RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 66 - Testo della trasmissione lunedì 7 marzo 2005

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Continuano a migliorare le condizioni del Papa. Non ci sono complicanze dopo l’operazione. Giovanni Paolo II dovrebbe tornare in Vaticano entro la Settimana Santa. Intervista con Joaquin Navarro-Valls

 

L’impronta del cristianesimo in Europa e i valori della pace nel continente sono al centro dei due messaggi inviati dal Papa in occasione delle lettere credenziali dei nuovi ambasciatori di Grecia e Austria ricevuti oggi dal cardinale Angelo Sodano

 

Conclusa in Vaticano la plenaria della Congregazione per il Culto Divino: ai nostri microfoni, il cardinale Francis Arinze.

 

IN PRIMO PIANO:

Migliaia di persone ai funerali oggi a Roma per il funzionario del Sismi, Nicola Calipari, morto in Iraq per liberare Giuliana Sgrena. Intervista con il fratello, don Maurizio Calipari

 

I presidenti di Siria e Libano decidono il ridispiegamento delle truppe siriane. A Beirut, opposizione in piazza. Con noi Lorenzo Trombetta

 

Si è svolto in Angola il Congresso “Pro pace” promosso dalla Chiesa locale per promuovere la riconciliazione nazionale dopo decenni di guerra civile: tra un anno le elezioni generali. Intervista con il cardinale Renato Raffaele Martino

 

I capolavori straordinari della collezione Guggenheim, da Renoir a Warhol, in mostra a Roma alle scuderie del Quirinale. Ce ne parla Karole Vail

 

CHIESA E SOCIETA’:

In vista delle prossime elezioni in Zambia, i vescovi del Paese africano hanno invitato le forze politiche al dialogo e al rispetto reciproco per evitare nuove tensioni

 

Al via oggi a Madrid la 74.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale spagnola

 

Si chiama “La-Kri-Vi” il movimento cristiano per bimbi dai 5 ai 15 anni, sorto nella capitale dello Sri Lanka, Colombo, per aiutare i coetanei meno fortunati

 

E’ prevista per il prossimo mese di maggio, ad Atene, la Conferenza ecumenica mondiale su “Missione ed evangelizzazione”

 

Annullata in Niger una cerimonia per la liberazione di circa 7.000 schiavi

 

Riaperta ieri al pubblico la Cappella delle reliquie nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, a Roma.

 

24 ORE NEL MONDO:

Il presidente boliviano Carlos Mesa ha annunciato le proprie dimissioni in seguito all’incapacità del governo di far fronte alle continue manifestazioni protesta che colpiscono il Paese

 

 

        IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 marzo 2005

 

 

CONTINUANO A MIGLIORARE LE CONDIZIONI DEL PAPA

 CHE POTREBBE TORNARE IN VATICANO ENTRO LA SETTIMANA SANTA

- Intervista con Joaquín Navarro-Valls -

 

Continuano a migliorare le condizioni di salute del Papa, ricoverato da 12 giorni al Policlinico Gemelli per l’operazione di tracheotomia. E’ quanto ha dichiarato oggi il direttore della Sala Stampa vaticana Joaquín Navarro-Valls. Il prossimo comunicato sarà reso noto giovedì prossimo, 10 marzo, alle 12.30. Ma ascoltiamo il dott. Navarro-Valls al microfono di Sergio Centofanti:

 

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R. – Continua il miglioramento delle condizioni generali del Santo Padre, che consente al Papa di trascorrere in poltrona lunghi periodi della giornata. Non si sono verificate complicanze connesse all’intervento di tracheotomia. Si osserva un continuo miglioramento della fonazione anche grazie alle quotidiane sedute  di riabilitazione. Peraltro, è stata prescritta una prudente limitazione dell’impiego della voce al fine di favorire un migliore recupero della funzione laringea.

 

D. – Quando lascerà il Papa l’ospedale?

 

R. – Una domanda alla quale, al momento opportuno, potranno rispondere i medici ma io direi che si prevede che la Settimana Santa il Papa possa già essere in Vaticano.

 

D. – E riguardo i riti della Settimana Santa?

 

R. – Una volta rientrato in Vaticano, il Papa deciderà le modalità della sua presenza nell’una o nell’altra delle celebrazioni previste. Come calendario, naturalmente, in quanto calendario, tutto rimane com’era.

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Ma colleghiamoci con il Policlinico Gemelli dove c’è il nostro inviato Alessandro De Carolis:

 

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Il Papa migliora, dunque, e la notizia viene subito rilanciata dai cronisti che presidiano ormai da 12 giorni il Gemelli. Il portavoce dell’ospedale romano, Nicola Cerbino, ha dato lettura del comunicato in contemporanea con la Sala Stampa vaticana. Ma più che sui costanti miglioramenti di salute del Pontefice, conosciuti e attesi, l’attenzione dei giornalisti oggi si è spostata in particolare sulle notizie in arrivo proprio dalla Sala Stampa, relative alle dichiarazioni del portavoce vaticano, Navarro-Valls, sulla possibilità che Giovanni Paolo II possa vivere in prima persona i riti della prossima Settimana Santa.

 

Intanto al Pontefice – che ieri, lo ricordiamo, ha vissuto il suo secondo Angelus senza poter parlare, ma mostrandosi comunque dalla finestra chiusa al migliaio di fedeli radunatosi nel piazzale del Policlinico e indirizzando un saluto speciale, attraverso mons. Leonardo Sandri, agli ebrei e ai musulmani che pregano per lui – continuano ad arrivare, specialmente via fax, numerosi messaggi augurali: qualcuno anche un po’ eccentrico, come quello di un devoto che ha fatto recapitare al Pontefice un quadro pregandolo di firmarglielo e di farglielo riavere. Al di là del folklore, peraltro inevitabile in simili circostanze, ricordiamo anche (per concludere) due visite di rilievo qui al Policlinico, avvenute ieri pomeriggio: quella del cardinale arcivescovo di Lima, Cipriani Thorne, e di una delegazione di vescovi della Tanzania, che oggi iniziano la loro visita ad Limina.

 

Dal Policlinico Gemelli, Alessandro De Carolis, Radio Vaticana.

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FEDE E VALORI TORNANO NEI DUE MESSAGGI CHE GIOVANNI PAOLO II HA INVIATO

DAL GEMELLI AI DUE NEO AMBASCIATORI DI GRECIA E DI AUSTRIA,

RICEVUTI IN VATICANO DAL CARDINALE SODANO, A NOME DEL PAPA,

PER LA PRESENTAZIONE DELLE LETTERE CREDENZIALI

 

L’impronta del cristianesimo in Europa e i valori da difendere sono al centro dei due messaggi inviati dal Papa dal Gemelli in occasione della presentazione delle Lettere credenziali del nuovo ambasciatore della Repubblica ellenica presso la Santa Sede, Stavros Lykidis, e del nuovo ambasciatore d’Austria, Helmut Turk, ricevuti in Vaticano dal Segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Il pensiero dell’apostolo Paolo che ha fondato le prime comunità cristiane in Europa è nella mente del Papa quando si rivolge al nuovo ambasciatore di Grecia. Ricorda quanto l’Europa porti l’impronta del cristianesimo affermando che l’Unione Europea “appare come un modello  di volontà politica in favore  dei popoli  e della pace”. E ricorda che nei Giochi Olimpici, l’anno scorso ad Atene, si è manifestato “il desiderio di fraternità degli uomini, che può vincere l’odio e la violenza”. E la Santa Sede appoggia ogni impegno al dialogo, spiega il Papa sottolineando l’importanza di rafforzare le istituzioni internazionali e la necessità di una “coraggiosa politica di sviluppo” in favore dei Paesi più poveri, in particolare quelli africani.

 

Con il saluto particolare rivolto alle comunità di fedeli cattolici che vivono in Grecia, il Papa ricorda che si tratta soprattutto di gruppi piccoli e dispersi e si appella al governo chiedendo che la Chiesa cattolica abbia statuto giuridico, che sarebbe il segno del riconoscimento pieno dei suoi diritti, come avviene nella maggioranza dei Paesi in Europa”.

 

C’è poi il messaggio rivolto al nuovo ambasciatore d’Austria presso la Santa Sede, ricevuto anche lui dal cardinale Sodano a nome del Papa. Ricordando le relazioni centenarie e tradizionalmente buone tra Austria e Santa Sede, Giovanni Paolo II auspica che saranno anche in futuro la “base solida di una cooperazione fruttifera tra Stato e Chiesa”. Ricorda all’Austria la sua vocazione politica nel grande contesto europeo: quella di un Paese-ponte che - aggiunge - nel presente e in futuro può dare molto all’Europa e al mondo. Ricorda l’allargamento dell’Unione Europea ad Est ribadendo che l’Unione deve essere una comunità di valori e ribadisce l’importanza di politiche a favore della vita. Torna con la mente ai suoi tre viaggi in Austria e anche al raduno delle Chiese dell’Europa dell’Est, svoltosi l’anno scorso a Mariazell, che – sostiene – ha ricordato l’identità cattolica dell’Austria. E aggiunge che anche i funerali del cardinale Franz König hanno mostrato davanti al mondo che al di là delle domande critiche rivolte alla Chiesa e al di là della forte secolarizzazione una parte importante degli austriaci è attaccata alla fede cristiana.

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CONCLUSA IN VATICANO LA PLENARIA DELLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO:

INVITO A TORNARE NELLE CELEBRAZIONI AL SILENZIO, ALLA CONTEMPLAZIONE

E ALLO STUPORE DI FRONTE AL MISTERO EUCARISTICO

- Intervista con il cardinale Francis Arinze -

 

Si è conclusa in questi giorni in Vaticano l’Assemblea plenaria della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti. Al centro dei lavori l’Ars celebrandi, cioè l’arte di celebrare, un tema particolarmente sentito soprattutto in quest’Anno dell’Eucaristia. In proposito Giovanni Peduto ha intervistato il cardinale Francis Arinze, prefetto del dicastero:

 

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R. – L’arte di celebrare è in realtà saper pregare. L’arte di celebrare, quindi, privilegia il silenzio, la contemplazione, il senso dello stupore davanti al mistero che celebriamo.

 

D. – Il Papa ha invitato i fedeli a specializzarsi per l’appunto nell’arte della preghiera …

 

R. – Sì, perché la preghiera personale viene alimentata  dalla preghiera eucaristica, e così la preghiera della comunità. Dobbiamo essere allora tutti attenti ai momenti di silenzio durante le celebrazioni, specialmente durante la Santa Messa. In questo senso è molto importante la meditazione prima della Messa, dopo la Comunione e dopo la Messa.

 

D. – Cosa sta portando di nuovo quest’Anno eucaristico?

 

R. – Il fatto che abbiamo più coscienza della necessità di ritornare allo stupore davanti al grande mistero dell’Eucaristia: dobbiamo ritornare al grande rispetto per nostro Signore in questo dono inestimabile dell’Eucaristia. E questo rispetto si esprime nel modo di celebrare, nel modo di ricevere Gesù e nell’adorazione eucaristica. 

 

D. – Altre novità emerse da questa Plenaria, che lei vuole mettere in risalto?

 

R. – I vescovi e i cardinali hanno sottolineato l’importanza della formazione liturgica, che è una necessità per tutti: seminaristi, sacerdoti, vescovi, religiosi, religiose e laici. Tutti noi dobbiamo fare progressi in ciò che pensiamo di conoscere già.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina, in riferimento alla preghiera dell’Angelus, il titolo “Il grazie universale del Papa”.

 

Nelle vaticane, il Messaggio del Papa in occasione della terza Giornata Europea degli Universitari.

Nel Messaggio al nuovo ambasciatore, il Papa esorta affinché tra Austria e Santa Sede i secolari rapporti si configurino anche in futuro come basi solide di una feconda collaborazione fra Stato e Chiesa.

Nel messaggio al nuovo ambasciatore di Grecia, Giovanni Paolo II sottolinea che il Paese deve continuare ad avere un ruolo importante all’interno dell’Unione Europea.

 

Nelle estere, Iraq: vi sono tanti punti oscuri sull’uccisione di Nicola Calipari - La Casa Bianca promette “un’inchiesta completa” sul tragico avvenimento legato alla liberazione di Giuliana Sgrena.

Medio Oriente: nuovi segnali di distensione tra Israele ed Autorità Palestinese.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Anna Bujatti dal titolo “L’‘ambizione’ di Matteo Ricci: far sbocciare il fiore della cristianità nella fertile terra del Drago”: in una mostra al Vittoriano l’incontro tra la civiltà europea e cinese tra il 1580 ed il 1610.

 

Nelle pagine italiane, in primo l’articolo dal titolo “Grata e ammirata l’Italia s’inchina al suo eroe, vittima di una guerra senza nome”: a Santa Maria degli Angeli i funerali di Stato di Nicola Calipari dopo l’ininterrotto pellegrinaggio al Vittoriano.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

7 marzo 2005

 

 

L’ITALIA COMMOSSA TRIBUTA L’ESTREMO SALUTO A NICOLA CALIPARI. STAMANI, NELLA BASILICA ROMANA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI,

I SOLENNI FUNERALI DI STATO DEL FUNZIONARIO DEL SISMI, MORTO EROICAMENTE PER SALVARE GIULIANA SGRENA.

“IL SUO SACRIFICIO NON VADA DISPERSO”, HA AFFERMATO L’ORDINARIO MILITARE, MONS. BAGNASCO, NELL’OMELIA.

IL GRAZIE DEL FRATELLO, DON MAURIZIO, A QUANTI SONO STATI VICINI ALLA FAMIGLIA

 

Ultimo commosso abbraccio dei famigliari e di tutta l’Italia per Nicola Calipari, il funzionario del Sismi - ucciso venerdì scorso a Baghdad dal fuoco americano - dopo aver negoziato la liberazione del giornalista Giuliana Sgrena. Stamani, nella Basilica romana di Santa Maria degli Angeli si sono tenuti i solenni funerali di Stato alla presenza di tutte le più alte cariche istituzionali. Nell’omelia, l’ordinario militare d’Italia, mons. Angelo Bagnasco, ha chiesto che il sacrificio del valoroso funzionario del Sismi non vada disperso. Il fratello di Nicola Calipari, don Maurizio, officiale della Pontificia Accademia per la Vita, ha ringraziato il Santo Padre e quanti in questo momento drammatico sono stati vicini alla sua famiglia. Con mons. Bagnasco hanno concelebrato anche l’arcivescovo Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, e mons. Vittorio Mondello, arcivescovo di Reggio Calabria, città dove Nicola Calipari era nato 51 anni fa. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(musica – Il Silenzio)

 

Eroe dal volto umano, uomo semplice ma capace di un gesto straordinario: l’estremo sacrificio per proteggere la vita che gli era stata affidata. Nicola Calipari ha ricevuto in queste ore in modi diversi l’omaggio, sinceramente commosso, di tutti gli italiani. Lo hanno fatto semplici cittadini, autorità politiche, colleghi della Polizia di Stato e del Sismi, che ne hanno apprezzato la professionalità e l’umanità. Con particolare e comprensibile emozione, i famigliari della Sgrena e i giornalisti de “Il Manifesto”, che hanno potuto riabbracciare Giuliana grazie all’eccezionale coraggio del funzionario del Sismi, si sono stretti attorno alla vedova di Calipari, Rosa e ai figli Silvia e Filippo. In centomila si sono recati ieri alla camera ardente al Vittoriano per questo generoso servitore dello Stato. Migliaia hanno voluto accompagnare oggi i funerali, dentro e fuori la Basilica romana di Santa Maria degli Angeli. Nell’omelia, l’ordinario militare d’Italia, mons. Angelo Bagnasco, ha messo l’accento sull’eroismo di Nicola Calipari:

 

“Davanti al suo eroismo, che si rivela non essere un gesto ma uno stile di vita speso nella ferialità e nell’assoluto riserbo dei suoi doveri, tutti siamo richiamati ad un sempre più alto senso di responsabilità. Per questo vogliamo che il suo sacrificio non vada perso”.

           

Il fratello di Nicola, don Maurizio ha ringraziato quanti sono stati vicini alla sua famiglia in queste ore drammatiche, a partire dal Santo Padre e da tutta la comunità cristiana. Quindi si è soffermato sull’insegnamento che si può trarre dalla tragica morte del fratello:

           

“Oggi ci viene una proposta che Nicola ha ripetuto, ed è soltanto una parte di tanti altri che hanno fatto la stessa cosa: non si costruisce una società diversa, un mondo diverso, se non si adotta la logica del dono di sé. Bisogna dire: “Io sono disposto a pagare di persona”, e allora nascerà qualcosa di nuovo. Io prego Dio perché quello che Nicola ha fatto e tanti altri hanno fatto serva perché nessuno di noi si dimentichi che solo se è disponibile a percorrere questa stessa via, allora le cose possono andare meglio. Grazie di cuore a tutti quelli che ci sono stati vicini!”.

 

 Al rito hanno preso parte il presidente della Repubblica, Ciampi e il premier Berlusconi; i presidenti dei due rami del parlamento, Pera e Casini. Ma anche molti esponenti dell’opposizione, da Romano Prodi a Piero Fassino, a testimoniare l’unità di tutta la nazione di fronte ad una nobile figura come quella di Nicola Calipari. “Hai ridato fiducia all'Italia. Hai ridato, come i caduti di Nassiriya, la patria agli italiani”, ha detto il sottosegretario alla presidenza del consiglio Letta, nel suo intervento durante i funerali. E quando il feretro, avvolto nel tricolore, è uscito dalla chiesa, centinaia di persone nella piazza antistante, hanno così salutato con un lungo applauso Nicola Calipari, un eroe italiano.

 

(applausi e coro)

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E prima del rito funebre, Luca Collodi ha chiesto un ricordo del fratello a don Maurizio Calipari. Ecco la sua commossa testimonianza:

 

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R. – In questi momenti si affollano tanti sentimenti, ma soprattutto tanti ricordi. Eravamo soltanto due fratelli, dunque, avevamo un legame particolare, di un bene molto grande. Per come sono andate le cose dovrei dire che la cosa più semplice è questa: credo davvero che mio fratello abbia concluso la sua esistenza in Terra come ha vissuto. E’ stata la conclusione quasi naturale, anche se estrema, di tutto l’impegno che ha vissuto durante tutta la sua vita, nel suo lavoro, in cui ha creduto fermamente fin dall’inizio, questo profondo senso di servizio alla comunità umana e allo Stato. Lo ha sempre fatto con tutto se stesso, senza risparmiarsi. Mi ha lasciato anche personalmente questo segno forte di come davvero dare la vita per gli altri possa essere l’ideale più alto del proprio servizio. Io mi sento grato a lui per quello che lascia a tutti come ultima testimonianza.

 

D. – Don Calipari, l’educazione cristiana di suo fratello quanto ha influito in questa grande attenzione per gli altri e anche nel servizio allo Stato, come valore?

 

R. – Sono sicuro che, siccome conosco le sue radici, le radici della sua formazione che ha vissuto tutta la sua giovinezza – era molto legato anche agli scout, con i quali ha fatto un lungo cammino sia di formazione sia assumendo ruoli di responsabilità – queste radici sempre abbiano costituito per lui il continuo punto di riferimento. Lui era un tipo molto discreto, molto riservato. Non amava manifestare con grandi segni, platealmente, la sua fede. La viveva in un modo piuttosto personale. Ma sono sicuro che proprio quei valori, quelle radici, che lo hanno sempre guidato, lo hanno portato anche a questo gesto di generosità e di altruismo fino alla fine.

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VERTICE A DAMASCO TRA I PRESIDENTI DI SIRIA E LIBANO SUL DISPIEGAMENTO

DELLE TRUPPE SIRIANE. A BEIRUT, OPPOSIZIONE IN PIAZZA

- Intervista con Lorenzo Trombetta -

 

Si è svolto oggi a Damasco il vertice tra il presidente siriano, Bashar al Assad, e quello libanese, Emil Lahoud, sulla questione del ridispiegamento delle truppe siriane. L’incontro era stato annunciato sabato scorso dal Parlamento siriano. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Entro la fine del mese le truppe siriane di stanza in Libano, circa 14 mila uomini, si concentreranno nella valle della Bekaa, nella parte orientale del Paese, a ridosso della frontiera con la Siria. La decisione, che non soddisfa le attese della comunità internazionale di un ritiro totale del contingente siriano dal Libano, è stata presa durante il vertice fra i presidenti siriano e libanese. Un comunicato congiunto afferma, inoltre, la volontà dei due Paesi di rispettare la Risoluzione 1559 del Consiglio di sicurezza dell’ONU che chiede il ritiro integrale delle forze siriane dal Libano. A Beirut intanto, tre settimane dopo l’attentato costato la vita a 14 persone e all’ex premier Rafik Hariri, decine di migliaia di sostenitori dell’opposizione stanno manifestando nella centralissima Piazza dei Martiri. I deputati dell’oppo-sizione hanno ribadito, inoltre, le tre condizioni per la partecipazione alle consultazioni che il presidente Lahoud avvierà mercoledì prossimo per la formazione del nuovo governo: piena verità sull’assassinio di Hariri, destituzione dei capi dei servizi di sicurezza e il ritiro totale delle truppe siriane. Gli Hezbollah, sciiti libanesi, hanno invece indetto per domani una manifestazione pacifica nel centro di Beirut in sostegno alla Siria e contro ingerenze straniere.

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Ma si può iniziare a parlare di un ritiro vero e proprio delle truppe siriane? Andrea Sarubbi lo ha chiesto a Lorenzo Trombetta, autore del libro “Siria: il ruolo di Damasco negli attuali conflitti mediorientali”:

 

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R. – In realtà, il ritiro militare delle truppe siriane dal Libano è già iniziato nel 2000: da 35 mila unità siriane, oggi siamo passati a 10 mila… ma anche in quest’occasione possiamo parlare soltanto di un ridispiegamento, di un ritiro parziale, non ancora di un ritiro completo. Dobbiamo essere prudenti: è lontano un ritiro completo delle truppe siriane dal Libano. E poi, il vero problema non sono soltanto i militari siriani in Libano: quello per cui oggi l’opposizione libanese scende in piazza è soprattutto l’interferenza dei servizi segreti siriani in Libano.

 

D. – Bashar al Assad ha detto: “Io non sono Saddam Hussein, io voglio cooperare!”...

 

R. – Sicuramente, Bashar - figlio di un altro presidente, Hafez al Assad - non è a capo di un Paese come l’Iraq ed ha una cultura ben più occidentale ed europea rispetto a Saddam. Saddam non aveva mai fatto una visita di Stato in un Paese occidentale; Bashar, invece, conosce bene i meccanismi dell’Occidente, ma deve fare i conti con un proprio regime che è ancora quello ereditato del padre. In ogni caso, Bashar non ha alcun interesse a mettersi in conflitto - anche militare - con gli Stati Uniti: anzi, lo eviterà del tutto.

 

D. – Quindi, non ci sono possibilità che gli Stati Uniti avviino in Siria un’altra operazione come quella in Iraq?

 

R. – Per il momento, assolutamente no. Né nella sua agenda, né tantomeno nelle sue ultime dichiarazioni, Bush ha annunciato di voler “democratizzare” la Siria. Si parla spesso di “democratizzare” il Libano, ma nessuno vuole destabilizzare la Siria, tanto meno Bush.

 

D. – Però Washington parla spesso di “avamposti della tirannia”...

 

R. – Quelli sono giochi anche di propaganda verbale. Poi, appunto, ci sono continue visite - certamente ce ne sono state fino ad un mese fa - di delegazioni americane dei servizi di sicurezza, dei rappresentanti economici, di parlamentari americani al Palazzo di Bashar ... Sono due livelli della diplomazia: c’è un livello molto più informale che è molto più cauto.

 

D. – Libano, Palestina, Iraq: quanto conta la Siria nello scenario mediorientale oggi?

 

R. – Conta moltissimo per la sua posizione geografica: è al centro del Medio Oriente - come lo è sempre stata - ma oggi, con gli scenari iracheno e libanese-israeliano aperti, la Siria è divenuta la chiave di volta per capire questi giochi.

 

D. – Forse non tutti sanno che l’Italia è uno dei maggiori partner commerciali della Siria...

 

R. – L’Italia da anni ha una tradizione molto forte di import-export con la Siria, è il suo primo partner commerciale europeo. Anche per questo, dobbiamo stare attenti ad immaginare una destabilizzazione della Siria a breve termine.

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SI E’ SVOLTO IN ANGOLA IL CONGRESSO “PRO PACE” PROMOSSO DALLA CHIESA LOCALE PER PROMUOVERE LA RICONCILIAZIONE NAZIONALE DOPO DECENNI DI GUERRA CIVILE: TRA UN ANNO LE ELEZIONI GENERALI

- Intervista con il cardinale Renato Raffaele Martino -

 

Si è concluso ieri a Luanda, in Angola, il secondo Congresso “Pro Pace”, promosso dalla Chiesa cattolica angolana sul tema "Costruttori di democrazia".  Pensata come momento di preparazione alle elezioni nazionali del 2006, l’iniziativa intende diffondere un clima di speranza nell’esito della consultazione elettorale, per completare la riconciliazione nel Paese dopo decenni di guerra civile. Ha chiuso i lavori l’intervento del presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, cardinale Renato Raffaele Martino. Il collega Moises Malumbu, del nostro Programma portoghese, lo ha intervistato:

 

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R. – Questo è un momento importantissimo perché si incominci a costruire quella pace interna, e per costruire questa pace è necessaria la riconciliazione. La riconciliazione è una condizione obbligata per poter vivere in pace e poter collaborare allo sviluppo del Paese. Quindi, hanno fatto bene i vescovi a dedicare una domenica di Quaresima alla riconciliazione.

 

D. – Una delle questioni delicate e impegnative, in questo momento, è la gestione equa delle ricchezze dell’Angola. Per questo ci vuole trasparenza, e a questa trasparenza sta contribuendo la Chiesa, concretamente tramite “Radio Ecclesia”. Però, “Radio Ecclesia” ha delle difficoltà con il governo, nel senso di poter raggiungere tutto il Paese. Che ruolo può svolgere, concretamente, la comunicazione a livello internazionale?

 

R. – In una democrazia, tutte le componenti del Paese devono poter esprimere liberamente la propria posizione, i propri suggerimenti, le proprie aspirazioni. E questa sembra essere una prerogativa anche di “Radio Ecclesia”, perché è un’espressione di gran parte del popolo angolano e quindi una condizione perché i cattolici possano farsi sentire anche tramite questo mezzo. E questo fa parte della partecipazione alla vita comunitaria, che è una delle caratteristiche principali della democrazia.

 

D. – La partecipazione dei cristiani alla costruzione della democrazia, alla costruzione della pace e dello sviluppo, è tema forte qui, in Angola. Che messaggio lascia agli angolani in questo momento di Quaresima?

 

R. – Il messaggio è quello di essere autori e attori nel processo di democrazia, perché la democrazia non è solo il risultato del rispetto formale delle regole, ma è piuttosto il frutto della convinta accettazione dei valori che esprimono e ispirano i processi democratici, e cioè la dignità di ogni persona umana e il rispetto dei diritti dell’uomo e l’assunzione del bene comune: solo così, questa partecipazione potrà essere fruttuosa e potrà fare dell’Angola un Paese veramente democratico, prospero e felice.

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I CAPOLAVORI STRAORDINARI DELLA COLLEZIONE GUGGENHEIM,

DA RENOIR A WARHOL, IN MOSTRA A ROMA ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE

- Intervista con Karole Vail -

 

Un appuntamento imperdibile per chi ama la pittura contemporanea: nella suggestiva cornice delle Scuderie del Quirinale a Roma si è aperta in questi giorni la mostra “Capolavori del Guggenheim”. Un evento che racconta il grande collezionismo - da Renoir a Warhol - con 83 capolavori assoluti di 50 protagonisti della pittura contemporanea. La mostra, aperta al pubblico fino al 5 giugno, presenta opere provenienti dai Musei Guggenheim di New York, Bilbao e Venezia. Alessandro Gisotti ha intervistato Karole Vail, nipote di Peggy Guggenheim e promotrice della mostra romana:

 

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R. – E’ una cosa veramente stupenda prima di tutto questo posto: le Scuderie del Quirinale. Mi sembra un grandissimo onore avere la Mostra qui. Poi vedere dei capolavori che vengono da tanti Musei, da tante collezioni dei Guggenheim, mi sembra un’opportunità unica.

 

D. – Da Picasso a Renoir, da Kandinsky a Miró … si può dire che questa mostra rappresenta, per il visitatore, un vero e proprio viaggio nella storia dell’arte del secolo scorso?

 

R. – Sì, c’è un percorso nell’arte moderna e anche nell’arte contemporanea, perché non ci sono solo i moderni, cioè i classici dell’arte moderna come Picasso. C’è Pollock che anche lui, ormai, è considerato un classico. In questa mostra si vedono veramente tutti i protagonisti dell’arte: ci sono artisti più recenti come Rauschenberg e Jasper Johns. E’ una bella opportunità di vedere quanto, in campo artistico, è successo nel XX secolo.

 

D. – Questa Mostra parla molto anche della sua famiglia, di Solomon Guggenheim e di sua nonna Peggy. Cosa prova?

 

R. – Devo dire che fa sempre piacere vedere che queste opere possono viaggiare. Poi, quando vedo le opere della nonna Peggy fa ancora più piacere sapere che quello che ha fatto tanti e tanti anni fa si può ancora vedere. Questo mi riempie di gioia!

 

D. – Sua nonna Peggy ha coniato il motto: “Comprare un’opera d’arte al giorno”. Anche lei è particolarmente impegnata con la Fondazione della sua famiglia: si può dire, insomma, che l’arte è nel DNA dei Guggenheim?

 

R. – Ma sì. Lei forse mi ha lasciato questo amore, questa passione per l’arte, per scoprire le opere d’arte. Sono anche grata alla mia famiglia che è sempre stata grande amante della musica, dell’arte in generale. Poi, io lavoro al ‘Guggenheim’ a New York e dunque, ho un’ulteriore possibilità di poter lavorare su questi quadri in modo regolare. E’ bello poter lavorare insieme a questo Museo che organizza queste mostre in Europa e in tutto il mondo.

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CHIESA E SOCIETA’

7 marzo 2005

 

 

OCCORRE QUANTO PRIMA REALIZZARE UN CONCRETO PROCESSO DI RIFORMA

COSTITUZIONALE E TUTTE LE FORZE POLITICHE SONO CHIAMATE AL RISPETTO E

AL DIALOGO. E’ IL MONITO DEI VESCOVI DELLA ZAMBIA, CONTENUTO

IN UNA DICHIARAZIONE IN VISTA DELLE PROSSIME ELEZIONI POLITICHE

- A cura di Lisa Zengarini -

 

LUSAKA. = In vista delle prossime elezioni politiche in Zambia, i vescovi del Paese africano hanno invitato tutte le forze politiche in campo al dialogo e al rispetto reciproco, per evitare che le tensioni che hanno segnato in questi anni i rapporti tra governo e opposizione possano nuovamente degenerare. In una dichiarazione pubblicata il mese scorso, al termine della loro plenaria nella capitale Lusaka, i presuli hanno espresso l’auspicio che il processo di riforma costituzionale avviato nel 2003 dal governo del presidente, Levy Mwanawasa, possa giungere al più presto a termine. Se il Paese andrà alle urne con la costituzione oggi in vigore, hanno ammonito, il rischio di una degenerazione dell’attuale clima politico diventerebbe concreto. Nel documento i presuli si sono anche detti preoccupati della politica scolastica del governo che, a loro avviso, discrimina alcune scuole. Essi hanno chiesto in particolare una più equa distribuzione delle sovvenzioni statali, che non escluda alcuni istituti a vantaggio di altri, penalizzando gli studenti. La dichiarazione è firmata da mons. Telesphore George Mpundu, arcivescovo coadiutore di Lusaka e presidente della Conferenza episcopale zambiana, e dagli altri undici vescovi. Non è la prima volta che i presuli zambiani intervengono sulla riforma della costituzione. Nel novembre del 2003 essi avevano pubblicato una lettera per sollecitare il governo a coinvolgere tutte le forze politiche e la società civile nel processo costituzionale in corso, dando alcune indicazioni su quello che, a loro giudizio, dovrebbe essere il contenuto della nuova Legge fondamentale: tutela di tutti i diritti fondamentali della persona umana, sistema elettorale trasparente, divisione dei poteri e sussidiarietà, secondo gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa. Nella lettera, i vescovi si erano anche detti contrari all’inserimento della definizione dello Zambia come “Nazione cristiana”, perché, avevano affermato, “Una nazione è cristiana non per dichiarazione, ma per le azioni che compie” e la costituzione riguarda tutti i cittadini della Zambia, siano essi cristiani o meno.

 

 

AL VIA OGGI A MADRID LA 74.ESIMA ASSEMBLEA PLENARIA DELLA CONFERENZA

EPISCOPALE SPAGNOLA. AL CENTRO DELL’INCONTRO IL RINNOVO DELLE CARICHE

PER IL PROSSIMO TRIENNIO 2005-2008

- A cura di Pilar Perez Del Yerro -

 

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MADRID. = Il cardinale Antonio Marìa Rouco Varela ha inaugurato stamani l’Assemblea Plenaria dei vescovi spagnoli, con un discorso nel quale ha ricordato la breve storia della Conferenza episcopale, creata 40 anni fa. “In questa Plenaria, sotto il segno della continuità e il rinnovo istituzionale – ha detto – si sceglieranno gli incarichi direttivi della Conferenza episcopale per i prossimi 3 anni”. Il cardinale ha fatto riferimento alla recente visita “ad Limina” dei vescovi spagnoli, ha chiesto preghiere per il Papa, e ha ringraziato per il messaggio che gli è stato inviato. “Le sue parole – ha detto – ci stimolano”. La Chiesa vuole cooperare con le autorità, anche se non d’accordo con alcune questioni, secondo l’ordinamento giuridico e gli accordi vigenti in Spagna e nella Santa Sede. Il suo compito non è politico, è religioso, e solo indirettamente temporale. Il filo conduttore dei suoi piani pastorali è l’evangelizzazione delle persone e della società. “E la missione della Chiesa – ha detto – nessuno deve temerla”. Il cardinale ha parlato dell’Anno dell’Eucaristia e dei documenti del Papa che raccolgono gli orientamenti necessari perché questo sia un anno di rinnovamento del culto e della spiritualità eucaristica. Ha parlato dell’Anno dell’Immacolata, che presuppone anche un invito a ricordare il mistero della Immacolata Concezione di Maria e ha fatto riferimento alla Giornata mondiale della Gioventù, che si celebrerà in agosto a Colonia (Germania), assicurando le più grandi energie della Chiesa, in Spagna, per la preparazione di questo evento. Ha concluso il suo discorso ricordando il primo anniversario degli attentati dell’11 marzo, che si celebrerà venerdì. “Il flagello inumano del terrorismo deve scomparire. Non è moralmente possibile – ha affermato – nessun tipo di compromesso con chi strumentalizza le persone e le assassina. Bisogna cercare di rispondere a tali crimini con azioni nobili e accordi”. 

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UN “MOVIMENTO DI PICCOLI EROI” PER DONARE UN SORRISO AI BAMBINI PROFUGHI COLPITI DALLO TSUNAMI.

L’INIZIATIVA HA SUPERATO ANCHE LE RETICENZE DELLE ALTRE CONFESSIONI RELIGIOSE

 

COLOMBO. = Si chiama “La-Kri-Vi” ed è un movimento cristiano per bimbi dai 5 ai 15 anni, sorto nella capitale dello Sri Lanka, Colombo. Il suo obiettivo è aiutare i coetanei meno fortunati, diventati profughi in seguito alla devastante furia dello tsunami che, lo scorso 26 dicembre, ha colpito il sud-est asiatico. L’iniziativa, guidata da padre Joseph Cooray, missionario degli Oblati di Maria Immacolata (OMI), ha preso vita in seguito alla morte di Matilda Ranjani, una ragazza di 15 anni travolta dalla furia dell’acqua mentre si stava recando al mare con alcuni cugini. Da allora i bimbi di “La-Kri-Vi” danno ogni settimana il loro conforto e donano un sorriso ai bimbi dei campi profughi. Le attività che si svolgono in gruppo sono numerose: rappresentazioni teatrali, canzoni, gare sportive, giochi di ruolo, narrazioni di storie, proiezioni di film e disegno di gruppo. “La-Kri-Vi”, che significa “movimento dei bambini eroi”, è “un momento di incontro tra buddismo e cristianesimo in un’isola dove l’ostilità dei buddisti nei confronti delle minoranze religiose stava crescendo di giorno in giorno”: ha affermato padre Cooray. Infatti, dopo le prime resistenze dei buddisti nei confronti del movimento cristiano, è seguito un grande entusiasmo per le attività ludiche proposte dai piccoli eroi. Il movimento è stato fondato oltre 50 anni fa da padre Felix Mevel ed è riconosciuto dalla Conferenza episcopale dello Sri Lanka. (M.V.S.)

 

 

SU INIZIATIVA DEL CONSIGLIO MONDIALE DELLE CHIESE,

SI TERRA’ IL PROSSIMO MESE DI MAGGIO AD ATENE

UN CONVEGNO SU “MISSIONE ED EVANGELIZZAZIONE”. UN’OCCASIONE

PER CONDIVIDERE ESPERIENZE E PER RIFLETTERE SUL RUOLO DELLA MISSIONE

NELLA SOCIETA’ ODIERNA.

 

ATENE. = E’ prevista per il prossimo mese di maggio ad Atene la Conferenza ecumenica mondiale su “Missione ed evangelizzazione”, organizzata dal Consiglio mondiale delle chiese (CMI). Il tema dell’iniziativa sarà: “Vieni Spirito Santo, guarisci e riconcilia” e vedrà la partecipazione di più di 500 delegati di tutti i continenti e di tutte le grandi Chiese e confessioni religiose, membri del Consiglio ecumenico delle chiese, rappresentanti delle chiese e denominazioni pentecostali, evangeliche e della Chiesa cattolica romana. Come riferisce l’agenzia Fides, l’obiettivo è “offrire uno spazio affinché cristiani e Chiese si scambino esperienze e riflettano sulle priorità della missione e sul futuro della testimonianza cristiana per essere segno di riconciliazione tra le Chiese; promuovere tra i partecipanti l’impegno ad essere agenti moltiplicatori della riconciliazione nelle proprie Chiese, comunità e contesti”. Il tema scelto è volto a ricordare a tutti che la missione non è una prerogativa dell’uomo, ma è lo Spirito Santo che, agendo nell’uomo, nella Chiesa e nel mondo, la rende possibile. (M.V.S)

 

 

LA SCHIAVITU’ RESTA UNA DRAMMATICA REALTA’ IN NIGER.

CANCELLATA AD INATES UNA CERIMONIA PER LA LIBERAZIONE DI MIGLIAIA DI SCHIAVI

 

NIAMEY. = Annullata in Niger una cerimonia per la liberazione di circa 7.000 schiavi. L’evento, riferisce l’agenzia Misna, sembra essere stato cancellato dal governo, che in precedenza aveva sostenuto l’iniziativa. Un portavoce della commissione per i diritti umani di Niamey ha dichiarato che la cerimonia, prevista nella cittadina di Inates, al confine con il Mali, è stata soppressa perché la schiavitù non esiste più nel Paese africano. Nella realtà tale pratica è ancora molto radicata in Niger, così come in altre zone dell’Africa sahariana, in particolare Mali, Mauritania e Sudan. Niamey ha formalmente vietato la schiavitù dopo l’indipendenza dalla Francia, nel 1960, ma solo dal 2003 è considerata un reato, punibile fino a 30 anni di carcere. L’organizzazione per i diritti umani locale “Timidria” ha accusato il governo di aver minacciato i leader tuareg di Inmates, “proprietari” di circa 7.000 schiavi, pari a circa il 95 per cento della popolazione del distretto. In condizioni di schiavitù, gli uomini sono costretti a pascolare le greggi per conto dei loro padroni, mentre le donne sono confinate nella abitazioni, dove svolgono lavori domestici, di approvvigionamento del cibo e dell’acqua; spesso soggette a violenze. Secondo stime internazionali, sono ancora 43.000 le persone in schiavitù in Niger, considerato dalle Nazioni Unite il secondo Paese più povero del pianeta. A dicembre 2003, alcune centinaia di schiavi sono stati rimessi in libertà, ricevendo un certificato che garantiva loro piena libertà. (B.C.)

 

 

RIAPERTA IERI AL PUBBLICO LA CAPPELLA DELLE RELIQUIE,

NELLA BASILICA DI SANTA CROCE IN GERUSALEMME.

L’ACCURATO RESTAURO CUI E’ STATO SOTTOPOSTO IL “SANTUARIO DELLA CROCE”

HA PRESO IL VIA NEL 2003

 

ROMA. = Una nuova veste per la cappella delle Reliquie, nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Il “Santuario della Croce”, ricavato nell’antica sagrestia della Basilica nel 1929, per volontà dell’abate Edmondo Bernardini, è stata riaperta ieri pomeriggio al pubblico, dopo un lungo e accurato restauro. A presiedere la cerimonia, il cardinale Giovanni Battista Re, presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Il restauro e la realizzazione del microclima hanno preso il via nel 2003 a cura dei monaci cistercensi, sotto la tutela del Ministero per i Beni e le attività Culturali e della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per il comune di Roma. Le reliquie, portate a Roma nel III secolo da Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, furono conservate e venerate per oltre un millennio nella cappella semisotterranea a lei dedicata. Nel 1570 le reliquie furono trasferite a causa dell’umidità in un vano sopra la cordonata di destra della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, che risultava, tuttavia, difficilmente agibile. Proprio per questo motivo si pensò di costruire un ambiente più grande, che potesse accogliere i pellegrini sempre più numerosi. Nella cappella sono conservate le reliquie della Passione, vale a dire tre frammenti della Croce di Cristo, uno dei chiodi della Crocifissione, raccolti da Sant’Elena, il titolo, la tavoletta di legno scritta da destra verso sinistra, che riportava l’imputazione di Ponzio Pilato nelle tre lingue, ebraico, greco e latino, e due delle spine della corona. Le reliquie ora sono state collocate in una speciale teca di cristallo climatizzata, realizzata dalla Goppion di Milano, per consentirne la conservazione nel tempo. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

7 marzo 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Il numero uno di Al Qaeda in Iraq, il terrorista giordano Al Zarqawi, non è stato catturato. Lo ha dichiarato il capo di Stato maggiore dell’Esercito iracheno, il generale curdo Zibari, smentendo la notizia dell’arresto di Al Zarqawi data ieri dal quotidiano saudita ‘Al Watan’. Sul terreno si registra, intanto, un’ennesima ondata di violenze: almeno 15 persone sono morte per l’esplosione di un’autobomba a Balad, a nord di Baghdad, ed un soldato bulgaro è stato ucciso per errore da militari americani ad un posto di blocco nei pressi di Diwaniya. Furiosi scontri sono inoltre scoppiati a Baquba dove 7 membri delle forze irachene ed un civile sono morti in seguito a due attacchi compiuti da un gruppo di ribelli.

 

Il presidente palestinese, Abu Mazen, incontrerà domani il ministro della difesa israeliano, Shaul Mofaz, per discutere sul trasferimento del controllo della sicurezza ai palestinesi delle città della Cisgiordania. E sempre domani, le truppe israeliane lasceranno Tulkarem, prima delle cinque città cisgiordane a passare sotto il controllo dell’Autorità nazionale palestinese.

 

In Moldavia il partito comunista guidato dal presidente filo europeo, Vladimir Voronin, ha vinto le legislative di ieri con il 46,1 per cento dei voti. Lo ha annunciato la Commissione elettorale centrale dopo lo spoglio delle schede. I centristi filo–occidentali del ‘Blocco Moldavia’ hanno ottenuto il 29,41 per cento delle preferenze ed il partito popolare cristiano–democratico il 9,7.

 

Le forze di sicurezza russe hanno neutralizzato una banda di 12 guerriglieri indipendentisti coinvolti nell’assalto alla scuola di Beslan. Lo ha annunciato il ministro degli Interni ceceno Alkhanov.

 

L’Unione Europea è “scioccata dalle immagini della polizia che colpivano donne e giovani manifestanti”: lo ha sottolineato una nota dell’Unione Europea, commentando gli incidenti di sabato in Instanbul durante la giornata internazionale delle donne. “Condanniamo ogni violenza, e le manifestazioni devono svolgersi in pace”, afferma il comunicato.

 

Il presidente della Bolivia, Carlos Mesa, ha annunciato le proprie dimissioni. In un messaggio alla nazione, Mesa ha dichiarato di rinunciare all’incarico per l’incapacità del governo di far fronte alla nuova ondata di proteste di piazza. Il nostro servizio:

 

 

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Mesa è stato designato presidente nel 2003 dopo la rinuncia di Sanchez de Losada che aveva annunciato di voler vendere il gas boliviano all’estero facendolo passare attraverso il Cile, Paese con il quale la Bolivia ha un contenzioso territoriale. Ai disordini è seguita una sanguinosa repressione costata la vita ad almeno 67 persone. L’elezione di Mesa, 51.enne giornalista che in Bolivia gode di grande popolarità, aveva fatto sperare in un periodo di stabilità. Ma durante il suo breve mandato non è riuscito a risollevare la pesante situazione economica boliviana e nel Paese si sono susseguite più di 800 manifestazioni di protesta. Anche oggi sono previsti blocchi stradali su tutto il territorio nazionale allo scopo di imporre al governo profonde modifiche nella normativa che disciplina la gestione delle riserve di gas naturale. Sulle dimissioni di Mesa, l’opposizione non ha nascosto, inoltre, le proprie perplessità: secondo il leader del movimento socialista non sono un atto di rinuncia ma un “ricatto” con l’intento di “scatenare una crisi politica nel Paese”. Dopo l’annuncio di Mesa, la parola passa ora al Congresso: se accetterà la sua rinuncia, potrebbe nominare al suo posto un capo di Stato transitorio e poi intraprendere negoziati con le diverse forze politiche per cercare una via di uscita dalla crisi.

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Le inondazioni degli ultimi giorni in Afghanistan hanno provocato morti e centinaia di case distrutte. Secondo le autorità locali e molte fonti occidentali le precipitazioni hanno ucciso tre persone e inghiottito almeno 300 case nella provincia di Nimroz.

 

In Vietnam, un infermiere di 26 anni che ha assistito un malato di influenza aviaria è a sua volta risultato positivo al virus. Non sono ancora state accertare le modalità del contagio. Lo ha riferito un medico dell'Istituto delle malattie tropicali di Hanoi.

 

Sarebbero oltre 100 le  vittime nello scontro tra bande rivali di detenuti nel carcere di Higuey, circa 145 chilometri a est di Santo Domingo, nella Repubblica  Dominicana. Lo riferisce l’agenzia Misna, riportando quanto affermato dal portavoce della polizia nazionale dominicana, Simón Díaz. Diversi detenuti sarebbero morti nell'incendio divampato in seguito all'esplosione della rivolta.

 

 

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