RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 5 - Testo della trasmissione mercoledì 5 gennaio 2005

 

Sommario

       

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Per la giornata europea di lutto per le vittime del maremoto nel Sud-Est asiatico anche il Papa ha osservato i tre minuti di silenzio con i fedeli oggi durante l’udienza generale in Vaticano. Giovanni Paolo II ha invitato a pregare per le vittime e le popolazioni colpite e ha affidato il mondo a Maria, Regina della Pace. Nella catechesi ha parlato dell’Epifania, la Solennità che la Chiesa celebra domani e che ci ricorda che Dio offre la salvezza agli uomini di ogni epoca e luogo

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Saliti a quasi 146 mila i morti del maremoto. Domani a Giakarta la conferenza internazionale sugli aiuti: ai nostri microfoni il cardinale Telesphore Placidus Toppo, Sergio Marelli e Riccardo Moro

 

53 i giornalisti uccisi nel 2004. La denuncia di Reporter senza frontiere: con noi Domenico Affinito

 

CHIESA E SOCIETA’:

I vescovi dello Sri Lanka chiedono di soccorrere le persone colpite dal maremoto, a qualsiasi religione o etnia appartengano

 

Egitto: tornati in libertà tutti i cristiani copti in carcere da dicembre

 

Il 2005 sarà l’anno della Giornata mondiale della gioventù a Colonia, nella cui cattedrale sono conservate le reliquie dei Re Magi

 

Su una popolazione mondiale di oltre 6 miliardi  di persone, 1 miliardo e trecento milioni sono cinesi: le organizzazioni per i diritti umani denunciano sterilizzazioni e aborti forzati

 

Morto ad Hong Kong padre Antonius Lee, uno dei traduttori della Bibbia in cinese

 

Nella giornata di lutto internazionale, concerto di solidarietà per le vittime dello tsunami, questa sera alla Basilica patriarcale di Santa Maria Maggiore a Roma

 

Giunto alla XX edizione il corteo storico folcloristico “Viva la Befana”, domani a San Pietro

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq attaccata la sede dell’accademia della polizia di Hilla: almeno 13 i morti. Agguati della guerriglia anche a Baghdad e a Mossul. Nonostante le violenze, il governo intende rispettare la data del prossimo 30 gennaio per lo svolgimento delle elezioni.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 gennaio 2005

 

PER LA GIORNATA EUROPEA DI LUTTO

PER LE VITTIME DEL MAREMOTO NEL SUD-EST ASIATICO

ANCHE IL PAPA HA OSSERVATO I TRE MINUTI DI SILENZIO

CON I FEDELI OGGI ALL’UDIENZA GENERALE IN VATICANO.

GIOVANNI PAOLO II INVITA NUOVAMENTE A PREGARE PER LE VITTIME

 E PER LE POPOLAZIONI COLPITE E AFFIDA IL MONDO A MARIA, REGINA DELLA PACE

 

Tre minuti di silenzio, in tutta l’Europa, così anche nella Città del Vaticano, per esprimere il profondo cordoglio ed il sentimento di solidarietà per le vittime del maremoto che il 26 dicembre scorso ha investito con inaudita violenza una vastissima regione del Sud-Est asiatico, estendendosi fino alla costa orientale dell’Africa. A questa immane tragedia ha reso omaggio stamane anche il Papa nel corso dell’udienza generale, la prima del nuovo anno 2005. Alle ore 12 su invito del reggente della Casa Pontificia, i 7 mila fedeli riuniti nell’Aula Paolo VI si sono uniti alla preghiera silenziosa del Santo Padre, osservando tre minuti di raccoglimento. Ascoltiamo ora la voce accorata di Giovanni Paolo II, nel servizio di Roberta Gisotti:

 

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“In Europa, la giornata odierna è dedicata al lutto per le numerose vittime del maremoto, che ha tragicamente colpito il Sud-Est Asiatico. Ancora una volta, chiedo a tutti di unirsi alla mia preghiera per i tanti morti e per le popolazioni in gravi difficoltà.”

 

Giovanni Paolo II rivolto alle migliaia di pellegrini riuniti nell’Aula Paolo VI, non ha nascosto la “grande apprensione”, “per la drammatica situazione che stanno vivendo le popolazioni del Sud-Est asiatico, invocando la protezione della Madonna su questo anno appena iniziato, segnato da un evento tragico che ha sparso così tanto dolore sull’umanità:

 

“Vegli la Vergine Santa sul mondo intero”.

 

Alma Madre del Redentore,

Regina della pace,

soccorri il tuo popolo,

difendilo da ogni pericolo,

accompagna la Chiesa

nel suo cammino verso la Patria eterna.

 

Il Santo Padre ha ricordato poi la festa dell’Epifania, che ricorre domani, laddove “il figlio di Dio, nato a Betlemme, è riconosciuto e adorato dai Magi venuti dall’Oriente, rappresentanti qualificati dell’intera umanità”. E dunque – ha spiegato il Papa - “il lieto annuncio della salvezza è così proiettato fin dall’inizio verso tutti i popoli del mondo.” Questo il “compito missionario del popolo cristiano”, che il Papa quest’oggi ha affidato “a Maria, Madre della Chiesa”. 

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Una nota curiosa si aggiunge a questa udienza generale, cui hanno partecipato i rappresentanti del Club sportivo “Cracovia”, nel centenario della propria attività, al quale Giovanni Paolo II è stato particolarmente legato negli anni giovanili, giocando lui stesso nelle squadre di calcio e rimanendo poi affezionato come tifoso. “Vi auguro tanti successi nel campo dello sport e in quello educativo”, ha detto il Papa rivolto ai calciatori, tecnici e sostenitori del Cracovia, già incontrati ieri nel tardo pomeriggio, rievocando l’antica passione calcistica e ricevendo in omaggio la maglia numero 1 con la scritta Karol Wojtyla.

        

 

NOMINA

 

Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare dell’arcieparchia di Trivandrum dei Siro-Malankaresi, in India, con l’incarico di visitatore apostolico dei fedeli Siro-Malankaresi residenti in America settentrionale ed in Europa, padre Joseph Konnath, sinora preside del “Mar Theophilos Teaching Training College”, elevandolo alla sede titolare di Sicilibba. Padre Konnath è  nato a Vadasserika, nel Kerala, il 13 maggio 1952, ed è stato ordinato sacerdote il 22 dicembre 1978.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina il titolo "Nel Cuore del Papa le vittime del maremoto": nella giornata dedicata al lutto per i tanti morti e per le popolazioni del Sud-Est asiatico in gravi difficoltà, Giovanni Paolo II chiede a tutti di unirsi alla sua orante invocazione.
Nelle estere, il ragguaglio sulla situazione nelle aree colpite, con particolare riguardo agli aiuti che giungono da vari Paesi del mondo per affrontare l'emergenza; un comunicato in cui si riferisce della visita compiuta dai Nunzi Apostolici in Sri Lanka e Thailandia nelle comunità colpite dal maremoto.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale.  

Due pagine dedicate alla celebrazione della Giornata Mondiale della Pace nelle diocesi italiane.

Una pagina sulla Solennità dell'Epifania.  

 

Nelle estere, in rilievo anche l'Iraq: ad Hilla l'esplosione di un'autobomba ha ucciso tredici cadetti. Il presidente degli Stati Uniti Bush ed il primo ministro iracheno Allawi si dicono concordi sull'esigenza di rispettare la scadenza elettorale del 30 gennaio.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giuseppe Degli Agosti dal titolo "Il cammino dei Magi da Oriente ad Occidente": uno studio storico-filologico sulle figure evangeliche legate all'epifania del Signore.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la Giornata di lutto indetta in tutta Europa per le disastrose conseguenze del cataclisma in Asia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 gennaio 2005

 

GIORNATA DI LUTTO IN EUROPA PER LE VITTIME DELLO TSUNAMI

 NEL SUD-EST ASIATICO. DOMANI IL VERTICE INTERNAZIONALE

A GIAKARTA PER COORDINARE GLI AIUTI UMANITARI,

ALLA PRESENZA DI KOFI ANNAN E COLIN POWELL

- Con noi il cardinale Telesphore Placidus Toppo,

mons. Aldo Giordano, Sergio Marelli e Riccardo Moro -

 

Giornata di lutto, oggi in Europa, per le vittime del maremoto nel Sud-Est asiatico. Alle ore 12, i cittadini del Vecchio Continente hanno osservato tre minuti di silenzio per commemorare gli oltre 145 mila morti nei Paesi colpiti dallo tsunami. Iniziativa a cui si è unita anche la nostra emittente. Intanto, a Giakarta è quasi tutto pronto per il summit internazionale, che domani dovrà fare il punto sull’organizzazione degli aiuti umanitari. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“Sono stato in guerra ma non ho mai visto niente di simile”. Così il segretario di Stato americano, Colin Powell, ha commentato, amaro, quanto visto dall’elicottero nella provincia indonesiana di Aceh, la più colpita dal maremoto. Powell ha precisato che Washington farà il possibile per alleviare le sofferenze del popolo dell’Indonesia. E la natura sembra davvero non volere dar tregua alle popolazioni indonesiane: il nord dell'isola di Sumatra, infatti, è stato colpito stamani da una nuova forte scossa di terremoto, con una magnitudo di 5,1 sulla Scala Richter. Secondo gli esperti, non ci sarebbe il rischio di altri maremoti, ma il sisma ha alimentato il panico tra la popolazione già drammaticamente provata. Intanto, dieci giorni dopo lo tsunami gli aiuti alimentari hanno raggiunto solo un quarto dei due milioni di sopravvissuti. E’ quanto sottolineato dal Pam, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite. Il direttore per l’Asia dell’agenzia Onu ha affermato oggi che il Pam ha inviato cibo a 464.000 persone che vivono nei Paesi colpiti. Ma gli sforzi sono stati ostacolati in Sri Lanka dalle piogge monsoniche e nella provincia indonesiana di Aceh dalle difficoltà nei collegamenti. Proprio per mettere a punto l’organizzazione degli aiuti si terrà domani a Giakarta un vertice promosso dall’Asean. Un evento senza precedenti per il Sud-Est asiatico a cui prenderanno parte il segretario generale delle Nazioni Unite, Annan, il segretario di Stato americano, Powell. E ancora il premier cinese Jiabao, l'australiano Howard, il giapponese Koizumi e il presidente della commissione europea, Barroso. Nel drammatico scenario del Sud-Est asiatico, c’è anche spazio per una buona notizia: un giovane indonesiano è stato tratto in salvo, dopo un’odissea durata 8 giorni, da una nave di passaggio che lo ha trovato aggrappato ad un albero.

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Oggi, dunque, bandiere a mezz’asta in tutte le capitali del Vecchio Continente, mentre si moltiplicano le iniziative di solidarietà di istituzioni, associazioni e molto spesso di singoli cittadini in favore delle popolazioni colpite dal maremoto. Gli europei stanno rispondendo con grande partecipazione al dramma in Asia. Un impegno all’insegna della solidarietà. Aspetto, questo, sottolineato da mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Ciò che mi impressiona è che davanti a questo immenso dolore, l’Europa improvvisamente si ritrova capace di una unità che in altri momenti non dimostra. Per questa iniziativa c’è un’adesione ecumenica di tutte le Chiese – protestante, ortodossa e cattolica –, c’è un’adesione delle grandi religioni presenti in Europa, compreso l’islam ... questo è un segnale che l’Europa avrebbe la potenzialità di andare oltre certe sterili contrapposizioni o certe questioni trattate spesso in maniera unilaterale.

 

D. – Ecco, accanto all’impegno materiale degli europei in favore delle popolazioni colpite, qual è la valenza della vicinanza spirituale dell’Europa ai popoli del Sud-Est asiatico?

 

R. – In questo momento si percepisce in maniera nuova che esiste un legame – come cristiani diremmo “una fratellanza universale” – a livello storico, mi sembra che stiamo vivendo una serie di tragedie: dall’11 settembre al terrorismo in Iraq, che erano catastrofi causate dall’uomo, in fondo. Ora una catastrofe dove la protagonista è la natura ... ecco, questo ci rende tutti più fragili. Ci riproponiamo insieme le grandi domande: le domande sul dolore, sul male, su Dio ... Ho quasi l’impressione che tutta l’umanità voglia fermarsi ... Termina un po’ un mito, quello dell’onnipotenza e ci diciamo: “Adesso, solo insieme possiamo affrontare queste grandi tragedie, e insieme potremo avere una speranza”.

 

D. – All’Angelus del 2 gennaio, il Papa ha sottolineato che anche nelle prove dolorose come nella calamità che ha colpito il Sud-Est asiatico, Dio non ci abbandona mai. Quanto è importante il sostegno della fede in momenti come questi?

 

R. – Come credenti siamo invitati a credere; a credere al Paradiso, a credere all’amore, a credere all’Eterno, che sono la vera risposta a questi drammi, anche per coloro che non possono credere in questo momento, ed è interessante che davanti a queste tragedie sta emergendo forse il lato migliore dell’umanità. Attraverso questo gesto di solidarietà, questo riemergere della gratuità, della compassione che secondo me sono tracce che la dimensione dell’Eterno è in noi.

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Secondo le Nazioni Unite, ci vorranno tre anni per la ricostruzione delle economie e dei Paesi devastati dallo tsunami del 26 dicembre e almeno 6 mesi per gli aiuti di emergenza. Tra le regioni più colpite dalla furia devastante delle acque c’è la parte meridionale dell’India. Sul modo in cui la popolazione sta affrontando l’emergenza umanitaria, ascoltiamo la testimonianza del cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi, raggiunto telefonicamente in India da Alessandro Gisotti:

 

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R. – E’ una tragedia terribile. Da anni non era accaduta una sciagura simile. Proprio la settimana prima mi trovavo a Port-Blair, nelle isole Andamane, dove ho visto gente felice ... Adesso, tutto è distrutto ...

 

D. – Cardinale Toppo, la Chiesa si è subito impegnata per portare aiuto alle popolazioni colpite. Come stanno proseguendo gli aiuti?

 

R. – E’ un frutto della solidarietà. Tutti sono uniti per aiutare queste popolazioni sofferenti. La Chiesa sta operando attraverso la Caritas India, che ha visitato i luoghi, ha incontrato le popolazioni, stanno operando molto bene. Stanno facendo veramente tutto il possibile ...

 

D. – Come viene percepita dalla popolazione dell’India questa campagna di solidarietà a livello internazionale?

 

R. – C’è solidarietà interna e anche internazionale. La risposta internazionale è fantastica. Tutti vogliono aiutare questa gente; ma noi, gli indiani e il governo stesso deve gestire gli aiuti, e questo è importante!

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Domani, dunque, si apre la conferenza di Giakarta, in Indonesia, la prima di una serie di incontri tra i Paesi impegnati nell’aiuto al Sud-Est Asiatico. Il successivo appuntamento sarà il 9 gennaio a Ginevra per stabilire le politiche di ricostruzione. Sulle aspettative per il vertice di Giakarta, Massimiliano Menichetti ha intervistato Sergio Marelli presidente delle Ong Italiane:

 

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R. – I governi dei ministri degli Esteri che si riuniranno domani trovino con urgenza un meccanismo efficace di coordinamento degli aiuti a livello internazionale. Noi non abbiamo dubbi, questo deve essere delegato, alle Nazioni Unite, anche perché non va dimenticato che in diverse di queste realtà dei Paesi colpiti esistono governi ancora dittatoriali, esistono violazioni dei diritti umani, esistono conflitti, lotte, tensioni sociali e politiche, a volte anche religiose. Quindi, è una situazione che impone un’autorità sovranazionale.

 

D. – Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, che domani presiederà la conferenza, parla della necessità di aiuti nel lungo periodo, ma la macchina dei soccorsi ha iniziato a funzionare immediatamente dopo il disastro…

 

R. – Sebbene la macchina degli aiuti che si è messa in moto sia di proporzioni adeguate, quindi gigantesche, reputo che proprio per il discorso dell’intervento sul medio periodo occorrano altre risorse. Ma per poterle gestire adeguatamente occorre anche grande rigorosità, grande coordinamento e quindi grande disponibilità a fare riferimento ad una autorità internazionale.

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Sul fronte degli aiuti alle popolazioni colpite, oltre allo stanziamento di fondi – che ha raggiunto quasi 3 miliardi di dollari – sembra prendere corpo la proposta di una moratoria sul debito estero dei Paesi colpiti dal maremoto. Ipotesi rilanciata ieri da Gordon Brown, ministro delle Finanze della Gran Bretagna, Paese presidente di turno del G8. Andrea Sarubbi ne ha parlato con l’economista Riccardo Moro, direttore della Fondazione Giustizia e Solidarietà:

 

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R. – Per i Paesi in questione non esistono strumenti istituzionali per accedere alla riduzione del debito, come capita per la quarantina di Paesi a basso reddito altamente indebitati. E’ un problema politico, cioè i creditori se ritengono si mettono d’accordo e cancellano, esattamente come è avvenuto per l’Iraq il mese scorso. Il problema è arrivare ad una sospensione immediata dei pagamenti per uno o due anni, per consentire nel frattempo un calcolo dei fabbisogni.

 

D. – Deciderà tutto il 12 gennaio il cosiddetto “Club di Parigi”. Ma intanto, quali sono gli orientamenti?

 

R. – Da un lato, gli Stati Uniti hanno interesse a mostrarsi particolarmente generosi nei confronti dell’Indonesia, perché è un Paese musulmano; dall’altro il Giappone che usualmente è generoso negli aiuti, a differenza degli altri, in questo caso è relativamente ritroso nella cancellazione del debito.

 

D. – E tra i Paesi colpiti quali sono quelli che beneficerebbero maggiormente di questa moratoria?

R. – Oggi abbiamo, tra i Paesi toccati, in modo particolare l’Indonesia, che è quella che ha il debito maggiore ed ha un peso del debito sulla propria economia più elevato rispetto agli altri: circa il 90 per cento del pil, cioè: gli indonesiani dovrebbero lavorare quasi un anno per poter pagare tutto il loro debito. In una situazione analoga si trova lo Sri Lanka, con condizioni un po’ meno onerose: il 60 per cento del Pil. Gli altri Paesi vivono una condizione un po’ meno faticosa dal punto di vista del debito ...

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53 GIORNALISTI UCCISI NEL 2004:

LA DENUNCIA DI REPORTER SENZA FRONTIERE

- Intervista con Domenico Affinito -

 

Il 2004 è stato l’anno più nero dell’ultimo decennio sul fronte delle uccisioni di giornalisti nel mondo. Un triste bilancio aggravato dal numero dei reporters scomparsi o torturati e a cui è negato il diritto alla libertà d’informazione. Rita Anaclerio ha chiesto al vice-presidente di Reporter senza Frontiere, Domenico Affinito, di fornirci i dati ufficiali.

 

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R. – E’ il peggiore dal 1995. 53 giornalisti uccisi nel corso dell’anno, 15 assistenti uccisi, 907 giornalisti arrestati, 1.146 minacciati o torturati, picchiati e 622 media censurati. Per fare un raffronto solo con l’anno scorso, i morti erano stati 40 e 766 i giornalisti arrestati.

 

D. – E quali sono le zone dove si sono avuti maggiori problemi?

 

R. – La parte del leone, purtroppo, la fa di nuovo il Medio Oriente con 21 giornalisti uccisi; 16 in Asia, al secondo posto, e 12 nell’America del Sud. Queste sono le zone peggiori per la libertà di stampa. All’interno del Medio Oriente, come è facile intuire, la situazione peggiore è quella irachena, con 19 morti.

 

D. – E quali sono le cause, se è possibile trovarne, di queste morti?

 

R. – Le cause di queste morti sono in parte dovute a situazioni di guerra o di guerriglia e in parte sono dovute a eliminazioni fisiche mirate, volute dai poteri forti. Sono sempre i poteri forti: ad esempio, in Colombia dove c’è uno Stato che è uno Stato democratico ma c’è un problema molto forte di criminalità organizzata.

 

D. – Quindi, quali sono ad oggi i Paesi che meno garantiscono il diritto alla libertà di stampa?

 

R. – Da una parte ci sono i Paesi dove i giornalisti muoiono di più, e non sono sempre quelli dove la libertà di stampa maggiormente è negata, come ad esempio l’Iraq. Poi, ci sono realtà dove la libertà di stampa è negata costantemente. Citiamo la Corea del Nord, preceduta da Cuba, Cina ...

 

D. – E al grave bilancio dei reporter assassinati, si aggiunge anche quello, però, dei giornalisti scomparsi ...

 

R. – Negli anni passati, la scomparsa preludeva al fatto che il giornalista fosse stato ucciso. Con il caso dell’Iraq, la situazione è cambiata. Abbiamo visto il caso dei due colleghi francesi – Christian Chesnot e Georges Malbrunot – rapiti e liberati. Ma quello dei rapimenti è un nuovo filone: sono parecchi i giornalisti di cui non si sa più nulla.

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CHIESA E SOCIETA’

5 gennaio 2005

 

“SIAMO TUTTI FRATELLI E SORELLE” E SIAMO CHIAMATI A “SOCCORRERE LE PERSONE

COLPITE DAL MAREMOTO, A QUALSIASI RELIGIONE O ETNIA APPARTENGANO”.

LO SCRIVONO I VESCOVI DELLO SRI LANKA, IN UN COMUNICATO DIFFUSO IERI

 

COLOMBO. = I vescovi dello Sri Lanka chiedono ai cattolici di “allestire posti di raccolta per gli sfollati dello tsunami in ogni parte del Paese” e di “pregare per chiedere al Signore di dare coraggio e determinazione alla gente colpita dalla calamità”. L’esortazione è contenuta in un comunicato diffuso ieri da mons. Joseph Vianney Fernando, vescovo di Kandy e presidente della Conferenza episcopale dello Sri Lanka. “La nostra consolazione si trova nella Scrittura – si legge ancora nel documento – qui si legge che non siamo abbandonati a noi stessi e che le vicissitudini dei nostri giorni non sono dominati dal caos o dal fato”. In forza di questa fede, i presuli chiedono al popolo cingalese di “affrontare in modo coraggioso questa situazione”, invitando tutti, i cattolici in particolare, a “servire le persone colpite dal disastro, a qualsiasi etnia o religione appartengano”. “Siamo tutti fratelli e sorelle – scrivono i vescovi – e in questa tragedia dobbiamo dimostrare il nostro reciproco e fraterno amore”. Lo Sri Lanka è un vero e proprio Paese-mosaico dal punto di vista religioso: su 19 milioni di abitanti, i buddisti sono il 69% del totale, il 15% sono indù, l’8% sono musulmani. I cristiani sono il 7,5%  della popolazione, i cattolici ammontano a 1 milione 300 mila. Nel comunicato, infine, la Conferenza episcopale dello Sri Lanka chiede alla comunità internazionale di “venire in aiuto del governo e del Paese per alleviare la miseria delle vittime, perché il peso della calamità è troppo grande perché lo Sri Lanka possa portarlo da solo”. Il governo di Colombo ha dichiarato che ad una prima stima la ricostruzione post tsunami dovrebbe costare 1 miliardo di dollari. Gli sfollati per ora accertati sono oltre 650 mila, raccolti in 700 campi di rifugiati. (B.C.)

 

 

TORNATI IN LIBERTA’ TUTTI I CRISTIANI COPTI IN CARCERE DA DICEMBRE.

GLI UOMINI ERANO STATI ARRESTATI DOPO AVER PROTESTATO CONTRO L’ISLAMIZZAZIONE FORZATA DELLA MOGLIE DI UN SACERDOTE ORTODOSSO

 

IL CAIRO. = Tutti i cristiani copti arrestati e incarcerati all’inizio di dicembre al Cairo sono tornati in libertà. L’ultimo gruppo di 11 persone è stato rilasciato ieri, dietro una cauzione di 300 sterline locali, pari a 50 dollari. Altri cristiani erano stati liberati a metà e a fine dicembre. Per protestare contro queste detenzioni pochi giorni prima del Santo Natale il patriarca Shenouda III si era chiuso in volontario esilio in un monastero. Lo scorso 8 dicembre circa 3 mila cristiani copti hanno manifestato davanti alla cattedrale di san Marco del Cairo. Durante la protesta si sono verificati degli scontri con la polizia, che ha arrestato 34 manifestanti. I cristiani protestavano contro l’islamizzazione forzata della moglie di un sacerdote ortodosso, ad opera del suo datore di lavoro, accusato di aver sedotto e ricattato la donna per obbligarla a diventare musulmana. Alcuni giorni dopo la manifestazione dei copti, Wafaa Constantine Messih - questo il nome della donna - è ricomparsa per riaffermare la sua fede cristiana: “Sono nata cristiana – ha detto – e voglio continuare ad esserlo fino alla morte”. (B.C.)

 

 

IL 2005 SARA’ L’ANNO DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’ DI COLONIA,

NELLA CUI CATTEDRALE SONO CONSERVATE LE RELIQUIE DEI RE MAGI.

IN QUESTI GIORNI UNA DELEGAZIONE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

E’ SUL POSTO PER CONTINUARE IL LAVORO

 DI COORDINAMENTO IN VISTA DELL’EVENTO

- A cura di Silvio Scacco -

 

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COLONIA. = “Se nel XX secolo, dalla Germania, sono arrivate due grandi catastrofi, noi invece vogliamo che dalla XX Giornata mondiale della gioventù arrivi per tutto il mondo un messaggio d’amore e una forza rappacificante”. Con queste parole l’arcivescovo di Colonia, il cardinale Joachim Meisner, ha salutato i giornalisti di alcune testate cattoliche italiane ricevuti a margine del pellegrinaggio previo ai luoghi della prossima GMG, organizzato dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana. Quell’evento, ha detto l’arcivescovo di Colonia, dovrà essere un luogo in cui i giovani, anche quelli lontani, potranno fare esperienza di Cristo. In altre parole, la GMG sarà una vera e propria stanza dello spirito, dove ritrovare sé stessi e un senso al proprio operare. E la Giornata mondiale della gioventù potrà dire qualche cosa di nuovo anche alla stanca Europa, che non accetta la tradizione culturale cattolica. Per paradosso, ha detto ancora il cardinale Meisner, se vivessero oggi De Gasperi, Schumann e Adenauer, padri fondatori dell’Europa, essi non sarebbero ammessi a ricoprire il ruolo di commissari. Circa la tragedia asiatica, il porporato ha segnalato che tutte le diocesi tedesche sono state invitate a devolvere le offerte di domenica scorsa alle popolazioni colpite dalla disgrazia. “Per Dio non ci sono incidenti di percorso – ha detto il cardinale Meisner – e per questo, in un ottica di fede, io prego perché mi faccia capire il senso di ciò che accade”. La delegazione Cei concluderà domani il suo pellegrinaggio a Colonia con la Messa presieduta dall’arcivescovo di Loreto, Angelo Comastri.

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SU UNA POPOLAZIONE MONDIALE DI OLTRE 6 MILIARDI DI PERSONE,

1 MILIARDO E TRECENTO MILIONI SONO CINESI. NONOSTANTE LE CRITICHE

DELLE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE, INTANTO, PECHINO CONTINUA

 NELLA SUA POLITICA DI CONTROLLO DELLE NASCITE

 

PECHINO. = I cinesi sono ufficialmente un miliardo e trecento milioni, su una popolazione mondiale di oltre sei miliardi e 300 milioni di persone. E’ quanto rivelano i complessi calcoli dell’Ufficio Nazionale di Statistica. I funzionari dell’istituto hanno attribuito alla severa politica di contenimento delle nascite, applicata negli ultimi 30 anni, il risultato di aver ritardato l’appuntamento con la fatidica cifra di almeno quattro anni. La vastità della popolazione, secondo il Regime, mette sotto pressione le insufficienti risorse naturali del Paese e rende sempre più difficile ai giovani trovare lavoro. Il governo, dal canto suo, non ha dato alcun segnale di voler liberalizzare la politica che impone a tutti i residenti urbani il figlio unico, nonostante le critiche e le denunce delle organizzazioni umanitarie. Secondo queste ultime, i casi di severe punizioni per chi viola la norma sul figlio unico, si sono moltiplicati negli ultimi anni e sono stati denunciati casi di sterilizzazione ed aborto forzati. Il gruppo dissidente Human Rights in China (Hric), che ha base negli Stati Uniti, inoltre, ha denunciato nei giorni scorsi che Mao Henfeng, una donna che ha lanciato una campagna contro la limitazione delle nascite dopo essere stata licenziata per una gravidanza non programmata, è stata torturata nella prigione di Shanghai. La tradizionale preferenza per i figli maschi poi, accoppiata alla politica del figlio unico, ha portato a un grave squilibrio tra i sessi, con la conseguente difficoltà per gli uomini di sposarsi. (B.C.)

 

 

MORTO AD HONG KONG PADRE ANTONIUS LEE, UNO DEI TRADUTTORI DELLA

BIBBIA IN CINESE. IL FRATE FRANCESCANO AVEVA 87 ANNI E PER DIVERSO

TEMPO E’ STATO DIRETTORE DELLO “STUDIUM BIBLICUM”,

L’ISTITUTO BIBLICO PIU’ AUTOREVOLE IN CINA

 

HONG KONG. = Si è spento ad Hong Kong padre Antonius Lee, il frate francescano riconosciuto come uno dei grandi studiosi che ha guidato la traduzione della Bibbia in versione cinese. Lo scorso 23 dicembre, riferisce l’agenzia Fides, il vescovo Joseph Zen Ze-kiun ha presieduto il rito funebre, alla presenza di numerosi fedeli. Padre Lee si è spento all’età di 87 anni, dopo lunghi anni in cui si è dedicato al lavoro di traduzione biblica. Lo “Studium Biblicum” dei frati francescani è l’istituto biblico più autorevole nel mondo cinese. La Bibbia nella versione tradotta dallo “Studium Biblicum”, e pubblicata nel 1968, resta ancora oggi il testo in lingua cinese più diffuso al mondo. Padre Antonius Lee ha partecipato e guidato il lavoro di traduzione ed elaborazione del “Dizionario Biblico” (1975), ed ha ricoperto l’incarico di direttore dello “Studium Biblicum”. (B.C.)

 

 

NELLA GIORNATA EUROPEA DI LUTTO,

CONCERTO DI SOLIDARIETA’ PER LE VITTIME DELLO TSUNAMI,

QUESTA SERA ALLA BASILICA PATRIARCALE DI SANTA MARIA MAGGIORE A ROMA,

IN DIRETTA SULLA RADIO VATICANA.LE OFFERTE RACCOLTE SARANNO

DISTRIBUITE ATTRAVERSO IL PONTIFICIO CONSIGLIO COR UNUM

- A cura di A.V. -

 

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ROMA. = Anche la musica esprime il lutto e il cordoglio vissuto oggi in Europa, nel concerto di solidarietà per le vittime dello tsunami, questa sera alla Basilica Patriarcale di Santa Maria Maggiore a Roma. Il concerto sarà trasmesso in diretta dalla Radio Vaticana a partire dalle ore 20.00, per la sola zona di Roma, con commento in lingua italiana, sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. La Cappella Musicale Liberiana e l’Orchestra Nova Amadeus, dirette da Mons. Valentino Miserachs, eseguiranno il repertorio sacro di tutti i tempi, dal canto medievale alle composizioni contemporanee dello stesso Miserachs su testo in latino, dal Requiem di Fauré alla Missa Sancti Eduardi Regis di Licinio Refice; meditazioni musicali laiche, come il neo-romantico Adagio di Samuel Barber, l’Elegia di Lorenzo Perosi, e la Sarabanda Sentimentale di Benjamin Britten; infine, preghiere mariane che ricordano l’atto di affidamento dell’umanità a Maria fatto da Giovanni Paolo II. Pagine della tradizione liturgica e composizioni originali, dunque, da tutto il mondo, per esprimere l’universalità del dolore, ma anche della speranza e della carità che muove gesti solidali. Anche il concerto sarà occasione per raccogliere offerte e donazioni, che verranno distribuite nel Sud-Est asiatico attraverso Cor Unum.

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GIUNTO ALLA XX EDIZIONE IL CORTEO STORICO FOLCLORISTICO “VIVA LA BEFANA”.

DOMANI 1.500 PERSONE SFILERANNO LUNGO VIA DELLA CONCILIAZIONE E DOPO L’ANGELUS UNA DELEGAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE EUROPAE FAMI.LI.A SI RECHERA’

 ALLA CASA PONTIFICIA PER PORTARE I TRADIZIONALI E SIMBOLICI DONI AL PAPA

 

ROMA. = Si rinnova anche quest’anno il tradizionale appuntamento con la manifestazione “Viva la befana”, ideata nel 1985 per far reinserire l’Epifania come giorno festivo nel calendario civile. Il corteo storico folcloristico, giunto alla sua XX edizione, è organizzato dall’Associazione Europae Fami.li.a (Famiglie Libere Associate d’Europa). Scopo della manife­stazione: tra­mandare alle nuove generazioni i valori ed il folclore legati alla festività cristiana e proporre, attraverso originali simbologie, la pace, la fratellanza tra i popoli e la solidarietà, come i doni più belli. Ogni anno gli organizzatori fanno arrivare i Re Magi da una diversa località, alla quale sono ispirati i costumi e le scenografie del corteo, per rappresentare storia, cultura, tradizioni, prodotti e risorse di quel territorio. Millecin­quecento persone, 23 cavalli, cinque carri allegorici ed un originale Presepe vivente, animato da oltre 250 personaggi, ricostruiscono episodi e scenari di vita quotidiana, per illustrare l’identità culturale di un Territorio dalle antiche tradizioni marinare e contadine. Domani i Re Magi arriveranno a Roma dalla città di Fiumicino. Sfileranno alle ore 11 in Via della Conciliazione e, dopo l’Angelus, si recheranno alla Casa Pontificia per portare i tradizionali doni a Giovanni Paolo II. Quest’anno verrà offerto un medaglione bronzeo, a rappresentare la centralità dell’Eucaristia, come mistero di fede e di luce, pane di vita e di speranza; una scultura raffigurante un aratro, antico simbolo del lavoro dell’uomo; e un modello di peschereccio in legno, mezzo usato per esercitare una delle più rilevanti attività lavorative del Territorio. All’inizio del corteo, con separata scenografia, verrà trasportata in Piazza San Pietro, per ricevere la benedizione Apostolica, la statua in bronzo di Salvo D’Acquisto. Il monumento del maestro Egidio Ambrosetti, a perenne ricordo del gesto d’amore e di coraggio del vice brigadiere dell’Arma che nel 1943, a Palidoro donò la propria vita per salvarne molte altre, verrà collocato, nei giorni successivi alla manifestazione, nella Città di Fiumicino, in una Piazza che prenderà il suo nome. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

5 gennaio 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq sempre aperto il dibattito sul possibile rinvio per motivi di sicurezza delle elezioni del prossimo 30 gennaio. Il premier, Iyad Allawi, ha dichiarato che il governo di Baghdad si impegnerà per consentire lo svolgimento della consultazione nella data prevista. Ma sul terreno proseguono le violenze. Il nostro servizio:

 

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Prosegue la duplice strategia della guerriglia contro obiettivi mirati e indiscriminati: un’autobomba è esplosa vicino all’accademia di polizia della città di Hilla uccidendo almeno 13 persone, tra le quali diversi cadetti. A Mossul uomini armati hanno assassinato un dirigente del principale partito sunnita musulmano, Mahmud Abdallah. A Baghdad, l’esplosione di un’autobomba ha provocato, inoltre, la morte di almeno due civili. Nel nord del Paese, a Tal Afar, un soldato americano è poi rimasto ucciso in un’imboscata tesa da ribelli. In questo clima di violenza l’ipotesi di un rinvio delle elezioni, rilanciata ieri dal presidente iracheno e dal ministro della Difesa, viene comunque scartata dall’amministrazione americana. Il presidente statunitense, George Bush, ha ribadito la necessità di rispettare l’agenda elettorale in una telefonata con il premier iracheno Iyad Allawi che ha manifestato la propria preoccupazione dopo l’ennesima ondata di attentati e l’assassinio, ieri, del governatore di Baghdad. Anche il primo ministro britannico Tony Blair si è detto assolutamente contrario ad un rinvio: “E’ essenziale – ha dichiarato – che i terroristi non vincano”. Nonostante la richiesta di vari esponenti politici iracheni per uno slittamento della consultazione, la Commissione elettorale ha poi confermato che si andrà alle urne il prossimo 30 gennaio. L’organismo ha anche annunciato che gli elettori delle turbolente regioni di Niniveh e di Al Anbar, potranno iscriversi nelle apposite liste e votare nello stesso giorno.

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In Medio Oriente il valico di Erez, al confine tra la Striscia di Gaza e Israele, è stato teatro di un attacco condotto contro soldati israeliani. Nell’azione, rivendicata dal movimento della ‘Jihad Islamica’ e dalle ‘Brigate dei Martiri di Al Aqsa’, è rimasto ucciso un palestinese. Il Dipartimento di Stato americano ha annunciato, intanto, che ci sarà anche una rappresentanza di osservatori statunitensi a monitorare lo svolgimento delle presidenziali palestinesi in programma domenica prossima per scegliere il successore di Yasser Arafat.

 

Attentato terroristico in Algeria. Cinquanta uomini armati di kalashnikov hanno aperto il fuoco contro le forze di sicurezza algerine uccidendo diciotto uomini. Lo ha reso noto il quotidiano ‘L’expression’ precisando che l’imboscata, avvenuta tra domenica e lunedì a Bistra, cittadina ad est di Algeri, è stata condotta dal Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento (GSPC), vicino ad Osama Bin Laden. L’attentato è stato compiuto dopo l’annuncio, da parte del governo, dello scioglimento del più radicale dei gruppi integralisti, il GIA. Dal 1992 la violenza dei gruppi armati in Algeria ha provocato oltre 100.000 vittime.

 

Restiamo in Algeria dove si è aperta, nella capitale, la sesta riunione regionale dell’UNESCO per la salvaguardia del patrimonio immateriale, ovvero di tutte le espressioni culturali di un popolo. L’Algeria è il primo Paese ad avere ratificato la convenzione, adottata già da altri Paesi quali il Giappone, la Cina e Panama, per la tutela di tale patrimonio.

 

In Ucraina si è dimesso il primo ministro Yanukovich, sconfitto dal leader dell’opposizione Yushchenko nella ripetizione del ballottaggio presidenziale dello scorso 26 dicembre. Yanukovich aveva annunciato la rinuncia all’incarico già venerdì scorso, ma la sua uscita di scena è stata ufficializzata soltanto oggi con un decreto del capo di Stato uscente, Leonid Kuchma, al quale subentrerà Yushchenko.

 

Dimissioni ieri del ministro degli Esteri croato, Miomir Zuzul. Il politico è accusato dalla stampa di corruzione per aver favorito la cancellazione di un debito nei confronti dello Stato di una ditta privata appartenente ad un suo cugino. In una nota Zuzul ha spiegato come abbia preso questa decisione per evitare che il sospetto sulla sua immagine potesse diventare un peso per il governo e per il Paese nel momento dell’inizio dei negoziati di adesione della Croazia all’Unione Europea.

 

Lo sciopero generale che stava paralizzando Freetown, capitale della Sierra Leone, è stato sospeso. La Confederazione sindacale del Congresso del lavoro ha ottenuto dal governo l’approvazione di cinque dei sette punti che erano in discussione. Le due questioni rimaste per ora in sospeso riguardano l’adesione obbligatoria dei membri dell’Università ad un sindacato interno e l’aumento dei salari. Nel Paese, ricco di legname e soprattutto di diamanti, la maggioranza della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno.

 

La Corte Suprema del Cile ha confermato i capi d’accusa mossi dal giudice Juan Guzman contro l’ex presidente cileno Augusto Pinochet. L’uomo, 89 anni, è incriminato per un omicidio e nove sequestri, avvenuti tra il 1975 ed il 1977 nell’ambito del cosiddetto piano ‘Condor’ adottato dai servizi segreti per eliminare gli oppositori. Secondo gli avvocati dei familiari delle vittime è stata “una sentenza storica”. Di “decisione retrograda” parlano invece i legali di Pinochet.

 

 

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