RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 21 - Testo della trasmissione venerdì 21 gennaio 2005

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Chiesa è chiamata a diffondere il Vangelo della speranza cristiana nel mondo della sofferenza, dove spesso la cultura odierna suggerisce soluzioni di morte. Così il Papa alla plenaria del Pontificio Consiglio per la pastorale degli operatori sanitari, nel ventennio di fondazione. Il commento del cardinale Javier Lozano Barragan

 

Bisogna partecipare alla Messa domenicale, cuore della vita cristiana: è l’esortazione del Papa nell’udienza ai membri della Pontificia Commissione per l’America Latina

 

Nell’odierna memoria di Sant’Agnese, il Papa ha benedetto gli agnelli con la cui lana saranno confezionati i sacri pallii

 

Inaugurata ieri pomeriggio la rimodernata sala cinematografica del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, intitolata al cardinale Andrzej Maria Deskur

 

Oggi è il quarto giorno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: ai nostri microfoni il cardinale Kasper fa il punto dell’ecumenismo.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

“I poveri non possono aspettare”: promossa da FOCSIV e Caritas italiana, parte la campagna sugli obiettivi del millennio fissati dall’ONU. Ai nostri microfoni, don Vittorio Nozza e Sergio Marelli

 

Da oggi nei cinema italiani il film di Roberto Faenza “Alla luce del sole”, su don Giuseppe Puglisi, il sacerdote palermitano ucciso dalla mafia nel 1993: ce ne parlano lo stesso regista e l’arcivescovo di Palermo, cardinale Salvatore De Giorgi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Mentre a Kobe fallisce la Conferenza dei Paesi donatori, l’UNICEF è preoccupata per le difficoltà psicologiche incontrate dalle madri che hanno perso i figli nella tragedia dello tsunami

 

“La festa islamica dell’Eid-ul-Adha sia fonte di amore, fraternità, riconciliazione, armonia e comprensione”: è questo l’auspicio espresso in Pakistan dal vescovo di Multan, presidente della Commissione nazionale per il dialogo interreligioso e l’ecumenismo

 

“Storiografia e agiografia nella tarda antichità: alla ricerca delle radici cristiane dell’Europa”, in un Convegno internazionale alla Pontificia Università Salesiana

 

In Venezuela, compie 50 anni il Movimento “Fey Alegría” fondato da un gesuita per l’educazione dei più poveri

 

Si è concluso ad Accra, in Ghana, il Vertice dei 15 Paesi membri della Comunità economica dell’Africa occidentale (CEDEAO).

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, almeno 14 morti per l’esplosione di un’autobomba in una moschea sciita di Baghdad. A Nassiriya, ucciso un soldato italiano: è il maresciallo  Simone Cola

 

Proteggere gli Stati Uniti e abbattere tutte le tirranie. Questi gli obiettivi fissati ieri dal presidente americano Bush nel suo discorso di insediamento

 

Più di 3000 agenti palestinesi dispiegati nel nord della Striscia di Gaza per bloccare le azioni dei movimenti estremisti contro Israele.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

21 gennaio 2005

 

 

LA CHIESA E’ CHIAMATA A DIFFONDERE IL VANGELO DELLA SPERANZA CRISTIANA

NEL MONDO DELLA SOFFERENZA, DOVE SPESSO LA CULTURA ODIERNA

SUGGERISCE SOLUZIONI DI MORTE. COSI’ IL PAPA ALLA PLENARIA

DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PASTORALE DEGLI OPERATORIO SANITARI,

NEL VENTENNIO DI FONDAZIONE

- Ai nostri microfoni cardinale Javier Lozano Barragán -

 

La Chiesa è chiamata a diffondere il Vangelo della speranza cristiana nel vasto mondo di coloro che soffrono, dove spesso l’odierna cultura secolarizzata propone soluzioni di morte. E’ quanto ha detto il Papa oggi ricevendo in Vaticano i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli operatori sanitari nella ricorrenza del ventennio di fondazione. Giovanni Paolo II ha invitato i responsabili della Chiesa ad essere presenti soprattutto dove i malati sono privi di medicine e assistenza, con una particolare attenzione verso quanti sono colpiti dall’AIDS. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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“La Chiesa – ha detto il Papa - è chiamata ad affrontare le più delicate e non eludibili questioni che sorgono nell'animo umano di fronte alla sofferenza, alla malattia e alla morte. E’ dalla fede nel Cristo morto e risorto che quegli interrogativi possono trarre il conforto della speranza che non delude”. “Il mondo odierno” - ha aggiunto - “spesso non possiede la luce di questa speranza” e “suggerisce soluzioni di morte. Di qui l’urgenza di promuovere una nuova evangelizzazione e una forte testimonianza di fede operosa in queste ampie aree secolarizzate”.

 

Al centro dei lavori della Plenaria, che si concludono oggi, c’è la riflessione sulla santificazione del momento della malattia: il malato – ha detto il Papa – ha un “ruolo speciale” nella Chiesa e nella famiglia “in virtù della presenza viva di Cristo in ogni persona sofferente”. E “l’anno dedicato all'Eucaristia – ha proseguito -  si presenta, da questo punto di vista, come un’opportuna occasione per un più intenso impegno pastorale nell’amministrazione sia del Viatico che dell’Unzione degli Infermi. Configurando pienamente il malato a Cristo, morto e risorto, tali Sacramenti consentono al malato stesso e alla comunità dei credenti di sperimentare il conforto che viene dalla speranza soprannaturale”.

 

“Opportunamente illuminato dalla parola del sacerdote e di chi lo coadiuva - ha affermato Giovanni Paolo II - il malato può scoprire con gioia la particolare missione che gli è affidata nel Corpo mistico della Chiesa: in unione con Cristo sofferente, egli può cooperare alla salvezza dell’umanità, avvalorando la sua preghiera con l’offerta della sofferenza”. “Ciò non deve, peraltro, dispensare i responsabili della Chiesa - ha detto ancora il Pontefice - da un'attenzione stimolante ed operosa alle strutture ove il malato soffre talora forme di emarginazione e di carenza di sostegno sociale. Tale attenzione deve estendersi anche alle aree del mondo dove i malati più bisognosi, nonostante i progressi della medicina, mancano di farmaci e di adeguata assistenza”.

 

Secondo Giovanni Paolo II inoltre “una sollecitudine particolare la Chiesa deve poi riservare a quelle zone del mondo ove i malati di AIDS sono privi di assistenza. Per essi è stata in special modo creata la Fondazione ‘Il Buon Samaritano’, il cui scopo è di contribuire ad aiutare le popolazioni più esposte con il necessario sostegno di supporti terapeutici”.

 

Il Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari è stato istituito da Giovanni Paolo II nel 1985, con il Motu Proprio Dolentium hominum, per “diffondere, spiegare e difendere gli insegnamenti della Chiesa in materia di sanità e favorirne la penetrazione nella pratica sanitaria”. Spetta al Dicastero il compito di orientare, sostenere e incoraggiare quanto in questo campo viene promosso dalle Conferenze Episcopali, dalle Organizzazioni e Istituzioni Cattoliche dei professionisti della medicina e della promozione della salute.

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Ma sulle parole del Papa ascoltiamo al microfono di Giovanni Peduto il commento del presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per la salute il cardinale Javier Lozano Barragán:

 

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“La riflessione è quella più scottante nell’esistenza umana. Perché la morte? Perché il dolore? Perché la sofferenza? Il Santo Padre ci ha affidato specialmente questo compito: rispondere a questi problemi. E noi lo facciamo sempre attraverso la consapevolezza della morte e resurrezione del Signore. Senza questa consapevolezza non c’è risposta.  Noi perciò siamo assolutamente convinti che l’unica risposta sia il mistero della Redenzione. Non c’è un’altra risposta. Ce ne sono altre, ma l’unica soluzione che davvero non ci lascia nel vuoto disperato, è rendere l’assurdo, logico, fare della morte,  vita. Questo significa Cristo, che muore sulla Croce, ma è una Croce gloriosa che significa risurrezione. Non c’è un altro nome, sotto il cielo dato per la salvezza, che Cristo, il Signore. Questa è certamente una pazzia per chi non crede, ma per noi è l’unica salvezza, come dice San Paolo”.

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BISOGNA PARTECIPARE ASSIDUAMENTE ALLA MESSA DOMENICALE,

CUORE DELLA VITA CRISTIANA: E’ L’ESORTAZIONE DEL PAPA NELL’UDIENZA

AI MEMBRI DELLA PLENARIA DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE PER L’AMERICA LATINA.

IL PONTEFICE HA INVITATO VESCOVI E SACERDOTI AD IMPEGNARSI

PER FAR RISCOPRIRE AI FEDELI LA CENTRALITA’ DELL’EUCARISTIA

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Partecipare alla Messa della domenica è un’esigenza profonda per ogni cristiano. E’ la riflessione, ed esortazione al tempo stesso, offerta oggi da Giovanni Paolo II nell’udienza ai partecipanti alla riunione plenaria della Pontificia Commissione per l'America Latina, guidati dal cardinale Giovanni Battista Re, presidente dell’organismo vaticano. Il tema scelto per la plenaria è proprio “La Messa domenicale, centro della vita cristiana in America Latina”. Sui punti salienti del discorso del Papa, ascoltiamo il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“LA MISA DOMINICAL, CENTRO DE LA VIDA CRISTIANA…”.

 

Il Pontefice ha sottolineato come la partecipazione alla Messa domenicale non “sia solo un dovere indicato dal Catechismo della Chiesa cattolica”. In realtà, ha avvertito, “non si può vivere la fede senza partecipare assiduamente alla Messa, sacrificio di redenzione, banchetto comune della Parola di Dio e del Pane eucaristico, cuore della vita cristiana”. E’ allora necessario da parte dei pastori della Chiesa “un rinnovato sforzo per far riscoprire la centralità della domenica nella vita ecclesiale e sociale degli uomini e delle donne di oggi”.

 

 Per tutti i vescovi e i sacerdoti, ha proseguito, “è una sfida chiamare i fedeli ad una costante partecipazione all’Eucaristia domenicale, incontro con Cristo vivo”. Per questo, è necessaria una migliore istruzione e più accurata catechesi dei fedeli sull’Eucaristia. La Messa “deve essere preparata in modo conveniente dal celebrante”, curando la propria “disposizione spirituale”. D’altro canto, ha detto ancora, una cura particolare va riservata all’omelia, alla liturgia, quindi alla selezione e preparazione dei canti, sempre però nell’ambito del rispetto delle regole stabilite, valorizzando “la ricchezza spirituale e pastorale del Messale romano”. I fedeli, in comunione con i sacerdoti, ha infine esortato il Papa, devono dunque impegnarsi per “approfondire questa dimensione essenziale della vita sacramentale della Chiesa”.

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NELLA MEMORIA LITURGICA DI SANT’AGNESE, IL PAPA HA BENEDETTO I DUE AGNELLI

LA CUI LANA SERVIRA’ PER LA CONFEZIONE DEI SACRI PALLII, CHE VERRANNO

IMPOSTI AI NUOVI ARCIVESCOVI METROPOLITI IL PROSSIMO 29 GIUGNO

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Come il 21 gennaio di ogni anno, memoria liturgica di Sant’Agnese, Giovanni Paolo II ha benedetto questa mattina due agnelli, durante una breve cerimonia nella sua Biblioteca privata: la lana degli agnelli sarà utilizzata per confezionare i sacri pallii, che verranno benedetti dal Papa nella prossima solennità dei Santi Pietro e Paolo. In quel giorno, i pallii saranno imposti ai nuovi arcivescovi metropoliti, o consegnati ai loro procuratori, dal cardinale protodiacono a nome del Papa. Su questa tradizione, che affonda le proprie radici nel martirio di Sant’Agnese, avvenuto oltre 1700 anni fa, il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Un emblema della pecorella smarrita, cercata, salvata e posta sulle spalle del Buon Pastore e, insieme, il segno di Cristo, l’Agnello crocifisso per la salvezza dell’umanità perduta. C’è questa forte simbologia dietro quelle esili bende di lana denominate “sacri pallii”, che ogni anno vengono filate e tessute dalla lana di due agnelli e poi poste, come la pecorella smarrita, sulle spalle di nuovi pastori metropoliti. Larghi 4-6 centimetri, i pallii recano impresse sei croci di seta nera e vengono indossati attorno alle spalle, a mo’ di anello, ornati da tre spille gemmate, dette aciculae, che anticamente servivano per tenere fermo il paramento sul petto, sul dorso e sulla spalla sinistra. Anticamente il pallio era un attributo esclusivo del Sommo Pontefice. In seguito, divenne un’insegna liturgica d’onore e simbolo di speciale legame con il soglio petrino per quei vescovi che avessero ricevuto dalla Sede Apostolica una speciale giurisdizione. Gli annali ricordano il gesto di Papa Simmaco, che nel 513 concesse il pallio a Cesario, vescovo di Arles.

 

Gli agnelli accompagnano spesso nell’iconografia tradizionale la figura di Sant’Agnese, adolescente e vergine romana, martirizzata durante la persecuzione di Decio all’inizio del IV secolo, per aver testimoniato Cristo mentre molti fedeli si abbandonavano in massa alla defezione. Uccisa con un colpo di spada alla gola, dopo essere stata ripetutamente oltraggiata e torturata, Sant’Agnese è, tra l’altro, la protettrice delle giovani e della castità, una delle “creature miti e deboli” scelte da Dio “per confondere le potenze del mondo”, come recita la Colletta della liturgia di odierna. Al termine della semplice cerimonia di questa mattina gli agnelli, caratterizzati il primo da una coroncina di fiori bianchi simbolo della verginità e il secondo da una di fiori rossi, colore del martirio, sono stati portati da due sediari al monastero delle Suore di Santa Cecilia. Le religiose provvederanno tra qualche mese alla confezione dei sacri pallii, dopo la tosatura degli animali. I pallii saranno poi riposti in un’urna di bronzo, dono di Benedetto XIV, conservata nella cosiddetta “nicchia dei pallii” presso la Confessione di San Pietro, dalla quale saranno prelevati il 29 giugno. Abitualmente, sono i religiosi dell’Ordine dei Canonici Regolari Lateranensi, che servono la Basilica di Sant’Agnese fuori le Mura, ad offrire al Papa i due piccoli ovini, allevati dalle religiose del convento di San Lorenzo in Panisperna.

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INAUGURATA IERI POMERIGGIO,

CON LA PROIEZIONE DI TRE IMPORTANTI FILMATI D’EPOCA,

LA RIMODERNATA SALA CINEMATOGRAFICA

DEL DICASTERO PONTIFICIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI,

INTITOLATA AL CARDINALE DESKUR

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

“Il cinema è un potente mezzo di comunicazione, in grado di parlare al mondo e di diffondere i valori universali”. Questa affermazione dell’arcivescovo John Foley, che esprime un concetto più volte ribadito da Giovani Paolo II, è risuonata ieri pomeriggio nel Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, durante l’inaugurazione della nuova sala cinematografica del dicastero, intitolata al cardinale Andrzej Maria Deskur, considerato il fondatore della Filmoteca Vaticana. Mons. Foley ha definito “davvero soddisfacente” il risultato tecnico ed estetico della ristrutturazione a cui la sala era stata sottoposta ed ha ringraziato coloro che hanno permesso al dicastero pontificio e alla Filmoteca Vaticana di poter tornare ad utilizzare una struttura che in passato – ha ricordato il presule - ha ospitato molte anteprime cinematografiche per un pubblico selezionato e più volte visto tra i suoi ospiti lo stesso Pontefice.

 

Per celebrare l’avvenimento, sono stati proiettati ieri degli autentici cimeli della celluloide. Il primo, intitolato “Leone XIII nei Giardini Vaticani”, è una pellicola dell’archivio del dicastero, girato nel 1896 su pellicola Lumière. Il secondo titolo, “L’Inferno”, è un film ritenuto smarrito e poi ritrovato negli archivi della Filmoteca Vaticana. In esso, ha spiegato il presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali, “per la prima volta si utilizzano gli effetti speciali in chiave moderna” e “rappresenta un esempio di come la cultura ed il cinema possono incontrarsi per dare vita ad un capolavoro”. Il terzo è una prova d’autore firmata dal celebre regista italiano Michelangelo Antonioni e intitolata “Lo sguardo di Michelangelo”. Quest’opera, ha detto ancora mons. Foley, è “la dimostrazione di come la sensibilità di un grande regista, Michelangelo Antonioni, possa condurci attraverso la macchina da presa di fronte alla meraviglia dell’arte”.

 

 

ALTRA UDIENZA

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto nel corso della mattinata il vescovo di Tarazona (Spagna), mons. Demetrio Fernández González, in visita ad Limina.

 

 

QUARTO GIORNO DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI:

IL CARDINALE WALTER KASPER FA IL PUNTO DELL’ECUMENISMO

 

Quarto giorno oggi della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: il tema odierno è “Costruite sul fondamento: Cristo”. Mercoledì scorso durante l’udienza generale il Papa aveva detto che tutti i battezzati devono sentirsi impegnati ad operare e pregare per l’unità dei cristiani. Ma il Popolo di Dio ha questa coscienza? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani:

 

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R. – Io lo l’impressione che negli ultimi quarant’anni questa coscienza è molto cresciuta e soprattutto nella Chiesa cattolica. Quest’anno abbiamo come tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani “Cristo, unico fondamento della Chiesa”.  Questo fondamento lo abbiamo in comune tutti noi cristiani che crediamo in Gesù Cristo.  Dobbiamo basarci su questo fondamento e soprattutto leggere insieme la Sacra Scrittura perché, come ha detto San Girolamo, non conoscere la Scrittura vuol dire non conoscere Gesù Cristo. In Cristo abbiamo il fondamento e da qui dobbiamo partire nel nostro impegno ecumenico.

 

D. – Quali sono le ultime novità sul piano ecumenico?

 

R. – Abbiamo certamente molto migliorato i rapporti con le Chiese ortodosse e anche con la Chiesa ortodossa di Russia, con la quale i rapporti erano negli anni scorsi un po’ difficili. Poi è stato di grande importanza il fatto che il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli  si sia recato per ben due volte a Roma e certamente anche questo ha migliorato i rapporti enormemente. Speriamo ora che nella seconda metà di quest’anno sia possibile rilanciare il dialogo internazionale con le Chiese ortodosse. Questo rappresenterebbe veramente un grande passo avanti.

 

D. – Ci sono difficoltà per quanto riguarda soprattutto i luterani e gli anglicani…

 

R. – Con gli anglicani abbiamo avuto alcuni problemi lo scorso anno, ma si tratta di un problema interno all’anglicanesimo e che riguarda l’ordinazione di un prete che pratica pubblicamente l’omosessualità e questo per noi rappresenta uno scandalo e per questo motivo abbiamo in un certo senso sospeso i rapporti con gli anglicani. Adesso  speriamo di riuscire a rilanciare il dialogo. Dobbiamo anche ribadire che questo problema relativo all’omosessualità per noi rappresenta un problema e che noi siamo fermi a ciò che dice il Catechismo della Chiesa Cattolica.

 

D. – Per quanto riguarda, invece, i luterani …

 

R. – Lo scorso anno sono stato a Chicago per celebrare il V anniversario della Dichiarazione congiunta sulla “giustificazione”. Si è trattato di un incontro molto amichevole, molto fruttuoso e molto costruttivo. Lo stesso è avvenuto a Johannesburg, dove è stato celebrato questo anniversario a livello mondiale. Abbiamo qualche problema, al momento con i luterani in Germania, che hanno preso una posizione sulle ordinazioni che va al di là di tutti i testi ed i documenti che abbiamo insieme che riguardano il ministero pastorale e l’ordinazione. Questo è un problema grande, perché la dottrina sulla Chiesa e soprattutto la dottrina sull’ordinazione rappresentano il centro della discussione attuale con i luterani.

 

D. – Quali sono le speranze e le prospettive dell’ecumenismo del futuro?

 

R. – Il problema centrale e l’impegno centrale è rappresentato dall’ecumenismo spirituale. L’unità della Chiesa è un dono dello Spirito Santo ed ho l’impressione che questa consapevolezza cresce anche tra le altre Chiese e comunità ecclesiali, con la preghiera, con la lettura delle Sacre Scritture, con la conversione personale ed anche con la santificazione della propria vita. Sotto questo aspetto abbiamo anche movimenti particolarmente impegnati come ad esempio i Focolarini ed altri ancora. Penso che questo sia un aspetto molto importante per il futuro, perché l’ecumenismo non è soltanto una questione dottrinale o intellettule, ma è vivere insieme, un’esperienza comune cristiana e spirituale. Penso che su questa strada dobbiamo avanzare nel prossimo anno ed anche il tema scelto per questa Settimana di preghiera “Cristo unico fondamento della Chiesa” ci dice che dobbiamo riflettere sulla Scrittura, dobbiamo riflettere anche sul Battesimo, perché tramite il Battesimo siamo tutti inseriti nell’unico Corpo di Cristo.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Aprono la prima pagina le udienze di Giovanni Paolo II ai partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute e ai partecipanti alla Riunione Plenaria della Pontificia Commissione per l'America Latina.

 

Nelle vaticane, un articolo di Giuseppina Sciascia dal titolo "Di fronte alla crudeltà del nazismo mai i Certosini di Farneta ebbero paura": pagine di storia e di martirio nell'agosto 1944.

 

Nelle estere, l'intervento dell'acivescovo Celestino Migliore - alla 59.ma Sessione dell'Assemblea Generale dell'ONU - in commemorazione delle vittime dello tsunami.

Iraq: sanguinoso attentato dinamitardo a Baghdad, vicino ad una moschea sciita. Ucciso un militare italiano a Nassiriya. 

Stati Uniti: il presidente Bush inizia il suo secondo mandato.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Felice Accrocca dal titolo "L'ultimo regalo di Romana Guarnieri", in riferimento all'opera "Donne e Chiesa tra mistica e istituzioni (secoli XIII-XV)".

Un articolo di Carlo Pedretti su una nuova lettura iconologica della "Scuola di Atene" di Raffaello. 

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema dell'economia.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

21 gennaio 2005

 

 

“I POVERI NON POSSONO ASPETTARE”:

PROMOSSA DA FOCSIV E CARITAS ITALIANA,

 PARTE LA CAMPAGNA SUGLI OBIETTIVI DEL MILLENNIO FISSATI DALL’ONU

- Ai nostri microfoni don Vittorio Nozza e Sergio Marelli -

 

“I poveri non possono aspettare”. E’ lo slogan della campagna sugli obiettivi del millennio ONU promossa da FOCSIV e dalla Caritas italiana, presentata nei giorni scorsi a Roma presso la Sala Stampa Estera. L’iniziativa è appoggiata da molte associazioni del mondo cattolico tra le quali, Acli, Azione Cattolica e Comunità Papa Giovanni XXIII. Ascoltiamo il servizio di Marina Tomarro:

 

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Oltre un miliardo di persone vivono in condizioni di disagio inaccettabile. C’è bisogno di interventi veloci e concreti, senza aspettare che le catastrofi facciano riflettere. Questo è il fine della campagna “I poveri non possono aspettare”, dove viene riaffermato l’impegno unitario da parte di tutte le associazioni cattoliche per la promozione e per la difesa della dignità di ogni essere vivente. Don Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana:

 

“La campagna prende in considerazione una decisione che i governi del mondo hanno assunto nel 2000 in termini di dimezzamento della povertà, attraverso l’assunzione di obiettivi capaci, nell’arco di 15 anni, di andare proprio ad incidere in maniera strutturale sulla situazione di intere popolazioni. Allora, si tratta di passare dalle dichiarazioni fatte di fronte a tutto il mondo a concrete azioni, a decisioni in termini di economia, di cooperazione. Bisogna riconoscere innanzitutto che queste popolazioni il più delle volte sono sfruttate e, che , hanno bisogno di recuperare in pieno la loro dignità, diventando protagonisti anche del loro sviluppo”.

 

L’emergenza dello tsunami nel Sud-Est asiatico ha dimostrato un’effettiva solidarietà. Questa campagna sottolinea che i governi devono rispettare gli obiettivi considerati prioritari nella lotta alla povertà. Ma in che modo si svilupperà? Sergio Marelli direttore generale della FOCSIV:

 

“Noi lavoreremo in Italia con incontri che ognuno promuoverà a livello territoriale. Ci sarà la distribuzione di una cartolina da inviare al nostro primo ministro Berlusconi perché, già a partire dalla riunione del G8, si faccia promotore di una verifica tra quello che i governi promettono e quello che fanno. Questa nostra azione in Italia si inserisce in un ambito molto più ampio. Parlo di altre realtà cattoliche, con le quali lavoriamo in rete a livello internazionale. C’è una grande mobilitazione di tutta la società civile, cattolica e non, laica e credente.

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DA OGGI NEI CINEMA ITALIANI IL FILM DI ROBERTO FAENZA “ALLA LUCE DEL SOLE”,

SU DON GIUSEPPE PUGLISI, IL SACERDOTE PALERMITANO

UCCISO DALLA MAFIA  NEL 1993:

CE NE PARLANO IL REGISTA E L’ARCIVESCOVO DI PALERMO IL CARDINALE DE GIORGI

 

Da oggi nei cinema italiani il nuovo film di Roberto Faenza “Alla Luce del Sole”, la storia degli ultimi due anni di vita di don Giuseppe Puglisi, sacerdote palermitano ucciso da Cosa Nostra nel 1993. Un prete in prima linea, impegnato nel recupero dei giovani di uno dei quartieri storici dei boss, il rione Brancaccio. Il suo tentativo di seminare una cultura della legalità lo portò in conflitto con le cosche, in uno dei momenti peggiori dello scontro tra lo Stato e la mafia, che stava sferrando il suo più grave attacco, culminato un anno prima con gli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino. E’ la storia del martirio e del sacrificio di padre Puglisi per il quale oggi è in corso la causa di beatificazione. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

 

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(musica)

 

Era una spina nel fianco della mafia, era scomodo, perché educava i giovani alla legalità sottraendoli al reclutamento mafioso. Il suo era un delitto annunciato: un colpo di pistola eliminò don Pino Puglisi nel giorno del suo 56.mo compleanno, il 15 settembre del 1993, proprio davanti alla sua chiesa, quella di San Gaetano nel quartiere di Brancaccio. Un eroe per alcuni, un sacerdote che assolveva al suo compito per altri; in qualunque caso, la storia di don Puglisi  raccontata in “Alla Luce del Sole”, mostra la solitudine di un uomo che, disarmato, aveva deciso di cambiare la mentalità delle persone con le quali lui stesso era cresciuto. Aprì un centro di accoglienza che per molti bambini fu in un certo senso la salvezza. Un impegno, il suo, stroncato dai boss del quartiere che dopo le minacce passarono ai fatti. La sua reazione ai killer, accolti con un sorriso, sconvolse uno di loro che dal 1997 è collaboratore di giustizia. A vestire i panni di don Puglisi, per il quale è all’esame il processo di beatificazione come martire, l’attore Luca Zingaretti. Regista e autore del film è Roberto Faenza:

 

“Io sono stato colpito dalla missione di questo piccolo uomo sconosciuto, lontano dai riflettori che secondo me rappresenta veramente quello che noi dovremmo seguire: i veri eroi sono uomini che lavorano nell’ombra, sono le formiche. Puglisi era uno che aveva molto da dire e nessuno gli ha dato il microfono per poter arrivare alla gente comune con una parola così importante come è stata la sua missione. Penso che gli ideali di Puglisi siano un punto di riferimento per tantissimi giovani e tantissimi parroci che fanno esattamente quello che ha fatto lui”.

 

“Alla luce del sole” è un’opera che mette in evidenza la vocazione al martirio di ogni cristiano, anche quello incruento della testimonianza di ogni giorno. E’ il commento del cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo di Palermo. Quale la scena che più ha colpito la sua attenzione? Ascoltiamo il cardinale De Giorgi, intervistato da Fabio Colagrande:

 

R. – La scena finale, quando tutti i ragazzi accorrono attorno alla sua salma; in realtà, quando la salma di padre Puglisi fu portata in cattedrale mi hanno detto che tutta la notte e il giorno tantissimi ragazzi erano lì, a pregare e a piangere, ma con il segno della speranza.

 

D. – Eminenza, com’è cambiata Palermo, undici anni dopo l’assassinio di padre Puglisi?

 

R. – Posso dire che tanto cammino si è fatto. Particolarmente nelle parrocchie io ho visto una presa di posizione sempre più corale e coraggiosa e posso dire che ho visto, da parte delle nuove generazioni, una presa di coscienza anche nei confronti della mafia.

 

D. – Qual è il messaggio che don Pino ci ha lasciato?

 

R. – Che non bisogna mai fermarsi di fronte agli ostacoli, che non bisogna aver paura di coloro che minacciano. Bisogna aver paura soltanto di coloro che possono distruggere i valori spirituali.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

21 gennaio 2005

 

 

LA SOLIDARIETA’ NEI CAMPI DI ACCOGLIENZA PER LE VITTIME COLPITE DAL MAREMOTO. L’UNICEF TEME PER LE MADRI CHE HANNO PERSO I FIGLI

INTANTO A KOBE FALLISCE LA RIUNIONE DEI PAESI DONATORI

- A cura di Rita Anaclerio -

 

GIAKARTA. = “È una benedizione vedere tristezza e disperazione trasformarsi in sollievo”. Ed è questa riflessione che anima mons. Aleixo das Neves Dias, vescovo di Port Blair, la diocesi cattolica nelle isole indiane Andamane, il quale ha trasformato la cattedrale di Maria Stella Maris nel più grande centro di raccolta per i profughi dello tsunami. Ma la realtà nei campi di accoglienza non è sempre così semplice. Donata Lodi, portavoce dell’UNICEF in Sri Lanka, racconta delle difficoltà psicologiche degli sfollati e soprattutto delle madri. “Non sono tanto i bambini a preoccuparci – spiega la Lodi – ma sono le donne che hanno perso i loro figli. Ci siamo accorti che mentre i piccoli giocano, alcune madri li osservano con sguardo straziato. Purtroppo – prosegue la portavoce dell’UNICEF – ci sono stati episodi di suicidi di madri che non hanno retto al ricordo dei loro piccoli strappati dalla furia delle onde”. Anche in Indonesia, cresce la preoccupazione per i sopravvissuti accolti nei campi per sfollati, dove le piogge torrenziali di questi ultimi giorni hanno reso impraticabile la zona. Fallisce, intanto, ancora prima della sua conclusione, la Conferenza sulla prevenzione dei disastri, organizzata dalle Nazioni Unite a Kobe in Giappone. I delegati dei 150 Paesi riuniti non hanno sottoscritto nessuna dichiarazione comune, ma solo un testo generico sui sistemi di allarme. Ora le speranze sono riposte nelle tre Conferenze internazionali previste alla fine di questo mese in Thailandia a cui parteciperanno 43 Paesi e 13 organizzazioni  internazionali e su quella che vedrà riuniti domani, a Parigi, 25 ministri europei dell’Educazione, la Commissione Europea e l’UNICEF.

 

 

“LA FESTA ISLAMICA DELL’EID-UL-ADHA POSSA ESSERE FONTE DI AMORE, FRATERNITA’, RICONCILIAZIONE, ARMONIA E COMPRENSIONE”: E’ L’AUSPICIO ESPRESSO DALL’ARCIVESCOVO DI MULTAN, IN PAKISTAN, PRESIDENTE

DELLA COMMISSIONE NAZIONALE PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO E L’ECUMENISMO

 

LAHORE. = Un messaggio di calorosi auguri in occasione della festa islamica dell'Eid-ul-Adha è stato inviato dalla Commissione per il Dialogo interreligioso e l’e-cumenismo agli Ulema musulmani del Pakistan. Il messaggio, firmato da mons. Andrew Francis, arcivescovo di Multan e presidente della Commissione, intende contribuire a creare “unità e comprensione” fra la comunità cristiana quella musulmana in Pakistan. La celebrazione dell’Eid-ul-Adha (o Bakr-Id), “Festa del sacrificio” o “Festa dell’agnello”, segna la fine dello Hajj, il pellegrinaggio a La Mecca. La festa è la solennità massima dell’Islam e ricorda Ismaele, miracolosamente scampato (secondo il racconto islamico) al sacrificio per mano di suo padre Abramo, a cui era stato destinato dal volere di Dio. Nel medesimo racconto biblico, si tratta di suo fratello Isacco. In ricordo del sacrificio dell'agnello, ogni capofamiglia musulmano sacrifica un animale e distribuisce ai poveri parte della carne. Il messaggio di mons. Francis augura benedizioni e felicità ed auspica che la figura del padre Abramo, riconosciuta dalla religione ebraica, cristiana e musulmana, possa essere un riferimento di unità per i “Popoli del Libro”. “La grande festa islamica possa essere fonte di amore, fraternità, riconciliazione, armonia e comprensione per tutta l’umanità”. In Pakistan, su una popolazione di 155 milioni di persone, i musulmani sono il 97%, in maggioranza sunniti, con il 20% di sciiti. I cristiani sono il 2,5%, fra i quali circa 1,2 milioni di cattolici. (R.G.)

 

 

OGGI E DOMANI, A ROMA, CONVEGNO INTERNAZIONALE ORGANIZZATO

DALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ SALESIANA SU “STORIOGRAFIA E AGIOGRAFIA

NELLA TARDA ANTICHITA’. ALLA RICERCA DELLE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA”

 

ROMA. = Aperto oggi a Roma il Convegno internazionale su “Storiografia e Agiografia nella tarda antichità. Alla ricerca delle radici cristiane dell’Europa”, organizzato dalla Facoltà di Lettere cristiane e classiche dell’Università Pontificia Salesiana. Dopo i saluti delle autorità ecclesiastiche, accademiche e civili, del preside della Facoltà, Biagio Amata, e di mons. W. Brandmueller, presidente del Pontificio Comitato di Scienze storiche, si sono inaugurati stamane i lavori che proseguiranno fino domani mattina, con il contributo di relatori di Università ed Atenei di varie città del mondo. L’accrescersi dell’interesse per la Tarda antichità negli ultimi decenni ha indotto a rivalutare l’importanza delle fonti letterarie, in particolare storiografiche ed agiografiche, relative a quel periodo. Il convegno si propone quindi di esaminare il rapporto fra i due generi letterari, tradizione pagana e nuove realtà cristiane, per fornire un contributo allo studio di un’epoca ricca di fermenti culturali, gravidi di conseguenze per il futuro dell’Europa. (R.G.)

 

 

COMPIE 50 ANNI IN VENEZUELA IL MOVIMENTO “FEY ALEGRIA”, FONDATO

DAL PADRE GESUITA JOSE’ MARIA VELAZ E RIVOLTO ALLE PERSONE PIU’ BISOGNOSE.

E’ PRESENTE IN 16 PAESI DELL’AMERICA LATINA PER PROMUOVERE

L’EDUCAZIONE POPOLARE INTESA QUALE BENE PUBBLICO

 

CARACAS. = Educazione, promozione, cooperazione. Tre semplici parole ma con il valore di un grande impegno. Tutto questo è il movimento venezuelano di educazione popolare “Fey Alegrìa” che arriva ai suoi primi cinquanta anni con lo stesso entusiasmo che animò il suo fondatore, il gesuita José María Vélaz. Da allora il movimento sociale ha sempre concentrato i suoi sforzi verso la formazione delle persone più bisognose, per dare anche loro la possibilità di un futuro. Principio ispiratore dell’associazione è, infatti, l’educazione come “bene pubblico”, che deve stimolare lo sviluppo personale e la partecipazione sociale. E grazie ad una attiva rete di collaborazioni in tutto il Venezuela, il movimento educativo copre 16 Paesi dell’America Latina ed è arrivato anche in Italia con l’Istituto Radiofonico dell’Ecuador (IRFEYAL). Formazione professionale, cultura, reinserimento scolastico: iniziative che hanno coinvolto, solo nel 2003, 1.232.140 persone grazie all’aiuto di oltre 34.788 collaboratori. E come ricorda il fondatore Padre Vélaz, a cinquanta anni dalla sua nascita e fino ad oggi, “il movimento Fey Alegria si propone di stimolare il cambiamento sociale”. (R.A.)

 

 

A CONCLUSIONE IERI AD ACCRA, IN GHANA, DEL VERTICE DEI 15 PAESI MEMBRI

DELLA COMUNITA’ ECONOMICA DELL’AFRICA OCCIDENTALE (CEDEAO),

ELETTO IL NUOVO PRESIDENTE DELL’ORGANISMO: MAMADOU TANDJA,

CAPO  DI STATO DEL NIGER. TRA I TEMI DIBATTUTI, LA PACE IN COSTA D’AVORIO, LA SICUREZZA IN GUINEA BISSAU

E NUOVI ACCORDI D’INTEGRAZIONE ECONOMICA NELLA REGIONE

- A cura di Roberta Gisotti -

 

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ACCRA = Si è concluso ieri ad Accra, capitale del Ghana, il vertice della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (CEDEAO), che riunisce 15 Paesi. A capo dell’organismo è strato nominato il presidente del Niger, Mamadou Tandja, che succede al presidente del Ghana, John Kufuor, che è stato alla testa della CEDEAO per due mandati. Al centro della riunione dei capi di Stato dell’Organizzazione è stata la crisi in Costa d’Avorio. I membri della CEDEAO hanno riaffermato il loro sostegno alle iniziative intraprese dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dall’Unione Africana per ristabilire la pace in Costa d’Avorio, con particolare riferimento agli accordi di Marcoussis (Francia), del gennaio 2003, e di quello denominato “Accra III”, dell’estate del 2004. Entrambi gli accordi prevedono la formazione di un governo di unità nazionale, il disarmo delle fazioni, la riforma della Costituzione ed elezioni generali da tenersi entro il 2005. La CEDEAO ha anche ribadito il sostegno in favore della sicurezza in Guinea Bissau, in modo da poter organizzare elezioni per il maggio di quest’anno.Tra i temi economici dibattuti, sono stati la creazione di una politica agricola comune per assicurare una stabilità alimentare durevole ai Paesi membri e l’utilizzo razionale delle risorse della regione. È stato raggiunto anche un accordo per migliorare la produzione di elettricità nella regione. Si è anche discusso di misure per liberalizzare i trasporti aerei e di un progetto per la creazione di una moneta comune tra tutti i 15 paesi della Comunità. Aderiscono alla CEDEAO che ha la propria sede ad Abuja (Nigeria), 8 paesi francofoni (Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Niger, Senegal e Togo), 5 anglofoni (Gambia, Ghana, Liberia, Nigeria e Sierra Leone) e due di lingua portoghese (Capo Verde e Guinea Bissau). La Mauritania, membro fondatore, si è ritirata nel 2000. L’organiz-zazione è stata fondata 30 anni fa ed ha per compito di promuovere la pace, la stabilità, e l’integrazione economica degli stati dell’Africa occidentale.

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24 ORE NEL MONDO

21 gennaio 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

A pochi giorni dalle elezioni non si arrestano le violenze in Iraq: un’autobomba è esplosa nei pressi di una moschea di Baghdad e un soldato italiano è stato ucciso a Nassiriya. Il nostro servizio:

 

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In Iraq, una moschea sciita è stata devastata dalla deflagrazione di un ordigno che ha causato la morte di almeno 14 persone, tra le quali diverse donne e bambini. Nei pressi di Nassiriya è stato ucciso, inoltre, un soldato italiano, il marescsiallo Simone Cola. Il militare, che si trovava a bordo di un elicottero, è stato raggiunto da un colpo di mortaio. La vittima era il mitragliere del velivolo e si trovava vicino al portellone. Immediatamente trasportato in ospedale, l’uomo è morto poco dopo il ricovero. Dopo questo ennesimo episodio di violenza, sono 20 i militari italiani morti nell’ambito della missione ‘Antica Babilonia’ a  Nassiriya. A questi vanno aggiunti 5 civili che hanno perso la vita, in Iraq, negli ultimi due anni. Nel Paese arabo, dove complessivamente sono oltre 3200 i militari del contingente italiano, si avvicinano intanto le elezioni del prossimo 30 gennaio. La maggioranza sciita, che aveva un ruolo politico marginale durante il regime di Saddam Hussein, è favorevole al voto. La minoranza sunnita, invece, intende boicottare la consultazione. Ma la contrapposizione tra le due comunità non riguarda solo le elezioni: molti attentati contro gli sciiti sono stati attribuiti, infatti, a gruppi radicali sunniti e questo alimenta il timore che l’Iraq sia sull’orlo di una guerra civile. Sul fronte sequestri, i rapitori di otto operai cinesi, sequestrati martedì scorso, hanno diffuso un messaggio video nel quale si dichiarano pronti a trattare se le autorità di Pechino impediranno altri ingressi di cittadini cinesi nello Stato arabo. Un ufficiale danese ed altri quattro uomini della polizia militare sono stati incriminati, infine, con l’accusa di aver commesso abusi contro detenuti iracheni nel sud del Paese.

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In Iraq la situazione è dunque sempre più incandescente. Lo testimonia l’inviato del Corriere della Sera, Lorenzo Cremonesi, raggiunto telefonicamente a Baghdad da Giada Aquilino:

 

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R. – La situazione è estremamente tesa; Baghdad è una città letteralmente sotto assedio. Siamo in piena festa per la fine di Eid al Ahda: generalmente, dovrebbe essere un periodo allegro e festivo. Dovremmo vedere famiglie che pranzano insieme, gente per i mercati ed altri segnali di distensione. Invece, Baghdad è letteralmente blindata; tra l’altro, mancano l’acqua corrente e l’elettricità in quasi tutti i quartieri della città. Cominciano addirittura a mancare beni di prima necessità. La situazione è davvero grave.

 

D. – In questa situazione, gli Stati Uniti insistono a far svolgere le elezioni il 30 gennaio. Ma come vive la popolazione questo periodo pre-elettorale?

 

R. – Bisogna dire che Baghdad in questo caso non rappresenta il Paese; la capitale è paragonabile alle zone del cosiddetto “triangolo sunnita” dove l’opposizione alle elezioni, al governo Allawi e alla presenza americana è più forte. Nella stragrande maggioranza del Paese, cioè tutte le province curde del Nord, la situazione è molto più tranquilla. In questa vasta area la campagna elettorale si svolge in modo più o meno regolare e i candidati tengono comizi. A Baghdad, invece, c’è estremo scetticismo: la gente, in molti casi, non conosce né i partiti né i programmi. A parte quattro, cinque volti conosciuti - tra i quali quelli del premier Allawi, del candidato sunnita o del rappresentante delle milizie sciite - la maggioranza dei candidati è sconosciuta. Le informazioni politiche sono più o meno improvvisate. Qualcuno ha fatto della pubblicità sui giornali ma bisogna sottolineare che in Iraq solo il 4-5 per cento della popolazione legge i quotidiani.

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E sull’Iraq non ci sono stati riferimenti espliciti nel discorso pronunciato ieri dal presidente statunitense, George Bush, per l’inizio del suo secondo mandato. “Il mio dovere solenne è quello di proteggere gli Stati Uniti”, ha dichiarato Bush aggiungendo che l’obiettivo è “abbattere tutte le tirannie”. Sul discorso di insediamento di Bush, il primo di un presidente americano dopo gli attacchi dell’11 settembre del 2001, ascoltiamo il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Il presidente Bush ha scelto per il secondo mandato una missione ancora più vasta del primo: cancellare la tirannia dal mondo. Lo ha detto senza perifrasi nel discorso tenuto ieri a Washington dopo il giuramento. C’è una sola forza nella storia - ha dichiarato - che può spezzare il regno dell’odio, denunciare le pretese dei tiranni e ripagare le speranze delle persone tolleranti. Questa forza - ha aggiunto - è la libertà umana. Il capo della Casa Bianca ha ricordato l’11 settembre come l’evento discriminante di questa epoca, confermando che gli Stati Uniti sono in guerra. Quindi ha aggiunto che la sopravvivenza della libertà negli Stati Uniti dipende sempre di più dal successo della libertà negli altri Paesi. La migliore speranza - ha detto - per la pace nel mondo è l’espansione della libertà ovunque. Bush ha anche affermato che la politica degli Stati Uniti è tesa a sostenere la crescita dei movimenti e delle istituzioni democratiche in ogni nazione e cultura, con lo scopo ultimo di porre fine alla tirannia nel mondo.

 

Il presidente non ha mai citato l’Iraq e l’Afghanistan; ha ammesso che l’America ha conosciuto momenti di divisione ma ha dichiarato che ora bisogna superarli per procedere con i grandi propositi del Paese. In sostanza, il capo della Casa Bianca ha lanciato una missione per diffondere la libertà e la democrazia, come unico rimedio alla violenza terroristica. Ha sollecitato, inoltre, tutti gli alleati e gli oppressi ad unirsi a lui promettendo che gli Stati Uniti non cercheranno di imporre il loro sistema ma, piuttosto, di favorire lo sviluppo. Non ha fatto nomi, ma il nuovo segretario di Stato, Rice, aveva già indicato Iran, Corea del Nord, Cuba, Myanmar, Zimbabwe e Bielorussia come avamposti della tirannia. Bush si è concentrato anche sulla necessità di riunificare l’America, ribadendo l’obiettivo di creare una società di proprietari partendo dalla riforma delle pensioni. Ma ha chiarito che il futuro del Paese si gioca nella sfida contro il terrorismo e la tirannia:

 

“MAY GOD BLESS YOU AND MAY HE WATCH OVER THE UNITED STATES OF AMERICA”.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Centinaia di uomini delle forze di sicurezza palestinesi sono dispiegati stamani nel nord della Striscia di Gaza, Si registra, inoltre, la riapertura, da parte delle autorità israeliane, del valico di Rafah, fra il Sinai egiziano e la Striscia di Gaza. Sono questi gli ultimi sviluppi della situazione nei Territori palestinesi. Il nostro servizio:

 

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Circa 3.000 agenti palestinesi hanno cominciato a dispiegarsi nel nord della striscia di Gaza per impedire il lancio di razzi Qassam contro Israele e per bloccare le azioni dei movimenti fondamentalisti. L’operazione è stata approvata dal ministro della Difesa israeliano, Shaul Mofaz, e dovrebbe essere completata tra sabato e domenica prossimi. Poliziotti palestinesi hanno già sostituito soldati israeliani per i controlli al valico di Erez. Il dispiegamento, coordinato dai comandi militari israeliani e dall’ANP, prevede per il momento un accordo solo per il nord della striscia di Gaza. Ma le parti stanno già cercando un’intesa per schierare agenti palestinesi anche in altre aree. Sempre nella Striscia di Gaza è stato riaperto il valico di Rafah, chiuso dall’esercito israeliano dopo l’attentato dello scorso 12 dicembre costato la vita a 5 soldati. Dopo la chiusura del passaggio, oltre 20.000 palestinesi - molti dei quali pazienti ospedalieri - erano rimasti in Egitto. In Cisgiordania, intanto, le forze dello Stato ebraico hanno arrestato sette militanti palestinesi nella città di Ramallah. Si tratta della prima incursione israeliana, dopo diversi mesi, nella città dove ha sede la Muqata, quartier generale del presidente palestinese Abu Mazen. Il movimento Hamas ha distribuito, infine, un documento che delinea un programma congiunto palestinese. Nel testo, Hamas riconosce per la prima volta “i confini del 1967 e adotta il principio guida di Fatah: la creazione di uno Stato palestinese con Gerusalemme capitale”.

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Un uomo vel Vietnam settentrionale, morto diversi giorni fa, è la settima vittima del virus del polli dal 30 dicembre a oggi. Lo hanno riferito fonti mediche ad Hanoi, dopo i risultati di un secondo test.

 

In Ecuador 5 scosse sismiche, registrate ieri in territorio colombiano in meno di sei ore, hanno provocato il panico della popolazione che ha temuto l’arrivo di uno tsunami. I movimenti tellurici – quasi cinque gradi della scala Richter – fortunatamente non hanno causato vittime.

 

 

 

 

 

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