RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
67 - Testo della trasmissione martedì 8 marzo 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
La Conferenza Episcopale Indiana riunita in
Assemblea sul tema della famiglia
In
Cina è in aumento il numero dei prigionieri politici.
Ieri l’annuncio di una decisione per il
ritiro della Siria dal Libano, oggi un milione di persone nella manifestazione
degli hezbollah a favore della presenza siriana
8 marzo 2005
PROSEGUE
TRANQUILLAMENTE LA DEGENZA DEL PAPA AL POLICLINICO GEMELLI.
AFFETTUOSA LETTERA DEI VESCOVI ITALIANI
Prosegue
la degenza del Papa al Policlinico Gemelli. Oggi in ospedale è giunto il
ministro della sanità bulgaro. A Giovanni Paolo II è arrivata anche
un’affettuosa lettera dei vescovi italiani. Ma colleghiamoci col Gemelli dove
c’è il nostro inviato Alessandro Gisotti.
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Sta trascorrendo all’insegna
della tranquillità questa 13.ma giornata di ricovero del Papa al Policlinico
Gemelli. Si respira un clima sereno rafforzato dal bollettino medico sulle
condizioni di salute di Giovanni Paolo II diramato ieri mattina, che conferma
un continuo miglioramento della situazione, non escludendo il ritorno del Papa
in Vaticano per la Settimana Santa. Il direttore della Sala Stampa della Santa
Sede, Navarro-Valls, si è recato stamani al Gemelli, quindi è rientrato in
Vaticano senza rilasciare dichiarazioni. Il Pontefice ha poi ricevuto la visita
del suo medico personale, Renato Buzzonetti. Al Gemelli, si è recato anche il
ministro della Sanità della Bulgaria, Slavcho Chavdarov Bogoev, che ha
auspicato una pronta guarigione del Papa. La
delegazione del ministro, a Roma per stringere un accordo con il ministero
italiano della Salute, ha anche lasciato un dono per Giovanni Paolo II, come
buon auspicio affinché “si rimetta in salute per tutto l’anno”. Dal canto suo,
il Consiglio permanente dei vescovi italiani, riunito da ieri a Roma, ha inviato
un messaggio al Papa con gli auguri per un pronto recupero delle forze e
affinché il Signore lo conservi “ancora a lungo in mezzo a noi, per proseguire
il suo prezioso ministero petrino a beneficio della Chiesa e dell’umanità”. D’altra
parte, qui al Gemelli, continuano incessanti ad arrivare omaggi al Santo Padre
da semplici fedeli. Molti, moltissimi da bambini, scolaresche italiane, ma
anche dalla Polonia. Una ragazzina di 12 anni, di Civita Castellana nel
viterbese, ha portato una raccolta di poesie intitolata “Primavera del cuore”.
“A voi Santo Padre – recita la dedica, che abbiamo potuto leggere – le parole
del mio giovane cuore con l’augurio che guarisca al più presto”. E stamani è
arrivato al Policlinico anche un telegramma dai detenuti del carcere di
Cosenza, che esprimono sincero affetto per il Pontefice. Domani, non si terrà
il tradizionale appuntamento dell’udienza generale, ma già come in occasione di
mercoledì scorso, qui all’ospedale romano sono attesi tanti fedeli, che in
questi giorni non si sono risparmiati nel manifestare, in modi diversi, la propria
vicinanza spirituale a Giovanni Paolo II.
Dal Policlinico Gemelli,
Alessandro Gisotti, Radio Vaticana.
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L’UFFICIO
DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE DEL PAPA
RENDE NOTO IL CALENDARIO DELLE CELEBRAZIONI DELLA
SETTIMANA SANTA
L’Ufficio
delle Celebrazioni Liturgiche del Papa ha reso noto oggi il calendario dei riti
della Settimana Santa in cui la Chiesa celebra i misteri della salvezza. Il
servizio di Sergio Centofanti.
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La
Settimana Santa inizia il 20 marzo con la Domenica delle Palme e della Passione
del Signore che unisce insieme il trionfo regale di Cristo e l'annuncio della
Passione. La celebrazione si svolgerà in Piazza San Pietro a partire
dalle 10.00 e sarà presieduta dal cardinale
Camillo Ruini, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma, in
coincidenza con la XX Giornata Mondiale della Gioventù sul tema: “Siamo venuti
per adorarlo”.
Giovedì
Santo 24 marzo alle 9.30 nella Basilica Vaticana il cardinale Giovanni Battista Re,
prefetto della Congregazione per i Vescovi, presiede la Santa Messa Crismale,
nella quale si benedicono gli Oli sacri, manifestazione della comunione dei
cardinali, vescovi e presbiteri presenti nell'Urbe con il Vescovo di Roma e
Pastore della Chiesa universale.
Il Triduo Pasquale della
Passione e Risurrezione del Signore, “culmine di tutto l'anno liturgico”, ha
inizio con la Messa nella Cena del Signore, trova il suo fulcro nella Veglia Pasquale
e termina con i Vespri della Domenica di Risurrezione. La Santa Messa nella
Cena del Signore sarà presieduta nella Basilica Vaticana alle 17.30 dal cardinale Alfonso López Trujillo,
presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Dopo l'omelia avrà luogo
il rito della lavanda dei piedi a dodici presbiteri, durante il quale i
presenti saranno invitati a compiere un atto di carità per le popolazioni del
Venezuela, colpite da devastanti inondazioni nello scorso mese di febbraio. La
somma raccolta sarà affidata al Santo Padre.
Venerdì
Santo 25 marzo alle 17.00 nella Basilica Vaticana il cardinale James Francis Stafford,
penitenziere maggiore, presiederà la celebrazione della Passione del Signore; alle 21.15 avrà luogo, come di
consueto, la Via Crucis al Colosseo che dopo le 14 stazioni tradizionali, si
concluderà sul Palatino.
Sabato
26 marzo la Veglia Pasquale, madre di tutte le veglie, sarà presieduta
nella Basilica Vaticana alle 20.00 dal cardinale
Joseph Ratzinger, decano del Collegio Cardinalizio. La Messa del giorno
di Pasqua avrà luogo sul sagrato della Basilica di San Pietro a partire dalle
10.30 e sarà presieduta dal cardinale
Angelo Sodano, segretario di Stato.
Dopo la celebrazione, alle ore
12.00, il Santo Padre impartirà
la benedizione "Urbi et Orbi".Gesù
“morendo – dice la nota dell’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche – ha distrutto
la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita”. Con la Domenica di Pasqua
inizia il “gioioso spazio della Pentecoste o cinquantina pasquale in cui la
Chiesa celebra la presenza del Risorto e l'effusione dello Spirito Santo”.
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A OXFORD UN CONVEGNO
SU SCIENZA, FEDE E CULTURA,
ORGANIZZATO DAL VATICANO E DAI DOMENICANI DELLA
CITTA’ INGLESE
- Intervista con il cardinale Paul Poupard -
“Scienza, fede, cultura”: un trinomio da sempre oggetto di approfondimenti
che ha dato lo spunto per un convegno organizzato oggi a Oxford dal Pontificio
Consiglio della Cultura e dal “Blackfriars College”, un’istituzione della
prestigiosa Università inglese, affidata ai Padri Domenicani. Tra i relatori
figura anche il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, il cardinale
Paul Poupard, impegnato in un intervento intitolato “Speranza e angoscia:
l’interesse della Chiesa per la scienza”. Prima della sua partenza per Oxford,
Giovanni Peduto gli ha chiesto quale sia il messaggio centrale del suo
intervento:
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R. –
Il messaggio centrale è questo: esaminando in una prospettiva storica sia il
razionalismo che il fideismo, mi faccio partecipe di quella convinzione forte
dell’alleanza tra la ragione e la fede, due ali con le quali lo spirito umano
si innalza verso la contemplazione della verità.
D. –
Eminenza, qual è stato a suo avviso lo sviluppo più importante nel Magistero
della Chiesa riguardo alla scienza?
R. –
Per me, la prima tappa, spesso dimenticata, viene dal Concilio Vaticano I, il
quale, superando da una parte il fideismo e dall’altro il razionalismo - se
possiamo dire, i due errori antagonisti – parla invece della fede come un
omaggio ragionevole alla verità. Il secondo passo è stato, ovviamente, il
Concilio Vaticano II con la “Gaudium et Spes” che per la prima volta
dedica tutto un capitolo alla verità, alla cultura, sottolineando in modo
particolare l’autonomia della ricerca scientifica. Terzo passo è quello
relativo agli undici anni di lavoro della Commissione cosiddetta del “Caso Galileo
Galilei”: ho avuto l’onore di presentare le conclusioni il 31 ottobre 1992 al
Santo Padre, riconoscendo in modo molto leale gli errori che si erano fatti nel
passato, e chiarificando la questione epistemologica. Nuova tappa è stata
rappresentata, per la prima volta nella storia, dal Giubileo degli scienziati,
invitati a riflettere insieme nel quadro del Grande Giubileo del 2000. Ora stiamo
lavorando al Progetto “STOQ” (Science, Theology and Onthological Quest),
che coinvolge diverse università romane, con l’aiuto della “Templeton Foundation”.
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OGGI
SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la
prima pagina il titolo “La gratitudine dei genitori e la tenerezza dei bambini
per il Custode della vita”: “Quando nasce un bambino si dice che ‘viene alla
luce’”: le parole dell’Angelus palpitano nei cuori.
Sempre
in prima, in rilievo l’Iraq: evidenti divergenze nelle ricostruzioni della
tragica morte di Nicola Calipari; la versione italiana non coincide con quella
delle autorità statunitensi.
Nelle
vaticane, una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Africa.
Nelle
estere, il testo pronunciato dalla prof.ssa Mary Ann Glendon, presidente della
Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e capo della delegazione della Santa
Sede in occasione della 49.ma sessione della Commissione sullo statuto delle
donne, a New York: “I grandi progressi realizzati a favore della promozione dei
diritti delle donne si scontrano con nuove forme di povertà e nuove minacce
alla dignità e alla vita umana”.
Nella
pagina culturale, un articolo di Fernando Salsano dal titolo “Postilla
stilistica all’‘Anversa’ del Marino”.
Un
articolo sul “Progetto Cicero” per l’analisi digitale di testi e immagini
nascosti in antichi documenti: una ricerca congiunta della Toppan Printing Co.
Ltd e della Biblioteca Apostolica Vaticana.
Per
l’“Osservatore libri”, un articolo di Pietro Borzomati sul volume dal titolo “Rimanere
nella parola. Esame di coscienza. Tracce pensate e proposte da Don Domenico
Farias”.
Nelle
pagine italiane, in primo piano l’articolo dal titolo “Fini agli Usa: verità e
giustizia in nome dell'antica amicizia”: la relazione del Ministro degli esteri
alla Camera sulla morte di Nicola Calipari.
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8 marzo 2005
LA
GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA
-
Intervista con Silvia Raimondo e suor Enrica Rosanna -
Oggi, festa della donna, sono molte le iniziative,
i dibattiti e le manifestazioni sull’universo femminile e i suoi diritti. Il
segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, in un messaggio scritto per l’8
marzo, ha indirizzato alla comunità internazionale l’invito a non dimenticare
che la promozione dell’uguaglianza fra i sessi è una responsabilità di tutti.
Il servizio di Tiziana Campisi.
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Nell’inverno
del 1908 a New York le operaie di un’industria tessile decisero di scioperare
per chiedere migliori condizioni di lavoro. Giorni dopo, l’8 marzo, il
proprietario bloccò le vie d’uscita dell’edificio e la fabbrica venne
incendiata. Morirono 129 donne. In ricordo della tragedia, Rosa Luxembourg,
portavoce del movimento operaio tedesco dei primi decenni del secolo scorso,
propose la data dell’8 marzo come giornata di lotta internazionale per i
diritti delle donne. La Chiesa ha affrontato in vari documenti il tema della
dignità e della responsabilità della donna. Giovanni XXIII nella “Pacem in
Terris” guardava all’emancipazione della donna come segno dei tempi. E Giovanni
Paolo II nella “Mulieris Dignitatem” ha sottolineato quanto importante sia
l’apporto della donna nella società. Con la sua sensibilità essa è infatti
capace di salvare dinanzi al progresso l’aspetto umano della civiltà. E a
raccontarci la sua esperienza di donna oggi impegnata nella vita sociale e
politica è Silvia Raimondo, sindaco di Aci Castello, piccolo comune della
provincia di Catania, e moglie dell’ex primo cittadino, Michele Toscano, ucciso
il 2 maggio del 2003 insieme ad altri quattro dipendenti comunali da un lavoratore
precario:
R. - La mia fede ha fatto da
maestra. La fede mi ha aiutato a farmi una ragione di quello che era successo.
Io avevo un compito. Se è successo questo, è perché Iddio mi ha chiamato e mi
ha detto di essere pronta a mettere la mia persona a servizio degli altri.
Quindi, ho trasformato questa tragedia, questo momento di grande dolore in
questo grande servizio, grande amore e dedizione agli altri, a chi ha più bisogno.
D. – In che modo vive oggi il
suo impegno politico?
R. – Io profondamente penso che
la politica sia servizio. Quindi, non bisogna mai farsi strumentalizzare dalla
politica. La politica è strumento per fare servizio. Soprattutto permette di
arrivare a quello che è il bene comune, con un occhio particolare per le categorie
più deboli.
Ma verso quali nuovi orizzonti
va la Chiesa in rapporto alla donna? Lo abbiamo chiesto a suor Enrica Rosanna,
sottosegretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le
Società di Vita Apostolica, prima donna nella storia ad essere stata investita
di una così alta carica in un Dicastero del Vaticano.
R. –
Penso verso una valorizzazione della donna, soprattutto nei luoghi di frontiera.
L’AIDS, tutti i problemi scolastici, la tratta delle donne, la manipolazione
genetica: sono problemi che riguardano la dignità della persona e che riguardano
la vita.
D. – Un bilancio della sua
attività lavorativa nella Curia Romana?
R. – La mia
esperienza è molto positiva. Io cerco di dare nel mio lavoro quello che sono,
cioè la mia sensibilità di donna, e quello che so fare. Devo dire che mi trovo
molto bene, proprio perché cerco di essere me stessa e di compiere fino in
fondo il mio dovere, e poi di portare quella caratteristica salesiana che fa
parte del mio carisma, della mia vocazione, che è la serenità, l’affabilità,
l’andare incontro alle persone.
D. - Secondo lei, manca
l’apporto della donna all’interno degli organi di governo della Chiesa?
R. – Io non vorrei rispondere,
dicendo che manca. Vorrei rispondere, dicendo che c’è bisogno.
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LA CONDIZIONE DELLA DONNA
NEL MONDO E IL “NUOVO FEMMINISMO”,
CHE INVITA A TUTELARE LA FAMIGLIA RISPETTO AL
PROGRESSO SOCIOECONOMICO.
ALL’ONU, DIBATTITO SUL TEMA A 10 ANNI DALLA
CONFERENZA DI PECHINO
- Intervista con la prof.ssa Mary Ann Glendon -
Tra le sfide di
miglioramento sociale che il 21.mo secolo ha ereditato dal precedente c’è
indubbiamente quella legata al ruolo della donna. Dieci anni dopo la storica Dichiarazione
e dalla Piattaforma di Azione scaturite dalla quarta Conferenza mondiale delle
Nazioni Unite sulle donne tenutasi a Pechino, quel testo è al centro di una revisione
e di una valutazione da parte della 49.ma sessione della Commissione ONU sulla
condizione della donna, in corso a New York fino all’11 marzo. Nel corso dei
lavori si procederà anche ad un riesame del Documento finale della 23.ma
Sessione speciale dell'Assemblea Generale sul tema “Le donne nell'anno 2000:
uguaglianza, sviluppo e pace per il XXI secolo", svoltosi sempre a New
York nel giugno di quell’anno. Per fare il punto sulla situazione attuale, Catherine
Smibert ha intervistato la prof.ssa Mary Ann Glendon, presidente della
Pontificia Accademia delle Scienze sociali, intervenuta ieri al Palazzo di
Vetro:
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R. – Si
registrano luci e ombre, in molte parti del mondo. Si rilevano decisi passi in
avanti, nel campo dell’educazione e dell’impiego, anche se non per tutte. Infatti,
le donne che hanno figli restano spesso indietro. In altri campi, invece, la
situazione della donna sembra deteriorata. Preoccupa il fatto che donne e
bambini costituiscano i tre quarti della popolazione povera nel mondo. Inoltre,
povertà e sfascio della famiglia vanno di pari passo con altri mali, quali la
violenza domestica e lo sfruttamento sessuale.
D. – In quella Conferenza
storica a Pechino ci sono state divergenze e motivi di frizione tra la Santa
Sede e le Nazioni Unite. Cosa rispondere a chi accusa la Chiesa di oscurantismo
nei confronti della donna?
R. – Se c’è qualcosa che è
veramente passato di moda oggi è proprio il vecchio femminismo degli anni ’70,
con i suoi atteggiamenti negativi nei confronti degli uomini, del matrimonio e
della maternità, e con le sue rigide posizioni circa l’aborto e i diritti degli
omosessuali. Per quanto riguarda la Chiesa è ovvio che essa possa sempre fare
di più, ma è difficile trovare un’altra istituzione che abbia operato con
maggiore alacrità e concretezza per il benessere della donna.
D. – Guardando al terzo
millennio appena iniziato, come valorizzare il genio femminile in senso
cristiano?
R. – E’ interessante notare che
le nuove espressioni del femminismo emergente condividano largamente la visione
cattolica della complementarietà dell’uomo e della donna nel promuovere una
cultura favorevole alla donna e alla famiglia. Un crescente numero di donne
pensa che il progresso economico, sociale e politico non debba avvenire a spese
della vita della famiglia. Purtroppo, nessuna società ha ancora trovato una
soluzione a questo problema. Il femminismo degli anni ’70 era poco sensibile a
questa problematica, ma speriamo che il nuovo femminismo trovi la strada.
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ITALIA:
IL MONDO POLITICO COMMENTA L’INVITO DEL CARDINALE RUINI
ALL’ASTENSIONE SUI REFERENDUM SULLA PROCREAZIONE
ASSISTITA
- Intervista col prof. Antonio Maria Baggio -
Vicinanza
e affetto al Papa vengono manifestati dal presidente della CEI il cardinale Camillo
Ruini nella prolusione al Consiglio permanente. Sui referendum sulla procreazione
assistita il porporato ricorda l’indicazione del comitato scienza e vita: non
partecipare al voto. Infine, un ricordo commosso di Nicola Calipari. Il
servizio di Debora Donnini.
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“Noi
vescovi italiani, insieme alle nostre comunità, siamo a lui intimamente uniti,
se possibile oggi più di prima, con l’affetto, la gratitudine, l’ammirazione,
la preghiera e chiediamo a Dio … di conservare ancora a lungo questo grande Pastore
alla Chiesa e all’umanità”. L’apertura della prolusione del cardinale Ruini è
dedicata a Giovanni Paolo II in questo periodo di degenza al Gemelli, e al
senso della Quaresima nella vita cristiana.
Riguardo
all’Italia Ruini ricorda che si è costituito il Comitato scienza e vita, che dà
voce all’unità di molteplici organismi cattolici ed esprime anche e anzitutto una
posizione razionalmente fondata che va nettamente al di là delle appartenenze
religiose e partitiche. “E’ chiaro il senso dell’indicazione di non partecipare
al voto”: non si tratta in alcun modo – spiega – di una scelta di disimpegno,
ma di opporsi nella maniera più forte ed efficace ai contenuti dei referendum e
alla stessa applicazione dello strumento referendario in materie di tale
complessità. In concreto – specifica ancora il cardinale Ruini – è necessaria
la più grande compattezza nell’aderire all’indicazione del Comitato per non
favorire, sia pure involontariamente, il disegno referendario.
In
vista delle prossime elezioni regionali il porporato sottolinea che i vescovi
italiani non si coinvolgeranno con alcuna scelta di partito o di schieramento
politico, richiamando all’attenzione di tutti i principi della dottrina sociale
della Chiesa.
Parlando
dell’Iraq, il porporato ricorda la morte del maresciallo elicotterista Simone
Cola e la liberazione di Giuliana Sgrena costata la vita per un tragico errore
delle truppe americane – dice - al suo liberatore Nicola Calipari che le ha
fatto eroicamente da scudo, oltre al ferimento della stessa Sgrena e di un
altro agente. “Rendiamo omaggio con animo commosso – afferma il cardinale – a
chi ha dato così alta testimonianza di generosità e coraggio e preghiamo Dio
per i caduti, i feriti, e le loro famiglie per la pace e per la fine del
terrorismo”. Quindi, le novità verificatesi nell’area mediorientale: dalle
elezioni irachene ai passi in avanti del dialogo israelo-palestinese e i
tentati sabotaggi da parte del terrorismo in entrambi i casi. Il cardinale
parla anche della prospettiva del ritiro delle truppe siriane dal Libano
esprimendo la speranza che possano essere ripristinate la libertà e
l’indipendenza di quel martoriato Paese e quindi anche migliori e realmente
paritarie condizioni per le numerose componenti cristiane.
In
vista delle prossime elezioni regionali in Italia, il cardinale Ruini
sottolinea che i vescovi italiani non si coinvolgeranno con alcuna scelta di
partito o di schieramento politico, richiamando all’attenzione di tutti i
principi della dottrina sociale della Chiesa. In campo economico è necessario
rendere più competitivo il cosiddetto sistema Italia e rimane indispensabile
uno sforzo comune e concertato fra il governo, le parti sociali e le varie categorie.
Sottolineata anche l’emergenza del costo degli alloggi in particolare nelle
grandi città e soprattutto per le giovani famiglie. Il cardinale Ruini ha anche
voluto ricordare i due grandi lutti che hanno colpito la Chiesa in questo
periodo: la morte di suor Lucia che ebbe il privilegio di vedere e parlare con
la Vergine Maria a Fatima e quella di mons. Luigi Giussani fondatore e anima di
Comunione e Liberazione. Con lui - scrive il cardinale Ruini – la presenza
della Chiesa ha conosciuto una nuova giovinezza.
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Alcuni
schieramenti politici considerano un’indebita interferenza le parole del presidente
della CEI alla “compattezza” e all’astensione per non peggiorare la legge sulla
fecondazione medicalmente assistita. Massimiliano Menichetti ha raccolto il
commento di Antonio Maria Baggio docente di etica politica alla Pontificia Università
Gregoriana.
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R. – Io credo che il discorso
del cardinale è stato un discorso di natura pastorale e dottrinale.
Naturalmente, quando si affermano dei principi di fede che sono poi anche valori
universali dal punto di vista etico e dei diritti umani, come il diritto alla
vita, bisogna anche trarne le conseguenze. In Italia siamo alle prese con il
problema dei referendum che intendono rovinare una legge che certo non è perfetta,
ma i cui principi di difesa di tutti i soggetti coinvolti nella procreazione
artificiale sono condivisibili, è evidente che proprio muovendo da un piano
pastorale e dottrinale, il cardinale debba – non solo possa – ma abbia il
dovere di dare delle indicazioni.
D. – Si solleva lo scontro
politico, ma c’è anche un attacco alla Chiesa?
R. – L’impressione è questa.
Perché la Chiesa è portatrice di un complesso di pensiero di una visione
dell’uomo che risulta oltremodo scomoda. Se solo guardiamo l’insieme del discorso
del cardinale Ruini, vediamo che ha sottolineato non soltanto i diritti della
vita nascente e della famiglia, ma ha coperto una vastità di temi che riguardano
il sociale, la solidarietà, la giustizie e quindi, proprio perché fedele alla
dottrina cattolica nella sua completezza e integrità, per cui chi si trova in
difficoltà è colui che cerca di strumentalizzare ciò che viene detto dalla
Chiesa a proprio vantaggio.
D. – Parlando delle regionali,
il cardinale Ruini ha ribadito che devono essere rispettati la famiglia, la
vita, la libertà scolastica. Questo ha creato scandalo per chi ha letto nelle parole
del presidente della CEI un orientamento al voto ...
R. – Penso che non costituisca
affatto un orientamento particolare a votare un partito rispetto ad un altro,
il ribadire le necessità di un Paese e stabilire anche una gerarchia di
priorità. E’ chiaro che prima di tutto viene la vita; è chiaro anche che la
scuola ha una fortissima importanza, perché è il luogo dove avviene la
formazione delle persone e dei cittadini ed è evidente la sottolineatura della
libertà. Ma continuo a ribadire che tutto questo si accompagna diciamo nella
sua struttura a una visione d’insieme della dottrina sociale!
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OGGI LA CHIESA
CELEBRA LA MEMORIA LITURGICA DI SAN GIOVANNI DI DIO,
FONDATORE DEI FATEBENEFRATELLI E PATRONO DEGLI
INFERMI E DEGLI OSPEDALIERI
- Il servizio di Sergio Centofanti -
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Le
vie della santità sono infinite e lo dimostra la vicenda terrena di questo straordinario
santo. Giovanni nasce a Montemor-o-Novo, presso Evora in Portogallo l'8 marzo
1495. All'età di otto anni per motivi ignoti scappa di casa e inizia una vita
assolutamente disordinata. A Oropesa nella Nuova Castiglia, dove sosta per la
prima tappa, la gente, non sapendo nulla di lui, neppure il cognome, comincia a
chiamarlo Giovanni di Dio e tale rimase il suo nome. Vive di espedienti: fa
prima il pastore poi il contadino, quindi si arruola tra i soldati di ventura e
prende parte alla difesa di Vienna stretta d'assedio dai Turchi. Durante la
vita militare è condannato a morte per impiccagione e viene graziato quando gli
hanno già messo il cappio al collo. Parte per l’Africa come bracciante; per
qualche tempo è venditore ambulante a Gibilterra, commerciando paccottiglia; a
Granada in Spagna apre una bancarella per vendere libri. In questa città
avviene la sua conversione: in seguito a una predica di un sacerdote Giovanni è
come folgorato da Dio.
Siamo
nel 1538, ha 45 anni. Colto da profondissima commozione si mette a urlare davanti
a tutti chiedendo il perdono dei propri peccati, strappandosi barba e capelli.
I cittadini di Granada lo credono pazzo e lo rinchiudono in manicomio. Qui
scopre come vengono trattati i malati di mente: peggio degli animali. Una volta
uscito dal manicomio decide di dedicare tutta la vita ai malati. Fonda il suo
primo ospedale. Va in giro chiedendo l’elemosina per i suoi infermi dicendo:
"Fate bene, fratelli, a voi stessi". Per dire che chi aiuta il
prossimo fa innanzitutto il proprio interesse spirituale. Gira nei quartieri
più miseri in cerca di malati e moribondi, se li carica in spalla e li porta
nel suo ospedale dove li cura con grande amore. In loro vede il volto stesso di
Gesù. Giovanni muore in seguito ad una polmonite contratta nel tentativo di
salvare un ragazzo che stava affogando in un fiume. Era il giorno del suo 55°
compleanno, l’8 marzo del 1550. Muore stringendo nelle mani un crocifisso.
Ai suoi compagni soleva dire:
“Guardate a Dio tutti i giorni della vostra vita … non dormite una sola notte
in peccato mortale … amate Gesù sopra tutte le cose del mondo … abbiate sempre
carità, perché dove non c’è carità non c’è Dio”. Giovanni di Dio viene canonizzato
nel 1690. Oggi l’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, chiamato anche Fatebenefratelli,
conta oltre 1370 religiosi in tutto il mondo con più di 200 case e ospedali.
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8 marzo 2005
MONS. RICARDO BLAZQUEZ PEREZ E’ IL NUOVO PRESIDENTE DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE SPAGNOLA:
L’ELEZIONE
E’ AVVENUTA STAMANE A MADRID. 62 ANNI, VESCOVO DELLA CITTA’ BASCA DI BILBAO,
SUCCEDE
AL CARDINALE ANTONIO MARIA ROUCO VARELA
- A
cura di Roberta Gisotti -
MADRID.
= Eletto stamane il nuovo presidente della Conferenza episcopale spagnola: si
tratta di Ricardo Blazquez Perez, vescovo di Bilbao, città basca capoluogo
della provincia di Biscaglia. 62 anni, nativo di Villanueva del Campillo, nella
diocesi di Avila, mons. Blazquez, ordinato sacerdote a 25 anni, è stato
consacrato vescovo nel 1988 e nominato ausiliare di Santiago de Compostela,
incarico svolto fino al 1992; poi titolare di Palencia, prima di assumere la
guida pastorale di Bilbao, nel 1995. Mons. Blazquez, già presidente della
Commissione per le relazioni interconfessionali della Conferenza episcopale,
succede nell’incarico al cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco
Varela, che ha guidato i presuli spagnoli dal 1999. L’elezione di mons. Blazquez
è avvenuta nell’ambito della 74ma Assemblea plenaria dei vescovi spagnoli, in
corso da ieri a Madrid. La diocesi di Bilbao, estesa su oltre 2 mila chilometri
quadrati, con circa 1 milione e 150 mila abitanti, conta attualmente 397
sacerdoti, di cui 32 impegnati in altre diocesi della Spagna o in altri Paesi;
102 Istituti di Vita consacrata, maschili e femminili, con 2327 membri e 225
Case religiose. Forte la componente missionaria di questa diocesi, dove sono
ben 700 i sacerdoti, i religiosi ed i laici che operano in territori di
missione. (R.G.)
GIOVEDI’ PROSSIMO A
ROMA UN CONGRESSO INTERNAZIONALE
PRESSO L’ATENEO PONTIFICIO REGINA APOSTOLORUM
SU “DONNA E CULTURA DELLA PACE”
- A cura di Giovanni Peduto -
ROMA. = Gli
esseri umani desiderano la pace personale, sociale e mondiale. L’autentica
cultura della pace si costruisce sul rispetto e sulla promozione dei valori
universali della persona umana, sull’educazione al dialogo sociale ed
internazionale. La donna è protagonista nella costruzione della pace. Come
custode della vita, è stata sempre la grande forza umanizzatrice della società.
Per riflettere su questi ed altri temi, giovedì 10 marzo 2005, dalle ore 9.00
alle 18.00, presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum (Via degli
Aldobrandeschi, 190), si terrà il congresso internazionale “Donna e cultura
della pace”, organizzato dall’Istituto di Studi Superiori sulla Donna
dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e dall’Università Europea di Roma. Il
Congresso è organizzato con il contributo della Provincia di Roma e con il
patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Rappresentanza
in Italia della Commissione Europea.
OFFRIRE A TUTTI, FEDELI E LAICI, UN’INFORMAZIONE
CHIARA E DOCUMENTATA.
QUESTO
L’OBIETTIVO DELL’ARCIDIOCESI DI GENOVA, CHE HA ORGANIZZATO
PER IL
PROSSIMO 16 MARZO UN INCONTRO SUL TEMA:
“IL
CODICE DA VINCI…STORIE SENZA STORIA”
GENOVA.
= Si terrà il prossimo 16 marzo, alle 20.45 presso la Sala Quadrivium di Genova,
un incontro sul tema: “Il Codice Da Vinci … storie senza Storia”. L’evento,
organizzato dall’Ufficio per la cultura e l’università dell’arcidiocesi di
Genova, si propone di offrire a tutti una documentazione chiara sugli enormi
quesiti che l’uscita del testo di Dan Brown ha suscitato. Ad affrontare le innumerevoli
contraddizioni de “Il Codice Da Vinci” sarà Massimo Introvigne, giornalista e
studioso, nonché fondatore e direttore del CENSUR (Centro Studi sulle Nuove
Religioni). Le idee di fondo di Dan Brown risalgono al XIX secolo e sono ancora
in voga in alcuni ambienti, soprattutto tra i protestanti americani. Esse si
fondano sui vangeli gnostici, secondo i quali la Chiesa cattolica non sarebbe
la vera Chiesa di Gesù. Tante le e-mail che nei mesi scorsi sono giunte
all’ufficio per la cultura della diocesi per sollecitare un incontro
sull’argomento. Infatti l’iniziativa trae spunto da un’esigenza pastorale che
ha avvertito la diocesi di Genova, per rispondere ai numerosi quesiti posti dai
fedeli. Al convegno interverranno anche il cardinale Bertone e mons. Francesco
Muraglia, direttore dell’Ufficio per la cultura e l’università dell’arcidiocesi
di Genova e il moderatore degli interventi sarà il giornalista dell’emittente
radiotelevisiva Telepace, Alberto Viazzi. “Sono rimasto davvero stupito che un
libro fondato su tante inesattezze e su innumerevoli falsità abbia potuto avere
il successo che ha avuto”, ha commentato il cardinale Bertone, aggiungendo che
secondo lui “la diffusione mondiale del volume è direttamente collegabile
all’ignoranza di alcune delle più elementari nozioni di storia e di religione”.
(M.V.S.)
SOSTENERE CON LA PREGHIERA IL CONGRESSO
EUCARISTICO NAZIONALE:
E’
L’INVITO RIVOLTO A TUTTE LE CLAUSTRALI D’ITALIA, IN UNA LETTERA FIRMATA
DALL’ARCIVESCOVO COMASTRI,
PRESIDENTE
DEL COMITATO PER I CONGRESSI EUCARISTICI NAZIONALI, E DALL’ARCIVESCOVO DI
BARI-BITONTO,
CHE OSPITERA’ L’EVENTO
DAL 21 AL 29 MAGGIO
ROMA. = “Preghiera”,
“contemplazione” e “sacrificio”: sono “l’insostituibile contributo” che le
Suore claustrali offrono per accompagnare e sostenere l’azione pastorale della
Chiesa. Da qui l’invito a condividere con la loro testimonianza di fede la
“trepidante attesa” per il XXIV Congresso eucaristico nazionale, che si
svolgerà a Bari, in Puglia, dal 21 al 29 maggio. L’invito viene rivolto a tutte
le Claustrali d'Italia, in una lettera firmata dall’arcivescovo di
Bari-Bitonto, mons. Francesco Cacucci,
e dal presidente del Comitato per i Congressi eucaristici nazionali, mons. Angelo Comastri. Nella missiva,
indirizzata alle 6672 monache e alle 321 novizie che vivono in Italia in 468
comunità di clausura, si chiede alla Claustrali di partecipare all'evento con
la preghiera, nella volontà di unire tutta la Chiesa italiana nel celebrare
questo Anno dell'Eucaristia, indetto da Giovanni Paolo II. “Sappiamo – scrivono
i due presuli - di poter contare sempre su di voi”, perché la “vostra vocazione
vi pone nel cuore stesso della Chiesa. La
vostra vita è, infatti, ‘un segno dell’unione esclusiva della Chiesa-Sposa con
il suo Signore’ e la clausura esprime chiaramente la scelta di Dio, come
‘l’Unico necessario’”. E poi prosegue: “E’ questa la provocazione che
dalla vostra vita giunge all’uomo contemporaneo, molto spesso distratto dalle
sue molteplici attività, ma pur sempre bisognoso di contemplare il volto di Dio
e di riscoprire la sua amorevole presenza accanto ad ogni persona, specialmente
se povera e disorientata. È questa anche la specifica modalità con cui voi contribuite alla missione della Chiesa, che vi
rende ‘collaboratrici di Dio stesso e sostegno delle membra deboli e vacillanti
del suo ineffabile Corpo’”. Nella lettera, mons. Cacucci e mons. Comastri
illustrano quindi il tema del Congresso, “Senza
la domenica non possiamo vivere”, intendendo la domenica, quale “‘Pasqua
settimanale’, “giorno in cui il Risorto ci convoca attorno alla mensa della
Parola e del Pane di vita e ci invia nel mondo per essere testimoni del suo
amore”. (R.G.)
IN ASIA E IN AFRICA, I DIRITTI DIMENTICATI O MAI
APPLICATI DELLE DONNE.
TANTE
LE MANIFESTAZIONI E LE DENUNCE DI ABUSI E VIOLENZE
NELL’ODIERNA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA
ASIA/AFRICA. = E' citata per il
numero di donne capo di Stato, che sono quattro, ma l'Asia è una terra, dove i
segni delle discriminazioni femminili sono ancora profondi e le violenze contro
le donne sono persistenti. Khalida Zia guida il Bangladesh. A Dacca, la capitale,
le donne sono in piazza al grido di: ''legge, giustizia e buon governo''.
Chiedono protezione soprattutto dagli attacchi fisici che subiscono anche dai
maschi della famiglia. Sono più duemila quelle che hanno il viso sfigurato
dall'acido, sfilano accanto a migliaia di altre la cui vita dipende da un
padre, un fratello, un marito, unici garanti riconosciuti dalle leggi e regole
sociali. Anche in Pakistan denunce analoghe contro ''i crimini d'onore''. A
Multan, centro del Paese, una combattente per i diritti delle donne, Mukhtiar
Mai, violentata per vendicare una
relazione di suo fratello con una donna di un altro clan, ha sfilato indomita
alla testa di un corteo: ''continuerò a lottare per i diritti delle donne
fino all'ultimo respiro, non cederò
alla tirannia, allo sfruttamento, alla tradizione, alle usanze''. Una settimana
fa i suoi violentatori sono stati assolti, sollevando dure reazioni. Gloria
Arroyo è la presidente delle Filippine, un arcipelago dove brucia ancora il
ricordo della schiavitù sessuale cui migliaia di donne furono sottoposte
dall'esercito imperiale giapponese durante la seconda guerra mondiale. Una ventina
di sopravvissute si sono ritrovate stamane davanti all'ambasciata giapponese a
Manila. Gridavano: ''non abbiamo ancora avuto giustizia''. In Cina, i diritti
delle donne sono stati negli argomenti principali della sessione annuale del
Parlamento, secondo quanto scrive il quotidiano ufficiale China Day. Mentre la
Federazione delle donne cinesi ha fatto campagna per avere una legge contro le
molestie sessuali nel lavoro: in questo Paese ne è vittima l'86 per cento,
secondo un recente studio. Nel Kuwait, mega-manifestazione di donne oggi nella
capitale per chiedere il diritto di voto, negato al sesso femminile. Dall’Asia
all’Africa, dove due rapporti pubblicati oggi da “Human rights watch” e”Medici
senza frontiere” denunciano le gravi violazioni perpetrate ai danni delle donne
in Africa. In particolare nell'Ituri, nel nord est della Repubblica Democratica
del Congo, dove dall'inizio della guerra civile, nel '98, ad oggi sono stati
consumati decine di migliaia gli stupri, quasi sempre accompagnati da ulteriori
violenze fisiche, da parte di soldati, miliziani o bande varie. Analogo,
la tragedia delle donne nella regione del Darfur, in Sudan, stuprate in massa
da gruppi di soldati o miliziani nell'ambito di una strategia di guerra tesa ad
annichilire i civili. (F.S.-R.G.)
LA CONFERENZA
EPISCOPALE INDIANA, RIUNITA IN ASSEMBLEA NELLA CITTA’ DI RANCHI, RIFLETTE SUL
TEMA DELLA FAMIGLIA.
DURANTE I LAVORI ELETTO IL NUOVO PRESIDENTE MONS.
OSWALD GRACIAS, ARCIVESCOVO DI AGRA
RANCHI.
= Il 4 marzo ha avuto inizio la 17.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale
dell’India (CCBI), alla presenza del cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo
di Ranchi (Jharkhand) che ospita l’evento, e di altri 112 presuli. In questo
ambito è stato eletto il nuovo presidente dei vescovi indiani, mons. Oswald
Gracias, arcivescovo di Agra. Il tema della plenaria è stato “Famiglia: una
buona notizia per l’India”. Il cardinal Toppo ha introdotto il tema menzionando
brevemente la storia delle popolazioni tribali e delle disperate condizioni in
cui hanno vissuto prima dell’arrivo nella regione dei primi missionari
cristiani, nel 1845. Ha inoltre sottolineato l’importanza della donna nella famiglia,
minacciata dall’inarrestabile processo di modernizzazione. Egli ha proposto
Maria come modello per le donne. Ha affermato: “Il ruolo della donna nella
Chiesa in India e nel mondo intero è il medesimo di quello di Maria”. “La donna
è chiamata come Maria alla pazienza e alla fortezza di fronte alle situazioni
difficili, alla virtù della ponderatezza, a quella leadership che Maria svelò
in pieno a Canaa, al servizio generoso che comprende il sacrificio personale”.
Ha quindi esposto alcune delle cause che mettono in crisi l’istituzione della
famiglia, minacciata sempre più prepotentemente da “nuove unioni” contrarie
alla “normale etica sociale”. L’arcivescovo di Ranchi ha infine rivolto
un’attenzione particolare alle vittime dello Tsunami, certo che il Signore
misericordioso resterà sempre vicino alle vittime di questa tragedia. I vescovi
indiani hanno così osservato un minuto di silenzio e pregato per coloro che
sono stati travolti dalla forza devastante del maremoto. (D. d D. - R.G.)
IN CINA IL NUMERO DEI PRIGIONIERI
POLITICI SONO IN AUMENTO.
E’ QUANTO AFFERMA UN RAPPORTO DI AMNESTY
INTERNATIONAL PRESENTATO OGGI,
NEL QUALE SI DENUNCIANO ANCHE UNA SERIE DI SOPRUSI
DI STATO.
CINA. = L’organizzazione
umanitaria Amnesty International ha diffuso un rapporto nel quale si legge che
il numero dei prigionieri politici in Cina è in aumento. In esso c’è l’espressa
polemica verso la volontà di alcuni governi europei di togliere l’embargo sulla
vendita di armi alla Cina che era stato stabilito in seguito al massacro che
nel 1989 aveva coinvolto gli studenti presenti a piazza Tienanmen.
L’organizzazione cita emblematicamente alcuni casi che si sono verificati negli
ultimi mesi. Ad esempio, nel gennaio scorso, dozzine di persone sono state
arrestate per aver partecipato al funerale del dirigente riformista Zhao
Ziyang. Inoltre il rapporto ricorda i molti cosiddetti “postulanti” giunti a Pechino
dalla provincia, maltrattati dalla polizia in seguito alle loro denunce di
soprusi subiti dalle autorità locali, le quali “sembrano considerare la loro
attività come una minaccia all’ordine pubblico”. Infine Amnesty International
denuncia le persecuzioni contro chi si batte per la libertà di religione fuori dalle
associazioni patriottiche consentite dal governo e dal partito comunista
cinese. (M.V.S.)
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8 marzo 2005
- A cura
di Fausta Speranza -
Un alto ufficiale della polizia
irachena, in servizio presso il ministero dell'Interno, è stato ucciso stamani
da uomini armati a Baghdad, assieme a suo figlio. La vittima aveva il grado di
generale ed era a capo del dipartimento immigrazione del ministero. L'agguato è
avvenuto vicino all'abitazione dell'ufficiale, nel quartiere occidentale di
Ghazaliya.
A Iskandariya, città a 40 Km a
sud di Baghdad, quattro donne che indossavano una cintura esplosiva sotto una
lunga tunica nera (l'abaya) sono state arrestate. Apparterrebbero a un gruppo
ribelle che si fa chiamare 'Esercito segreto islamico'. Due di loro dovevano
farsi saltare davanti o dentro il tribunale cittadino, le altre avevano come
obiettivo un posto di blocco. E poco fuori la stessa città, proprio davanti ad
un checkpoint cinque soldati iracheni sono rimasti uccisi da un ordigno. La vettura
era stata parcheggiata da sconosciuti che avevano chiesto il permesso di
lasciarla lì ''per qualche istante''.
In relazione alla vicenda della
giornalista Giuliana Sgrena e all’uccisione del funzionario del Sismi, Nicola
Calipari, colpito da soldati americani sulla macchina che conduceva i due
all’aeroporto di Baghad, il ministro degli Esteri e vice-premier, Gianfranco
Fini, ha fatto una relazione alla Camera dei deputati. Il nostro servizio:
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Secondo Fini, è assolutamente
infondata l'ipotesi di un agguato. Sull'auto – ha precisato il ministro - non
c'era una quarta persona, non sono stati incontrati check-point e l'auto andava
a un massimo di 40 km l'ora, con i fari accesi. Il ministro ha poi ribadito che
il Sismi aveva attivato i contatti con gli americani, ammettendo che la
ricostruzione dell'evento non coincide totalmente con quanto comunicato dalle
autorità americane. “Ma – ha aggiunto - non dobbiamo coltivare sentimenti
anti-Usa, anche se vogliamo verità e giustizia in nome dell'amicizia con quel
Paese”.
E Fini ha affermato che i colpevoli
devono essere individuati e puniti e che già due di loro hanno chiesto scusa.
Sul perché del sequestro della Sgrena, il ministro degli Esteri italiano ha concluso
che la giornalista italiana è stata sequestrata non perché l'Italia ha truppe
in Iraq ma perché occidentale.
Tra le reazioni
dell’opposizione, Bianco della Margherita ha sottolineato che la relazione
“equilibrata e corretta” di Fini conferma che la ricostruzione del portavoce
Usa è inattendibile, ma non fa chiarezza su alcuni punti oscuri. Intanto, è
stato reso noto che esiste un video in cui i rapitori di Giuliana Sgrena al
momento del rilascio dichiarano che non è stato pagato un riscatto.
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Entro
marzo il ritiro della Siria dal Libano, con uno spostamento delle truppe nella
Valle della Bekaa: è quanto hanno deciso ieri a Damasco i presidenti siriano
Bashar al Assad e libanese Emile Lahoud. Ma oggi sono almeno
un milione le persone raccolte in piazza Riad el-Solh, nel centro di Beirut,
per la manifestazione a sostegno della Siria e contro ''l’ingerenza straniera''
indetta dal movimento sciita libanese e altri 17 gruppi minori filo-siriani. Si
tratta della risposta alle manifestazioni dell’opposizione libanese che ha
chiesto il ritiro della Siria dal Libano, appoggiata da gran parte della
comunità internazionale. Il nostro servizio:
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Teatro della manifestazione che
sta partendo proprio ora, è una piazza, dove ha sede il quartier generale
dell'Onu in Libano, che dista meno di un chilometro dalla Piazza dei Martiri,
divenuta ormai il luogo d'appuntamento dell'opposizione anti-siriana. Questa volta,
però, un gigantesco striscione con i colori della bandiera libanese e il
simbolo del cedro con su scritto “No all'ingerenza straniera” vuole affermare
il contrario di quanto gridato nei giorni scorsi: dunque, ‘sì’ alla presenza
della Siria in Libano e, piuttosto, ‘no’ alla parte di comunità internazionale,
con in testa gli americani, che spingono per il ritiro delle forze militari e
dei servizi segreti siriani. I manifestanti, intanto, continuano ad affluire
verso la piazza in cortei provenienti da diverse zone di Beirut.
Nel Libano meridionale,
roccaforte del movimento sciita, sono stati chiusi tutti gli uffici e decine di
minibus con affissi cartelli con su scritto ''no all'interferenza americana''
sono stati visti dirigersi a Beirut. E nella regione settentrionale di Akkar,
tafferugli sono stati invece segnalati nel villaggio di Sheikh Abbas, dove la
popolazione si sarebbe opposta al tentativo di agenti dei servizi di sicurezza
libanesi di costringerla a partecipare alla manifestazione di Beirut.
Ieri nella manifestazione
indetta dall’opposizione libanese per chiedere il ritiro della Siria, avevano
partecipato 150 mila persone. E c’è da ricordare che l’opposizione ha
cominciato a scendere in piazza dopo l’uccisione dell'ex premier Rafik Hariri
nell'attentato del 14 febbraio.
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Abu Mazen stasera incontrerà al
valico di Erez (Gaza) il ministro della Difesa israeliano, Shaul Mofaz.
Confermando l’appuntamento, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese
ha lamentato il fatto che ancora non siano passate sotto totale controllo
palestinese cinque città cisgiordane, così come era stato enunciato al recente
vertice di Sharm el-Sheikh, aggiungendo che deve essere ancora risolta la
questione della liberazione dei prigionieri palestinesi. Abu Mazen ha sottolineato
che questi rinvii nuocciono al processo di pace e offrono maggiore libertà di
azione a quanti vi si oppongono. Abu Mazen, inoltre, ha confermato che
l'Autorità nazionale palestinese è pronta ad assumersi le proprie responsabilità,
anche nella striscia di Gaza una volta che Israele abbia rimosso la propria presenza.
Il premier kosovaro Ramus
Haradinaj ha consegnato al capo dell'Unmik Petersen le sue dimissioni dopo
l’annuncio dell'incriminazione da parte del Tribunale penale internazionale. Ha
annunciato che domani si consegnerà volontariamente al Tribunale dell'Aja che
lo accusa di crimini di guerra, affermando però la sua “totale innocenza''.
Haradinaj ha chiesto al Kosovo di ''proseguire la sua strada'', un'affermazione
che sembra un esplicito invito alla calma per scongiurare eventuali disordini
ritenuti possibili come conseguenza della sua incriminazione. Il presidente kosovaro Ibrahim Rugova ha
presieduto una seduta straordinaria del governo durante la quale sarebbe stato
deciso che a prendere le funzioni del dimissionario sarà il vicepremier.
Intanto, fonti della missione delle Nazioni Unite a Pristina (Unmik) confermano
che una ''vasta operazione'' condotta da forze di polizia è in corso nel
villaggio di Glogjan, villaggio natale del premier dimissionario, nel Kosovo
occidentale. In tarda mattinata, il segretario generale della Nato, Jaap de
Hoop Scheffer, commentando l'incriminazione del premier kosovaro da parte del
Tpi, si è detto “fiducioso che Ramush Haradinaj adempierà i suoi obblighi e
coopererà pienamente con il Tribunale penale per l'ex Jugoslavia”. A parlare dell’incriminazione
del premier kosovaro albanese era stata questa mattina presto radio B-92 a
Belgrado, ma voci in realtà circolavano insistentemente da diversi mesi nella
capitale serba.
Rimanendo nell’area dei Balcani,
il presidente iraniano Mohammad Khatami arriverà questo pomeriggio a Sarajevo,
proveniente da Zagabria, per una visita ufficiale di tre giorni in Bosnia.
Khatami avrà nella capitale bosniaca incontri distinti con gli esponenti della
presidenza tripartita bosniaca e nell'ambito di un incontro tra le delegazioni
ufficiali dei due Paesi è prevista la firma di alcuni accordi bilaterali, tra
cui quello di cooperazione nella lotta contro il terrorismo. Domani Khatami
incontrerà il primo ministro Adnan Terzic, il ministro degli Esteri Mladen
Ivanic e i componenti del Consiglio interreligioso bosniaco, i capi delle
quattro comunità, cattolica, ortodossa, islamica ed ebraica. Nell'organizzazione
della comunità islamica bosniaca terrà una conferenza sul ''Ruolo delle culture
nella solidarietà tra i popoli'' e parlerà anche ai fedeli musulmani nella
principale moschea sarajevese dopo la funzione serale.
Ha
rassegnato le dimissioni al Congresso di La Paz il presidente boliviano Carlos
Mesa. La decisione è stata dettata dall’ingovernabilità del Paese più povero
del Sud America, a meno di due anni dalla sanguinosa rivolta civile che provocò
l’uscita dalla scena politica dell'allora capo di Stato, Gonzalo Sanchez de Lozada.
Sentiamo Maurizio Salvi:
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L’attuale conflitto è
determinato, da una parte, dalle nuove regole che il governo sta scrivendo
sulle attività delle multinazionali del gas e del petrolio e, dall’altra, dalla
mobilitazione dei movimenti sociali della città di El Alto contro la gestione
privata dell’acqua potabile. Dimettendosi, Mesa ha cercato di scuotere il
Parlamento mettendolo di fronte alle sue responsabilità. Se il Parlamento
ratificherà la scelta, è molto probabile che il Paese vada verso le elezioni
anticipate. Se la respingerà, allora dovrà riuscire ad affrontare con autorità
il movimento del socialismo e le altre forze di opposizione decise a cambiare
radicalmente il modello economico boliviano. Infine, la Conferenza episcopale
ha diramato un comunicato in cui chiede una tregua sociale per far fronte ad
un’emergenza politica e sociale che metta a rischio la stabilità democratica e
le stesse istituzioni del Paese.
Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.
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Un britannico, consigliere
presso il ministero per lo sviluppo rurale afghano, è stato ucciso ieri sera a colpi d'arma da fuoco mentre
circolava da solo al volante della sua auto nelle vie di Kabul. Lo si è appreso
stamani al ministero dell'interno afghano. ''Possiamo confermare - ha affermato
Dad Mohammed Rasa portavoce del ministero dell'interno - che un cittadino britannico
che lavorava per il ministero afghano dello sviluppo rurale, è stato ucciso a
colpi d'arma da fuoco a Kabul mentre passava davanti all'ambasciata d'Olanda''.
La vittima si trovava, in automobile, fra l'ambasciata olandese e una residenza
dell'Onu, entrambe sorvegliate da guardie armate, ''quando è stato colpito da
un proiettile sparato da un altro veicolo, sconosciuto'', ha raccontato
all'agenzia France Presse un funzionario della polizia afghana sotto copertura
di anonimato. ''Gli assalitori sono fuggiti'', ha precisato la fonte.
Riunione, questa mattina a
Bruxelles dei ministri dell’Economia e delle Finanze chiamati a discutere la
riforma del Patto di stabilità e crescita. Nella notte era andato avanti fino a
tardi l’incontro dei ministri dei Paesi dell’Unione europea che aderiscono
all’Euro ma senza che si raggiungesse un accordo preciso. Anche dalla riunione
di questa mattina sembra non uscirà un documento ma solo una base di
discussione per un prossimo Ecofin da tenersi il 20 marzo, prima del prossimo
Consiglio europeo di primavera.
Il leader del movimento di
protesta degli studenti del 1988 è stato liberato dalla giunta militare al
potere in Myanmar (Birmania). Lo ha fatto sapere un suo vecchio compagno di
lotta. Ko Saw Min, 41 anni, era considerato il numero due del movimento per la
democrazia che prese corpo nel 1988 e venne duramente represso dalla polizia.
Sempre secondo il suo compagno, Ko Saw Min ''ha detto che crede ancora nella
democrazia ma che è troppo vecchio per battersi per essa''. Il numero uno di
quel movimento, Min Ko Naing, era stato liberato nel novembre scorso insieme
con 9.000 altri prigionieri, accusati di crimini comuni.
Il governo di Taiwan ha
protestato vivacemente contro il testo di legge che autorizza l'esercito cinese
ad intervenire nel caso che venga sancita formalmente l'indipendenza
dell’isola. Il testo della ''legge anti-secessione'' in discussione al
Parlamento cinese è stato reso noto oggi a Pechino. ''La Cina comunista cerca
di usare questa legge per negare la sovranità della Repubblica di Cina (il nome
ufficiale di Taiwan) e per cambiare unilateralmente lo status quo nello Stretto
di Taiwan'', ha detto Chiu Tai-shan, un dirigente dell'ufficio taiwanese che si
occupa delle relazioni con la Cina. Taiwan è, di fatto, separata dalla madrepatria
dal 1949 e si considera uno Stato sovrano il cui territorio comprende anche la
Cina continentale. Pechino ritiene invece che sia una ''provincia ribelle''.
''La legge provoca tensione nella regione e noi la condanniamo con forza'', ha
aggiunto Chiu. In precedenza il primo ministro taiwanese Frank Hsieh aveva
affermato che se, come previsto, la legge verrà approvata, Taiwan potrebbe
cambiare la propria Costituzione rafforzando il concetto della sua esistenza
come entità sovrana diversa dalla Repubblica Popolare.
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