RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 64 - Testo della trasmissione sabato 5 marzo 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In due telegrammi del cardinale Sodano a nome del Papa, il compiacimento per la liberazione in Iraq della giornalista Giuliana Sgrena e il dolore per la morte del funzionario del Sismi, Nicola Calipari, che “non ha esitato a sacrificare la propria vita nel compimento della delicata missione affidatagli”

 

Il Papa domani benedirà i fedeli dalla sua stanza al Policlinico Gemelli. L’Angelus sarà guidato in Piazza San Pietro da mons. Sandri. Oggi pomeriggio Giovanni Paolo II si unisce spiritualmente alla veglia  dei giovani universitari europei in Vaticano, presieduta dal cardinale  Camillo Ruini. Sarà letto un messaggio del Papa: ce ne parla mons. Lorenzo Leuzzi 

 

Veglia di preghiera questa notte per il Papa a San Giovanni Rotondo:intervista con Stefano Campanella

 

IN PRIMO PIANO:

Tornata in Italia Giuliana Sgrena. Questa sera il rientro della salma di Nicola Calipari. Ucciso in Iraq un ostaggio brasiliano: con noi mons Shlemon Warduni

 

La Caritas italiana ricorda l’arcivescovo Romero a 25 anni dalla sua uccisione: interviste con Paolo Beccegato e mons. Gregorio Rosa Chavez

 

Nei cinema italiani l’ultimo film di Emir Kusturica  “La vita è un miracolo”

 

Nel Vangelo di domani la guarigione del cieco nato: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Dal santuario della Madonna di Fatima e da quello polacco a lei dedicato, lanciata, a partire da oggi, una novena di preghiera per la salute di Giovanni Paolo II, mediante la recita del Rosario

 

Pubblicata dall’agenzia AsiaNews e da altre organizzazioni cristiane una lista dei vescovi e dei sacerdoti arrestati o scomparsi in Cina

 

Guerra fredda e affermazione dei sistemi democratici in Europa orientale: i temi dominanti alla seconda giornata del World Political Forum di Torino

 

Nel programma economico del governo indiano niente aiuti per i cristiani poveri delle campagne

 

Maxi-campagna contro l’immigrazione illegale in Malesia

 

A Ferrara, oggi e domani, si tiene il 13.mo incontro ebraico-cristiano dal titolo “Il popolo di Dio”, con una tavola rotonda di filosofi, docenti e teologi

 

24 ORE NEL MONDO:

 Cresce l’attesa per il discorso al Parlamento del presidente siriano, Bashar al Assad. Possibile l’annuncio di un parziale ritiro delle truppe di Damasco dal Libano.

 

La crescita economica dell’8 per cento come obiettivo per il 2005 e i rapporti con Taiwan. Sono stati i temi al centro del discorso del premier cinese, Wen Jiabao, davanti al  Parlamento

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 marzo 2005

 

 

IN DUE TELEGRAMMI DEL CARDINALE SODANO A NOME DEL PAPA,

IL COMPIACIMENTO PER LA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA GIULIANA SGRENA

 E IL DOLORE PER LA MORTE DEL FUNZIONARIO DEL SISMI,

NICOLA CALIPARI, UCCISO NELL’ULTIMA FASE DELLA LIBERAZIONE.

TELEGRAMMI RIVOLTI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ITALIANO

E AL SACERDOTE FRATELLO DEL “GENEROSO SERVITORE DELLO STATO”

- Intervista con Stefano Campanella -

 

Resi noti in tarda mattinata i telegrammi del cardinale Sodano a nome del Papa che, con il compiacimento per la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, esprime il dolore per la morte del funzionario Nicola Calipari. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Nel telegramma rivolto al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e dedicato alla felice liberazione di Giuliana Sgrena c’è, insieme con il compiacimento per il lavoro svolto da tutto il governo per il suo ritorno a casa, il dolore per la scomparsa del funzionario colpito a morte durante l’ultima fase della liberazione. Il Papa manifesta per questo la sua “spirituale vicinanza a chi rappresenta la compagine governativa”, ricordando “un fedele  e eroico servitore dello Stato che nel compimento della delicata missione affidatagli non ha esitato a  sacrificare la propria vita”. E assicura la preghiera per i feriti.

 

Ma c’è poi il telegramma indirizzato al reverendo don Maurizio Calipari, officiale della Pontificia Accademia per la vita, fratello del funzionario dei servizi segreti  ucciso. Il Papa esprime il suo dolore assicurando la sua “spirituale vicinanza a lui, a tutta la famiglia, in particolare alla mamma e alla moglie” di quello che torna a definire “un generoso servitore dello Stato”. “Nell’ammirare l’eroico gesto suscitato dal senso del dovere e  da sentimenti di cristiana virtù, – si legge nel telegramma - Sua Santità eleva fervide preghiere per l’anima del defunto e, mentre affida quanti ne piangono la prematura scomparsa alla  materna intercessione della Vergine Maria,  di cuore imparte la  speciale confortatrice benedizione apostolica”.

 

Intanto, c’è da dire che le modalità dell’Angelus di domani saranno le stesse di domenica scorsa: quando a leggere a San Pietro è stato  mons. Sandri  mentre il Papa si è affacciato dalla stanza del Gemelli e ha salutato e impartito la benedizione con la mano. E, in questo decimo giorno di degenza, il Papa seguirà dall'ospedale la veglia degli universitari europei, organizzata nel pomeriggio in Vaticano. Un suo messaggio ai partecipanti sarà letto nell'aula Paolo VI, durante la veglia che sarà  presieduta dal cardinale Camillo Ruini. E proprio il vicario del Papa per la diocesi di Roma, parlando brevemente ai giornalisti riuniti nella sala stampa allestita al Gemelli, ha detto che il Papa sta bene ed è sereno. 

 

Resta da dire che è sempre forte la vicinanza espressa al Papa da ogni parte del mondo: non si interrompe il flusso di messaggi via e-mail. Anche i numeri ci aiutano a capire l’affetto che li accompagna: solo in inglese ne sono stati registrati sul sito vaticano già circa diecimila; in spagnolo oltre  6000; seguono poi quelli in altre lingue.  Per quanto riguarda il contenuto, si nota che  comune denominatore sono non solo gli auguri, ma anche un ricordo personale e episodi di vita in diverso modo segnati da parole del Papa e dalla sua testimonianza di fede.

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Ad accompagnare spiritualmente il Papa nella sua esperienza di sofferenza fisica vissuta in questi giorni al Gemelli, la preghiera di tutta la Chiesa. In modo particolare gli ammalati, sempre al primo posto nelle attenzioni di Giovanni Paolo II, si sentono più vicini al Papa. Così, a San Giovanni Rotondo, dove nel Santuario “Santa Maria delle Grazie”, è organizzata per stasera una veglia. Sentiamo al microfono di Adriana Masotti, Stefano Campanella, portavoce dei frati minori cappuccini di San Giovanni Rotondo.

 

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R. - Sarà una veglia eucaristica che durerà tutta la notte ed è stata organizzata d’intesa con l’UNITALSI. Nel Santuario Santa Maria delle Grazie verranno portati degli ammalati che pregheranno dinanzi all’Eucaristia eucaristico e offriranno, oltre alle loro preghiere, anche la loro sofferenza affinché il successore di Pietro torni presto al timone della Sua Chiesa.

 

D. – Immagino che anche i malati, nella Casa della Sofferenza, faranno altrettanto in questi giorni ….

 

R. – Certamente sì, anche perché questa è la grande lezione che ha lasciato padre Pio, la lezione secondo cui la sofferenza è il mezzo attraverso cui l’uomo si sente più unito a Cristo. E dobbiamo dire anche che questo Pontefice è stato molto vicino a padre Pio che lo ha preceduto sulla strada della sofferenza e lo ha preceduto anche sulla strada dell’offerta di questa sofferenza al Signore per il bene dell’umanità.

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OGGI POMERIGGIO IN VATICANO VEGLIA DEI GIOVANI UNIVERSITARI EUROPEI,

PRESIEDUTA DAL CARDINALE  CAMILLO RUINI, CHE LEGGERA’ UN MESSAGGIO DEL PAPA. MOLTI STUDENTI DEL CONTINENTE PARTECIPERANNO ALL’EVENTO

DA NUMEROSE CATTEDRALI D’EUROPA,  COLLEGATE VIA SATELLITE CON ROMA.

NOSTRA RADIOCRONACA A PARTIRE DALLE ORE 17.30

- Con noi, mons. Lorenzo Leuzzi -

 

Da Berlino a Lisbona, da Londra a Tirana, oggi pomeriggio 10 cattedrali e santuari europei saranno collegati via satellite con l’Aula Paolo VI in Vaticano per la veglia mariana dei giovani universitari europei, in unione spirituale con il Santo Padre, nella III Giornata a loro dedicata. Nell’occasione, come abbiamo già detto, sarà letto un messaggio di Giovanni Paolo II. Tema dell’incontro: “La ricerca intellettuale e scientifica via per incontrare Cristo”. La veglia è presieduta dal presidente della CEI, il cardinale  Camillo Ruini, ed è promossa dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa in preparazione alla Giornata mondiale della Gioventù di Colonia del prossimo agosto. La nostra emittente seguirà l’avvenimento in radiocronaca diretta con commento in italiano sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz, a partire dalle ore 17.30. Ma qual è il senso di questa Giornata? Al microfono di Roberta Moretti, mons. Lorenzo Leuzzi, responsabile della pastorale universitaria per la diocesi di Roma:

 

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R. - La giornata vuol essere occasione, per gli universitari europei, di riflettere sulla propria  testimonianza e, soprattutto, per pensare una nuova presenza della Chiesa nel mondo universitario. Il momento centrale sarà la veglia mariana che sarà celebrata in Aula Paolo VI insieme agli studenti universitari di Roma e d’Italia. In collegamento via satellite si uniranno alla preghiera giovani universitari radunati in alcune capitali europee a Bucarest, a Berlino, a Kiev, Lisbona, Londra, Madrid, Tirana e Zagabria, e poi due città italiane, a Bari, dove ci sarà il prossimo Congresso eucaristico nazionale, e a Genova, al Santuario di Nostra Signora della Guardia.

 

D. – Quindi tante comunità nazionali in dialogo…

 

R. – Sarà un grande momento di preghiera, intensamente vissuta come momento di comunione con il Papa e per il Papa perché per lui reciteremo il Santo Rosario, momento di riscoperta della devozione mariana nella vita universitaria.

 

D. - Durante la veglia, ad ogni studente verrà consegnata l’Enciclica di Giovanni Paolo II, Fides et Ratio. Ecco, cosa può dire questo documento agli universitari di oggi?

 

R. – Il Papa invita i giovani universitari a ricostruire questo nuovo dialogo fra fede e ragione, per testimoniare che anche oggi è possibile un’esperienza culturale dove la fede diventa fondamento ed illuminazione della stessa ricerca scientifica.

 

D. – In questa giornata gli universitari europei sono chiamati anche alla missione di rivitalizzare le radici cristiane d’Europa … quali difficoltà incontrano in questo senso?

 

R. – Certamente la difficoltà più grande, ma che col passare del tempo sarà superata, è quella della capacità delle nostre comunità cristiane, penso alle parrocchie e alle diocesi, di affrontare il tema dell’Università e, soprattutto, di dialogare con i giovani universitari e con le istituzioni universitarie per rilanciare questa nuova forma di missionarietà nel mondo dell’Università.

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NOMINE

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'arcidiocesi di Cotonou, in Benin, presentata da mons. Nestor Assogha, per raggiunti limiti di età. Gli succede, come arcivescovo metropolita, mons. Marcel Honorat Léon Agboton, finora vescovo di Porto Novo.

 

In Messico il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Mazatlán presentata da mons. Rafael Barraza Sánchez per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Mario Espinosa Contreras, finora vescovo di Tehuacán.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo “L’ardente attesa di quella mano benedicente”: la preghiera dell’Angelus sarà guidata in Piazza San Pietro dall’arcivescovo Leonardo Sandri. Al termine il Papa saluterà e benedirà i fedeli dalla finestra del “Gemelli”.

L’articolo di Marco Impagliazzo dal titolo “La malattia non lo ferma”: la partecipazione dei poveri di Roma.

Sempre in prima, in evidenza l’Iraq: Giuliana Sgrena salvata da un agente italiano ucciso dal fuoco dei militari statunitensi.

Il telegramma del Papa che manifesta compiacimento per la liberazione della giornalista italiana ed esprime partecipazione al dolore per la tragica morte dell’agente Nicola Calipari.

Il telegramma di cordoglio del Santo Padre al fratello dell’agente ucciso, don Maurizio, Officiale dell’Accademia per la Vita.

 

Nelle vaticane, un articolo di Giuseppe Daminelli in occasione della Terza Giornata Europea degli universitari. Il titolo dell’articolo è “La ricerca intellettuale via per incontrare Cristo”.

 

Nelle estere, nucleare: l’Iran minaccia di sospendere i negoziati con i Paesi europei.

 

Nella pagina culturale, un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “La lontana voce del Foscolo”: a proposito della nuova legge sulle sepolture.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la tragica liberazione di Giuliana Sgrena con un articolo dal titolo “Un lampo di gioia, poi una notte di dolore. E per l’Italia è un altro giorno di lutto”: la gioia dei familiari della Sgrena, rientrata in Italia, sopraffatta dalla morte del funzionario del Sismi. Il presidente della Repubblica conferirà la medaglia d’oro al valore alla memoria di Nicola Calipari.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 marzo 2005

 

 

TORNATA IN ITALIA GIULIANA SGRENA. LA GIOIA PER LA LIBERAZIONE

 DELLA GIORNALISTA, OFFUSCATA DALLA MORTE DI NICOLA CALIPARI,

IL FUNZIONARIO DEL SISMI, UCCISO DAL FUOCO AMERICANO IN CIRCOSTANZE ANCORA DA CHIARIRE. DA CIAMPI MEDAGLIA AL VALORE PER CALIPARI LA CUI SALMA

FARA’ RITORNO IN PATRIA STASERA. IN IRAQ ANCORA VIOLENZA: UCCISO

 UN OSTAGGIO BRASILIANO, 7 SOLDATI IRACHENI E 4 AMERICANI

- Ai nostri microfoni, mons Shlemon Warduni -

 

Giuliana Sgrena è tornata in Italia: la fine di un incubo durato un mese, ma la gioia per la liberazione della giornalista de “Il Manifesto” viene offuscata dalla morte di Nicola Calipari, il funzionario del Sismi che aveva negoziato il rilascio della Sgrena, ucciso per errore dal fuoco americano ad un check point sulla strada per l’aeroporto di Baghdad. In studio, Alessandro Gisotti:

 

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Sono le 10,55 quando il Falcon dell’Aeronautica militare italiana, che riporta Giuliana Sgrena a casa, atterra all’aeroporto di Ciampino. Un momento a lungo atteso: dalla famiglia innanzitutto, ma certo da tutti gli italiani, che dal 4 febbraio scorso – giorno del sequestro – avevano seguito con trepidazione l’evolversi del rapimento della reporter italiana. Un momento atteso anche da Giovanni Paolo II, che il 13 febbraio aveva chiesto la liberazione della Sgrena così come di tutti i sequestrati in Iraq. Ma la gioia per il ritorno della giornalista de “Il Manifesto” si alterna in queste ore con la profonda tristezza per la morte del funzionario del Sismi, Nicola Calipari, che ha sacrificato la sua vita per salvare quella di Giuliana Sgrena. “Il momento più difficile - ha detto la Sgrena al compagno Pier Scolari - è stato quando mi sono vista morire tra le braccia la persona che mi ha salvato”.

 

Il presidente della Repubblica, Ciampi, ha annunciato che conferirà la medaglia d'oro al valore, alla memoria di Nicola Calipari per il suo “atto eroico”. Tragica la dinamica, peraltro con ancora molti lati oscuri, della morte dello 007 italiano, ucciso dal fuoco americano ad un check point di Baghdad, mentre in auto portava la Sgrena all’aeroporto della capitale irachena. Nella sparatoria è rimasta ferita anche la giornalista, operata ieri alla spalla in un ospedale militare americano, e un altro agente dei servizi segreti italiani. Secondo l’inviata de “Il Manifesto” i soldati statunitensi erano stati avvisati dell’arrivo dell’autovettura, che, ha affermato, procedeva a bassa velocità. Per il compagno della Sgrena, Pier Scolari, si sarebbe trattato di un agguato.

 

All’amarezza si somma dunque un sentimento di incredulità. Dopo il premier Berlusconi, che mercoledì riferirà in Senato sulla vicenda, oggi è stato Ciampi a chiedere all’amministrazione americana un chiarimento su quanto accaduto a Baghdad. George Bush ha manifestato il suo rammarico. Il Pentagono, dal canto suo, ha aperto un’inchiesta. Ma torniamo al momento dell’arrivo di Giuliana Sgrena a Ciampino. Visibilmente provata, sofferente per la ferita, ma felice di poter riabbracciare i propri cari. Ecco la testimonianza del direttore del suo giornale, Gabriele Polo:

 

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R. – Giuliana ci ha detto “ciao”, ci ha salutato e ci ha anche detto “grazie”. Le ho detto: “Non è il caso di ringraziare”. L’ho trovata provata fisicamente, perché ferita. Dovrà essere operata alla clavicola per la scheggia che è entrata nella spalla, anche se la scheggia è già stata tolta ieri sera. L’ho trovata bene, compatibilmente con la sua condizione, dopo 30 giorni di prigionia e una sparatoria che ha subito ieri sera. Però era felice.

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La Sgrena è stata quindi ricoverata all’ospedale militare romano del Celio, dove subirà una seconda operazione alla clavicola. Al Celio, poco fa, un momento particolarmente toccante: Giuliana Sgrena ha ricevuto la visita della vedova di Calipari. La salma del marito sarà trasferita in Italia con un C-130 dell’Aeronautica. Il feretro dell’agente del Sismi atterrerà all’aeroporto di Ciampino intorno alle 22, dopo una sosta a Kuwait City. Ad accoglierlo, assieme ai famigliari, ci sarà il Capo dello Stato. I funerali si svolgeranno lunedì a Roma.

 

E la Chiesa irachena ha accolto con particolare emozione la liberazione della giornalista italiana e la notizia della morte del funzionario del Sismi. D’altro canto, la violenza scuote anche oggi l’Iraq: stamani è stato ucciso un ostaggio brasiliano rapito lo scorso 19 gennaio, mentre sette soldati iracheni e quattro militari americani sono caduti nelle ultime ore. Sulla liberazione della Sgrena e la morte di Nicola Calipari, ecco la testimonianza del vescovo ausiliare di Baghdad, Shlemon Warduni, raccolta da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Certamente per noi è stato un dolore ciò che è successo, mescolato alla gioia della liberazione. Anche questi fatti potrebbero essere conseguenza della guerra e del terrorismo. Noi siamo contenti della liberazione, ma porgiamo le nostre condoglianze ai parenti, al governo, a tutti gli italiani, per la scomparsa di questo brav’uomo, esempio di onestà, che si trovava con Giuliana Sgrena, che è stata più di un mese in mano ai terroristi.

 

D. –  Adesso si spera che venga liberata la giornalista francese Aubenas, ma sono tanti gli ostaggi iracheni di cui forse poco si parla…

 

R. – Io ne ho parlato, anche il nostro Patriarca lo ha fatto, quando c’è stata occasione, degli ostaggi iracheni che sono centinaia, migliaia. Vogliono per loro il pagamento di riscatti, ma tante famiglie non hanno denaro e molti vengono purtroppo uccisi. Queste sono le conseguenze delle guerre e di tutti questi atti terroristici. Bisogna che tutti facciamo qualcosa perché questo terrorismo finisca.

 

D. – Quale può essere, dunque, la svolta in questo momento, di fronte al terrorismo che continua a colpire soprattutto la popolazione, non più tanto i soldati americani, quanto la popolazione irachena innocente…

 

R. – Noi siamo contenti che le elezioni siano andate bene, ma non tutti hanno votato. Quindi, abbiamo la speranza che nel futuro, quando verranno fatte altre elezioni, tutti partecipino e si arrivi ad un governo stabile per realizzare la pace e la sicurezza della nostra nazione.

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LA CARITAS ITALIANA RICORDA L’ARCIVESCOVO ROMERO

 A 25 ANNI DAL SUO ASSASSINIO

- Intervista con Paolo Beccegato e mons. Gregorio Rosa Chavez -

 

“La cooperazione fraterna tra le Chiese nella testimonianza della carità”. E’ il tema dell’incontro svolto in questi giorni dalla Caritas italiana e rivolto agli operatori delle Caritas diocesane. Il seminario è stato anche l’occasione per riflettere sulla situazione dell’America Latina e dei Carabi per capire quali sono gli aiuti concreti da dare a questi Paesi. E a 25 anni dal suo assassinio, è stato ricordato l’arcivescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero. Ascoltiamo il servizio di Marina Tomarro.

 

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Testimoniare la carità attraverso la cooperazione fraterna tra le chiese del nord e del sud del mondo. Cooperare vuol dire mettersi in ascolto dell’altro, camminare insieme e non sentirsi donatore e ricevente. Paolo Beccegato responsabile dell’area internazionale della Caritas Italiana.

 

“Vuol dire che sempre più guardiamo insieme gli stessi problemi. Ormai la globalizzazione, anche delle povertà, vuol dire avere qui ed altrove problemi come la tratta, l’immigrazione, la malattia mentale, il carcere, che sempre più ci danno la possibilità di avere delle esperienze nei nostri territori da confrontare altrove. Certamente, nell’essere Caritas, il nostro lavoro a contatto con le popolazioni deve essere affiancato anche da un lavoro di educazione delle nostre comunità perché siano sempre più solidali. E, ancor più, perché si vada alla radice dei problemi, andare a risolvere i problemi dei poveri, o, comunque tentare di trasformare le loro condizioni anche a partire dalla tutela dei loro diritti e, quindi, anche in una capacità di individuare, in modo continuativo, l’evoluzione delle povertà”.

 

Durante il Convegno è stata ricordata la figura dell’arcivescovo di San Salvador Oscar Arnulfo Romero, in occasione del 25.mo anniversario dal suo assassinio che ricorre il prossimo 24 marzo. Ma qual è l’eredità spirituale che ha lasciato mons. Romero? Lo abbiamo chiesto a mons. Gregorio Rosa Chavez, vescovo ausiliare di San Salvador:

 

R. - Quando mons. Romero venne nominato arcivescovo scrisse una Lettera pastorale intitolata “La Chiesa della Pasqua” dove dice qual è la Chiesa che vuole costruire: una Chiesa segnata dalla Croce, dalla Passione e che cammina verso la Resurrezione. Questa è l’eredità che ha lasciato a noi, è questa Chiesa. Come fare oggi per andare avanti con questo modello di Chiesa? Questa è una sfida per noi e per tutti, in America Latina”.

 

D. – Grande era l’impegno di mons. Romero per i poveri. Ecco, oggi qual è la situazione sociale dell’America Latina?

 

R. - Ogni sabato, molti preti, quando preparano la loro omelia, leggono l’omelia corrispondente di mons. Romero ed il commento è sempre lo stesso, quanto sia attuale la sua visione della realtà, e cioè che la realtà rimane molto brutta, molto dura per i poveri e soprattutto adesso dove il modello economico è un modello escludente, che emargina la gente, che aumenta la distanza tra i più ricchi e i più poveri.

 

D. – Nei suoi poveri qual è il ricordo che è rimasto di mons. Romero?

 

R. – I poveri hanno compreso quanto Romero li amasse. I poveri hanno sentito con amore le sue parole ogni domenica sia alla Cattedrale, sia attraverso la Radio. Romero è un martire della comunicazione sociale, è morto davanti al microfono, era l’uomo della parola, un uomo che aveva il dono di dire le cose più difficili in una maniera tanto semplice, tanto profonda e tanto commovente.

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NEI CINEMA ITALIANI IL NUOVO FILM DI EMIR KUSTURICA

“LA VITA E’ UN MIRACOLO”

- Servizio di Luca Pellegrini -

 

Da ieri sugli schermi italiani il nuovo film di Emir Kusturica “La vita è un miracolo”, una surreale storia d’amore “tristemente ottimista” ambientata in Bosnia nel 1992, alla vigilia dello scoppio della tragica guerra. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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         A modo suo, ai miracoli Emir Kusturica ci crede davvero. Soprattutto, il miracolo dell’amore. E si pone alcune domande: si può essere tristi ed ottimisti insieme? Si può sorridere sotto le bombe, amare tra gli spari? Il pluripremiato regista bosniaco ancora una volta rende omaggio alla sua terra raccontandone vitalità e ferocia, speranze e dolori. Titolo del film: “La vita è un miracolo”. Giusto considerarla così, come un dono che ha sempre bisogno di essere motivato, pur nei momenti più difficili di un popolo e di un Paese. Quando il senso della vita s’annulla per la più tragica delle circostanze, la guerra, ecco rinascere miracolosamente la speranza e la gioia, fatta anche di poche, semplici cose: un bacio, un bicchiere di vino, una fisarmonica che suona spensierata, una partita a scacchi. Questa volta, attorniato dalla natura bella e selvaggia, da strani personaggi e dalla musica scritta dallo stesso Kusturica, il protagonista Luka, ingegnere di Belgrado, si illude che il suo progetto ferroviario – quasi una metafora – possa creare ponti di dialogo e comunione tra etnie opposte. Nel 1992, anno in cui la sua storia è ambientata, sappiamo bene che in Bosnia le cose non sono andate così. Al principio tutti lavorano, festeggiano, scherzano, bevono, s’innamorano, si lasciano, ma poi il momento arriva ed ai canti si sostituiscono le granate. Lo stile di Kusturica, sin dai tempi di “Underground” e di “Gatto nero, gatto bianco”, disorienta, appassiona, diverte. Il film è un caleidoscopio di caratteri, umori, colori, canzoni, sogni e grottesche vicende che travolgono e sconvolgono tutti, soldati, politici, sportivi, bambini, gente comune e, non ultimi, gli animali, tra i quali un cane fedele, un gatto furbissimo, oche e galline, pecore e orsi, ed un’asina innamorata, che si dimostrerà assai più saggia e paziente della bellicosa e folle umanità che la circonda.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 6 marzo, 4a Domenica di Quaresima, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù guarisce un uomo cieco dalla nascita. Il Signore spalma sui suoi occhi del fango, prodotto con la terra bagnata dalla sua saliva, e lo invita a lavarsi nella piscina di Siloe. Il cieco guarisce. I farisei però, anche di fronte all’evidenza, non vogliono credere al miracolo. Gesù allora dice:

 

«Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi».

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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L’uomo è stato creato dalla terra e dal soffio del Signore, cioè da una Sua partecipazione personale. Se l’uomo si rinchiude di fronte allo Spirito, rimane solo la terra nella notte, informe. Cristo guarisce tale umanità con il fango fatto dalla Sua saliva, quasi ripercorrendo la creazione dell’uomo stesso. Ma, essendo quell’uomo cieco dalla nascita, Cristo non gl’impone la salvezza, lascia a lui la decisione se andare a no alla piscina di Siloe a lavarsi. Siloe era la piscina delle abluzioni dei proseliti e lì s’inserivano nel cammino di fede. Il cieco, dando ascolto alla Parola del Signore, va a lavarsi e, dando la precedenza allo Spirito, conclude il suo cammino prostrato davanti a Cristo suo salvatore. Solo attraverso ciò che di personale Lui ci ha donato, il Suo soffio, il Suo Spirito, con la nostra carne possiamo giungere all’adesione a Lui in una conoscenza d’amore, altrimenti, come testimoniano gli scribi, si può pensare di essere religiosi ma il cuore rimane di pietra.

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CHIESA E SOCIETA’

5 marzo 2005

 

 

DAL SANTUARIO DELLA MADONNA DI FATIMA E DA QUELLO POLACCO A LEI DEDICATO,

LANCIATA, A PARTIRE DA OGGI, UNA NOVENA DI PREGHIERA PER LA SALUTE

DI GIOVANNI PAOLO II, MEDIANTE LA RECITA DEL ROSARIO

- A cura di padre Lech Rynkiewicz -

 

FATIMA. = Una preghiera per la salute di Giovanni Paolo II. Tra le tante iniziative che fioriscono in questo periodo di convalescenza di Giovanni Paolo II, va sottolineata quella voluta dal vicepostulatore della causa di beatificazione dei veggenti di Fatima, Giacinto e Francesco, P. Luis Condor SVD, e dal rettore del Santuario polacco della Vergine di Fatima a Zakopane, P. Miroslaw Drozdek SAC, che hanno fissato per oggi l’inizio della novena di preghiera per ottenere il “miracolo della salute” per il Papa, attraverso l’intercessione dei beati Giacinta e Francesco. A chi intende aderire alla novena, che si svolge nell’ambito dell’Apostolato Internazionale di Fatima, è richiesto di offrire un rosario per le intenzioni di Giovanni Paolo II lungo l’arco di nove giorni da oggi. Il 22 ottobre 1978, durante la Messa d’inaugurazione del suo pontificato, Giovanni Paolo II si è rivolto a tutta la Chiesa universale con la preghiera: “Ricordatemi oggi e sempre nella vostra preghiera”. Oggi sappiamo che a questo invito risposero milioni di credenti, specialmente nei momenti difficili per il Santo Padre, come quelli che seguirono all’attentato del 13 maggio 1981. In quei giorni, la preghiera per il miracolo della salute per il Papa riunì uomini di buona volontà di tutto il mondo. Il cardinale Ratzinger, commentando la terza parte del segreto di Fatima alla luce dell’attentato, disse che la “mano materna della Vergine”, di cui parlava il Papa e che “deviò la traiettoria della micidiale pallottola”, è ancora un’ulteriore prova che non esiste il destino irrevocabile e che la fede e la preghiera costituiscono un’enorme forza in grado di influire sullo svolgimento della storia.

 

 

PUBBLICATA DALL’AGENZIA ASIANEWS E DA ALTRE ORGANIZZAZIONI CRISTIANE

UNA LISTA DEI VESCOVI E DEI SACERDOTI ARRESTATI O SCOMPARSI IN CINA.

UN GESTO – AFFERMANO - PER ESIGERE DALLE AUTORITA’ DI PECHINO

LA LIBERTA’ RELIGIOSA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

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ROMA. = AsiaNews, insieme all’Holy Spirit Study Centre di Hong Kong e a diverse comunità e siti cristiani in Europa, ha deciso di pubblicare una lista di vescovi e sacerdoti cinesi impediti a svolgere il loro ministero perché arrestati e scomparsi, o rinchiusi in campi di lavoro e di rieducazione. Fra di essi - scrive l’agenzia missionaria - figurano “6 vescovi, di età fra i 50 e gli 83 anni, arrestati e poi scomparsi nelle mani della polizia”. Quelli sequestrati da più tempo sono i due vescovi di Baoding (Hebei): mons. Giacomo Su Zhimin, l’ordinario, e mons. Francesco An Shuxin l’ausiliare, arrestati nel ’96 e nel ’97. Su di loro - prosegue AsiaNews - “sebbene sollecitato da tante personalità internazionali, il governo ha sempre taciuto, facendoci temere l’irreparabile”. Vi sono poi altri 13 vescovi, per la maggior parte ottantenni, agli arresti domiciliari, che non possono esercitare il loro ministero in pubblico, né ricevere visite dai fedeli o dai loro sacerdoti. “Nessuno di loro si è mai macchiato di alcun crimine, – afferma l’agenzia d’informazione cattolica - non sono terroristi, né guerriglieri, né estremisti. Molti di essi, come il vescovo Jia Zhiguo, sono famosi per la loro carità e generosità, provvedendo a proprie spese a centinaia di bambini abbandonati”. Un’ulteriore lista comprende di 18 sacerdoti, alcuni arrestati e scomparsi; altri condannati a 3 o più anni di lager. “I motivi delle condanne – denuncia AsiaNews – sono: l’evangelizzazione, l’aver partecipato a una messa di ordinazione, aver dato l’estrema unzione a un moribondo, aver predicato un ritiro spirituale”. “Abbiamo deciso di pubblicare queste liste perché ci avviciniamo alla Pasqua, che è la celebrazione della vittoria di Gesù Cristo sulla morte”, - si legge nel testo diffuso da AsiaNews - facciamo ciò “non per sfida contro il governo, ma per esigere la libertà religiosa”. (A.D.C.)

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GUERRA FREDDA E AFFERMAZIONE DEI SISTEMI DEMOCRATICI IN EUROPA ORIENTALE:

I TEMI DOMINANTI ALLA SECONDA GIORNATA DEL WORLD POLITICAL FORUM DI TORINO. MOLTI GLI INTERVENTI DI RELATORI ILLUSTRI, TRA CUI LECH WALENSA,

ROLAND DUMAS, ROCCO BOTTIGLIONE E JON ILIESCU

- Servizio di Stefano Leszczynski -

 

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TORINO. = Non abbiate paura di cambiare il volto della terra. L’ex presidente polacco Lech Walesa ha aperto i lavori di questa seconda giornata sulla perestrojka citando Giovanni Paolo II, che con il suo sostegno risvegliò le coscienze dell’opinione pubblica polacca permettendole di comprendere che abbattere il comunismo era possibile. Walensa ha sottolineato che senza questa certezza non solo non si sarebbe giunti alla dissoluzione del blocco sovietico, ma neppure Gorbaciov sarebbe riuscito ad avviare il suo progetto di riforme. Insomma, la perestrojika fu la breccia che permise l’irrompere della democrazia, non il fattore determinante della sua affermazione in Europa orientale. Tentando una ripartizione percentuale dei meriti per la caduta del comunismo, Walensa ha detto di attribuire il 50% al Papa, il 30% a Solidarnosc e il restante 20% a una serie di fattori minori. Una giornata tutta dedicata all’analisi dei tempi della guerra fredda e dei pericoli che oggi sono insiti nelle relazioni tra occidente e oriente. Non sono mancate le critiche agli attuali sistemi istituzionali e politici di molti Paesi ex comunisti, in particolare al sistema russo dominato da una forte oligarchia. Per lo studioso americano Richard Pipes, esperto di relazioni russo-statunitensi in questo periodo di incertezza la Russia ha scelto l’opzione della sicurezza interna a discapito dello sviluppo democratico. Ma ha anche fatto notare che l’evoluzione democratica non potrà essere arrestata in nessun Paese del mondo. E proprio per questo motivo ha concluso Pipes l’Europa deve assumere una posizione più incisiva nelle crisi internazionali, che riguardino l’Ucraina o il Medio Oriente, e non rimanere ai margini. Una posizione che è stata sottolineata anche dal ministro per le Politiche Comunitarie Rocco Buttiglione parlando a margine della conferenza con i giornalisti.

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APPROVATO DAL GOVERNO INDIANO IL PREVENTIVO ECONOMICO

PER IL BIENNO 2005-2006: IL PRESIDENTE DELL’ALL INDIA CHRISTIAN COUNCIL

DENUNCIA: IL BUDGET NON PREVEDE NESSUNA RISORSA

PER I CRISTIANI POVERI DELLE CAMPAGNE

 

MUMBAI. = Non tiene in debito conto le minoranze socioreligiose dell’India il budget del governo per il biennio 2005-2006. Presentato a fine febbraio dal ministro delle Finanze, PC Chidambram, il preventivo ha trovato l’approvazione di mercati e industria, ma anche lo scontento dei cristiani, giacché in esso si fissano programmi di sviluppo per le zone rurali e investimenti esteri, ma nessuno stanziamento per i cristiani delle campagne, “i più poveri dei poveri”. In un’intervista ad AsiaNews, John Dayal, segretario del Consiglio nazionale per l’integrazione e presidente dell’All India Christian Council denuncia che, ad esempio, i conti statali prevedono fondi per lo sviluppo dei giovani musulmani, senza però fare menzione “dei giovani cristiani”. Il censimento governativo del 2001 ha mostrato le pessime condizioni sociali e economiche nelle quali versano le comunità cristiane in molte zone agrarie. “Questa situazione – ha sottolineato Dayal – affligge in modo particolare i giovani tribali e dalit”. Secondo l’attivista per i diritti umani, queste persone hanno urgente bisogno di istruzione e di educazione al lavoro artigianale, ma “non possiamo farcela – dichiara - senza gli aiuti statali”. L’attivista per i diritti umani ha reso noto che dei 5 miliardi di rupie (circa 86 milioni di Euro) del Fondo nazionale per lo sviluppo delle minoranze, non arriva niente alla comunità cristiana. Di un provvedimento si è detto soddisfatto Dayal: lo stanziamento di fondi a favore di donne e bambini, di cui una piccola parte andrà a beneficio anche delle donne cristiane. Il rispetto delle minoranze è comunque nei piani del Governo UPA (United Progressive Alliance). “Apprezziamo – ha dichiarato Dayal - la promessa delle autorità di pubblicare un libro bianco sulle comunità di minoranza e di redigere una legge per affrontare le violenze interreligiose”. (A.D.C.)

 

 

MAXI-CAMPAGNA CONTRO L’IMMIGRAZIONE ILLEGALE IN MALAYSIA.

ARRESTATE OTTOMILA PERSONE SENZA PERMESSI, MA LE PRECARIE

CONDIZIONI IGIENICO-SANITARIE DELLA DETENZIONE, AFFERMA LA CROCE ROSSA,

STANNO CAUSANDO SERI PROBLEMI DI SALUTE

 

NINUKAN (MALAYSIA). = Sono quasi ottomila gli immigrati irregolari arrestati e trattenuti in 32 campi di detenzione temporanea sull’isola malese di Ninukan, da quando, lunedì scorso, il governo del Paese ha avviato una campagna di espulsione per i lavoratori stranieri illegalmente presenti sul territorio. I rappresentanti della locale Croce Rossa – scrive la Misna - hanno però lanciato l’allarme sulle precarie condizioni di salute di molti tra gli arrestati e la pessima situazione dei centri già affollati: gli immigrati, in attesa di essere forzosamente rimpatriati, manifestano varie patologie, dalla dissenteria alla malaria, e necessitano di assistenza medica specifica. L’operazione di pubblica sicurezza, annunciata a ottobre dello scorso anno e più volte rimandata anche su pressione dei governi di nazioni vicine, vede l’impiego di decine di migliaia di poliziotti e soldati e di 300 mila volontari, che setacciano luoghi di lavoro in cerca di stranieri senza documenti. Si stima che nei mesi passati mezzo milione di immigrati illegali, provenienti soprattutto dalla confinante Indonesia, abbiano lasciato il Paese, ma altri 200 mila avrebbero scelto di rimanere in clandestinità. Sulla questione dei rimpatri è intervenuto anche l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR) che ha caldamente invitato le autorità di Kuala Lumpur a non espellere gli stranieri in possesso di una certificazione rilasciata dall’organismo dell’ONU che li identifica come “profughi”. La legge malese sull’immigrazione è particolarmente dura con i clandestini e prevede prima dell’espulsione la reclusione fino a due anni e pesanti multe. (A.D.C.)

 

 

A FERRARA, OGGI E DOMANI, SI TIENE IL 13.MO INCONTRO EBRAICO-CRISTIANO

DAL TITOLO “IL POPOLO DI DIO”, CON UNA TAVOLA ROTONDA

DI FILOSOFI, DOCENTI E TEOLOGI

 

FERRARA. = “Il popolo di Dio”: con questo titolo si aprirà oggi pomeriggio il 13.mo Incontro Ebraico Cristiano di Ferrara, tradizionale appuntamento di confronto e dialogo interreligioso promosso dalle ACLI nazionali, in collaborazione con Acli Emilia-Romagna e ACLI Ferrara. L'iniziativa, in programma fino a domani, è patrocinata dalla provincia e dal Comune di Ferrara e si svolgerà presso la Sinagoga della città romagnola, con il saluto del rabbino capo della comunità ebraica locale, Rav. Luciano Caro. Di seguito, presso la Casa dell'Ariosto, la due giorni sarà presentata da Maria Grazia Fasoli, responsabile della funzione studi e ricerche delle ACLI. La successiva tavola rotonda sarà incentrata sul tema “Dal Sinai a Gerusalemme”, ovvero una riflessione retrospettiva sul cammino percorso in 13 anni di incontri interreligiosi. Gli interventi, moderati dal teologo Piero Stefani, saranno del parlamentare Giovanni Bianchi, di David Bidussa, della Fondazione Feltrinelli, di Anna Giannatiempo Quinzio, docente di Estetica all'Università di Perugia e del filosofo Mario Tronti. (A.D.C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

5 marzo 2005

 

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

Cresce l’attesa per il discorso che il presidente siriano, Bashar al Assad, dovrebbe pronunciare a breve al Parlamento e per un suo probabile annuncio di parziale ritiro delle truppe siriane dal Libano. I particolari nel servizio di Barbara Castelli:

 

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Le crescenti pressioni internazionali, comprese quelle della maggior parte dei Paesi arabi, con in testa Egitto e Arabia Saudita, sembrano aver sortito il loro effetto. Il giovane presidente siriano, Bashar al Assad, infatti, dovrebbe a breve annunciare il rimpatrio di 3.000 dei 14.000 uomini del contingente di Damasco in Libano. I restanti 11.000 dovrebbero essere ridispiegati nella Valle della Bekaa, a ridosso del confine con la Siria. L’attesa per il discorso al Parlamento, che inizialmente era previsto per le 12.00 di questa mattina, è, tuttavia, carica di scetticismo e resa ancor più dubbiosa dal brusco richiamo del presidente statunitense, George Bush, a non limitarsi a “mezze misure”. Il capo della Casa Bianca ieri non si è limitato a chiedere un ritiro completo di truppe e intelligence siriane, ma ha anche indicato nel mese di maggio il termine ultimo per compierlo. Dunque, prima delle elezioni libanesi che, sempre secondo Bush, devono essere democratiche e senza interferenze. La tensione in queste ore è palpabile anche a Beirut. Un giornalista dell’AFP ha riferito poco fa che unità dell’esercito libanese, con il supporto di alcuni veicoli corazzati, hanno circondato, per 45 minuti, il quartier generale dell’intelligence siriana alla periferia della capitale. Gli Stati Uniti e gli alleati europei, intanto, starebbero valutando, secondo fonti dell’Amministrazione e del Congresso, misure per colpire la Siria, se non si ritira dal Libano, come chiede pure la risoluzione 1559 delle Nazioni Unite. Washington è anche pronta a procedere con misure dirette, come il congelamento dei beni siriani, per gravare sull’isolamento del sistema bancario di Damasco e per condizionarne l’economia.

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La crescita economica dell’8 per cento come obiettivo per il 2005 e i rapporti con Taiwan. Sono stati questi i temi al centro del discorso ieri del premier cinese, Wen Jiabao, davanti agli oltre 3.000 deputati dell’Assemblea Nazionale del Popolo. Il Parlamento dovrebbe approvare una legge “contro la secessione” di Taiwan che, secondo indiscrezioni, renderà obbligatorio l’intervento militare nel caso che l’isola dichiari formalmente l’indipendenza. Wen ha sottolineato che la Cina punta alla “riunificazione pacifica”, ma non ha fornito dettagli sul testo della legge. L’Assemblea, che resterà riunita fino al 14 marzo, approverà anche un aumento delle spese militari di oltre il 12 per cento. Il primo ministro ha indicato, infine, nel mancato aumento dei redditi agricoli la principale debolezza dell’economia. Secondo Wen, il crescente divario tra città e campagna è, infatti, oggi “il più grande problema sociale” della Cina.

 

Ennesima morte misteriosa ieri in Ucraina. E’ stato trovato senza vita, alla periferia residenziale di Kiev, l’ex-ministro degli Interni, Iuri Kravcenko, testimone-chiave nelle indagini sull’uccisione e decapitazione del giornalista Gheorghi Gongadze. La polizia privilegia la pista del suicidio, ma non esclude l’ipotesi del delitto. Iuri Kravcenko, infatti, avrebbe potuto chiarire, una volta per tutte, se e quale ruolo l’ex-presidente, Leonid Kuchma, ebbe nella brutale eliminazione dello scomodo Gongadze. Per l’omicidio di quest’ultimo, autore di coraggiose inchieste-denuncia sulla corruzione ai Vertici dello Stato, Kravcenko e Kuchma sono stati chiamati entrambi in causa sulla scorta di controverse registrazioni rese di dominio pubblico, a fine novembre 2000 in parlamento, da un leader dell’opposizione, il socialista Aleksandr Moroz.

 

Cresce la tensione in Azerbaigian dopo l’omicidio di un giornalista di un settimanale di opposizione. Elmar Huseynov, giornalista del “Monitor”, è stato ucciso mercoledì scorso a colpi di pistola, mentre usciva da casa. Una coalizione formata dai partiti dell’opposizione, da  movimenti  che si battono per i diritti umani e da giornali indipendenti, ha subito puntato il dito contro il regime. Il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, tuttavia, ha negato ogni coinvolgimento del governo nella vicenda e ha parlato di una “provocazione” orchestrata da elementi non identificati per distruggere l’immagine del Paese in vista delle elezioni parlamentari di novembre.

 

Si svolgeranno domani in Moldavia le elezioni legislative. Tensioni e polemiche non sono mancate nelle scorse settimane, mentre i sondaggi convergono su un punto: la vittoria annunciata del partito comunista del presidente russofono, Vladimir Voronin, in carica da quattro anni, accreditato fino al 62 per cento dei voti. Un partito che nel 2001 si era affermato promettendo di riannodare i legami con Mosca, ma che negli ultimi tempi è entrato in conflitto con il Cremlino e che oggi tende la mano ai nuovi governi filo-occidentali di Ucraina e Georgia.

 

L’Iran lancia nuove minacce a Stati Uniti e Unione Europea. Hassan Rohani, responsabile di Teheran nei negoziati sul nucleare, ha sottolineato ieri che l’America e l’UE “giocano con il fuoco”, rinviando la questione al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per eventuali sanzioni. “La situazione – ha aggiunto il segretario del Supremo consiglio per la sicurezza nazionale – diventerebbe problematica per loro, i cui interessi economici sono legati a questa regione”.

 

Sembra ancora in alto mare il processo di pace in Indonesia. La scorsa settimana soldati dell’esercito hanno ucciso 30 ribelli separatisti nella provincia di Aceh, mentre a Helsinki, in Finlandia, si tenevano colloqui di pace tra governo e separatisti. Lo hanno reso noto ieri i militari, precisando di aver catturato, durante le operazioni, anche 25 membri del gruppo separatista Movimento Aceh Libero (GAM). La battaglia per l’indipendenza della provincia, che va avanti da oltre trent’anni, ha causato almeno 12.000 morti.

Drammatico incidente ieri in Costa d’Avorio. Due militari francesi sono stati uccisi e un terzo è rimasto gravemente ferito nell’esplosione accidentale di un deposito di munizioni. La deflagrazione si è verificata ad Abidjan.

 

Ennesima fiammata di violenza in Colombia. Almeno tre militari sono morti e altri quattro sono rimasti feriti ieri in un attacco a sorpresa lanciato dalla guerriglia colombiana in una zona rurale di Tame, nel dipartimento nord-orientale di Arauca. Il comando dell’esercito ha inviato sul posto uomini del Battaglione “Navas Pardo di Tame” per svolgere un’inchiesta e determinare l’accaduto e le eventuali responsabilità delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC).

 

 

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