdoti, 8 religiosi, 30 religiose, 20 seminaristi maggiori.

 

Sempre nella RDC, il Papa ha nominato vescovo di Manono il sacerdote Vincent De Paul Kwanga Njubu, del clero di Kongolo, finora direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie nel Paese. Il neo presule, 49 anni, ha compiuto gli studi in patria e a Roma, alla Gregoriana, ottenendo la Laurea in Diritto Canonico. Ha svolto, tra gli altri, il ministero di parroco, di vicario Giudiziale, di profes­sore di Diritto Canonico al Teologato St. Paul di Lubumbashi.

 

La Diocesi di Manono, eretta nel 1971, ha una superficie di 45 mila kmq. Conta circa 300 mila abitanti, metà dei quali cattolici, con 15 parrocchie, 44 sacerdoti, una reli­giosa, 9 seminaristi maggiori.

 

In Thailandia, il Pontefice ha nominato vescovo di Ratchaburi il sacerdote John Bosco Panya Kritcharoen, parroco a Chombung e direttore del Centro di evangelizzazione. Il 56.enne mons. Panya Kritcharoen ha svolto gli studi in patria e negli USA. E’ stato, tra l’altro, parroco, rettore del Seminario minore diocesano, presidente della Commissione per l'Evangelizzazione dei Popoli e della Pastorale degli operatori sanitari.

 

La Diocesi di Ratchaburi, anno di creazione 1969, ha una superficie di 31 mila kmq. e conta oltre 2 milioni di abitanti, per la stragrande maggioranza buddisti. I cattolici sono poco meno di 16 mila, suddivisi in 17 parrocchie, 16 cappelle succursali, 71 sacerdoti, 6 fratelli religiosi, 82 religiose e 15 seminaristi maggiori.

 

In Perù, il Papa ha nominato vescovo coadiutore di Tacna y Moquegua il sacerdote Marco Antonio Cortez Lara, del clero della diocesi di Chiclayo e parroco della parrocchia di "Santa Lucia" in Ferreñafe. Mons. Cortez Lara ha 48 anni ed ha fatto gli studi filosofici e teologici nel Seminario diocesano “Santo Toribio de Mogrovejo” di Chiclayo, quindi ha conseguito il dottorato in Teologia Morale presso la Pontificia Università della Santa Croce in Roma ed il Diploma in Scienze Sociali presso l'Università di Navarra in Spagna. Tra i suoi incarichi, è stato rettore del Seminario di Chiclayo, quindi responsabile nazionale per il Perú di “Human Life International”. Ha svolto il ministero di parroco.

 

In Honduras, Giovanni Paolo II ha nominato vescovo di Trujillo il sacerdote padre Luis Solé Fa, dei Lazzaristi, finora parroco e vicario episcopale della Vicaria della Mosquitía, nella medesima diocesi. Il nuovo vescovo, 59 anni, ha compiuto gli studi filosofici e teologici in Spagna. Tra i suoi incarichi, è stato parroco, formatore presso il Centro di Riabilitazione dei Minori (Alicante), superiore provinciale dei Padri Lazzaristi.  

 

La Diocesi di Trujillo, eretta nel 1987, è situata sulla costa nord-orientale dell'Honduras e comprende due dipartimenti civili. Ha una superficie di 25.500 kmq., con 280 mila abitanti, 9 parrocchie, 17 sacerdoti (6 diocesani e 11 religiosi), 23 religiose (di 3 Congregazioni) e 7 seminaristi maggiori.

 

 

DRAGAN ČOVIĆ, MEMBRO DELLA PRESIDENZA COLLEGIALE DELLA BOSNIA

ED ERZEGOVINA RICEVUTO IN VATICANO DAL CARDINALE SODANO

 

Dragan Čović, membro della Presidenza Collegiale della Bosnia ed Erzegovina, ha reso oggi visita in Vaticano al cardinale segretario di Stato Angelo Sodano. Durante l’incontro vi è stato un utile scambio di opinioni sull’attuale situazione del Paese. Il Presidente ha anche affidato al segretario di Stato i più vivi auguri al Santo Padre per una pronta guarigione. Da parte sua, il cardinale Sodano ha assicurato che trasmetterà volentieri tali voti al Papa che – ha detto - nutre grande interesse ed affetto per tutti i popoli costitutivi della Bosnia ed Erzegovina.

 

Il segretario di Stato vaticano ha poi assicurato come la Santa Sede ben comprenda le attuali difficoltà della situazione del Paese, auspicando che tutti i cittadini rispettino il diritto e che vengano rispettati i diritti di ciascuno. Al termine, il porporato ha trasmesso fervidi auguri da parte del Pontefice a tutti i popoli componenti lo Stato della Bosnia ed Erzegovina, insieme con i migliori voti di pace ed armonia tra di essi. Il cardinale segretario di Stato ha infine presentato uno speciale saluto del Santo Padre al cardinale Vinko Puljić, all’intero Episcopato, al clero e a tutti i fedeli cattolici del Paese.

 

 

IL CARDINALE ECUADOREGNO GONZALES ZUMARRAGA COMPIE OGGI 80 ANNI

 

I più sentiti auguri al cardinale ecuadoregno Antonio José Gonzales Zumarraga, arcivescovo emerito di Quito, che oggi compie 80 anni. Il porporato è nato a Pujilì, in Ecuador, il 18 marzo 1925: sacerdote a 26 anni e vescovo a 44 anni, è stato creato cardinale da Giovanni Paolo II nel Concistoro del 2001.

 

Degli attuali 183 cardinali, gli elettori, quelli cioè che ancora non hanno compiuto 80 anni, scendono a 117. I cardinali non elettori, dunque ultra-ottantenni, sono 66.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina la Lettera di Giovanni Paolo II ai sacerdoti per il Giovedì Santo.

 

Nelle vaticane, il Messaggio del Papa ai giovani di Roma e del Lazio che, nella Basilica Lateranense, hanno partecipato all'incontro in preparazione alla XX Giornata Mondiale della Gioventù. Nel Messaggio il Santo Padre sottolinea che per "fare" nella Chiesa occorre imparare ad "essere", a stare in adorazione con Gesù Eucaristia.

Due pagine dedicate, rispettivamente, alla Solennità di San Giuseppe e all'ingresso in diocesi del nuovo vescovo di Crema.

 

Nelle estere, Libano: l'ONU sollecita l'immediato ritiro siriano; per Kofi Annan il ritiro deve essere completato "prima delle elezioni parlamentari" di maggio a Beirut.

Sudan: la carestia minaccia la sopravvivenza di centinaia di migliaia di persone; appello del Pam ai Paesi donatori per ulteriori ed urgenti contributi.

L'intervento del cardinale Tauran - a Gerusalemme - in occasione dell'inaugurazione del nuovo museo storico della Shoà.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Franco Lanza sul romanzo di Peter Olov Enquist intitolato "Il viaggio di Lewi". 

 

Nelle pagine italiane, il tema delle riforme. Il ministro leghista Calderoli minaccia le dimissioni se il ddl non otterrà il sì entro Pasqua; Berlusconi assicura: "Nessun ritardo".

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

18 marzo 2005

 

 

DA OGGI NEI CINEMA ITALIANI

“THE TAKE” DOCUMENTARIO SULLA CRISI ARGENTINA

- Intervista con Alberto Quadrio Curzio -

 

“Noi siamo l’errore da evitare”: è il messaggio che un gruppo di operai argentini, in rappresentanza di un’intera nazione attanagliata da una delle crisi economiche più drammatiche della storia, lancia nel bel documentario canadese “The Take”, ambientato in alcune fabbriche occupate e da oggi sugli schermi italiani. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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“Non è un Paese povero. E’ un Paese ricco fatto diventare povero”. E’ l’Argentina dell’anno 2003. Una Nazione non sul ciglio del baratro, ma precipitata nel baratro della crisi, della povertà, delle proteste. Un capitolo da raccontare e ricordare: i canadesi Avi Lewis e Naomi Klein, cavalcando la felice stagione della cinematografia documentaria, hanno realizzato “The Take”, una vera e propria indagine “live” che si addentra – attraverso dichiarazioni, assemblee, testimo-nianze – nelle paure, rassegnazioni e drammi familiari di un gruppo di trenta operai della Forja San Martin di Buenos Aires, licenziati a causa del fallimento della loro fabbrica. Il loro motto, che si diffonde creando numerose situazioni di autogestione legalmente riconosciute, suona così: “Occupare, resistere, produrre”. Il film ha indicato ai governanti e al popolo argentini una nuova strada, capace di sanare le ferite con giuste rivendicazioni perseguite però non più con la violenza e il rifiuto, ma con la partecipazione, il lavoro, la solidarietà.

 

Abbiamo chiesto al professor Alberto Quadrio Curzio, docente di economia politica all’Università Cattolica di Milano, se il mezzo dell’autogestione è sempre esportabile quando una società si trova a dover combattere con crisi così devastanti:

 

“Nei momenti di crisi drammatiche come quella che l’Argentina ha vissuto, si può ben comprendere anche forme di autogestione, come sono state denominate le imprese recuperate. E tuttavia, io non credo che queste forme possano avere una validità nel tempo, per due ragioni. Prima di tutto, perché spesso le forme di autogestione collocano su un piano di assoluta parità orizzontale tutti coloro che partecipano all’attività produttiva, il che non è possibile perché anche un’impresa deve comunque avere una struttura gerarchica, il che non vuol dire che l’impresa non possa essere – come è detto nella Centesimus annus – una comunità di uomini che tendono ad un fine comune. In secondo luogo, perché l’organizzazione gerarchica stessa, pur nell’ambito di quella solidarietà d’impresa, tende a collocare nei posti di maggiore responsabilità le persone che hanno una maggior capacità nel gestire l’impresa stessa, e questo è necessario per vivere in un mercato complesso. Vorrei aggiungere che la dottrina sociale della Chiesa, che nella Centesimus annus ha ben chiarito qual è il ruolo dell’impresa, qual è il ruolo del profitto, qual è il ruolo del lavoro nell’impresa, è portatrice di valori, di solidarietà e di sviluppo che a mio avviso si possono conseguire con modalità ben diverse da quelle caratterizzanti le imprese auto-gestite”.

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CHIESA E SOCIETA’

18 marzo 2005

 

 

NEL COMUNICATO FINALE, PUBBLICATO OGGI, 

TORNANO I TEMI DISCUSSI NELLA QUINTA RIUNIONE DEL CONSIGLIO DELLA SEGRETERIA GENERALE

PER LA SECONDA ASSEMBLEA SPECIALE PER L'EUROPA DEL SINODO DEI VESCOVI,

TENUTA LA SETTIMANA SCORSA

- A cura di Fausta Speranza -

             

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CITTA’ DEL VATICANO. = Pubblicato il comunicato finale della quinta riunione del Consiglio della Segreteria generale per la seconda Assemblea Speciale per l’Europa del Sinodo dei Vescovi, che si è tenuta la settimana scorsa. Con l’annuncio che la prossima sesta riunione si terrà il 15 maggio, il comunicato riassume il dibattito ricordando che i lavori sono stati guidati dal segretario generale mons. Nikola Eterović. Proprio mons. Eterović – si legge nel messaggio – aveva riassunto diverse argomentazioni circa l’applicazione dell’Esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in Europa, aprendo  la  discussione su radici cristiane e vocazione spirituale dell’Europa. E’ emerso – ricorda il comunicato – come l’Ecclesia in Europa rappresenti un punto di riferimento prezioso per tutte le Chiese particolari, tanto che alcune Conferenze episcopali lo hanno scelto come programma pastorale ed è stato citato in vari contesti: congressi, conferenze, studi, libri, articoli. Altro elemento sottolineato è il rimando al recente libro di Giovanni Paolo II Memoria e identità, nel quale si ripresenta in forma convincente il tema delle radici cristiane dell’Europa. Egli constata che la Polonia, suo Paese nativo, è diventata una Nazione con il battesimo dei suoi abitanti, nel 966, seguendo l’esempio del duca Mieszko. Lo stesso vale per tutti i Paesi dell’Europa Centrale, anche se è stato messo in ombra durante il regime comunista. Parimenti il cristianesimo aveva contribuito in modo decisivo alla formazione dei Paesi dell’Europa Occidentale. “Nonostante l’omissione nel Trattato Costituzionale dell’Unione Europea, l’idea delle radici cristiane dell’Europa si è imposta all’opinione pubblica – è scritto del comunicato – raccogliendo molti consensi fra i cristiani, cattolici, ortodossi e protestanti”. E a proposito delle relazioni con l’Unione Europea e del processo di integrazione nel continente, viene ribadita l’opportunità di promuovere convegni e simposi ad alto livello per lo studio della Ecclesia in Europa e delle radici cristiane del continente, ricorrendo anche a tutti gli strumenti della tecnologia moderna. È stato poi rilevato come “i rapporti ecumenici facciano progressi, ma non sempre gli sforzi della Chiesa Cattolica trovano frutto e corrispondenza nelle diverse Chiese”. “Ad ogni modo, seguendo l’esempio del Santo Padre, i cattolici continuano a pregare e ad operare con spirito ecumenico, aspettando con pazienza e speranza la risposta da parte delle Chiese e Comunità cristiane”. Il comunicato ricorda inoltre la lettera firmata durante la riunione e rivolta al Papa, allora degente in ospedale, per “esprimere l’augurio, sostenuto dalla preghiera, di una pronta guarigione”.

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FORTE APPELLO DEL PAM CHE CHIEDE NUOVI AIUTI

PER LE VASTE ZONE DEL SUDAN, CHE RISCHIANO DI RIMANERE SENZA CIBO

 

KHARTOUM. = “Il Sudan rischia di trovarsi di fronte ad una nuova catastrofe se non si invierà velocemente nel Paese nuovo cibo”. Con queste parole, Ramiro Lopes da Silva, direttore del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (PAM) in Sudan, ricorda lo scarso raccolto di cereali dell’anno passato e il conseguente aumento dei prezzi dei generi di prima necessità. “Il PAM non ha abbastanza cibo per prestare assistenza alimentare ai 5,5 milioni di persone che, nel 2005, dovrebbero ricevere gli aiuti internazionali. Si tratta di popolazioni che si trovano nelle zone dell’Est, in quelle di transizione, nel Sud e nella regione del Darfur”, ha aggiunto Ramiro Lopes, sottolineando che il numero dei bisognosi potrebbe ancora aumentare. Proprio per avere un quadro realistico di quante persone avranno bisogno del sostegno nei prossimi mesi, il PAM è presente sul territorio e definisce urgente la necessità di nuovi contributi. (M.V.S.)

 

 

L’APPELLO DI SAVE THE CHILDREN: PIU' TRASPARENZA DA PARTE DELLE MULTINAZIONALI PETROLIFERE

E PIU' CONTROLLI DA PARTE DEI RISPETTIVI GOVERNI

PER SCONFIGGERE LA POVERTA' DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

 

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LONDRA. = Nell’ampio dossier, reso noto oggi, Save the Children, la grande organizzazione internazionale indipendente di tutela e promozione dei diritti dell’infanzia, analizza il livello di trasparenza dei bilanci delle principali compagnie petrolifere mondiali e l’azione di controllo che su di esse esercitano i governi nazionali. Secondo l’organizzazione, molti Paesi in via di sviluppo ricevono enormi quantità di denaro dalle compagnie petrolifere e del gas, a fronte della concessione del diritto di estrarre il greggio e il gas. Questi consistenti introiti, anziché contribuire al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni di quei Paesi, spesso foraggiano guerre e corruzione, indeboliscono lo sviluppo economico e accrescono la povertà. I bambini sono i più esposti al devastante impatto delle guerre e alla cronica mancanza di investimenti in salute ed educazione. Save the Children presenta il dossier intitolato “Beyond the Rhetoric. Measuring Revenue Trasparency in the Oil and Gas Industries”, in concomitanza con il meeting dell'Extractive Industries Trasparency Initiative (EITI) che si tiene oggi a Londra: rappresentanti delle maggiori compagnie petrolifere e dei governi discuteranno su come accrescere la trasparenza e quindi la rendicontabilità delle enormi rendite legate all’estrazione del greggio e del gas. Save the Children afferma di voler presentare i fatti “aldilà delle tante dichiarazioni di buona volontà”.  Utilizzando il “Misuratore di Trasparenza”, un sistema di valutazione messo a punto con esperti indipendenti, Save the Children ha sottoposto a verifica 25 società petrolifere e di estrazione del gas e 10 governi, cui quelle compagnie fanno riferimento. Secondo l’organizzazione, i risultati emersi non sono incoraggianti: pochissime sono le società che dichiarano quanti soldi danno ai Paesi “ospiti”, a fronte del diritto di estrazione del petrolio e del gas. Fra i governi presi in esame, invece, solo quello canadese pone alle aziende petrolifere che ricadono sotto la sua giurisdizione precisi vincoli di rendiconto dei propri bilanci. Il dossier completo ovviamente presenta tutto il quadro delle compagnie e i dati di riferimento. (F.S.)

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L’ESECUZIONE DI NORD COREANI CHE TENTANO DI ESPATRIARE DAL PAESE COMUNISTA:

SAREBBE QUESTO IL CONTENUTO DEL RACCAPRICCIANTE VIDEO DIFFUSO DA EMITTENTI GIAPPONESI

 

PYONGYANG. = Un plotone che prende la mira e spara e, subito dopo, le figure sfocate dei cadaveri dei nordcoreani uccisi per aver tentato di espatriare. E’ il contenuto di un video, ottenuto dalla Japan Independent News Net, che mostra tre esecuzioni capitali avvenute in Nord Corea l’1 e 2 marzo. La Nippon Television Network ha trasmesso parte del video mercoledì scorso. “È la prima volta che un filmato di esecuzioni pubbliche viene portato fuori dalla Corea del Nord e mostrato al mondo”, ha dichiarato Hitoshi Takase, presidente della News Net, secondo la quale il filmato è stato portato da alcuni fuggiaschi. Già da tempo attivisti per i diritti umani della Corea del Sud affermano che il regime di Pyongyang esegue uccisioni in pubblico per terrorizzare i cittadini e costringerli a restare in patria. Nel video, che sembra essere stato girato con una telecamera nascosta, vengono mostrate due persone uccise nella città di Hoeryong, vicino al confine con la Cina, dopo le immagini di un breve processo.  C’è poi la condanna del giudice di altre due persone all’ergastolo e altre cinque a pene fra i 10 e i 15 anni in campi di lavoro forzato. Nella stessa registrazione si vede, inoltre, che il giorno seguente nella stessa città si tiene un nuovo processo nel quale un’altra persona viene condannata a 10 anni di lager e viene chiesta e poi eseguita un’altra pena capitale. Il mese scorso, la Commissione di aiuto per i rifugiati nordocoreani, un gruppo per i diritti umani di Seoul, aveva dichiarato che la Corea del Nord aveva messo a morte 70 fuggitivi catturati in Cina e aveva poi rispedito a casa i cadaveri con lo scopo di scoraggiare i cittadini a lasciare il Paese. Secondo la Commissione, 1900 nordcoreani sono scappati nel 2004 dal regime di Kim Jong-il, con un incremento del 50% rispetto all’anno precedente, ed attualmente sarebbero più di 100 mila i nordocoreani nascosti in Cina. (F.S.)

 

 

ALL’ALTARE DELLA BASILICA VATICANA, CHE CUSTODISCE LE SPOGLIE DEL BEATO PAPA GIOVANNI XXIII, ALLE ORE 7.45 DI DOMANI,

CELEBRAZIONE EUCARISTICA NELL’80.MO ANNIVERSARIO DELL’ORDINAZIONE EPISCOPALE DEL BEATO,

AVVENUTA PROPRIO NELLA SOLENNITA’ DI SAN GIUSEPPE

- A cura di Giovanni Peduto -

 

CITTA’ DEL VATICANO.= Domani, 19 marzo, solennità di San Giuseppe, ricorre l’80.mo anniversario dell’ordinazione episcopale del Beato Papa Giovanni XXIII, avvenuta a Roma nella basilica di San Carlo al Corso. Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, nominato arcivescovo titolare di Areopoli e visitatore apostolico in Bulgaria, venne ordinato dal cardinale Giovanni Tacci, segretario della Sacra Congregazione “pro Ecclesia Orientali”, essendo quella nazione territorio di competenza del dicastero orientale. Per la significativa circostanza, il vescovo di Bergamo, mons. Roberto Amadei, ha promosso una celebrazione eucaristica, alle ore 7.45 di domani, all’altare della Basilica vaticana che custodisce le venerate spoglie del beato Pontefice. Sarà presieduta da mons. Giovanni Battista Roncalli, nipote di Papa Giovanni e da lui ordinato sacerdote cinquant’anni or sono. Saranno presenti altri componenti della famiglia Roncalli, mons. Achille Belotti, delegato vescovile e parroco di Gavarno Sant’Antonio (comunità che vanta la prima chiesa parrocchiale in diocesi di Bergamo dedicata al Beato Papa Giovanni), i sacerdoti bergamaschi operanti nella Santa Sede, negli Organismi della Conferenza episcopale italiana, nelle parrocchie romane e studenti nelle Università pontificie, con religiosi, religiose e laici originari di Bergamo e appartenenti alla diocesi di Roma. All’iniziativa ha dato efficace impulso l’Arciconfraternita dei Bergamaschi a Roma. La Bulgaria sarà rappresentata dall’ambasciatore presso la Santa Sede, Vladimir Gradev, e dai seminaristi bulgari alunni del Pontificio Seminario romano. Anche Turchia, Grecia e Francia avranno un rappresentante tra i sacerdoti concelebranti. L’invito a questo atto di devozione e di affettuoso omaggio a Papa Giovanni è esteso a tutti coloro che non hanno dimenticato il suo messaggio di fede, di bontà e di pace. 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

18 marzo 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, prosegue la fase di stallo nelle trattative per la formazione del governo dopo la cerimonia di insediamento, venerdì scorso, del Parlamento provvisorio. Ma il leader curdo Talabani ha dichiarato, in un’intervista rilasciata alla CNN, che prima della prossima riunione dell’Assemblea nazionale, prevista per il 26 marzo, saranno sciolti tutti i nodi tra curdi e sciiti. Sulle divergenze politiche tra i partiti iracheni della maggioranza, il nostro servizio:

 

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I curdi hanno alzato la posta con gli sciiti, prima forza politica irachena, chiedendo i Ministeri degli Esteri, del Petrolio e delle Finanze. I principali nodi da sciogliere sono lo status di Kirkuk, il più ricco centro petrolifero dell’Iraq, e la sorte dei peshmerga, i leggendari combattenti curdi. I leader dei due partiti curdi, Barzani e Talabani, intendono includere Kirkuk nel Kurdistan, che si appresta a diventare autonomo in base alla costituzione provvisoria irachena approvata nel giugno scorso. I due politici vogliono che la città torni a far parte della loro regione, in modo da ricucire lo strappo provocato da Saddam Hussein quando cacciò i curdi per far posto ad arabi sunniti. Il candidato premier della lista sciita, Jaafari, intende invece risolvere la spinosa questione nell’ambito della Costituzione permanente, la cui bozza dovrà essere stilata dalla nuova Assemblea nazionale e poi sottoposta a referendum. Barzani e Talabani vogliono mantenere, inoltre, il controllo dei peshmerga invece di integrarli nel nuovo esercito iracheno. Parallelamente, proseguono i delicati negoziati con la minoranza sunnita che può contare solo su una ventina di deputati. Particolare interesse ha poi suscitato, nel Paese arabo, un sondaggio realizzato dall’Istituto internazionale repubblicano di Washington: la maggior parte degli intervistati ha dichiarato che la Costituzione irachena deve assicurare l’identità musulmana dell’Iraq, ma non deve introdurre la sharia, la legge islamica. Sul terreno, intanto, continuano le violenze: uomini armati hanno ucciso l’imam sunnita Abdul Rahim al-Samarraie ed almeno due persone sono morte in seguito ad un attentato kamikaze avvenuto ieri sera a Mossul. A Baghdad, la polizia irachena ha sventato il rapimento di alcuni stranieri che lavorano per un'azienda statunitense e ha arrestato quattro persone. Il sedicente gruppo “Ansar al Sunna” ha rivendicato, infine, l’uccisione di un generale cristiano incaricato dei rapporti tra governatorato e organizzazioni non governative.

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“Un primo passo positivo”. È il commento del premier israeliano, Sharon, all’accordo di ieri al Cairo tra il governo palestinese e 13 fazioni, tra cui Hamas e Jihad islamica. Sulla stessa linea, anche il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, che ha definito l’intesa “seria ed importante”. Non del tutto soddisfatta, invece, l’amministrazione americana che giudica l’accordo solo un passo non ancora sufficiente. Per discutere del processo di pace in Medio Oriente, il presidente americano, George Bush, ha invitato per la prima volta il premier israeliano Ariel Sharon nel suo ranch a Crawford, nel Texas, il prossimo 11 aprile.

 

La prima fase del doppio piano di ritiro delle truppe siriane dal Libano è stata ultimata. Circa 8.000 soldati hanno lasciato il nord del paese e si trovano ora nella valle della Bekaa, non distante dal confine con la Siria. Intanto, ieri, in seguito al rapporto dell’inviato speciale delle Nazioni Unite in Medio Oriente, il segretario dell’ONU Kofi Annan è tornato a chiedere a Damasco il ritiro completo delle truppe prima delle elezioni parlamentari libanesi di maggio. Nell’incontro di mercoledì scorso, con il presidente americano George Bush, il patriarca maronita Nassrallah Sfeir, ha ribadito inoltre “le speranze di indipendenza, di sovranità e di libertà di tutti i libanesi”. Gli Stati Uniti, ha detto Bush durante il colloquio, vogliono un Libano libero e democratico.

 

La crisi iraniana, le riforme in Russia e la questione della Cecenia. Sono i principali temi dell’incontro previsto oggi a Parigi tra il cancelliere tedesco Schröder, il premier spagnolo Zapatero ed il presidente russo Putin. Il vertice a quattro ha anche lo scopo di allentare la tensione, dopo le recenti dichiarazioni del presidente americano, George Bush, circa la “stretta” attuata dal governo di Mosca sulla società civile in Russia.

 

Violenti scontri sono scoppiati in Pakistan, nel sudovest del Paese, tra forze paramilitari e gruppi di tribù ribelli. Otto soldati sono rimasti uccisi ed altri 23 sono stati feriti. I combattimenti hanno avuto inizio ieri nella regione di Dera Bugti, dove sono situate le principali riserve di gas del Pakistan. Questa mattina, è stato raggiunto un accordo tra le parti per il cessate-il-fuoco.

 

Almeno 18 persone sono morte per l’esplosione avvenuta in una miniera a Chongqing, nella Cina meridionale. Lo riferisce l’Agenzia “Nuova Cina” aggiungendo che altri 19 minatori sono rimasti intrappolati dopo la deflagrazione. Le miniere di carbone cinesi sono considerate le meno sicure del mondo: nel 2004, nonostante le misure prese per rafforzare la sicurezza, oltre seimila minatori sono morti in seguito ad incidenti sul lavoro.

 

La dissidente cinese Rebiya Kadeer, liberata dalle autorità di Pechino dopo sei anni di detenzione, è giunta ieri sera negli Stati Uniti. Kadeer era stata arrestata nel 1999 per aver diffuso, secondo l’accusa, segreti di Stato all’estero.

 

Dopo le manifestazioni di protesta di ieri – che hanno portato a 12 arresti – è proseguito oggi, nella contea inglese di Derby, il vertice ministeriale del G8 dedicato ad ambiente ed energia.  Al centro dei lavori, che si concluderanno nel pomeriggio, i cambiamenti climatici e la desertificazione in Africa. Problemi quanto mai attuali, come conferma il gesuita Paolo Foglizzo, della rivista “Aggiornamenti sociali”, al microfono di Andrea Sarubbi:

 

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D. – Il problema della deforestazione incide certamente sui microclimi locali o regionali. Il cambiamento climatico ha un impatto più ampio a livello continentale. Quel che risulta, in entrambi i casi, e per ragioni diverse, è la desertificazione. Il deserto del Sahara e le altre aree desertiche africane si sono ulteriormente estese durante gli ultimi anni ed ingoiano ogni anno una superficie pari a quella di uno Stato europeo. Questo riduce le possibilità di vita di fette importanti di popolazione, spingendo migrazioni interne e, soprattutto, accrescendo lo sfruttamento del suolo nelle regioni vicine.

 

D. – Quanto è legato il problema del cambiamento climatico a quello dello sviluppo?

 

R. – Innanzitutto, bisogna riconoscere che lo sviluppo richiede un aumento del consumo di energia per l’aumento della popolazione. Una parte della deforestazione in Africa è legata al sempre maggior numero di persone che hanno bisogno di scaldarsi e di cucinare utilizzando più legna. Si tratta di trovare delle tecnologie nuove, che permettano di sostenere uno sviluppo senza distruggere le risorse naturali, utilizzando meglio l’energia disponibile o trovando altre fonti energetiche. Per esempio, si dovrebbe prendere più in considerazione l’utilizzo dell’energia solare in varie modalità.

 

D. – Tony Blair, premier britannico, e quindi presidente di turno del G8 ha detto: “Il cambiamento climatico è forse il problema più importante, oggi, per la comunità internazionale” …

 

R. – Certamente, il problema del cambiamento climatico è molto importante. Nel lungo periodo i danni climatici ed ambientali possono veramente fare molti danni e mettere a repentaglio la civiltà umana. Detto questo, mi sembra comunque che finora questo aspetto sia stato tendenzialmente sottovalutato nell’agenda dei politici e degli incontri internazionali. Mi sembra quindi positivo che, attraverso Tony Blair, si riesca ad avere, forse, una miglior valutazione della gravità del pericolo.

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Il presidente cubano, Fidel Castro, ha annunciato una rivalutazione del 7 per cento del peso cubano. “La rivalutazione della moneta cubana, che ha effetto da oggi, si basa sul comportamento eccellente dell’economia di Cuba e sul deprezzamento del dollaro”, ha detto Castro al termine di un discorso pronunciato davanti a circa due mila esponenti del regime.

 

In Bolivia, il presidente, Carlos Mesa, non lascerà il proprio incarico nonostante il Parlamento abbia bocciato la sua richiesta di anticipare, il prossimo 28 agosto, le elezioni generali. Mesa aveva annunciato, lo scorso 7 marzo, l’intenzione di dimettersi dall’incarico presidenziale. Le dimissioni sono poi state respinte dal Parlamento.

 

In Italia, sciopero dei lavoratori pubblici per il rinnovo del contratto. Circa 100 mila lavoratori – secondo i sindacati – sono scesi in piazza per chiedere un aumento salariale. Il governo ha proposto un aumento di 95 euro, ma il ministro dell’Economia insiste per un tetto del 2 per cento all’aumento delle spese. I sindacati chiedono, invece, una rivalutazione dei salari pari all’8 per cento della retribuzione attuale.

 

Restiamo in Italia, dove il ministro delle Riforme, il leghista Roberto Calderoli, ha annunciato ieri le sue dimissioni in segno di protesta per il rinvio delle votazioni sulle riforme costituzionali deciso dal Senato. Ma il presidente del consiglio Berlusconi rassicura: le proposte di legge saranno approvate nei tempi previsti e senza bisogno di rimettere alcun mandato.

 

La Marina tunisina ha soccorso 313 clandestini. Gli immigrati - bengalesi, egiziani, marocchini, zambiani e tunisini - erano partiti dalla Libia ed erano diretti in Italia. L’imbarcazione, che aveva il motore in panne, si è rovesciata e i naufraghi sono stati soccorsi al largo delle coste tunisine. I clandestini hanno dichiarato di aver pagato tra i 600 ed i mille euro per raggiungere Lampedusa.

 

 

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