RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 61 - Testo della trasmissione mercoledì 2 marzo 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa prosegue al Policlinico Gemelli gli esercizi di riabilitazione dopo l’operazione di tracheotomia. Tanti i pellegrini oggi all’ospedale. Sei ambasciatori dell’Est europeo gli regalano un’icona della Vergine. Il cardinale di Colonia, Meisner parla con il Pontefice: “La sua voce – afferma - è più forte di quanto pensassi”. Intervista con padre Konrath Hejmo e Vladimir Gradev

 

Le Nazioni Unite rivolgono “un cordiale saluto e i migliori auguri” al Papa. Ad esprimere la vicinanza dell’ONU, Jean Ping, ministro degli Esteri del Gabon e presidente della 59.ma Assemblea generale dell’Organizzazione, che questa mattina ha incontrato in Vaticano il cardinale Sodano

 

21 anni fa il Papa firmava la Lettera apostolica “Salvifici Doloris”, sul senso cristiano della sofferenza: un mistero illuminato dalla Croce di Cristo. Ma l’ultima parola è la certezza della risurrezione

 

Con una Messa nel carcere romano di Regina Coeli si conclude oggi il seminario sui diritti umani dei carcerati, promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Interviste con il cappellano e un detenuto del Carcere di Fossombrone.

 

IN PRIMO PIANO:

L’area post-sovietica chiede riforme, democrazia, libertà: così il presidente georgiano Saakashvili, oggi in visita in Moldavia: domani sarà in Italia. Analisi di Andrea Bonanni

 

Secondo l’Unicef aumentano i bambini poveri nei Paesi ricchi. Il parere di Jerry Redmond e Roberto Salvan.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Messaggio quaresimale dell’arcivescovo di Seul in cui auspica una piena riconciliazione tra le due Coree

 

Il fondamentalismo indù si è abbattuto ancora una volta sulla comunità cristiana in India. Ucciso sabato scorso un pastore protestante in Orissa

 

Ennesimo passo avanti nell’evangelizzazione della Mongolia. I salesiani ottengono una residenza permanente a Dahran

 

Il cardinale Antonelli celebra oggi a Firenze i funerali del poeta e senatore a vita Mario Luzi

 

Plauso nel mondo per la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, che ieri ha definito “crudele e incostituzionale” la condanna a morte di minorenni

 

E’ nata in Australia una nuova tv cattolica

 

24 ORE NEL MONDO:

 Violenti scontri in Congo: le forze dell’ONU, rispondendo al fuoco, avrebbero ucciso tra i 50 e i 60 guerriglieri

 

Ucciso un giudice del Tribunale speciale per il processo agli ex dirigenti di Saddam. Nove morti in due esplosioni a Baghdad mentre i medici dell’ospedale protestano contro la presenza di militari

 

Il governo cinese vara nuovi regolamenti per garantire la libertà religiosa ma i controlli sulle attività delle varie confessioni restano strettissimi

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 marzo 2005

 

 

IL PAPA PROSEGUE AL POLICLINICO GEMELLI GLI ESERCIZI DI RIABILITAZIONE DOPO L’OPERAZIONE DI TRACHEOTOMIA.

TANTI I PELLEGRINI OGGI ALL’OSPEDALE. SEI AMBASCIATORI DELL’EST EUROPEO GLI REGALANO UN’ICONA DELLA VERGINE.

   IL CARDINALE DI COLONIA MEISNER PARLA CON IL PONTEFICE: LA SUA VOCE - AFFERMA -  E’ PIU’ FORTE DI QUANTO PENSASSI

- Intervista con padre Konrath Hejmo e Vladimir Gradev -

 

Al suo settimo giorno di ricovero al Policlinico Gemelli, Giovanni Paolo II prosegue gli esercizi di riabilitazione del respiro e della fonazione in seguito all’operazione di tracheotomia, giovedì scorso. Domani sarà diramato il nuovo bollettino medico sulle sue condizioni di salute. La mattinata all’ospedale è stata piuttosto movimentata con l’arrivo di numerosi fedeli, in particolare dalla Polonia, e di alcuni ambasciatori dell’Est europeo accreditati presso la Santa Sede. Poco fa ha parlato con il Papa il cardinale Joaquim Meisner, arcivescovo di Colonia. Ma diamo la linea al nostro inviato Alessandro De Carolis:

 

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La voce del Papa “è più forte di quanto mi aspettassi”. E’ il cardinale arcivescovo di Colonia, Joachim Meisner, appena disceso dalla visita con Giovanni Paolo II, a fornire un aggiornamento sulle condizioni di salute del Papa. Il porporato, capo della diocesi che ad agosto ospiterà la GMG, si è detto ottimista sulla presenza del Pontefice in Germania.  “La mia personale visione - ha detto - è che il Santo Padre possa essere in agosto a Colonia”. “I tedeschi cattolici - ha aggiunto - aspettano il Santo Padre” e a lui, il cardinale Meisner ha riferito di aver detto che più ancora che la sua parola è importante la presenza. Intanto, il mercoledì “orfano” dell’udienza generale del Papa si è trasformato ugualmente, qui al Gemelli, in un momento di raccoglimento e di solidarietà verso Giovanni Paolo II, grazie anzitutto ai vari gruppi di fedeli che hanno trasferito in qualche modo nell’area dell’ospedale le atmosfere dell’Aula Paolo VI. Sin da questa mattina, 500 persone provenienti dalla Polonia – tra le quali un centinaio di malati e disabili da Varsavia - si sono raggruppate, insieme ad un gruppo di polacchi di Chicago, sul piazzale esterno del Gemelli che dà verso le finestre dell’alloggio del Papa. Hanno intonato canti tradizionali e religiosi resistendo a lungo ai rigori di una luminosa ma gelida mattinata romana.

 

(canti polacchi)

 

Ai nostri microfoni, padre Konrath Hejmo, il religioso polacco che accompagnava i pellegrini, spiega il perché della loro presenza al Gemelli:

 

R. – E’ arrivato un aereo speciale da Varsavia con questi malati. Avevano stabilito in precedenza un incontro con il Santo Padre in Vaticano, e quindi adesso sono qui.

 

D. - Avete pensato a una qualche preghiera particolare, ad un messaggio per il Papa?

 

R. – Hanno composto una lunga preghiera come intenzione per la salute del Santo Padre, con la protezione dei Beati Giacinta e Francesco. 

 

Il gruppo polacco da Chicago ha anche portato con sé un ostensorio in oro e argento con l’intenzione di farlo benedire dal Pontefice per poi riportarlo nelle parrocchie delle loro città. Ai polacchi si sono aggiunti in seguito 180 studenti statunitensi dell’Università francescana dell’Ohio. Si sono riuniti nella cappella dell'ospedale per recitare un rosario per il pronto ritorno in salute di Giovanni Paolo II. E’ stato un momento di grande commozione collettiva. Molte le lacrime sui visi di ragazzi e ragazze che si sono intrecciate alle note dei canti intonati con trasporto. E  la preghiera per il Papa sarà il filo conduttore anche della veglia mariana che sabato prossimo vedrà migliaia di docenti e studenti degli atenei europei riunirsi alle 17.30 in 10 cattedrali e santuari del Continente – da Kiev a Lisbona - e nell'Aula Paolo VI in Vaticano, in collegamento via satellite in occasione della III Giornata europea degli universitari. Per finire, tra le visite eccellenti di oggi, qui al Policlinico, va registrata quella di sei ambasciatori presso la Santa Sede: Vitaly Litvin, in rappresentanza della Federazione Russa, Vladimir Gradev (Bulgaria), Darko Tanasković (Serbia-Montenegro), Mihail Dobre (Romania), Gorge Poulides (Cipro) e Stavros Lykidis (Grecia). Si tratta di Paesi a maggioranza ortodossa che hanno voluto stringersi attorno al Pontefice con un messaggio e un dono: una bella icona mariana proveniente da Cipro per rammentare al Papa che l’est Europa spera e prega per lui.

 

Dal Policlinico Gemelli, Alessandro De Carolis, Radio Vaticana.

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E in proposito la nostra inviata al Gemelli Giada Aquilino ha intervistato uno dei diplomatici dei Paesi dell’Est europeo, l’ambasciatore bulgaro presso la Santa Sede, Vladimir Gradev:

 

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R. – Siamo commossi per la situazione del Papa. Tutti i nostri Paesi sono in pensiero. Riceviamo ogni giorno molti messaggi dai nostri governi, ma anche da gente semplice, dal popolo, che chiede informazioni. Ci dicono che nelle chiese ortodosse si prega per la salute del Santo Padre. Noi rappresentiamo il nostro popolo in questo sincero augurio per il suo ristabilimento completo. La forza e il coraggio, che mostra il Santo Padre anche in questa prova, sono un grande esempio per tutti noi. Tutti noi ci ricordiamo che in molti dei nostri Paesi il Santo Padre è venuto recentemente in viaggio e gli auguriamo di cuore che presto possa riprendere completamente la sua attività.

 

D. – Avete portato un dono per il Santo Padre …

 

R. – Il Santo Padre, entrando nell’ospedale, ha detto ancora una volta: “Totus Tuus”. Noi, conoscendo il suo amore per la Madonna, che è molto venerata anche nei Paesi ortodossi, nei Paesi dell’est, abbiamo pensato che questa icona potrà fargli piacere e potrà pregare, meditare, pensare e sapere che i popoli dell’Est sono con lui e pregano la Madonna per la sua salute.

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LE NAZIONI UNITE RIVOLGONO “UN CORDIALE SALUTO E I MIGLIORI AUGURI” AL PAPA.

AD ESPRIMERE LA VICINANZA DELL’ONU, JEAN PING, MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI DEL GABON E

PRESIDENTE DELLA 59.ESIMA ASSEMBLEA GENERALE DELL’ORGANIZZAZIONE,

CHE QUESTA MATTINA HA INCONTRATO IN VATICANO IL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO, ANGELO SODANO

- A cura di Barbara Castelli -

 

Anche l’ONU si è unito al coro affettuoso di auguri per Giovanni Paolo II. A recare i cordiali saluti, Jean Ping, ministro degli Affari Esteri del Gabon e presidente della 59.esima Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Quest’ultimo, incontrando stamani in Vaticano, il segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, ha chiesto “anzitutto di presentare al Santo Padre l’espressione del deferente cordiale saluto e dei migliori auguri da parte dell’ONU e sua personale”. Nel corso del colloquio, ha reso noto il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls, “si sono prese in esame le prospettive di riforma dell’ONU” e “la situazione, ancora preoccupante, di diversi Paesi dell’Africa, con particolare riferimento all’azione dell’Unione Africana”. “Sono stati pure toccati – si legge ancora nella nota – alcuni aspetti concernenti la collaborazione tra Chiesa e Stato nel Gabon, dove è in vigore un accordo-quadro tra la Santa Sede e la Repubblica gabonese del 1997”. Al colloquio hanno assistito anche mons. Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, e Desiré Koumba, ambasciatore del Gabon presso la Santa Sede.

 

 

21 ANNI FA IL PAPA FIRMAVA LA LETTERA APOSTOLICA “SALVIFICI DOLORIS”,

SUL SENSO CRISTIANO DELLA SOFFERENZA:

UN MISTERO ILLUMINATO DALLA CROCE DI CRISTO.

MA L’ULTIMA PAROLA E’ LA CERTEZZA DELLA RISURREZIONE

 

21 anni fa, l’11 febbraio del 1984, nell’Anno Santo della Redenzione, Giovanni Paolo II firmava la lettera apostolica “Salvifici Doloris”, sul senso cristiano della sofferenza umana. Il Papa allora 63enne, da 5 anni salito al soglio pontificio, offriva una intensa meditazione sul mistero del dolore. Oggi vi riproponiamo la lettura di questo documento. La sintesi è di Sergio Centofanti:

 

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Il Papa parte dalla domanda che si pone ogni essere umano: perché il male? Perché il dolore? E sottolinea subito che ogni spiegazione appare insufficiente e inadeguata. “L’uomo, nella sua sofferenza – scrive – rimane un mistero intangibile” . Ma “Cristo ci fa entrare nel mistero e ci fa scoprire il perché della sofferenza” rispondendo dalla Croce. Tuttavia – precisa Giovanni Paolo II - a volte c'è bisogno “di un lungo tempo, perché questa risposta cominci ad essere … percepibile”. La sua risposta è innanzitutto una chiamata:

 

“Cristo non spiega in astratto le ragioni della sofferenza, ma prima di tutto dice: ‘Seguimi!’. Vieni! prendi parte con la tua sofferenza a quest'opera di salvezza del mondo, che si compie per mezzo della mia sofferenza! Per mezzo della mia Croce. Man mano che l'uomo prende la sua croce, unendosi spiritualmente alla Croce di Cristo, si rivela davanti a lui il senso salvifico della sofferenza. …E allora l'uomo trova nella sua sofferenza la pace interiore e perfino la gioia spirituale”.

 

La risposta – scrive il Papa - sta quindi nell’amore: Gesù “ benché innocente, si addossa le sofferenze di tutti gli uomini, perché si addossa i peccati di tutti” e in questo modo, traendo il bene anche dal male, vince l'artefice del male, che è Satana. “La Croce di Cristo è diventata una sorgente, dalla quale sgorgano fiumi d'acqua viva”. Tutti vi possono attingere.  Così “ soffrire significa diventare …particolarmente aperti all'opera delle forze salvifiche di Dio, offerte all'umanità in Cristo”.

 

Fonte di gioia – sottolinea il Pontefice - diventa allora “il superamento del senso d'inutilità della sofferenza” che “non solo consuma l'uomo dentro se stesso, ma sembra renderlo un peso per gli altri.... La scoperta del senso salvifico della sofferenza in unione con Cristo trasforma questa sensazione deprimente”. Il dolore vissuto con Gesù serve veramente alla salvezza dei fratelli e delle sorelle.”Non solo quindi è utile agli altri, ma per di più adempie un servizio insostituibile”.  Secondo il Papa è il paradosso del Vangelo: “le sorgenti della forza divina sgorgano proprio in mezzo all'umana debolezza”. Quindi aggiunge:

 

“Allorché questo corpo è profondamente malato, totalmente inabile e l'uomo è quasi incapace di vivere e di agire, tanto più si mettono in evidenza l'interiore maturità e grandezza spirituale, costituendo una commovente lezione per gli uomini sani e normali”.

 

Ma alla fine – conclude Giovanni Paolo II – è il bene a vincere: è infatti solo nella certezza della risurrezione che l’uomo trova “una luce completamente nuova, che lo aiuta a farsi strada attraverso il fitto buio” della sofferenza e del male.

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NOMINA

 

Il Santo Padre ha nominato ausiliare dell'arcivescovo di Campo Grande, in Brasile, il sacerdote salesiano Eduardo Pinheiro da Silva, responsabile dell’animazione pastorale della Comunità Salesiana in Araçatuba, assegnandogli la sede titolare vescovile di Gisipa.

 

Mons. Eduardo Pinheiro da Silva è nato il 20 gennaio 1959 a Lins, nello Stato brasiliano di San Paolo. E’ stato ordinato sacerdote il 19 gennaio 1991. A Roma si è specializzato in pedagogia pastorale e pastorale giovanile presso la Pontificia Università Salesiana.

          

 

CON UNA MESSA NEL CARCERE ROMANO DI REGINA COELI SI CONCLUDE OGGI IL SEMINARIO SUI DIRITTI UMANI DEI CARCERATI,

PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE

- Interviste con il cappellano e un detenuto del Carcere di Fossombrone -

 

“Ero carcerato e siete venuti a trovarmi”: queste parole di Gesù, che ha vissuto in prima persona l’esperienza della prigione, sono state ricordate durante il seminario organizzato a Roma dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace sul tema dei diritti umani dei detenuti. Il seminario apertosi nella mattinata di ieri si conclude oggi pomeriggio con una celebrazione eucaristica nel carcere di Regina Coeli. Il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del dicastero, ha denunciato con forza le persistenti violazioni dei diritti umani dei carcerati che nel mondo raggiungono quasi i 9 milioni. Al seminario è presente anche un detenuto nel carcere di Fossombrone, nelle Marche, Carmelo Gallico. Giovanni Peduto gli ha chiesto quale sia la situazione di un carcerato:

 

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R. – Molto spesso essere detenuto in un carcere significa, entrando, perdere la speranza e non riuscire più a sentirsi un uomo, rischiare di perdere la dignità di uomo. Questa è la condizione dei detenuti oggi, purtroppo, nelle carceri: la perdita di questa speranza.

 

D. – Vi sentite capiti da chi sta fuori?

 

R. – Le realtà, purtroppo, bisogna viverle per riuscire a comprenderle perfettamente e credo che la realtà di un carcere non si possa descrivere.

 

D. – Non c’è proprio nessuna speranza?

 

R. – La speranza, per i detenuti, è il pane quotidiano, è l’unica forza, la forza propulsiva per poter continuare a sperare in un giorno, in un futuro, nel domani ... e quindi è l’unica cosa che ci spinge ad andare avanti.

 

D. – Il Papa più volte ha chiesto gesti di clemenza per i detenuti…

 

R. – Il Papa è molto amato da tutti i detenuti perché lui è il fratello dei detenuti. Ha sempre dimostrato questo grande amore, si è sempre ricordato di tutti i detenuti, ha lanciato più volte questa richiesta di clemenza, che purtroppo è rimasta inascoltata, e quindi è molto amato da tutti i detenuti e non  soltanto dai detenuti cattolici perché è veramente un fratello che riesce a trasmettere il suo amore, e quindi questo amore è sentito da tutti i detenuti ed è ricambiato.

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Ascoltiamo ora l’esperienza del cappellano del carcere di Fossombrone, don Guido Spadoni, sempre al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – Questo carcere ha una struttura vecchia. Io non ho una chiesa dove poter celebrare la Messa. Quindi, ogni domenica debbo andare con un “cestino” per celebrarla. Forse le cose belle di questo carcere sono che c’è un buonissimo rapporto fra me, gli operatori, gli agenti di polizia penitenziaria e il direttore stesso. Questa amicizia si trasforma in un beneficio per i detenuti. Ho la mia casa parrocchiale e sono riuscito in questi anni ad ospitare in continuazione, tutti i mesi, qualche detenuto, per i famosi permessi premio.  

 

D. – Quando il carcerato rientra nella società quale impatto ha?

 

R. – E’ proprio questo il servizio che mi sto permettendo di fare nei confronti dei detenuti: ospitarli a casa mia e quindi farli incontrare con le famiglie, farli lentamente reinserire nella società. Sa cosa vuol dire? I figli incominciano a crescere. A 15 anni una ragazza non accetta un padre che ha tanti anni da scontare in carcere. Quindi, c’è già questo primo dissidio, questa distanza dalle proprie famiglie. Poi vedo che per molti, venendo dal sud, è quasi impossibile ritornare a vivere dopo la carcerazione in quegli ambienti. In tanti mi chiedono se posso trovare loro una casa, se posso trovare loro un lavoro da queste parti. Abbiamo già alcune di queste persone che si sono inserite in questo nostro contesto marchigiano. Ogni volta che chiamano don Guido, state pur tranquilli che don Guido è presente. Mi viene comunicato a voce, senza la classica domandina. Le necessità sono quelle più impellenti, di ogni giorno, che sono purtroppo tante, specialmente quando si ha a che fare con gli extracomunitari che non possono telefonare e non hanno un familiare che li viene a trovare. Poi, non avendo denaro, chiedono ogni giorno piccole cose.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina il titolo "Da Cracovia ad Haifa, da Roma a Cotonou, le suore di clausura circondano il Papa con il loro affetto": al "Gemelli" il commosso pellegrinaggio dei giovani polacchi ed americani. 

 

Nelle vaticane, un pagina dedicata alle Lettere, ai Messaggi ed alle iniziative quaresimali nelle Diocesi italiane.

 

Nelle estere, Repubblica Democratica del Congo: "Sanguinosa battaglia nell'Ituri tra 'caschi blu' e bande di miliziani".

Per la rubrica dell' "Atlante geopolitico", un articolo di Giuseppe Maria Petrone dal titolo " 'Perestrojka' 20 anni dopo: non riuscì a cambiare l'Urss".

 

Nella pagina culturale, un articolo di Roberto Morozzo Della Rocca sul libro "Gli internati militari italiani in Germania 1943-45".

Un articolo di Franco Patruno sul film di Ferzan Ozpetek "Cuore Sacro".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema del terrorismo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

2 marzo 2005

 

 

L’AREA POSTSOVIETICA CHIEDE RIFORME, DEMOCRAZIA, LIBERTÀ:

LO SOTTOLINEA IL PRESIDENTE GEORGIANO, CHIAMANDO IN CAUSA DIRETTAMENTE L’EUROPA.

OGGI SAAKASHVILI E’ IN MOLDAVIA, DOMANI SARA’ IN ITALIA

- Il servizio di Fausta Speranza -

 

L’area postsovietica chiede riforme, democrazia, libertà. Lo sottolinea, in un’intervista al quotidiano La Repubblica, il presidente georgiano Saakashvili oggi in Moldavia, Paese che voterà domenica prossima in un clima che si annuncia da “rivoluzione delle rose”. L’opposizione democratica, scesa in piazza, chiede con fermezza ma senza violenza di essere ascoltata. La stessa cosa è successa in Georgia e più di recente in Ucraina dove, dopo settimane di manifestazioni pacifiche è stato ottenuto lo svolgimento corretto di nuove elezioni vinte dal capo dell’opposizione Yushenko. Il colore del suo partito è l’arancione e nella capitale della Moldavia, Chisinau, in questi giorni, si vedono bandiere arancioni. Dunque, dopo la Georgia e l’Ucraina anche la Moldavia chiede una svolta democratica. E il presidente georgiano, che domani sarà in visita in Italia, lo sottolinea chiamando in causa direttamente l’Europa: ricorda l’appoggio sempre offerto da Bruxelles alle richieste di sostenere democrazia e sviluppo. E si spinge a chiedere anche il possibile ingresso nell’Unione Europea. Per capire come Bruxelles guarda a questa fase di sommovimento nell’est, ascoltiamo Andrea Bonanni, analista delle questioni europee del quotidiano La Repubblica:   

 

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R. – Sicuramente con speranza, ma anche con una certa preoccupazione perché questo sommovimento pone all’Europa, in modo sempre più pressante, un problema di identità. Questi Paesi premono alle frontiere dell’Europa per poter entrare e quindi l’Europa deve decidere se vuole diventare una specie di organizzazione delle democrazie consolidate e nascenti o se, invece, vuole avere un’identità e quindi confini definiti. La questione si è posta nei confronti dell’Ucraina e si pone adesso nei confronti del Caucaso, ma non dimentichiamo che anche in Medio Oriente ci sono una serie di fermenti. L’Europa diventa la calamita che attira questi fermenti di democrazia nascente.

 

D. – Per come è la situazione ora, è prevista la possibilità dell’entrata prossimamente della Bulgaria e poi è previsto un rapporto diverso per gli altri Paesi, come ad esempio Georgia o Armenia. Si parla di un “rapporto di partenariato e vicinato”. Ma, secondo te, sarà possibile rivedere queste decisioni?

 

R. – Diciamo che la situazione attuale sulla carta prevede possibilità di ingresso per la Bulgaria e la Romania, e in una prospettiva più lunga anche per i Paesi dei Balcani che sono stati traumatizzati dalla lunga guerra, la Serbia, la Bosnia. La Croazia è, invece, un candidato ad entrare in tempi molto più rapidi. Poi c’è la questione della Turchia e questo dovrebbe in teoria chiudere la fase di espansione. C’è un vecchio progetto, che risale alla Commissione Prodi, che ribadisce l’intenzione di stabilire dei confini e intorno a questi confini creare quello che viene definito un anello degli amici con una serie di accordi di partenariato molto forte, che prevedono anche cooperazione politica, sostegno economico, incentivi per uno sviluppo democratico di Paesi come quelli in Medio Oriente, cioè nel sud del Mediterraneo, o nei Balcani, che si stanno affrancando da un passato di totalitarismo. Però, come dico, questa è la dottrina acquisita, ma è una questione tuttora aperta perché poi, per esempio, i nuovi membri dell’est hanno evidentemente dei legami più forti di quelli dei Paesi tradizionali dell’Europa verso queste nuove democrazie. Hanno conosciuto, come loro, il totalitarismo sovietico e hanno meccanismi di solidarietà molto più intensi.

 

D. – In ogni caso, il presidente georgiano chiede l’aiuto dell’Europa. Ma l’aiuto dell’Europa nei confronti di questi Paesi che si affrancano dalla Russia di Putin significa fare i conti proprio con Putin …

 

R. – Sì, sicuramente e anche su questo fronte bisogna dire che l’Europa è attraversata da due correnti di pensiero. C’è evidentemente la corrente di pensiero dell’Europa tradizionale, franco-tredesca, della vecchia Europa occidentale, che è abituata a 50 anni di convivenza, di realpolitik, per cui si dice cerchiamo di aiutare uno sviluppo democratico della Russia, ma soprattutto cerchiamo di conviverci, di non pestarci i piedi a vicenda. Dall’altra parte, c’è tutta la nuova Europa appena entrata degli ex Paesi, degli ex satelliti del Patto di Varsavia, cioè Polonia, Ungheria, che - come si diceva – hanno, da una parte, uno storico timore del gigante russo, dall’altra parte, hanno dei meccanismi di forte solidarietà con gli ex Stati dell’Unione Sovietica. Hanno anche una fortissima diffidenza verso l’autocrazia russa, un’autocrazia che discende direttamente dalle strutture del regime sovietico.

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IL MONDO SVILUPPATO SOTTO ACCUSA PER LA SCARSA ATTENZIONE AI BAMBINI,

SEMPRE PIÙ POVERI NEI PAESI RICCHI, SECONDO UN RAPPORTO

DEL CENTRO DI RICERCA INNOCENTI DELL’UNICEF, PRESENTATO IERI A ROMA

- Il servizio di Roberta Gisotti -

 

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Nell’arco di 10 anni oltre due terzi, 17 su 24, delle Nazioni industrializzate dell’OCSE hanno registrato peggioramenti nella condizione dell’infanzia. Una classifica che assolve i Paesi scandinavi del Nord Europa, che registrano un tasso di povertà infantile sotto il 5 per cento, mentre in fondo alla classifica è il Messico, con un tasso di quasi il 28 per cento, preceduto dagli Stati Uniti con il 22 per cento e dall’Italia, ultima in Europa, con oltre il 16 per cento. Il rapporto evidenzia come i governi dei Paesi sotto accusa abbiano privilegiato piuttosto politiche sociali a favore degli anziani e della salute, dimenticando l’infanzia, una grave svista da correggere quanto prima. Jerry Redmond, responsabile della ricerca:

 

I THINK IT IS TRUE …

“Si è vero. Nella maggior parte dei Paesi c’è una grande attenzione alla salute e agli anziani. Penso questo sia dovuto in parte, forse, ai trend demografici. Ci sono più persone anziane oggi di quante ce ne fossero 10 anni fa. In alcuni Paesi, non in tutti, ci sono addirittura meno bambini. Ma oltre a tutto questo penso ci sia una lunga tradizione, in molti Paesi, che riconosce le persone anziane come particolarmente vulnerabili alla povertà. Ridurre la povertà tra gli anziani è una priorità della politica sociale. E’ una cosa positiva. E’ importante ridurre la povertà per tutti e forse ci dovremmo chiedere se i governi riusciranno a dare le stesse priorità ai bambini nelle prossime decadi come hanno fatto per gli anziani negli anni ’80 e ’90.”

 

Obiettivo minimo comune da raggiungere secondo l’UNICEF è la soglia del 10 per cento, ma occorrono provvedimenti seri per invertire una tendenza pericolosa per il futuro delle società dei Paesi leader. Roberto Salvan, direttore generale dell’UNICEF-Italia:

 

“Noi riteniamo che se si fanno delle politiche, mettendo al centro effettivamente i bambini, gli adolescenti, i ragazzi, investendo su di loro con poca retorica, ma con fatti veri e concreti sull’aiuto alla genitorialità, sugli interventi che riguardano le scuole materne, gli asili nido, sugli assegni di sussidio, qualora il padre perda il lavoro e quant’altro, con questo tipo di interventi si può fare la differenza e ridurre quello che è il gap relativo alla povertà infantile”.

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CHIESA E SOCIETA’

2 marzo 2005

 

 

POSSA VERIFICARSI QUANTO PRIMA UNA PIENA RICONCILIAZIONE TRA LA COREA DEL NORD E QUELLA DEL SUD,

COSI’ DA PERMETTERE A TANTE FAMIGLIE DI POTERSI RICONGIUNGERE: E’ L’AUSPICIO DELL’ARCIVESCOVO DI SEUL,

MONS. CHEONG JIN-SUK, CONTENUTO NEL MESSAGGIO PER LA QUARESIMA

 

SEUL. = “Vita di perdono e di riconciliazione”: è il titolo che accompagna il messaggio per la Quaresima dell’arcivescovo di Seul, mons. Nicholas Cheong Jin-suk. Nel documento - riferisce l’agenzia Fides - il presule spiega che la conversione si ottiene mediante atti di digiuno, preghiera e carità e sottolinea che “condividere quello che si ha con i bisognosi è un buon mezzo per trascorre il periodo di Quaresima”. Ricordando che quest’anno ricorre il 60.esimo anniversario della liberazione nazionale, mons. Cheong Kin-suk auspica, in particolare, la pace e la riconciliazione fra la Corea del Nord e quella del Sud, che permetterebbe a tante famiglie coreane, divise dalla “cortina di bambù”, di incontrarsi e di riunirsi nuovamente. “La Quaresima – si legge, infine, nel messaggio – invita alla conversione le persone e le comunità. Vista la realtà della società odierna, i cristiani che credono e seguono il Signore devono prima di tutto offrire un esempio della loro conversione”. (B.C.)

 

 

IL FONDAMENTALISMO INDU’ SI E’ ABBATTUTO ANCORA UNA VOLTA SULLA COMUNITA’ CRISTIANA IN INDIA.

UCCISO SABATO SCORSO UN PASTORE PROTESTANTE IN ORISSA

 

BHUBANESWAR. = Ennesima fiammata di violenza ai danni della comunità cristiana in India. Un pastore pentecostale è stato ucciso sabato scorso in Orissa, nel nord-est del Paese. Dilip Dalai, 22 anni, membro della comunità “Orissa Follow-Up”, è stato trovato pugnalato nella sua abitazione a Begunia un villaggio nel distretto di Khurda, a 60 km dalla capitale Bhubaneswar. I sospetti per l’omicidio sembrano cadere su Satrughan Pal, un indù di Begonia, che in varie occasioni ha protestato contro la presenza dei pastori cristiani e la loro predicazione. La polizia ha iniziato le indagini, ma l’uomo si è già dato alla fuga. L’uccisione di Dalai giunge due settimane dopo l’omicidio di un pastore battista, Gilbert Raj, ucciso sempre in Orissa. Secondo il resoconto della polizia, Raj, prima di essere ucciso, è stato torturato. Banchanidhi Nayak, vescovo della Chiesa dei credenti dell’Orissa - riferisce l’agenzia Asianews - ha dichiarato che l’omicidio di Dalai dimostra come “i cristiani non siano al sicuro” nello Stato. L’Orissa è noto per le campagne dei fondamentalisti indù contro i tribali cristiani e le cerimonie di riconversione forzata all’Induismo. Padre Marcus Doreng, parroco di Nayagarh, un villaggio vicino a Begunia, ha chiesto, inoltre, al governo di “adottare tutte le misure per proteggere i cristiani e il personale ecclesiastico”, di fronte ai sempre più frequenti attacchi contro la minoranza cristiana. I gruppi fondamentalisti indù, dal canto loro, hanno ribattuto che la violenza di questi ultimi tempi in Orissa è “una reazione spontanea della gente contro i missionari che vogliono fare conversioni”. (B.C.)

 

 

ENNESIMO PASSO AVANTI NELL’EVANGELIZZAZIONE DELLA MONGOLIA.

I SALESIANI OTTENGONO UNA RESIDENZA PERMANENTE A DAHRAN.

IL PROSSIMO 24 MAGGIO VERRA’ INAUGURATO UN ORATORIO

 

ULAN-BATOR. = Successo per la Chiesa in Mongolia. D’ora in poi una piccola comunità di salesiani avrà la residenza permanente a Darhan. A riferirlo l’Agenzia internazionale salesiana di informazione, spiegando che dal 28 febbraio scorso due missionari risiedono in via permanente nella città situata circa 200 chilometri a nord della capitale Ulan-Bator, vicino al confine con la Russia. L’ANS sottolinea, inoltre, che i salesiani sono interessati alla terza città della Mongolia soprattutto per la presenza di giovani. Il lavoro dei sacerdoti a Darhan inizierà il prossimo 24 maggio con l’apertura di un oratorio. La Chiesa in Mongolia ha iniziato il suo cammino oltre 12 anni fa: i primi 3 missionari sono stati l’attuale amministratore apostolico di Ulan-Bator, mons. Wenceslao Padilla, padre Robert Gooseens e padre Gilbert Sales. Con il tempo i missionari sono diventati 45 e nel 2003 è stata consacrata la prima cattedrale di Ulan-Bator, dedicata ai santi apostoli Pietro e Paolo. Nella capitale vivono diversi giovani, poveri e senza famiglia, molti dei quali sono costretti ad abitare in strada o sottoterra, nei canali d’acqua che attraversano la città, sopportando temperature proibitive. Il governo accoglie e apprezza l’intervento delle organizzazioni cattoliche, in particolare delle congregazioni religiose, ma si stima che tra i suoi 2 milioni e 655 mila abitanti, i cattolici siano solo circa 200 e 100 i catecumeni. In Mongolia - riferisce l’agenzia Misna - non esiste una religione ufficiale, mentre le pratiche religiose tradizionali (buddiste, musulmane, sciamaniche) si sono consistentemente ridotte negli ultimi decenni. (B.C.)

 

 

ULTIMO COMMOSSO RICORDO OGGI A FIRENZE DEL POETA E SENATORE A VITA MARIO LUZI.

“IL SUO MESSAGGIO – HA DETTO IL CARDINALE ANTONELLI, DURANTE L’OMELIA – È QUANTO MAI ATTUALE E SALUTARE

COME ANTIDOTO ALLA VERTIGINE E ALL’ANGOSCIA DEL NULLA, CHE SERPEGGIA NELLA CULTURA DEL NOSTRO TEMPO”.

PRESENTE AI FUNERALI ANCHE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CIAMPI

 

FIRENZE. = “Mario Luzi è stato testimone di una speranza più forte di ogni dramma e di ogni caducità. E’ stato profeta di un umanesimo aperto al mistero divino”. Con queste parole, stamani, il cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze, ha ricordato la figura del poeta e senatore a vita, spentosi lunedì scorso nella sua abitazione fiorentina all’età di 90 anni. “Il suo messaggio – ha detto il porporato ai duemila fedeli radunati nel Duomo di Santa Maria del Fiore per i funerali – è quanto mai attuale e salutare come antidoto alla vertigine e all’angoscia del nulla, che serpeggia nella cultura del nostro tempo”. Citando diversi brani tratti da poesie di Mario Luzi, il cardinale Antonelli ha quindi sottolineato come “da parte sua quest’uomo non si sia mai stancato di cercare la sua via, nella vita e nella poesia, in costante ascolto degli uomini, delle cose e del Mistero ineffabile”. “Luzi - ha concluso l’arcivescovo di Firenze - aveva piena consapevolezza che la storia è tutta attraversata dal bene e dal male e soggetta alla caducità. Tuttavia, amava la vita e non finiva mai di stupirsi di essa come di un miracolo sempre nuovo che si sviluppa, si rigenera e si diffonde”. Presenti nel Duomo per rendere l’ultimo commosso saluto a Mario Luzi, i parenti e gli amici, nonché le autorità civili e militari. Tra i banchi anche il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi. (B.C.)

 

 

PLAUSO NEL MONDO PER LA SENTENZA DELLA CORTE SUPREMA DEGLI STATI UNITI,

CHE IERI HA DEFINITO “CRUDELE E INCOSTITUZIONALE”

LA CONDANNA A MORTE DI MINORENNI

 

NEW YORK. = Le principali organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani hanno espresso soddisfazione per la sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti, che ieri ha definito incostituzionale l’esecuzione degli autori di omicidi commessi in età inferiore ai diciotto anni. La decisione mette così fine alla pena di morte per i minorenni, in vigore in 19 Stati americani. La sentenza ha effetto immediato per circa 70 detenuti nel braccio della morte e impone agli Stati di non chiedere più la pena capitale per i minori di 18 anni, perché ritenuta “crudele” e contro i dettami della Costituzione. “Auspichiamo – ha detto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International – che questa sentenza possa essere a breve seguita da analoghe decisioni degli organi giudiziari e legislativi in Arabia Saudita, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo e Iran, Paese in cui dal 1990 sono state eseguite almeno 11 condanne a morte di minorenni”. Save the Children, dal canto suo, si augura “che questo sia il primo, fondamentale passo verso la ratifica della Convenzione sui Diritti del Fanciullo che gli Stati Uniti, unico Paese al mondo, ancora non riconosce come documento normativo vincolante”. Quella della Corte americana, per Sergio D'Elia, segretario di ‘Nessuno tocchi Caino’, è “una decisione importante, che allinea gli Stati Uniti al diritto internazionale e apre una breccia nel sistema americano della pena di morte”. Per celebrare questo importante e significativo passo, il Colosseo a Roma, in Italia, è stato illuminato a festa ieri sera. (B.C.)

 

NATA IN AUSTRALIA UNA NUOVA TV CATTOLICA.

SI TRATTA DELL’AUSTRALIAN CATHOLIC CHURCH TELEVISION,

CHE SI PROPONE DI ANNUNCIARE AGLI ANGOLI DEL PAESE LA PAROLA DI DIO

 

SYDNEY. = Aperto un nuovo canale di evangelizzazione in Australia. E’ nata oggi sul canale “Aurora Community Television”, la Australian Catholic Church Television (CCTVA). La nuova emittente si rivolge principalmente ad un pubblico di comunità religiose cristiane, associazioni non profit, organizzazioni non governative e gente comune. Oltre che ai programmi cattolici, infatti, viene dato spazio nelle trasmissioni a gruppi come l’Esercito della Salvezza, la Croce Rossa, Unicef, Mission Australia e l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati. Il “volto” della televisione cattolica è il gesuita padre Richard Leonard, che è stato nominato direttore. “Per molti anni – ha dichiarato quest’ultimo all’agenzia Fides – la Chiesa cattolica ha avuto pochissimo spazio sulla TV australiana. Per questo la Commissione dei Media, in seno alla Conferenza episcopale, ha deciso di cogliere l’opportunità delle trasmissioni satellitari per essere presente nell’offerta televisiva del nostro Paese, per poter diffondere il più possibile la Buona Novella di Cristo e la visione della Chiesa cattolica”. Attualmente il palinsesto della Australian Catholic Church Television, accanto a programmi di spiritualità e cultura, prevede anche la trasmissione della Santa Messa giornaliera. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

2 marzo 2005

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

Violenti scontri in Congo, nella turbolenza regione dell’Ituri, dove le forze dell’ONU, dislocate nel Nord-Est del Paese, sono state attaccate dai ribelli e rispondendo al fuoco avrebbero ucciso tra i 50 e i 60 guerriglieri, impegnando perfino mezzi blindati ed elicotteri d’assalto. La battaglia si è svolta ieri a Loga, nei pressi della città di Bunia, nella stessa zona dove venerdì scorso avevano perso la vita nove caschi blu del Bangladesh. Sono stati invece soldati ONU del Pakistan ad ingaggiare ieri la cruenta battaglia, in una provincia ricchissima di giacimenti minerari, oggetto da tempo di violente dispute fra gruppi armati ribelli, ai danni della popolazione civile.

 

Ancora morte a Baghdad: ucciso, insieme con il figlio, un giudice del Tribunale speciale iracheno (TSI), impegnato nel processo ai dirigenti dell'ex regime di Saddam Hussein, mentre in due diverse esplosioni, sempre nella capitale irachena, hanno perso la vita almeno 9 persone. C’è poi il disperato appello video dell'ostaggio cristiano iracheno-svedese Minas Ibrahim al-Yussufi, leader del Partito democratico cristiano iracheno, rapito il 28 gennaio. Nel filmato, recapitato ai familiari dell'ostaggio e diffuso oggi dall'emittente panaraba 'al Arabiya', si appella nuovamente al re di Svezia e a Giovanni Paolo II, agli ''uomini onesti'' in Iraq e nel mondo perché gli salvino la vita, affermando di essere ora nel 'braccio della morte' delle Brigate della vendetta irachena. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Per l'autobomba esplosa all'ingresso di una base dell'esercito iracheno, sei i morti e 28 i feriti: persone in fila per il reclutamento. L’altra autobomba è esplosa sempre nelle prime ore della mattina ad un posto di blocco militare all'uscita Sud-Est di Baghdad: tra le vittime tre soldati e l’attentatore kamikaze. Prima dell’esplosione, colpi d'arma da fuoco che hanno distolto l'attenzione dei soldati.

 

E proprio all'ospedale della capitale c’è tensione: i medici non lavorano: protestano per le violenze che affermano di aver subito da parte di militari: senza cure, dunque, i feriti. I dottori chiedono protezione durante il loro lavoro e la fine della presenza di soldati armati (nell'ospedale), alcuni dei quali – sostengono - sparano in aria con il rischio di mettere in pericolo la vita dei malati''. In questo momento, i medici sono riuniti in un'ala amministrativa dell'ospedale Yarmuk, mentre i militari, fra i quali c’è inquietudine, sono presenti in diverse aree della struttura.

 

Intanto, a Mossul, il figlio di un capo della polizia della provincia di Ninive è stato rapito mentre due poliziotti sono stati uccisi. Episodi avvenuti ieri ma di cui si sa solo oggi. Resta l’apprensione per gli ostaggi ancora in mano dei sequestratori in Iraq: oltre all’impatto emotivo del video diffuso ieri della giornalista francese che chiede drammaticamente aiuto, c’è speranza per la dichiarazione sempre ieri del ministro dell’interno iracheno che ha detto di sperare in buone notizie a breve per l’italiana Giuliana Sgrena.

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Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, ha auspicato ''un maggior ruolo politico dell'Unione Europea nel quartetto'' di mediatori internazionali per il processo di pace in Medio Oriente (composto da UE, USA, Russia e ONU): lo ha fatto in un incontro con la stampa insieme con l'Alto rappresentante UE per la politica estera, Javier Solana. Abu Mazen ha ribadito la condanna, espressa ieri a Londra, dell'attentato di venerdì a Tel Aviv e di ''ogni azione che possa ritardare il processo di pace nella regione'', sottolineando, d'altra parte, l'importanza dell'assistenza europea in aree quali ''la sicurezza, l'amministrazione e altri settori di cui hanno bisogno i palestinesi''. Ricordando quanto espresso ieri nel documento finale della conferenza internazionale di Londra, Solana ha sottolineato che ''non sarà più accettato nulla che possa pregiudicare il buon esito dei negoziati''.

 

L'opposizione libanese si riunirà questo pomeriggio nel castello del leader druso Walid Jumblatt a Mukhtara, sulle montagne dello Chouf, per discutere la posizione  da assumere nelle consultazioni che il presidente Emile Lahoud si appresta ad avviare per la designazione del successore del  premier Omar Karami, dimessosi a sorpresa due giorni fa. Karami aveva sostituito Hariri al momento in cui lasciava l’incarico per protestare contro la modifica della Costituzione, approvata nell'ottobre scorso dal Parlamento di Beirut e appoggiata dalla Siria, che autorizzava l'estensione del mandato presidenziale per altri tre anni. Intanto, si parla di contatti per il sostegno del movimento sciita libanese alle richieste dell'opposizione per la creazione di un ''governo transitorio'' che prepari le prossime elezioni di maggio e per il ritiro dei 14 mila soldati siriani ancora presenti in Libano.

E la Siria, intanto, continua a ricevere critiche per l’appoggio agli estremisti palestinesi. Proprio la Jihad islamica basata a Damasco sarebbe responsabile del recente attentato di Tel Aviv, ha detto ieri il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, nella riunione di Londra dedicata alle riforme dell’ANP. Un vertice che ha ribadito l’importanza del sostegno alle istituzioni dell’Autorità nazionale palestinese e il riferimento alla Road Map.

 

In Uruguay ieri è stato il giorno di Tabaré Vázquez, primo presidente di sinistra nella storia del Paese. Oltre 40 mila persone, tra cui diversi capi di Stato stranieri, erano presenti alla sua investitura. Da Montevideo, Maurizio Salvi:

 

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Nelle parole e nei gesti, il presidente, Tabarè Vazquez, si è attentamente preoccupato nel suo primo giorno di governo di segnare una svolta e forse addirittura una rottura, con quanto fatto dai suoi predecessori nei 20 anni trascorsi dalla fine della dittatura. E così, nel discorso di investitura, ha riaffermato le sue profonde convinzioni sulla fondamentale importanza della democrazia e, nel contempo, ha annunciato che il suo governo darà priorità ai problemi dello sviluppo. Vazquez porta la sinistra al potere per la prima volta nella storia dell’Uruguay, con l’appoggio di tre quarti della popolazione. E questo costituisce per lui una sfida e allo stesso tempo una responsabilità. Lo scrittore Eduardo Galeano ha affermato: “Si deve fare attenzione, perché con le speranze della gente non si scherza”. Come primo atto della sua gestione, che terminerà nel 2010, Vazquez ha firmato un decreto che vara un piano nazionale di emergenza contro la povertà, una piaga che affligge quasi un terzo della popolazione uruguayana.

 

Da Montevideo, Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Il governo cinese ha varato ieri i nuovi regolamenti nazionali sulle attività religiose. Le nuove linee guida assicurano l’impegno dello Stato a garantire la libertà, ma il controllo rimane strettissimo. Ascoltiamo Bernardo Cervellera:

 

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Le nuove norme affermano che nessuno può essere discriminato per la sua fede, ma si può praticare la religione solo se si è registrati presso gli Uffici Affari Religiosi. Chi pratica la religione fuori da tale controllo in modo sotterraneo è considerato un criminale che attenta alla sicurezza dello Stato. I nuovi regolamenti verranno attuati a livello nazionale. Una novità è la precisazione sull’iter burocratico con cui attuare le domande e soprattutto la condanna di abusi di potere da parte del personale degli Uffici Affari Religiosi. Molto spesso, infatti, tali membri perseguitano religioni, chiedono tasse, vendono terreni per i loro fini personali e di gruppo. Un altro elemento nuovo è che gli organismi religiosi possono possedere edifici e terreni. Finora era lo Stato che concedeva l’uso di tali beni.

        

Da molte parti in Cina e all’estero si chiede una vera e propria legislazione. Invece da Mao in poi il governo risponde sempre e solo con regolamenti. Tali regolamenti permettono un controllo dello Stato sulle attività religiose e mostrano che il diritto alla fede non è innato ma solo una concessione del governo.

 

Per la Radio Vaticana, Bernardo Cervellera.

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Un gruppo di parenti di poliziotti russi uccisi in Cecenia da fuoco amico nel 2000 hanno protestato oggi nelle immediate vicinanze del Cremlino contro la lentezza delle indagini condotte dalle autorità federali su quell'episodio e contro la blanda punizione inflitta a ufficiali accusati di negligenza nella vicenda. I manifestanti, secondo Radio Eco di Mosca, hanno cercato di raggiungere la Piazza Rossa, tradizionalmente preclusa ai raduni di protesta per ragioni di sicurezza, ma sono stati bloccati e sono rimasti quindi per circa un'ora nell'adiacente piazza del Maneggio, malgrado i 12-13 gradi sottozero. Proprio oggi cade il quinto anniversario del giorno in cui 22 poliziotti russi caddero in Cecenia sotto il fuoco amico di alcuni reparti che stavano cercando di prevenire un’imboscata della guerriglia islamico-secessionista cecena. Un episodio che il Cremlino ha indagato poco e male, secondo i parenti, contrariati in particolare per il fatto che due alti ufficiali delle forze armate condannati per grave negligenza siano stati già scarcerati sulla base di una recente amnistia.

 

Il quotidiano spagnolo El Mundo rivela che gli autori degli attentati dell’11 marzo 2004 a Madrid, erano in possesso di piani dettagliati della stazione ferroviaria centrale di New York. Il materiale è stato rinvenuto in un dischetto trovato nell’abitazione di Muhammad Almallah, fratello di una delle figure chiave del terrorismo di Al Qaeda. Almallah era stato arrestato per il suo presunto coinvolgimento nella strage dell’11 marzo e poi posto in libertà provvisoria. Sembra che la polizia spagnola abbia trovato il materiale subito dopo gli attentati a Madrid ma che lo abbia reso noto a FBI e CIA solo nel gennaio scorso.

 

Un ragazzo di 17 anni, Edin Dirkedzic, è morto ieri per l'esplosione di una mina nei pressi di Maglaj, in Bosnia centrale, una delle zone più contaminate della Bosnia. Dalla fine della guerra (1992-95) ad oggi, secondo i dati dell'Alto commissariato dell'ONU per i rifugiati (UNHCR), 1.507 persone sono rimaste vittime delle mine, di cui 512 hanno perso la vita. Numerosi sono i bambini, 319. Per lo sminamento sono stati finora spesi in Bosnia oltre 130 milioni di dollari.

 

 

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