RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 24 - Testo della trasmissione lunedì 24 gennaio 2005

 

Sommario

 

        IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Porre i sacramenti al centro della rinascita spirituale delle coscienze, per arginare il diffondersi del relativismo religioso e morale. Così il Papa ai vescovi della Spagna ricevuti in visita ad Limina

 

Nel messaggio per la Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali il Papa invita i mass media a promuovere l’amicizia e la comprensione tra i popoli

 

Si avvia al termine la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Domani la giornata conclusiva con la Messa nella Basilica di San Paolo fuori le Mura: la riflessione del priore di Bose Enzo Bianchi

 

Oggi pomeriggio alle 17.00 nella Basilica vaticana il cardinale Angelo Sodano presiede a nome del Papa la celebrazione in suffragio delle vittime del maremoto del Sud-Est asiatico

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’Indonesia dopo il maremoto : è l’ora della ricostruzione. Ai nostri microfoni la testimonianza di un missionario italiano, padre Ferdinando Severi

 

Conclusa in Ciad la plenaria delle Conferenze episcopali dell’Africa Centrale. Con noi mons. Jean-Claude Bouchard

 

Nasce a Roma l’Osservatorio del Mediterraneo per rilanciare il dialogo tra mondo europeo e islamico: con noi Franco Frattini

 

CHIESA E SOCIETA’:

Unire le tradizioni per agire insieme nel dialogo e nel rispetto delle differenze. E’ quanto stabilisce la Charta ecumenica europea firmata dalle Chiese elvetiche

 

Sacerdote cattolico di origine slovacca ucciso in Russia

Migliaia di persone in fuga dalla regione centrale del Kenya nel timore di nuovi scontri fra le etnie “Masai” e “Kikuyu”

 

Un editoriale di Civiltà Cattolica riflette sulla tragedia del maremoto nel Sud-Est asiatico e la “Provvidenza amorosa di Dio”

 

Parte da Palazzo Vecchio a Firenze il dibattito sulla Costituzione europea che l’Ufficio dell’Europarlamento per l’Italia promuove in tutta la penisola

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, almeno due persone sono rimaste uccise per un attentato compiuto dalla guerriglia nei pressi della sede del partito del premier Allawi

 

Hamas, Jihad islamica ed altre fazioni palestinesi vicine ad un’intesa per sospendere gli attacchi contro Israele

 

 

 

 

 

RADIO VATICANA

Radiogiornale

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 gennaio 2005

 

 

PORRE I SACRAMENTI AL CENTRO DELLA RINASCITA SPIRITUALE DELLE COSCIENZE,

PER ARGINARE IL DIFFONDERSI DEL RELATIVISMO RELIGIOSO E MORALE.

COSI IL PAPA AI VESCOVI DELLA SPAGNA RICEVUTI IN VISITA AD LIMINA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

La Spagna è un Paese che negli ultimi anni ha visto il suo volto sociale ed economico cambiare rapidamente in alcune aree, provocando una crescita “preoccupante” del laicismo e dell’indifferenza religiosa. L’analisi di Giovanni Paolo II sulla situazione dello Stato iberico è contenuta nel suo discorso rivolto ai vescovi spagnoli in visita ad Limina. Il Papa ha esortato i presuli a rispondere a questo stato di cose con un’azione pastorale adeguata, che nasce dalle antiche radici cristiane della Spagna. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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         “La Spagna è terra di Maria”. In particolare dell’Immacolata, la patrona, alla quale la Chiesa locale ha dedicato un Anno speciale, in coincidenza con il 150.mo del dogma celebrato nel 2004. A lei, Giovanni Paolo II ha affidato l’opera evangelizzatrice dei vescovi spagnoli, alle prese con problemi che hanno alimentato in loro, soprattutto nell’ultimo anno, “una seria preoccupazione per la vitalità della Chiesa”.

 

Il Papa ha stigmatizzato alcune delle difficoltà indotte dai mutamenti sociali ed economici registrati in numerose zone – dall’Aragona ai Paesi Baschi, da Madrid alle Asturie, alla Navarra – nelle quali, ha detto, si è notata una più marcata presenza dell’“indifferenza religiosa e di un certo relativismo morale”, in contrasto con il “profondo radicamento cristiano” che fa parte della storia nazionale spagnola. Contrasti accentuati tra ricchezza e povertà, una gestione monopolitistica di ricchezze e di beni comuni, come ad esempio l’acqua: tutti atteggiamenti, ha rilevato il Pontefice, che sono il riflesso di una “mentalità ispirata dal laicismo”. Ideologia, questa – ha osservato Giovanni Paolo II - che restringe minacciosamente la libertà religiosa e arriva a promuovere “un disprezzo o l’ignoranza di ciò che è religioso, relegando la fede nella sfera del privato e opponendosi alla sua espressione pubblica”. I primi ad essere influenzati da questo clima sono i giovani, esposti “alla tentazione di un permissivismo morale”. E qui il Papa ha ribadito il “diritto” delle giovani generazioni ad essere educate nella fede, a partire dalla scuola.

 

Sul versante religioso, Giovanni Paolo II si è soffermato a lungo sul ruolo dei vescovi, posti davanti “alle sfide e alle difficoltà” della Chiesa spagnola di oggi. Oltre ad invitarli ad attuare “iniziative pastorali più appropriate alle nuove realtà”, il Papa li ha esortati a mettere i Sacramenti, e specialmente l’Eucaristia, al centro della vita spirituale, celebrandoli “con dignità e decoro”. Così come ha evidenziato la necessità di relazioni con i sacerdoti e seminaristi animate dalla carità e dalla testimonianza della “paternità episcopale”, per una migliore accoglienza del popolo di Dio. Riferendosi a quanto detto nel suo messaggio per la chiusura dell’Anno compostelano 2004, il Pontefice ha ripetuto il dovere per i vescovi di promuovere la difesa della vita in tutte le sue tappe, compresa l’“educazione religiosa dei figli”, la “tutela del matrimonio e della famiglia, la difesa del nome di Dio e del valore umano e sociale della religione cristiana”.

 

Prima di affidare tutta la Spagna alla protezione di Maria Immacolata, Giovanni Paolo II si è rivolto ancora una volta ai giovani, dando loro appuntamento a Colonia per la GMG del prossimo agosto in cui riscoprire la Chiesa come “la casa e la scuola della comunione e dell’amore”.

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LE PAROLE E LE IMMAGINI HANNO UN POTERE STRAORDINARIO:

POSSONO OPERARE UN IMMENSO BENE O UN MALE INCALCOLABILE.

NEL MESSAGGIO PER LA GIORNATA DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI IL PAPA INVITA I MASS MEDIA A PROMUOVERE L’AMICIZIA E LA COMPRENSIONE TRA I POPOLI

 

Gli operatori dei mass media contribuiscano ad abbattere i muri dell’odio e della violenza promuovendo invece la pace e il dialogo. E’ la preghiera di Giovanni Paolo II, contenuta nel messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali che si celebrerà l’8 maggio prossimo. Il testo del messaggio, intitolato “I mezzi della comunicazione sociale: al servizio della comprensione tra i popoli”, è stato pubblicato come di consueto nel giorno della memoria liturgica di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti cattolici. Il servizio è di Sergio Centofanti:

 

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“Dalla stessa bocca … esce benedizione e maledizione. Non deve essere così”. Il Papa inizia il suo messaggio sui mezzi di comunicazione citando la lettera di San Giacomo. “Le parole – scrive il Papa – hanno un potere straordinario e possono unire i popoli o dividerli”. Grande dunque è la responsabilità degli operatori dei mass media: oggi, infatti – si legge nel messaggio – “le moderne tecnologie hanno a loro disposizione possibilità senza precedenti per operare il bene, per diffondere la verità della nostra salvezza in Gesù Cristo e per promuovere l’armonia e la riconciliazione. Eppure, il loro cattivo uso può fare un male incalcolabile, dando origine all’incomprensione, al pregiudizio e … al conflitto” per sfociare “addirittura nel genocidio”. Il principio etico fondamentale – sottolinea il Papa – è considerare “gli interessi di tutti, il bene dell’intera famiglia umana”, educando alla conoscenza delle altre culture:

 

“Un’attenta conoscenza promuove la comprensione, dissipa il pregiudizio e incoraggia ad imparare di più. Le immagini in particolare hanno il potere di trasmettere impressioni durevoli e di sviluppare determinati comportamenti. Insegnano alla gente come considerare i membri di altri gruppi e nazioni, influenzando sottilmente se considerarli amici o nemici, alleati o potenziali avversari”.

 

Giovanni Paolo II invita i comunicatori a “costruire ponti di dialogo tra i popoli, rompendo il ciclo fatale di violenza, rappresaglia e nuova violenza, oggi così diffuso”. In questo senso – nota il Pontefice – “è stato consolante vedere quanto velocemente la comunità internazionale ha risposto al recente tsunami”, anche grazie alla rapidità delle notizie. Il Papa quindi lancia un appello agli operatori del settore a “promuovere una vera cultura della vita, prendendo loro stessi le distanze dall’attuale cospirazione a danno della vita e trasmettendo la verità sul valore e la dignità di ogni persona umana”. “La mia preghiera – conclude Giovanni Paolo II – chiede che gli uomini e le donne dei media facciano la loro parte per abbattere il muro di ostilità che divide il nostro mondo, muro che separa popoli e nazioni alimentando l’incomprensione e la sfiducia; affinché sappiano utilizzare le risorse a loro disposizione per consolidare i vincoli di amicizia e di amore che indicano chiaramente l'inizio del Regno di Dio qui sulla terra”.

 

Il messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali è stato pubblicato, come sempre, nella memoria liturgica di San Francesco di Sales, proclamato patrono dei giornalisti cattolici da papa Pio XI nel 1923. San Francesco di Sales, vissuto a cavallo tra il 1500 e il 1600 come vescovo di Ginevra, si può dire che abbia inventato il “volantinaggio”: in piena Riforma Protestante distribuisce infatti centinaia di messaggi su foglietti a difesa della fede cattolica. Il suo linguaggio è semplice e concreto, usa poche parole, incisive e sincere: “Tieniti lontano dalle finzioni – diceva – per nessun motivo è lecito andare contro la verità”. Anche con chi non la pensa come lui, San Francesco di Sales usa il metodo del dialogo: “Quando è necessario contraddire qualcuno – sottolineava - bisogna usare molta dolcezza”. Noto come il santo della mitezza, vuole comunicare la speranza in un mondo travagliato dalle divisioni e fa prevalere l’annuncio del bene sulla denuncia del male. San Francesco di Sales ce l’aveva in modo particolare con la maldicenza: “Se si riuscisse a togliere la maldicenza dal mondo – scriveva – sparirebbero gran parte dei peccati e la cattiveria”.

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SI AVVIA AL TERMINE LA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI.

DOMANI LA GIORNATA CONCLUSIVA CON LA MESSA NELLA BASILICA

DI SAN PAOLO FUORI LE MURA, PRESIEDUTA DAL CARDINALE KASPER,

A NOME DEL SANTO PADRE

- Con noi, il priore di Bose Enzo Bianchi -

 

Si chiude domani la “Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani”, iniziativa nata nel 1908, che vede cattolici, ortodossi e protestanti impegnati in momenti di preghiera e di riflessione sulla via dell’ecumenismo. Il tema di quest’anno è “Cristo, unico fondamento della Chiesa”, proposto dalle Chiese della Slovacchia. Domani, alle ore 17.30 nella Patriarcale Basilica di San Paolo Fuori le Mura, avrà luogo la tradizionale conclusione della “Settimana”. A nome del Santo Padre, la celebrazione dei Vespri sarà presieduta dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. In tale contesto, all’Angelus di ieri, il Pontefice ha sottolineato che “si fa sempre più chiara la consapevolezza che l’unità è in primo luogo un dono di Dio da implorare senza stancarsi nell’umiltà e nella verità”. Su queste parole del Papa e sul significato della Settimana per l’Unità dei Cristiani, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione di padre Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose:

 

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R. – E’ molto importante che l’ecumenismo sia un’azione spirituale, non solo una serie di accordi che si fanno, semplicemente di concordia, tra le Chiese. Noi dobbiamo sempre ricordare che se ci avviciniamo più a Cristo nella santità, nella sequela, in realtà ci avviciniamo anche tra noi cristiani. Avviene cioè tra le Chiese quello che avviene nei raggi di una ruota: più le Chiese vanno verso il centro, verso Cristo, più si avvicinano tra di loro. Perciò è importante questo cammino spirituale, in cui l’umiltà, la sottomissione reciproca, l’amore fraterno e la volontà che Dio vuole come unità per la sua Chiesa, sia il cammino quotidiano dei cristiani oggi.

 

D. – Giovanni Paolo II ha definito la preghiera “l’anima di tutto il movimento ecumenico”. E’ quindi questa la pietra per pavimentare la strada della piena comunione dei cristiani?

 

R. – L’ecumenismo è nato innanzitutto come invocazione, nella preghiera a Dio, di questo dono grande della comunione dell’unità tra le Chiese. Certo sono necessari gli sforzi teologici, ma è la preghiera che assicura che protagonista del movimento sia lo Spirito Santo e non invece un protagonismo ecclesiastico.

 

D. – Quali sono oggi gli ostacoli più irti sulla via dell’ecumenismo?

 

R. – Per la nostra Chiesa cattolica uno degli ostacoli è certamente il Papato, come ha anche riconosciuto Giovanni Paolo II, disposto a modificarne la forma. Certamente il ministero di Pietro resta essenziale per la fede cattolica. Ma credo che ci siano anche altri ostacoli: la diffidenza, il ricordo storico, ostinato, dei torti passati, il non voler perdonare. Bisogna lasciare che lo Spirito possa parlare alle Chiese, indicare dei cammini, che richiedono a noi delle rinunce, degli sforzi, ma che sono essenziali per andare anche là dove magari noi non vorremmo andare.

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OGGI POMERIGGIO ALLE 17.00 NELLA BASILICA VATICANA

IL CARDINALE ANGELO SODANO PRESIEDE A NOME DEL PAPA LA CELEBRAZIONE

IN SUFFRAGIO DELLE VITTIME DEL MAREMOTO DEL SUD-EST ASIATICO

 

Questo pomeriggio alle ore 17.00, nella Basilica Vaticana, il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, presiederà, a nome del Santo Padre, una solenne celebrazione eucaristica in suffragio delle vittime del maremoto del Sud-Est asiatico. L’invito a prendere parte al rito di suffragio, esteso a tutti i fedeli, è rivolto in particolare ai sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli che provengono dai Paesi colpiti dal devastante cataclisma.

 

La nostra emittente seguirà la celebrazione in radiocronaca diretta con commento in italiano sulle onde medie di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz.

 

 

 

 

RINUNCIA E NOMINA

 

            In Polonia, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Gdańsk, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Zygmunt Pawłowicz. Al suo posto, il Papa ha nominato il sacerdote Ryszard Kasyna, del clero locale, attualmente vicario giudiziale della medesima arcidiocesi. Il nuovo presule, 48 anni, ha frequentato il Seminario maggiore di Gdańsk. Dopo l’ordinazione sacerdotale, è stato vicario parrocchiale della “Basilica Mariana”, quindi ha proseguito gli studi a Roma, presso la Pontificia Università Lateranense, conseguendo nel ‘91 il dottorato in Utroque Iure. L’anno successivo ha portato a termine lo Studio Rotale conseguendo il titolo di Avvocato Rotale. Rientrato in diocesi, ha svolto, tra l’altro, incarichi di docenza, diventando successivamente membro del Collegio dei consultori, canonico del Capitolo della Cattedrale di Gdańsk e cappellano di Sua Santità.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’udienza di Giovanni Paolo II ad un gruppo di Vescovi della Spagna.  Nell'ambito sociale - ha sottolineato il Papa - si sta diffondendo una mentalità ispirata dal laicismo, ideologia che porta gradualmente alla restrizione della libertà religiosa.

 

Nelle vaticane, all'Angelus il Santo Padre ha esortato ogni credente, specialmente i giovani, a prolungare durante tutto l'anno l'impegno ecumenico.

Il Messaggio del Papa in occasione della celebrazione della 39 Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, che ricorre l'8 maggio 2005. 

 

Nelle estere, Iraq: minaccioso messaggio di Al Zarqawi contro le elezioni generali e i principi della democrazia.

Ucraina: solenne impegno del neo eletto Presidente Viktor Yushenko, che promette di portare il Paese nell'Unione Europea.

 

Nella pagina culturale, d'apertura un articolo di Mario Pendinelli dal titolo "Così si manipola la vita", in merito al libro di Giuseppe Costa "Dietro il giornale".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano l'articolo dal titolo "L'Italia si prepara a dare l'ultimo saluto a Simone Cola": rientrata la salma del militare morto a Nassiriya, accolta dal Capo dello Stato.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

24 gennaio 2005

 

 

 

L’INDONESIA DOPO IL MAREMOTO : È TEMPO DI RICOSTRUIRE

- Laa testimonianza di un missionario italiano, padre Ferdinando Severi

 

A quasi un mese dallo tsunami, nel Sud-Est asiatico torna la paura: stanotte una scossa sismica ha provocato un morto nella provincia indonesiana di Sulawesi, ed un’altra ha causato panico nelle isole indiane Nicobar. Il bilancio delle vittime del 26 dicembre, intanto, continua a crescere: i morti sarebbero 234 mila, 174 mila dei quali nella sola Indonesia. Ad Aceh, la zona più colpita dalla tragedia, è ora tempo di ricostruzione, come conferma padre Ferdinando Severi, missionario italiano, raggiunto telefonicamente da Andrea Sarubbi:

 

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R. – La vita ricomincia ad apparire. Nel centro città, a Banda Aceh, le strade sono già state pulite e si vede già qualche negozio che apre, dopo aver tolto i detriti dal piano terra, dove tutta la merce è andata certamente distrutta. Ma ai bordi delle strade c’è ancora tanta immondizia: a volte anche un metro o due di fango, sotto il quale ancora si trovano cadaveri. Proprio stamattina, per esempio, insieme alla Caritas tedesca abbiamo iniziato a pulire l’ospedale pubblico ed in mezzo alle macerie abbiamo subito trovato un bambino morto. Si continua a pulire, e certamente si troveranno ancora tanti cadaveri.

 

D. – E con gli aiuti, come va? Avete abbastanza da mangiare?

 

R. – Si può dire che qui in città gli aiuti siano sufficienti. Tutti hanno abbastanza da mangiare, anche se - data la situazione di emergenza - manca un po’ la varietà degli alimenti. Invece, nella zona tra Meulaboh, Banda Aceh e Sigli - lungo la litoranea, dove tantissimi villaggi sono stati spazzati via - i sopravvissuti ricevono gli aiuti ancora solo tramite aereo o tramite nave, perché la strada è in gran parte smottata oppure i ponti sono stati rotti. Quindi, in quelle zone gli aiuti ancora scarseggiano.

 

D. – Padre Ferdinando, neppure la tragedia del maremoto è riuscita a fermare i ribelli separatisti, né la loro offensiva contro l’esercito. È vero che ci sono ancora scontri?

 

R. – Leggevo proprio sui giornali di oggi che c’è ancora qualche scontro. Il governo ha ripetutamente chiesto ai ribelli di arrendersi, firmare una pace duratura, lavorare con le organizzazioni nazionali ed internazionali accanto alla popolazione che soffre. A questi appelli, però, non è stata data ancora una risposta: anzi, qualche scontro qua e là continua ancora. Si teme ora che i separatisti approfittino della confusione, si mescolino tra la popolazione ed i soccorritori e che poi, in avvenire, possano rafforzare la loro posizione.

 

D. – Da parroco di Aceh, ad un mese dal maremoto, come vede la sua gente?

 

R. – Sono commosso nel vedere la popolazione così rassegnata, dopo un disastro così grande. Per quel che riguarda noi cristiani, in particolare noi cattolici, la situazione è disastrosa, perché ora tutti i miei fedeli sono trasferiti a Medan: tanto i cinesi, che sono il 75 per cento dei miei fedeli, come i batacchi. Ieri a Messa c’erano forse 10 parrocchiani: gli altri erano volontari che sono qui per aiutare la popolazione. E non si sa quando i miei fedeli rientreranno qui ad Aceh, né quanti di loro rientreranno.

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CONCLUSA IERI IN CIAD L’ASSEMBLEA PLENARIA

DELLE CONFERENZE EPISCOPALI DELL’AFRICA CENTRALE

 

Si è conclusa ieri con un messaggio rivolto ai giovani a N’djamena in Ciad la VII Assemblea plenaria dell’ACERAC (Associazione delle Conferenze episcopali della Regione dell’Africa Centrale) sul tema: “I giovani nella società e nella Chiesa”. L’ACERAC raggruppa il Ciad, la Guinea Equatoriale, il Gabon, il Camerun, il Congo Brazzaville, la Repubblica Centrafricana. Sullo svolgimento dell’Assemblea, sentiamo mons. Jean-Claude Bouchard, presidente della Conferenza episcopale del Ciad e dell’ACERAC, al microfono di Jean-Baptiste Sourou.

 

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R. – E’ andata molto bene. Penso che questa riunione sarà veramente una sorgente che rinnoverà la pastorale per i giovani.

 

D. – Cosa avete proposto di concreto a questi giovani come Chiesa?

 

R. – Loro hanno chiesto molto alla Chiesa. Ho detto loro che forse chiedevano troppo, perché la Chiesa non può prendere il posto del governo. La Chiesa ha il suo posto. E’ comunque molto impegnata per i giovani. Un campo, per esempio, è quello dell’educazione. Mancano le strutture, mancano i professori, mancano le competenze, manca l’organizzazione e il contenuto dell’educazione non è adatto. I giovani che hanno finito gli studi, infatti, non trovano lavoro. C’è, dunque, da rinnovare il sistema educativo e l’università. Hanno persino chiesto alla Chiesa di creare una università cattolica. Non si rendono conto della difficoltà. A questa loro domanda noi abbiamo risposto dicendo che stiamo già facendo molto, ma che vedremo di fare di più. Nel campo educativo, un problema molto forte che è venuto fuori è quello dell’educazione sessuale. I giovani hanno parlato chiaro e anche noi vescovi abbiamo parlato chiaro. Nelle relazioni tra i ragazzi e le ragazze non c’è abbastanza rispetto, non c’è abbastanza considerazione della persona e c’è poi il problema delle malattie, a cominciare dall’Aids. Abbiamo, dunque, deciso, se è possibile, di dare un’educazione sessuale alla fine delle scuole primarie. E’ un bisogno che presuppone però altri problemi, perché i genitori non sempre  capiscono. Ai genitori fa paura, ma nello stesso tempo i giovani sono abbandonati a sé stessi e bisogna dare loro un’educazione. C’è molto da fare, dunque, e noi ci siamo impegnati. Adesso vedremo cosa possiamo realizzare.

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NASCE A ROMA L’OSSERVATORIO DEL MEDITERRANEO PER RILANCIARE

 IL DIALOGO TR MONDO EUROPEO E ISLAMICO

- Ai nostri microfoni Franco Frattini -

 

Rilanciare il dialogo nel Mediterraneo per eliminare le barriere tra mondo europeo e mondo islamico. Questo l’obiettivo dell’Osservatorio del Mediterraneo, costituito presso il Ministero degli Esteri italiano, e presentato alla stampa dal Vice presidente della Commissione europea Franco Frattini. Punti cardine dell’Osservatorio: la promozione dei rapporti politici, economici e socio-culturali nel Bacino euro-mediterraneo. Il servizio è di Stefano Leszczynski:

 

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Nasce a Roma l’Osservatorio del Mediterraneo, costituito presso il ministero degli Esteri italiano con l’intento di fornire un contributo al rilancio del processo di Barcellona sul dialogo euromediterraneo. L’iniziativa è stata presentata dal vice presidente della Commissione europea e presidente dell’Osservatorio, Franco Frattini, e dal segretario generale della Farnesina Umberto Vattani. L’iniziativa assume un particolare significato in quest’anno 2005 dedicato al tema del Mediterraneo e decimo anniversario della firma della Dichiarazione di Barcellona sul partenariato euro-mediterraneo tra l’UE e gli Stati rivieraschi. Nell’ultimo decennio ha sottolineato Frattini i risultati del dialogo euro-mediterraneo sono stati inferiori alle aspettative anche a causa di un acuirsi delle crisi nell’area e delle conseguenti tensioni interculturali ed interreligiose.

 

“La sfida per far crescere in Europa il sentimento del dialogo, della tolleranza e del reciproco rispetto: questo è l’impegno politico che l’Osservatorio per il Mediterraneo prende. Vogliamo fare del dialogo il terreno privilegiato per sradicare in Europa il germe della intolleranza”. 

 

La sfida dell’Osservatorio sarà insomma quella di promuovere non soltanto un dialogo di tolleranza tra culture diverse, ma anche quella di costruire attraverso solide relazioni commerciali, economiche e culturali un ponte solido attraverso il Mediterraneo.Un obiettivo pienamente condiviso anche dal direttore generale dell’ABI che ha sottolineato l’interesse del sistema bancario italiano a rafforzare i settori del credito dello sviluppo e dei servizi nell’area.

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CHIESA E SOCIETA’

24 gennaio 2005

 

 

 

 

 

UNIRE LE TRADIZIONI PER AGIRE INSIEME NEL DIALOGO E NEL RISPETTO

DELLE DIFFERENZE. E’ QUANTO STABILISCE LA CHARTA ECUMENICA EUROPEA

 FIRMATA DALLE CHIESE ELVETICHE

 

ST. URSANNE. = Le Chiese svizzere hanno sottoscritto ieri, durante una cerimonia a St. Ursanne, la Charta ecumenica europea che definisce le linee guida per l’incremento della collaborazione interecclesiale. Si tratta di “un impegno comune in vista di una crescente collaborazione fra le chiese europee”, ha dichiarato durante l’omelia mons. Amedeo Grab, presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri sottolineando lo scopo di “agire insieme nel dialogo e nel rispetto delle diversità”. La Carta, il primo documento comune delle Chiese cristiane dall’11° secolo, è stata firmata dai dieci membri della Comunità di lavoro delle Chiese cristiane in Svizzera che riuniscono cattolici, protestanti, anglicani, luterani, battisti, metodisti e ortodossi. Secondo il presidente della Federazione delle chiese evangeliche elvetiche, il pastore Thomas Wipf, l’obiettivo finale del documento potrebbe essere la celebrazione comune della messa o dell’eucarestia. Anche per la Conferenza dei vescovi svizzeri, - secondo quanto riportato dal responsabile stampa - è evidente la volontà di progredire verso l’unità. Tuttavia, “molte differenze” impediscono ancora la celebrazione liturgica comune. Il documento, che non ha valore vincolante, si fonda sul riconoscimento della “libertà di religione e di coscienza”, opponendosi “ad ogni tentativo di abusare della religione e della chiesa per qualsiasi forma di nazionalismo che conduca all’oppressione di altri popoli”. (E.B.)

 

 

SACERDOTE CATTOLICO UCCISO IN RUSSIA. LA POLIZIA ARRESTA PRESUNTO ASSASSINO, PROSEGUONO LE INDAGINI PER SCOPRIRE IL MOVENTE

 

MOSCA. = L’agenzia russa Interfax ha reso nota l’uccisione di un religioso cattolico nella città di Brjansk, a 380 chilometri ad est di Mosca. La vittima è don Jan Hermanovsky, sacerdote di 70 anni di origine slovacca. La polizia, che aveva rinvenuto il corpo del prelato lo scorso 20 gennaio, ha già arrestato il presunto assassino. Tuttavia, in questo momento non sono noti il movente e la dinamica dell’assassinio. Intanto, l’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, mons. Tadeusz Kondrusiewicz, ha inviato sul posto un proprio rappresentante per organizzare i funerali e per conoscere maggiori dettagli. Don Hermanovsky era immigrato in Italia nel 1968 e nel 1974, dopo aver studiato filosofia e teologia presso la Pontificia Università Lateranense, ha ricevuto gli ordini dal cardinale Ugo Poletti. Tornato dopo alcuni anni nella sua terra di origine, nel 1999 si era trasferito come missionario a Mosca e a Brjansk, coronando il sogno della sua vita. (E.B.)

 

 

MIGLIAIA DI PERSONE IN FUGA DALLA REGIONE CENTRALE DEL KENYA PER TIMORE

DI NUOVI SCONTRI FRA LE ETNIE “MASAI” E “KIKUYU”. ALLA BASE  DELLE TENSIONI,

LA LOTTA PER IL CONTROLLO DELL’ACQUA

 

NAIROBI. = Migliaia di persone continuano ad abbandonare le proprie case e le proprie terre nella zona centrale del Kenia, preoccupati dalla ripresa degli scontri fra i gruppi etnici dei “Masai” e dei “Kikuyu”. Secondo fonti giornalistiche locali, almeno 2000 “Kikuyu” avrebbero trovato rifugio nella città di Mai Mahiu, mentre un numero imprecisato di “Masai” si sarebbe diretto verso Narok, sempre nella provincia della Rift Valley. Da quanto riferiscono le autorità keniane, all’origine delle tensioni fra le due etnie vi sarebbe la lotta per il controllo delle acque del fiume Ewaso Kedong. Intanto, fonti giornalistiche internazionali precisano che negli scontri avvenuti fra sabato e domenica scorsi almeno 15 persone hanno perso la vita. Dunque, la gente continua a cercare riparo nonostante la tregua annunciata ieri, dopo la mediazione delle autorità locali e l’invio di alcuni agenti di polizia. (E.B.)

 

 

ANCORA LUNGA LA RIPRESA PER I PAESI DEL SUD EST ASIATICO MA LA “PROVVIDENZA AMOROSA DI DIO” E’ SEMPRE VIVA. UN EDITORIALE DI CIVILTA’ CATTOLICA SPIEGA

 COSA QUESTA TRAGEDIA ABBIA INSEGNATO ALLA COSCIENZA DEGLI UOMINI

 

ROMA.= E' passato un mese dal maremoto che ha colpito i Paesi del sud est asiatico e ancora adesso migliaia di corpi vengono ritrovati e la ricostruzione procede lenta. Un evento così traumatico ha coinvolto tutto il mondo e risvegliato nelle coscienze il bisogno di porsi delle domande: dove era Dio e perché ha permesso questo? Vedere sbrigativamente nelle catastrofi naturali una punizione divina per i peccati degli uomini è però un errore. Un editoriale di “Civiltà Cattolica” spiega che “la provvidenza amorosa Dio consiste nel fatto che il Padre non permetterebbe che avvengano fatti dolorosi se non fosse capace o non avesse la volontà di ricavare anche dal male il bene”. La terra è “affidata agli uomini che hanno il compito di renderla sempre più abitabile” e la presenza di Dio sta nella cura di tutti i suoi figli. L’articolo di Civiltà Cattolica fissa in maniera chiara quali siano i richiami che la tragedia del maremoto risveglia nella coscienza degli uomini. “Anzitutto la condizione di precarietà in cui si svolge la vita sulla terra che – spiega l’editoriale – deve bilanciare l’orgoglioso senso di onnipotenza che taluni coltivano. In secondo luogo c’è la solidarietà. Infine – prosegue la rivista dei gesuiti – il disastro del sud est asiatico deve costituire un richiamo alla conversione. Le disgrazie che colpiscono il mondo non sono una “punizione” di Dio ma un appello a riconvertirsi”. Quindi, a chi si chiede “Dove è il Padre quando succedono queste tragedie”, la risposta che Civiltà Cattolica dà è che “Dio, nella sua tenerezza paterna, era vicino a ciascuno di quei bambini e li ha salvati nel suo Regno” (R.A.)

   

 

Parte da Palazzo Vecchio a Firenze il dibattito sulla Costituzione europea che l’Ufficio dell’Europarlamento per l’Italia promuove in tutta la penisola. Obiettivo: far conoscere il testo del Trattato costituzionale

che ogni Paese membro è chiamato a ratificare

- A cura di Fausta Speranza -

 

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FIRENZE. = Superare la logica nazionale per superare la logica della sopraffazione e della guerra: è stato questo il sogno dei Padri fondatori d’Europa. Lo ricorda Giuliano Amato, vice presidente della Convenzione che ha dato vita al testo costituzionale. Significa che il Mercato comune era lo strumento per avviare un processo di integrazione che assicurasse la pace. Attraverso meccanismi economici si voleva che ogni Paese imparasse ad essere protagonista di un’esperienza comune. Tenere presente tutto ciò è un’esperienza fondamentale, sembra raccomandare Amato ai moltissimi giovani venuti ad ascoltare qualcosa sul loro futuro geopolitico, per capire che ora è il momento di fare il salto sul piano politico, e di rendersi protagonisti di una comune politica di pace e di sviluppo. E la Costituzione, dunque, è soltanto la garanzia – nero su bianco – di tutto il cammino fatto, lo strumento per la piena attuazione di tutti i diritti acquisiti in questo cammino, dall’economia alla politica. Ed è il ministro per le Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione, a ricordare il rimprovero spesso fatto all’Europa: integrazione solo di monete e di scambi, e non di politiche. Ma è proprio il motivo – ricorda Buttiglione – per lasciarsi entusiasmare da questa Costituzione, che non è il migliore testo possibile ma che permette di prendere decisioni nell’interesse dei popoli. Tuttavia la strada della ratifica in tutti i 25 Paesi non è scontata: a ricordarlo è il senatore Filadelfio Basile. Le sacche di euro-scetticismo preoccupano in Paesi in cui si farà il referendum ed è aperto l’interrogativo su cosa sceglierà l’Unione in caso di mancata ratifica da parte di alcuni. Ma anche dopo un’eventuale, unanime ratifica ci sarà un percorso da affrontare per superare i limiti di un testo che lascia ancora all’unanimità, e dunque alla possibile paralisi, la Difesa o altro. Questa Costituzione, però, non è scritta sul marmo, come spiega il deputato Valdo Spini, nel senso che si continuerà a lavorare perché sempre più si esca dalle logiche nazionali. E se si guarda alla strada ancora da fare, allora c’è l’ottimismo di un dato riportato oggi dall’europarlamentare Lapo Pistelli, e che fa riferimento ad uno studio-sondaggio tra i giovani intorno ai 18 anni. Il livello più alto di fiducia riposta in una delle istituzioni conosciute va a Commissione e Parlamento europei, accreditate del 70 per cento, mentre il voto è molto più basso se si guarda ai palazzi del potere nazionale. E poi c’è un dato di fatto: il 92 per cento dei ragazzi interpellati ha già visitato più di due Paesi europei. Così sarà sempre più facile “pensare europeo”.

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24 ORE NEL MONDO

24 gennaio 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, la guerriglia si sta accanendo con sempre maggiore intensità contro obiettivi delle Forze di sicurezza in vista delle elezioni del prossimo 30 gennaio. Questa mattina un nuovo attentato ha sconvolto la capitale, provocando la morte di due persone e almeno 10  feriti, tra i quali diversi agenti e civili. Nel Paese arabo, intanto, sono stati arrestati un luogotenente di Al Zarqawi, che stava preparando attacchi contro seggi elettorali ed un guerrigliero accusato di aver partecipato a varie azioni antigovernative. Il nostro servizio:

 

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Ancora l’esplosione di un’autobomba nel centro di Baghdad: l’attentato, rivendicato dal terrorista giordano Al Zarqawi, è avvenuto vicino ad un posto di blocco non lontano dalla sede del “Movimento di intesa”, il partito del primo ministro, Iyad Allawi. Un gruppo legato ad Al Zarqawi ha diffuso, inoltre, il video dell’uccisione di un camionista egiziano che lavorava per una società del Kuwait. In un altro filmato, viene anche rivendicato l’assassinio di un collaboratore di Allawi. Nel Paese aumentano, inoltre, i timori di una guerra civile tra sunniti e sciiti: nell’ultimo messaggio di Al Zarqawi, diffuso ieri da siti integralisti islamici, il terrorista giordano ha dichiarato che “la votazione del 30 gennaio è una piaga abominevole organizzata per assicurare agli sciiti il controllo delle leve del potere”. In questo scenario dominato dalle violenze e dalla tensione, il premier iracheno ha chiesto alle truppe straniere di rimanere nel Paese arabo anche dopo il voto. Intanto, in vista della probabile affermazione alle elezioni di domenica prossima, i leader politici sciiti della lista sostenuta dal grande ayatollah Ali al Sistani – “Alleanza irachena unita” - hanno raggiunto un accordo per la designazione di un primo ministro laico e non religioso. L’intesa prevede, dunque, l’esclusione dalla carica di premier di Al Hakim, leader del Consiglio supremo per la rivoluzione islamica in Iraq (SCIRI) e membro di una delle più influenti famiglie religiose sciite. In Italia, infine, l’autopsia sul corpo di Simone Cola, il militare italiano ucciso a Nassiriya, ha accertato che il maresciallo è morto per emorragia polmonare: il proiettile è entrato all’altezza dell’ascella destra e ha forato il polmone destro. I funerali di Simone Cola si svolgeranno domani alle 11 nella cattedrale di Ferentino.

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In Afghanistan, il presidente Hamid Karzai ha esortato gli iracheni ad andare alle urne, il prossimo 30 gennaio, per ottenere “fierezza” e “gloria” come gli afghani. “Il popolo iracheno - ha proseguito Karzai - non deve temere i terroristi, deve al contrario trasformare le elezioni in un successo”. Karzai è stato eletto lo scorso 9 ottobre a suffragio universale con il 55,4 per cento dei voti.

 

Dopo l’insediamento ufficiale di ieri a Kiev, il presidente ucraino Yushenko è atteso oggi a Mosca dal collega russo Putin. Dopo aver chiarito che il principale obiettivo del suo mandato è l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea e nella Nato, Yushenko cerca ora nuovi rapporti con il Cremlino, da sempre schierato con l’ex premier filo russo, Yanukovic. In Russia, intanto, Putin ha assicurato che il governo di Mosca non venderà razzi antiaerei alla Siria. Lo rivela oggi il quotidiano israeliano “Haaretz”

 

L’intesa con Hamas, la Jihad islamica ed altre fazioni palestinesi per sospendere gli attacchi contro Israele è vicina. Lo ha annunciato il presidente dell’ANP Abu Mazen. In Israele, intanto, il ministro delle Finanze Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “lo Stato ebraico non deve assicurare al nuovo governo palestinese concessioni in cambio del cessate-il-fuoco”. Sul terreno, intanto, non hanno provocato vittime tre attacchi contro insediamenti israeliani nel sud della striscia di Gaza. L’esercito israeliano ha reso noto inoltre che a Nablus, lo scorso 18 gennaio, sono stati arrestati otto capi locali di Hamas.

 

Secondo giorno oggi in Nepal della visita dell'Alto Commissario Onu per i Diritti umani, Louise Arbour. Il Paese asiatico è colpito da quasi 10 anni da una sanguinosa guerra civile tra governo di Kathmandu e ribelli maoisti, che puntano a rovesciare la monarchia costituzionale e ad istituire una Repubblica comunista. L’ultimo allarme sul Nepal è stato lanciato da religiosi salesiani e organizzazioni non governative, che hanno denunciato l’arruolamento forzato di bambini soldato da parte dei ribelli maoisti. Ma qual è oggi la situazione nel Paese? Risponde Luca Lo Presti, presidente dell’organizzazione “Pangèa”, presente in Nepal con progetti umanitari. L’intervista è di Giada Aquilino:

 

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R. – C’è, di fatto, una guerra civile in corso che dal periodo successivo alla caduta delle Torri Gemelle, si è molto intensificata. Le azioni della guerriglia maoista costituiscono, inoltre, un grave problema per la popolazione civile.

 

D. – Perché si è intensificata dopo il 2001?

 

R. – Ci sono diverse regioni occupate dai maoisti, che hanno proclamato una sorta di regime autonomo. In queste aree è addirittura necessario un doppio documento di identità. Ad oggi, sono otto le regioni occupate. Dopo il 2001 si sono svolte vere e proprie incursioni da parte dei militari e l’occupazione è diventata una sorta di guerra civile.

 

D. – Quali sono le conseguenze di questa situazione per la popolazione civile?

 

R.- Dal ’96 ad oggi, da quando il Paese è sconvolto dalla guerriglia maoista, ci sono stati circa 10 mila morti. L’80 per cento di questi sono civili. Si registrano continuamente violazioni dei diritti umani. Si sono anche verificati casi di impiccagioni di insegnanti donne, perché si sono rifiutate di cambiare il processo formativo delle scuole. Ci sono sparizioni ed esecuzioni extragiudiziarie da parte del governo. Le violazioni dei diritti umani ai danni della popolazione civile sono compiute da entrambe le parti.

 

D. – Cosa ha fatto finora la comunità internazionale per il Nepal?

 

R. – La comunità internazionale ha imposto al Nepal, da un paio d’anni, la costituzione di una Commissione per i diritti umani. Questo è l’unico fatto concreto. Però, di fatto, questa commissione non ha poteri e sarà proprio questo che il commissario andrà ad indagare: ne incontrerà per primo il responsabile della Commissione per i diritti umani in Nepal e cercherà di fare un po’ il punto della situazione.

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Ancora nessun accordo in Cina sulla data dei funerali di Zhao Ziyang, l’anziano ex segretario generale del Partito comunista cinese, morto una settimana fa a Pechino. Zhao era caduto in disgrazia oltre 15 anni fa per aver sostenuto la rivolta degli studenti di piazza Tiananmen, nel 1989. Le autorità cinesi e la famiglia Ziyang al momento non sono riuscite a raggiungere un’intesa neanche sul discorso che dovrebbe essere pronunciato durante la cerimonia funebre.

 

In Burundi, il governatore di Bunanza, Isaie Bigirimana, e la sua guardia del corpo sono rimasti uccisi in un agguato teso da guerriglieri alla periferia nord ovest della capitale Bujumbura. I guerriglieri non hanno accettato l'intesa di pace siglata circa un anno fa dall'altra principale organizzazione ribelle, le Forze per la Difesa Democratica.

 

 

 

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