RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
26 - Testo della trasmissione mercoledì 26 gennaio 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Annunciate
a Los Angeles le nomination agli Oscar
Israeliani e palestinesi
riallacciano il dialogo: ma a Gaza una bambina palestinese è uccisa dagli spari
dei soldati israeliani
Tre cooperanti sudanesi rapiti nella regione
sudanese del Darfur
Tornati in Gran Bretagna i 4 britannici detenuti a
Guantanamo
26 gennaio 2005
OCCORRE RIDARE ALLA PREGHIERA IL SUO RUOLO
ESSENZIALE NELLA VITA:
CHI PREGA SCOPRE IL VOLTO AMOREVOLE
DI DIO CHE NON ABBANDONA MAI,
NEANCHE
NELLA PROVA PIU’ DIFFICILE.
COSI’ IL PAPA OGGI DURANTE L’UDIENZA GENERALE IN
VATICANO
Bisogna ridare alla preghiera il
suo ruolo essenziale nella vita di tutti i giorni: è quanto ha affermato
Giovanni Paolo II oggi durante l’udienza generale in Vaticano dedicata alla liturgia
dei Vespri. Il Papa ha svolto la sua catechesi sul Salmo 114 che descrive
l’uomo nell’ora della prova più dura. E’ proprio nella preghiera – ha detto -
che si scopre il volto amorevole di Dio che non ci abbandona mai. Il servizio
di Sergio Centofanti:
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Il Salmo 114 esprime “l’abisso
tragico” dell’uomo oppresso dalla tristezza e dall’angoscia: “l’immagine – dice
il Papa - è quella di una preda caduta nella trappola di un inesorabile
cacciatore. La morte è come una morsa che stringe”. Siamo di fronte ad “un incubo
mortale” accompagnato “da un’esperienza psichica dolorosa”. L’uomo non può far
altro che gridare: “Ti prego, Signore, salvami!”. “E’ un grido – dice il Papa -
lanciato verso l’unico che può stendere la mano” e liberare “da quel groviglio
inestricabile”. “È una preghiera – ha aggiunto - breve ma intensa dell’uomo
che, trovandosi in situazione disperata, si aggrappa all’unica tavola di
salvezza. Così nel Vangelo gridarono i discepoli nella tempesta così implorò
Pietro quando, camminando sul mare, cominciava ad affondare”:
“La fede autentica sente sempre Dio come amore, anche se in qualche
momento è difficile intuire il percorso del suo agire”.
Nella fede dunque - ha
proseguito Giovanni Paolo II - rimane la certezza che “il Signore protegge gli
umili”: “nella miseria e nell’abbandono si può sempre contare su di lui, che è
padre degli orfani e difensore delle vedove”. Chi invoca Dio fa allora
l’esperienza della salvezza e proclama con gratitudine che il Signore è “buono
e giusto”, anzi “misericordioso” e ha la tenerezza di una madre.
Il Papa invita a ridare alla
preghiera il suo “posto essenziale” nella vita: la preghiera ridona la pace, fa
“riscoprire il volto amorevole di Dio che non abbandona mai i suoi fedeli e
attesta che alla fine nonostante le prove e le sofferenze il bene trionferà”.
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“L’ECUMENISMO AVANZERÀ SOLO SE COSTRUIAMO SULL’UNICO
FONDAMENTO
CHE È GESÙ CRISTO, E NON SULLA SAPIENZA DEL MONDO”.
E’ QUANTO HA DETTO IERI POMERIGGIO,
NELLA
BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA, IL CARDINALE
WALTER KASPER,
A CONCLUSIONE DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER
L’UNITÀ DEI CRISTIANI
“La
costruzione ecumenica della piena unità dei cristiani resisterà solo se costruiamo
sull’unico fondamento che è Gesù Cristo, e non sulla sapienza del mondo”. E’
quanto espresso ieri pomeriggio nella Basilica romana di San Paolo fuori le
Mura dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la
promozione dell’unità dei cristiani, che ha presieduto in nome del Santo Padre
la celebrazione dei Vespri, in chiusura dell’annuale settimana di Preghiera per
l’unità dei cristiani. Cominciata martedì scorso, la settimana ha avuto come
tema il passo della prima lettera di San Paolo ai Corinzi: “Cristo unico
fondamento della Chiesa”. Il servizio è di Gabriella Ceraso:
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(canto)
“Pregare insieme pregustando la
gioia della piena comunione: così è stato durante la settimana e anche ieri
sera, nel corso della celebrazione dei Vespri in cui i rappresentanti – tra gli
altri – del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, della Chiesa luterana,
copta-ortodossa e anglicana si sono alternati tra letture e orazioni.
Ad accoglierli, la Basilica
intitolata all’infaticabile Apostolo delle Genti, Paolo, nel giorno della sua
conversione. E non c’è vero ecumenismo senza conversione interiore, come è
scritto nella Unitatis Redintegratio, il documento citato anche dal
cardinale Kasper nella sua omelia.
“Oggi bisogna guardare al futuro
del movimento ecumenico – ha detto il porporato – su cui gravano reticenze e
frustrazioni. Certo non mancano proposte innovative ma quella che viene dalla
lettera di Paolo ai Corinzi – tema della Settimana di quest’anno – è diversa”:
“Paolo ci invita a riflettere di nuovo sul fondamento del nostro lavoro.
La sua risposta è chiarissima: nessuno può porre un fondamento diverso da
quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo”.
La risposta alle nuove sfide è
dunque una risposta di fede, cioè radicata nello spirito di Cristo, unico
fondamento della Chiesa. Ciò esclude le divisioni e spiega l’impegno ecumenico:
“Così, Gesù Cristo non è soltanto il fondamento ma è lo scopo del nostro
impegno ecumenico. In lui tutti noi saremo una sola cosa”.
Rafforzare il nostro comune
fondamento – prosegue il cardinale Kasper – è la maggiore sfida del presente e
comporta almeno tre conseguenze: tornare a nutrirsi delle Sacre Scritture, in
cui è la presenza reale di Gesù Cristo; vivere conformi al vincolo battesimale
che già ci unisce, senza scavare nuovi fossati che impediscono una
testimonianza comune, e infine crescere nell’amore per la Chiesa, Corpo e
Tempio di Cristo.
In chiusura quindi l’invito con
l’aiuto del Signore ad essere buoni architetti nella costruzione della piena
unità. E un richiamo alla responsabilità di ciascuno:
“Alla fine, ognuno dovrà rendere conto se ha edificato una solida casa,
come l’ha edificata: se ha costruito sopra l’unico fondamento, che è Gesù
Cristo, oro, argento, pietre preziose, legno, fieno o paglia ...”.
(canto)
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina l'udienza generale. All'interno la catechesi e la cronaca.
Nelle
vaticane, l'omelia del cardinale Walter Kasper che - a nome del Santo Padre -
ha presieduto la celebrazione conclusiva della Settimana di preghiera per l'unità
dei ristiani.
Nelle
estere, Sudan: consegnato il rapporto sul Darfur chiesto dall'ONU ad una commissione
di giuristi internazionali.
Iraq:
ospedali in stato di massima allerta in vista delle elezioni, sulle quali grava
la minaccia di attentati da parte della guerriglia.
La
pagina cultura è dedicata ai sessant'anni dalla liberazione di Auschwitz, con
un articolo di Danilo Veneruso dal titolo "Una somma di ferocia, di
crudeltà e di barbarie". Viene riproposto un passo dell'omelia tenuta da
Giovanni Paolo II durante il pellegrinaggio al campo di concentramento di
Brzezinka, 7 giugno 1979.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema del terrorismo, con particolare riferimento
al dibattito sugli islamici assolti.
Camera:
sì al Trattato UE con ampia maggioranza.
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26
gennaio 2005
A
QUATTRO GIORNI DAL VOTO, CRESCE LA TENSIONE
E SI INTENSIFICANO GLI EPISODI DI VIOLENZA IN
IRAQ
- Intervista con mons.
Fernando Filoni -
In Iraq, i ribelli continuano a compiere azioni di
sabotaggio in vista delle elezioni fissate per il prossimo 30 gennaio: a
quattro giorni dal voto, diversi attentati hanno preso di mira seggi elettorali, partiti politici e forze
della coalizione. Sull’importanza della consultazione per l’Iraq, è
stato diffuso un documento dell’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako. Nel
testo, il presule sottolinea anche come “votare sia un dovere nazionale e
religioso per contribuire alla nascita di uno Stato nuovo per tutti, capace di
vivere e svilupparsi”. Sulla situazione in Iraq, il servizio di Amedeo
Lomonaco:
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A Kirkuk
la deflagrazione di un ordigno contro una stazione di polizia ha causato la
morte di tre poliziotti, due militari e due civili. A Ramadi un iracheno è
stato ucciso e altri due sono rimasti feriti in una sparatoria fra insorti e
soldati della coalizione. Episodi di violenza si sono registrati anche a
Tikrit, dove l’esplosione di una bomba ha provocato la morte di una persona.
Ribelli hanno poi ucciso un soldato americano a nord di Bahdad. Sempre nei
pressi della capitale, un ordigno è esploso al passaggio di un convoglio
militare statunitense diretto all’aeroporto: quattro soldati sono rimasti
feriti. Un elicottero americano, impegnato in un’azione contro la guerriglia
nella zona occidentale del Paese, è precipitato, inoltre, nei pressi di Ar
Rutbah, cittadina vicina al confine con la Giordania. La CNN ha riferito che
sono morti 31 marines. Ed in questo clima di alta tensione in vista
della consultazione di domenica prossima, proseguono anche gli attacchi contro
le sedi di partiti politici: a Baquba un commando di uomini armati ha aperto il
fuoco negli uffici del partito comunista, dell’Unione patriottica del Kurdistan
e dell’Alleanza irachena unita; un
poliziotto è rimasto ucciso. Nel Paese arabo la guerriglia ha anche preso d’assalto e seriamente
danneggiato due scuole dove si stanno preparando i seggi per il voto. A Mosul
è stato trovato inoltre il video di tre iracheni, che lavoravano per la commissione
elettorale, presi in ostaggio da un gruppo di guerriglieri. Il presidente della
commissione elettorale irachena ha dichiarato, infine, che l’ex presidente
Saddam Hussein e i suoi gerarchi detenuti nel Paese arabo hanno dritto di
partecipare alle elezioni del 30 gennaio, ma non potranno farlo per ragioni
logistiche.
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Sui
rischi e le aspettative di queste elezioni, Roberto Piermarini ha intervistato
il nunzio apostolico a Baghdad, mons. Fernando Filoni:
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R. – Le elezioni non saranno perfette e non saranno come
normalmente si vorrebbe in circostanze di questo genere. Si auspica una libera
ed efficace partecipazione di tutte le componenti della società e quindi
bisognerà anche tener conto anche di questa insicurezza per cercar di iniziare
un processo che - speriamo - sia per il bene di tutto il popolo iracheno.
D. – I cristiani hanno creato
una loro coalizione politica in queste elezioni?
R. – I cristiani sono una
piccola minoranza, circa il 3-4 per cento, e non hanno una forza tale da poter
avere partiti capaci di proporre grandi linee politiche autonome. Invece possono,
attraverso altre formazioni politiche più grandi e più consistenti, dare il
loro contributo in favore della pace, dello sviluppo del Paese e delle libertà
sull’educazione e sulla ricostruzione del Paese. E lo fanno seguendo i principi
umanamente accettati e stabiliti nella Carta delle Nazioni Unite. I vescovi in
una dichiarazione pubblica, già un anno e mezzo fa, non hanno chiesto – e
questo è stato sempre chiaro – che i cristiani siano trattati con privilegi, ma
hanno chiesto il diritto che vivano liberamente nel Paese, e professino la loro
fede contribuendo allo sviluppo dell’Iraq. Non bisogna tenere in considerazione
– sostengono i presuli - il fatto di essere cristiani o non cristiani, ma il
fatto di essere cittadini di un Paese dove vivono da sempre.
D. – La Chiesa locale cosa sta
facendo per i cattolici?
R. – La Chiesa partecipa da
sempre allo sviluppo del Paese, attraverso le sue opere indimenticate, per
esempio nel campo dell’educazione. Le scuole cristiane, fin quando non furono
nazionalizzate, hanno formato un’altissima percentuale dell’apparato dello
Stato e di professionisti in gran parte musulmani. Molte persone che hanno
ricevuto questo privilegio di essere state educate in scuole cristiane, mi
hanno chiesto quando avremmo ricominciato a fare un lavoro di educazione come
quello da noi svolto in passato. Questo ovviamente non possiamo dirlo e non
possiamo saperlo, ma certamente testimonia quanto in passato la Chiesa a
livello non solo educativo, ma anche assistenziale, abbia realizzato. Pensiamo
al piccolo e prezioso lavoro delle suore di Madre Teresa, che furono volute già
nel passato regime per assistere i bambini disabili. Le suore continuano anche
oggi, malgrado le violenze, quest’opera nonostante i pericoli e le preoccupazioni.
C’è poi l’ospedale di San Raffaele, tenuto dalle Suore della Presentazione. Le
suore Domenicane di Santa Caterina si occupano, poi, di un reparto di maternità
a Baghdad. Ci sono anche dispensari in varie parti del Paese. Questi sforzi
sono un sostegno per la grande maggioranza della popolazione irachena che è
musulmana.
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UN MESE DOPO LA TRAGEDIA CHE HA COLPITO IL SUDEST ASIATICO,
SI CONTANO ANCORA LE VITTIME DELLO TSUNAMI:
L’ULTIMO BILANCIO E’ DI QUASI 300 MILA MORTI.
LE POPOLAZIONI COLPITE LAVORANO ALLA RICOSTRUZIONE,
CON IL SOSTEGNO FATTIVO DELLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE
- Con noi, padre Bernardo Cervellera -
La natura al peggio, l’umanità al
meglio: è quanto visto dal 26 dicembre scorso ad oggi. E’ passato un mese,
lunghissimo, da quando lo tsunami ha devastato il Sud-Est asiatico
arrivando a far sentire i suoi effetti distruttivi sino all’Africa orientale.
Il senso di questa tragedia è sintetizzato da un dato: ancora oggi il bilancio
delle vittime - vicino ai 300 mila morti, un terzo dei quali bambini - deve
essere aggiornato quotidianamente. Centinaia di migliaia gli sfollati: nella
sola Indonesia, lo Stato più colpito dal maremoto, sono 394 mila. Cinquecentomila
i feriti. Fortunatamente, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità,
sembra almeno scongiurato il rischio epidemie. Alla violenza della natura ha
però risposto la solidarietà umana. Mai come in questa occasione, infatti, si è
registrata una mobilitazione della comunità internazionale, che ha raccolto 10
miliardi di dollari per aiutare le popolazioni colpite. Ben 56 nazioni sono
tuttora impegnate nelle operazioni di soccorso. Per una riflessione sulla
tragedia nel Sud-Est asiatico e un bilancio degli aiuti, Alessandro Gisotti ha
intervistato padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia AsiaNews:
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R. – Di fronte alla vastità
della tragedia, tutte le popolazioni – sia quelle locali, sia la comunità
internazionale – hanno risposto veramente subito e da subito si sono messi a lavorare
per confortare, per seppellire, per curare i feriti ... Penso che sia veramente
una tragedia naturale, globalizzata che ha generato una solidarietà, anche,
della globalizzazione!
D. – I bambini sono, purtroppo,
le prime vittime di questa catastrofe, migliaia sono gli orfani. Come aiutarli?
R. – L’aiuto ai bambini va
anzitutto fatto attraverso le scuole, attraverso luoghi di raccolta. I governi
si sono mossi molto bene, direi, ma anche le organizzazioni non governative e
la Chiesa per raccogliere questi bambini, per farne un censimento e per farli
vivere insieme, confortandoli soprattutto per dare più speranza nella vita.
D. – La comunità internazionale
ha risposto come mai in precedenza; tuttavia, la ricostruzione delle zone
colpite necessita di un intervento di lungo termine. C’è il rischio di un calo
di attenzione? Come evitarlo?
R. – Per questa tragedia, la
comunità internazionale ha risposto molto bene, ha risposto con tantissimi
fondi. Certo, adesso il problema è vedere come fare per spenderli, questi
fondi. Vedo che gli Stati e le varie protezioni civili fanno difficoltà a
vedere progetti; le Chiese e le varie organizzazioni non governative che hanno
personale in loco da tempo, stanno già ricostruendo. Io penso che attraverso
questi rappresentanti locali, che rimangono lì oltre l’ondata di sentimento e
di commozione momentanee, è attraverso questi che si può ricostruire.
D. – La Chiesa, con la sua
capillare rete sul territorio, è intervenuta in tutte le zone colpite. Come sta
procedendo questo impegno e qual è l’atteggiamento della popolazione soccorsa?
R. – La Chiesa è stata tra le
prime ad intervenire, ed è stata anche la prima a dire che qui bisogna pensare
subito alla ricostruzione. Non dateci soltanto pane e aiuti, dateci una barca
perché vogliamo andare a pescare: questo dicevano. E la Chiesa sta facendo proprio
questo. Il lavoro è duplice. Da una parte di tipo proprio materiale:
ricostruzione delle case, della convivenza; ma anche un lavoro psicologico e
spirituale, per ridare ancora certezza di vita, ridare ancora speranza per il
futuro, ridare ancora la gioia di vivere a gente che ha perso tutto.
D. – Di fronte alla forza
devastante della natura, uomini di fedi diverse si sono uniti per il bene
comune. Dalla tragedia dello tsunami, può germogliare un dialogo interreligioso
che sembrava impossibile in condizioni normali?
R. – Da questa tragedia è nato
un dialogo nella carità, molto facile perché tutti ci siamo scoperti più
fragili, più deboli nei confronti della natura, e tutti ci siamo scoperti come
“graziati” nella vita, cioè: la vita non è di nostra proprietà, ma è una grazia
e quindi va messa a buon uso: condividerla con gli altri, sostenerle la vita
l’uno dell’altro. Devo dire che questo è avvenuto moltissimo nei luoghi colpiti
dallo tsunami, dove ci sono musulmani, buddisti, indù che hanno collaborato insieme.
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ATTESA IN BRASILE PER
L’APERTURA DELLA V EDIZIONE
DEL FORUM SOCIALE MONDIALE:
DA OGGI POMERIGGIO FINO AL 31 GENNAIO A PORTO
ALEGRE
- Servizio di Roberta Gisotti -
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“Un altro mondo è possibile”: torna a Porto Alegre, dopo un'unica tappa
in India, il grande appuntamento per oltre centomila attivisti – oltre 2000 le
associazioni accreditate – chiamati a dibattere le questioni più urgenti per la
salvaguardia del Pianeta ed il bene dell’umanità. Tra i leader mondiali che
hanno confermato la partecipazione i presidenti del Brasile Lula da Silva e del
Venezuela Chavez ed il premier spagnolo Zapatero.
Dall’utopia alla pratica, questa la svolta di Porto Alegre 2005, che ha
bandito l’espressione ‘no global’, come pure il carattere di antitesi al
parallelo Forum economico di Davos, in Svizzera. Si tratta piuttosto di
realizzare in questo anno quanto emergerà dai lavori organizzati secondo 11
aree tematiche. Primo punto: “Affermazione e difesa dei beni comuni e dei
popoli come alternativa alla mercificazione e al dominio delle compagnie
transnazionali”. Secondo punto “Economia sovrana dei popoli e per i popoli.
Contro il capitalismo neoliberista, per la pace e la smilitarizzazione”.
Scendendo nel particolare si discuterà di alcune emergenze: cancellare il
debito estero dei Paesi poveri, liberalizzare i medicinali anti-aids, opporsi
alla privatizzazione dell’acqua.
Ad inaugurare i lavori alle ore 17 locali sarà la tradizionale Marcia,
sotto la grande bandiera di 60 metri per 60 bandiere di tutto il mondo cucite una
su l’altra; poi in chiusura il mega-show con artisti dei cinque continenti. E a
poche ore dall’inizio del Forum l’annuncio oggi che la prossima edizione del
2006 si svolgerà contemporaneamente in vari Paesi oltre che a Porto Alegre. E
poi ancora nel 2007 la manifestazione si sposterà in Africa. Ma colleghiamoci
a Porto Alegre con Paolo Beccegato, esperto della Caritas italiana per le
questioni internazionali. Che aria si respira quest’anno? Si dice che
il Forum abbia perso quei caratteri di estremismo nella proposta alternativa di
soluzioni ai grandi problemi dell’umanità …
R. – Sì. Probabilmente si sta
passando sempre più da un momento di denuncia e di analisi delle situazioni di
povertà, ad un momento di proposta. Il passare ad un momento di proposta
costringe maggiormente ad un confronto ed anche ad una sorta di tentativo di
mediazione. E’ difficile, sta diventando forse meno un momento di slogan e più
un momento di elaborazione, e questo non può essere che positivo anche – ripeto
– in quanto nostro essere presenti qui come Caritas e come Chiesa,
confrontandoci con altre realtà però, ripeto, tutte motivate dal desiderio di
globalizzare la solidarietà, come ci ricorda il Santo Padre più volte.
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26 gennaio 2005
IN INDIA E’ DI CIRCA 330 MORTI, TRA I QUALI MOLTE
DONNE E BAMBINI,
L’ULTIMO BILANCIO DELLE VITTIME PROVOCATE DA UN
GRAVE INCENDIO
SCOPPIATO IERI DURANTE UNA PROCESSIONE INDUISTA
NELLO STATO DI MAHARASHTRA
- A cura
di Maria Grazia Coggiola -
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NEW DELHI.= Molti dei feriti si
trovano in condizioni gravissime. I soccorritori hanno lavorato tutta la notte
per domare le fiamme nel tempio di Mandahar Devi, dedicato alla dea Kali, dove
ogni anno, durante i giorni di luna piena, si tiene un pellegrinaggio di nove
giorni. Ieri c’erano circa 300 mila pellegrini quando verso mezzogiorno è
scoppiato il panico tra la processione dei fedeli che con delle lampade ad olio
stavano salendo verso il tempio lungo uno stretto viottolo. Quando hanno visto
le fiamme dentro il tempio, i pellegrini si sono messi a correre all’impazzata
travolgendo gli altri sui gradini scivolosi. Ad essere calpestati sono stati
soprattutto donne e bambini, più numerosi tra le vittime. Nella confusione, per
la rabbia dei familiari delle vittime, alcune bancarelle sono finite in fiamme
provocando l’esplosione di bombole a gas. Le ambulanze ed i vigili del fuoco
sono arrivati con molto ritardo perché le strade erano intasate da centinaia di
autobus. Simili incidenti, dovuti al sovraffollamento e alla mancanza di norme
di sicurezza sono abbastanza frequenti nelle processioni religiose in India.
Sempre vicino Bombay nell’agosto del 2003, morirono nella ressa circa 150
persone.
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INIZIATO IERI A NAPOLI IL CICLO DI MANIFESTAZIONI
ORGANIZZATO
PER CELEBRARE IL 1700.MO ANNIVERSARIO DEL MARTIRIO
DI SAN GENNARO
NAPOLI.
= La Chiesa napoletana celebra con un ciclo di manifestazioni il 1700.mo anniversario
del martirio di San Gennaro, vescovo di Benevento, decapitato presso la Solfatara
di Pozzuoli nel 305 d.C. durante la persecuzione di Diocleziano. Il ciclo è
stato avviato ieri con la celebrazione della Santa Messa nella cappella dedicata
a Sant’Agrippino nelle catacombe di San Gennaro a Capodimonte, dove le reliquie
del Santo, patrono di Napoli e della Campania, sono state traslate tra il 413 e
il 432 d.C.. Nell’omelia l’arcivescovo di Napoli, cardinale Michele Giordano,
ha sottolineato lo stretto rapporto che si è instaurato sin dai primi secoli
dell’era cristiana tra la città e il suo patrono. “San Gennaro – ha detto il
porporato - è stato il cemento, le radici della civiltà napoletana, campana e
meridionale”. Le manifestazioni continueranno con un convegno internazionale
previsto a Napoli dal 21 al 23 settembre e organizzato con la collaborazione
con l’Università Federico II. Al centro dei lavori, il culto e l’agiografia in
età antica e moderna e nella storia dell’arte e della musica. (A.L.)
L’UNICEF DENUNCIA CHE IN SRI LANKA LE TIGRI TAMIL
RECLUTANO BAMBINI.
I RIBELLI NON RISPETTANO L’ACCORDO SIGLATO A
COLOMBO NEL 2003
CHE PREVEDEVA IL RILASCIO DEI PICCOLI SOLDATI
COLOMBO.
= I ribelli delle Tigri Tamil continuano a reclutare bambini-soldato a dispetto
dell’accordo siglato nel 2003 con l'Unicef e del governo di Colombo che
invece ne prevedeva il rilascio e la riabilitazione nella società. La denuncia,
sia dell'Unicef che dell’organizzazione umanitaria Human Rights Watch,
sostiene che i Tamil stiano reclutando molti bambini-soldato. La maggior parte
delle giovani reclute sarebbero state prelevate nella parte orientale del
Paese, una delle zone più devastate dallo tsunami dello scorso 26 dicembre.
“L’arruolamento di bambini si è intensificato e il numero delle nuove reclute
supera quello dei bambini rilasciati”, ha sottolineato la Human Rights Watch.
Secondo l’organizzazione, molti dei ragazzini attualmente reclutati erano stati
rilasciati dal comandante dissidente Vinayagamoorthy Muralitharan, che a marzo
si era staccato dalla fazione principale delle Tigri Tamil insieme con 6.000
combattenti. Sono 20 anni che i ribelli Tamil combattono contro il governo
centrale: il conflitto ha causato la morte di almeno 65.000 persone. Gli
scontri sono stati interrotti solo nel 2002 grazie alla mediazione del governo
norvegese. I negoziati di pace avviati dopo la firma della tregua, sono falliti
però l’anno successivo con il ritiro dei ribelli che rivendicavano una maggiore
autonomia nelle zone settentrionali e orientali. In queste aree i Tamil
costituiscono la maggioranza. (R.A.)
I vangeli
tradotti in Ashuar. L’INIZIATIVA E’ DI DON LUIS BOLLA
CHE DA OLTRE
50 ANNI PREDICA LA PAROLA DI DIO NELLA FORESTA AMAZZONICA
PERU’. = Per molti il nome del villaggio di Kuyuntsa
è sconosciuto ma qui, nel cuore dell’Alto Amazonas in Perù, da oltre 50 anni
lavora il sacerdote italiano don Luis Bolla. Il sacerdote ha preso la decisione
di fermarsi per due o tre mesi nella zona di Kuyuntsa. È un’area popolata dagli
indigeni Ashuar. “La zona amazzonica – dice don Diego Clavijo, missionario
salesiano - ha avuto cambi profondi sia nella lingua, nel suo idioma, sia nei
suoi costumi. Don Bolla vuole tradurre i Vangeli per gli Ashuar nella loro
lingua nativa e per questo si fermerà alcuni mesi per condurre questa delicata
missione”. Padre Bolla ha già tradotto nella lingua Ashuar tutte le Lettere del
Nuovo Testamento e sta aspettando la generosità di quelle persone che
desiderano contribuire economicamente per la stampa dei libri sacri nella
lingua Ashuar. Allo stesso tempo, i salesiani che lavorano nella zona dell’Alto
Amazonas, continuano ad impegnarsi anche nella promozione umana e cristiana di
queste popolazioni attraverso l’evangelizzazione delle comunità indigene. (R.A.)
E’ L’ANNO DELLE BIOGRAFIE CINEMATOGRAFICHE: NELLE PIÙ IMPORTANTI CATEGORIE
SI ACCAPARRANO LE
NOMINATION AGLI OSCAR, CHE SARANNO CONSEGNATI
IL PROSSIMO 27 FEBBRAIO.
SONO OPERE CHE, ATTRAVERSO LE VITE DIFFICILI
DI GRANDI PROTAGONISTI,
FANNO RIFLETTERE SULLA STORIA E LA SOCIETÀ
- A cura di Luca
Pellegrini -
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LOS ANGELES. = E’ un grande
film, ricco di tutti quegli ingredienti che fanno un’opera assolutamente
appetibile per gli Oscar. Ragion per cui, “The Aviator” di Martin
Scorsese, la biografia della stravagante, imprevedibile e tragica esistenza del
miliardario americano Howard Hughes, divisa tra cinema, aerei, passioni e follia,
conquista ben 11 nomination tra le quali quella per miglior film,
migliore regia e quella per Leonardo Di Caprio quale miglior attore
protagonista e per la splendida Cate Blanchett quale non protagonista nel ruolo
di Katherine Hepburn. Sette nomination vanno a due ulteriori biografie:
quella sontuosa, molto romanzata, del creatore di Peter Pan, lo scrittore James
Barrie che con “Finding Neverland” trova in Johnny Deep un ispirato
protagonista, aggiudicandosi anche lui la nomination. Jamie Foxx concorre
sia come miglior attore protagonista per “Ray”, anche qui il racconto di
una vita complessa, quella del cantante Ray Charles, sia come non protagonista
per il thriller “Collateral”. Impianto biografico, anche se immaginario,
quello di “Million Dollar Baby”, bel film di Clint Eastwood il quale,
candidandosi come miglior attore oltre che come miglior regista, dimostra da alcuni
anni come si possa riuscire a creare un mirabile connubio tra spettacolo e impegno.
Meno scontate e più complesse le scelte che si riferiscono alle attrici protagoniste,
tra le quali si segnalano Kate Winslet per il difficile “Se mi lasci ti
cancello”, Annette Bening per “Being Julia” e la tragica Imelda Staunton
per “Vera Drake”, già vincitrice della Coppa Volpi a Venezia. Il Gesù di
“The Passion”, di Mel Gibson, ottiene soltanto la segnalazione per il
trucco, la musica e la fotografia.
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26
gennaio 2005
- A cura di Fausta Speranza -
Le forze armate israeliane
sospenderanno le cosiddette 'uccisioni mirate' di militanti palestinesi nelle
zone dove l'ANP, l'Autorità Nazionale Palestinese, garantirà calma e sicurezza.
La promessa viene da una fonte anonima della presidenza del consiglio
israeliana. Ma, intanto, gli impegni sul piano diplomatico si intrecciano a
fatti di sangue: una bambina palestinese di tre anni è stata uccisa da colpi di
arma da fuoco sparati da soldati israeliani nei pressi di Deir el Balah nel
centro della Striscia di Gaza. Il servizio di Fausta Speranza:
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Un appuntamento alla prossima
settimana per preparare l’incontro tra Sharon e Abu Mazen: è il frutto del
faccia a faccia, stamane, tra collaboratori ad alto livello del premier israeliano
e del presidente palestinese. Un contatto possibile dopo che il premier israeliano,
nelle prime ore di oggi, aveva tolto il divieto di contatti con la nuova
dirigenza ANP, imposto il 14 gennaio scorso dopo l’attentato costato la vita a
6 israeliani nella striscia di Gaza. A riprendere i contatti politici sono
stati il consigliere del premier israeliano, Dov Weisglass, e il ministro
palestinese addetto ai negoziati con Israele Saeb Erekat. Parole incoraggianti
per il riavvio del processo di pace vengono da William Burns: il segretario di
Stato aggiunto USA, parla di “momento pieno di promesse e di speranze” e anche
di passi promettenti “realizzati dal presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese,
Abu Mazen, per ristabilire la legge''. Burns che ieri ha incontrato al Cairo il
ministro degli esteri egiziano, domani incontrerà il presidente Mubarak e poi
si recherà in Israele e nei territori palestinesi, dove avrà un colloquio con
il premier palestinese Ahmed Qorei (Abu Ala).
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Ratifica della Costituzione europea, allargamento
dell’Unione, ma soprattutto rilancio economico dei Venticinque. Sono questi i
temi principali del programma di lavoro della Commissione europea per il 2005,
che verrà presentato oggi pomeriggio a Bruxelles dal presidente dell’esecutivo
UE, Jose' Manuel Durao Barroso. In programma - secondo quanto comunicato
stamani dalla responsabile europea alla concorrenza, l’olandese Neelie Kroes -
anche una revisione delle regole sugli aiuti di Stato. Le priorità della Commissione,
che dovranno essere approvate dall’Europarlamento di Strasburgo, appaiono quindi
tutte economiche. Lo conferma Adriana Cerretelli, caporedattore a Bruxelles del
quotidiano Il Sole24Ore, intervistata da Giada Aquilino:
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R. – Il grande problema,
l’emergenza europea, si chiama ‘degrado della sua competitività’ e ‘bassa
crescita e incapacità di rilanciare l’occupazione’. Allora, si vuole puntare
tutto sulla riforma del patto di stabilità, da una parte, e sulla revisione
della strategia di Lisbona per cercare di dare appunto la sveglia all’Europa
allargata a 25 Paesi. La strategia di Lisbona per le riforme strutturali, la
liberalizzazione dei mercati che fu lanciata nel 2000 e che aveva come obiettivo
di fare dell’Europa l’economia più competitiva e dinamica del mondo, si è
dimostrata fallimentare. Gli Stati membri non hanno rispettato gli impegni
nella maggior parte dei casi, e dunque questa ‘sveglia’ all’Europa non è stata
data. Allora, l’idea è di semplificare gli obiettivi della competitività e
della coesione sociale, e di stringere un patto con i governi per indurli a
fare queste riflessioni.
D. – Cosa risponde Barroso a chi
chiede la revisione del patto di stabilità?
R. – Bisogna dare più flessibilità,
senza però dimenticare la stabilità. Tanto Francia che Italia hanno insistito,
a livello di governo, sulla necessità di valorizzare sempre di più la
flessibilità. Bisognerà dunque vedere alla fine quale sarà il partito vincente.
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Si apre
l'edizione 2005 del “Forum economico mondiale” di Davos, posto sotto il segno
della “solidarietà globale”. Fino a domenica affluiranno nella località
svizzera circa 2250 partecipanti provenienti da 96 Paesi, tra cui una ventina
di capi di Stato e di governo e 500 patron di grandi imprese. Il servizio di
Rita Anaclerio:
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La politica internazionale promette di rubare la
scena ai businessman riuniti nella località svizzera. Si attende, infatti, la
prima partecipazione di un capo di Stato francese alla tribuna di Davos.
Jacques Chirac cercherà di rilanciare il suo progetto di tassa internazionale
destinata a finanziare lo sviluppo dei Paesi poveri. Secondo la presidenza
francese è prevista un'ampia gamma di soluzioni che va da una tassa sui gas a
effetto serra ad un prelievo sugli acquisti per carta di credito. Subito dopo
sarà la volta di Tony Blair che aprirà formalmente la tribuna economica
mondiale. Ci sarà anche il presidente della Commissione Europea, José Manuel
Barroso. Per il presidente ucraino Yushchenko Davos sarà la prima tribuna
internazionale per la "nuova Ucraina" promessa a conclusione del drammatico
braccio di ferro elettorale. Anche per il presidente dell'ANP, Abu Mazen, la
cui venuta sembra confermata, il World Economic Forum dovrebbe segnare
l'esordio internazionale. Nessuna conferma, come neppure trovano seguito le
ipotesi di un arrivo a sorpresa del nuovo segretario di Stato Usa, Condoleezza
Rice. Tolto l'ex presidente Bill Clinton e alcuni senatori, la politica
americana non è molto rappresentata al Forum di quest'anno. Arrivano in forza,
invece, i cinesi, con la regia del vice-premier Huang Ju. Il gohta della
finanza quest'anno propone un tema-contenitore che esorta i potenti ad assumersi
"le responsabilità di scelte difficili" e una novità organizzativa
voluta dal fondatore e presidente Klaus Schwab: l'agenda è a 'votazione'. Gli
argomenti più importanti da discutere, infatti, verranno messi al voto dei partecipanti,
che selezioneranno sei temi 'principali'.
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La giustizia
russa, nella veste del procuratore generale Vladimir Oustinov, ha dichiarato
che non ha intenzione di chiudere l'indagine giudiziaria per corruzione contro
Ioulia Timochenko, nominata provvisoriamente primo ministro ucraino dal neo
presidente Viktor Yushchenko.
Tre cooperanti sudanesi che
lavorano per l’ADRA, un'agenzia di aiuti internazionale, sono stati rapiti
nella zona controllata dai ribelli nel Darfur, in Sudan occidentale. I tre
volontari sono stati presi a dicembre a Labaro mentre erano impegnati nello
scavo di pozzi di acqua. L'ONU e le altre agenzie internazionali hanno
criticato i ribelli del Darfur perché già in passato hanno attaccato convogli
di aiuti umanitari e rapito cooperanti. Da quando sono iniziate le operazioni
umanitarie, lo scorso maggio, cinque cooperanti sono stati uccisi nel Darfur.
La maggior parte di coloro che sono stati rapiti è stata poi rilasciata incolume.
Il
presidente afgano Hamid Karzai è atteso a Teheran per una serie di incontri con
il presidente iraniano Mohammad Khatami. Si tratta della prima trasferta estera
di Karzai da primo presidente afgano democraticamente eletto. Karzai e Kathami
domani raggiungeranno Islam Qala, una città al confine afgano, per inaugurare
una strada per Herat, riparata con i soldi stanziati dall'Iran, e un nuovo
canale di trasmissione per distribuire energia elettrica.
I quattro cittadini britannici liberati dal campo
di detenzione USA di Guantanamo e tornati ieri in Gran Bretagna sono ancora in
stato di fermo. Non è chiaro se e quando torneranno a piede libero ma il capo
della polizia di Londra ha precisato che contro di loro, in ogni caso, non sarà
decisa alcuna azione legale a partire dal materiale raccolto durante gli interrogatori
a Guantanamo. Sbarcati ieri a Londra, Moazzam Begg, Feroz Abbasi, Martin
Mubanga e Richard Belmar sono stati arrestati sulla base della legge antiterrorismo
per “coinvolgimento nella decisione, preparazione e nell'istigazione di azioni
di terrorismo”. Ma per la giustizia inglese i materiali d’accusa raccolti sono
“inammissibili” e saranno utilizzate “solo eventuali ammissioni rilasciate
nelle aule di tribunali britannici. Altrimenti verranno rilasciati il prima
possibile”.
Sospetti militanti hanno fatto esplodere due
ordigni durante le celebrazioni per la festa della Repubblica indiana nella
capitale dell'Assam, Gauhati, ferendo due persone e provocando il panico tra le
circa 900 persone che stavano partecipando alla parata. Il governatore dello
Stato, Ajai Singh, ha accusato i gruppi ribelli che hanno chiesto alla gente di
boicottare le celebrazioni che ricordano l'approvazione della costituzione
indiana nel 1950. Nella vicina isola di Sialmari, invece, i soldati hanno
ucciso otto ribelli.
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