RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
72 - Testo della trasmissione di domenica 13 marzo 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
I
vescovi filippini contro il nuovo programma governativo di controllo
demografico.
Un anziano sacerdote a
Mantova trovato morto imbavagliato e
legato mani e piedi.
Il governo indiano
pubblicherà prossimamente un “Libro bianco sulle minoranze religiose” .
Allarme tubercolosi
nelle prgioni dominicane.
Oltre 50mila persone
attraversano Roma per una maratona di “pace”
In Iraq, falliti i colloqui tra curdi e sciiti per
la formazione del prossimo governo
In
Macedonia aperte le urne per eleggere sindaci e consigli comunali.
13
marzo 2005
GIOVANNI
PAOLO II RIENTRA STASERA IN VATICANO. LA NOTIZIA, ATTESA CON TREPIDAZIONE DA
TUTTI I CATTOLICI, E’ STATA ANNUNCIATA OGGI DAL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA
VATICANA, NAVARRO-VALLS. E STAMANI, AL POLICLINICO GEMELLI, UN ANGELUS INDIMENTICABILE:
IL PAPA BENEDICE E RINGRAZIA
CON VOCE
CHIARA I FEDELI, IN UN CLIMA DI VIVA COMMOZIONE.
NEL
MESSAGGIO, LETTO IN PIAZZA SAN PIETRO DALL’ARCIVESCOVO SANDRI,
IL
GRAZIE DEL PONTEFICE AGLI OPERATORI DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE
PER
AVERLO FATTO SENTIRE PIU’ VICINO AI FEDELI DI TUTTO IL MONDO
“Il
Santo Padre, d’intesa con i medici curanti, rientra questa sera in Vaticano,
ove proseguirà la sua convalescenza”. La notizia, a lungo attesa, è stata
annunciata stamani dal direttore della Sala Stampa Vaticana, Navarro-Valls, al
termine di una giornata davvero ricca di emozioni. Ricordiamo che il Papa era
stato ricoverato al Policlinico Gemelli lo scorso 24 febbraio, e lo stesso
giorno era stato sottoposto ad un intervento di tracheotomia. Prima
dell’annuncio, all’Angelus domenicale si era vissuto un momento indimenticabile.
Il Pontefice - dopo la lettura del messaggio e la recita della preghiera
mariana da parte del sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo
Leonardo Sandri, in piazza San Pietro – si è affacciato alla finestra del
Gemelli e, con voce chiara, ha ringraziato i fedeli, suscitando viva e sincera
commozione. Il servizio di Alessandro Gisotti:
*********
Poche
parole, un’emozione immensa. Il Santo Padre stupisce ancora il mondo. Questa
domenica di marzo diviene, così, un’altra giornata memorabile nel Pontificato
di Giovanni Paolo II. Il Papa segue in collegamento video la recita dell’orazione
mariana in piazza San Pietro, poi compare dietro la finestra della sua stanza
al decimo piano dell’ospedale romano. Sono in tanti, visibilmente commossi, ad aspettare
questo momento: ci sono i pellegrini di Wadowicze, la sua città natale; al
Gemelli è giunto anche un folto gruppo di Legionari di Cristo e poi tanti
fedeli, gente comune, che, in questi giorni di ricovero, hanno manifestato in
tanti modi diversi la propria vicinanza spirituale all’anziano Papa. Giovanni
Paolo II non li delude: benedice con la mano, poi rivolge brevi ma
indimenticabili parole:
Cari fratelli e sorelle, grazie per la vostra
visita”. (In polacco): “un saluto a Wadowice”. “Saluto i Legionari di Cristo. A
tutti auguro una buona domenica”.
Applausi,
lacrime, grida di gioia: la commozione è palpabile, al Gemelli ma non solo. Migliaia
di pellegrini hanno potuto seguire questo evento, semplice e straordinario al
tempo stesso, sui maxischermi montati in piazza San Pietro; milioni di fedeli
hanno potuto vedere il loro Pastore, sentire la sua voce attraverso le immagini
diffuse dal Centro Televisivo Vaticano. Il Papa soffre, ma dà coraggio, infonde
speranza. Prima della recita dell’Angelus e della benedizione, l’arcivescovo
Leonardo Sandri ha letto in piazza San Pietro il testo del messaggio del
Pontefice, dedicato specialmente a quanti lavorano nei mezzi di comunicazione
sociale, di cui ha avvertito in “modo particolare la presenza e l’attenzione”
in questi 18 giorni di degenza ospedaliera. Ascoltiamo mons. Sandri:
“Oggi
desidero rivolgere ad essi una parola di
gratitudine, perché so che non senza sacrificio svolgono il loro
apprezzato servizio, grazie al quale i fedeli, in ogni parte del mondo, possono
sentirmi più vicino ed accompagnarmi con l’affetto e la preghiera”.
L’attenzione del Papa è rivolta al ruolo dei mass media nella “nostra epoca
di comunicazione globale”. Grande è, infatti, la responsabilità di quanti
operano in questo campo, giacché sono “chiamati a fornire sempre
un’informazione puntuale, rispettosa della dignità della persona umana e
attenta al bene comune”. Quindi, l’esortazione del Santo Padre a rendere i mass
media degli strumenti di evangelizzazione:
“In questo tempo di Quaresima, che invita a nutrirsi più abbondantemente
della Parola di Dio, mi è caro ricordare che è possibile alimentare il proprio
spirito anche mediante radio, televisione e internet. Sono grato a coloro che
si dedicano a queste nuove forme di evangelizzazione valorizzando i mass media”.
Infine, l’invito del Papa a tutti i fedeli è a prepararsi adeguatamente
per la Settimana Santa, anche grazie all’aiuto di Maria. Poi, l’esortazione ai
giovani, affinché prendano parte numerosi in piazza San Pietro alla Liturgia
della Domenica delle Palme, appuntamento che proietta idealmente verso la
Giornata Mondiale della Gioventù, in programma in agosto a Colonia.
********
Dunque,
una giornata le cui emozioni rimarranno scolpite nei cuori di quanti, al Policlinico
Gemelli, hanno potuto vedere e soprattutto ascoltare la voce del Santo Padre.
Ecco le testimonianze raccolte da Tiziana Campisi:
**********
(Applausi)
R. –E’ una grandissima emozione,
effettivamente non mi aspettavo che dicesse qualcosa oggi. E’ un grande Papa.
R. – E’ veramente un grande Papa
e sono felice di risentirlo parlare.
R. – Mi ha procurato un’emozione
immensa. Sono venuto stamattina con il desiderio di sentire le sue parole.
R. – (Spagnolo) Un’emozione
grandissima.
(Canto)
D. – Che testimonianza le dà il
Papa?
R. – Una testimonianza
incredibile, perché oltre ad insegnare il suo Magistero con la voce, insegna
anche come bisogna comportarsi durante una malattia. Quindi, è una testimonianza
incredibile.
R- Seguo il Papa perché lui
rappresenta il mio cammino verso il Signore. Voglio stargli vicino in questo
momento, perché abbiamo bisogno della sua forza. La Chiesa ha bisogno di lui.
D. – Secondo lei, che tipo di
testimonianza sta offrendo in questo momento Giovanni Paolo II?
R. – La sofferenza della Chiesa
e ciò che lo Spirito Santo può dare al mondo attraverso lui.
R. – Noi a volte diciamo: “non
merito questa malattia”, però se vediamo la sua testimonianza, allora diciamo: “se
soffre così lui cosa vuoi che sia quello che passiamo anche noi”. Ci aiuta
tantissimo ad avere più coraggio.
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13
marzo 2005
IERI A
TORINO, UN CONVEGNO DEDICATO A BERNARD LONERGAN,
TEOLOGO
GESUITA CANADESE SCOMPARSO NEL 1984
- Con
noi, padre Saturnino Muratore -
Un
metodo teologico universale per superare la frammentazione e
l’iper-specializzazione del sapere. A formularlo, il padre gesuita, Bernard
Lonergan, filosofo e teologo canadese scomparso nel 1984. Per ripercorrerne il
pensiero e l’opera, si è svolto ieri a Torino, presso la Facoltà Teologica
dell’Italia Settentrionale, il convegno dal titolo: “Verso un’integrazione dei
saperi”. Ma qual è il contributo di Lonergan alla storia della teologia e della
filosofia del ‘900? Roberta Moretti lo ha chiesto a padre Saturnino Muratore, docente
di Filosofia Teoretica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di
Napoli:
**********
R. –
Lonergan è stato una persona con interessi vastissimi: dall’economia, alla teologia,
alla filosofia, alla matematica, alla logica matematica. Il suo contributo,
oltre a quello specificamente teologico, è stato quello di farsi carico dei
problemi della cultura cattolica prima e dopo la II Guerra Mondiale, potremmo
dire fino al Concilio.
D. – In che cosa consiste
concretamente il metodo teologico proposto da Lonergan?
R. – E’ un metodo per inserire
la teologia nel contesto della cultura contemporanea. E per certi aspetti non è
tanto un metodo, quanto un meta-metodo, cioè è una metodologia generale per altre
metodologie più specifiche, perché se uno vuole fare esegesi ha le metodologie
dell’esegesi, se uno vuol fare ricerca storica ha le metodologie della ricerca
storica. Lui è molto preoccupato della frammentazione del sapere e delle derive
che possono venire dalle specializzazioni. Lui dice che il filosofo deve essere
il generalista, cioè quello che garantisce il pensiero unitario. Ha lavorato
per riequilibrare questa situazione.
D. – Alla base del suo metodo,
Lonergan pone anche dei principi concreti di vita…
R. – Sii attento, sii
intelligente, sii ragionevole, sii responsabile, ama in maniera non ristretta.
Questi sono i precetti trascendentali. L’innamorarsi di Dio, cioè un amore non
ristretto, senza limite, è il centro dell’esperienza religiosa autentica. E
Lonergan riconosce qui un centro di riferimento anche per la teologia e per gli
studi umani.
D. – Quindi, un autore interessante,
ma anche impegnativo…
R. – Proprio il livello stesso del pensiero e dell’impegno di Lonergan
gli fa un po’ da barriera, perché non è facilmente comunicabile quello che lui
vuole dire.
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CON
LA SPERANZA DI COSTRUIRE UN FUTURO DEMOCRATICO, LA REPUBBLICA
CENTRAFRICANA VOTA OGGI PER
SCEGLIERE IL SUO NUOVO PRESIDENTE,
DOPO ANNI SEGNATI DA COLPI DI STATO E CONFLITTI INTERNI
Sono 11 i
candidati che, alle elezioni presidenziali di oggi, si contendono la carica di
capo dello Stato della Repubblica Centrafricana. Indipendente dalla Francia dal
‘60, il Paese ha vissuto, praticamente sino ai giorni nostri, una situazione
altamente instabile, tra colpi di Stato e guerre civili. A queste consultazioni
sono favoriti due candidati ex golpisti: il presidente uscente Bozize, che andò
al potere due anni fa con un colpo di mano, ma che, aprendo al voto, ha segnato
un’importante tappa per il futuro democratico del Paese, e Kolingba, il
dittatore che prese il potere nell’81, abolendo il multipartitismo. Negata la
candidatura all’ex presidente Patassè. Ma quale potrà essere l’esito di queste
elezioni? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad un padre missionario che ha
chiesto di mantenere l’anonimato:
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R. – Tutti desiderano questo
voto, ma tutti hanno paura del risultato, perché non si sa come andrà a finire:
il risultato è altamente incerto. Si spera che il buon senso prevalga e che non
ci siano rivalse fra i candidati che non riescono a superare il primo turno,
perché facilmente, se nessuno dei candidati otterrà la maggioranza assoluta,
bisognerà andare al secondo turno di ballottaggio. Purtroppo, questo voto è
caratterizzato da un forte regionalismo e tribalismo.
D. – Quale giudizio dare di
François Bozize, presidente uscente, andato al potere due anni fa con un golpe,
ma che comunque ha portato il Paese ad elezioni democratiche?
R. – Il giudizio è abbastanza
positivo, nel senso che l’attuale presidente, Bozize, ha accettato il rischio
delle urne, anche se di malavoglia, però ha accettato, e questo è per me molto
positivo.
D. – Quale, secondo lei, potrà
essere il futuro immediato della Repubblica Centrafricana?
R. – Secondo quello che la gente
dice, è che per il momento non sappiamo come andrà a finire. Speriamo bene.
Tutti si augurano che ci sia solo pace e transizione concorde nella scelta
delle persone che aiuteranno questo Paese a sollevarsi e a vivere democraticamente.
D. – Di che cosa c’è bisogno in
questo Paese che, pur essendo ricchissimo di materie prime, soprattutto
diamanti, presenta numerosi problemi sociali?
R. – C’è bisogno che gli
organismi internazionali, quindi la Banca Mondiale, il Fondo monetario
internazionale, la smettano di trattarci come un Paese di secondo piano e ci considerino
meritevoli di rispetto, nonostante i nostri limiti. E allora, se ci sono
investimenti da parte del Fondo internazionale e della Banca Mondiale, molte
cose possono aggiustarsi. Speriamo che chi ha il potere, abbia uno sguardo di
misericordia verso di noi, insomma, perché questo Paese viene da molto lontano,
ha visto tanta sofferenza e quindi cerchiamo tutti, adesso, in questa
situazione di aiutare il Centrafrica.
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L’IRAQ
DEL DOPO ELEZIONI, ALLA RICERCA DI PACE E DEMOCRAZIA,
RACCONTATO DA UNA DELEGAZIONE DI DONNE
IRACHENE, ATTRAVERSO
UNA SERIE DI INCONTRI A ROMA E IN ALTRE
CITTA’ ITALIANE
-
Servizio di Benedetta Capelli -
Una
delegazione di donne irachene è, in questi giorni, in visita in Italia ed in diverse
città. Hanno già effettuato una serie di incontri per raccontare l’Iraq del dopo
elezioni. Su iniziativa di “Un Ponte per Baghdad”, due di loro hanno testimoniato,
a Roma, il loro impegno per la nascita della società civile irachena. Le ha
incontrate Benedetta Capelli.
**********
Due donne senza nome, troppo
pericolosa la visibilità quando si è sotto la minaccia terrorista … a parlare
sono i fatti: un libro per bambini, colorato e pieni di disegni e racconti, ma
anche seminari ed incontri per tutelare i diritti civili delle donne. E’ il
segnale della vivacità di una società che non si è arresa, seppur provata da 35
anni di conflitti, dalla dittatura, dall’embargo e dalla mancanza di sicurezza
con la quale convivere. L’Iraq, raccontato
da queste due donne, è un Paese al bivio dopo le elezioni del 30 gennaio scorso
che può, però, contare al Parlamento sul 31 per cento della presenza femminile,
ed ora la sfida è una e si chiama Costituzione.
(Parole in arabo)
“Ciò che per me è più importante è la nascita della Costituzione e, pertanto,
le garanzie e le assicurazioni che essa può offrire. Il mio augurio è che la nostra
voce, la voce delle donne arrivi in ogni parte dell’Iraq. Il mio unico
desiderio è che la nostra Costituzione possa generare dei cambiamenti,
ovviamente non solo per noi stessi, ma per tutta la società irachena”.
L’associazionismo femminile,
inaspettatamente, è molto attivo in Iraq. La donna ha iniziato a capire e
difendere i propri diritti sempre nel rispetto delle tradizioni. Ha un forte
senso della famiglia rafforzato dalla necessità di mettersene a capo dopo la
morte in guerra di molti uomini, convive con la precarietà, le bombe, ma si
sente una parte viva per la costruzione di un Paese nuovo.
OUR BRAVE AND OUR STRENGHT …
“La nostra forza ed il nostro
coraggio vengono dalla sofferenza, dalle tante cose terribili che abbiamo
visto: la guerra e la morte delle persone care … nonostante tutto io ho insistito
ad essere me stessa, sono riuscita a studiare e a raggiungere ogni obiettivo
che mi ero posta come donna e poi mi sono dedicata a coloro che avevano bisogno
di me, anche se questo significava correre molti pericoli. La mia famiglia mi
ha pregato più volte di non andare in certe zone pericolose, ma io continuerò a
farlo. E’ il mio lavoro”.
**********
LA PREGHIERA, MAESTRA DI VITA, NELL’INSEGNAMENTO
DELLE GRANDI FIGURE DELLA CHIESA: E’ IL TEMA DI UN SIMPOSIO INTERNAZIONALE,
ORGANIZZATO DALLA
PONTIFICIA UNIVERSITA’ DELLA SANTA CROCE
- Intervista con il prof. José Luis Illanes -
Imparare
l’arte della preghiera dalle grandi figure della Chiesa. Sant’Ago-stino, San
Bonaventura, Santa Teresa di Gesù, ma anche il cardinale Newman o Jacques Maritain sono esempi in cui
l’esperienza contemplativa si è fatta maestra di vita. Su questo tema la Pontificia
Università della Santa Croce ha organizzato un simposio internazionale dal titolo
“La contemplazione cristiana: esperienza e dottrina”, sulla base anche di
quanto ha scritto Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Novo Millennio
Ineunte, dove viene ribadito che imparare a pregare è il segreto di un
cristianesimo veramente vitale. Tiziana Campisi ne ha parlato con il professore
José Luis Illanes, docente di teologia morale e spirituale dell’Università di
Navarra. A lui ha chiesto che cosa insegnano questi grandi maestri della preghiera:
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R. –
S’impara che per essere cristiani bisogna prendere sul serio la propria fede.
La fede ci parla di un Dio che ci ha amato e si è manifestato in Cristo. La
contemplazione non è altro che il fatto di pensare a questo Dio, di mettersi in
rapporto personale con Lui. Questo se uno prende qualsiasi dei grandi maestri
della vita spirituale. Sono persone che hanno amato personalmente il Cristo,
che hanno riflettuto su Cristo, che hanno preso sul serio il Vangelo e, tramite
quel meditare su Cristo, sono arrivati alla comunione con Dio.
D. – Come accostarsi alla scuola
di questi maestri?
R. – Essere vicini a loro,
leggere le loro opere, ma leggerli lasciando che parlino al proprio cuore.
Leggere una Teresa di Gesù, prendere un’“Introduzione alla vita devota di Francesco
di Sales” o le omelie di José Maria Escrivá de Balaguer, o anche la “Storia di
un’anima” di Teresa di Lisieux … leggere tranquillamente, non andando in
fretta, lasciandoci insegnare da loro a trovare Cristo e riflettere sulla vita di Cristo.
D. – E’ possibile trarre anche
dalla loro esperienza un metodo specifico di preghiera?
R. – Direi di sì, anche se allo
stesso tempo aggiungerei che in fondo la preghiera non è faccenda di metodo. La
preghiera, in fondo, è un parlare con qualcuno, qualcuno che è vicino anche se
non Lo vediamo, che è Dio, Gesù che si trova nel Tabernacolo … Forse l’unico
metodo che raccomanderei precisamente, quello che raccomandano i grandi maestri,
è prendere il Vangelo, leggere il Vangelo, immedesimarsi nelle scene del
Vangelo, rivivere il Vangelo come lo hanno vissuto gli Apostoli, altre volte
sarà anche guardare un paesaggio e rendere grazie a Dio per la bellezza del
mondo, altre volte soffrire, e dunque chiedere a Dio: “Dio, questo perché lo
permetti? Cosa cerchi? Qual è il bene che trarrai da tutto questo?”. Cioè
parlare con naturalezza con Dio, questo è il metodo fondamentale. La preghiera
viene definita da Teresa di Gesù come parlare di amicizia con Uno che sappiamo
ci ama.
D. – E come cambia la vita del
cristiano la cui preghiera diventa anche un’esperienza forte di contemplazione?
R. – Non cambia niente e cambia
tutto. Quello che cambia è lo sguardo che volgiamo sulla realtà. La preghiera
porta ad entrare in rapporto con Dio, insegna a guardare la realtà come Dio la
guarda. Escrivá parlava di essere contemplativi in mezzo al mondo, cioè di
vivere in mezzo al mondo facendo ciascuno i propri compiti, il proprio lavoro,
la propria vita di famiglia, facendolo con lo sguardo di Dio, sapendo che Dio
guarda quello che noi stiamo facendo, perché Dio è Padre e si interessa delle
nostre cose anche se piccole, e, allo stesso tempo, sapendo che dobbiamo fare
le cose con la cura con la quale Dio le fa, perché Dio vuole che noi amiamo gli
altri in Suo nome.
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GLI ULTIMI MESI DI VITA DEL PRESIDENTE FRANCESE,
FRANÇOIS MITTERAND,
NARRATI NEL FILM “LE PASSEGGIATE AL CAMPO DI MARTE”,
ORA ANCHE NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE ITALIANE
- Servizio di Luca Pellegrini -
Da alcuni giorni sugli schermi italiani “Le Passeggiate al Campo di
Marte”, film sugli ultimi mesi di vita del presidente francese Mitterand, morto
nel 1996. Non un’opera biografica, ma un lungo dialogo sul potere, la politica,
la storia, il dolore e la morte, con uno straordinario interprete, Michel
Bouquet. Il servizio di Luca Pellegrini:
*********
Il grigio. Luce e gloria, ombre
ed addio. Chiaroscuri dei giorni e degli ultimi mesi di vita di uno statista
nella sua coraggiosa, cinematografica “passeggiata” verso la morte, mentre in
questo lento spegnersi cambia la Francia, agli albori della crisi del
socialismo europeo. François Mitterand esce di scena, con il dolore della lunga
malattia, la paura del laico devoto che s’interroga. Esce di scena dopo
quattordici anni di Eliseo e di potere. Nel film di Robert Guédiguian, con la
superba recitazione di Michel Bouquet, lo scopriamo diverso, questo “libertin
de pouvoir”, di quel potere che, dall’Ancien Régime alla République, continua
ad affascinare la nazione dell’Assolutismo e del Gallicanesimo, della
Rivoluzione e dell’Illuminismo, del Socialismo e della Democrazia. Un film
dalle molte raffinatezze, intenso e scarno, liberamente tratto dal libro di
Georges-Marc Benamou Le dernier Mitterand,
pubblicato nel 1997. Un giovane giornalista segue docile e affascinato questo
personaggio umorale, accentratore, ironico, forte, impaurito. Segue Mitterand,
scruta il suo passato non sempre limpido, ne memorizza gli stati d’animo, li
proietta sullo schermo della nostalgia e della coscienza, con le quali
un’intera nazione, un popolo in parte disilluso ma che gli rimarrà poi incredibilmente
legato, s’interroga sull’incerto avvenire, quello che attende, in fondo, tutta
l’Europa. Mitterand ama la Francia come tutti i francesi l’amano. E’ un letterato
finissimo – cita Chateaubriand, Balzac, Peguy e colleziona libri antichi, ma il
film non dice che aveva anche una conoscenza stupenda della Bibbia –, è un buon
gourmet, è un artista della politica che contempla le vestigia di un passato
irrecuperabile e forse rimpianto (i sepolcri dei re nella Cattedrale di
Chartres, le cui vestigia scolpite nel marmo egli accarezza con rispetto). E’
un uomo e un cittadino che affronta finalmente il mistero della morte come
prima ha affrontato quello della vita. Prima della morte, compirà due gesti non
raccontati dal film e che dicono molto della complessità del personaggio: una
visita al Monastero di Santa Caterina sul Sinai, ove confesserà di aver
lasciato lì il meglio di se stesso; una devozione inaspettata per Santa Teresa
di Lisiuex: portate in processione le reliquie a Parigi e passando il corteo
sotto il suo appartamento, Mitterand chiederà che si fermi, scenderà a fatica,
sosterrà in silenzio nella macchina, ponendo la sua mano sull’urna.
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A PALAZZO RUSPOLI, NEL CUORE DI ROMA, UNA MOSTRA SUL FASTO
PRINCIPESCO DELLA CORTE DI
DRESDA, TRA RINASCIMENTO E BAROCCO
- Ai nostri microfoni, la
dott.ssa Antje Scherner -
Ricca di 200 opere straordinarie provenienti dai musei di Stato di
Dresda, si è aperta, in questi giorni, alla Fondazione Memmo di Palazzo Ruspoli
a Roma la mostra “Sfarzo principesco. La corte di Dresda”. La rassegna illustra
gli scambi artistici e culturali tra l'Italia e la Sassonia in epoca
tardo-rinascimentale e barocca. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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(Musica)
Nel cuore di Roma, va in mostra la Corte di Dresda nel suo
periodo più scintillante, a cavallo tra Rinascimento e Barocco. L’esposizione a
Palazzo Ruspoli offre al visitatore testimonianze preziose ed erudite del fasto
principesco della corte tedesca dal 1580 al 1620. La mostra cerca proprio di far
rivivere l’atmosfera sontuosa di una corte capace di rivaleggiare con le
maggiori dinastie europee. D’altro canto, il legame tra Roma e Dresda, tra
l’arte italiana e quella tedesca è un aspetto che caratterizza l’evento
culturale. A sottolinearlo è la dott.sa Antje Scherner, tra i curatori della
mostra:
R. –
Dresda, per chi la visita, è soprattutto una città barocca. E’ poco noto, invece,
che Dresda, intorno al 1600, era una città di grande importanza anche per i
forti influssi dell’arte e della cultura italiana.
Tanti
i tesori raccolti dai principi elettori di Sassonia in mostra a Palazzo
Ruspoli. Oggetti preziosi, che rappresentano il gusto, la cultura, ma anche il
capriccio della corte di Dresda:
R. -
Abbiamo in mostra piccoli bronzi del Giambologna, armature, armi, cristalli di
rocca provenienti da Milano, di cui Dresda possiede una collezione importante.
Una delle particolarità della nostra collezione sono gli oggetti di oreficeria,
nei
quali furono utilizzati materiali preziosi esotici, come per esempio la madreperla
ed il corallo. Penso possano essere questi tra i pezzi più attraenti della mostra,
visto che hanno forma di struzzi… Erano concepiti come recipienti per bere, ma
non furono mai usati a tale scopo.
La mostra, resa possibile dal
restauro del Castello di Dresda, sarà aperta al pubblico fino al prossimo 25
aprile.
(Musica)
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13
marzo 2005
I vescovi FILIPPINI contro il nuovo programma
governativo di
controllo
demografico CHE PREVEDE INCENTIVI ECONOMICI A CHI LIMITA LE
NASCITE.
questo PROVVEDIMENTO, sostengono i presuli, offende
“l’autonomia delle coppie e la sacralità della famiglia” e viola il
Quinto Comandamento, “non uccidere”
MANILA. = Si intensifica nelle Filippine il vivace
dibattito sul “Decreto per la
paternità responsabile e il controllo della popolazione”, il controverso programma di controllo
demografico attualmente all’esame del Parlamento. Il provvedimento, approvato
in via preliminare in sede di commissione, prevede incentivi economici per le
coppie che si limitano a due figli e la promozione di una vasta campagna di
informazione sull’uso dei profilattici stabilendo, inoltre, sanzioni per chi si
oppone alle misure di controllo demografico. Contro il programma si è
mobilitata in queste settimane la Chiesa filippina insieme a diversi movimenti
pro-vita anche musulmani, che sabato scorso hanno organizzato una manifestazione
di protesta a Manila per chiedere al Parlamento di
non approvare la legge “Ligtas Buntis” (“Gravidanza sicura”).
Secondo i vescovi filippini questo decreto offende “l’autonomia delle coppie e
la sacralità della famiglia” e viola il Quinto Comandamento, “Non uccidere”. Ad
inasprire il dibattito hanno contribuito in questi giorni anche le voci diffuse
da alcuni organi di stampa, secondo cui la Chiesa filippina intende scomunicare
gli operatori sanitari cattolici che partecipano al programma. Un’affermazione
seccamente smentita da diversi esponenti ecclesiastici interpellati
dall’agenzia UCAN, i quali hanno precisato che al massimo questi operatori
saranno invitati ad astenersi dal ricevere la Comunione e gli altri Sacramenti.
Con il loro 2,36 per cento di crescita demografica annua, le Filippine sono
oggi uno dei Paesi con il più alto tasso di natalità in Asia. (L.Z.)
SACERDOTE 86.ENNE TROVATO MORTO, LEGATO E IMBAVAGLIATO,
NELLA SUA ABITAZIONE NEL CENTRO DI MANTOVA. IL RELIGIOSO OSPITAVA SPESSO GIOVANI
EXTRACOMUNITARI
MANTOVA. = Un sacerdote di 86 anni è stato trovato senza
vita questa mattina nella sua abitazione adiacente alla chiesa di San Barnaba
nel centro di Mantova. Don Remo Strazzi, nativo di Pieve di Coriano, era
riverso a terra, imbavagliato e legato mani e piedi. Sul suo corpo
apparentemente non vi erano segni di violenza e, inoltre, l’abitazione trovata
chiusa dall’interno, non presentava segni di scasso. Secondo le prime
testimonianze raccolte, il religioso era solito ospitare a casa sua giovani
extracomunitari e le indagini dei Carabinieri sono rivolte proprio in questa
direzione. A dare l’allarme, stamani, alcuni parrocchiani che avevano trovato
il portone della chiesa chiuso. Sul posto si sono subito recati i Carabinieri
del comando provinciale, che stanno ora eseguendo i primi rilievi. (R.A.)
“LIBRO BIANCO SULLE
MINORANZE RELIGIOSE”: E’ IL TITOLO DEL TESTO CHE IL
GOVERNO INDIANO PUBBLICHERA’ PER PORRE
L’ATTENZIONE SUI DIRITTI
VIOLATI DEI CRISTIANI E DEI DALIT
New Delhi. = Cosa
si può fare concretamente per fermare la violenza intercomunitaria che esplode
in diversi Stati della federazione indiana? A questa difficile domanda il governo
dell’Unione cerca di rispondere con la pubblicazione di un “Libro Bianco sulle minoranze religiose”. Il testo, accolto con
soddisfazione dalla comunità cristiana in India, comprende un’analisi globale sulla situazione delle comunità
religiose nella grande nazione indiana ed offre un quadro complessivo delle
principali problematiche sociali, politiche e religiose che toccano le minoranze
e mira a trovare forme di intervento e soluzioni plausibili. Proprio in questi
giorni la All India Catholic Union,
che raccoglie associazioni e movimenti laicali cattoliche, in accordo con
l’organismo ecumenico All India Christian
Council, aveva sottolineato la necessità che il governo stanzi un budget
economico di maggiore entità per progetti di crescita e sviluppo sociale,
economica e culturale delle minoranze, spesso relegate fra le fasce più povere
della popolazione indiana. Secondo un censimento compiuto in India nel 2001,
molti membri della comunità cristiana vivono nelle aree rurali, hanno difficile
accesso all’istruzione, oppure, in quanto tribali e dalit, sono tenuti
ai margini della vita sociale e politica della nazione. Proprio sulla necessità
di garantire pari diritti ai dalit cristiani è intervenuto lo United Dalit Forum, ente formato con lo
scopo di sostenere i “fuoricasta indiani”. (R.A.)
ALLARME TUBERCOLOSI NELLE CARCERI DOMINICANE. UN RAPPORTO DELLA
COMMISSIONE
PER I DIRITTI UMANI DENUNCIA L’ASSOLUTA MANCANZA DI
IGIENE E LA
CONDIZIONE DI PROMISCUITA’ IN CUI VIVONO I DETENUTI
SANTO DOMINGO. =
Centinaia di detenuti dominicani sono affetti da tubercolosi e la malattia si
sta diffondendo rapidamente nelle 32 carceri del Paese caraibico, in cui sono recluse
più di 15.000 persone. A lanciare l’allarme è l’Ufficio panamericano per la salute (OPS) presente nella capitale
della Repubblica Dominicana, Santo Domingo. Già alcune settimane fa la Commissione per i diritti umani di Higüey
aveva diffuso un rapporto in cui si denunciava la totale mancanza di igiene e
la condizione di assoluta promiscuità in cui vivono i detenuti. Quest’ultimo rapporto
riguardava il carcere in cui, alcuni giorni fa, sono morte bruciate almeno 135
persone in seguito all’incendio divampato dopo l’esplosione di una rissa tra
bande criminali. Proprio un sopravvissuto di Higüey, Rafael Estrella, ha confermato
che lui e gli altri carcerati erano costretti a vivere in celle sovraffollate e
abitate anche da giovani malati di AIDS o con gravi problemi polmonari. L’Ufficio panamericano per la salute,
quindi, ha chiesto un intervento urgente e rapido da parte del governo per evitare
l’esplodere di pandemie all’interno degli istituti penali dominicani. (R.A.)
ROMA
CITTA’ DELLO SPORT. OLTRE 50.000 SPORTIVI
ATTRAVERSANO LA CITTA’ ETERNA IN UNA MARATONA DI “PACE” E DI
INTEGRAZIONE DELLA DIVERSITA’.
AD APRIRE LA MANIFESTAZIONE IL SINDACO CAPITOLINO
VELTRONI, CHE
HA SOTTOLINEATO COME LA PRESENZA DI OLTRE CENTO
DISABILI RICORDI
QUALE SIA IL VERO SPIRITO DELLO SPORT
ROMA. = Roma città dello sport.
Oltre 50.000, tra atleti e appassionati della gara podistica, stanno
attraversando la Città Eterna in un percorso che da via dei Fori Imperiali si
snoda tra i luoghi più suggestivi di Roma. A dare il via alla manifestazione è
stato il sindaco della capitale, Walter Veltroni, che, al posto del tradizionale colpo di pistola, ha abbassato
una bandiera della pace. E a suggellare lo spirito che fa di questa
manifestazione un momento di festa e di aggregazione è stata l’accensione di un
braciere, che ha visto Veltroni insieme
al presidente della Maratona della Città di Roma, Enrico Castrucci, e
all’atleta marocchino Nezha Akdhar, impegnati a ricordare il valore
dell’universalità dell’atletica e dello sport in generale. Ad animare la
maratona non è tanto lo spirito competitivo quanto il principio dell’unità e
tolleranza della diversità, immagine arricchita – come ha sottolineato lo
stesso sindaco di Roma - dalla presenza
di oltre 100 atleti disabili, tra i quali il campione olimpico Alvise De Vidi. Per
la prima volta in una maratona, inoltre, l’ARES 118, il servizio che gestisce
le emergenze nel Lazio, ha messo in campo la telecardiologia, una rete di
emergenza per la diagnosi ed il trattamento della sindrome coronarica acuta. Ma
non è stato deluso neanche chi si aspettava di vedere una vera e propria gara
vista la partecipazione di campioni dell’atletica. A vincere la Maratona di
Roma è stato l’italiano Alberico Di Cecco. Tra le donne la vittoria è andata
alla russa Silvia Skvortosova. (R.A.)
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13
marzo 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Ancora
una giornata di violenza in Iraq. All’ormai consueto e drammatico susseguirsi
di agguati e azioni terroristiche si aggiungono anche nuovi intoppi sul versante
politico. Il nostro servizio:
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Due
americani che lavoravano per la compagnia di sicurezza ‘Blackwater’ sono morti
in seguito all’esplosione di un ordigno collocato lungo una strada nei pressi
di Hilla. Un terzo dipendente dell’agenzia è rimasto ferito. A Baghdad sono
stati trovati, inoltre, i cadaveri di dodici uomini. Si tratta di tre soldati e
nove civili. Sempre nella capitale, un civile ed un poliziotto iracheni hanno
perso la vita in due distinti attacchi compiuti, nelle ultime 24 ore, dalla
guerriglia. Il comando militare americano ha poi reso noto che un soldato statunitense
è stato ucciso venerdì scorso a Mossul. Sul versante politico, sono falliti i
colloqui tra leader curdi e sciiti per trovare un accordo sulla formazione del
prossimo governo iracheno. A tre giorni dalla prevista riunione del nuovo
parlamento di Baghdad, non sembra dunque sbloccarsi lo stallo politico: questo fallimento dei colloqui tra curdi e
sciiti, che hanno i due terzi della maggioranza necessaria a formare il nuovo
governo, può anche provocare uno slittamento degli sforzi tesi ad assicurare la
sicurezza nel Paese ed un ritardo nel programma di ricostruzione. Sul caso
della giornalista francese di ‘Liberation’ si devono registrare, infine, nuovi
incoraggianti particolari: il governo francese avrebbe stabilito dei contatti
con i rapitori. Lo ha dichiarato il portavoce della formazione di centrodestra
‘Unione per un movimento popolare’ (UMP) aggiungendo che, dopo l’appello del
premier Raffarin, molte persone si sono presentate a Baghdad all’ambasciata
francese fornendo preziose informazioni.
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Il
presidente iraniano, Mohammad Khatami, ha ribadito che l’Iran non è impegnato a
costruire armi atomiche ed ha attribuito agli europei la responsabilità di un
eventuale fallimento del dialogo con l’Unione Europea sul programma nucleare di
Teheran. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Asefi, ha dichiarato
inoltre che l’Iran non ha alcun timore di essere rinviato al Consiglio di
Sicurezza dell’ONU per eventuali sanzioni.
Il
presidente palestinese Abu Mazen ha definito “positiva” la decisione annunciata
ieri dal movimento estremista Hamas di concorrere alle elezioni parlamentari,
previste il prossimo 17 luglio. Il presidente palestinese ha anche sottolineato
che la leadership dell’Autorità nazionale palestinese aveva invitato tutte le
varie fazioni a partecipare alla vita politica e sociale. “Per questo - ha
spiegato Abu Mazen - non siamo rimasti molto sorpresi quando Hamas ha
annunciato la propria partecipazione alla consultazione”.
In Arabia Saudita, le forze di sicurezza hanno ucciso un
sospetto terrorista ed hanno arrestato un presunto estremista. Nel corso
dell’operazione, scattata questa mattina a Gedda quando i militari hanno fatto
irruzione in un’abitazione, è rimasta uccisa per errore anche una donna. Meno
di una settimana fa l’ambasciata statunitense in Arabia Saudita aveva segnalato
una situazione di accresciuto pericolo a Gedda, dove già tre mesi fa militanti
islamici avevano attaccato il consolato americano.
Urne aperte oggi in Macedonia
per un voto amministrativo, che avrà anche ripercussioni a livello
internazionale. L’ex Repubblica jugoslava aspira, infatti, ad entrare in Europa
quanto prima e le elezioni locali odierne sono un’occasione per dimostrare
passi in avanti verso l’attuazione di pieni standard democratici. Il servizio
di Emiliano Bos:
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Per la prima volta il rinnovo di
sindaci e consigli comunali avviene sulla base della ripartizione territoriale
decisa con gli accordi di pace di Ocrid del 2001 imposti all’epoca dall’Unione
Europea per mettere fine allo scontro tra la maggioranza macedone e la minoranza
albanese pari a circa il 25 per cento dei due milioni di abitanti. Quattro anni
fa, il Paese, fino ad allora estraneo ai conflitti balcanici degli anni ‘90 e
alla vicina guerra in Kosovo, stava scivolando verso il caos interno a causa
delle rivendicazioni indipendentiste della componente albanese, ma l’intervento
della comunità internazionale evitò il peggio, portando all’intesa che ha tra
l’altro introdotto l’albanese come seconda lingua ed ha anche ridisegnato le
municipalità.
Il numero dei comuni è sceso da
123 a 84 con significative modifiche negli equilibri demografici di
distribuzione tra albanesi e macedoni. Nella capitale Skopie l’odierna sfida
elettorale è tra il sindaco uscente, che cerca il terzo mandato consecutivo,
con il sostegno del partito di governo social-democratico, ed un ricco
imprenditore macedone appoggiato invece dall’opposizione. Un voto locale, dunque,
ma con un occhio rivolto a Bruxelles, che potrebbe decidere di ammettere la
Macedonia entro la fine del 2005 come candidato ufficiale all’ingresso in Europa.
Per la Radio Vaticana, Emiliano
Bos.
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Il bosniaco Gojko Jankovic, accusato dal Tribunale penale
internazionale di crimini di guerra commessi durante la guerra in Bosnia tra il
1992 ed il 1995, si è consegnato alle autorità serbe.
Tragedia
negli Stati Uniti: sette persone sono rimaste uccise ieri sera in una sparatoria
avvenuta a Brooksfield, nel Wisconsin. Un uomo di 45 anni ha aperto il fuoco
durante una funzione religiosa della ‘Living Church of God’. Le vittime sono
quattro uomini, due ragazzi ed una donna. L’assassino, di cui si ignorano
identità e movente, si è suicidato subito dopo la strage.
In
Italia tre persone sono rimaste ferite per un’esplosione avvenuta nel duomo di
Motta di Livenza, in provincia di Treviso. Fonti investigative hanno rivelato
che dietro la deflagrazione ci sarebbe ‘Unabomber’. L’ordigno è stato nascosto
in una candela. Una bambina rimasta ferita alla mano nell’esplosione è stata
trasferita poco fa in elicottero dall’ospedale di Treviso a quello di Pordenone
che ospita un centro specializzato in chirurgia della mano.
Sarà
espulso in Cile l'ex nazista Schaefer, fondatore della colonia ‘Dignidad’ teatro
di violenze e torture durante la dittatura Pinochet. Scaefer è stato arrestato
giovedì scorso alla periferia di Buenos Aires. E’accusato di violenza sessuale
su 26 bambini e di torture contro prigionieri politici durante la dittatura in
Cile.
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