RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
25 - Testo della trasmissione martedì 25 gennaio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Riorganizzazione
delle circoscrizioni ecclesiastiche in Albania
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Conclusione dell’Assemblea generale ordinaria dei
vescovi del Perù
No delle Filippine all’uso dei profilattici per il
controllo demografico
Al via, domani, la quinta edizione del Forum sociale
mondiale
E’ on line il nuovo sito Internet dei padri comboniani
In Iraq, a cinque giorni
dalle elezioni, ucciso un giudice iracheno e ripetute le minacce del terrorista
al
Zarqawi. In Italia funerali di Stato per il maresciallo Simone Cola, colpito a Nassirya
Diplomazia al lavoro per
il Medio Oriente: a Gerusalemme il sotto-segretario di Stato americano Burns
25
gennaio 2005
SI CONCLUDE
OGGI LA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
INCENTRATA
SUL TEMA “CRISTO, UNICO FONDAMENTO DELLA CHIESA”.
IL VESCOVO VINCENZO PAGLIA TRACCIA AI NOSTRI
MICROFONI
UN BILANCIO DELL’INIZIATIVA ECUMENICA
Si chiude oggi la “Settimana di preghiera
per l’Unità dei cristiani”, incentrata quest’anno sul tema “Cristo unico
fondamento della Chiesa”. Alle ore 17.30, nella patriarcale basilica di San
Paolo Fuori le Mura, avrà luogo la tradizionale conclusione dell’iniziativa
ecumenica. A nome del Santo Padre, la celebrazione dei Vespri sarà presieduta
dal cardinale Walter Kasper, presidente del pontificio consiglio per la
Promozione dell'Unità dei Cristiani. Al
rito solenne prenderanno parte numerosi rappresentanti della altre Chiese e
comunità ecclesiali. Parteciperanno anche i membri della Commissione mista
internazionale di dialogo tra Chiesa cattolica e chiese ortodosse orientali. La
commissione, istituita recentemente, terrà la sua seconda sessione plenaria, a
Roma, da oggi a sabato 29 prossimo. Per un bilancio della “Settimana di
preghiera” nel contesto del cammino ecumenico, Alessandro Gisotti ha
intervistato il vescovo di Terni Narni Amelia, Vincenzo Paglia, presidente
della commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo della CEI:
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R. – E’ davvero un tesoro
prezioso che va preservato. Potremmo anzi dire che proprio grazie a questa
preghiera si sono compiuti negli ultimi 40 anni progressi enormi.
D. –
Giovanni Paolo II ha sottolineato più volte che è dovere di ogni battezzato
impegnarsi per l’unità dei cristiani. C’è sufficiente sensibilità tra i fedeli
su questo tema o rischia piuttosto di restare un’esigenza sentita da pochi?
R. –
Credo che, su questo punto, il lavoro da fare sia ancora moltissimo. Laddove
una confessione cristiana è maggioritaria forse è necessario che questa
sensibilità si allarghi e si approfondisca. Credo che l’esortazione del Papa a
far crescere nella coscienza di tutti i battezzati il bisogno di unità faccia
parte dello stesso patrimonio cristiano. I cristiani debbono, per esempio,
pregare per l’unità, debbono conoscere le altre confessioni. C’è bisogno quindi
di studio, di incontro, di conoscenza.
D. – Nel 2001, con la firma a
Strasburgo della Charta oecumenica si è scritta una pagina storica per
la promozione dell’ecumenismo nel Vecchio Continente. Quali passi sono stati
compiuti da allora e quali invece gli ostacoli incontrati?
R. – Passi se ne stanno facendo,
sia a livello ufficiale sia a livello delle diocesi. E’ un cammino questo, a
mio avviso, che richiede un impulso ulteriore proprio perché sono iniziati
questi contatti.
D. – In che modo l’ecumenismo
può aiutare i cristiani a dialogare con le altre religioni?
R. – L’ecumenismo è una
dimensione essenziale alla Chiesa per la sua vita interna. Un corpo non può
vivere diviso. L’unità è necessaria per favorire l’incontro fra tutti i
credenti, ancor più tra tutti i popoli. E’ esemplare l’incontro di Assisi. Ci
mostra: che l’unica Chiesa che ha la forza e che comunque è ascoltata da tutte
le altre religioni per ritrovarsi insieme, è la Chiesa cattolica. Solo il Papa
è riuscito a convocare tutti!
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RINUNCE E NOMINE
Il Santo Padre ha accolto oggi la rinunzia, presentata per raggiunti limiti
d'età, da mons. Paul Fouad Tabet dall'incarico di nunzio apostolico in Grecia
ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico mons. Patrick Coveney,
arcivescovo titolare di Satriano, finora nunzio apostolico in Nuova Zelanda,
Isole Fiji, Isole Marshall, Stati Federati di Micronesia, Samoa, Vanuatu,
Tonga, Nauru, Kiribati, Palau, Isole Cook e delegato apostolico nell'Oceano
Pacifico.Giovanni Paolo II ha inoltre nominato vescovo di Crema mons. Oscar
Cantoni, finora vicario episcopale per il Clero nella diocesi di Como.
RIORGANIZZAZIONE DELLE CIRCOSCRIZIONI
ECCLESIASTICHE IN ALBANIA
Giovanni Paolo II ha adottato i
seguenti provvedimenti per la riorganizzazione delle circoscrizioni ecclesiastiche in Albania: ha elevato a sede metropolitana l’arcidiocesi di
Tiranë-Durrës, invertendo l'attuale denominazione di Durrës-Tiranë,
e assegnando ad essa come suffraganee la
diocesi di Rrëshen e l'amministrazione apostolica dell'Albania meridionale. Inoltre, ha unito la diocesi
di Pult all'arcidiocesi metropolitana di Shkodrë, che assume la denominazione di Shkodrë-Pult, lasciando come suffraganee della medesima arcidiocesi le
diocesi di Lezhë e di Sapë.
“LA LUCE DELLA FEDE SUL MISTERO DEL DOLORE”: ALLA
MESSA IN VATICANO
PER IL TRIGESIMO DELLE VITTIME DEL MAREMOTO
NEL SUD-EST ASIATICO,
LE PAROLE DEL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO, ANGELO SODANO
Di
fronte al mistero del dolore, il credente sa che “Dio ama sempre gli uomini ed
è loro vicino con amore di Padre”. Lo ha detto ieri il cardinale segretario di
Stato, Angelo Sodano, presiedendo, a nome del Papa, nella Basilica Vaticana, la
Messa solenne per il trigesimo degli oltre 280 mila morti del maremoto nel
Sud-Est asiatico. Tra i concelebranti, oltre a cardinali e vescovi, alcuni
nunzi e rappresentanti religiosi dei Paesi colpiti. Forte la presenza di
asiatici. Il servizio di Roberta Moretti:
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“Cristo
non ha soppresso la sofferenza, non ha voluto nemmeno svelarne il mistero: l’ha
presa su di sé e questo è abbastanza perché ne comprendiamo tutto il valore”.
Con le parole del Concilio Vaticano II ai poveri e agli ammalati, il cardinale
Sodano si è rivolto a chi chiede una “risposta chiarificatrice di fronte
all’enigma del dolore”:
“Certo, tante cose sfuggono alla nostra
comprensione, ma l’occhio della fede fa vedere al credente che sempre Dio è
accanto a noi e che, anzi, Dio è amore”.
L’invito
del porporato è di lasciarsi illuminare dalla vicenda di Giobbe, servo di Dio
ricco e felice, “colpito dalle prove più dolorose, nei beni, nei figli, nella
sposa, nei famigliari e negli amici”, ma saldo nella fede. E dal Vangelo di
Giovanni sulla morte e risurrezione di Lazzaro, “potente faro di luce sul senso
dell’esistenza umana”, proiettata verso la Vita eterna:
“Questa certezza interiore ci sostiene nel corso
del nostro cammino sulla terra, ben sapendo che la vita non è che un passaggio
verso l’eternità. Anzi, secondo la spiritualità cristiana, il credente si
considera un esule che attende il ritorno alla Casa del Padre”.
Il
cardinale ha ribadito infine la vicinanza del Santo Padre nella preghiera per
le vittime del maremoto, “chiedendo poi conforto divino per chi è rimasto nel
dolore”:
“A tutti noi, inoltre, il Vicario di Cristo
continua a rivolgere l’invito alla solidarietà verso quei nostri fratelli e sorelle,
ricordandoci le note parole di un Santo: “Alla sera della vita, saremo
giudicati sull’amore”.
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INCONTRO STAMANI A ROMA DEI RAPPRESENTANTI DELLE
CONFERENZE EPISCOPALI
E DELLE CARITAS NAZIONALI DEI PAESI COLPITI DAL
MAREMOTO.
IL 2 FEBBRAIO L’ARCIVESCOVO CORDES SARA’ IN SRI
LANKA
- Intervista con mons. Mario Zenari -
La Messa
di ieri pomeriggio in San Pietro in suffragio delle vittime dello tsunami ha
avuto questa mattina un seguito con la riunione a Roma presso la sede della
Caritas Internationalis, dei rappresentanti delle conferenze episcopali e delle
Caritas nazionali dei Paesi colpiti dal maremoto. Tra l’altro, il 2 febbraio è
atteso in Sri Lanka il presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum,
l’arcivescovo Paul Josef Cordes, che a nome del Papa visiterà le zone
sinistrate. Il presule celebrerà una messa a Colombo dove incontrerà i vescovi,
i religiosi, le religiose, il direttore della Caritas nazionale ed i
responsabili delle Caritas diocesane e delle ONG. Il lavoro svolto dalla Chiesa
nell’isola, dall’emergenza è passato ora alla fase della prima ricostruzione.
Ma ascoltiamo il Nunzio Apostolico in Sri Lanka, mons. Mario Zenari, raggiunto
telefonicamente a Colombo da Roberto Piermarini
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R. – Sono stati spesi soldi
venuti dalla generosità di persone e istituzioni, di Caritas di varie parti del
mondo, soprattutto di Conferenze episcopali. Lì proprio, si è corsi a dare i
primi soccorsi: cibo, vestiario, medicine. E benché sia passata questa prima
fase, ancora siamo sul terreno perché purtroppo in certi campi di accoglienza
non arriva ancora cibo a sufficienza ed altri generi di prima necessità. Ci
sono ancora Caritas, ONG e volontari che si trovano ancora in questi campi di
accoglienza per supplire a queste lacune di provviste di riso, eccetera. C’è
una nuova fase in atto, che è necessaria e urgente, ed è quella di ricollocare
tante famiglie in tende. Anche qui le Caritas diocesane stanno procurando tende
per fare degli accampamenti per liberare le scuole: ci sono ancora un certo
numero di scuole, 200 edifici scolastici, che devono essere liberati per dar
modo ai ragazzi di cominciare a frequentare le scuole.
D. – Si sta operando anche nelle
zone controllate dai separatisti tamil?
R. – C’è una buona notizia di
questi ultimi giorni: le due parti si sono accordate per collaborare alla
distribuzione degli aiuti e alla ricostruzione. Speriamo che a queste
dichiarazioni seguano i fatti e che adesso questo segnale di buona volontà
porti frutti e che si vedano le due parti collaborare insieme, mettendo da
parte determinati interessi. Si tratta di lavorare insieme per il bene della
povera gente. Speriamo che questo passo di mettere insieme le energie per la
ricostruzione possa essere anche una buona occasione per aiutare le due parti a ricominciare quel
cammino di pace che era già stato iniziato ma che è stato sospeso da circa un
anno e mezzo.
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L’evento è stato organizzato per
il 60.mo anniversario della liberazione di Auschwitz. Tra gli altri, hanno
partecipato il sopravvissuto ai campi di sterminio Elie Wiesel e i ministri
degli Esteri di Germania e di Israele. Molti Paesi arabi, invece, hanno
disertato la cerimonia. Annan ha detto che una malvagità come quella
dell’Olocausto non deve ripetersi e che dobbiamo stare in guardia dal ritorno
dell’antisemitismo. L’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente
della Santa Sede all’ONU, si è augurato che tutti gli uomini e le donne di
buona volontà colgano questa solenne occasione per dire “mai più”, qualunque sia
la loro ispirazione politica, in modo che tutte le Nazioni, così come l’ONU,
rispettino la vita, la libertà e la dignità di ogni essere umano. Wiesel si è
chiesto come persone intelligenti ed istruite siano potute diventare macchine
della morte. “In quei tempi – ha detto – chi stava nei campi si sentiva
torturato e ucciso non solo dai nemici, ma anche dal silenzio e
dall’indifferenza del mondo”. Il Premio Nobel ha aggiunto che se il pianeta
avesse ascoltato, forse le tragedie del Darfur, della Cambogia, della Bosnia e
del Rwanda sarebbero state evitate. “Comunque ora, sessant’anni dopo, il mondo
sta finalmente cercando di ascoltare”.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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R. – Quest’anno ricorre anche il 60.mo della fondazione
dell’ONU. Proprio mentre si redigeva la Carta delle Nazioni Unite venivano
pienamente alla luce gli orrori dei campi di concentramento. Quindi, questa
Organizzazione assunse anche il carattere di una risposta diretta a quello
sterminio pianificato. Tra le priorità delle Nazioni Unite figura anzitutto
l’impegno a trovare modalità e meccanismi, e soprattutto a tenere viva la
volontà politica, per prevenire o agire tempestivamente laddove si riscontrino
sintomi che conducono a gravi violazioni dei diritti umani o addirittura a
genocidi.
D. – Oggi, come il 7 aprile
scorso, quando l’ONU commemorò il 10.mo anniversario dei massacri in Rwanda,
nelle aule delle Nazioni Unite si sono uditi molti “mai più”. Quale seguito
l’ONU sta dando a questi appelli?
R. – Il Consiglio di sicurezza
ha allo studio una serie di misure, raccomandate anche dall’ultimo rapporto
commissionato dal segretario generale sulle minacce, le sfide, le riforme
necessarie per far fronte all’attuale situazione mondiale. In particolare, ci
si orienta a potenziare le operazioni di peace keeping e peace
building e a dotarle di meccanismi capaci di garantire la sopravvivenza di
persone e comunità, quando un governo non ha la volontà o le capacità di
assicurarle. L’anno appena iniziato sarà decisivo per la messa a punto di tali
misure.
D. – La commemorazione di oggi
avrà un peso per il conflitto israelo-palestinese?
R. – C’è grande speranza e si
lavora affinché in quella regione si assumano seri impegni a riprendere il
negoziato, a fermare il terrorismo, a superare ogni misura di palese inimicizia
e a smantellare le infrastrutture della violenza e del terrorismo.
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IN QUESTO ANNO DEDICATO ALL’EUCARISTIA, LA
CONFERENZA INTERDIOCESANA
CHE SI È SVOLTA NEI GIORNI SCORSI A DALLAS, NEGLI
STATI UNITI,
È STATA INCENTRATA SULLE TEMATICHE DELLA LITURGIA.
VI HA PRESO PARTE IL CARDINALE FRANCIS ARINZE
- Intervista con il porporato -
In questo anno dedicato in
particolare all’Eucaristia, la conferenza interdiocesana che si è svolta nei
giorni scorsi a Dallas, negli Stati Uniti è stata incentrata sulle tematiche
della Liturgia. Vi ha preso parte il cardinale Francis Arinze, prefetto della
Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti. Che ha avuto
anche occasione di. Si tratta di un’iniziativa di 27 diocesi che si ripete
ininterrottamente da 42 anni. Tema di quest’anno è stato: “Venite alla festa.
Siamo stati chiamati, nutriti e mandati alla missione”. Ascoltiamo,
nell’intervista di Giovanni Peduto, il cardinale Arinze, che ha avuto occasione
anche di tenere conferenze e avere numerosi incontri con vescovi, sacerdoti,
diaconi e membri di organizzazioni laicali:
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R. – Il Popolo di Dio ha fame ed
ha fame di Gesù. Non è vero che il popolo è stanco della religione. Certo,
rappresenta sempre una sfida seguire Gesù. Ma ce ne è sempre sete e Cristo sa
soddisfare quella sete.
D. – Per soddisfare questo
bisogno nel popolo di Dio, cosa devono fare i pastori?
R. – Predicare anzitutto il
Vangelo e farlo senza sconto; celebrare la Liturgia, seguendo i Libri. E questo
affinché sia vera manifestazione della fede, la fede non solo personale e
neanche primariamente personale, ma la fede della Chiesa. La fede nella quale
anche lo stesso celebrante crede. Importante è poi la nostra vita, perché le
azioni parlano meglio delle parole. C’è poi l’azione sociale: l’Eucaristia ci
invita a vivere la solidarietà. Non si tratta di qualcosa di marginale alla
nostra fede, ma è una parte integrante della fede stessa.
D. – Con quali sensazioni è
tornato a Roma dopo questa esperienza vissuta negli Stati Uniti?
R. – Loro privilegiano la
formazione liturgica. Non è un qualcosa di acquisito una volta per sempre. Loro
prendono iniziative come, ad esempio, quella di esibire l’arte liturgica. Hanno
invitato le grandi case produttrici che producono libri liturgici, così come le
grandi case che producono paramenti liturgici, calici, candele ed anche disegni
di nuove. La celebrazione eucaristica è fatta con fede e con cura, con un coro
che cantava bene. La Liturgia delle Ore, quello che chiamiamo Breviario od
Ufficio Divino, non è riservata esclusivamente a sacerdoti, religiosi e
religiose, ma viene recitata anche dal popolo. Alcuni giornali e riviste
parlano anche di quello che non va nella Chiesa, ma ci sono anche delle cose
che vanno bene e queste cose buone rappresentano, fortunatamente, la
maggioranza. Dobbiamo per questo ringraziare Dio.
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DIFENDERE E VALORIZZARE IL LATINO
E IL GRECO, PATRIMONIO CULTURALE DELL’EUROPA: E’ L’OBIETTIVO DEL PONTIFICIO
COMITATO DI SCIENZE STORICHE,
CHE HA PROMOSSO DUE CONCORSI,
GIORNALISTICO E CINEMATOGRAFICO,
PER LA PROMOZIONE DELLE LINGUE
CLASSICHE
- A cura di Alessandro Gisotti -
Sostenere l’incremento delle
lingue classiche nelle scuole ed università europee: è quanto si prefigge il
pontificio comitato di Scienze Storiche, che in attuazione alla risoluzione del
Comité International des Sciences Historiques (CISH) del settembre 2002,
intende contribuire con alcune iniziative al perseguimento di questo obiettivo.
“Il progressivo declino della conoscenza del greco e del latino – sottolinea
una nota dell’organismo vaticano – porterà ad un numero sempre più esiguo di
studenti capaci oggi di dedicarsi non solo agli studi storici, ma anche a
quelli filologici, filosofici e teologici su un livello adeguato e quindi al
totale blocco della ricerca seria in questi settori”.
In tale contesto, il pontificio
comitato di Scienze Storiche ha deciso di promuovere un “premio giornalistico”
per articoli pubblicati in quotidiani o periodici e un “premio
cinematografico-televisivo” sull’attualità e il significato del latino e del
greco per lo sviluppo scientifico e culturale dell’Europa e dei Paesi di
cultura europea. I relativi bandi con tutte le informazioni sulle modalità di
partecipazione a questi premi potranno essere richiesti inviando una e-mail
all'account di posta elettronica vati644@scienstor.va e, dal primo febbraio
2005, consultati all'interno del sito web del Comitato all'indirizzo:
http://www.vatican.va/roman_curia/pont_committees/scienstor/it/default.htm.
“Nonostante le deludenti
politiche scolastiche adottate in questo settore negli ultimi decenni – si
legge ancora nel comunicato - occorre ribadire con forza, e a tutti i livelli
istituzionali, l'importanza dell'insegnamento delle lingue classiche per una
cultura che è alla base non solo dell'Europa presente e futura e di Paesi che
risentono di queste radici culturali, ma che rappresenta un patrimonio
culturale per l'intera umanità”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
"La
luce della fede sul mistero del dolore" è il titolo che apre la prima
pagina: il cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, ha presieduto la
Concelebrazione Eucaristica in suffragio delle vittime del maremoto nel
Sud-Est asiatico ad un mese dal tragico evento.
All'interno,
per la rubrica dell' "Atlante geopolitico" due pagine speciali - a
cura di Giuseppe Maria Petrone e di Marcello Filotei - dedicate a questo
immenso dramma.
Nelle
vaticane, una pagina in merito alla pubblicazione e alla presentazione degli
Atti del Concilio Niceno II - Ecumenico VII. L'intervento dell'arcivescovo
Angelo Amato.
Nelle
estere, ONU: omaggio e memoria nel sessantesimo anniversario della shoà.
Iraq:
l'Unione Europea giudica le elezioni generali "un esperimento chiave"
per la democrazia.
Nella
pagina culturale, un articolo di Danilo Mazzoleni in margine al IX Congresso
Nazionale di Archeologia Cristiana svoltosi ad Agrigento.
Per
l'"Osservatore libri", un articolo di Carlo Pedretti dal titolo
"Pico della Mirandola e Leonardo, un confronto non più impossibile":
pubblicati gli Atti del convegno internazionale di Mirandola su
"Leonardo e Pico".
Nelle
pagine italiane, in primo piano i solenni funerali, a Ferentino, del
maresciallo Simone Cola, ucciso a Nassiriya. Presente il Capo dello Stato.
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25
gennaio 2005
RIVITALIZZARE IL RUOLO DEI LAICI NELL’APOSTOLATO
E RENDERE TESTIMONIANZA VISIBILE
DI COMUNIONE E PREGHIERA:
LE PRIORITA’ INDICATE DAL NUOVO SUPERIORE DEI
PALLOTTINI
- Intervista a padre Friedrich Kretz -
Avanti i laici! Torniamo al Cenacolo con la forza della preghiera e lo
spirito di comunione. Si può riassumere così il pensiero di fondo di padre
Friedrich Kretz, pallottino tedesco, 52 anni, nuovo Rettore generale della
Società dell’Apostolato Cattolico, eletto nell’ultima Assemblea dei Pallottini,
Congregazione fondata nel 1835 da San Vincenzo Pallotti e presente oggi in oltre
40 Paesi dei cinque Continenti, con più di 2300 religiosi, di cui 1600
sacerdoti. Temi emergenti nell’Assemblea, celebrata nell’ottobre scorso, sono
stati il rinnovo degli Statuti, la centralità della vita comunitaria e la vita
di fede. Ascoltiamo il nuovo generale dei Pallottini nella sua prima intervista
rilasciata a Paolo Salvo, che gli ha chiesto in particolare quale ruolo spetti
ai laici nell’Unione dell’apostolato cattolico e nella Chiesa di oggi:
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R. – I THINK THE IDEA OF VINCENT
PALLOTTI…
“L’idea di San Vincenzo Pallotti era di rendere ciascuno consapevole
della propria vocazione all’apostolato. Tutti, non solo la gerarchia, i preti,
i religiosi, ma anche i laici sono chiamati all’apostolato. Ma adesso credo che,
con gli Statuti, è tempo che lo stesso Congresso pallottino faccia un piccolo
passo indietro rimanendo sullo sfondo e che i laici vengano avanti per rendere
concreta questa Unione e fare una piccola esperienza della Chiesa intera, non
solo di una parte di essa, assumendo anche ruoli di responsabilità”.
D. - In tutte le case dei pallottini, spicca il quadro che è chiamata
della Regina degli Apostoli e che raffigura l’evento della Pentecoste….
R. – I SEE THE PICTURE OF THE
CENACLE REALLY AS A KIND OF ICON…
“Io vedo nel quadro del Cenacolo veramente una icona della nostra
spiritualità e della nostra vita. Per i Pallotti infatti era molto importante
non fare i missionari solitari ma creare la comunità e lavorare insieme. Il
Cenacolo ci ricorda lo stare insieme davanti a Dio e l’importanza della
preghiera. Noi non siamo un’agenzia sociale, ma una comunità religiosa. E’ lì,
nel Cenacolo, che noi riceviamo la forza per andare fuori. Il Cenacolo non
rappresenta solo la sala superiore della Pentecoste ma è anche l’icona della
Chiesa primitiva, che va in missione in ogni parte del mondo. Io credo che
questa è la nostra spiritualità, portare la vita della Chiesa dovunque c’è
bisogno”.
D. – Di fronte alla scarsità di vocazioni, che affligge alcune province
come quella italiana, Lei non crede che proprio lo Spirito di Pentecoste
porterà una nuova fioritura e trasformerà, come dice la Bibbia, il deserto in
giardino e il giardino in foresta?
R. – IT’S ALSO OUR TIME; IT’S NOT ONLY…
“Dobbiamo considerare che questo è un problema tipico del nostro tempo,
che riguarda tutte le vocazioni, sia alla vita religiosa che al matrimonio. Il
fatto è che le persone hanno un certo timore ad assumere un impegno a lungo
termine, per tutta la vita. Quello che noi possiamo fare è guardare a noi
stessi, alla nostra vita, e chiederci come viviamo la nostra vocazione. Sto io
veramente facendo un’esperienza come uomo di fede? E’ la nostra esperienza
quella di una vera comunità o una specie di hotel, dove viviamo sotto lo stesso
tetto, ma non facciamo una vita di comunione e neppure ci conosciamo l’uno
l’altro? E’ in questa duplice area che dobbiamo crescere e dare una
testimonianza. La gente vuole vedere i ‘testimoni’, persone di fede e persone
di comunione”.
D. – Molti nel mondo cristiano stanno facendo questa esperienza di una
nuova Pentecoste che cambia la vita delle persone e crea comunità animate dallo
Spirito. Qual è il suo pensiero al riguardo?
R. – IN ALL OUR APOSTOLATE – FOR EXAMPLE, WE ARE A REALLY …
“Noi siamo una congregazione missionaria. La nostra missione è
l’apostolato ma non si può svolgere un apostolato fruttuoso senza la parte
contemplativa, senza il silenzio, senza il tempo per la preghiera. La preghiera
è una colonna, l’altra colonna poi è il contatto diretto con le persone, specie
con le persone bisognose, che sono anche loro luogo di incontro con il Signore.
Noi incontriamo il Signore nella preghiera ma anche quando ci avviciniamo alle
reali necessità delle persone. Io credo che questo sono le due vie in cui lo Spirito
Santo può infondere nuova vita in noi, nelle nostre società, nel nostro
apostolato e nella nostra missione”.
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LA PITTURA DELL’AMBIENTE ROMANO DEL
‘600 NELL’ARTE DI PIERFRANCESCO MOLA: UNA MOSTRA AD ARICCIA, NEL LAZIO, ESPONE
FINO AL 23 APRILE
UNA SESSANTINA DI OPERE DELLA COLLEZIONE PRIVATA
ITALIANA KOELLIKER
La pittura dell’ambiente romano
del Seicento nell’arte di Pierfrancesco Mola: è il contenuto della mostra “Mola
e il suo tempo. Pittura di Figura a Roma dalla Collezione Koelliker”, ospitata
a Palazzo Chigi ad Ariccia, nel Lazio, fino al 23 aprile. La rassegna propone
una sessantina di opere che fanno parte della collezione privata italiana
Koelliker. Il servizio è di Francesca Smacchia:
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(musica)
Un salto
nel passato, un’immersione nella Roma del Seicento, punto di convergenza di
artisti e soprattutto di pittori provenienti da tutti i Paesi. Ed è proprio in
questa città che si può contestualizzare la grandezza di Pierfrancesco Mola,
pittore ticinese di nascita ma romano di formazione. Una pittura giocata su una
ricca gamma di colori, giochi di luce ed ombra, effetti a macchia che rimandano
agli elementi della pittura veneta che sembrano anticipare la pittura realista
dell’Ottocento. Un’arte che ritrae la natura nei suoi aspetti più vivi: la
suggestione dei paesaggi e la ricchezza della vegetazione, i personaggi dalle
corporature imponenti e dalle espressioni autorevoli. In un secolo ricco di
pittori, da Pussin a Caravaggio, come si colloca la figura di Pierfrancesco
Mola? Mina Gregari, storica dell’arte e membro del Comitato scientifico che
presiede l’esposizione:
“Mola viene dal Ticino, è un artista del nord e quindi ha una particolare
predilezione per il colore, per la pennellata libera, per soggetti raffiguranti
mezze figure e soggetti molto ricchi di colore. Pierfrancesco Mola è
soprattutto un pittore di quadri da stanza, nei quali sviluppa questa fantasia
attraverso il colore”.
Tra le molte opere figurano “Il
Dio Padre”, di grande potenza espressiva con la mano alzata e le dita che
simboleggiano la Trinità, e “L’Endimione” che sdraiato a terra è perduto in un
sonno profondo avvolto da un panno rosso. Ma qual è la visione che
Pierfrancesco Mola offre del Seicento romano? Francesco Petrucci, curatore
della mostra:
“Sono due gli aspetti fondamentali della cultura del Mola: il
naturalismo, quindi un approccio diretto con la realtà, senza filtri
intellettuali, e un modo di dipingere molto moderno. E’ un artista attuale sia
nel linguaggio, sia nelle caratteristiche proprio costitutive della sua
pittura”.
Presenti anche i dipinti dei
maestri del pittore, il Guercino, il Cavalier d’Arpino, il Bernini, e varie
opere dei suoi allievi, tele inedite o raramente esposte al pubblico.
(musica)
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25 gennaio 2005
UN PERU’ SENZA VIOLENZA NE’ CORRUZIONE SI
COSTRUISCE
CON LE
ARMI DELLA GIUSTIZIA E DELLA SOLIDARIETA’: LO AFFERMANO
I VESCOVI DEL PAESE, AL TERMINE DELLA LORO
ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
- A cura di Davide Dionisi -
LIMA. = Famiglia, povertà e
immigrazione. Sono queste, per i vescovi peruviani, le questioni attuali più
spinose che riguardano il Paese. Ad esse, si aggiungono altre priorità che i
presuli hanno voluto fissare in un documento intitolato “La ricerca del bene comune: fonte di pace e
di solidarietà”, pubblicato di recente a margine della loro 85.ma
Assemblea generale ordinaria. “Conosciamo bene i problemi che affliggono i
nostri connazionali - scrivono i presuli - E sappiamo bene che si vive in un
clima di totale mancanza di fiducia nei confronti delle istituzioni e del
prossimo. La violenza dilaga in città, così come nelle periferie e nelle
campagne, ed è il frutto di rivendicazioni che, seppur legittime, non trovano
ancora risposta”. I vescovi del Perù si dicono preoccupati soprattutto per la
corruzione, “fenomeno ormai diffuso e radicato, effetto di interessi personali,
di gruppo o di partito, e di un completo disinteresse nei confronti del bene
pubblico”. La nota prosegue indicando l’impegno che la Conferenza episcopale
intende assumere in questo periodo di estrema difficoltà. “Come pastori – si
legge nel documento - vogliamo far luce su questo scenario con la forza di Gesù
Cristo per scoprire quali sono le reali possibilità del popolo peruviano e per
rafforzare la democrazia con le armi della giustizia e della solidarietà,
evitando di ricorrere alla violenza. Con l’apostolo Paolo siamo convinti che
dobbiamo vincere il male con il bene”.
Dopo essersi soffermato sulla politica come “l’arte di ricercare e realizzare
il benessere di tutti”, i vescovi dello Stato latinoamericano concludono la
loro nota con un proposito: “In questa ora cruciale della nostra storia ci
sentiamo direttamente partecipi come Chiesa e ci appelliamo a tutti i peruviani
affinché uniscano le loro volontà al fine di percorrere insieme un cammino di
pace”.
CELEBRATA A TOKYO UNA CERIMONIA ECUMENICA PER
RINSALDARE
I VINCOLI
DI DIALOGO TRA CATTOLICI E LUTERANI DEL GIAPPONE. DURANTE IL RITO, ANNUNCIATA
LA PUBBLICAZIONE IN GIAPPONESE DELLA DICHIARAZIONE CONGIUNTA
SULLA DOTTRINA DELLA RICONCILIAZIONE, FIRMATA NEL
‘99
TOKYO.
= “Verso la riconciliazione e l’unione”. Il titolo di una recente celebrazione
ecumenica svoltasi a Tokyo è anche una dichiarazione d’intenti per la comunità
cattolica e quella luterana del Giappone. Entrambe, impegnate a consolidare i
rapporti di dialogo e di comunione, hanno annunciato durante la celebrazione la
pubblicazione della versione giapponese della Dichiarazione Congiunta sulla
Dottrina della Giustificazione, firmata nell’ottobre 1999 ad Augsburg, in
Germania, fra la Chiesa Cattolica e la Federazione Luterana Mondiale. La
celebrazione – riferisce l’agenzia
Fides – si è tenuta nella chiesa Kojimachi di Tokyo ed é stata presieduta
dall’arcivescovo cattolico di Tokyo, Okada Takeo, e dal capo della chiesa
luterana nipponica, il reverendo Yamanouchi Masatoshi. Il rev. Tokuzen
Yoshikazu, professore al Japan Lutheran
College, ha tenuto l’omelia sul tema del Discorso sulla Montagna,
affermando fra l’altro: “Noi siamo chiamati a diffondere e promuovere la
giustizia di Gesù, una giustizia di umiltà e di amore, anche fuori delle nostre
due comunità”. Alla cerimonia hanno partecipato, tra gli altri, il nunzio
apostolico in Giappone, l’arcivescovo Ambrose De Paoli, ed il reverendo
Nishihara Kenta, vicepresidente del National
Christian Council of Japan. Al termine, i rappresentanti delle due Chiese
hanno firmato e scambiato copie della Dichiarazione Congiunta, dichiarando:
“Noi inviamo questo libro come dono reciproco alle nostre due chiese e come
segno della nostra riconciliazione ed unione”. (A.D.C.)
NO DELLE FILIPPINE ALL’USO DEI PROFILATTICI PER IL
CONTROLLO DEMOGRAFICO.
IL GOVERNO DI GLORIA ARROYO FAVOREVOLE
AD UN “NATURALE SVILUPPO FAMILIARE”,
IN SINTONIA CON GLI INSEGNAMENTI DELLA CHIESA
CATTOLICA
MANILA. = Nonostante che registrino un
tasso di crescita demografica tra i più alti al mondo (2,3%), le Filippine non
appoggeranno l’uso del profilattico per controllare le nascite. Ad affermarlo,
secondo AsiaNews, sono stati ieri rappresentanti del ministero della Sanità,
ribadendo che il governo non intendere percorrere la strada della
contraccezione. A capo di un Paese che conta 84 milioni di abitanti, il
presidente Gloria Macapagal-Arroyo, che pure aveva dichiarato di volere
abbassare il tasso all’1,9%, si è opposta ai gruppi economici e alle lobby
aziendali, che in diverse occasioni avevano riaffermato l’equazione secondo la
quale una crescita così alta della popolazione corrisponde ad una crescita
altrettanto forte della povertà. Il suo governo – ha ripetuto la Arroyo – è
schierato per una politica di “naturale sviluppo familiare”. La Chiesa
filippina, dal canto suo, ha riaffermato più volte la propria posizione “a
difesa della vita”, sottolineando che le cause della povertà “sono da ricercare
nel malgoverno, nella corruzione e nella cattiva gestione dell’economia
nazionale”. La posizione tra Chiesa e governo diverge, invece, sulla questione
dell’AIDS. Il ministro della Sanità filippino, Manuel Dayrit, si è
espresso favorevolmente per l’uso del profilattico in quanto aiuterebbe a non
contrarre la malattia, mentre la Chiesa cattolica ha indicato nella castità e
nella fedeltà coniugale gli strumenti più efficaci per la prevenzione dal
contagio. Sono più di 2 mila le persone affette dall’AIDS nelle Filippine, ma
gli esperti avvertono che in un futuro prossimo il numero aumenterà
rapidamente. (A.D.C.)
AL VIA, DOMANI, LA QUINTA EDIZIONE DEL FORUM
SOCIALE MONDIALE:
NELLA CITTA’ BRASILIANA DI PORTO ALEGRE ATTESE 100
MILA PERSONE
IN RAPPRESENTANZA DI MOVIMENTI, ISTITUZIONI E ONG,
OLTRE A 5 MILA GIORNALISTI
PORTO
ALEGRE. = Oltre 100 mila persone attese, 2.500 eventi in 11 aree tematiche
promossi da 4.071 organizzazioni provenienti da 112 Stati. Sono i “numeri”
della quinta edizione del Forum Sociale Mondiale (FSM), che si svolge a Porto
Alegre da domani al 31 gennaio. Ben 500 gli spazi a disposizione – in gran
parte tende e strutture mobili – per conferenze, dibattiti e incontri,
distribuiti su un’area di quattro chilometri quadrati compresa tra Cais do
Porto (la zona portuale) e il Parco ‘Marinha do Brasil’, nel centro della città
costiera, capitale del Rio Grande Do Sul. Le nuove strutture realizzate per
ospitare le attività del Forum Sociale rimarranno poi a disposizione del
milione e mezzo di abitanti di Porto Alegre. In particolare, l’area dismessa
nella zona di Seca Square è stata recuperata e trasformata in uno spazio
culturale, mentre il campo che accoglierà i giovani del Forum, realizzato per
l’occasione, diventerà la sede degli uffici amministrativi del “Parco
dell’Armonia”. Cinquemila sono i giornalisti accreditati dai cinque continenti,
in rappresentanza di 65 nazioni, e oltre mille i media che seguiranno il Forum.
Numerosissimi saranno anche i rappresentanti di movimenti, sindacati,
associazioni per i diritti umani, reti di solidarietà internazionale, ONG,
università e realtà ecclesiali, come le Commissioni giustizia e pace del
Brasile o le Caritas locali e di diversi Paesi, tra cui l’Italia. L’anno
scorso, a Mumbai, in India, al quarto FSM parteciparono quasi 75 mila persone,
con interventi tradotti in tredici lingue, compresi il tamil e il bengalese. (A.D.C.)
E’ ON LINE
IL NUOVO SITO INTERNET DEI PADRI COMBONIANI.
REDATTO IN 7 LINGUE, CONTIENE NEWS, FORUM,
DOCUMENTI D’ARCHIVIO SCARICABILI,
OLTRE AD UNA SEZIONE CON TUTTI GLI SCRITTI DI
DANIELE COMBONI
ROMA.
= Ieri, nella ricorrenza particolarmente significativa della festa di San Francesco
di Sales, patrono della comunicazione, è stato inaugurato il nuovo portale dei
Missionari Comboniani all'indirizzo www.Comboni.org.
Già dal mese di giugno 1999 – informa la Misna - i comboniani della Curia generalizia
avevano una finestra sul mondo del web. Quattro anni più tardi, il sito si
rinnova e diventa ora un portale internazionale in sette lingue, con servizi
inediti, una sezione dedicata agli scritti di Daniele Comboni, motori di
ricerca efficaci, un'area riservata, un ricco archivio di documenti con
materiale multimediale scaricabile e inoltre mailing list e forum per una interazione più ampia e un ritrovo
virtuale dei confratelli. Nuova è anche la sezione delle news, che ha iniziato i suoi servizi informativi e allargato l'area
di interesse a tutto ciò che riguarda la vita dei comboniani:
l'evangelizzazione, l'animazione missionaria, lo sviluppo dei popoli. Il
superiore generale dell’Istituto, Padre Teresino Serra, ha sottolineato che il
portale è un'immediata conseguenza delle indicazioni emerse nel Capitolo del
settembre 2003: “Facciamo uso delle nuove opportunità tecnologiche sorte nel
campo delle comunicazioni sociali (riviste, radio, tv, internet). Merita una
speciale attenzione il mondo dell'informatica, tenendo conto delle diverse
possibilità nelle differenti parti del mondo”. (A.D.C.)
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25 gennaio 2005
- A cura di Barbara Castelli -
La situazione in Iraq resta tesa a meno
di una settimana dalle prime elezioni del dopo Saddam. La violenza continua a
seminare vittime ogni giorno, mentre si fanno sempre più incalzanti le minacce
dello stratega del terrore Abu Musab al Zarqawi contro gli iracheni che
parteciperanno alle elezioni di domenica. In Italia, intanto, si sono svolti
questa mattina i funerali di Stato del maresciallo Simone Cola, ucciso nel
Paese del Golfo durante una perlustrazione in
elicottero. Il nostro servizio:
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“I cecchini addestrati saranno pronti
ad abbattere gli apostati che si recheranno ai seggi elettorali”. A cinque
giorni dalle elezioni, i cui risultati dovrebbero essere noti dieci giorni dopo
la tornata, l’uomo di Osama Bin Laden in Iraq è tornato a farsi vivo con le sue
minacce. In un comunicato firmato dall’Organizzazione di Al Qaeda nel Paese, e
distribuito nella città di Al Dour, 150 km a nord della capitale, l’emiro di
origine giordana assicura che l’appuntamento del 30 gennaio verrà macchiato dal
sangue di quanti parteciperanno a quella che ha definito una “farsa americana”.
Alle parole di boicottaggio drammaticamente ogni giorno seguono i fatti. Abu
Musab al Zarqawi, infatti, ha rivendicato gli attacchi armati che negli ultimi
due giorni hanno colpito dieci seggi elettorali nella provincia di Salaheddin,
causando ingenti danni materiali alle scuole che ospiteranno i seggi. I
terroristi poi hanno ucciso questa mattina un giudice iracheno mentre stava
uscendo dalla sua abitazione, nella zona orientale di Baghdad. Nell’agguato,
l’ultimo di una lunga serie che ha visto nel mirino dell’estremismo, tra gli
altri, il governatore di Baghdad e il vice-capo della polizia, ha perso la vita
anche un figlio del giudice. Sempre nella capitale, sei iracheni, di cui tre
poliziotti, hanno perso la vita in scontri scoppiati nel quartiere orientale Rashad. Un soldato
americano ieri è morto per le ferite riportate durante un attacco compiuto con
un ordigno esplosivo nell’ovest della capitale. Altri cinque militari
statunitensi hanno perso la vita ieri in un incidente stradale in Iraq. In
primo piano anche il fronte dei sequestri. Un nuovo video dei ribelli ha
mostrato questa mattina un cittadino americano che implora per avere salva la
vita, rivolgendosi esplicitamente al leader libico, Muammar Gheddafi. A Nassiriya,
intanto, proseguono le indagini per trovare gli assassini del maresciallo
italiano Simone Cola. Alle ricerche hanno intenzione di partecipare anche “alti
esponenti” del movimento di Al Sadr, che hanno manifestato il proprio
“rammarico” per l’omicidio del giovane. E proprio questa mattina, in Italia,
nella cattedrale di Ferentino si sono svolti i funerali del maresciallo ucciso durante una perlustrazione in elicottero.
“Simone è stato un costruttore di pace”: ha detto il vescovo di Frosinone,
Veroli e Ferentino, mons. Salvatore Boccaccio, durante l’omelia, dinanzi ai
familiari del maresciallo e alle più alte cariche dello Stato, tra cui anche il
presidente, Carlo Azeglio Ciampi. Il suo esempio – ha proseguito – “ci
sollecita a vivere la nostra esistenza come un dono d’amore per gli altri, se
necessario fino al sacrificio”. L'uscita del feretro di Simone Cola è stata
accolta da un lungo applauso delle centinaia di persone presenti sia
all’interno, sia all’esterno della cattedrale. Molti anche quelli che si sono
avvicinati per un'ultima carezza.
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Stati Uniti e Russia al lavoro per risolvere la crisi in Medio Oriente.
Mosca ospita da ieri il presidente siriano, Bashar al Assad, mentre a
Gerusalemme è atteso il sottosegretario di Stato americano, William Burns. Nei
Territori, altri segnali di distensione: la polizia palestinese ha esteso ieri
le sue attività, oltre che al nord, anche al sud della Striscia di Gaza. Il servizio di Rita Anaclerio:
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Potrebbe concludersi positivamente in meno di 24 ore la prima
iniziativa messa a punto dal nuovo presidente dell’Autorità Nazionale
Palestinese, Abu Mazen, per fermare gli attacchi dei gruppi radicali contro
Israele. Alti ufficiali israeliani e palestinesi, infatti, si incontreranno in
serata per discutere alcuni dettagli del piano di dispiegamento degli agenti
palestinesi al confine tra la Striscia di Gaza e Israele. Inoltre, in
un’intervista pubblicata dal quotidiano arabo al Hayat, il
portavoce dell'ufficio politico palestinese di Hamas ha dichiarato che il
gruppo islamista è pronto ad entrare a far parte dell'OLP, l'Organizzazione per
la liberazione della Palestina guidata da Abu Mazen. Il presidente palestinese,
inoltre, si è incontrato a Ramallah col premier Abu Ala per discutere la
composizione del suo nuovo governo. Un altro importante progetto è al varo del governo israeliano Sharon: un treno che unirà Gaza alla Cisgiordania e che ripercorre il percorso del “Safe
Passage”, la strada chiusa dopo lo stallo dei negoziati di pace seguito alla
prima Intifada. Il progetto vuole essere una risposta decisa a chi
pensa che una volta abbandonati i Territori occupati, Israele lascerebbe
completamente isolati i palestinesi di Gaza. Se l’iniziativa venisse approvata,
il premier Shimon Peres intende chiedere alla Banca Mondiale metà dei
finanziamenti. Intanto, a Gerusalemme si attende il
sotto-segretario di Stato americano, William Burns, che incontrerà il ministro palestinese incaricato dei
negoziati, Saëb Erakat. A Washington, invece, il capo della
diplomazia israeliana incontrerà il segretario di Stato designato, Condoleeza
Rice.
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“La Russia è il
nostro partner strategico eterno”. Sono le parole del neopresidente ucraino,
Viktor Yushenko, che ieri ha effettuato a Mosca la sua prima visita all’estero
da capo di Stato. Una sorta di “vertice della riconciliazione”, nel tentativo
di ricucire i rapporti col capo del Cremino, Vladimir Putin, che in campagna
elettorale si era apertamente schierato per Viktor Yanukovic. Giuseppe D’Amato:
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Tre ore per porre le
basi delle nuove relazioni russo-ucraine: Putin ha accettato le condizioni di
Yushenko per proseguire nella costruzione dello spazio economico comune, che
dovrà rispondere agli interessi nazionali e non chiudere la strada a Kiev verso
altri mercati. I due leader hanno anche parlato del misterioso avvelenamento di
Yushenko, durante la campagna elettorale, e della nomina di Yulia Timoshenko a primo ministro ucraino. Non c’è scontro
tra est ed ovest nel Paese, ha commentato in conferenza stampa il neo
presidente, che ha poi incontrato il Patriarca di Mosca, Alessio II. Oggi
Yushenko è a Strasburgo all’assemblea parlamentare nel Consiglio d’Europa,
giovedì sarà in Polonia, quindi a Bruxelles al Parlamento europeo e nel fine
settimana parteciperà al Forum di Davos, in Svizzera.
Per la
Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.
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E proprio
dell’adesione di Kiev all’Unione Europea si è parlato oggi a Bruxelles. Il
piano in 10 punti preparato dall’UE “dà veramente molto all’Ucraina”, ha detto
il commissario per le relazioni esterne, Benita Ferrero Waldner, e non è il
momento di raccomandare “passi prematuri” come una piena adesione di Kiev
all’Unione. Secondo il commissario, l’Unione Europea, che ha da poco accolto
altri 10 Paesi, deve seguire un processo ben definito per mantenere la propria
efficienza.
Il presidente di Taiwan, Chen Shui-bian, ha nominato nuovo primo
ministro Frank Hsieh, membro del Partito democratico progressista (DPP) e
sindaco della città di Kaohsiung, la seconda per importanza dopo la capitale
Taipei. La scelta di Chen, caduta su Hsieh malgrado il DPP abbia perso le
ultime elezioni legislative, non ha sorpreso gli analisti, che non si attendono
grandi variazioni nella prossima squadra di governo rispetto al gabinetto della
precedente legislatura. Lo scorso dicembre il DPP, il partito del presidente, è
uscito sconfitto dalle consultazioni elettorali, che hanno visto l’affermazione
in parlamento del Kuomingtang (KMT), partito nazionalista per decenni al potere
a Taiwan.
Prosegue la missione di mediazione
della Norvegia nel processo di pace nello Sri Lanka. Dopo i colloqui avuti con
il leader dei ribelli separatisti delle Tigri per la Liberazione del Tamil
Eelam, il ministro degli Esteri norvegese, Jan Petersen, ha incontrato ieri a
Colombo il premier cingalese, Mahinda Rajapakse. Il ministro norvegese sta
cercando di favorire la nascita di un organismo congiunto, formato da
rappresentanti dei ribelli Tamil e da quelli del governo di Colombo, incaricato
della distribuzione degli aiuti alle popolazioni delle aree sotto controllo dei
ribelli colpite dallo tsunami.
Pellegrinaggio finito nel sangue
oggi in India. Almeno 150 fedeli hindu, tra cui diverse donne e bambini, sono
rimasti uccisi nella calca nei pressi di un tempio nell’ovest del Paese
asiatico. L’ecatombe è accaduta durante l’annuale pellegrinaggio al tempio di
Mandhar Devi, vicino la località di Wai, nello Stato occidentale del
Maharastra, circa 150 km a sud di Bombay. Un corto circuito o forse un incendio
all’interno di un negozio hanno creato il panico tra la folla. Nel fuggi fuggi
generale sono state travolte decine di persone.
Almeno sette persone, tra cui quattro
turisti stranieri, sono morte oggi nel naufragio di un’imbarcazione al largo
dell’isola thailandese di Koh Samui. Diciassette in tutto i dispersi. Il
battello “Sea Breeze”, a quanto sembra sovraccarico, stava riportando una
quarantina di persone dall’isola di Pa Ngan, dove avevano partecipato alla
popolare festa delle notti di luna piena, a quella di Koh Samui.
Italia. Sono stati assolti dal reato di
terrorismo internazionale tre dei cinque islamici giudicati ieri con rito
abbreviato dal Gup di Milano, secondo il quale “l’attività di guerriglia” in un
contesto bellico non è terrorismo. Il pubblico ministero aveva chiesto condanne
per tutti fra i 6 e i 10 anni di reclusione. Immediato il commento del vice
presidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Gianfranco Fini: “leggere le
motivazioni con cui un giudice ha assolto una cellula di integralisti islamici
– ha detto – genera un sentimento di rabbia e incredulità”.
Gli ultimi quattro cittadini britannici
prigionieri a Guantanamo torneranno oggi a casa, dopo tre anni di detenzione
nella base americana sull’isola di Cuba. Moazzam Begg, Martin Mubanga, Richard
Belmar e Feroz Abbasi sono stati accusati dagli americani di essere stati
addestrati in un campo di Al Qaeda, ma non sono mai stati processati. Gli Stati
Uniti hanno rilasciato circa 200 degli 800 detenuti di Guantanamo, la maggior
parte dei quali catturati durante la guerra in Afghanistan, con l’accusa di
legami con la rete terroristica di Al Qaeda e il defunto regime afghano dei
Taleban.
La Federazione dei sindacati dello
Swaziland, l’ultima monarchia assoluta dell’Africa, ha indetto uno sciopero e
manifestazioni di piazza, oggi e domani, per reclamare riforme democratiche nel
Paese, segnato dalla miseria e dall’Aids. L’SFTU, che richiede riforme
politiche, un dialogo sociale per le politiche del governo e l’adozione di una
Costituzione più democratica, ha chiesto ai cittadini di scendere tra le strade
di Mbabane, capitale amministrativa del regno, situato tra l’Africa del Sud e
il Mozambico.
Nel 2004 il prodotto nazionale lordo
della Cina è cresciuto del 9,5%. Lo ha annunciato ieri Li Deshui, dell’Istituto
nazionale di statistica. Il tasso di crescita ideale, fissato dalle autorità
cinesi nel marzo dello scorso anno, è stato così ampliamente superato. Nel
2003, l’anno dell’epidemia della Sars, la crescita era stata del 9,3%.
“Il Kuwait ritiene di
dover mantenere la propria produzione di petrolio sui 27 milioni di barili al
giorno”. Così oggi il ministro kuwaitiano del Petrolio, lo sceicco Ahmad
al-Fahd al-Sabah, anticipando la posizione del Paese del Golfo nel prossimo
vertice dell’Organizzazione dei
Paesi esportatori di petrolio (OPEC), domenica a Vienna, in Austria.
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