RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 20 - Testo della trasmissione giovedì 20 gennaio 2005

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Impegnatevi per rafforzare l’istituzione del matrimonio: la consegna del Papa ai rappresentanti dell’Unione internazionale delle famiglie di Schönstatt

 

Oggi terza giornata della Settimana per l’unità dei cristiani: con noi il reverendo Donald Bolen

 

Non cessi la solidarietà alle popolazioni colpite dallo tsunami: l’appello dell’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede all’ONU

 

Si inaugura oggi pomeriggio, presso il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali la nuova sala cinematografica, dedicata al cardinale Deskur: con noi l’arcivescovo John Foley e mons. Enrique Planas

 

Il cardinale Camillo Ruini nominato dal Santo Padre Inviato speciale al XXIV Congresso eucaristico italiano

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

A Washington il giorno dell’Inauguration: il giuramento di Bush per il secondo mandato. Ai nostri microfoni il cardinale Edgar McCarrick e padre Thomas Reese

 

Giornata di festa con una solenne celebrazione eucaristica per gli 80 anni di don Pierino Gelmini: con noi lo stesso fondatore della Comunità Incontro

 

De Gasperi, non sotto la veste del politico ma nella dimensione dell’uomo, del cittadino, del fedele: iniziative a Roma a 50 anni dalla morte dello statista: con noi Maria Civrian e Paola De Gasperi

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Conferenza episcopale spagnola chiarisce in una nota che al contrario di quanto affermato da diversi organi stampa “non è vero” che nell’ambito dei programmi di lotta all’AIDS “sia cambiata la posizione della Chiesa sul profilattico”

 

Occorre trovare le vie più efficaci per respingere le proposte referendarie sulla fecondazione assistita: così il cardinale Ruini, a conclusione del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana

 

Uccidere una persona che soffre non si può definire un atto di compassione: i vescovi d’Inghilterra, intervengono alla Camera del Lord sul progetto di legge relativo all’eutanasia    

 

Dolore in Kenya per la scomparsa di padre Heath, missionario domenicano morto dopo lunga agonia per le ferite riportate durante una rapina

L’università cattolica di Corea celebra il 150.mo anniversario di fondazione

 

Il Rapporto tra fede e scienza: all’Università Lateranense di Roma un seminario sulle scienze matematiche collegato al progetto culturale della CEI.

 

24 ORE NEL MONDO:

In attesa del voto, sempre tensione in Iraq

 

         Un adolescente palestinese ucciso da soldati israeliani in un villaggio in Cisgiordania

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 gennaio 2005

 

 

IMPEGNATEVI PER RAFFORZARE L’ISTITUZIONE DEL MATRIMONIO:

LA CONSEGNA DEL PAPA AI RAPPRESENTANTI DELL’UNIONE INTERNAZIONALE

DELLE FAMIGLIE DI SCHÖNSTATT

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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Fate pervenire a tutto il mondo il vostro entusiasmo per la famiglia: cosi Giovanni Paolo II rivolto stamane ai cinquanta partecipanti al Capitolo generale dell’Unione internazionale delle famiglie di Schönstatt, che sono parte del Movimento fondato, novant’anni fa, da padre Josef Kentenich, un giovane professore della Società dei Pallottini. Il movimento prende il nome dalla località tedesca Schönstatt, nel comune di Vallendar, dove nacque e si sviluppò sulle fondamenta di una profonda spiritualità mariana.

 

La società mondiale ha bisogno di famiglie sane per sostenere il bene comune – ha detto il Papa – sollecitando le famiglie di Schönstatt a rafforzare l’istituzione del matrimonio e della famiglia, perché cosi cresceranno amore e solidarietà fra tutti gli uomini. Il Santo Padre si è poi soffermato sul tema dell’Eucarestia, fonte di ogni vera comunione. Riscoprite di nuovo – ha detto – il dono della Eucaristia, così diventate capaci di vivere la famiglia nella sua bellezza e nel suo compito.

 

Diffuso oggi in 40 Paesi, in particolare in Germania, Argentina, Brasile e Cile, ma anche in Italia, il Movimento di Schönstatt unisce in sé una federazione di comunità autonome ma unite dallo stesso carisma che vede impegnati laici, famiglie, sacerdoti e religiose.

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OGGI, TERZA GIORNATA DELLA SETTIMANA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI.

UNA RIFLESSIONE SULLO STATO DELLE RELAZIONI TRA CATTOLICI E ANGLICANI

CON IL REVERENDO DONAL BOLEN, DEL PONTIFICIO CONSIGLIO

PER LA PROMOZIONE DELL’UNITA’ DEI CRISTIANI

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

“Cristo è il fondamento”: questo il tema dell’odierna terza giornata della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, iniziata martedì per concludersi il 25 gennaio prossimo. Ieri, all’udienza generale, Giovanni Paolo II ha ricordato che ogni battezzato deve impegnarsi “al ristabilimento della piena unità” tra i cristiani. “Il desiderio dell'unità – ha detto ancora il Pontefice - va estendendosi e si approfondisce toccando ambienti e contesti nuovi” suscitando fervore di opere e iniziative, ma ha bisogno anche di “nuove riflessioni”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Una tradizione lunga quasi un secolo: dal 1908, la Settimana per l’unità dei Cristiani vede cattolici, ortodossi e protestanti impegnati in momenti di preghiera e di riflessione sulla via dell’ecumenismo. Quest’anno, poi, la Settimana si svolge a pochi mesi dal 40.mo anniversario della promulgazione del Decreto conciliare Unitatis redintegratio, documento che - ha sottolineato il Santo Padre - “ha posto la Chiesa cattolica fermamente ed irrevocabilmente nel solco del movimento ecumenico”. In tale contesto va sottolineato, nell’anno appena trascorso, il rafforzamento delle relazioni tra la Chiesa cattolica e il Consiglio ecumenico delle Chiese, organismo con sede a Ginevra, che riunisce oltre 300 chiese protestanti, anglicane e ortodosse. La Settimana per l’unità dei Cristiani ci offre l’occasione per approfondire lo stato dei rapporti tra Chiesa cattolica e comunione anglicana. Il 4 ottobre del 2003, ricevendo in Vaticano il primate anglicano, l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, il Papa ha ribadito il comune desiderio di approfondire il cammino di comunione. Un cammino che ha vissuto un momento storico nel 1966 quando Paolo VI e l’arcivescovo di Canterbury, Michael Ramsey, fecero una Dichiarazione Comune per annunciare la loro intenzione di aprire un serio dialogo tra la Chiesa Cattolica e la Comunione Anglicana. Sullo stato delle relazioni odierne, Giovanni Peduto ha intervistato il reverendo Donald Bolen, che in seno al Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani si occupa proprio delle relazioni tra anglicani e cattolici:

 

R. – Le relazioni tra la Comunione anglicana e la Chiesa cattolica stanno attualmente affrontando un momento di sfida, non perché la Chiesa cattolica voglia ritirarsi, ma perché la Comunione anglicana sta vivendo un importante processo di discernimento, nel tentativo di far fronte alle tensioni interne che minacciano di dividerla. Quando le Chiese anglicane nel Nord America ruppero con l’insegnamento anglicano tradizionale autorizzando un rito di benedizione per coppie dello stesso sesso e la consacrazione all’episcopato di un uomo che viveva apertamente una relazione omosessuale, si sollevò una forte opposizione da parte di leader anglicani in tutto il mondo. In qualità di partner nel dialogo con la Comunione anglicana, anche la Chiesa cattolica ha espresso la sua chiara opposizione a questi sviluppi e ha riaffermato l’insegnamento del Catechismo della Chiesa cattolica sulla sessualità umana.

 

D. – Come vengono affrontati questi ostacoli?

 

R. – Poiché la Comunione anglicana era minacciata da una frammentazione interna, l’arcivescovo di Canterbury, il dott. Rowan Williams, ha istituito una commissione che riflettesse sul futuro della Comunione anglicana. Mandato della Commissione era trovare modi per intervenire autorevolmente nelle controversie in atto e preparare la strada per il futuro della Comunione anglicana. Per questo processo di discernimento, le autorità anglicane hanno consultato teologi anglicani e cattolici attualmente impegnati nel dialogo teologico. La commissione istituita dall’arcivescovo di Canterbury ha pubblicato nell’ottobre 2004 il documento The Windsor Report. Il documento affronta in maniera diretta la condotta delle diocesi nordamericane. Propone di limitare l’autonomia delle singole province anglicane, sollecitando che venga data maggiore autorità all’arcivescovo di Canterbury con l’intento di garantire l’unità della Comunione anglicana e proponendo che le province anglicane costituiscano un’alleanza che le vincolerebbe giuridicamente ad agire congiuntamente su questioni di fede fondamentali.

 

D. – E le prospettive future?

 

R. – I Primati anglicani si incontreranno alla fine di febbraio per discutere il The Windsor Report e possibilmente confermare le proposte in esso espresse. Le decisioni che verranno prese in quell’occasione e nelle varie province anglicane nel corso dei prossimi mesi non solo costituiranno l’indirizzo per la Comunione anglicana, ma anche determineranno l’andamento delle relazioni anglicano-cattoliche. Il Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani manterrà uno stretto contatto con i leader anglicani e seguirà da vicino gli sviluppi di questo processo. Vorrei concludere dicendo che la Commissione internazionale anglicano-cattolica ha completato il documento sul ruolo di Maria nella vita e nella dottrina della Chiesa che sarà pubblicato in primavera e quindi studiato e vagliato dalla Chiesa cattolica e dalla Comunione anglicana.

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ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattina il Santo Padre ha ricevuto cinque vescovi della Conferenza episcopale spagnola, in visita ad limina apostolorum. Altri tre ne ha ricevuti ieri nel tardo pomeriggio.

 

 

NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato oggi suo Inviato speciale al XXIV Congresso eucaristico italiano, che avrà luogo a Bari dal 21 al 29 maggio 2005, il cardinale vicario Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana.

 

Il Papa ha nominato, inoltre, difensore del Vincolo presso il Tribunale della Rota Romana mons. Ercole Boggio‑Bozzo, finora difensore del Vincolo aggiunto del medesimo Tribunale.

 

 

NON CESSI LA SOLIDARIETA’ NEI CONFRONTI DELLE POPOLAZIONI COLPITE

DALLO TSUNAMI: E’ L’APPELLO LANCIATO DALL’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE,

OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE ALLE NAZIONI UNITE,

IN UN INTERVENTO ALL’ASSEMBLEA GENERALE

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

La Santa Sede auspica che la “solidarietà dei privati cittadini e dei governi” nei confronti delle popolazioni colpite dallo tsunami “non cessi una volta che il mondo si sarà ripreso dallo shock della catastrofe”. E’ quanto affermato dall’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, intervenendo alla plenaria della assemblea generale delle Nazioni Unite. “E’ infatti chiaro - ha sottolineato il presule - che l’emergenza durerà nel medio e lungo periodo”. In tale contesto, mons. Migliore ha ricordato come la Chiesa cattolica abbia prontamente attivato la sua struttura di assistenza per portare soccorso alle popolazioni devastate dal maremoto, sia attraverso il Pontificio Consiglio Cor Unum che tramite la sua rete di agenzie umanitarie diffuse in tutto il mondo.

 

L’eccezionale impatto della catastrofe – ha rilevato – è stato seguito da un’altrettanta straordinaria risposta dell’umanità, in una manifestazione di solidarietà mai vista in tempi recenti. Tuttavia – ha avvertito il diplomatico vaticano – la tragedia nel sudest asiatico non deve far dimenticare le tante altre questioni aperte. “La Santa Sede – ha affermato l’arcivescovo Migliore – si augura che il 2005 sia l’anno in cui la solidarietà caratterizzi l’agenda politica” delle nazioni “affinché vengano raggiunti quegli obiettivi di sviluppo concordati all’inizio del Millennio”.

 

 

SI INAUGURA OGGI POMERIGGIO PRESSO IL PONTIFICIO CONSIGLIO

DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI LA NUOVA SALA CINEMATOGRAFICA

CHE SI È VOLUTA DEDICARE AL CARDINALE ANDRZEJ DESKUR,

PRESIDENTE EMERITO DEL DICASTERO

– Servizio di Luca Pellegrini -

 

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Una rinnovata sala cinematografica nel cuore del Vaticano: grande schermo sul fondo, bellissime poltrone color granata, impianti tecnici rinnovati rispettando gli standard convenzionali e con la possibilità di proiezione digitale, un’importante struttura di servizio culturale per la Santa Sede, come illustra l’arciovescovo John P. Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali:

 

R. – 50 anni fa, all’interno del Vaticano, veniva stabilita la Pontificia Commissione per il cinema didattico e religioso. Un titolo, questo, non particolarmente gradevole, ma che ha indicato l’entrata del Vaticano in campo cinematografico, trasformando questa sala-cappella in cinema. Adesso, in occasione del 50.mo anniversario del servizio del cardinale Andrzej Deskur, presidente emerito di questo Consiglio delle Comunicazioni Sociali, abbiamo deciso di rifare questa sala in modo più moderno, dedicandola proprio al cardinale Deskur, che ha servito questo ufficio come ufficiale, come sottosegretario, segretario ed infine presidente. Noi possiamo considerarlo come il fondatore della Filmoteca Vaticana. Abbiamo quindi voluto celebrare il suo ruolo e contemporaneamente abbiamo voluto compiere un aggiornamento delle nostre sale e delle nostre apparecchiature.

 

D. - Eccellenza, quale tipo di uso può prevedere di questa nuova sala?

 

R. - Quest’anno utilizzeremo questa sala per la nostra riunione plenaria. E non sarà la prima volta. Abbiamo utilizzato questo spazio nel passato ed intendiamo farlo anche nel futuro per le proiezioni speciali. Ha partecipato anche il Santo Padre, una o due volte, per assistere alle proiezioni dei film. Il Santo Padre ha visto “Gandhi” prima del suo viaggio in India; ha visto il film di Roberto Benigni, “La vita è bella”; ma abbiamo anche visto film relativi a Lourdes ed altri film religiosi e culturali di un interesse speciale per il Santo Padre stesso.

 

La scelta dei brevi film proiettati per questa occasione viene motivata da mons. Enrique Planas, direttore della Filmoteca Vaticana:

 

R. – In primo luogo abbiamo scelto un brano che è il più antico che possiede la Filmoteca Vaticana e che, allo stesso tempo, mostra l’interesse del mezzo cinematografico nei confronti dell’attività della Santa Sede. Si tratta di un brano che Papa Leone XIII nei giardini vaticani. In secondo luogo è stato scelto un filmato, che si riteneva perduto per la storia del cinema, che si intitola “Inferno” ed è sull’inferno di Dante. Questo film ha un valore eccezionale perché per la prima volta sono stati utilizzati gli effetti speciali in chiave moderna e pertanto è stato molto commentato ed anche molto richiesto proprio per l’interesse culturale. Abbiamo poi invitato un grande maestro del mezzo cinematografico, Michelangelo Antonioni, con una sua opera sul Mosé di Michelangelo nel quale si evidenzia come attraverso l’immagine ed attraverso l’immagine che riprende una scultura di Michelangelo si possa trasmettere una fortissima spiritualità.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l’udienza di Giovanni Paolo II ai partecipanti al capitolo generale dell’Unione internazionale delle famiglie di Schönstatt. Nell’occasione il Santo Padre ha invitato a riscoprire il grande dono dell’eucaristia per vivere pienamente la bellezza e la missione della famiglia.

Sempre in prima, un articolo di Umberto Santarelli dal titolo “Sfida: una parola grossa che rinvia ad un’idea di gara estrema”: il discorso di Giovanni Paolo II al Corpo diplomatico. 

 

Nelle vaticane, un servizio sull’affidamento - da parte del Santo Padre - della direzione del Pontificio Istituto “Notre Dame of Jerusalem Center” alla Congregazione dei Legionari di Cristo.

Le parole di introduzione del cardinale Giovanni Battista Re ai lavori della Plenaria della Pontificia Commissione per l’America Latina.

L’omelia del cardinale Lozano Barragan in occasione della VI Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute. 

In merito alla Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani, un articolo di Johan Bonny dal titolo “Le Antiche Chiese dell'Oriente”.  

 

Nelle estere, Kenya: le esequie del sacerdote domenicano morto per le ferite inflittegli dai rapinatori.

Somalia: atroce devastazione del cimitero italiano di Mogadiscio.

 

Nella pagina culturale, d’apertura un articolo di Paolo Miccoli, dal titolo “L’approdo mistico del pensiero”, in merito al volume di Massimo Cacciari “Della cosa ultima”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della competitività.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 gennaio 2005

 

 

OGGI POMERIGGIO IL GIURAMENTO DI GEORGE BUSH

PER IL SUO SECONDO MANDATO PRESIDENZIALE

- Intervista con il cardinale Edgar McCarrick e padre Thomas Reese -

 

Negli Stati Uniti oggi è il giorno di George Bush. Il capo della Casa Bianca giura infatti per il secondo mandato, l’ultimo consentitogli dalla Costituzione. Paolo Mastrolilli:

 

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Il discorso durerà circa 17 minuti e si concentrerà sui principi piuttosto che sulle proposte politiche specifiche. Bush ieri ha annunciato che parlerà della libertà. “Questa – ha spiegato – è la causa che unisce il nostro Paese, dà speranza al mondo e ci guiderà verso un futuro di pace”. Quindi, ha aggiunto che l’inauguration è un momento di unità e che lui vuole superare le divisioni della campagna elettorale. Gli Stati Uniti si considerano un Paese in guerra e la lotta al terrorismo, assimilata da Bush agli scontri ancora in corso in Iraq, resta il suo problema principale. Per il secondo mandato Bush ha lanciato segnali di apertura agli alleati, promuovendo l’idea di un’alleanza fra le democrazie per sconfiggere il terrorismo, ma ha detto anche di non escludere l’uso della forza per risolvere il contrasto sul programma nucleare iraniano. Sul fronte interno, il capo della Casa Bianca punta a rivoluzionare lo stato sociale, cominciando dalla privatizzazione delle pensioni che dovrebbe avviare la nascita di quella che lui chiama la società dei proprietari. Quindi, vuole riformare il codice fiscale e affrontare i temi sociali che lo hanno aiutato nelle elezioni. Tra questi, l’opposizione ai matrimoni tra omosessuali.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Sulla figura del presidente americano, George Bush, che oggi avvierà il suo secondo mandato, ascoltiamo l’arcivescovo di Washington, il cardinale Edgar McCarrick, intervistato da Susy Hodges:

 

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R. – HE HAS THE CONGRESS WITH HIM …

Ha il Congresso dalla sua parte ed entrambe le camere, con la maggioranza. Continuando il suo mandato, nei prossimi quattro anni, potrà prendere un gran numero di importanti decisioni per il futuro del nostro Paese. Certamente è un uomo con una visione, con un programma, che non ha esitazione a spiegare. Il suo programma è in gran parte eccellente. Penso, sfortunatamente, che in questo momento tendiamo ad essere una nazione divisa. Egli scoprirà quindi che alcune delle sue battaglie incontreranno un’opposizione abbastanza determinata. Potrebbe, dunque, dover tornare indietro sui suoi passi e modificare alcune delle cose che spera di fare. Ma se riuscisse a raggiungere un’unità tra i nostri diversi Stati e riuscisse a far lavorare le persone insieme, potrebbe certamente essere uno dei più grandi presidenti del nostro Paese. Questa sarà davvero una grande sfida per lui. E noi certamente dobbiamo pregare che con l’aiuto di Dio ci riesca, perché il benessere del mondo dipende anche dall’unità di questa nazione, dal suo andare avanti per cercare di portare la pace, la giustizia e la prosperità non solo negli Stati Uniti, ma in tutte le nazioni vicine.

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La sfida più grande all’inizio del secondo mandato del presidente americano Bush è l’Iraq. Lo conferma, ancora al microfono di Susy Hodges, anche il gesuita, padre Thomas Reese, direttore della rivista “America”:

 

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R. - I THINK THE BIGGEST CHALLENGE ….

Credo che la sfida più grande che il presidente Bush dovrà affrontare sia l’Iraq. Negli Stati Uniti sta già perdendo consensi la sua politica riguardo a quel Paese. Subito dopo la sua elezione, il sostegno della gente è cominciato a diminuire rapidamente. Sono molti quelli che sottolineano come sia stato un errore intervenire in Iraq. Molti americani pensano poi che Bush non abbia un piano per realizzare a breve un ritiro dall’Iraq e per portare, nel Paese, pace e stabilità. Per questo la fiducia della popolazione sta calando. Bush, pertanto, penso abbia serie difficoltà per studiare un piano in grado di risolvere i problemi dello Stato arabo. Penso che continuerà a veder diminuire il consenso dell’opinione pubblica.

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GIORNATA DI FESTA CON UNA SOLENNE CELEBRAZIONE EUCARISTICA

PER GLI 80 ANNI DI DON PIERINO GELMINI, FONDATORE DELLA COMUNITÀ INCONTRO

- Intervista con don Pierino Gelmini -

 

Don Pierino Gelmini compie oggi 80 anni: la giornata di festa organizzata per il fondatore e animatore della Comunità Incontro, è cominciata con una solenne celebrazione eucaristica a Mulino Silla, Amelia, alla presenza di un migliaio di ragazzi ospiti della Comunità sorta per il recupero dalla tossicodipendenza. Numerose anche le autorità fra cui diversi ministri, ed è atteso per il pomeriggio il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Numerosi i messaggi di augurio e le attestazioni di stima inviati al sacerdote a cominciare da quello del Papa che, inviando la sua benedizione, ricorda il lungo servizio di don Gelmini a favore della gioventù, e a quello del presidente della Repubblica Ciampi. Don Pierino è nato a Pozzuolo Martesana, Milano, il 20 gennaio 1925 ed è sacerdote dal 1949. Nel 1963 fondò la Comunità Incontro che oggi è presente in Italia e in altri Paesi con 238 centri. Ma come vive don Gelmini questo compleanno? Ascoltiamo la sua risposta al microfono di Adriana Masotti:

 

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R. – Io vivo adesso qui, circondato da molti amici, e sono felice, soprattutto perché il traguardo è segnato da tante tappe. I ragazzi con le loro storie, con i loro nomi, con i loro volti, segnano una tappa di questo traguardo.

 

D. – La Comunità Incontro è molto cresciuta nel tempo: siete veramente in moltissimi Paesi del mondo ... ma, in sostanza, che cosa vuol essere nella società e anche nella Chiesa?

 

R. – La Comunità è una proposta di vita e di speranza. Non è solo un centro di recupero per tossici, ma anche, prima di tutto, una scuola di vita e una proposta di vita. La “cristoterapia” è l’elemento fondamentale del nostro agire: Cristo al centro della vita e della storia. Non solo della Comunità, ma anche della società ... Anche per la Chiesa: uno stimolo, una provocazione, qualche volta anche tentare esperimenti che la Chiesa ufficiale non può fare.

 

D. – Lei è appena tornato da un viaggio in Thailandia. Che cosa ha visto e che cosa farà la Comunità ...

 

R. – Non sono andato a vedere molto in Thailandia, ma sono andato per raccogliere 150 bambini, vittime del maremoto. Li abbiamo accolti, porteremo avanti questo impegno anche quando tutti i riflettori saranno spenti e più nessuno parlerà di loro ...

 

D. – Le chiederanno, gli amici, una parola, oggi ... Che cosa dirà ai suoi collaboratori?

 

R. – Dirò che bisogna avere speranza, coraggio e forza e non arrendersi mai. Questo è il messaggio che io lancio. A 80 anni, io dico: non è un tramonto, è una primavera e perciò la primavera alimenta speranza, alimenta coraggio, alimenta amore, alimenta la fede. Significa credere nell’uomo nonostante tutto.

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DE GASPERI, NON SOTTO LA VESTE DEL POLITICO MA NELLA DIMENSIONE DELL’UOMO, DEL CITTADINO, DEL FEDELE: E’ QUANTO EMERGE DA INIZIATIVE A ROMA

CHE COMMEMORANO LO STATISTA A 50 ANNI DALLA MORTE

- Con noi Maria Civran e Paola De Gasperi -

 

Dimenticare per un attimo la dimensione dello statista e del politico per riscoprire l’uomo, il cittadino di quartiere, il fedele della parrocchia. Questo lo spirito di due iniziative romane che, tra le tante, da agosto commemorano Alcide De Gasperi, nel 50.mo dalla morte. Ieri, una corona deposta ai piedi della lapide nella strada in cui lo statista ha abitato e, questa sera, un dibattito organizzato dalla parrocchia di Santa Maria delle Grazie alle Fornaci. Protagonisti i testimoni di uno stile di vita semplice calato tra la gente. Il servizio di Gabriella Ceraso:

 

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Dal 1933 alla morte: vent’anni decisivi di un uomo di Stato, trascorsi in un appartamento di quattro stanze, in affitto, nella via che oggi porta il suo nome, alle spalle di San Pietro. Calato con umiltà in una realtà quotidiana in cui, per l’uomo e per il cristiano, a contare di più erano i rapporti umani. Ne ha raccolto testimonianza la prof.ssa Maria Civran:

 

“Era un uomo che, pur nel suo carattere piuttosto riservato, rispettava in modo sostanziale tutti, attraverso un saluto, un atteggiamento di riconoscimento. Scambiava sempre, ad esempio, una parola con la fioraia  che stava lì all’angolo, chiedendole qualcosa della famiglia e del lavoro. E aveva una parola con chiunque incontrasse. Questa sua attenzione, quindi, faceva sì che creasse proprio nel tessuto in cui viveva questo stile, diremmo così, di testimonianza umana”.

 

Ed è stata, infatti, l’attenzione o meglio la carità verso il prossimo uno dei fondamenti della spiritualità di De Gasperi, insieme con la preghiera, come spiega la figlia Paola:

 

“La sua preghiera era incentrata sulla figura di Cristo. Lo dice nelle prime lettere anche alla fidanzata: “familiarizzati con la figura di Cristo che solleva, noi creature, al di sopra dell’umana natura. La personalità del Cristo vivente mi trascina”. Questa preghiera era poi sempre sostenuta dalla meditazione sulla Bibbia, sui Salmi, sui libri sempre presenti nella sua vita e nella sua attività politica”.

 

Alla politica De Gasperi era giunto proprio col desiderio di occuparsi del prossimo come di se stesso, cioè come un cristiano:

 

“Lui diceva: noi dobbiamo tradurre nell’azione politica quello che è il nostro cristianesimo. Il partito doveva essere la struttura che formava le coscienze, che aiutava a comprendere i problemi, ma non si faceva qualcosa per il bene del partito, lo si faceva per il bene del Paese”.

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CHIESA E SOCIETA’

20 gennaio 2005

 

 

LA CONFERENZA EPISCOPALE SPAGNOLA CHIARISCE IN UNA NOTA CHE, AL CONTRARIO

DI QUANTO AFFERMATO DA DIVERSI ORGANI STAMPA,

“NON E’ VERO” CHE NELL’AMBITO

DEI PROGRAMMI DI LOTTA ALL’AIDS “SIA CAMBIATA LA POSIZIONE DELLA CHIESA

 SUL PRESERVATIVO”. I PRESULI RICORDANO COME L’ASTENSIONE

DA RAPPORTI SESSUALI E LA FEDELTA’ SIANO ESPRESSAMENTE RACCOMANDATI ANCHE DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’

 PER PREVENIRE EFFICACEMENTE IL CONTAGIO DELL’AIDS

 

MADRID. = “Non è vero che sia cambiata la posizione della Chiesa sul preservativo”: lo afferma una nota della Conferenza episcopale spagnola, diffusa ieri a seguito delle notizie stampa su presunte dichiarazioni del segretario generale dei vescovi spagnoli, padre Juan Antonio Martinez Camino, sull’opportunità di usare il profilattico nella lotta all’AIDS. La nota precisa, anzitutto, l’ambito in cui padre Martinez Camino, martedì scorso, ha incontrato il ministro della Sanità spagnolo, Elena Salgado: “Per dibattere su come collaborare nel miglior modo possibile nella prevenzione dell’epidemia dell’AIDS”. “Una questione che preoccupa molto la Chiesa, i cattolici e le istituzioni ecclesiali” che, in Spagna e in tutto il mondo, prestano grande “attenzione sociale e sanitaria verso gli ammalati”. In tale contesto, il segretario generale dei vescovi spagnoli ha commentato il programma di prevenzione noto con il nome ABC e “proposto da prestigiosi scienziati e specialisti di livello internazionale”. “Il consiglio degli specialisti – ricorda la nota - è che la politica di prevenzione nella trasmissione dell’AIDS per via sessuale per essere completa ed efficace” deve basarsi sulle tre raccomandazioni: “l’astensione, la fedeltà e l’uso del profilattico.” Da questi termini in inglese viene la sigla ABC. E lo stesso afferma l’Organizzazione mondiale della sanità. Padre Martinez Camino ha quindi spiegato alla signora Salgano – chiarisce la nota – “che non sono vere le affermazioni che sostengono che la Chiesa, quando promuove “il corretto uso della sessualità umana” “si pone contro le raccomandazioni scientifiche per prevenire il contagio dell’Aids”. “Al contrario, l’astensione da rapporti sessuali indebiti e la fedeltà mutua tra coniugi, costituiscono l’unica condotta sicura generalizzabile di fronte al rischio dell’AIDS. E quindi “le raccomandazioni degli esperti di salute pubblica coincidono in questo con la dottrina morale della Chiesa. Pertanto la Chiesa – conclude la nota – collabora efficacemente e razionalmente nella prevenzione dell’AIDS promuovendo l’educazione delle persone all’amore coniugale fedele e aperto alla vita, cercando di evitare in tal modo le relazioni indebite e promiscue, che danno luogo alle cosiddette ‘situazioni di rischio’ sanitario.” In base a questi principi, dunque, “non è possibile consigliare l’uso del profilattico”, che “implica una condotta sessuale immorale”, ma piuttosto è da raccomandare “l’esercizio responsabile della sessualità, secondo la norma morale”. (R.G.)

 

 

OCCORRE TROVARE LE VIE PIU’ EFFICACI PER RESPINGERE

LE PROPOSTE REFERENDARIE

SULLA FECONDAZIONE ASSISTITA. COSI’ OGGI IL CARDINALE RUINI,

A CONCLUSIONE DEL CONSIGLIO PERMANENTE

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

 

BARI. = “Bisogna procedere in modo da respingere le proposte referendarie e questo è chiaro. Dobbiamo ora ricercare le modalità più efficaci per respingerle”. Lo ha sottolineato oggi a Bari il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana, a conclusione del Consiglio permanente della CEI. Il porporato ha risposto ad alcuni giornalisti, che lo hanno interrogato circa il referendum sulla fecondazione assistita. La scorsa settimana la Corte Costituzionale ha stabilito l’inammissibilità del quesito referendario proposto dai Radicali per l’abrogazione totale della legge n. 40, ritenendo, tuttavia, ammissibili gli altri quattro referendum di abrogazione parziale. I quesiti riguardano il limite alla ricerca sperimentale sugli embrioni; le norme sui limiti all’accesso alla procreazione medicalmente assistita; le norme sulle finalità, sui diritti dei soggetti coinvolti e sui limiti all’accesso; il divieto di fecondazione eterologa. “Non c’è in alcun modo il rischio che la via dell’astensione ai referendum sulla fecondazione – ha proseguito il cardinale Ruini – possa delegittimare le istituzioni o la presenza dei cattolici nella vita politica”. “La sconfitta – ha aggiunto – è certamente possibile, ma non abbiamo il timore di questo.  Non voglio, tuttavia, fare assolutamente previsioni sull’esito”. “Non sono infatti le previsioni sull’esito – ha concluso il porporato – quelle che possono determinare il giudizio morale”. (B.C.)

 

 

UCCIDERE UNA PERSONA CHE SOFFRE NON SI PUO’ DEFINIRE UN ATTO

 DI COMPASSIONE: LO HANNO SOTTOLINEATO I VESCOVI D’INGHILTERRA,

INTERVENENDO ALLA CAMERA DEI LORD

SUL PROGETTO DI LEGGE RELATIVO ALL’EUTANASIA

 

LONDRA. = Uccidere un moribondo, anche se è questi a chiederlo, non è compassione, perché essa, al contrario, si esercita nell’accompagnamento amorevole mirato a restituire dignità. Lo hanno sottolineato il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles, e mons. Hugh Christopher Budd, vescovo di Plymouth, intervenendo, lo scorso 13 gennaio, davanti alla Camera dei Lord, in vista del progetto di legge “Joffe” relativo all’eutanasia. Il comitato che studia il progetto di legge sulla morte assistita per i malati terminali ha ascoltato le dichiarazioni di alcuni membri di vari gruppi religiosi, come parte di un’indagine di ampia portata. “Tutti partiamo dalla necessità di compassione nei confronti di quanti stanno morendo”: ha detto il vescovo Budd, sottolineando, tuttavia, che “uccidere qualcuno” non può essere considerato un “segno di compassione”. Il presule ha, quindi, spiegato che “la compassione, come indica il termine stesso, vuol dire ‘soffrire con’, accompagnando qualcuno in un viaggio la cui durata non è sotto il nostro controllo”. “La legge deve sempre cercare di proteggere i deboli – ha concluso il vescovo di Plymouth – ma il cambiamento proposto indebolisce questa protezione. Agirà, inoltre, come una forza corrosiva nella nostra società ed indebolirà gradualmente la fiducia che è fondamentale per i pazienti, i medici”, il personale sanitario e i familiari. (B.C.)

 

 

DOLORE IN KENYA PER LA MORTE DI PADRE HEATH, MISSIONARIO DOMENICANO

MORTO DOPO LUNGA AGONIA PER LE FERITE RIPORTATE DURANTE UNA RAPINA.

LO SCORSO 18 GENNAIO, I FUNERALI A KIBUYE

NAIROBI. = Si sono svolti lo scorso 18 gennaio, nella Chiesa di Kibuye, nel nord del Kenya, i funerali di padre Thomas Richard Heath. Secondo quanto riferisce l’agenzia cattolica CISA, il missionario domenicano, 85 anni, originario degli Stati Uniti, è morto il 13 gennaio nell’Aga Khan Hospital di Kisumu, per le complicazioni insorte per le ferite riportate durante l’aggressione di cui era stato vittima il 4 gennaio scorso, condotta da banditi armati alla casa religiosa di Kisumu. “Padre Thomas era un fedele servo di Dio”: ha detto padre Benedict Croell. “Gli uomini e le donne, sia religiosi sia laici – ha aggiunto – lo ritenevano il più saggio dei consiglieri spirituali. I suoi fratelli domenicani lo stimavano come un esempio di fedeltà nella loro vita contemplativa e quale membro più allegro della comunità, sempre attento ai bisogni degli altri”. Padre Thomas, ordinato sacerdote il 10 giugno 1950, si trovava in Kenya da 13 anni, dopo 10 anni di ministero in Sudafrica e Lesotho. Predicatore ed insegnante molto stimato, è stato formatore di un’intera generazione di giovani sacerdoti del Kenya, che hanno studiato teologia al seminario regionale di Tindinyo. (B.C.)

 

 

L’UNIVERSITA’ CATTOLICA DI COREA CELEBRA IL 150.MO ANNIVERSARIO

 DI FONDAZIONE. L’ATTENZIONE DELL’ATENEO CONCENTRATA

 SULLA PROMOZIONE DEI DIRITTI UMANI

 

SEOUL. = Proseguire con impegno nella promozione dei diritti umani e della libertà religiosa nella Corea del Nord. Questo, in sintesi, l’obiettivo nuovamente sottoscritto dall’Università Cattolica di Corea, in occasione del 150.mo anniversario della sua fondazione. Per la ricorrenza, il personale docente e gli studenti dell’Ateneo hanno partecipato ad una Messa, celebrata da mons. Nicholas Cheong Jin-suk, arcivescovo di Seoul, alla presenza di numerosi altri vescovi, di padre Simon Oh Chang-seon, rettore dell’Università, e di oltre 400 fedeli. L’assemblea – riferisce l’agenzia Fides – ha pregato per la libertà religiosa in Nord Corea. “Nella società attuale – ha detto l’arcivescovo Cheong Jin-suk, durante l’omelia – dove prevalgono materialismo ed egoismo, spero che l’Università cattolica possa contribuire all’educazione dell’uomo, al rispetto della vita e alla formazione degli studenti”. “In 150 anni della nostra storia – ha aggiunto poi il rettore – l’Università ha concentrato i suoi sforzi per promuovere il rispetto della persona e della vita, nello spirito del Vangelo. In questa occasione confermiamo il nostro impegno e la nostra identità, rinnovando la nostra responsabilità nel perseguire le nostre finalità educative improntate alla verità, all’amore e al servizio”. L’Ateneo è un punto di riferimento in tutto il Paese per l’alta qualità degli standard di istruzione e dei servizi forniti agli studenti ed è frequentato da numerosi studenti non cristiani. (B.C.)

 

 

IL RAPPORTO TRA FEDE E SCIENZA. ALL’UNIVERSITA’ LATERANENSE DI ROMA

UN SEMINARIO SULLE SCIENZE MATEMATICHE COLLEGATO

AL PROGETTO CULTURALE DELLA CEI

 

ROMA. = L’Università Lateranense a Roma apre le sue porte alla matematica: fino a sabato, si terrà un seminario dal titolo “Istanze epistemologiche e ontologiche emergenti dalle scienze matematiche”. L’iniziativa, collegata al Progetto Culturale della CEI, intende indagare il rapporto tra scienza e fede e approfondire temi legati alla formazione di giovani studiosi. Già il grande teologo Antonio Rosmini aveva sottolineato come la matematica sia una disciplina profondamente “umana”. E su questa linea mons. Giuseppe Lorizio, teologo e docente all’Università Lateranense, ha rilevato come l’interesse di Rosmini verso la matematica e altri settori del sapere “si inquadra nell’ambizioso progetto di elaborare un’enciclopedia cristiana da opporre all’Enciclopedia dell’Illuminismo” per “innestare la fede cristiana in ogni ramificazione del sapere”. Questo tentativo, quindi, si ripropone con grande attualità al seminario lateranense dove interverranno, tra gli altri, lo stesso mons. Giuseppe Lorizio ed il prof. Lech Polkowski, matematico, del Politecnico di Varsavia. (R.A.)

 

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24 ORE NEL MONDO

20 gennaio 2005

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Con una sanguinosa escalation, in Iraq l’offensiva del terrorismo si fa sempre più incalzante e si intensifica in vista delle elezioni del 30 gennaio. Il primo ministro iracheno Iyad Allawi ha annunciato, intanto, che “la prossima settimana” sarà reso noto un piano per il ritiro della forza multinazionale guidata dagli Stati Uniti. Il nostro servizio:

 

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La situazione in Iraq a dieci giorni dalle elezioni resta estremamente difficile: sono ore di angoscia per la sorte di un ingegnere giapponese, probabilmente rapito dalla guerriglia a Baiji, città sunnita situata circa 200 chilometri a nord di Baghdad. Sempre sul fronte sequestri, il governo di Pechino ha reso noto di aver stabilito contatti con  leader religiosi iracheni impegnati in sforzi tesi alla liberazione di otto ostaggi cinesi rapiti dai ribelli martedì scorso. Nella speranza di ristabilire la calma, la Casa Bianca si attende ora che uno dei primi provvedimenti del prossimo governo iracheno determinato dal voto delle elezioni del prossimo 30 gennaio, sia quello di chiedere un calendario per il ritiro delle forze della coalizione dal Paese arabo. Ma ogni giorno l’Iraq è sconvolto da attentati: solo a Baghdad, cinque autobombe hanno causato la morte, ieri, di almeno 26 persone. Tre di questi attentati sono stati rivendicati da un gruppo legato al terrorista giordano Al Zarqawi. Gli ultimi rapporti dell’intelligence americana prevedono, inoltre, un’ulteriore ondata di violenza all’indomani della consultazione. I servizi segreti statunitensi sottolineano anche il rischio di una guerra civile tra sunniti e sciiti.

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Le violenze in Iraq hanno preso di mira, nei giorni scorsi, anche i cristiani. Su questi ultimi attacchi contro la comunità cattolica nel Paese arabo ascoltiamo il cardinale Roberto Tucci al microfono di Rosario Tronnolone:

 

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R. – Dal punto di vista cristiano, c’è grande preoccupazione perché in questi ultimi tempi si è manifestata una aggressività da parte musulmana. E’ difficile poi sapere se dietro queste violenze ci siano sunniti o esponenti di Al Qaeda. Anche il rapimento del vescovo, poi liberato molto rapidamente, conferma che c’è questo timore. A Mossul i negozi dei cristiani sono dati alle fiamme, i preti girano in abiti civili per non essere riconosciuti: c’è certamente un’ostilità. Difficile sapere cosa ci sia dietro. Riguardo al sequestro del vescovo, alcuni hanno parlato di uno sbaglio di persona mentre altri hanno detto che potrebbe essere una specie di avviso di tipo mafioso, come a voler dire “stai attento”. E’ molto difficile giudicare; è molto difficile anche emettere un giudizio. Non si pùo dire se sia opportuno o meno, entro la fine di gennaio, arrivare alle elezioni. Ci sono diversi pareri anche nella stessa comunità cattolica locale in Iraq.

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Prove di dialogo in Terra Santa. Questa mattina Israele ha dato il via libera alla riapertura, da domani, della frontiera tra la striscia di Gaza e l’Egitto, chiusa da sei settimane. È il primo risultato dei colloqui avviati ieri sera, nell’attesa che gli estremisti palestinesi accettino la tregua proposta da Abu Mazen. Ma sul terreno, un quattordicenne palestinese è stato ucciso oggi nel villaggio di Tubas, a sud della città cisgiordana di Jenin, da soldati israeliani. Ascoltiamo Graziano Motta:

 

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La cooperazione israelo-palestinese è ripresa ieri sera, ma soltanto su questioni di sicurezza, non ancora a livello politico. Un incontro si è svolto infatti per favorire lo spiegamento, ordinato dal presidente Abu Mazen, di 750 agenti di polizia nella zona settentrionale di Gaza. L’obiettivo è quello di impedire che proseguano i lanci di missili ed obici di mortaio sui villaggi ebraici vicini e sul territorio israeliano. E tuttavia, se questi spari dovessero proseguire - così ha deciso il gabinetto di sicurezza, presieduto da Sharon - sarà data una risposta severa. Abu Mazen, incontrando a Gaza i dirigenti dei movimenti fondamentalisti islamici, cerca di impegnarli ad assicurare un cessate-il-fuoco già concordato con le Brigate el-Aqsa di Al Fatah. Ma la Jihad si è riservata di dare una risposta appena passata la festività religiosa islamica e Hamas attende le decisioni dei suoi esponenti che vivono in Siria. In effetti, chiedono che una tregua sia frutto di negoziati ufficiali e di contropartite con Israele.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Situazione sempre più drammatica in Indonesia. Il governo fa sapere che nonostante la tregua con l’esercito per agevolare i soccorsi, 120 ribelli sono stati uccisi. Intanto è salito ad oltre 226.000 morti il bilancio delle vittime del maremoto che tre settimane fa ha colpito i Paesi del sud est asiatico. Il servizio di Rita Anaclerio:

 

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Il ministro degli Esteri indonesiano, Hassan Wirayuda, si era detto fiducioso nel tenere entro la fine del mese dei colloqui con i ribelli separatisti della provincia di Aceh. Ma solo oggi il generale Ryamizard  Ryacudu ha reso noto che l’esercito indonesiano ha ucciso 120 guerriglieri della GAM, il movimento di liberazione di Aceh, nelle due ultime settimane. Già nel maggio del 2003, l’esercito aveva scatenato una vasta operazione contro gli indipendentisti, dopo il fallimento di una tregua. Da allora, oltre 2.300 ribelli sono stati uccisi. Non è l’unica notizia tragica per l’Indonesia: il numero delle vittime è drammaticamente aumentato e l’ultimo bilancio parla di oltre 166.000 morti solo nella sola provincia di Aceh e a nord di Sumatra. Ma un nuovo grido d’allarme è stato lanciato dall’UNICEF. Stando alle ultime notizie, nei campi di accoglienza la percentuale dei bambini al di sotto dei sette anni è bassissima. Il responsabile del fondo monetario delle Nazioni Unite, Shannon Strother, sostiene che la “demografia è cambiata drammaticamente e che proprio durante la campagna di vaccinazione si è riscontrata l’assenza quasi totale di bambini piccoli”. Passi in avanti, invece, per la creazione di un sistema d’allarme globale per lo tsunami nell'Oceano Indiano. I Paesi che partecipano alla Conferenza internazionale sulla prevenzione delle calamità naturali in corso a Kobe, in Giappone, hanno dato il loro sostegno finanziario al progetto che costerà 23 milioni di euro e che secondo le previsione dovrebbe entrare in funzione a metà del 2006.

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In Nepal, tredici soldati e sei ribelli sono morti in un'imboscata a un camion dell’esercito nell'area di Puwakhola, cinquecento chilometri a est della capitale Katmandu.

 

La violenza continua a destabilizzare l’Afghanistan. L’ex signore della guerra Abdul Rashid Dostum, è sfuggito stamani ad un attentato suicida nella città settentrionale di Shibergan. Un kamikaze si è fatto esplodere nella moschea in cui il leader uzbeko stava pregando, ferendo due persone. Dostum è rimasto illeso, ed il suo portavoce ha attribuito l’azione ai fedelissimi dell’ex regime talebano.

 

L’Iran ritiene che l’eventualità di un attacco militare americano sia molto scarsa, in quanto le forze americane sono impegnate in altre zone. Lo ha detto oggi il presidente Mohammad Khatami. “Non credo che gli americani sarebbero così folli da attaccare militarmente l’Iran”, ha dichiarato Khatami alla radio di Stato durante una visita in Uganda.

Sono circa due milioni i musulmani che hanno raggiunto in questi giorni l’Arabia Saudita per il tradizionale pellegrinaggio verso la Mecca.  Un dovere da osservare almeno una volta nella vita quale gesto di purificazione e ringraziamento per ogni buon musulmano. Memori degli incidenti dell’anno scorso, nei quali hanno perso la vita oltre duecento persone travolte dalla folla, le autorità saudite hanno  rafforzato i piani di sicurezza.

 

Miliziani somali hanno distrutto un cimitero coloniale italiano a Mogadiscio, l’unico rimasto nella capitale. I miliziani hanno profanato le tombe e dissotterrato i resti gettandoli in mare. Fonti politiche e giornalistiche internazionali hanno confermato l'ipotesi che l'attacco al vecchio cimitero italiano sia legato a una vicenda di speculazione edilizia. Intanto il governo somalo di unità nazionale ha presentato le sue scuse all'Italia ed ha garantito che verranno perseguiti i responsabili di questo grave episodio.

 

E’ uscito indenne dai colpi di arma da fuoco contro la sua automobile, il presidente della Guinea, Lansana Conte, sorpreso, ieri mattina, da un attentato nei pressi del centro cittadino di Conakry. Ma secondo fonti raccolte da alcuni media africani, una delle persone con lui in macchina sarebbe rimasta uccisa e una guardia del corpo ferita in modo grave. Rimane ancora sconosciuta l’identità degli aggressori.

 

Spostiamoci in Ucraina dove domenica prossima presterà giuramento, davanti al Parlamento di Kiev, il neo presidente Yushenko. Martedì prossimo è prevista, inoltre, la sua prima missione ufficiale all’estero: non a Mosca, come aveva preannunciato in campagna elettorale, ma al Consiglio d’Europa di Strasburgo.

 

Almeno dodici persone sono morte e altre due sono rimaste ferite per l’esplosione di un pullman nella provincia cinese di Xinjiang. Non si esclude la pista terroristica.

 

 

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