RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n. 73- Testo della trasmissione di lunedì
14 marzo 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’
A Beirut un milione di persone alla manifestazione anti-siriana, ad un
mese dall’assassinio dell’ex premier
Rafic Hariri
Il parlamento cinese approva la legge antisecessione che consente l’uso
della forza militare se Taiwan dovesse dichiararsi formalmente indipendente.
14
marzo 2005
PRIMO
GIORNO DI GIOVANNI PAOLO II IN VATICANO, DOPO IL RIENTRO IERI SERA
DAL
POLICLINICO GEMELLI, AL TERMINE DI 18 GIORNI DI DEGENZA OSPEDALIERA.
ALL’ANGELUS DOMENICALE, IL SANTO PADRE HA CHIAMATO I GIOVANI A RACCOLTA IN
PIAZZA SAN PIETRO PER LA DOMENICA DELLE PALME. SUL RAPPORTO SPECIALE TRA IL
PAPA E I GIOVANI, LA RIFLESSIONE DI MONS. MAURO PARMEGGIANI.
- Ai
nostri microfoni il dott. Antonio Cicchetti -
Prima giornata di Giovanni Paolo II in Vaticano, dopo il
rientro ieri sera dal Policlinico Gemelli, al termine di 18 giorni di degenza
ospedaliera. Un “ritorno a casa”, che è stato accompagnato dall’abbraccio
commosso dei fedeli. Ieri, nel messaggio letto dall’arcivescovo Sandri prima
della recita dell’Angelus, il Papa ha chiamato i giovani a raccolta in piazza
San Pietro per la Domenica delle Palme, un appuntamento che si proietta
idealmente verso la Giornata mondiale della Gioventù, in programma ad agosto a
Colonia. Un’esortazione che ribadisce il legame tutto particolare tra l’anziano
Pontefice e i giovani. Ecco la riflessione di mons. Mauro Parmeggiani,
responsabile del Servizio per la pastorale giovanile del Vicariato di Roma,
raccolta da Alessandro Gisotti:
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R. – In questo
periodo, in cui il Papa è stato ricoverato al Gemelli, ho visto di persona il
grande affetto dei giovani, di tutti i giovani. Il Papa è visto da tutti come
un grande padre, un grande punto di riferimento. Il Papa questo lo sente ed i
giovani lo percepiscono. In più, c’è il suo ruolo: il suo ruolo spirituale che
va al di là delle capacità umane, è un polo spirituale, che lui sente fino in
fondo. Anche dai suoi gesti si coglie la sua determinazione a proseguire nel
suo ministero di Padre nella Chiesa, ed i giovani questo lo sentono, lo vedono
come un grande esempio da imitare.
D. – Il Papa
anziano riesce a parlare in modo diretto, immediato al cuore dei giovani.
Perché, secondo lei?
R. – Proprio
perché questo Papa ha il cuore giovane; cioè, è un uomo senza sovrastrutture,
un uomo vero, che non ha paura di farsi vedere per quello che è, che non ha
paura della sua immagine: anche se soffre, anche se ha la voce rauca ... è un
uomo vero. Vero nei rapporti, vero con le persone, vero negli affetti ...
allora ecco il rapporto tra questo Papa ed i giovani. Un rapporto basato sulla
verità, sulla sincerità, soprattutto sull’andare oltre, sul non mollare mai! E’
una canzone, questa, che i giovani hanno preso dal mondo delle loro canzoni e
che adesso si sono messi a cantare al Papa: “Non mollare mai! Non mollare
mai!”. E sembra che lui voglia rispondere proprio con questo suo desiderio di
essere sempre Padre, fino alla fine ...
D. – Giovanni
Paolo II ha chiamato a raccolta i giovani per la Domenica delle Palme, ma ci
sarà già questa settimana, durante la settimana, un appuntamento importante?
R. – Certo.
L’appuntamento del giovedì, precedente la Domenica delle Palme, è sempre stato
un appuntamento con il Papa, in vista della Giornata mondiale della gioventù;
anche quest’anno questo appuntamento lo terremo, ugualmente, lo abbiamo spostato
nella cattedrale del Papa, che è San Giovanni. Il Papa sarà presente seguendoci
e speriamo anche che ci invii un messaggio. Sono sicuro che saranno presenti
tantissimi giovani, dai biglietti che abbiamo distribuito in Basilica sono
tantissimi: abbiamo superato i 20 mila. E’ segno questo del desiderio di
pregare per andare a Colonia e di pregare anche per il Santo Padre, per il suo
ministero.
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Ma torniamo alla degenza al Policlinico Gemelli di Giovanni Paolo II con
la testimonianza di Antonio Cicchetti, direttore amministrativo
dell’Università Cattolica e direttore generale del nosocomio romano, che – al
microfono di Andrea Sarubbi – racconta le emozioni di avere avuto, in questi
giorni, tra i propri pazienti il Santo Padre:
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R. – Abbiamo avuto la sensazione
di vedere una persona che ha dentro di sé una forza enorme, che trasmette anche
agli altri … Lo abbiamo visto, giorno per giorno, riprendere le sue forze e le
sue capacità, fino a quando, ieri sera, è uscito. Per noi era stata una grande
soddisfazione già vederlo alla finestra salutare la gente dalla finestra: ci
colpiva questa sua voglia di comunicare con le persone venute al Gemelli per
lui … Poi, ieri sera, abbiamo potuto notare la tranquillità con cui il Papa ha
lasciato l’ospedale, con cui ha salutato tutte le persone, e la familiarità –
mi permetto di dire – che si era creata anche con il personale.
D. – Oggi, al
Gemelli, la sala stampa non c’è più, l’attenzione dei mass media sembra
diminuita … E l’ospedale torna a funzionare in silenzio …
R. – In
realtà, l’ospedale ha funzionato regolarmente anche durante il ricovero di
Giovanni Paolo II, al di là dell’impatto dei media a livello mondiale. Dietro
la prima facciata - dove si vedeva chiaramente che c’era qualcosa di molto diverso
dal solito - all’interno del Gemelli, la vita dell’ospedale è proseguita
normalmente, ed oggi continua come prima.
D. – Vi costa
fatica tutta quest’attenzione dei mass media attorno a voi, ogni volta che
arriva il Papa?
R. – Fatica?
No. Diciamo che ci vuole un’attenzione, però, ad un certo punto, ci si abitua.
Finito l’impatto dei primi giorni, poi diventa una sorta di routine, anche
perché, effettivamente, le grandi dimensioni dell’ospedale consentono di assorbire
questi impatti.
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Ieri,
dunque, il Papa è tornato in Vaticano, dopo 18 giorni di degenza ospedaliera,
ripercorsi nel servizio di Giada Aquilino:
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24
febbraio. Era mattina, poco prima di mezzogiorno. La stampa di tutto il mondo
tornava a diffondere quella notizia: Giovanni Paolo II di nuovo ricoverato al
Policlinico Gemelli, per una ricaduta della sindrome influenzale, che lo aveva
già costretto al ricovero, sempre al 10.mo piano dell’ospedale romano, dal
primo al 10 febbraio scorsi. La sera stessa del 24 febbraio viene praticata al
Pontefice una tracheotomia. Domenica 27, Giovanni Paolo II affida la preghiera
dell’Angelus alla voce dell’arcivescovo Sandri, sostituto della Segreteria di
Stato. Ma a sorpresa, nella giornata
della prima preghiera mariana dal ’78 recitata senza la presenza fisica del
Pontefice tra la gente, il Papa appare dietro la finestra della sua
stanza d’ospedale e benedice i fedeli assiepati nel piazzale del Gemelli e
quelli in collegamento televisivo. Anche domenica 6, seguendo le stesse
modalità per la recita dell’Angelus, il Papa si affaccia alla finestra del
‘Vaticano 3’ e benedice la folla. Mercoledì 9 non c’è udienza generale, ma il
Santo Padre non fa mancare il proprio affetto ai fedeli e nuovamente compare
dietro i vetri del suo appartamento al Gemelli. Venerdì scorso, poi, il Centro
Televisivo Vaticano diffonde le immagini della Messa presieduta dal Papa nella
cappellina del suo appartamento di degenza; “il nostro aiuto è nel nome del
Signore”, pronuncia Giovanni Paolo II, prima della benedizione finale.
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LA SITUAZIONE DEI RIFUGIATI
AFRICANI E’ UNA QUESTIONE
DI CUI DEVE FARSI CARICO TUTTA LA
COMUNITA’ INTERNAZIONALE:
COSI’ MONS. FORTUNATUS NWACHUWKU,
NELL’INTERVENTO ALLA 32.MA RIUNIONE
DEL COMITATO ESECUTIVO DELL’ALTO
COMMISSARIATO ONU PER I RIFUGIATI.
IL CONSIGLIERE DELLA MISSIONE
VATICANA SI E’ SOFFERMATO IN PARTICOLARE SULL’EMERGENZA UMANITARIA DEL DARFUR
“La condizione dei rifugiati in Africa”, specie nel Darfur
“è una cicatrice profonda per tutta la famiglia umana”, di cui si deve far
carico l’intera comunità internazionale. E’ l’accorato appello di mons.
Fortunatus Nwachuwku, consigliere della Missione permanente della Santa Sede
presso l’ufficio ONU di Ginevra che nei giorni scorsi è intervenuto alla 32.ma
riunione del Comitato esecutivo dell’Alto commissariato dell’ONU per i
rifugiati. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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Di fronte alla tragedia quotidiana dei rifugiati del
continente africano, la comunità internazionale ha il dovere di intervenire
senza ulteriori ritardi. E’ il forte richiamo di mons. Nwachuwku, che nel suo
discorso si è soffermato in particolare sulla drammatica situazione umanitaria
del Darfur. Nella martoriata regione sudanese, ha sottolineato, la popolazione
civile è sottoposta ad attacchi sistematici, interi villaggi vengono distrutti,
i diritti umani sono violati ogni giorno. “Particolarmente vulnerabili sono le
donne – ha rilevato – soggette a stupri e ad ogni forma di degradazione”. Se
una persona è fortunata, ha costatato amaro il diplomatico vaticano, diventa un
rifugiato nei campi profughi nel vicino Ciad.
“Le autorità
sudanesi – ha avvertito – non sembrano capaci o non sono in grado di proteggere
i diritti del proprio popolo”. E’ allora quanto mai urgente una leadership
forte delle Nazioni Unite per affrontare tale emergenza. La Santa Sede, ha
affermato mons. Nwachuwku, chiede maggiori risorse umane e finanziarie per
rispondere ai bisogni dei rifugiati e degli sfollati interni. Non solo, è
infatti necessaria la volontà di “intervenire per togliere le armi dalle mani
degli aggressori”. Più si tarda nell’agire, è stato il suo richiamo, “più è
grande il rischio di nuovi abusi sulla gente e l’indebolimento di accordi di
pace raggiunti faticosamente”. Il consigliere della missione vaticana ha concluso
il suo intervento ribadendo la necessità di “fermare il flusso di armi nei
conflitti, di non lasciare impuniti quanti si macchiano di crimini contro
l’umanità” e, infine, di agire ora per “dare nuova speranza all’Africa e a
tutti i rifugiati”.
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NOMINE
Il Santo Padre ha accettato
la rinuncia all’ufficio di Ordinario per i cattolici di rito orientale
residenti in Francia e sprovvisti di Ordinario proprio, canonicamente
presentata dal cardinale Jean-Marie Lustiger, arcivescovo emerito di Parigi.
Gli succede l’attuale arcivescovo di Parigi, mons. André Vingt-Trois.
DOMANI IL CARDINALE JEAN-LOUIS TAURAN PARTECIPERA’ IN RAPPRESENTANZA
DEL PAPA ALL’INAUGURAZIONE DEL NUOVO MUSEO
DELLA STORIA DELL’OLOCAUSTO A YAD VASHEM, A GERUSALEMME
Domani, il
cardinale Jean-Louis Tauran, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa,
prenderà parte, in qualità di rappresentante del Santo Padre, all’inaugurazione
del nuovo Museo della Storia dell’Olocausto a Yad Vashem, a Gerusalemme.
E’ quanto ha reso noto questa mattina, il direttore della Sala Stampa
della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls.
Le cerimonie inaugurali del
nuovo Museo si svolgeranno sotto l’egida del
segretario generale dell’ONU Kofi Annan: vi parteciperanno
rappresentanti di governo di circa 40 Paesi. Il nuovo grande Museo della storia
dell’Olocausto, realizzato in dieci anni, sarà poi aperto al pubblico alla fine
del mese. Utilizzando le più moderne forme di comunicazione multimediale, si
prefigge di “dare voce agli individui” sterminati dai nazisti, ricostruendo le
loro storie, esponendo i loro effetti personali e mostrando le ultime tracce
lasciate prima di andare verso la morte. Buona parte del nuovo Museo è stata
allestita sotto terra. I corridoi impongono un percorso obbligato. “Si ha come
la sensazione angosciante di essere
prigionieri”, ha commentato il quotidiano israeliano Haaretz.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo “La gioia dei romani
accompagna il Papa dal “Gemelli” al Vaticano”: Giovanni Paolo II ha lasciato il
Policlinico nella serata di domenica 13 marzo. Migliaia di persone lo hanno
salutato con calorosissimo affetto lungo le strade della Capitale. La
meditazione del Santo Padre all’Angelus: “Gli operatori dei mass media chiamati
a fornire sempre un’informazione puntuale, rispettosa della dignità della
persona umana e attenta al bene comune”.
Nelle vaticane, “Giovanni Paolo II: struttura
morale della libertà” del card. Julián Herranz
Nelle estere, Libano: un milione in piazza per
ricordare Hariri, Beirut invasa dall’opposizione antisiriana. Iraq: attacco
suicida provoca 4 vittime, un “kamikaze” si fa esplodere a Sud di Baghdad.
Intervento della Santa Sede al Comitato Permanente del Comitato esecutivo
dell’ACNUR: “E’ urgente una forte guida dell’ONU per assistere gli sfollati e i
rifugiati del Darfur”. Medio Oriente: vertice a Ramallah tra Annan e Abu Mazen,
disposto lo sgombero di 24 colonie. Nucleare: l’Iran riprenderà l’arricchimento
dell’uranio. Cina: approvata una legge contro la secessione di Taiwan.
Nella pagina culturale, raccolte nel volume “Un
altro paese” le fotografie di Pepi Merisio.
Nelle pagine italiane, nuovo attentato di unabomber:
ferite una donna e una bambina nell’esplosione in una chiesa a Motta di
Livenza. Sdegno e commozione per la morte di don Strazzi, l’anziano sacerdote
ucciso a Mantova forse per un tentativo di rapina. “Don Cesare sia presto
restituito ai suoi poveri”: è il commento di Mons. Ruppi sull’arresto del
sacerdote a San Foca. A seguire i temi delle elezioni regionali, della
competitività e dell’immigrazione.
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14
marzo 2005
INARRESTABILE
LA CORRENTE DI SOLIDARIETA’, AD OGNI LIVELLO,
PER
DON CESARE LODESERTO. IN ATTESA DELL’INTERROGATORIO DI GARANZIA
DI
DOMANI, IL SACERDOTE ARRESTATO SI E’ DIMESSO DA DIRETTORE
DEL
CENTRO “REGINA PACIS”. IL VESCOVO DI LECCE, MONS. RUPPI:
“SONO
UN TESTIMONE DEI SUOI SACRIFICI”
-
A cura di Alessandro De Carolis -
Una solidarietà che ha
trovato nella preghiera la forma per comunicare affetto e vicinanza. Questa
sera, nella cattedrale di Lecce, il vescovo della città, mons. Cosmo Ruppi,
sacerdoti e fedeli si riuniranno per pregare per la dolorosa vicenda che vede
coinvolto don Cesare Lodeserto. Il sacerdote da tre giorni è agli arresti nel
carcere di Verona, con l’accusa di sequestro di persona e di abuso di mezzi di
correzione nei confronti di alcune immigrate dell’est Europa, ospitate nel
Centro di accoglienza “Regina Pacis” di Lecce. Dalla direzione del Centro e
dalla presidenza della Fondazione omonima, cui faceva capo un’analoga struttura
di accoglienza in Moldova, don Cesare Lodeserto si è dimesso questa mattina: al
suo posto la curia di Lecce ha nominato don Attilio Mesagne, direttore della
Caritas diocesana e dell'ufficio diocesano Migrantes, che ha affermato di voler
proseguire il lavoro avviato da don Cesare “con la stessa passione, lo stesso
entusiasmo e slancio, facendo in modo che quanto svolto in questi ultimi anni
non vada perduto, annullato”. Intanto, l’attenzione è ora rivolta
all’interrogatorio di garanzia cui don Cesare Lodeserto verrà sottoposto per
rogatoria dal gip del Tribunale di Lecce. Un passaggio cui il vescovo Cosmo
Ruppi, intervistato da Luca Collodi, appunta molte delle sue speranze per una
pronta soluzione del caso:
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R. -
Penso che la situazione si chiarirà ancora di più dopo l’interrogatorio di garanzia
che sarà fatto domani, purtroppo con molto ritardo, nel carcere di Verona:
speriamo che tutto venga alla luce così come ormai, nell’opinione pubblica, si
va dimostrando.
D. – Mons.
Ruppi, la stampa pugliese intervista oggi una ragazza moldava che ha denunciato
don Cesare e che ammetterebbe di essere stata pagata…
R. – Non so
esattamente, ma certamente qualcosa del genere c’è sotto, un ordito
persecutorio sembra profilarsi all’orizzonte. Noi abbiamo molta fiducia nella magistratura,
ma vorremmo che questa verità venisse alla luce il prima possibile.
D. – Che
sacerdote è don Cesare Lodeserto?
R. – Quando
non era ancora sacerdote, da semplice studente andava a trascorrere i mesi
estivi prestando servizio nel Cottolengo. Quando io fui eletto vescovo di
Lecce, 16 anni fa, il mio predecessore, mons. Minguzzi, mi disse queste precise
parole: “Cosmo, se tu vuoi, prendi Cesarino come segretario perché è un uomo
generoso, fedele, che ama moltissimo i poveri. Io posso dire di essere un testimone
dei suoi sacrifici”.
D. – Questa
vicenda ha fatto scattare un’immensa solidarietà verso l’arcidiocesi di Lecce e
verso don Cesare…
R. – Ho
qui un pacco di centinaia e centinaia di fax, senza raccontare le mille telefonate
che stanno arrivando da vescovi, autorità, ministri… E poi vi sono moltissimi
sacerdoti sgomenti. Quando ieri sono andato in giro per le mie celebrazioni,
appena arrivavo in chiesa partivano dal nulla applausi straordinari che io ho
cercato di trasformare, come è mio dovere, in preghiera. E sono convinto che,
in questo momento, la solidarietà faccia piacere, ma la preghiera è ancora più
efficace della solidarietà. Proprio su richiesta diretta della gente, è partita l’iniziativa
improvvisa di una veglia di preghiera che stasera, alle ore 19.00, sarà tenuta
in Cattedrale. Ci riuniremo soltanto per pregare. Ci avviciniamo alla Settimana
Santa: io mi auguro che per le Palme don Cesare possa celebrare l’Eucaristia
insieme a me.
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Marco
Tullio Giordana, regista del pluripremiato “La meglio Gioventù”, ha conosciuto
da vicino don Cesare Lodeserto e il Centro “Regina Pacis”, visitati lo scorso
anno mentre preparava il suo prossimo film intitolato “Quando sei nato non puoi
più nasconderti”, incentrato sulla realtà degli immigrati in Italia. Fabio
Colagrande ha chiesto al regista un commento sulla vicenda del sacerdote:
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R. -
Sono rimasto molto sorpreso, soprattutto perché mi sembra che le imputazioni
molto gravi di cui è fatto oggetto don Cesare, anche prendendole per buone,
cosa che io non faccio assolutamente, abbiano trovato nell’arresto cautelare
una misura eccessiva, in questo caso. Sono convinto che don Cesare Lodeserto
riuscirà a dimostrare l’infondatezza di queste accuse e la sua posizione.
D. –
Avvicinando don Cesare ha avuto l’idea di una persona che dava fastidio a
molti?
R. – Io sono
un regista, quindi vedo le cose come se fossero una scena che mi si presenta
davanti. Ecco, anche se don Cesare Lodeserto ha le “stigmate” del carattere
volitivo ed imperioso, non avrei mai potuto scritturarlo nel ruolo di un
“cattivo”, perché so che dietro a quella volitività e quella forza, c’è il dolore
di una missione complicata.
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GIUDIZI POSITIVI DAL MONDO CATTOLICO SULL’ULTIMO FILM DI FERZAN OZPETEK “CUORE SACRO”: E’ LA STORIA DI UNA
IMPRENDITRICE GIOVANE E RICCA CHE IN
MODO RADICALE AFFIDA LA PROPRIA
VITA AI PIU’ POVERI
“Ho tentato di raccontare in forme laiche il bisogno di
spiritualità che si sente in questo momento in tutto il mondo”. Così ha
ribadito il regista Ferzan Ozpetek a proposito della sua ultima opera, “Cuore
sacro”, che ha suscitato molto interesse da parte della stampa e dei media
cattolici. Un film definito dall’apposita Commissione della Conferenza
Episcopale Italiana “forte, urgente, opportuno”. Il servizio di Luca
Pellegrini:
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(musica)
Quando il cuore parla, lo fa in modo
imprevedibile. “Quando può far sentire la sua voce – scrive il filosofo Ephraim
Lessing – non c’è bisogno di preparare il discorso”. Nell’ultimo, sofferto e
sincero film di Ferzan Ozpetek sono molti i cuori che, in modo assai diverso,
fanno sentire la loro voce, a cominciare da quello di Irene, la giovane
protagonista, con un nome forse scelto non a caso. Ci sono cuori buoni e
cattivi, cuori chiusi e aperti. Cuori di pietra e di carne, come scrive il
profeta Ezechiele.
“Se riusciamo a ritrovare la luce del
cuore nascosto – era solita affermare la mamma di Irene, morta in circostanze
misteriose – capiremmo che in noi c’è un cuore sacro”. A palpitare per primo,
però, ed essere quello che vuol parlare a tutti i costi, è il cuore del
regista. Colpito da un fatto doloroso e sconcertante: la pervicace miopia nei
confronti della dilagante indigenza e povertà. Irene – Barbora Bobulova,
coinvolta in un personaggio nel quale ha creduto moltissimo – è
un’imprenditrice giovane e ricca. Riuscirà ad ascoltare il suo “cuore sacro” ed
evitando l’errore di tramutare il suo passato in vendetta o denaro – come la
mette in guardia la zia Maria Clara contro la spietatezza della sorella
Eleonora, splendide Erica Blanc e Lisa Gastoni in questi ruoli – sarà capace di
cambiare radicalmente e rigorosamente il suo presente, fino alle propaggini di
un assoluto, problematico distacco dal mondo.
Non è facile raccontare la complessità
di questo itinerario morale verso una vita ricca di senso, un cammino che porta
ad ascoltare la voce di chi non ha nulla da parte di chi ha tutto. Ferzan Ozpetek,
dal pensiero laico ma dall’animo spirituale, intuisce che oggi, nel mondo
globalizzato, diviso e cieco, la carità non ha confini e il sacro della vita,
il rapporto con Dio, può essere come un vascello capace di portare tutti nelle
acque tranquille e luminose dell’amore e della civiltà. Pur con qualche
macchinosa e artificiale soluzione drammaturgica, “Cuore sacro” è un film che
ha la fortuna di saper parlare, nel suo lento e sacrale incedere, al cuore di
tutti, credenti e non. Ricordandoci, con altre vie e altri mezzi, che “senza la
carità – sono le parole di Teresa d’Avila – tutto è perduto”.
(musica)
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14 marzo 2005
SAREBBE STATO VITTIMA DELLA SUA GENEROSITA’ IL
PRETE UCCISO A MANTOVA.
L’85.ENNE
SI DEDICAVA AD AIUTARE I BISOGNOSI
MANTOVA. = Un’innata generosità ed una completa
disponibilità verso il prossimo sono stati fatali a don Remo Strazzi, trovato
morto ieri mattina nella sua abitazione di Mantova. I Carabinieri che stanno
indagando, coordinati dal sostituto procuratore Giulio Tamburini, non avrebbero
dubbi: responsabili dell’omicidio del sacerdote 85.enne potrebbero essere due o
più persone di quelle, tra tossicodipendenti, ex carcerati e immigrati clandestini,
che don Remo era solito accogliere nella sua povera casa. Di un’altra cosa gli
investigatori sono convinti: colui o coloro che si sono rivolti al prete non
volevano uccidere. In caserma, per raccogliere elementi utili alle indagini,
sono cominciati gli interrogatori dei parenti del sacerdote, dei volontari che
lo aiutavano ma, soprattutto, di quelle persone cui il prete dava assistenza.
Sembra, infatti, che dietro di sé i responsabili dell’assassinio abbiano
lasciato parecchie tracce. Il sacerdote, che viveva solo, è stato trovato senza
vita, riverso sul pavimento accanto alla porta d'ingresso. Era vestito. Una
federa presa dal suo armadio gli chiudeva la bocca, mentre aveva i polsi e i
piedi legati con i lacci delle sue stesse scarpe. Dopo la rapina, l’anziano sacerdote
deve aver cercato di liberarsi: si è alzato dalla poltrona ma è caduto a terra,
si è trascinato per qualche metro verso la porta per chiedere aiuto, ma il
bavaglio stretto sulla bocca e l’età avanzata gli sono stati fatali: è morto
poco dopo, forse per soffocamento. La fine di don Remo ha scosso l’ambiente
ecclesiastico mantovano. Per molti anni aveva insegnato religione al Liceo
scientifico Belfiore di Mantova, dopo essere stato assistente spirituale delle
ACLI negli anni ‘60 e consulente ecclesiastico degli universitari cattolici.
Dal 1982 al 1991, era stato parroco di Pradello, una frazione del piccolo
Comune di Villimpenta, nel mantovano. Da allora si era ritirato nella sua casa
di via Chiassi e si era dedicato all’assistenza dei bisognosi. “Un bravo
catechista e un ottimo insegnante”, lo ricorda con le lacrime agli occhi mons.
Ciro Ferrari, decano dei sacerdoti mantovani. “Era una persona buona che si
dedicava agli altri – ha commentato una signora del quartiere – anche a quelli
poco raccomandabili”. (B.C.)
LA COREA DEL SUD IN DIFESA DELLA VITA NASCENTE.
A
SEUL LE TAPPE DELLA VIA CRUCIS RIGUARDERANNO TEMI COME LA
SPERIMENTAZIONE
DEGLI EMBRIONI, L’USO DELLE CELLULE STAMINALI E L’ABORTO
SEUL. = Una Via Crucis per
sottolineare la dignità della vita umana sin dal suo concepimento. E’
l’iniziativa ideata per le celebrazioni di Pasqua dal movimento “One Heart One
Body” (“Un cuore un corpo”) della diocesi di Seul. Ognuna delle stazioni
riguarda temi come la sperimentazione degli embrioni e l’uso delle cellule
staminali, l’aborto e altre modalità in cui la vita umana viene presa in scarsa
considerazione. Nella prima stazione, che ricorda Gesù condannato a morte, la
meditazione del volumetto pubblicato in Corea ricorda “gli embrioni umani nei
grembi delle loro madri, ai quali la Provvidenza divina ha dato la vita,
condannati a morte”. Nella meditazione della Passione pro-life, si ricorda
che il fatto di permettere sperimentazioni o di clonare embrioni umani è simile
alla condanna a morte. Gli embrioni creati in laboratorio, infatti, vengono
distrutti dopo il loro utilizzo. Nell’ottava stazione, invece, quando Gesù
incontra le donne di Gerusalemme, il testo affronta il tema dell’aborto. Si
prega perché Dio permetta a “quelle donne tentate di abortire di diventare
coscienti dell’importanza della vita e di accogliere i loro figli” come dono di
Dio. Il testo della Via Crucis è stato distribuito in 39 mila copie in 245
parrocchie del Paese. La Chiesa sudcoreana recentemente ha sollevato obiezioni
sulla legge che proibisce la clonazione umana a scopo riproduttivo, ma permette
quella cosiddetta “terapeutica” per scopi medici. (B.C.)
ESPLOSIONE IERI IN UNA CHIESA DEL TREVIGIANO, IN
ITALIA. FERITE UNA DONNA
E
BAMBINA. DIETRO IL MICRO-ATTENTATO LA FOLLE MANO DI UNABOMBER
TREVISO. = Unabomber, il folle che da oltre dieci
anni terrorizza il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, è tornato a colpire. Il
dispositivo usato dall’anonimo attentatore, è stato, questa volta, inserito in
una candela elettrica votiva, nel Duomo di Motta di Livenza, una piccola
località del trevigiano già scelta da Unabomber come obiettivo, il 2 novembre
del 2001. Verso il termine della messa delle 11, ieri, una bambina di 6 anni,
figlia di un libraio del paese, avrebbe cercato per due volte di accendere la
candela. Dopo i tentativi andati a vuoto la bimba è stata aiutata da una
signora. A quel punto l’ordigno è esploso. Le condizioni più gravi sono apparse
subito quelle della bambina, Greta, colpita alla mano e all’occhio sinistri. La
piccola è stata portata dapprima all’ospedale di Treviso e poi a Pordenone,
dove è stata operata con successo nel reparto di Microchirurgia e Chirurgia
della Mano dell’Azienda Ospedaliera “Santa Maria degli Angeli”. La piccola
Greta si è ripresa bene e questa mattina, al risveglio, ha commentato con
spontaneità la vicenda. “Se lo trovo gliela faccio vedere io – ha detto ai
genitori – queste cose non si fanno”. La famiglia di Greta oggi poi ha
incontrato il vescovo di Concordia-Pordenone, mons. Ovidio Paletto. Il presule,
in visita tra i malati dell’ospedale, ha scambiato qualche parola con i
genitori della piccola, portando loro l’abbraccio di tutta la diocesi e la
speranza di una pronta guarigione della bambina. Sul terreno, intanto, proseguono
le indagini. “La trappola esplosiva – ha detto il pm di Venezia Luca Marini,
titolare dell’inchiesta su Unabomber, insieme con i colleghi di Trieste – è
stata preparata impiegando una candela elettrica, mentre il candeliere è stato
usato solo per far scattare l’esplosione, attraverso il contatto o la pressione
esercitata alla base dalla candela stessa”. Nel duomo, subito dopo lo scoppio è
giunto il capo della squadra mobile di Venezia, Alessandro Giuliano, in qualità
di coordinatore del gruppo investigativo Unabomber. Sulla vicenda è intervenuto
anche il mondo politico. La Lega è andata all’attacco sulla sicurezza,
proponendo l’istituzione di una taglia, affinché, “almeno per interesse se non
per coscienza”, chi sa qualcosa su Unabomber parli. Ma i leghisti, per bocca
del ministro delle Riforme, Roberto Calderoli, sono andati oltre, chiedendo che
si valuti la possibilità di inserire nel Codice penale italiano la pena di
morte per determinati delitti, tra cui quelli commessi dal “bombarolo” del
nord-est. (B.C.)
IL 19 PER CENTO DEI SOSPETTATI DI CRIMINI GRAVI IN CINA
SONO MINORENNI.
L’ALLARME
LANCIATO DALL’ASSEMBLEA NAZIONALE DEL POPOLO.
LA
SCARSA SCOLARIZZAZIONE, LA POCA ATTENZIONE DEI GENITORI E L’ASSENZA
DI
UNA LEGISLAZIONE PREVENTIVA LE CAUSE ALLA BASE DEL FENOMENO
PECHINO. = Cresce in Cina la
criminalità minorile. Secondo quanto ha riferito Huang Jingjun, delegato
dell’Assemblea nazionale del popolo, nel 2003 quasi il 19 per cento delle
persone sospettate di reati erano minorenni, con un aumento dell’11,8 per cento
rispetto al 2000. La criminalità minorile è, inoltre, di stampo violento. Huang
ha riportato l’esempio di un centro di detenzione minorile, in cui il 77 per
cento dei detenuti sconta la pena per crimini violenti, mentre l’11 per cento
per reati a sfondo sessuale. Nel suo rapporto all’Assemblea, riferisce
l’agenzia Asianews, il delegato ha parlato anche delle cause di questo disagio
giovanile: scarsa scolarizzazione, mancanza di attenzione da parte dei genitori
e assenza di una legislazione preventiva nei confronti dei minori. Inoltre,
sono sotto accusa: la droga, oramai di facile reperibilità in Cina, e il facile
accesso alla pornografia. Queste cause, per Huang, sono direttamente collegate
al divario fra ricchi e poveri all’interno del Paese. Xiao Yang, presidente
della Corte suprema del popolo, ha invece riportato i dati relativi ai processi
ed alle sentenze. In Cina, nel 2004, 145 mila persone sono state condannate a
morte o a lunghe pene detentive. I condannati per reati “gravi” sono stati
oltre 700 mila, il 19 per cento dei quali ha subito la condanna a morte, al carcere
a vita o comunque a pene superiori ai cinque anni di prigione. (B.C.)
NEI LOCALI DELLA BIBLIOTECA CASANATENSE DI
ROMA, UNA MOSTRA DEDICATA
A PAPA
PIO II. DAL 7 APRILE AL 31 MAGGIO, UNA TESTIMONIANZA NON SOLO
DELLA
SUA PRODUZIONE LETTERARIA, MA ANCHE DEI SUOI MULTIFORMI INTERESSI
ROMA. =
Si svolgerà a Roma, dal 7 aprile al 31 maggio prossimi, una mostra dedicata al
letterato senese Enea Silvio Piccolomini, Papa Pio II. La mostra sarà allestita
nel salone monumentale della Biblioteca Casanatense e il suo nome,
“Nymphilexia”, trae spunto da una raccolta poetica del Pontefice. L’esposizione
è stata organizzata in occasione del VI centenario della sua nascita, il 18
ottobre 1405, ed è realizzata in collaborazione con altre due biblioteche
romane, la Angelica e la Vallicelliana. Diverse sezioni espositive percorrono i
locali della biblioteca, documentando non solo la sua vasta produzione letteraria,
ma fornendo anche testimonianze iconografiche: carte geografiche, vedute di
città, monete, medaglie ed incisioni. Trovano perciò spazio le letture dei
classici, la sua passione per la storia e la geografia, ma anche quella per la
ceramica. Una luna splendente è, infatti, emblema del settore “La maiolica nel
Medioevo e nel primo Rinascimento”, nonché il simbolo della casata di Pio II,
lo stemma “d’argento alla croce d’azzurro caricata di sei lune montanti d’oro”.
Oltre alle “Maioliche nobiliari”, come sono state definite nella mostra, un
ampio settore è dedicato ai primissimi esempi di pavimentazione ceramicata, in
cui si trovano degli esemplari inediti, quali le dorate mattonelle veneziane.
La sezione conclusiva è quella dedicata agli anni del pontificato ed in essa si
da molta importanza alla stesura dell’“Epistola ad Mahumetem”. L’esposizione
ritrae a pieno la poliedrica personalità di Enea Silvio Piccolomini, dando
spazio ai suoi multiformi interessi. (M.V.S.)
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14
marzo 2005
- A cura di Fausta Speranza
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Sono più di un
milione le persone concentrate a Beirut, nella Piazza dei Martiri e nelle vie
adiacenti del centro della capitale libanese, per la manifestazione indetta
dall'opposizione a un mese dall’uccisione dell’ex premier Rafik Hariri
nell'attentato del 14 febbraio. Il nostro servizio:
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E’ la
manifestazione più imponente finora organizzata dall’opposizione, con una
partecipazione di folla ancor più numerosa di quella che si era registrata il
16 febbraio, in occasione dei funerali di Hariri. E oggi l’opposizione ha
portato in piazza anche un numero di manifestanti superiore a quello che l’8
marzo aveva risposto all’appello del movimento sciita Hezbollah e altri 17
gruppi minori filo-siriani a dimostrare in sostegno della Siria e contro le
“ingerenze straniere”. Alla manifestazione di Hezbollah, era stata calcolata la
partecipazione di centinaia di migliaia di persone, ma l’opposizione
anti-siriana è riuscita oggi a mobilitarne molte di più. A causa delle strade
bloccate, in mattinata, il patriarca cristiano maronita Nasrallah Boutros Sfeir
è stato trasferito in elicottero all'aeroporto di Beirut, da dove doveva
partire per gli Stati Uniti. Oltre che dal nord e dal sud del Libano, grosse
colonne di auto si sono formate anche in provenienza dalla Valle della Bekaa,
nell’est del Paese.
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Ancora cronaca
di sangue per l’Iraq: sei persone tra cui due bambini morte per un'autobomba
vicino a Mossul e, sempre nella città settentrionale, un cameraman della
televisione satellitare del Partito democratico del Kurdistan (Pdk),
rapito due settimane fa, è stato
trovato ucciso. A Baghdad due civili iracheni sono morti e altri due feriti per
un’autobomba, mentre un alto funzionario del ministero della Sanità iracheno è
sfuggito a un attentato dinamitardo.
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Intanto, ci
sono le trattative tra curdi e sciiti sulla formazione del nuovo governo: dopo
la rottura delle trattative di ieri mattina, in serata i dirigenti curdi hanno
deciso di rimandare a Baghdad i loro negoziatori. Tra i nodi da sciogliere, c’è
soprattutto la questione di Kirkuk, l’importante centro petrolifero nel nord dell'Iraq,
e quella dell’integrazione nel nuovo esercito iracheno dei Peshmerga, i
leggendari combattenti per l’indipendenza del Kurdistan, di cui il futuro
governo autonomo curdo vuole mantenere il controllo, senza cederlo a quello
centrale. Sembra ormai assicurata, invece, l’intesa con la lista unica sciita,
benedetta dal grande ayatollah Ali al-Sistani e uscita vincitrice dalle
elezioni del 30 gennaio, sugli organigrammi al vertice del nuovo potere
iracheno. Ma perché finora non c’è stato un accordo tra curdi
e sciiti? Giada Aquilino lo ha chiesto a Fuad Allam, editorialista del
quotidiano ‘La Repubblica’:
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R. – Ci sono delle forti
contrapposizioni, direi non tanto da un punto di vista etnico: non credo cioè
che subentri il rapporto tra i curdi, che sono a maggioranza sunnita, e gli
sciiti. La questione è piuttosto quella di mantenere un certo tipo di stato
d’identità federale, che conceda loro una forte autonomia. Anche perché in
questi ultimi anni il Kurdistan iracheno ha vissuto praticamente all’interno di
uno Stato federale, in termini molto autonomi, con una propria legislazione e
organizzazione. Quindi, il problema rimane quello di coniugare questa
esperienza di autonomia con uno Stato che si sta ricostruendo.
D. – E a
proposito di Kirkuk - che i curdi vorrebbero come capoluogo del loro Stato -
quali progetti ci sono?
R. – La città
è importante perché funge da enorme polmone economico per tutto il resto
dell’Iraq, ma soprattutto perché lì ci sono riserve di petrolio tra le più importanti
al mondo.
D. – Curdi e
sciiti hanno i due terzi della maggioranza. Senza un accordo si rischia uno
stallo politico in Iraq?
R. – Se non
c’è accordo, è evidente che il progetto di ricostruzione parte male perché, se
non si metteranno d’accordo adesso per la formazione di un governo, immagino
quali difficoltà potranno esserci per redigere poi la Costituzione.
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●
“La comunità
internazionale è determinata a lavorare con israeliani e palestinesi per far
avanzare il processo di pace e applicare il Tracciato di pace”: lo ha affermato
il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan al termine dell’incontro
con il presidente Abu Mazen nella Muqata, il quartier generale palestinese a
Ramallah. E oggi c’è un altro incontro di rilievo: il ministro israeliano della
difesa, Shaul Mofaz, e il generale palestinese Nasser Yussef, ministro degli
Interni nel governo di Abu Ala, si incontrano nel tentativo di superare gli
ultimi ostacoli logistici che finora hanno impedito il passaggio sotto totale
controllo dell’ANP delle città cisgiordane di Gerico e Tulkarem. Per la zona di
Gerico il problema principale sembra riguardi il controllo dei posti di blocco
sulle arterie che da quella città conducono verso Ramallah e verso la valle del
Giordano.
Fa discutere in Israele la
lettera di 250 liceali israeliani inviata al premier Ariel Sharon e a vari
ministri, in cui rifiutano l’arruolamento. “La politica di occupazione militare
è immorale e contrasta con i principi della democrazia, – scrivono - non
prenderemo parte a questa politica illegale”. Due dei firmatari dovrebbero
presentarsi già la settimana prossima nel Centro raccolta reclute di Tel Aviv.
● “Una
legge non per dichiarare guerra a Taiwan, ma per arginare le forze
indipendentiste dell’isola” Queste le parole del primo ministro cinese,Wen Jiabao,
dopo l’approvazione ieri, quasi all’unanimità, della legge antisecessione
votata dal Parlamento di Pechino, che consente l’uso della forza militare se
Taiwan dovesse dichiararsi formalmente indipendente. Nonostante le
rassicurazioni del governo cinese, che considera Taiwan una provincia ribelle,
c’è forte preoccupazione nella comunità internazionale per questa
legge.Giancarlo La Vella ne ha parlato con Francesco Sisci, corrispondente da
Pechino del quotidiano La Stampa:
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R. – Quello
che forse è da chiarire esattamente è che esisteva già un consenso forte a
livello politico interno cinese ad intervenire in caso di cambiamento formale
dello status dell’isola, ma questo consenso sinora non era esplicitato e oggi è
contenuto in una legge. Certo, io credo che Pechino non voglia riunire Taiwan
alla Cina in tempi brevi, perché questo comporterebbe una serie di problemi
politici, economici, commerciali e sociali. Quello che Pechino vuole evitare è
una dichiarazione formale ed unilaterale di indipendenza. Questa non è una
legge che vuole imporre la riunificazione della Cina a Taiwan: questo è da
sottolineare e da capire.
D. – In
generale, l’atteggiamento cinese può essere definito contrario al principio di
autodeterminazione dei popoli che è alla base del diritto internazionale
attuale?
R. – La
questione dell’autodeterminazione dei popoli in Cina è una materia, per così
dire, scottante. A questa accezione sull’autodeterminazione dei popoli i cinesi
tradizionalmente rispondono: “quale popolo!”. Se si facesse un referendum in
Cina sulla sorte di Taiwan, naturalmente la maggior parte dei cinesi
risponderebbe che Taiwan fa parte della Cina. Invece i risultati di un
referendum a Taiwan, potrebbero essere molto diversi. E’ su questa ambiguità
non piccola, esistente in Cina, che si regge la questione dell’unità di Taiwan
anche dal punto di vista politico.
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●
Bassa affluenza
e nessun grave incidente alle elezioni amministrative di ieri in Macedonia,
dove si è votato per la prima volta per la nuova ripartizione territoriale
decisa negli accordi di pace del 2001. Il Paese che 4 anni fa rischiò di
precipitare nella guerra civile a causa delle tensioni separatiste albanesi,
viaggia ora verso l’integrazione europea. Per gli osservatori, infatti, questo
voto locale ha rappresentato un importante test democratico.
●
Si è consegnato
al Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia Gojko Jankovic, l’ex
vice comandante della polizia militare serba in Bosnia. Intanto, proprio nella sua
apparizione davanti al Tpi, il primo ministro dimissionario del Kosovo, Ramush
Haradinaj, si è dichiarato oggi “non colpevole” per le accuse di persecuzione,
omicidio, trattamenti crudeli e violenze carnali che gli sono state lette in
aula all’Aja. L’ex-leader dei separatisti albanesi si era dimesso martedì scorso annunciando di essere stato
incriminato formalmente dal Tpi, per le atrocità commesse nel biennio 1998-99
dai separatisti albanesi contro le forze serbe. Dopo l’ex-presidente serbo
Slobodan Milosevic, sotto processo dal 2002 per genocidio e crimini di guerra
perpetrati durante le tre guerre balcaniche, Haradinaj è anche il primo capo di
governo in carica ad essere portato all’Aja. Il governo del Kosovo, Paese in cui è considerato un eroe,
ha chiesto per lui la libertà vigilata
durante il processo e gli ha offerto assistenza legale per gestire la propria difesa.
Il commento di Roberto Morozzo della Rocca, docente di Storia contemporanea
all’Università di Roma Tre:
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R. – Dal
punto di vista politico, penso che sia prevedibile questa dichiarazione di
Haradinaj, il quale, in effetti, ha fatto un gesto coraggioso ed ha anche rinunciato
alla carica di primo ministro… probabilmente, per un gesto di patriottismo. Lui
ha combattuto veramente sul terreno, sul campo, e si sa che la guerra è guerra.
Questa guerra, soprattutto quella del ’98, ha coinvolto i civili. È difficile
dire cosa sia successo specificamente per Haradinaj, però, certamente, ci sono
stati molti orrori in questo conflitto.
D. – Un altro
capo di governo dopo Milosevic … Il Tribunale Penale Internazionale sta
puntando in alto. Ecco, può essere questo processo un contraltare proprio a
quello di Milosevic?
R. – Forse sì,
per un principio di equidistanza e di equilibrio. Forse il Tribunale penale
internazionale sarebbe arrivato anche ad altri presidenti balcanici, se non
fossero morti nel frattempo. Dei tre protagonisti della guerra degli anni ’90,
è stato soltanto incriminato Milosevic: gli altri non ci sono più, e non credo
che si possano fare processi alla memoria.
D. - Ci
possono essere, secondo Lei, anche dei giochi politici dietro questa incriminazione?
R. – Il
Tribunale segue le sue logiche, che non coincidono con quelle politiche della
comunità internazionale. Per Haradinaj, pare si fosse richiesta la sua incriminazione
già tre mesi fa: se il processo è iniziato ora, probabilmente è perché ci sono
state potenze che lo hanno difeso. Haradinaj si era rivelato un buon collaboratore
con la comunità internazionale: la sua incriminazione ed il suo trasferimento
all’Aja potrebbero avere conseguenze negative sugli equilibri politici nella
regione.
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●
Massiccia l’affluenza alle urne ieri nella Repubblica Centrafricana, uno
dei Paesi più poveri del mondo. Si è votato per eleggere un nuovo presidente e
rinnovare il Parlamento e per mettere dunque fine alla fase di transizione, aperta con il
colpo di Stato perpetrato dal generale Bozizé il 15 marzo 2003. Lo stesso
Bozizé si è presentato candidato alle presidenziali e rimane uno dei favoriti
tra gli 11 candidati. La Repubblica Centroafricana, che conta quasi quattro
milioni di abitanti, ha conosciuto lunghi periodi di dittatura dopo
l’indipendenza dalla Francia nel 1960. Solo negli ultimi dieci anni ha subito
la bellezza di undici tentativi di colpo di Stato o di ammutinamento da parte
dei militari.
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E’ di nuovo
emergenza clandestini a Lampedusa. Con il miglioramento delle condizioni
meteomarine, sono ripresi gli sbarchi nell’isola, dove tra ieri sera e oggi
sono giunti 734 extracomunitari. Il centro di prima accoglienza, che può
contenere al massimo 190 persone e dove si trovavano fino a ieri 7 immigrati, è
al collasso.
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ule
staminali e l’aborto
Esplosione ieri in una chiesa del trevigiano, in Italia. Ferite una
donna e bambina. Dietro il micro-attentato la folle mano di Unabomber
Il 19 per cento dei sospettati di crimini gravi in Cina sono minorenni.
L’allarme lanciato dall’Assemblea nazionale del popolo.
Nei locali della Biblioteca Casanatense di Roma
una mostra dedicata a Papa Pio II dal 7 aprile al 31 maggio.
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ORE NEL MONDO:
A Beirut un milione di persone alla manifestazione anti-siriana, ad un
mese dall’assassinio dell’ex premier
Rafic Hariri
Il Parlamento cinese approva la legge antisecessione che consente l’uso della forza militare se
Taiwan dovesse dichiararsi formalmente indipendente