RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
22 - Testo della trasmissione sabato 22 gennaio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Domani, il giuramento di Yushenko, nuovo presidente dell’Ucraina:
intervista con mons. Ivan Jurkovic
Sospesi nello Sri Lanka i combattimenti tra ribelli
ed esercito: ai nostri microfoni Teresio Dutto
Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko
Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Ancora lontana la piena riconciliazione in Costa
d'Avorio
Aumentano in Nepal i
bambini sottratti ai genitori e arruolati a forza con i ribelli maoisti
In Iraq rilasciati gli otto ostaggi cinesi. Uccisi
almeno 12 sciiti ad una festa nuziale e 15 agenti iracheni
Le
Brigate dei martiri di Al Aqsa disponibili ad una tregua con Israele: primo
risultato politico del neo presidente palestinese.
22 gennaio 2005
IL VALORE SACRO DELLA VITA DAL CONCEPIMENTO ALLA
MORTE NATURALE
E LA
CORRETTA PRATICA DELLA SESSUALITA’ PER PREVENIRE L’AIDS: TEMI CENTRALI
NEL
DISCORSO STAMANE DEL PAPA AL NUOVO AMBASCIATORE DEI PAESI BASSI
La pace e la giustizia
internazionali, ma anche le sfide particolari poste dalla secolarizzazione e le
gravi minacce al valore sacro della vita: temi toccati dal Papa questa mattina
nel discorso al nuovo ambasciatore dei Paesi Bassi, la signora Monique Patricia
Antoinette Frank, che ha presentato le Lettere credenziali. Il servizio di
Roberta Gisotti:
**********
“Ogni giorno le notizie dal mondo ricordano a tutti il bisogno imperioso
di costruire un avvenire di pace tra gli uomini, di consolidare un ordine
internazionale stabile, garantito in particolare da una migliore ripartizione
delle risorse a livello internazionale e da una politica attiva d’aiuto allo
sviluppo”. Il Pontefice è partito dallo scenario mondiale per indicare il ruolo
particolare e le sfide che sono di fronte ai Paesi Bassi, toccati recentemente
da “tensioni nuove, che risultano dalla trasformazione rapida delle nostre
società, in un mondo sempre più aperto alla diversità delle culture.” E’
proprio là – ha sottolineato Giovanni Paolo II – che si evidenzia “la necessità
e l’urgenza di un dialogo approfondito tra i differenti gruppi che compongono
la nazione, perché tutti imparino a conoscersi e rispettarsi. Questa apertura è
indispensabile per superare le frontiere di ciascun gruppo.”
Parlando poi del “ruolo importante” svolto dai Paesi Bassi, ed illustrato
dall’ambasciatrice, nella lotta contro la fame e la povertà nel mondo e il suo
impegno in favore delle popolazioni più esposte all’epidemia di AIDS, Giovanni
Paolo II ha ribadito gli orientamenti della Santa Sede che reputa “necessario
prima di tutto, per combattere tale malattia in modo responsabile, accrescere
la prevenzione, soprattutto attraverso l’educazione al rispetto del valore
sacro della vita e la formazione alla pratica corretta della sessualità, che suppone
castità e fedeltà”.
“Da diversi anni – ha notato poi il Santo Padre – la società olandese,
segnata dal fenomeno della secolarizzazione, ha avviato una nuova politica
legislativa “concernente l’inizio e la fine della vita umana.” E “la Santa Sede
– ha chiarito il Papa – non ha mancato, allora, di far conoscere la sua chiara
posizione e d’invitare i cattolici dei Paesi Bassi a testimoniare sempre più il
rispetto assoluto della persona umana, dal concepimento alla morte naturale”.
“Io invito ancora una volta – ha ripetuto stamane Giovanni Paolo II – le Autorità
e il personale medico, ed anche tutte le persone che esercitano un ruolo educativo,
a misurare la gravità di tali questioni e dunque l’importanza delle scelte che
si prendono al fine di costruire una società sempre più attenta alle persone e
alla loro dignità.”
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STUDIO DELLA TEOLOGIA E
DIALOGO CON DIO,
ATTRAVERSO LA GRAZIA DELL’EUCARISTIA,
PER SERVIRE I POVERI NELLA CHIESA E NEL MONDO:
L’ESORTAZIONE DEL PAPA
AGLI STUDENTI DELL’ALMO COLLEGIO CAPRANICA,
RICEVUTI IN UDIENZA
- Servizio di Alessandro De Carolis -
L’Eucaristia come fonte di
grazia nell’agire quotidiano e vertice di perfezione verso il quale tendere,
per saper rispondere alle attese della Chiesa e del mondo. E’ lo spunto di riflessione
che Giovanni Paolo II ha lasciato questa mattina, ricevendoli in udienza, agli alunni
e ai formatori dell’Almo Collegio Capranica, antica istituzione ecclesiale fondata nel 1457
dal cardinale omonimo per la formazione di seminaristi e presbiteri, in
particolare quelli meno abbienti di Roma. Il servizio di Alessandro De Carolis.
**********
Una fucina di Papi e di ministri della Chiesa a vario livello, per
una storia lunga oltre cinque secoli. Nei giorni della memoria liturgica di
Sant’Agnese, patrona dell’Almo Collegio Capranica, si è rinnovato l’incontro di
Giovanni Paolo II con il rettore, gli studenti e i collaboratori di quello che
è, a tutt’oggi, uno degli istituti di formazione per seminaristi più
prestigiosi di Roma, che vanta tra i suoi ex alunni Giacomo della Chiesa ed Eugenio
Pacelli, ovvero i futuri Pontefici Benedetto XV e Pio XII. Ai 52 studenti
attualmente al Collegio, guidati oggi in udienza dal cardinale vicario, Camillo
Ruini, e dal rettore, mons. Ermenegildo Manicardi, il Papa ha dispensato
consigli e indicazioni per rendere fruttuoso un periodo di studi che – ha detto
– “modella la vostra personalità, in vista di una incisiva presenza nella
comunità cristiana e nella società”.
“Restate in docile ascolto della
tradizione cristiana, facendo vostri, in particolar modo, i precipui valori
tipici della ‘Famiglia Capranicense’”, è stata l’esortazione del Pontefice, che
ha aggiunto: “Allo studio delle scienze teologiche unite poi la meditazione della
Parola di Dio e un intenso colloquio personale con Gesù”. “Sia soprattutto il
sacramento dell’Eucaristia il punto di riferimento della vostra vita”, ha
affermato ancora Giovanni Paolo II. Essa “diventi nella realtà di tutti i
giorni la sorgente di grazia da cui scaturisce il vostro agire e il vertice di
perfezione a cui costantemente tendete”, così da avere una “costante attenzione
alle attese della Chiesa e del mondo, e specialmente dei poveri”. L’attuale
Pontefice si è recato due volte in visita all’Almo Collegio Capranica, la prima
esattamente il 21 gennaio del 1980: un avvenimento che il Collegio ha voluto
celebrare con un convegno dedicato alla teologia del sacerdozio. Una ricorrenza
sottolineata anche dal Papa:
“Venticinque anni fa ebbi modo di visitare il vostro Almo Collegio
(...) Questo significativo anniversario costituisca per voi un ulteriore
stimolo per crescere nella comunione col Successore di Pietro e nell’amore alla
Chiesa”.
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ALTRE UDIENZE
Giovanni Paolo II ha ricevuto
nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Giovanni Battista
Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi; l’arcivescovo Józef Kowalczyk,
nunzio apostolico in Polonia; il vescovo di Teruel y Albarracín (Spagna), mons.
José Manuel Lorca Planes, in visita ad
Limina.
In Spagna, il Papa ha nominato vescovo
di Ibiza il sacerdote Vicente Juan Segura, del clero dell’arcidiocesi di
Valencia, finora capo della Sezione spagnola della Segreteria di Stato. Il
nuovo presule, 50 anni, ha compiuto gli studi di giurisprudenza nella Facoltà
di Diritto Civile, successivamente si è preparato al sacerdozio nel Seminario
metropolitano di Valencia. Dopo alcuni anni di ministero sacerdotale, ha
frequentato la Pontificia Accademia Ecclesiastica, iniziando il servizio
diplomatico della Santa Sede. Ha prestato la sua opera nelle nunziature
apostoliche di Costa Rica, Marocco e Mozambico. Dal 1994 è capo della Sezione
spagnola della Segreteria di Stato e svolge il ministero anche come
collaboratore della parrocchia di San Melchiade a Roma e presso le Piccole
Suore degli Anziani Abbandonati. Dal 10 giugno 2000 è Prelato d’Onore di Sua
Santità. Ha il titolo di dottore in Diritto Canonico, conseguito nella
Pontificia Università di San Tommaso in Urbe, e quello in Diritto Civile
nell’Università di Valencia. Poliglotta, oltre allo spagnolo, parla il
francese, il portoghese e l’italiano.
Il Pontefice ha nominato segretario
aggiunto della Congregazione per
l'Evangelizzazione dei Popoli e presidente delle Pontificie Opere
Missionarie il sacerdote polacco Henryk Hoser, dei Padri Pallottini, elevandolo
in pari tempo alla dignità di arcivescovo. Il neo presule, 63 anni,
originario di Varsavia, ha conseguito il diploma in medicina, prima di entrare
nella Società dell'Apostolato Cattolico (Pallottini). E’ stato missionario per
20 anni in Rwanda. Nel 1978 ha fondato a Kigali il Centro Medico‑Sociale,
guidandolo per 17 anni, ed il Centro di Formazione Familiare (Action
Familiale). In quel periodo ha anche ricoperto per 10 anni l’ufficio di
Superiore regionale del suo Istituto. Nel 1994, in assenza del nunzio
apostolico in Rwanda, la Santa Sede lo nominò visitatore apostolico nel Paese
africano. Dal 2004 è rettore della Procura missionaria pallottina, a Bruxelles,
in Belgio, ed è impegnato nella pastorale nell’ambito della Comunità Europea.
CHIARIMENTI IN TEMA DI
”IDEA DI CHIESA E DI MINISTERO ECCLESIALE”, PRESUPPOSTO DELLA QUESTIONE
PASTORALE DELLA COMUNIONE EUCARISTICA NEL
DIALOGO TRA CATTOLICI E LUTERANI: TRA I MOTIVI DI
PREGHIERA
IN QUESTA SETTIMANA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
-
Intervista con il reverendo Mathias Türk -
Al
quinto giorno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, ci
soffermiamo oggi sul dialogo tra cattolici e luterani. Giovanni Peduto ha
intervistato il reverendo Mathias Türk che, nel Pontificio Consiglio per la
promozione del-l’unità dei cristiani, si occupa delle relazioni tra Roma e la
Federazione luterana mondiale:
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L’attuale situazione ecumenica
si può paragonare forse a un’escursione in montagna. Nella rapida ascesa fino
alle alte cime di una comunione ecumenica, acquisita nel corso degli anni ’70 e
’80 dello scorso secolo, sono stati approvati un gran numero di testi ecumenici
congiunti. E’ apparsa vicinissima la vetta di una piena e visibile comunione
della Chiesa nel riconoscimento di fede, nella vita sacramentale, nell’idea di
Chiesa e di servizio ministeriale. Oggi, dopo il raggiungimento di questo primo
elevato livello attraverso la normalizzazione e l’intensificazione della
comunione ecumenica, secondo alcuni si procede in modo incredibilmente lento.
Sono sorti nuovi ostacoli di tipo teologico e politico-ecclesiale, che ancora
non si sa come superare. Dunque, in base al consenso differenziato raggiunto
finora sulla Dichiarazione Congiunta sulla dottrina della Giustificazione
(Augusta 1999) fra la Federazione Luterana Mondiale e la Chiesa Cattolica,
bisogna continuare a chiarire soprattutto la diversità dell’idea di Chiesa e di
servizio ministeriale. Per i cattolici e gli ortodossi un consenso su tale
questione costituisce il presupposto della possibilità di una celebrazione
comune dell’Eucaristia. Il Presidente del Consiglio per l’unità dei cristiani,
il cardinale Walter Kasper, ha sottolineato: “Secondo la Dichiarazione sui
principi della Dottrina della Giustificazione, sono soprattutto le questioni ecclesiologiche
a essere in dialogo con le Chiese riformate. Secondo i cattolici e gli
ortodossi, sono le chiavi per affrontare la pesante questione pastorale della
comunione eucaristica. Questa è la situazione attuale”.
D. – Quale il cammino da
compiere e quali gli ostacoli da superare?
R. – Da parte evangelica si
chiede prima di tutto l’intercomunione, che permetterebbe di affrontare anche
le altre questioni. Invece, bisogna affermare che senza la comunione ecclesiale
non può esistere alcuna comunione eucaristica reale e veritiera come, viceversa,
senza Eucaristia non può esistere alcuna piena comunione ecclesiale. D’altra
parte,in seno a molte Chiese locali luterane è di nuovo in primo piano la
questione della propria identità confessionale. Il dialogo con l’interlocutore
ecumenico conduce prima o poi a interrogativi sulla propria identità. Rientrano
evidentemente in questo contesto i seguenti documenti: La comunione
ecclesiale nell’ottica evangelica della Chiesa Evangelica in Germania (EKD)
2001; Sacerdozio comune, Ordinazione e Incarico nell’ottica evangelica della Chiesa Unita evangelica luterana in
Germania (VELKD 2004), che ad esempio non considera un presupposto irrinunciabile
l’ordinazione attraverso la preghiera e l’imposizione delle mani per la celebrazione
dell’Eucaristia e della comunione. Con questa idea di servizio ministeriale più
funzionale che sacramentale e legata alla grazia, tali tesi tendono a rimettere
in dubbio i testi ecumenici congiunti finora redatti. L’autoaccertamento
confessionale va senz’altro compreso e accolto perché l’incontro e il dialogo
presuppongono una propria identità e sono una ricchezza e una sfida. A dire il
vero,però, questo diventa più difficile laddove, al posto della convinzione,
affermatasi costantemente negli scorsi decenni, che ciò che ci unisce è
maggiore di ciò che ci divide, si innesca un processo nel quale si sottolineano
i tratti distintivi e si trascura invece ciò
che è stato raggiunto. Di conseguenza, negli ultimi tempi, sono sorte
infinite distinzioni in questioni etiche, come quelle legate alla famiglia e
alla sessualità, insieme con sfide bioetiche e socioetiche, non solo fra
cattolici e luterani, ma anche in seno allo stesso luteranesimo internazionale.
Un ulteriore problema è costituito dal grande contrasto fra l’ecumenismo della
comunità ecclesiale e quello della Teologia e della direzione ecclesiale, la
cosiddetta frattura fra ecumenismo “dall’alto” ed ecumenismo “dal basso”.
L’attuale contesto sociale non fa altro che contribuirvi. A causa della mentalità
dominante che privilegia il gusto individuale e pluralistico, svanisce l’idea
dell’esigenza ecumenica fondamentale della ricerca di unità visibile della
Chiesa di Gesù Cristo.
D. – In sintesi, a che punto
siamo?
R. – Anche nell’anno 2004 il
dialogo ecumenico si è concentrato soprattutto sui temi di ”idea di Chiesa e di
ministero ecclesiale”, il cui chiarimento è il presupposto della pressante
questione pastorale della comunione eucaristica. Al contempo, l’ecumenismo vive
di un determinato impegno spirituale, che trova la sua autentica motivazione
nell’anelito a vivere la fede comune in Gesù Cristo, il Signore, sempre più in
unità con gli interlocutori ecumenici.
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A SAN GREGARIO DI NAREK, TEOLOGO E MISTICO ARMENO,
IL PONTIFICIO ISTITUTO ORIENTALE HA DEDICATO UN
SIMPOSIO INTERNAZIONALE,
CHE SI CONCLUDE OGGI, A ROMA
- Intervista con l’arcivescovo Claudio Gugerotti -
Alla figura di San Gregorio di Narek,
vissuto tra il 905 e il 1005, il Pontificio Istituto Orientale ha dedicato un
Simposio internazionale, che si conclude oggi a Roma. Tra gli oratori chiamati
a ricordare il dottore mistico della Chiesa armena, anche l’arcivescovo Claudio
Gugerotti, nunzio apostolico in Armenia, Azerbaigian e Georgia, nonché esperto
di spiritualità orientale. Giovanni Peduto gli ha chiesto come è nata
l’iniziativa del convegno:
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R. – Il Patriarca
armeno-cattolico lo ha promosso con l’intento di approfondire la figura di San
Gregorio di Narek, che è stata studiata per molti aspetti e dal punto di vista
filologico, ma poco approfondita dal punto di vista teologico e spirituale. Lo
scopo del convegno è quindi quello di fare di questo mistico degli inizi del
secondo millennio un’esperienza conosciuta di rapporto personale con Dio,
attraverso la poesia, attraverso l’esperienza del lamento, della compunzione
interiore e attraverso l’esperienza della bellezza.
D. – Uno sguardo, dunque, alla
figura di Gregorio di Narek, al suo insegnamento e al suo messaggio …
R. – Gregorio di Narek è un uomo
molto semplice. E’ un monaco che praticamente non lascia mai il suo monastero,
ma le sue finestre si spalancano sul mondo. Nel suo libro “Mirabile”, che
comprende più di 90 elegie, preghiere ed invocazioni, piange sul peccato di
tutto il mondo e ne parla in relazione ai fenomeni della natura, alla situazione
storica ed internazionale del suo tempo, alla situazione della sua anima. Entrando
nel contesto di coloro che secondo la tradizione invocavano il dono delle
lacrime, Gregorio di Narek afferma che questo dono è un secondo Battesimo per
il mondo attraverso il lavaggio dell’anima, fatto proprio attraverso le
lacrime. Tutto questo, con uno stile letterario assolutamente inedito e con la
creazione di neologismi, di forme particolarmente complesse ed inedite di espressività
linguistica, fa della sua figura veramente un monumento della spiritualità
mondiale.
D. – La sua attualità, il suo
insegnamento per l’uomo d’oggi?
R. – Io credo che anzitutto
questo insegnamento già parla al popolo armeno che, pur non comprendendo più
direttamente le parole del testo, vista la distanza di tempo, continua ad
usarlo mettendolo sotto il cuscino, dando una benedizione ai malati. Sente cioè
il potere taumaturgico di questa parola che invoca Dio e in qualche modo lo
costringe ad essere presente. Il messaggio che noi conserviamo è il grande valore dell’interiorità, la capacità
di esaminare la propria coscienza con rettitudine e linearità in modo da
invocare il perdono di Dio e non in nome di un perbenismo generale o di un
perdonismo anonimo, ma partendo dalla coscienza precisa del proprio limite. Dio
è proclamato come grande amore, ma anche come grande medico di un’anima malata.
Credo che questo sia un messaggio estremamente avvincente dal punto di vista
spirituale, anche se qualche volta un po’ ostico a certe sensibilità che
preferiscono essere molto più morbide, molto più attraenti, molto più calorose
o molto più vaporose rispetto all’impegno di un confronto reale e senza
maschere con la propria povertà per invocare la misericordia di Dio.
D. – Lei è il rappresentante
della Santa Sede in Armenia. Vogliamo volgere lo sguardo ai cristiani in questo
Paese?
R. – Devo dire anzitutto che il
ritorno alla fede, nel senso della pratica religiosa che era stata impedita per
tanti decenni dal potere comunista o resa comunque molto difficile, sta
crescendo. L’impegno della Chiesa, sia della Chiesa armena apostolica che della
Chiesa cattolica, si profonde con grande generosità anche se si tratta di
un’area che non è sempre molto presente all’attenzione mondiale. I rapporti ecumenici
sono forse i migliori esistenti tra la Chiesa cattolica ed una Chiesa
orientale. Francamente, si tratta di un’area di grandi promesse e di collaborazioni
già iniziate ed attuate, dove devo dire che anche l’atteggiamento stesso di
onore, di amore, di rispetto per la figura del Santo Padre è una realtà di
fatto, che non distingue cattolici e non cattolici, che si registra nella
gerarchia anche della Chiesa Apostolica con un’apertura e direi con uno spirito
di figliolanza che sono davvero unici e veramente molto edificanti.
D. – Vuole spendere una parola
sulla situazione sociale, politica ed economica dell’Armenia?
R. – La situazione
socio-politica è in lento miglioramento. Le sacche di povertà sono ancora molto
numerose. Il passaggio dall’economia socialista all’economia di mercato è difficile,
con tratti di disagi sociali molto elevati, dovuti anche alla necessità di ricostruire
un’etica dell’economia che è purtroppo abbastanza assente. Però, anche grazie
al contributo massiccio della diaspora armena, che per le sue capacità imprenditoriali
ha fatto molta strada nel mondo ed intende ora investire nella madrepatria, le
condizioni sono in visibile miglioramento. Naturalmente il miglioramento sarà
tanto più efficace quanto più – ripeto – crescerà la coscienza del bene comune
e la capacità di lavorare per il bene di tutti e non per la ricchezza di pochi.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina l’Iraq: dodici morti, a Baghdad, per un attentato compiuto con
un’ambulanza-bomba. Il dolore per l’uccisione - ieri, a Nassiriya - del maresciallo
Simone Cola. Decapitati due civili iracheni. Liberati gli otto ostaggi cinesi.
Nelle
vaticane, l’udienza del Papa al nuovo ambasciatore dei Paesi Bassi:
nell’occasione il Papa ha richiamato l’ineludibile esigenza del rispetto
assoluto della persona umana dal suo concepimento alla sua morte naturale.
L’udienza
di Giovanni Paolo II alla comunità dell’Almo Collegio Capranica: sia soprattutto
l’Eucaristia - ha affermato il Santo Padre - il punto di riferimento della
vostra vita.
Due
articoli dedicati alla Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani.
Nelle
estere, Giappone: le Nazioni Unite coordineranno gli sforzi per realizzare un
sistema anti-tsunami; si è conclusa a Kobe la conferenza per la prevenzione dei
disastri.
Nella
pagina culturale, un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “Il nodo
delle ginestre a Montevergine”: un viaggio di Renato Fucini.
Nelle
pagine italiane, la tragica vicenda dell’uccisione, in Iraq, del maresciallo Cola.
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22 gennaio 2005
DOMANI, IL GIURAMENTO DI
VIKTOR YUSHENKO QUALE NUOVO PRESIDENTE DELL’UCRAINA. SI CHIUDE LA FASE DI GRAVE
TENSIONE
APERTASI CON L’ANNULLAMENTO DEL
VOTO DEL 21 NOVEMBRE
- Intervista con mons. Ivan Jurkovic -
Dopo mesi di
tensioni fortissime, l’Ucraina è oggi alla vigilia di una svolta: domani, a
mezzogiorno, l’ex capo dell’opposizione, Viktor Yushenko, giurerà da presidente
davanti al Parlamento riunito. Si chiude così un periodo drammatico per il
Paese. Dalle elezioni del 21 novembre, poi annullate dalla Corte suprema e
quindi ripetute a dicembre, è stata sfiorata più volte la guerra civile. Andrea
Sarubbi ne ha parlato con il nunzio apostolico a Kiev, mons. Ivan Jurkovic:
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R. –
L’Ucraina ha vissuto un periodo di grande importanza che si potrà giudicare
probabilmente meglio in una prospettiva storica. E’ stato un periodo difficile,
ricco di tensioni e di paura che le cose potessero andar male. D’altro lato,
però, si è evitato il conflitto forte, si è cercato anche strada facendo di ricucire
le tensioni e di superare le difficoltà, così che mi sembra che questo momento
di presa di possesso del nuovo presidente dovrebbe essere la festa di tutti.
D. – Tra
novembre e dicembre, l’Ucraina ha addirittura sfiorato la guerra civile. Erano
prevedibili, secondo lei, queste tensioni? Si prevedeva che sarebbero
scoppiate? Potrebbero scoppiare ancora?
R. –
Forse, conoscendo l’Ucraina, che è un Paese molto complesso, sarebbe stata
quasi una sorpresa che queste tensioni potessero determinare una divisione con
gravi conseguenze politiche. Però, bisogna sempre tenere presente che l’Ucraina
è un Paese molto più compatto di quanto appaia dall’esterno. Certo, il pericolo
sempre rimane. Saremo responsabili un po’ tutti noi, specialmente la Chiesa.
Non dimentichiamo mai che le relazioni umane hanno bisogno di una cura
costante!
D. – E
che cosa si aspetta adesso la Chiesa dal governo del nuovo presidente Yushenko?
R. –
Bisognerebbe cominciare un nuovo periodo di vita dell’Ucraina, con l’obiettivo
di dialogare in maniera nuova anzitutto con il vicino russo, che rappresenta un
fattore storico importantissimo, ma anche con l’Occidente e con l’Unione Europea,
come interlocutore principale. Quello che si attende la Chiesa è che il Paese
rinasca anche con una nuova dignità, con un nuovo ottimismo ...
D. –
Yushenko ha puntato molto sull’Unione Europea mentre Yanukovic sembrava puntare
di più sulla Russia. Lei se la immagina, per il prossimo futuro, un’Ucraina più
occidentale e più distante da Mosca?
R. – Io
sono convinto che le costanti della storia sono molto più importanti che le
variabili. Noi non possiamo immaginare un Paese con un tale patrimonio storico,
con tale complessità di legami con quello che si dice “l’Oriente europeo”, che
possa cambiare nel corso di un mese. Noi dobbiamo sempre vedere questa parte
del mondo in una coesistenza costruttiva, positiva per noi, che viviamo qui, in
Ucraina, e per tutto il continente, perché questo portano i nuovi equilibri ...
**********
NEL SUD EST ASIATICO,
DURAMENTE COLPITO DAL MAREMOTO, SONO STATI SOSPESI NELLO SRI LANKA I
COMBATTIMENTI TRA RIBELLI ED ESERCITO. SI E’ CHIUSA, INTANTO, CON UN NULLA DI
FATTO LA CONFERENZA DI KOBE IN GIAPPONE SUI DISASTRI NATURALI
- Intervista con
Teresio Dutto -
Continuano gli sforzi
per fronteggiare la crisi umanitaria del sud est asiatico colpito, lo scorso 26
dicembre, dal maremoto che ha causato, finora, oltre 226 mila morti. Nello Sri
Lanka una nuova tornata negoziale tra ribelli e governo di Colombo, mediata
dalla Norvegia, ha portato ad una sospensione temporanea dei combattimenti.
Anche le Maldive cercano la normalità: la popolazione dell’arcipelago si sta
recando alle urne per le legislative che sono considerate un importante test
sulla popolarità del presidente Gayoom, al potere da più di 25 anni. In
Thailandia è stata identificata, inoltre, la 21.ma vittima italiana. Sulle
coste meridionali dell’India la situazione sta lentamente tornando alla normalità
ma l’economia locale è ancora ferma. E’ quanto conferma il delegato della
Caritas Internationalis, Teresio Dutto, che sta coordinando sul posto gli aiuti
provenienti da tutto il mondo. L’intervista è di Roberto Piermarini:
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R. – La gente che ha perso la
casa è sistemata in strutture temporanee che sono state fornite dal governo
locale. La Chiesa cattolica ha dato una grossa mano per questa operazione.
Adesso il governo sta distribuendo anche viveri. La situazione però è
difficilissima: la pesca non è ancora ricominciata e questo si sta
ripercuotendo anche su persone che non sono state direttamente danneggiate dal
maremoto. Si spera che i disagi siano temporanei. Oggi abbiamo incontrato i
primi pescatori che si avventurano in mare. C’è ancora molta paura. Il mare,
dopo la tragedia dello scorso 26 dicembre, è visto come un nemico, un assassino.
D. – Qual è la maggiore
necessità in questo momento per la popolazione?
R. – La popolazione deve avere
certezze sull’utilizzo delle risorse. La necessità prioritaria è quella di
assicurare il cibo e la distribuzione è stata rivolta alle persone che sono
state colpite direttamente dallo tsunami. E’ necessario, però, ampliare
gli aiuti perché il volano economico della pesca è bloccato. Bisogna prima di
tutto aumentare la quantità di cibo da offrire alla popolazione in difficoltà.
Poi si può passare a proposte di “cash for work”, cioè minime, ma
necessarie, retribuzioni in cambio di lavoro.
D. – C’è ancora confusione per
quanto riguarda la distribuzione degli aiuti, o ormai c’è un coordinamento?
R. – No, no: devo dire che su
questo piano ormai qui c’è un’organizzazione chiara. Si sa chi deve aiutare. Il
governo ha emanato norme, due-tre giorni fa, in base alle quali chi vuole aiutare
deve prendersi carico di 50 persone e mettere a disposizione 18 mila euro. Il
coordinamento di queste cose viene fatto in queste zone qui dalle autorità
governative locali che stanno, a quanto possiamo vedere, funzionando. Certamente
ci saranno delle carenze ma c’è anche una certa fiducia. La gente deve essere
aiutata a non perdere la speranza.
**********
Brusca
frenata, intanto, sul fronte della prevenzione degli tsunami. Nonostante
le buone intenzioni e le numerose proposte per creare un sistema di allerta, la
conferenza di Kobe, in Giappone, si è chiusa con un nulla di fatto. Il servizio
di Maria Grazia Coggiola:
**********
Gli oltre 4 mila delegati hanno
approvato un generico piano di azione per limitare i danni e le vittime dei
disastri naturali e per far fronte al pericolo degli tsunami. Non hanno
fissato però obiettivi concreti e soprattutto non hanno indicato metodi e mezzi
finanziari per raggiungerli. I progetti per proteggere i Paesi dell’Oceano
Indiano dagli effetti di un maremoto, attraverso un sistema di boe da
realizzarsi nei prossimi 12-18 mesi, rimangono quindi sulla carta. Stati Uniti,
Giappone, Germania e Francia avevano
avanzato numerose proposte nei giorni scorsi ma nonostante l’intenso lavoro
diplomatico non è stato possibile trovare un’intesa a causa delle forti
pressioni politiche e anche militari. In particolare, hanno pesato la presenza
su molte isole di installazioni militari e nucleari indiane, cinesi e
americane. Ma a causare il fallimento sarebbe stata anche la rivalità tra le
varie agenzie dell’ONU.
Per la Radio Vaticana, Maria
Grazia Coggiola.
**********
IL GIORNO DOPO L’ARRESTO A NAPOLI DEL BOSS DI
SECONDIGLIANO,
L’ARCIVESCOVO DELLA CITTA’, CARDINALE MICHELE GIORDANO,
CI
PARLA DEL DIFFICILE MOMENTO VISSUTO DALLA CITTÀ DEL SUD
Il boss Cosimo Di Lauro, reggente dell’omonimo clan di Secondigliano, è
al carcere di Poggioreale. Di Lauro è stato arrestato ieri sera nel corso di
un’operazione condotta dai Carabinieri. Intanto si è appreso che l’uomo ucciso
e decapitato questa notte a Scampia era proprio un uomo del clan che fa capo a
Di Lauro. Secondo il ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu, “le forze
dell’ordine vinceranno la battaglia contro il crimine, ma serve un impegno
profondo per aggredire alle radici gli aspetti politici, economici e culturali
che formano la questione napoletana. Dunque, si è intensificata in questi
giorni l’azione delle forze dell’ordine contro le cosche, in lotta fra loro. Ma
è possibile intravedere una luce di speranza in questo momento difficile per la
città? Alessandro Guarasci lo ha chiesto al cardinale Michele Giordano, arcivescovo
di Napoli:
**********
R. – Non è che il momento
attuale sia più difficile del passato, se non per questa mattanza tra i vari
clan, che si mettono in proprio. Direi che questo momento, per la camorra, è un
momento di debolezza, di frantumazione. In questo senso, il momento è
favorevole, sia per le forze dell’ordine, le quali stanno dimostrando che si
può fare ciò che prima non sono riuscite a fare, sia per la gente, che non
appartiene a queste associazioni criminali, perché prende coraggio dalla
presenza maggiore delle forze dell’ordine. Credo che questo possa essere
l’inizio di un progetto di intervento sia dal punto di vista di presenza della
forza pubblica, sia dal punto di vista dello sviluppo sociale ed economico, sia
dal punto di vista educativo e culturale.
D. – Eminenza, ma lei ritiene
che oggi sia necessaria comunque una nuova alleanza tra le forze sociali in
campo, istituzioni, Chiesa e così via?
R. – Quello che spiace è che,
nonostante le sollecitazioni, non ci sia stata nel passato. Credo che oggi
esistano le condizioni per fare questo e io sollecito le istituzioni, a qualunque
schieramento appartengano, proprio a guardare in questa direzione, al bene
comune della città, cercando non interventi episodici, magari faraonici, ma un
progetto complessivo che dia risposta a questi problemi sia di occupazione, sia
di educazione delle coscienze. La Chiesa è l’unica presenza cui la gente si
rivolge ed è quella che conosce di fatto la situazione.
D. – Dunque, la Chiesa in questo
momento ha un ruolo fortemente attivo con tutte le sue parrocchie sul
territorio ...
R. – Questo l’ha sempre avuto:
lo vorrei sottolineare. I parroci hanno anche levato la voce verso le
istituzioni. Direi che sono quelli che hanno il polso della situazione.
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Domani, 23 gennaio, terza domenica del tempo ordinario, la liturgia ci presenta
il passo del Vangelo in cui Gesù annuncia che il Regno dei cieli è vicino e
invita alla conversione. Il Maestro chiama i primi apostoli. Sono semplici
pescatori: Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni. E dice loro:
“Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”.
Ed essi subito, lasciate le
reti, lo seguirono.
Ascoltiamo in proposito il
commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Dio si è fatto uomo in Gesù
Cristo avvicinandosi così a noi uomini affinché partecipassimo alla sua vita
divina. Cristo ci coinvolge con la vocazione in una stretta relazione con lui
per rimanervi. Ci chiama entrando nel nostro modo di pensare. Si avvicina a noi
nella maniera in cui siamo in grado di capire.
Pietro e suo fratello erano
pescatori. Cristo li chiama: “Seguitemi! Vi farò pescatori di uomini”. Un pescatore
capisce questo linguaggio perché è il suo. Immaginiamo come avrebbe reagito
Pietro se Cristo gli avesse detto: “Seguimi! Ti farò apostolo. Lascerai la
Palestina, la tua famiglia e mi seguirai fino ad una morte simile alla mia. Mi
sarai testimone con il martirio”. Pietro non lo avrebbe seguito. Cristo lo
chiama all’interno della sua mentalità, coinvolgendolo nell’amore salvifico e,
piano piano, Pietro comprende e aderisce ad un amore che si realizza
sacrificando se stessi.
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22
gennaio 2005
ANCORA LONTANA LA PIENA RICONCILIAZIONE IN COSTA
D'AVORIO.
A DUE ANNI DALLA FIRMA DEGLI ACCORDI DI PACE, IL
PAESE RESTA DIVISO
E I RIBELLI NON HANNO ANCORA ABBANDONATO LE ARMI
ABIDJAN. = La Costa d’Avorio è
“un Paese sempre più diviso, nel quale la pace stenta a decollare”. A due anni dalla firma degli accordi di Marcoussis,
sottoscritti per mettere fine alla guerra civile scoppiata nel settembre del
2002, la situazione nel Paese africano resta, dunque, drammatica. A
sottolinearlo, in un’intervista all’agenzia Fides, fonti della Chiesa a Bouaké.
Tutti affermano di volere rispettare gli accordi di Marcoussis e quelli di
Accra, in Ghana – hanno detto – ma tutti li interpretano a modo loro. “Il
presidente, Laurent Gbagbo, afferma di aver rispettato gli impegni assunti e
che ora sta ai ribelli disarmare – hanno spiegato le fonti – mentre i ribelli
rispondono che il disarmo al momento è impossibile e che se Gbabgo lo vuole può
imporlo solo con la forza”. Uno dei punti più importanti degli accordi di
Marcoussis, dal nome della località francese dove il 24 gennaio 2003 sono state
sottoscritte le intese, riguarda la formazione del governo di unità nazionale,
al quale partecipano rappresentanti del partito del presidente, dell’opposizione
e dei ribelli. Il Paese, tuttavia, resta diviso in due parti. Il nord-ovest, in
particolare, è in mano ad una serie di gruppi ribelli, che si sono riuniti
sotto la sigla “Forze Nuove”. (B.C.)
SEMPRE
ALTA LA TENSIONE IN BOLIVIA, DOVE PROSEGUONO LE MANIFESTAZIONI
DI PROTESTA CONTRO
L’INNALZAMENTO DEL PREZZO DEL CARBURANTE.
IL MONITO DEI VESCOVI ALLE
PARTI PER RICERCARE LA VIA DEL DIALOGO
LA PAZ. = Appello dei vescovi
boliviani a tutte le parti sociali affinché lavorino insieme per il bene comune
e per un’immediata soluzione della profonda crisi che sta mettendo in ginocchio
il Paese. Durante una conferenza stampa, il segretario generale della Conferenza
episcopale e vescovo di El Alto, mons. Jesús Juárez Párraga, ha ribadito la
“piena disponibilità della Chiesa locale a mediare tra le parti, a patto che
venga richiesto un esplicito interessamento”. Il presule ha auspicato un
incontro tra governo e parti sociali perché “attraverso il dialogo si giunga al
superamento dell’attuale momento di stallo”. All’esecutivo il segretario dei
vescovi ha chiesto di “studiare vie alternative”, che possano ridurre gli
effetti causati dall’innalzamento del prezzo del carburante. “La decisione del
governo – ha detto mons. Juárez Párraga – va a colpire direttamente la
popolazione”. “Se si vogliono alzare i prezzi, bisogna anche incrementare gli
stipendi, perché qui tutto aumenta tranne i salari”. Il vescovo di El Alto,
inoltre, si è detto convinto che “lasciare che i problemi si risolvano da soli
è da irresponsabili, così come è da incoscienti credere che facendo pressioni
fino ad arrivare a gesti estremi si ottenga giustizia”. I vescovi temono,
infatti, che la scelta della protesta ad oltranza delle organizzazioni
politiche, sociali e sindacali, possa condizionare fortemente il futuro
democratico ed istituzionale della Bolivia. Intanto, il presidente, Carlos
Mesa, ha disposto la riduzione del prezzo del gasolio del 6 per cento. La
decisione del capo di Stato, tuttavia, non ha convinto i dimostranti, che da
una settimana hanno avviato una durissima protesta in tutto il Paese. (D.D.)
AUMENTANO IN NEPAL I
BAMBINI SOTTRATTI AI GENITORI E ARRUOLATI A FORZA
CON I RIBELLI MAOISTI.
LA DENUNCIA DEI SALESIANI E DI NUMEROSE ONG
KATHMANDU.
= “I bambini del distretto di Simikot vivono col timore che i ribelli maoisti
possano giungere nei loro villaggi per portarli via dai loro genitori e
arruolarli nelle loro fila”. Questa, in sintesi, la denuncia dei religiosi
salesiani e delle organizzazioni non governative in Nepal, a pochi giorni dalla
visita dell’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, Louise Arbour. I ribelli,
tra le 10 mila e 15 mila unità, sono attivi in tutto il Paese asiatico e intere
zone sono sotto il loro controllo. Mirano a rovesciare la monarchia costituzionale
nepalese e ad istituire una repubblica comunista. La guerra civile, che
attraversa il Nepal da oltre nove anni, ha causato la morte di oltre 10 mila
persone. Secondo un rapporto di un’importante organizzazione nazionale di
difesa dei diritti umani, l’INSEC, almeno 268 bambini sotto i 17 anni sono
stati costretti ad unirsi all’esercito maoista, mentre numerosi ragazzi sono
morti nel corso di combattimenti. A Simikot, circa 750 km a nord-ovest della
capitale - racconta l’organizzazione - i bambini affollano la città in cerca
della protezione del governo. La cittadina è l’unico posto dell’intera regione
sotto l’influenza delle autorità di Kathmandu. Molti giovani fuggono da casa,
attraversando difficili strade di montagna per trovare rifugio. E’ dall’inizio
del 2004 che i maoisti hanno lanciato la campagna di arruolamento: “Metti le
scarpe, porta il fucile e preparati alla guerra”. (B.C.)
NELLE FACOLTA’ DI TEOLOGIA E FILOSOFIA OCCORRE
STUDIARE ANCHE LE MATERIE SCIENTIFICHE. COSI’ IL TEOLOGO MONS. CODA, DURANTE UN
SEMINARIO
PROMOSSO DALL’AREA DI RICERCA IN SCIENZE E FEDE
SULL’INTERPRETAZIONE
DEL REALE DELL’UNIVERSITÀ LATERANENSE
ROMA. = Inserire le materie
scientifiche negli studi di teologia e filosofia delle Università
Pontificie. La proposta è stata lanciata dal teologo mons. Piero Coda, durante
un seminario su “Istanze epistemologiche e ontologiche emergenti dalle scienze
matematiche”. L’incontro, che si chiude oggi, è stato organizzato dall’Area di
ricerca in “Scienze e Fede sull'interpretazione del Reale dell’Università
Lateranense”, collegata al Progetto Culturale della Conferenza Episcopale
Italiana. “Le tematiche scientifiche, anche quelle più rigorose ed astratte
come la matematica, risultano di grande interesse per il progetto culturale –
ha detto mons. Coda – perché si avverte la necessità, da parte di tutte le
discipline, di ritrovare i rapporti con la totalità del sapere”. “Abbiamo
assistito finora ad un'epoca di grande frammentazione dei saperi – ha aggiunto
– per rispondere all’esigenza di autonomia
espressa dai singoli ambiti scientifici. Ma oggi ci troviamo in un momento in
cui le autonomie devono entrare in relazione tra di loro, perché le sfide del
sapere oramai arrivano a chiedersi quale sia il senso ultimo della
conoscenza, che è docente presso
l’Università Lateranense, “la tradizione universitaria cristiana ha sempre dato
largo spazio alle materie scientifiche”, basta esaminare i curricula della
Compagnia di Gesù”. Paradossalmente, nel Novecento, forse per la polemica
contro il Positivismo scientista, sono venute meno le materie scientifiche
nelle Università Cattoliche. Oggi si nota un’inversione di tendenza per
inserire le materie scientifiche nelle facoltà di teologia e filosofia, come
hanno cominciato a fare a Roma l’Ateneo della Santa Croce ed anche l’Ateneo
Regina Apostolorum”. (B.C.)
UN GIOCO INTERATTIVO SU
INTERNET PER RISVEGLIARE NEI BAMBINI
LO SPIRITO MISSIONARIO.
E’ LA PROPOSTA DELLE PONTIFICIE OPERE SPAGNOLE
ALLA
VIGILIA DELLA GIORNATA DELL’INFANZIA MISSIONARIA 2005
MADRID.
= Le Pontificie Opere Missionarie della Spagna hanno presentato un gioco interattivo
per bambini in occasione della Giornata dell’Infanzia Missionaria 2005, che si
celebrerà in Spagna il prossimo 23 gennaio. Si tratta di un gioco formativo ed
informativo dal punto di vista missionario, secondo quanto afferma don
Anastasio Gil, vicedirettore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie della
Spagna. La partecipazione al gioco, presentato in forma interattiva attraverso
Internet, ha diverse modalità: si può giocare da soli, in coppia o a squadre. I
giocatori, lanciando un dado virtuale, percorrono diverse caselle di un
tracciato, nelle quali dovranno rispondere ad una serie di domande che si
riferiscono alle missioni, alla situazione dei bambini nel mondo e ai valori
evangelici. Le risposte indovinate permettono di continuare il percorso che
presenta diversi gradi di difficoltà. Gli errori, invece, portano a caselle che
riflettono su situazioni negative come guerre e bambini sfruttati. Secondo gli
ideatori dell’iniziativa, si tratta di un gioco semplice che vuole ottenere
qualcosa di importante: accrescere tra i giovani lo spirito missionario,
affinché i bambini aiutino i bambini, secondo il motto dell’Infanzia
Missionaria. Il gioco si può consultare nella pagina delle Pontificie Opere
Missionarie della Spagna. (B.C.)
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22
gennaio 2005
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
In Iraq,
mentre venivano liberati gli otto ostaggi cinesi rapiti martedì scorso, il
gruppo ‘Ansar Al Sunna’ rivendicava l’uccisione di 15 agenti della Guardia
nazionale. Il nostro servizio:
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Il rilascio è
stato confermato anche da funzionari dell’ambasciata cinese a Baghdad. Ieri i
rapitori avevano chiesto al governo di Pechino di proibire ai cinesi di recarsi
in Iraq in cambio della liberazione degli ostaggi. Subito dopo questa
richiesta, la Cina ha ricordato di aver più volte avvertito i cittadini della
Repubblica Popolare chiedendo loro di non andare nel Paese arabo. Ma sul fronte
dei sequestri si devono registrare anche notizie tragiche: su un sito
integralista islamico è stato pubblicato il video della decapitazione di due
civili iracheni rapiti da un gruppo guidato dal terrorista giordano Al Zarqawi.
Sul terreno, inoltre, la situazione è sempre più incandescente: dopo il
drammatico attentato compiuto ieri a Baghdad e costato la vita ad almeno 15
persone, la comunità sciita è stata sconvolta da un nuovo episodio di violenza.
Un’ambulanza guidata da un kamikaze è esplosa ieri sera nei pressi della
capitale davanti ad un edificio dove si stava svolgendo una festa nuziale. La
deflagrazione ha causato almeno 12 morti, tutti sciiti. Il ministro
dell’Interno iracheno ha annunciato che l’aeroporto di Baghdad resterà chiuso
per motivi di sicurezza il 29 e 30 gennaio, date delle vigilia e delle
elezioni. In Italia, infine, arriverà domani all’aeroporto romano di Ciampino
la salma di Simone Cola, il maresciallo ucciso ieri in Iraq. Dopo aver incontrato
la moglie Alessandra, il vescovo della diocesi di Frosinone, Veroli e
Ferentino, mons. Salvatore Boccaccio, ha sottolineato come con la fede sia
possibile superare questo drammatico momento. “Si deve invocare il perdono – ha
aggiunto il presule - perchè è fondamentale per uscire da una situazione come questa”.
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Le Brigate dei martiri
di Al Aqsa sono disponibili ad una tregua con Israele. È il primo risultato
politico di rilievo ottenuto dal neopresidente palestinese, Abu Mazen, nei
colloqui avviati con gli estremisti. Il leader dell’ANP ha anche ricevuto i
complimenti del vicepremier israeliano Peres per lo spiegamento delle forze di
sicurezza nella Striscia di Gaza. Il servizio di Graziano Motta:
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Abu Mazen ha conseguito un
importante risultato sul terreno del conflitto ma non ancora un’intesa politica
dopo tre giorni di colloqui con i capi delle organizzazioni fondamentaliste. La
Jihad islamica ha reso noto che un cessate-il-fuoco dipende dalla fine delle
operazioni militari da parte di Israele e dalla liberazione dei prigionieri.
Hamas avrebbe modificato una sua posizione di principio, riconoscendo per la
prima volta i confini del 1967, condividendo la politica di Al-Fatah per la
nascita dello Stato palestinese con Gerusalemme capitale. Hamas ha anche
riconosciuto la necessità di una leadership comune tra gruppi palestinesi, pur
non rinunciando “alla legittima lotta armata contro il nemico sionista”. Nel
tentativo di aiutare Abu Mazen a superare i contrasti con Hamas, l’Egitto ha
riproposto la sua mediazione: i colloqui si svolgerebbero al Cairo la settimana
prossima in concomitanza con l’arrivo nella regione del sottosegretario di
Stato americano William Burns, segno del concreto sostegno ad Abu Mazen del
presidente Bush.
Per la Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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È salito ad almeno 40 morti e 19 feriti il bilancio di un
grave incidente stradale nel Nepal sud-occidentale, dove un pullman è uscito di
strada ed è precipitato in un torrente. Nella sciagura hanno perso la vita gran
parte degli invitati ad una festa nuziale.
In Iran, il Consiglio dei guardiani della rivoluzione ha
autorizzato la candidatura di donne alle presidenziali. Lo ha annunciato la
televisione di stato della Repubblica islamica.
In Spagna, il premier Jose Luis Rodriguez Zapatero ha
mantenuto la promessa fatta agli ex “bambini della guerra” civile spagnola che
aveva incontrato a Mosca all'inizio di dicembre: ha concesso loro la pensione e
l’assistenza sanitaria.
Rischia di tardare l’arrivo dei 10 mila caschi blu nel sud
Sudan, in programma a partire dalla fine di febbraio. I Paesi che hanno offerto
finora disponibilità, Pakistan, Bangladesh e Malaysia, sono infatti tutti
musulmani: un aspetto non gradito alla leadership locale, che teme tensioni con
la popolazione animista e cristiana. Intanto, a Rumbek è stata aperta la prima
delegazione diplomatica che rappresenta Gran Bretagna e Paesi Bassi.
L'Organizzazione mondiale della
sanità (Oms) teme che il mortale virus dei polli possa trasmettersi da umano a
umano. Il nuovo allarme giunge dopo la conferma che due fratelli vietnamiti
hanno contratto la malattia e uno è morto. L'Oms ha reso noto che i risultati
degli esami di laboratorio mostrano che due fratelli del Vietnam settentrionale
sono stati infettati dal H5N1, il virus dell'influenza aviaria.
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