RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n. 5
- Testo della trasmissione mercoledì 5 gennaio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
53
i giornalisti uccisi nel 2004. La denuncia di Reporter senza frontiere: con noi
Domenico Affinito
CHIESA E SOCIETA’:
Egitto: tornati in libertà
tutti i cristiani copti in carcere da dicembre
Morto ad Hong Kong padre
Antonius Lee, uno dei traduttori della Bibbia in cinese
Giunto alla XX edizione il corteo storico folcloristico “Viva la
Befana”, domani a San Pietro
In Iraq attaccata la sede dell’accademia della polizia di Hilla: almeno
13 i morti. Agguati della guerriglia anche a Baghdad e a Mossul. Nonostante le
violenze, il governo intende rispettare la data del prossimo 30 gennaio per lo
svolgimento delle elezioni.
5 gennaio 2005
PER LA GIORNATA EUROPEA
DI LUTTO
PER LE
VITTIME DEL MAREMOTO NEL SUD-EST ASIATICO
ANCHE IL PAPA HA
OSSERVATO I TRE MINUTI DI SILENZIO
CON I FEDELI OGGI
ALL’UDIENZA GENERALE IN VATICANO.
GIOVANNI PAOLO II INVITA
NUOVAMENTE A PREGARE PER LE VITTIME
E PER LE POPOLAZIONI COLPITE E AFFIDA IL
MONDO A MARIA, REGINA DELLA PACE
Tre minuti di silenzio, in tutta
l’Europa, così anche nella Città del Vaticano, per esprimere il profondo
cordoglio ed il sentimento di solidarietà per le vittime del maremoto che il 26
dicembre scorso ha investito con inaudita violenza una vastissima regione del
Sud-Est asiatico, estendendosi fino alla costa orientale dell’Africa. A questa
immane tragedia ha reso omaggio stamane anche il Papa nel corso dell’udienza
generale, la prima del nuovo anno 2005. Alle ore 12 su invito del reggente
della Casa Pontificia, i 7 mila fedeli riuniti nell’Aula Paolo VI si sono uniti
alla preghiera silenziosa del Santo Padre, osservando tre minuti di raccoglimento.
Ascoltiamo ora la voce accorata di Giovanni Paolo II, nel servizio di Roberta
Gisotti:
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“In Europa, la giornata odierna è dedicata al lutto per le numerose vittime
del maremoto, che ha tragicamente colpito il Sud-Est Asiatico. Ancora una
volta, chiedo a tutti di unirsi alla mia preghiera per i tanti morti e per le popolazioni
in gravi difficoltà.”
Giovanni Paolo II rivolto alle migliaia di pellegrini riuniti nell’Aula
Paolo VI, non ha nascosto la “grande apprensione”, “per la drammatica
situazione che stanno vivendo le popolazioni del Sud-Est asiatico, invocando la
protezione della Madonna su questo anno appena iniziato, segnato da un evento
tragico che ha sparso così tanto dolore sull’umanità:
“Vegli la Vergine Santa sul mondo intero”.
Alma Madre del Redentore,
Regina della pace,
soccorri il tuo popolo,
difendilo da ogni pericolo,
accompagna la Chiesa
nel suo cammino verso la Patria eterna.
Il
Santo Padre ha ricordato poi la festa dell’Epifania, che ricorre domani,
laddove “il figlio di Dio, nato a Betlemme, è riconosciuto e adorato dai Magi venuti
dall’Oriente, rappresentanti qualificati dell’intera umanità”. E dunque – ha
spiegato il Papa - “il lieto annuncio della
salvezza è così proiettato fin dall’inizio verso tutti i popoli del mondo.”
Questo il “compito missionario del popolo cristiano”, che il Papa
quest’oggi ha affidato “a Maria, Madre della Chiesa”.
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Una
nota curiosa si aggiunge a questa udienza generale, cui hanno partecipato i
rappresentanti del Club sportivo “Cracovia”, nel centenario della propria
attività, al quale Giovanni Paolo II è stato particolarmente legato negli anni
giovanili, giocando lui stesso nelle squadre di calcio e rimanendo poi
affezionato come tifoso. “Vi auguro tanti successi nel campo dello sport e in
quello educativo”, ha detto il Papa rivolto ai calciatori, tecnici e sostenitori
del Cracovia, già incontrati ieri nel tardo pomeriggio, rievocando l’antica
passione calcistica e ricevendo in omaggio la maglia numero 1 con la scritta
Karol Wojtyla.
NOMINA
Il Santo Padre ha nominato
vescovo ausiliare dell’arcieparchia di Trivandrum dei Siro-Malankaresi, in
India, con l’incarico di visitatore apostolico dei fedeli Siro-Malankaresi residenti
in America settentrionale ed in Europa, padre Joseph Konnath, sinora preside
del “Mar Theophilos Teaching Training College”, elevandolo alla sede titolare
di Sicilibba. Padre Konnath è nato a
Vadasserika, nel Kerala, il 13 maggio 1952, ed è stato ordinato sacerdote il 22
dicembre 1978.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo "Nel Cuore del Papa le vittime del
maremoto": nella giornata dedicata al lutto per i tanti morti e per le
popolazioni del Sud-Est asiatico in gravi difficoltà, Giovanni Paolo II chiede
a tutti di unirsi alla sua orante invocazione.
Nelle estere, il ragguaglio sulla situazione nelle aree colpite, con
particolare riguardo agli aiuti che giungono da vari Paesi del mondo
per affrontare l'emergenza; un comunicato in cui si riferisce della visita
compiuta dai Nunzi Apostolici in Sri Lanka e Thailandia nelle comunità colpite
dal maremoto.
Nelle
vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale.
Due
pagine dedicate alla celebrazione della Giornata Mondiale della Pace nelle
diocesi italiane.
Una
pagina sulla Solennità dell'Epifania.
Nelle
estere, in rilievo anche l'Iraq: ad Hilla l'esplosione di un'autobomba
ha ucciso tredici cadetti. Il presidente degli Stati Uniti Bush
ed il primo ministro iracheno Allawi si dicono concordi sull'esigenza di
rispettare la scadenza elettorale del 30 gennaio.
Nella
pagina culturale, un articolo di Giuseppe Degli Agosti dal titolo "Il cammino
dei Magi da Oriente ad Occidente": uno studio storico-filologico sulle
figure evangeliche legate all'epifania del Signore.
Nelle
pagine italiane, in primo piano la Giornata di lutto indetta in tutta Europa
per le disastrose conseguenze del cataclisma in Asia.
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5
gennaio 2005
GIORNATA DI LUTTO IN EUROPA PER LE VITTIME DELLO TSUNAMI
NEL
SUD-EST ASIATICO. DOMANI IL VERTICE
INTERNAZIONALE
A GIAKARTA PER COORDINARE GLI AIUTI UMANITARI,
ALLA PRESENZA DI KOFI ANNAN E COLIN POWELL
- Con noi il cardinale Telesphore
Placidus Toppo,
mons. Aldo Giordano,
Sergio Marelli e Riccardo Moro -
Giornata di lutto, oggi in Europa, per le
vittime del maremoto nel Sud-Est asiatico. Alle ore 12, i cittadini del Vecchio
Continente hanno osservato tre minuti di silenzio per commemorare gli oltre 145
mila morti nei Paesi colpiti dallo tsunami. Iniziativa a cui si è unita
anche la nostra emittente. Intanto, a Giakarta è quasi tutto pronto per il
summit internazionale, che domani dovrà fare il punto sull’organizzazione degli
aiuti umanitari. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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“Sono stato in guerra ma non ho mai visto
niente di simile”. Così il segretario di Stato americano, Colin Powell, ha
commentato, amaro, quanto visto dall’elicottero nella provincia indonesiana di
Aceh, la più colpita dal maremoto. Powell ha precisato che Washington farà il
possibile per alleviare le sofferenze del popolo dell’Indonesia. E la natura
sembra davvero non volere dar tregua alle popolazioni indonesiane: il nord
dell'isola di Sumatra, infatti, è stato colpito stamani da una nuova forte
scossa di terremoto, con una magnitudo di 5,1 sulla Scala Richter. Secondo gli
esperti, non ci sarebbe il rischio di altri maremoti, ma il sisma ha alimentato
il panico tra la popolazione già drammaticamente provata. Intanto, dieci giorni
dopo lo tsunami gli aiuti alimentari hanno raggiunto solo un quarto dei
due milioni di sopravvissuti. E’ quanto sottolineato dal Pam, il Programma alimentare
mondiale delle Nazioni Unite. Il direttore per l’Asia dell’agenzia Onu ha
affermato oggi che il Pam ha inviato cibo a 464.000 persone che vivono nei
Paesi colpiti. Ma gli sforzi sono stati ostacolati in Sri Lanka dalle piogge
monsoniche e nella provincia indonesiana di Aceh dalle difficoltà nei
collegamenti. Proprio per mettere a punto l’organizzazione degli aiuti si terrà
domani a Giakarta un vertice promosso dall’Asean. Un evento senza precedenti
per il Sud-Est
asiatico a cui prenderanno parte il segretario generale delle Nazioni Unite, Annan,
il segretario di Stato americano, Powell. E ancora il premier cinese Jiabao,
l'australiano Howard, il giapponese Koizumi e il presidente della commissione
europea, Barroso. Nel drammatico scenario del Sud-Est asiatico, c’è anche
spazio per una buona notizia: un giovane indonesiano è stato tratto in salvo,
dopo un’odissea durata 8 giorni, da una nave di passaggio che lo ha trovato
aggrappato ad un albero.
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Oggi, dunque, bandiere a mezz’asta in
tutte le capitali del Vecchio Continente, mentre si moltiplicano le iniziative
di solidarietà di istituzioni, associazioni e molto spesso di singoli cittadini
in favore delle popolazioni colpite dal maremoto. Gli europei stanno
rispondendo con grande partecipazione al dramma in Asia. Un impegno all’insegna
della solidarietà. Aspetto, questo, sottolineato da mons. Aldo Giordano, segretario
generale del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, intervistato da
Alessandro Gisotti:
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R. – Ciò che mi impressiona è
che davanti a questo immenso dolore, l’Europa improvvisamente si ritrova capace
di una unità che in altri momenti non dimostra. Per questa iniziativa c’è
un’adesione ecumenica di tutte le Chiese – protestante, ortodossa e cattolica
–, c’è un’adesione delle grandi religioni presenti in Europa, compreso l’islam
... questo è un segnale che l’Europa avrebbe la potenzialità di andare oltre
certe sterili contrapposizioni o certe questioni trattate spesso in maniera
unilaterale.
D. – Ecco, accanto all’impegno
materiale degli europei in favore delle popolazioni colpite, qual è la valenza
della vicinanza spirituale dell’Europa ai popoli del Sud-Est asiatico?
R. – In questo momento si
percepisce in maniera nuova che esiste un legame – come cristiani diremmo “una
fratellanza universale” – a livello storico, mi sembra che stiamo vivendo una
serie di tragedie: dall’11 settembre al terrorismo in Iraq, che erano
catastrofi causate dall’uomo, in fondo. Ora una catastrofe dove la protagonista
è la natura ... ecco, questo ci rende tutti più fragili. Ci riproponiamo insieme
le grandi domande: le domande sul dolore, sul male, su Dio ... Ho quasi
l’impressione che tutta l’umanità voglia fermarsi ... Termina un po’ un mito,
quello dell’onnipotenza e ci diciamo: “Adesso, solo insieme possiamo affrontare
queste grandi tragedie, e insieme potremo avere una speranza”.
D. – All’Angelus del 2 gennaio,
il Papa ha sottolineato che anche nelle prove dolorose come nella calamità che
ha colpito il Sud-Est asiatico, Dio non ci abbandona mai. Quanto è importante il
sostegno della fede in momenti come questi?
R. – Come credenti siamo
invitati a credere; a credere al Paradiso, a credere all’amore, a credere
all’Eterno, che sono la vera risposta a questi drammi, anche per coloro che non
possono credere in questo momento, ed è interessante che davanti a queste
tragedie sta emergendo forse il lato migliore dell’umanità. Attraverso questo
gesto di solidarietà, questo riemergere della gratuità, della compassione che
secondo me sono tracce che la dimensione dell’Eterno è in noi.
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Secondo le
Nazioni Unite, ci vorranno tre anni per la ricostruzione delle economie e dei
Paesi devastati dallo tsunami del 26 dicembre e almeno 6 mesi per gli
aiuti di emergenza. Tra le regioni più colpite dalla furia devastante delle acque
c’è la parte meridionale dell’India. Sul modo in cui la popolazione sta
affrontando l’emergenza umanitaria, ascoltiamo la testimonianza del cardinale Telesphore
Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi, raggiunto telefonicamente in India da Alessandro
Gisotti:
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R. – E’ una tragedia terribile.
Da anni non era accaduta una sciagura simile. Proprio la settimana prima mi
trovavo a Port-Blair, nelle isole Andamane, dove ho visto gente felice ...
Adesso, tutto è distrutto ...
D. – Cardinale Toppo, la Chiesa
si è subito impegnata per portare aiuto alle popolazioni colpite. Come stanno
proseguendo gli aiuti?
R. – E’ un frutto della
solidarietà. Tutti sono uniti per aiutare queste popolazioni sofferenti. La
Chiesa sta operando attraverso la Caritas India, che ha visitato i luoghi, ha
incontrato le popolazioni, stanno operando molto bene. Stanno facendo veramente
tutto il possibile ...
D. – Come viene percepita dalla
popolazione dell’India questa campagna di solidarietà a livello internazionale?
R. – C’è solidarietà interna e
anche internazionale. La risposta internazionale è fantastica. Tutti vogliono
aiutare questa gente; ma noi, gli indiani e il governo stesso deve gestire gli
aiuti, e questo è importante!
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Domani,
dunque, si apre la conferenza di Giakarta, in Indonesia, la prima di una serie
di incontri tra i Paesi impegnati nell’aiuto al Sud-Est Asiatico. Il successivo
appuntamento sarà il 9 gennaio a Ginevra per stabilire le politiche di
ricostruzione. Sulle aspettative per il vertice di Giakarta, Massimiliano
Menichetti ha intervistato Sergio Marelli presidente delle Ong Italiane:
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R. – I governi dei ministri degli Esteri che si riuniranno domani trovino
con urgenza un meccanismo efficace di coordinamento degli aiuti a livello
internazionale. Noi non abbiamo dubbi, questo deve essere delegato, alle
Nazioni Unite, anche perché non va dimenticato che in diverse di queste realtà
dei Paesi colpiti esistono governi ancora dittatoriali, esistono violazioni dei
diritti umani, esistono conflitti, lotte, tensioni sociali e politiche, a volte
anche religiose. Quindi, è una situazione che impone un’autorità
sovranazionale.
D. – Il segretario generale
dell’ONU, Kofi Annan, che domani presiederà la conferenza, parla della
necessità di aiuti nel lungo periodo, ma la macchina dei soccorsi ha iniziato a
funzionare immediatamente dopo il disastro…
R. – Sebbene la macchina degli
aiuti che si è messa in moto sia di proporzioni adeguate, quindi gigantesche,
reputo che proprio per il discorso dell’intervento sul medio periodo occorrano
altre risorse. Ma per poterle gestire adeguatamente occorre anche grande rigorosità,
grande coordinamento e quindi grande disponibilità a fare riferimento ad una autorità
internazionale.
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Sul fronte degli aiuti alle popolazioni colpite, oltre allo stanziamento
di fondi – che ha raggiunto quasi 3 miliardi di dollari – sembra prendere corpo
la proposta di una moratoria sul debito estero dei Paesi colpiti dal maremoto.
Ipotesi rilanciata ieri da Gordon Brown, ministro delle Finanze della Gran
Bretagna, Paese presidente di turno del G8. Andrea Sarubbi ne ha parlato con
l’economista Riccardo Moro, direttore della Fondazione Giustizia e Solidarietà:
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R. – Per i Paesi in questione
non esistono strumenti istituzionali per accedere alla riduzione del debito,
come capita per la quarantina di Paesi a basso reddito altamente indebitati. E’
un problema politico, cioè i creditori se ritengono si mettono d’accordo e
cancellano, esattamente come è avvenuto per l’Iraq il mese scorso. Il problema
è arrivare ad una sospensione immediata dei pagamenti per uno o due anni, per
consentire nel frattempo un calcolo dei fabbisogni.
D. – Deciderà tutto il 12
gennaio il cosiddetto “Club di Parigi”. Ma intanto, quali sono gli orientamenti?
R. – Da un lato, gli Stati Uniti
hanno interesse a mostrarsi particolarmente generosi nei confronti
dell’Indonesia, perché è un Paese musulmano; dall’altro il Giappone che usualmente
è generoso negli aiuti, a differenza degli altri, in questo caso è
relativamente ritroso nella cancellazione del debito.
D. – E tra i Paesi colpiti quali
sono quelli che beneficerebbero maggiormente di questa moratoria?
R. – Oggi abbiamo, tra i Paesi
toccati, in modo particolare l’Indonesia, che è quella che ha il debito
maggiore ed ha un peso del debito sulla propria economia più elevato rispetto
agli altri: circa il 90 per cento del pil, cioè: gli indonesiani dovrebbero
lavorare quasi un anno per poter pagare tutto il loro debito. In una situazione
analoga si trova lo Sri Lanka, con condizioni un po’ meno onerose: il 60 per
cento del Pil. Gli altri Paesi vivono una condizione un po’ meno faticosa dal
punto di vista del debito ...
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53 GIORNALISTI UCCISI NEL
2004:
LA DENUNCIA DI REPORTER SENZA FRONTIERE
- Intervista con Domenico
Affinito -
Il 2004 è stato l’anno più nero
dell’ultimo decennio sul fronte delle uccisioni di giornalisti nel mondo. Un
triste bilancio aggravato dal numero dei reporters scomparsi o torturati e a
cui è negato il diritto alla libertà d’informazione. Rita Anaclerio ha chiesto
al vice-presidente di Reporter senza Frontiere, Domenico Affinito, di fornirci
i dati ufficiali.
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R. – E’ il peggiore dal 1995. 53
giornalisti uccisi nel corso dell’anno, 15 assistenti uccisi, 907 giornalisti
arrestati, 1.146 minacciati o torturati, picchiati e 622 media censurati. Per
fare un raffronto solo con l’anno scorso, i morti erano stati 40 e 766 i
giornalisti arrestati.
D. – E quali sono le zone dove
si sono avuti maggiori problemi?
R. – La parte del leone,
purtroppo, la fa di nuovo il Medio Oriente con 21 giornalisti uccisi; 16 in
Asia, al secondo posto, e 12 nell’America del Sud. Queste sono le zone peggiori
per la libertà di stampa. All’interno del Medio Oriente, come è facile intuire,
la situazione peggiore è quella irachena, con 19 morti.
D. – E quali sono le cause, se è
possibile trovarne, di queste morti?
R. – Le cause di queste morti
sono in parte dovute a situazioni di guerra o di guerriglia e in parte sono
dovute a eliminazioni fisiche mirate, volute dai poteri forti. Sono sempre i
poteri forti: ad esempio, in Colombia dove c’è uno Stato che è uno Stato
democratico ma c’è un problema molto forte di criminalità organizzata.
D. – Quindi, quali sono ad oggi
i Paesi che meno garantiscono il diritto alla libertà di stampa?
R. – Da una parte ci sono i
Paesi dove i giornalisti muoiono di più, e non sono sempre quelli dove la
libertà di stampa maggiormente è negata, come ad esempio l’Iraq. Poi, ci sono
realtà dove la libertà di stampa è negata costantemente. Citiamo la Corea del
Nord, preceduta da Cuba, Cina ...
D. – E al grave bilancio dei
reporter assassinati, si aggiunge anche quello, però, dei giornalisti scomparsi
...
R. – Negli anni passati, la
scomparsa preludeva al fatto che il giornalista fosse stato ucciso. Con il caso
dell’Iraq, la situazione è cambiata. Abbiamo visto il caso dei due colleghi
francesi – Christian Chesnot e Georges Malbrunot – rapiti e liberati. Ma quello
dei rapimenti è un nuovo filone: sono parecchi i giornalisti di cui non si sa
più nulla.
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5
gennaio 2005
“SIAMO TUTTI FRATELLI E
SORELLE” E SIAMO CHIAMATI A “SOCCORRERE LE PERSONE
COLPITE DAL MAREMOTO, A
QUALSIASI RELIGIONE O ETNIA APPARTENGANO”.
LO SCRIVONO I VESCOVI
DELLO SRI LANKA, IN UN COMUNICATO DIFFUSO IERI
COLOMBO. = I vescovi dello Sri Lanka chiedono ai
cattolici di “allestire posti di raccolta per gli sfollati dello tsunami in
ogni parte del Paese” e di “pregare per chiedere al Signore di dare coraggio e
determinazione alla gente colpita dalla calamità”. L’esortazione è contenuta in
un comunicato diffuso ieri da mons. Joseph Vianney Fernando, vescovo di Kandy e
presidente della Conferenza episcopale dello Sri Lanka. “La nostra consolazione
si trova nella Scrittura – si legge ancora nel documento – qui si legge che non
siamo abbandonati a noi stessi e che le vicissitudini dei nostri giorni non
sono dominati dal caos o dal fato”. In forza di questa fede, i presuli chiedono
al popolo cingalese di “affrontare in modo coraggioso questa situazione”,
invitando tutti, i cattolici in particolare, a “servire le persone colpite dal
disastro, a qualsiasi etnia o religione appartengano”. “Siamo tutti fratelli e
sorelle – scrivono i vescovi – e in questa tragedia dobbiamo dimostrare il
nostro reciproco e fraterno amore”. Lo Sri Lanka è un vero e proprio Paese-mosaico
dal punto di vista religioso: su 19 milioni di abitanti, i buddisti sono il 69%
del totale, il 15% sono indù, l’8% sono musulmani. I cristiani sono il
7,5% della popolazione, i cattolici
ammontano a 1 milione 300 mila. Nel comunicato, infine, la Conferenza
episcopale dello Sri Lanka chiede alla comunità internazionale di “venire in
aiuto del governo e del Paese per alleviare la miseria delle vittime, perché il
peso della calamità è troppo grande perché lo Sri Lanka possa portarlo da
solo”. Il governo di Colombo ha dichiarato che ad una prima stima la
ricostruzione post tsunami dovrebbe costare 1 miliardo di dollari. Gli sfollati
per ora accertati sono oltre 650 mila, raccolti in 700 campi di rifugiati.
(B.C.)
TORNATI IN LIBERTA’
TUTTI I CRISTIANI COPTI IN CARCERE DA DICEMBRE.
GLI UOMINI ERANO STATI
ARRESTATI DOPO AVER PROTESTATO CONTRO L’ISLAMIZZAZIONE FORZATA
DELLA MOGLIE DI UN SACERDOTE ORTODOSSO
IL CAIRO. = Tutti i cristiani copti arrestati e
incarcerati all’inizio di dicembre al Cairo sono tornati in libertà. L’ultimo
gruppo di 11 persone è stato rilasciato ieri, dietro una cauzione di 300
sterline locali, pari a 50 dollari. Altri cristiani erano stati liberati a metà
e a fine dicembre. Per protestare contro queste detenzioni pochi giorni prima
del Santo Natale il patriarca Shenouda III si era chiuso in volontario esilio
in un monastero. Lo scorso 8 dicembre circa 3 mila cristiani copti hanno manifestato
davanti alla cattedrale di san Marco del Cairo. Durante la protesta si sono
verificati degli scontri con la polizia, che ha arrestato 34 manifestanti. I cristiani
protestavano contro l’islamizzazione forzata della moglie di un sacerdote
ortodosso, ad opera del suo datore di lavoro, accusato di aver sedotto e ricattato
la donna per obbligarla a diventare musulmana. Alcuni giorni dopo la manifestazione
dei copti, Wafaa Constantine Messih - questo il nome della donna - è ricomparsa
per riaffermare la sua fede cristiana: “Sono nata cristiana – ha detto – e
voglio continuare ad esserlo fino alla morte”. (B.C.)
IL 2005 SARA’ L’ANNO DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA
GIOVENTU’ DI COLONIA,
NELLA CUI CATTEDRALE SONO CONSERVATE LE RELIQUIE
DEI RE MAGI.
IN QUESTI GIORNI UNA DELEGAZIONE DELLA CONFERENZA
EPISCOPALE ITALIANA
E’ SUL POSTO PER CONTINUARE IL LAVORO
DI
COORDINAMENTO IN VISTA DELL’EVENTO
- A cura di Silvio Scacco -
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COLONIA. = “Se nel XX secolo, dalla Germania, sono arrivate
due grandi catastrofi, noi invece vogliamo che dalla XX Giornata mondiale della
gioventù arrivi per tutto il mondo un messaggio d’amore e una forza
rappacificante”. Con queste parole l’arcivescovo di Colonia, il cardinale
Joachim Meisner, ha salutato i giornalisti di alcune testate cattoliche italiane
ricevuti a margine del pellegrinaggio previo ai luoghi della prossima GMG, organizzato
dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale
italiana. Quell’evento, ha detto l’arcivescovo di Colonia, dovrà essere un
luogo in cui i giovani, anche quelli lontani, potranno fare esperienza di Cristo.
In altre parole, la GMG sarà una vera e propria stanza dello spirito, dove
ritrovare sé stessi e un senso al proprio operare. E la Giornata mondiale della
gioventù potrà dire qualche cosa di nuovo anche alla stanca Europa, che non
accetta la tradizione culturale cattolica. Per paradosso, ha detto ancora il
cardinale Meisner, se vivessero oggi De Gasperi, Schumann e Adenauer, padri
fondatori dell’Europa, essi non sarebbero ammessi a ricoprire il ruolo di
commissari. Circa la tragedia asiatica, il porporato ha segnalato che tutte le
diocesi tedesche sono state invitate a devolvere le offerte di domenica scorsa
alle popolazioni colpite dalla disgrazia. “Per Dio non ci sono incidenti di
percorso – ha detto il cardinale Meisner – e per questo, in un ottica di fede,
io prego perché mi faccia capire il senso di ciò che accade”. La delegazione
Cei concluderà domani il suo pellegrinaggio a Colonia con la Messa presieduta
dall’arcivescovo di Loreto, Angelo Comastri.
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SU UNA POPOLAZIONE MONDIALE DI OLTRE 6 MILIARDI DI
PERSONE,
1 MILIARDO E TRECENTO MILIONI
SONO CINESI. NONOSTANTE LE CRITICHE
DELLE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE, INTANTO, PECHINO
CONTINUA
NELLA SUA
POLITICA DI CONTROLLO DELLE NASCITE
PECHINO.
= I cinesi sono ufficialmente un miliardo e trecento milioni, su una popolazione
mondiale di oltre sei miliardi e 300 milioni di persone. E’ quanto rivelano i
complessi calcoli dell’Ufficio Nazionale di Statistica. I funzionari
dell’istituto hanno attribuito alla severa politica di contenimento delle
nascite, applicata negli ultimi 30 anni, il risultato di aver ritardato
l’appuntamento con la fatidica cifra di almeno quattro anni. La vastità della
popolazione, secondo il Regime, mette sotto pressione le insufficienti risorse
naturali del Paese e rende sempre più difficile ai giovani trovare lavoro. Il
governo, dal canto suo, non ha dato alcun segnale di voler liberalizzare la
politica che impone a tutti i residenti urbani il figlio unico, nonostante le
critiche e le denunce delle organizzazioni umanitarie. Secondo queste ultime, i
casi di severe punizioni per chi viola la norma sul figlio unico, si sono
moltiplicati negli ultimi anni e sono stati denunciati casi di sterilizzazione
ed aborto forzati. Il gruppo dissidente Human Rights in China (Hric), che ha
base negli Stati Uniti, inoltre, ha denunciato nei giorni scorsi che Mao
Henfeng, una donna che ha lanciato una campagna contro la limitazione delle
nascite dopo essere stata licenziata per una gravidanza non programmata, è
stata torturata nella prigione di Shanghai. La tradizionale preferenza per i
figli maschi poi, accoppiata alla politica del figlio unico, ha portato a un grave
squilibrio tra i sessi, con la conseguente difficoltà per gli uomini di
sposarsi. (B.C.)
MORTO AD HONG KONG PADRE ANTONIUS LEE, UNO DEI TRADUTTORI DELLA
BIBBIA IN CINESE. IL
FRATE FRANCESCANO AVEVA 87 ANNI E PER DIVERSO
TEMPO E’ STATO DIRETTORE
DELLO “STUDIUM BIBLICUM”,
L’ISTITUTO BIBLICO PIU’ AUTOREVOLE IN CINA
HONG
KONG. = Si è spento ad Hong Kong padre Antonius Lee, il frate francescano riconosciuto
come uno dei grandi studiosi che ha guidato la traduzione della Bibbia in versione
cinese. Lo scorso 23 dicembre, riferisce l’agenzia Fides, il vescovo Joseph Zen
Ze-kiun ha presieduto il rito funebre, alla presenza di numerosi fedeli. Padre
Lee si è spento all’età di 87 anni, dopo lunghi anni in cui si è dedicato al
lavoro di traduzione biblica. Lo “Studium Biblicum” dei frati francescani è
l’istituto biblico più autorevole nel mondo cinese. La Bibbia nella versione
tradotta dallo “Studium Biblicum”, e pubblicata nel 1968, resta ancora oggi il
testo in lingua cinese più diffuso al mondo. Padre Antonius Lee ha partecipato
e guidato il lavoro di traduzione ed elaborazione del “Dizionario Biblico”
(1975), ed ha ricoperto l’incarico di direttore dello “Studium Biblicum”.
(B.C.)
NELLA GIORNATA EUROPEA
DI LUTTO,
CONCERTO DI SOLIDARIETA’ PER LE VITTIME DELLO TSUNAMI,
QUESTA SERA ALLA BASILICA
PATRIARCALE DI SANTA MARIA MAGGIORE A ROMA,
IN DIRETTA SULLA RADIO
VATICANA.LE OFFERTE RACCOLTE SARANNO
DISTRIBUITE ATTRAVERSO
IL PONTIFICIO CONSIGLIO COR UNUM
- A cura di A.V.
-
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ROMA. = Anche la musica esprime il lutto e il cordoglio vissuto oggi in
Europa, nel concerto di solidarietà per le vittime dello tsunami, questa sera
alla Basilica Patriarcale di Santa Maria Maggiore a Roma. Il concerto sarà trasmesso
in diretta dalla Radio Vaticana a partire dalle ore 20.00, per la sola zona di Roma,
con commento in lingua italiana, sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione
di frequenza di 105 MHz. La Cappella Musicale Liberiana e l’Orchestra Nova Amadeus,
dirette da Mons. Valentino Miserachs, eseguiranno il repertorio sacro di tutti
i tempi, dal canto medievale alle composizioni contemporanee dello stesso Miserachs
su testo in latino, dal Requiem di Fauré alla Missa Sancti Eduardi Regis di
Licinio Refice; meditazioni musicali laiche, come il neo-romantico Adagio di Samuel
Barber, l’Elegia di Lorenzo Perosi, e la Sarabanda Sentimentale di Benjamin
Britten; infine, preghiere mariane che ricordano l’atto di affidamento
dell’umanità a Maria fatto da Giovanni Paolo II. Pagine della tradizione liturgica
e composizioni originali, dunque, da tutto il mondo, per esprimere
l’universalità del dolore, ma anche della speranza e della carità che muove
gesti solidali. Anche il concerto sarà occasione per raccogliere offerte e
donazioni, che verranno distribuite nel Sud-Est asiatico attraverso Cor Unum.
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GIUNTO ALLA XX EDIZIONE IL CORTEO STORICO FOLCLORISTICO “VIVA LA BEFANA”.
DOMANI 1.500 PERSONE SFILERANNO LUNGO VIA DELLA
CONCILIAZIONE E DOPO L’ANGELUS UNA DELEGAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE EUROPAE
FAMI.LI.A SI RECHERA’
ALLA CASA
PONTIFICIA PER PORTARE I TRADIZIONALI E SIMBOLICI DONI AL PAPA
ROMA.
= Si rinnova anche quest’anno il tradizionale appuntamento con la
manifestazione “Viva la befana”, ideata nel 1985 per far reinserire l’Epifania
come giorno festivo nel calendario civile. Il corteo storico folcloristico,
giunto alla sua XX edizione, è organizzato dall’Associazione Europae Fami.li.a
(Famiglie Libere Associate d’Europa). Scopo della manifestazione: tramandare
alle nuove generazioni i valori ed il folclore legati alla festività cristiana
e proporre, attraverso originali simbologie, la pace, la fratellanza tra i
popoli e la solidarietà, come i doni più belli. Ogni anno gli organizzatori
fanno arrivare i Re Magi da una diversa località, alla quale sono ispirati i
costumi e le scenografie del corteo, per rappresentare storia, cultura,
tradizioni, prodotti e risorse di quel territorio. Millecinquecento persone,
23 cavalli, cinque carri allegorici ed un originale Presepe vivente, animato da
oltre 250 personaggi, ricostruiscono episodi e scenari di vita quotidiana, per
illustrare l’identità culturale di un Territorio dalle antiche tradizioni
marinare e contadine. Domani i Re Magi
arriveranno a Roma dalla città di Fiumicino. Sfileranno alle ore 11 in Via della Conciliazione e, dopo
l’Angelus, si recheranno alla Casa Pontificia per portare i tradizionali doni a
Giovanni Paolo II. Quest’anno verrà offerto un medaglione bronzeo, a rappresentare
la centralità dell’Eucaristia, come mistero di fede e di luce, pane di vita e
di speranza; una scultura raffigurante un aratro, antico simbolo del lavoro
dell’uomo; e un modello di peschereccio in legno, mezzo usato per esercitare
una delle più rilevanti attività lavorative del Territorio. All’inizio del
corteo, con separata scenografia, verrà trasportata in Piazza San Pietro, per
ricevere la benedizione Apostolica, la statua in bronzo di Salvo D’Acquisto. Il
monumento del maestro Egidio Ambrosetti, a perenne ricordo del gesto d’amore e
di coraggio del vice brigadiere dell’Arma che nel 1943, a Palidoro donò la propria
vita per salvarne molte altre, verrà collocato, nei giorni successivi alla
manifestazione, nella Città di Fiumicino, in una Piazza che prenderà il suo
nome. (B.C.)
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5
gennaio 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq sempre aperto il dibattito sul possibile
rinvio per motivi di sicurezza delle elezioni del prossimo 30 gennaio. Il
premier, Iyad Allawi, ha dichiarato che il governo di Baghdad si impegnerà per
consentire lo svolgimento della consultazione nella data prevista. Ma sul
terreno proseguono le violenze. Il nostro servizio:
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Prosegue
la duplice strategia della guerriglia contro obiettivi mirati e indiscriminati:
un’autobomba è esplosa vicino all’accademia di polizia della città di Hilla
uccidendo almeno 13 persone, tra le quali diversi cadetti. A Mossul uomini armati
hanno assassinato un dirigente del principale partito sunnita musulmano, Mahmud
Abdallah. A Baghdad, l’esplosione di un’autobomba ha provocato, inoltre, la
morte di almeno due civili. Nel nord del Paese, a Tal Afar, un soldato
americano è poi rimasto ucciso in un’imboscata tesa da ribelli. In questo clima
di violenza l’ipotesi di un rinvio delle elezioni, rilanciata ieri dal
presidente iracheno e dal ministro della Difesa, viene comunque scartata
dall’amministrazione americana. Il presidente statunitense, George Bush, ha
ribadito la necessità di rispettare l’agenda elettorale in una telefonata con
il premier iracheno Iyad Allawi che ha manifestato la propria preoccupazione
dopo l’ennesima ondata di attentati e l’assassinio, ieri, del governatore di
Baghdad. Anche il primo ministro britannico Tony Blair si è detto assolutamente
contrario ad un rinvio: “E’ essenziale – ha dichiarato – che i terroristi non
vincano”. Nonostante la richiesta di vari esponenti politici iracheni per uno
slittamento della consultazione, la Commissione elettorale ha poi confermato
che si andrà alle urne il prossimo 30 gennaio. L’organismo ha anche annunciato
che gli elettori delle turbolente regioni di Niniveh e di Al Anbar, potranno
iscriversi nelle apposite liste e votare nello stesso giorno.
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In Medio
Oriente il valico di Erez, al confine tra la Striscia di Gaza e Israele, è
stato teatro di un attacco condotto contro soldati israeliani. Nell’azione, rivendicata
dal movimento della ‘Jihad Islamica’ e dalle ‘Brigate dei Martiri di Al Aqsa’,
è rimasto ucciso un palestinese. Il Dipartimento di Stato americano ha
annunciato, intanto, che ci sarà anche una rappresentanza di osservatori
statunitensi a monitorare lo svolgimento delle presidenziali palestinesi in
programma domenica prossima per scegliere il successore di Yasser Arafat.
Attentato terroristico in Algeria.
Cinquanta uomini armati di kalashnikov hanno aperto il fuoco contro le forze di
sicurezza algerine uccidendo diciotto uomini. Lo ha reso noto il quotidiano
‘L’expression’ precisando che l’imboscata, avvenuta tra domenica e lunedì a
Bistra, cittadina ad est di Algeri, è stata condotta dal Gruppo salafita per la
predicazione e il combattimento (GSPC), vicino ad Osama Bin Laden. L’attentato
è stato compiuto dopo l’annuncio, da parte del governo, dello scioglimento del
più radicale dei gruppi integralisti, il GIA. Dal 1992 la violenza dei gruppi armati in Algeria ha
provocato oltre 100.000 vittime.
Restiamo
in Algeria dove si è aperta, nella capitale, la sesta riunione regionale
dell’UNESCO per la salvaguardia del patrimonio immateriale, ovvero di tutte le
espressioni culturali di un popolo. L’Algeria è il primo Paese ad avere
ratificato la convenzione, adottata già da altri Paesi quali il Giappone, la
Cina e Panama, per la tutela di tale patrimonio.
In Ucraina si
è dimesso il primo ministro Yanukovich, sconfitto dal leader dell’opposizione
Yushchenko nella ripetizione del ballottaggio presidenziale dello scorso 26
dicembre. Yanukovich aveva annunciato la rinuncia all’incarico già venerdì
scorso, ma la sua uscita di scena è stata ufficializzata soltanto oggi con un
decreto del capo di Stato uscente, Leonid Kuchma, al quale subentrerà Yushchenko.
Dimissioni
ieri del ministro degli Esteri croato, Miomir Zuzul. Il politico è accusato
dalla stampa di corruzione per aver favorito la cancellazione di un debito nei
confronti dello Stato di una ditta privata appartenente ad un suo cugino. In
una nota Zuzul ha spiegato come abbia preso questa decisione per evitare che il
sospetto sulla sua immagine potesse diventare un peso per il governo e per il
Paese nel momento dell’inizio dei negoziati di adesione della Croazia
all’Unione Europea.
Lo
sciopero generale che stava paralizzando Freetown, capitale della Sierra
Leone, è stato sospeso. La Confederazione
sindacale del Congresso del lavoro ha ottenuto dal governo l’approvazione di
cinque dei sette punti che erano in discussione. Le due questioni rimaste per
ora in sospeso riguardano l’adesione obbligatoria dei membri dell’Università ad
un sindacato interno e l’aumento dei salari. Nel Paese, ricco di legname
e soprattutto di diamanti, la maggioranza della
popolazione vive con meno di un dollaro al giorno.
La Corte Suprema del Cile ha
confermato i capi d’accusa mossi dal giudice Juan Guzman contro l’ex presidente
cileno Augusto Pinochet. L’uomo, 89 anni, è incriminato per un omicidio e nove
sequestri, avvenuti tra il 1975 ed il 1977 nell’ambito del cosiddetto piano ‘Condor’
adottato dai servizi segreti per eliminare gli oppositori. Secondo gli avvocati
dei familiari delle vittime è stata “una sentenza storica”. Di “decisione
retrograda” parlano invece i legali di Pinochet.
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