RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 57 - Testo della trasmissione sabato 26 febbraio 2005

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Le parole del Papa all’Angelus di domani saranno lette dall’arcivescovo Leonardo Sandri. Il Papa si unirà alla preghiera mariana dal Policlinico Gemelli: con noi don Luigi Negri, padre Raymond Zambelli, Mohamed Nour Dachan e Riccardo Di Segni

 

La preghiera per il Papa di 90 vescovi, riuniti a Castel Gandolfo al Convegno spirituale dei Focolari

 

Ricevuto in Vaticano dal cardinale Sodano il presidente dell’Azerbaigian, Aliev. Il colloquio incentrato sui problemi sociopolitici del Caucaso e sulla libertà religiosa

 

IN PRIMO PIANO:

Nuovo attentato in Israele: nell’esplosione, avvenuta ieri sera a Tel Aviv, sono morti l’attentatore e 4 giovani israeliani. La condanna del presidente dell’ANP Abu Mazen: intervista con Marcella Emiliani

 

Chiese e media: tema del Simposio internazionale conclusosi alla LUMSA: ce ne parla il cardinale Ennio Antonelli

 

Disegni e modelli di macchine di Leonardo: in mostra fino a lunedì a Roma, poi in altri centri culturali europei. Ai nostri microfoni Ferruccio Dendena

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik.

 

CHIESA E SOCIETA’:

E’ deceduto mons. Giovanni Gao Kexian, vescovo della diocesi cinese di Yantai

 

La Chiesa spagnola celebrerà il prossimo 6 marzo la “Giornata dell’America Latina”. Promossa dalla Commissione episcopale delle missioni e la cooperazione tra le Chiese

 

In Cambogia, a Pasqua saranno circa 200 i catecumeni che diventeranno cristiani

 

In un piccolo centro del Perù, nasce un nuovo progetto di lavoro temporaneo per i lavoratori disabili

 

Prevista per il 2 marzo prossimo a Milano la conferenza “I sacri monti pre-alpini: patrimonio dell’umanità”.

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, gente in fuga da Ramadi, dove prosegue l’offensiva americana e governativa per snidare gli insorti sunniti

 

L’Unione Europea chiede alla Siria: il ritiro delle truppe dal Libano

 

Nella Repubblica Democratica del Congo, nove caschi blu uccisi ieri

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 febbraio 2005

 

 

LE PAROLE DEL PAPA ALL’ANGELUS DI DOMANI SARANNO LETTE

DALL’ARCIVESCOVO LEONARDO SANDRI, CHE IMPARTIRA’ LA BENEDIZIONE AI FEDELI

A NOME DEL PONTEFICE, SUL SAGRATO DI PIAZZA SAN PIETRO.

IL PAPA SI UNIRA’ ALLA PREGHIERA MARIANA DAL POLICLINICO GEMELLI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Giovanni Paolo II continua la sua degenza al Policlinico Agostino Gemelli, dopo il ricovero di giovedì scorso e il successivo intervento di tracheotomia, positivamente superato. Proprio l’impedimento all’uso della parola, imposto temporaneamente al Papa dall’equipe medica che ne segue il decorso ospedaliero, non consentirà al Pontefice di presiedere, domani, alla consueta recita dell’Angelus, che tuttavia si terrà anche se con modalità diverse dal solito. Per conoscere i particolari, la parola va al nostro inviato al Gemelli, Alessandro Gisotti:

 

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Giovanni Paolo II si “unirà alla recita dell’Angelus dalla sua stanza” al Policlinico Gemelli. E’ quanto annunciato dal direttore della Sala Stampa vaticana, Joaquin Navarro-Valls, con una nota che è stata diffusa nella mattinata qui al Gemelli. “Il testo delle parole del Santo Padre per la consueta recita dell’Angelus – informa Navarro-Valls – sarà letto domani” dal sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Leonardo Sandri “alle ore 12.00 dal Sagrato di Piazza San Pietro”. Sarà sempre mons. Sandri a “guidare la recita della preghiera mariana e ad impartire, a nome del Papa, la Benedizione Apostolica ai fedeli presenti in Piazza San Pietro”. All’ospedale romano, secondo giorno dopo la tracheotomia praticata al Pontefice giovedì sera, il clima è tranquillo. C’è fiducia per un positivo decorso post operatorio. Ricordiamo che il prossimo bollettino medico sarà diramato lunedì alle ore 12.30. Intanto, proseguono le visite al Santo Padre. Stamani, è stata la volta del cardinale Julian Herranz, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Il capo dicastero ha riferito ai giornalisti che il Papa è in buone condizioni. Giovanni Paolo II - ha aggiunto - “sta dando al mondo una lezione stupenda di amore per la croce oltre che di serenità”.

 

Il Pontefice ha poi ricevuto la visita del presidente della Camera dei Deputati, Pier Ferdinando Casini, che ha portato la solidarietà dei parlamentari italiani. Casini ha dichiarato che al decimo piano del Gemelli, dove il Papa è ricoverato, si respira un’atmosfera di serenità e fiducia. Quindi, ha espresso l’auspicio che Giovanni Paolo II possa presto far rientro in Vaticano. Ieri, erano venuti a trovare il Papa il cardinale vicario Camillo Ruini e il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del dicastero vaticano per la Famiglia, così come il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. D’altro canto, qui all’ospedale romano, si moltiplicano le iniziative di preghiera e le manifestazioni spontanee d’affetto. Verso mezzogiorno, due suore hanno portato dei fiori per il Pontefice. Come nei giorni scorsi, pazienti del Policlinico si affacciano qui alla sala stampa per avere informazioni sulle condizioni di salute del Papa. Stasera, poi, dalle 21.00 alle 22.00, si terrà una veglia di preghiera nella cappella al terzo piano dell’ospedale. La veglia è stata promossa dal centro pastorale del Gemelli per stringersi attorno al Papa. La notte scorsa si erano invece tenute veglie di preghiera nei collegi universitari non distanti dal complesso ospedaliero.

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Dopo l’intervento di tracheotomia subito giovedì sera, il Papa – lo ricordiamo - ha scritto su un biglietto il motto del suo pontificato: “Totus tuus”. Per capire tutto il valore di questa espressione, Fausta Speranza ha chiesto aiuto al Teologo don Luigi Negri:

 

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R. – Dal punto di vista teologico significa che proprio nel momento in cui l’uomo fa esperienza della sua radicale fragilità, e il dolore fisico è un momento caratteristico dell’esperienza dell’impotenza, l’uomo scopre che la sua consistenza è appartenere a Gesù Cristo, che significa appartenere a Dio. Totus tuus vuol dire certamente tutto di Cristo, che è il figlio della Vergine Maria. La Madonna è stata madre del Verbo incarnato, è stata madre della Santa Chiesa di Dio, cui il Papa è aggregato come l’ultimo dei fedeli e perciò il Totus Tuus vuol dire tutto di Cristo e tutto di Maria. Tutto della Chiesa e tutto di Maria perché questa è la consistenza della persona. Di qui si sprigiona il senso della vita, anche quando, umanamente pensando, sembra che tutto sia ridotto all’impotenza.

 

D. – L’esperienza, la realtà del Papa è unica, però, ognuno di noi in che modo può fare sua questa esperienza?

 

R. - Credo che si debba cercare di imitarlo, come la Chiesa imita i santi. La santità non è soltanto quella che è riconosciuta e indicata a tutto il popolo cristiano dopo la vita, ma è anche la santità comune del popolo di Dio che prende forma in maniera significativa già durante la vita in uno o in un altro dei nostri fratelli. Nel Papa la santità del popolo di Dio ha preso in questi anni forme radicalmente significative e addirittura continuamente in evoluzione. Questo Papa contempla nel mistero della sua sofferenza il mistero della sofferenza di Cristo e della Chiesa come condizione della grande resurrezione sua e di tutto il mondo. Questa mi pare una cosa che dobbiamo imparare nel concreto della nostra vita quotidiana.

 

D. – In questo affidarsi a Dio così pieno, così intenso resta l’umanità di una persona, quella del Papa, che soffre …

 

R. – Certamente. Come per Cristo che si è affidato al Padre nell’ora suprema della sua adesione incondizionata alla volontà del Padre, che era così imperscrutabile, così non può non esserci nell’esperienza del Papa tutta la fatica, tutta la tensione, tutto il dolore di una umanità che si sente soffrire. Mentre si sente soffrire aprendosi ad una presenza grande e definitiva, pacificante, cioè il Padre Eterno, il Padre nostro che è nei cieli, non gli viene negato il disagio, la fatica, il dolore, ma trova il suo contesto più vero. E’ un figlio che appoggia la sua testa sulla spalla del Padre.

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In queste ore, la partecipazione alle sofferenze di Giovanni Paolo II è intensa anche a Lourdes, dove ogni anno si recano centinaia di migliaia di malati, e dove il Papa stesso si è recato in pellegrinaggio lo scorso anno. Al microfono di Celine Hoyeau, il rettore del santuario mariano, padre Raymond Zambelli, spiega che, alla notizia del nuovo ricovero del Pontefice, decine di fedeli si sono raccolti in preghiera per chiedere il suo pronto ristabilimento:

 

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DES QU’A ETE CONNU SON HOSPITALISATION, NOUS AVONS PRIÉ ...

 

Da quando abbiamo saputo del suo nuovo ricovero, ci siamo riuniti a pregare in pubblico, soprattutto nella recita del Rosario alla Grotta di Lourdes. Il fervore era quasi tangibile all’interno del Santuario. Abbiamo avuto tante testimonianze anche attraverso la radio, perché il Rosario in diretta dalla Grotta è molto seguito. Il Papa ha lasciato un ricordo indimenticabile di coraggio, di interiorità, di umiltà. Egli è ora nelle mani di Dio, nelle mani della Madre. Il suo atteggiamento, che non è sempre ben compreso secondo le categorie del mondo, è forse la più bella enciclica senza parole che egli ci abbia donato. Tocca i cuori in profondità perché, al di là della simpatia o della compassione che alcuni possono provare, questo Papa raggiunge il mistero dell’uomo, dell’umanità e nella sua spogliazione totale è il bambino nella mangiatoia di Betlemme e, come lui stesso ha detto, il Gesù morente sulla Croce che è rimasto sulla Croce.

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Anche i fedeli di altre religioni stanno pregando per la salute del Papa. In particolare, la comunità islamica presente in Italia si è riunita nelle varie moschee pregando per Giovanni Paolo II. Ecco la testimonianza del presidente dell’Unione delle comunità islamiche in Italia, Mohamed Nour Dachan, al microfono di Lucas Duran:

 

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R. - Vorrei fare una riflessione invitando la gente non alla curiosità sulla salute del Papa ma alla vera preghiera. Noi siamo tutti in mano di Dio, per questo la preghiera di una pronta guarigione per il Santo Padre è rivolta a Dio. Agli uomini spetta di dedicare meno tempo alla curiosità e più tempo alla preghiera. E poi, naturalmente, la figura del Papa è quella che è stata ribadita in più di un’occasione: figura dell’amicizia, del dialogo, della pace. Credo che nessuno al mondo potrebbe dimenticare, dopo l’11 settembre, l’invito di Sua Santità al digiuno con i musulmani e a non dare seguito alla zizzania seminata da chi vorrebbe promuovere la guerra delle civiltà, delle religioni.

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Sentimenti analoghi di apprensione per la salute del Pontefice e di stima per il suo costante impegno in chiave interreligiosa si colgono anche nelle parole del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni:

 

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R. - E’ anche nostra la viva preoccupazione per la condizione di salute del Papa. Speriamo che riesca a superare anche quest’ultimo terribile caso e che si ristabilisca presto. Noi per questo preghiamo. E’ un Papa che viene particolarmente rispettato e nei confronti del quale c’è un rapporto anche di affetto. E’ il Papa che si è adoperato, in maniera incisiva, affinché i rapporti tra cristianesimo ed ebraismo migliorassero e che ha compiuto gesti fondamentali. Ha promosso la creazione di un nuovo clima con presenza costante, e di questo gliene siamo grati.

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LA PREGHIERA PER IL PAPA DI 90 VESCOVI,

RIUNITI A CASTEL GANDOLFO AL CONVEGNO SPIRITUALE DEI FOCOLARI

 

Una solenne concelebrazione eucaristica per invocare la completa guarigione del Papa è stata officiata da 90 vescovi, amici dei Focolari, provenienti da 47 Paesi dei 5 continenti, riuniti al Centro Mariapoli di Castelgandolfo per il loro annuale convegno spirituale. La notizia del nuovo ricovero del Papa, che ha suscitato sorpresa e trepidazione, è giunta poco prima della conclusione dell’incontro, iniziato sabato scorso. Prima di partire, i vescovi hanno inviato al Santo Padre un messaggio di gratitudine e di assicurazione delle preghiere per il suo pronto ristabilimento. Servizio di Carla Cotignoli:

 

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“Uniti con tutta la Chiesa chiediamo per Lei specialissime grazie”: i vescovi esprimono al Papa profonda gratitudine “per il luminoso esempio di fede e di amore con cui affronta questa nuova prova e per il suo ministero che – affermano - è tutto dono!”.

 

Una nota saliente del convegno è stata proprio lo scambio di messaggi con il Papa. Inattesa una sua lettera autografa, giunta in apertura dell’incontro e pubblicata oggi, indirizzata al Card. Miloslav Vlk. “Davvero, Lei è colui che ‘più ama’ e ‘conferma i fratelli’ ”, hanno scritto in risposta i vescovi.

 

Giovanni Paolo II, nel suo messaggio, aveva indirizzato un pensiero speciale a Chiara Lubich, esprimendole la sua “riconoscenza per la “testimonianza evangelica che il Movimento rende in tante parti del mondo”. Richiamandosi al tema dell’incontro, aveva incoraggiato i vescovi a "testimoniare nell'odierna società la presenza di Cristo risorto, centro della Chiesa" e “principio vitale” che non può non suscitare una "rinnovata vitalità apostolica" e una "audacia missionaria" rispondenti alle sfide dei nostri tempi. Aveva quindi invitato i partecipanti ad essere “segni eloquenti” dell’amore del Signore crocifisso e risorto, presente nel sacramento dell’Eucaristia, e “artefici della sua pace in ogni ambiente”.

 

Chiara Lubich nel suo intervento, letto da Natalia Dallapiccola, una delle sue prime compagne, ha sottolineato che “Gesù risorto non è una presenza statica”, ma agisce essendo “principio unificante e quindi attivo: l’amore”. “Ma ciò – ha aggiunto - richiede la risposta dell’uomo”. “Ogni divisione nella comunità altera l’identità profonda della Chiesa. Ecco perché la Chiesa non è, a volte, amata”. “E’ la reciprocità, la comunione, che rende ‘visibile’ il Signore”.

 

Toccanti sono state le testimonianze dei vescovi di vari Paesi: testimonianze di fecondità evangelizzatrice, di rappacificazione tra etnie diverse e tra politici in terre ferite di conflitto, come in Burundi e Centroamerica. “Ho avvertito qui un Vangelo fresco”, ha dichiarato il vescovo Taguarara del Burundi. “Vivere la spiritualità di comunione è il rimedio che può guarire le tante ferite del nostro popolo”..

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RICEVUTO IN VATICANO DAL CARDINALE SODANO

IL PRESIDENTE DELL’AZERBAIGIAN, ALIEV. IL COLLOQUIO INCENTRATO

SUI PROBLEMI SOCIOPOLITICI DEL CAUCASO E SULLA LIBERTA’ RELIGIOSA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

L’esame della problematica situazione che regna attualmente nel Caucaso ha dominato, questa mattina, l’incontro in Vaticano tra il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, e il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliev. Durante i colloqui - informa una nota del direttore della Sala stampa della Santa Sede, Navarro Valls - sono stati passati in rassegna i rapporti fra la Santa Sede e lo Stato azero ed è stato ribadito “il comune impegno di favorire il progresso materiale e spirituale di quella regione ed in particolare la necessaria libertà religiosa ed il dialogo fra le varie componenti della società”.

 

All’incontro - al quale hanno assistito il ministro degli Esteri dell’Azerbaigian, Elmar Mammadyarov, e il segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Giovanni Lajolo - il capo di Stato azero ha chiesto al cardinale Sodano di porgere al Pontefice il proprio omaggio e quello del suo Paese, “che ben ricorda – ha detto - la visita compiuta a Baku dal Santo Padre il 22 e 23 maggio 2002”. Aliev, inoltre, ha donato a Giovanni Paolo II un artistico ritratto, opera di Memmedov Sakit Qulama Oglu.

 

 

NOMINE

 

Giovanni Paolo II ha nominato nunzio apostolico in Ecuador l’arcivescovo Giacomo Guido Ottonello, finora nunzio apostolico in Panamá.

 

Il Papa ha nominato membri della Congregazione per i Vescovi mons. Franc Rodé, arcivescovo emerito Ljubljana, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, e il nunzio apostolico, arcivescovo Pier Giacomo De Nicolò.

 

Il Pontefice ha nominato membro del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari la Sig.ra Viviane Verlinde‑Boutelegier, presidente del Comité International Catholique des Infirmières et Assistantes Médico‑Sociales (Belgio).

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apertura di prima pagina: ”Un Angelus di speranza”: la preghiera mariana sarà guidata in Piazza San Pietro dall’arcivescovo Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di Stato, che impartirà la Benedizione Apostolica a nome del Santo Padre

La visita in Vaticano del presidente della Repubblica dell’Azerbaigian.

Medio Oriente: attentato suicida palestinese in Israele: un kamikaze si fa esplodere uccidendo quattro persone all’ingresso di un locale. Condanna della comunità internazionale che chiede di proseguire sulla strada del dialogo.

Iraq: la popolazione abbandona Ramadi.

 

Nelle vaticane, il Messaggio del Papa ai vescovi amici del Movimento dei Focolari che prendono parte al Convegno in programma al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo;

L’intervento del cardinale Renato Raffaele Martino alla Pontificia Università Lateranense per le conclusioni del rapporto sulla dignità del lavoro e universalità dei diritti stilato dall’ILO, l’Organizzazione internazionale del lavoro.

Il cammino della Chiesa in Africa con un’intervista al cardinale Bernardin Gantin.

 

Nelle estere, nucleare: nuova proposta dell’Iran all’Aiea come garanzia che i suoi programmi sono a scopo civili; Russia: uccisi dieci ribelli in Cecenia. In Ossezia chiusa l’Università per il timore di attentati; Repubblica Democratica del Congo: nove “caschi blu” uccisi nell’Ituri.

 

Nella pagina culturale, l’Elzeviro di Mario Gabriele Giordano: “L’Europa ha bisogno della lingua italiana” e un ricordo della pittrice Titina Maselli.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della competitività. A seguire, i temi della giustizia e dell’emergenza rifiuti.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 febbraio 2005

 

 

NUOVO ATTENTATO IN ISRAELE: NELL’ESPLOSIONE, AVVENUTA IERI SERA A TEL AVIV, SONO MORTI L’ATTENTATORE E 4 GIOVANI ISRAELIANI. IL PRESIDENTE DELL’ANP

ABU MAZEN HA CONDANNATO L’AZIONE TERRORISTICA MENTRE ISRAELE

NON ESCLUDE NUOVE OPERAZIONI MILITARI

 CONTRO I GRUPPI ESTREMISTI PALESTINESI

- Intervista con Marcella Emiliani -

 

Dopo settimane all’insegna del dialogo e delle speranze di pace, il Medio Oriente è ripiombato ieri sera nel dolore e nella paura. Un kamikaze si è fatto esplodere all’ingresso di una discoteca di Tel Aviv, uccidendo almeno 4 giovani israeliani e ferendone una cinquantina. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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L’attentato è stato rivendicato dalla Jihad islamica e dalle Brigate dei martiri di Al Aqsa, formazione legata ad ‘Al Fatah’. Il presidente palestinese Abu Mazen ha condannato l’azione terroristica al termine dell’odierna riunione straordinaria a Ramallah nella quale sono state esaminate le misure da prendere dopo l’attentato. “L’Autorità palestinese - ha detto Abu Mazen - non resterà in silenzio di fronte a questa azione di sabotaggio”. Ma Israele minaccia ritorsioni. Il ministro della Difesa, Mofaz, ha convocato i vertici della sicurezza per un  esame sulla  situazione e l’esecutivo di Tel Aviv ha reso noto, inoltre, che “lo Stato di Israele sarà costretto a prendere iniziative unilaterali, se le autorità palestinesi non riusciranno a controllare le milizie estremiste”. Le formazioni palestinesi fondamentaliste giudicano non soddisfacenti le iniziative israeliane per la pace. I gruppi miliziani pretendono il rilascio di un numero molto più alto dei 500 prigionieri già liberati da Israele. Sul fronte delle indagini, sono stati arrestati l’imam di Deir Al Ghusun, il villaggio della Cisgiordania dell’attentatore, e i due fratelli del kamikaze. Secondo le forze di sicurezza palestinesi, l’attentatore è stato assoldato dagli hezbollah libanesi. Questa ipotesi è stata presa in esame anche da Israele.

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Il Medio Oriente è stato sconvolto, dunque, da un nuovo attentato. L’attacco è avvenuto 18 giorni dopo l’incontro tenutosi a Sharm el Sheik tra il premier israeliano, Ariel Sharon, ed il presidente palestinese, Abu Mazen. Ma questo attentato può deteriorare le relazioni israelo-palestinesi dopo i recenti progressi? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Relazioni internazionali del Medio Oriente all’Università di Bologna:

 

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R. - Dipende tutto da come il governo israeliano interpreterà questo attentato. Chiaramente, in questa fase di disgelo fra palestinesi ed israeliani, chi lavora contro la pace deve - diciamo così - sbrigarsi a fare attentati altrimenti rimane fuori da tutti i giochi. Questo credo sia un ragionamento che viene preso in considerazione sia dalla parte palestinese sia da quella israeliana. Il governo di Tel Aviv si sente però le mani legate perché pensa che se lascia passare un attentato senza una ritorsione può dare l’impressione di invitare le formazioni estremiste palestinesi a farne un altro.

 

D. – Che cosa sta succedendo dal punto di vista politico nei Territori palestinesi?

 

R. – Dal punto di vista politico si sta riproducendo quella che è la linea di frattura principale fra palestinesi: tra la vecchia schiera di politici che si sono formati nei Territori e la nuova guardia formata dai cosiddetti “tunisini”. Si accusa il premier di Abu Ala di aver inserito troppi esponenti della nuova guardia nella compagine governativa. E’ un confronto tra due strategie, su come trattare con Israele, differenti. Sono fratture diverse che si intersecano e si sovrappongono.

 

D. – Come si possono ricomporre queste fratture? Le formazioni oltranziste chiedono soprattutto il rilascio dei prigionieri palestinesi detenuti  nelle carceri israeliane. Ma ci sono anche altri temi?

 

R. – I temi sono quelli delle colonie e di Gerusalemme Est. I palestinesi più estremisti sanno bene che il rilascio degli ultimi prigionieri può avvenire solo nel quadro di un’intesa politica. Solo così si potrà parlare di amnistia o cose del genere, ma è troppo presto per poter impostare un discorso simile finché le due parti non si fidano ancora l’una dell’altra.

 

D. – Ecco, proprio per promuovere questa fiducia, è stato programmato un nuovo incontro, previsto a primavera negli Stati Uniti, tra Sharon ed Abu Mazen. Come si potrà arrivare a questo incontro alla luce di questi ultimi episodi di violenza?

 

R. – L’intesa, che credo prosegua dietro le quinte, è quella dell’aiuto sia israeliano, sia americano, ai palestinesi per ristrutturare i loro servizi di sicurezza ed il loro apparato antiterrorismo. Al di là di quelli che possono essere gli incontri ufficiali tra Abu Mazen e Sharon, l’importante è che prosegua la collaborazione nella lotta al terrorismo.

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CHIESE E MEDIA: TEMA DI RIFLESSIONE AL CENTRO DEL SIMPOSIO INTERNAZIONALE ORGANIZZATO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI PRESSO L’UNIVERSITÀ LUMSA, IN RELAZIONE CON L’ASSEMBLEA DEL DICASTERO STESSO

- Intervista con il cardinale Ennio Antonelli -

 

“Chiese e medium, futuro che viene da lontano”: se ne e’ parlato al Simposio internazionale organizzato dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, tenutosi nei giorni scorsi presso l’Università Lumsa, in relazione con l’Assemblea del dicastero stesso. Giovanni Peduto ha intervistato il cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze e membro del Pontificio Consiglio, che ha preso parte a entrambe le occasioni:

 

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R. -    Mi pare che una priorità importante per la Chiesa sia la formazione degli utenti innanzitutto, per poter orientarsi in questo universo dei media che è sempre più vasto, sempre più complesso. Specialmente, credo che Internet apra prospettive enormi. Mi pare che una priorità della pastorale ordinaria dovrebbe essere aiutare le persone ad orientarsi, ad operare con discernimento. Un altro aspetto molto importante mi sembra – almeno è un’impressione che io mi porto a casa – la possibilità di usare Internet nella pastorale. E’ importante, credo, mettere dentro ad Internet contenuti significativi ed attivare dinamiche di comunicazione tra le persone che diano concretezza alla comunione ecclesiale, che siano un’esperienza autentica di comunione.

 

D. – Eminenza, un suo commento a questa constatazione: cento anni fa se un Pontefice stava male poteva anche non saperlo nessuno…oggi  si seguono in tempo reale tutte le vicende della malattia del Papa…

 

R. – E’ segno eloquente dei tempi nuovi, che il mondo è davvero un villaggio globale. Tutti desiderano sapere momento per momento, sia le persone del mondo dell’informazione, sia la gente semplice. Mi pare che tanti non solo vogliono sentire, ma vogliono anche partecipare e spesso partecipano nel modo migliore: con la preghiera, con l’amore, con la comunione profonda verso il Papa, che ha dato tanto alla Chiesa e al mondo.

 

D. – Una questione forse un po’ delicata: la presenza della Chiesa nei mass media. Spesso avviene che in televisione compaiano sacerdoti, religiosi, suore, in programmi qualche volta anche discutibili. Cosa pensa lei?

 

R. – Credo che occorra prudenza. I sacerdoti dovrebbero avere l’autorizzazione del loro ordinario. Credo anche che bisognerebbe trattare con i responsabili delle televisioni le modalità di questa presenza. Che ci sia una voce che rappresenti la Chiesa in mezzo a tante altre voci che le sono contrarie o estranee, spesso contribuisce ad alimentare l’indifferentismo, ad alimentare il relativismo, cioè non esiste la verità, esistono solo opinioni. Quella della Chiesa è un’opinione fra le altre e per di più è un’opinione spesso minoritaria, spesso addirittura messa in ridicolo da alcuni partecipanti. Quindi, bisognerebbe che fosse davvero paritaria. Quando si parla di temi che sono attinenti alla fede cristiana, alla morale, alla storia della Chiesa, alle figure dei Santi, occorrerebbe che la partecipazione fosse veramente paritaria e occorrerebbe dare il tempo di poter esporre in maniera articolata la posizione della Chiesa. Altrimenti si cade nella confusione, nel semplicismo, nello schematismo e si rinuncia alla verità, che non è mai così semplice come il linguaggio televisivo vorrebbe presentarla.

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Il simposio si è concluso con la presentazione di un DVD messo a punto dal Centro Televisivo Vaticano e dal Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali. Il contenuto, illustrato dal dottor Angelo Scelzo, sottosegretario del dicastero, e da padre Federico Lombardi, nostro direttore dei Programmi e direttore del CTV, è una carrellata di tutte le istituzioni vaticane che operano o si occupano dei mass media. Contiene altresì un’ampia documentazione di tutti i principali testi della Santa Sede relativi ai mass media.

 

 

DISEGNI E MODELLI DI MACCHINE DI LEONARDO: LA MOSTRA

“IL CODICE ATLANTICO DI LEONARDO DA VINCI”  E’ FINO A LUNEDÌ A ROMA,

A PALAZZO CORSINI,  POI SARÀ NEI PRINCIPALI CENTRI CULTURALI EUROPEI

- Intervista con Ferruccio Dendena -

 

Un viaggio nell’attività di ricerca scientifica e tecnica di Leonardo Da Vinci. E’ quanto propone al visitatore la mostra “Il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci”, fino a lunedì (28 febbraio) a Roma nelle Sale di Palazzo Corsini. In mostra disegni e modelli di macchine del maestro del Rinascimento italiano. Dopo Roma, l’esposizione toccherà i principali centri culturali europei. Il servizio è di Paolo Ondarza:

 

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(Musica)

 

Roma ospita la più imponente mostra di carattere divulgativo sul Codice Atlantico di Leonardo da Vinci. Un codice famoso e studiato in forma integra grazie all’edizione Hoepli realizzata a fine 800 dall’Accademia dei Lincei. Ferruccio Dendena è il curatore della mostra:

 

“Il ‘Codice Atlantico’ è una raccolta di oltre 1200 tavole di Leonardo incollate nella seconda metà del ‘500 da Pompeo Leoni, che riuscì a raccogliere dopo una pericolosa e drammatica diaspora delle case vinciane numerosi fogli e separò gli studi di carattere tecnico-scientifico dagli studi di anatomia e di botanica. I primi lavori li incollò su un grande album nel formato di un atlante e da qui il nome di ‘Codice Atlantico’”.

 

Le tavole del codice rivelano tutta la vastità degli studi tecnico scientifici di Leonardo, la sua geniale capacità di rappresentare con il disegno complessi progetti di Architettura, Meccanica, Ottica, Ingegneria militare, idraulica, studi sul volo, matematica, ma non solo. Ancora Ferruccio Dendena:

 

“I fogli di Leonardo erano i fogli di un bloc-notes cinquecentesco. Ecco perché ritroviamo, magari sullo stesso foglio, uno splendido disegno di un progetto di macchina insieme con la lista della spesa, insieme con l’elenco delle masserizie che devono essere trasportate durante un trasloco, insieme con l’elenco dei compensi che devono essere dati ai ragazzi di bottega o la brutta di una lettera privata. Insomma, uno spaccato anche della vita privata di un uomo che è passato alla storia non certo perché si appuntava la lista della spesa”.  

 

Il progetto espositivo ripercorre idealmente i 5 secoli di storia che legano Leonardo alla tecnologia moderna: le sale di Palazzo Corsini, infatti, ospitano accanto ai disegni del genio di Vinci i più avanzati modelli tecnologici delle aziende contemporanee.

 

(Musica)

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani 27 febbraio, 3a Domenica di Quaresima, la liturgia ci presenta il Vangelo dell’incontro di Gesù con la samaritana. La donna è costretta a tornare al pozzo di Giacobbe per attingere acqua, simbolo di una sete di vita che non è mai soddisfatta. Gesù vuole dare un’altra acqua, ben diversa dall’acqua del mondo, e le dice:

 

“Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Padre Giacobbe ha scavato il pozzo. Nel deserto, tutti attingono al pozzo, perciò, prima o poi, tutti ritornano al pozzo. Anche Cristo si è fermato al pozzo di Giacobbe proprio quando la donna di Samaria è venuta ad attingere e le ha persino chiesto di dargli da bere. In un colloquio intimo e sapienziale Cristo la induce alla soglia del mistero, cioè che è Lui il vero pozzo di un’acqua che disseta per sempre. Quando la donna intuisce che attingendo l’acqua al pozzo di Giacobbe lei ha trovato l’acqua per la vita eterna in Cristo, corre nelle sua città e porta a Cristo tutta la gente. Per vivere si va al pozzo, per vivere in eterno si va da Cristo. Cristo incontra l’umanità ferita e dissetata dalla vita lì dove l’umanità cerca di bere per salvarsi, rivelando di essere Lui la salvezza alla quale siamo chiamati ad attingere. La salvezza consiste nel fatto che Lui sa tutto di noi e, malgrado questo, ci considera, ci ama, ci vuole vicino.

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CHIESA E SOCIETA’

26 febbraio 2005

 

 

E’ DECEDUTO MONS. GIOVANNI GAO KEXIAN, VESCOVO DELLA DIOCESI CINESE

DI YANTAI. DAL 1999, DATA DEL SUO ULTIMO ARRESTO,

NON SI SONO AVUTE NOTIZIE CERTE SUL LUOGO DELLA DETENZIONE

E SULLE SUE CONDIZIONI DI SALUTE

 

PECHINO. = Lunedì 24 gennaio scorso è deceduto per malattia mons. Giovanni Gao Kexian, vescovo della diocesi di Yantai, situata all’estrema punta orientale dello Shandong, in Cina Continentale. Il presule, nato nel 1928 da una famiglia cattolica da più generazioni, fu ordinato sacerdote per la diocesi di Zhocun nel 1983 e fu consacrato vescovo dieci anni più tardi. Il religioso è stato provato duramente avendo trascorso molti anni in prigione ed essendo stato per lunghi anni impedito nell’esercizio del suo ministero pastorale. Dal suo ultimo arresto, il 16 novembre 1999, non si sono più avute notizie sicure: nulla sul luogo della detenzione, né sulle sue condizioni di salute. Per alcuni era sofferente di leucemia, per altri, invece di un tumore allo stomaco. La diocesi di Yantai, un’area di circa 14 mila chilometri quadrati, ha una popolazione di oltre sei milioni di persone e conta circa 30 mila cattolici, una ventina di sacerdoti e due Congregazioni di suore. Nessun particolare, dunque, è trapelato sulla morte. Quando i sacerdoti, avvisati dai familiari, si sono recati alla sua casa per la celebrazione delle esequie, i resti del presule erano già stati cremati. Il pastore “buono e zelante”, come era definito, se n’è andato nello stesso modo in cui era vissuto: nel silenzio e nella sofferenza.

 

 

La Chiesa spagnola celebrerà il prossimo 6 marzo

la “Giornata dell’America Latina”. promossa dalla commissione episcopale delle missioni e la cooperazione tra le chiese. l’iniziativa

ricorda l’impegno di tanti missionari nelle aree più povere del sud america

 

MADRID. = La giornata dell’America Latina, prevista il prossimo 6 marzo, è un appuntamento annuale promosso dalla Commissione episcopale delle Missioni e la Cooperazione tra le Chiese che quest’anno avrà per tema “L’America riceve e ci invia missionari”. Da oltre cinquanta anni i vescovi spagnoli ricordano, attraverso l’iniziativa, lo stretto legame che esiste con il centro e il sud America e sottolineano l’impegno dei tanti sacerdoti diocesani che, sotto la supervisione dell’Opera di cooperazione sacerdotale ispanoamericana (OCSHA), lasciano la Spagna per prestare servizio come missionari nelle aree più povere. “Questo contatto - dichiara il vescovo di Cuenca e membro della Commissione episcopale delle missioni e la Cooperazione tra le Chiese, mons. Ramon del Hoyo - è sempre costante per effetto di fenomeni quali la globalizzazione, la forte immigrazione e altre cause legate strettamente alle realtà territoriali. L’America Latina, da parte sua, prosegue nel suo lavoro di formazione dei sacerdoti in virtù della sua identità missionaria”. Fino a pochi anni fa – spiega il religioso - “erano i Paesi del nord America ad inviare i missionari al sud. Oggi l’incremento del fenomeno migratorio, ha mutato scenario”. Secondo il presule, tale elemento di novità ha trasformato anche la Chiesa del continente europeo. I religiosi che vengono dall’America Latina, infatti, ricordano a chi vive nell’opulenza che esistono popoli del sud che vivono ai margini. Così “all’interno dei gruppi di apostolato, nelle parrocchie, nei seminari e nelle scuole, diventano testimoni degli autentici valori del Vangelo”. (D. D.)

 

 

IN CAMBOGIA, A PASQUA SARANNO CIRCA 200 I CATECUMENI CHE DIVENTERANNO

CRISTIANI. IL VICARIO APOSTOLICO LOCALE, MONS. EMILE DESTOMBES,

LODA I SACERDOTI CHE HANNO GUIDATO IL LORO PERCORSO DI CONVERSIONE

 

PHNOM PEHN. = Sono 174 i catecumeni che si preparano al battesimo nelle 3 circoscrizioni ecclesiastiche della Chiesa in Cambogia. La maggior parte di loro sono giovani, un segno di vitalità e speranza per un Paese dove il cristianesimo ha subito la persecuzione comunista negli anni ’70. Nei giorni scorsi è stato celebrato il rito dell’Iscrizione nel libro dei nomi, il secondo passo verso il battesimo che verrà amministrato loro nella Veglia pasquale. Durante le domeniche di Quaresima i catecumeni si incontreranno regolarmente per la lettura della Bibbia, la preghiera comune e per ritiri spirituali. Sophoan, una dei 45 catecumeni della prefettura di Kompong Cham, racconta che aspetta con grande gioia il momento del suo battesimo. “Sono cresciuta molto come persona da quando ho iniziato il mio cammino di catecumenato”, afferma la giovane specificando come la famiglia, buddista, non si sia opposta alla sua decisione. Nel vicariato di Phnom Penh sono 80 le persone che si preparano a diventare cristiane. A loro, durante la prima domenica di Quaresima, un migliaio di fedeli radunati nella parrocchia di San Giuseppe, ha dato benvenuto nella preparazione verso il battesimo. “La Chiesa sta guidando queste persone - ha dichiarato il vicario apostolico locale, mons. Emile Destombes, - a scoprire e ad accogliere Gesù Cristo come il loro Salvatore, verità e luce della loro vita”. Mons. Destombes ha lodato, inoltre, la perseveranza, la fede e l’amore dei sacerdoti, dei catechisti e degli accompagnatori dei catecumeni “che hanno aiutato i catecumeni attraverso un vero cammino di conversione”. (E. B.)

 

 

LE PERSONE FISICAMENTE SVANTAGGIATE POSSONO TROVARE PARITA’

 DI POSSIBILITA’ E DI CONDIZIONI NEL MONDO DEL LAVORO. CON QUESTO OBIETTIVO,

IN UN PICCOLO CENTRO DEL PERU’, NASCE UN NUOVO PROGETTO

DI LAVORO TEMPORANEO PER I LAVORATORI DISABILI

 

LIMA. = Con lo slogan “Disabilità non è incapacità” la municipalità di Carmen de la Legua Renoso, in Perù, ha avviato un nuovo programma di lavoro temporaneo per le persone fisicamente svantaggiate. Il progetto consiste nel riconoscere ai lavoratori disabili non solo parità di possibilità, ma anche di condizioni nel mondo del lavoro. La prima fase del programma prevede di assegnare, nel settore edile, ai lavoratori disabili il compito di restaurare, pitturare, saldare, pulire e persino di sostituire le ringhiere di recinzione che delimitano il centro urbano dalla linea ferroviaria e dal fiume Rímac. Successivamente - ha detto il sindaco della località, Félix Moreno - saranno individuate altre attività, con il fine di garantire il loro pieno inserimento nella comunità e, allo stesso tempo, di utilizzarne la capacità per attività socialmente utili. “Come autorità municipale confidiamo nella qualità del lavoro che sarà realizzato da queste persone”, ha detto Moreno spiegando come il progetto si basi sulla collaborazione tra il comune e l’associazione per disabili ‘Fuerza de Voluntad - Chalacos Unidos’. L’associazione, in particolare, si occupa della formazione dei lavoratori e dell’assegnazione, sulla base delle rispettive capacità, delle occupazioni disponibili. (E. B.)

 

 

PREVISTA PER IL 2 MARZO PROSSIMO A MILANO

LA CONFERENZA “I SACRI MONTI PRE-ALPINI: PATRIMONIO DELL’UMANITA’”. L’INCONTRO APRIRA’ IL SECONDO CICLO DI SEMINARI SUL PATRIMONIO CULTURALE DELL’UMANITA’ IN LOMBARDIA, RICONOSCIUTO DALL’UNESCO

 

MILANO. = Mercoledì 2 marzo prossimo, presso le sale dell’Unigold a Milano, si svolgerà la conferenza su “I Sacri Monti ‘pre-alpini’: Patrimonio dell’Umanità” nell’ambito del ciclo di conferenze “Il patrimonio culturale dell’Umanità in Lombardia riconosciuto dall’UNESCO”. Promosso dal Centro UNESCO Milano e dalla fondazione Europea Dragàn, questo incontro inaugura proprio la seconda parte del ciclo di conferenze sui siti Patrimonio dell’Umanità presenti in Lombardia, considerati esempi unici ed irripetibili del genio umano, della storia della civiltà e della difesa della natura. Nominati patrimonio dell’Umanità nel luglio del 2003, i sacri Monti di Piemonte e Lombardia sono gruppi di cappelle costruite tra il XVI e il XVII secolo e dedicate a diversi aspetti del credo cristiano. Oltre al significato spirituale, la loro importanza deriva soprattutto dalla maestria con la quale gli elementi architettonici e decorativi sono stati integrati nel paesaggio di colline, boschi e laghi. Tiene la conferenza il professor Luigi Zanzi, docente di “Teoria e storia della storiografìa” presso l’Università degli Studi di Pavia, che si è occupato a lungo del sistema dei Sacri Monti prealpini. E’ dal 1976 che la Convenzione Internazionale sulla Protezione del Patrimonio Mondiale, Culturale e naturale, voluta dall’UNESCO, si adopera per proteggere questi siti. In Lombardia ne sono presenti quattro: le incisioni rupestri della Valcamonica, il villaggio operaio di Crespi d’Adda, il Convento di Santa Maria delle Grazie con il Cenacolo di Leonardo da Vinci e, infine, i Sacri Monti.  (E. B.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

26 febbraio 2005

 

 

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

Gli scontri in Iraq non accennano a placarsi. Migliaia di persone sono in fuga dalla città sunnita di Ramadi, dove prosegue l’offensiva delle truppe americane. Il nostro servizio:

 

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In Iraq prosegue il tragico computo delle vittime di una violenza che ogni giorno semina sangue e terrore. Questa mattina, alle porte di Baghdad, due persone sono morte ed altre due sono rimaste ferite in un’esplosione avvenuta nei pressi della moschea di Oum al Qura, sede del Comitato degli ulema. Un soldato iracheno poi è stato ucciso e altre sette persone sono rimaste ferite dall’esplosione di un’autobomba a Mussaieb, a sud della capitale. La violenza ha raggiunto anche il confine con l’Iran, dove due guardie di frontiera iraniane hanno perso la vita in un conflitto a fuoco con alcuni banditi iracheni. A Ramadi, intanto, si vivono ore di tensione. Sotto i colpi dell’offensiva statunitense e dei governativi iracheni, ormai da cinque giorni impegnati nell’operazione “Bliz del fiume” per snidare gli insorti dalla provincia sunnita ribelle di Al-Anbar, gli abitanti del capoluogo hanno cominciato ad abbandonare la città. Un marine è stato ucciso ieri durante le operazioni. Nuove pagine di orrori si sono registrate anche sul fronte dei sequestri. Undici persone, tra cui quattro donne, sono state rapite negli ultimi due giorni nella regione a sud di Baghdad. Sarebbe morta, inoltre, la giornalista televisiva irachena rapita lo scorso 20 febbraio. Lo ha annunciato il marito, Salim Saad Allah, precisando che vi saranno solo funerali privati. La sua famiglia, infatti, sarebbe stata minacciata.

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Immediato ritiro dal Libano e nessuna tolleranza verso qualunque forma di terrorismo, “compreso l’appoggio alla componente militare di Hezbollah”. È la richiesta del Parlamento europeo che, in una risoluzione, invita la Siria ad “astenersi da tutte le ingerenze negli affari interni del Libano”. Dalle future decisioni di Damasco dipenderà l’approvazione dell’accordo di associazione dell’Ue con la Siria. Il Parlamento europeo, inoltre, condanna l’attentato contro l’ex primo ministro libanese, Rafic Hariri, informando che “seguirà con molta attenzione le conclusioni dell’inchiesta internazionale in corso” su tale grave episodio.

 

Si allungano i negoziati tra Iran e Russia per la firma di un accordo che dovrebbe consentire l’avvio della prima centrale nucleare iraniana a Bushehr. Una conferenza stampa congiunta dei responsabili delle agenzie nucleari dei due Paesi, prevista per oggi, è stata cancellata e rimandata a domani. L’intesa, in base alla quale Mosca dovrebbe fornire il combustibile per avviare la centrale costruita da tecnici russi, è stata più volte annunciata e poi rinviata nei mesi scorsi. 

 

Ci trasferiamo in Africa. I due mesi di violenze ininterrotte nel nord-est della Repubblica democratica del Congo hanno colpito, ieri, anche le Nazioni Unite: il contingente di pace internazionale è stato, infatti, vittima di un attacco della guerriglia. Ce ne parla Giulio Albanese:

 

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Nove Caschi blu, originari del Bangladesh, sono caduti ieri in un’imboscata tesa da miliziani armati nel settore orientale della Repubblica Democratica del Congo, dove la violenza continua ad imperversare. Nell’agguato vi sarebbe stato anche un numero imprecisato di feriti e di dispersi in quello che è stato giudicato il più grave attacco contro le Nazioni Unite nel Congo, ma che “tuttavia – ha sottolineato il segretario generale, Kofi Annan – non scoraggerà l’impegno dell’ONU”. I caschi blu stavano pattugliando una località a circa 30 km ad est della città di Bunia, nel distretto dell’Ituri, una zona controllata da una milizia di etnia Lendu, quando i Caschi blu sono caduti sotto il fuoco incrociato della guerriglia. In un comunicato, le Nazioni Unite hanno parlato di un attacco premeditato contro le proprie truppe, a causa della recente ondata di arresti e di disarmi dei miliziani in azione nell’Ituri, una regione - va ricordato - ricca di risorse minerarie.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Nuove evoluzioni nella crisi togolese. Il primo vice presidente dell’assemblea nazionale, Abass Bonfoh, è stato eletto nella notte presidente dell’Assemblea, carica che ne fa automaticamente il capo di Stato provvisorio, in sostituzione di Faure Gnassingbé. Poche ore prima, infatti, quest’ultimo, nominato presidente dalle forze armate alla morte del padre, aveva annunciato di rinunciare alla carica “per garantire la trasparenza”, nelle prossime elezioni presidenziali. Soddisfazione è stata subito espressa dalle Nazioni Unite, mentre la Comunità economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest ha deciso di revocare “con effetto immediato” le sanzioni imposte sul Togo.

 

La violenza ha seminato morte anche in Costa d’Avorio. Dodici persone, presentate come “banditi”, sono state uccise ieri dalle forze dell’ordine in due quartieri popolari di Abidjan, capitale economica del Paese africano. I fatti di sangue sono avvenuti subito dopo l’uccisione di un poliziotto abbattuto da colpi d’arma da fuoco mentre tornava a casa.

 

Il presidente egiziano, Hosni Mubarak, ha incaricato oggi il Parlamento di emendare la Costituzione per consentire l’elezione diretta del capo dello Stato. L’annuncio, fatto in un discorso televisivo alla nazione, segue settimane di proteste di piazza senza precedenti per il Paese, in cui i dimostranti hanno denunciato la possibilità che Mubarak potesse essere eletto, unico candidato, per un quinto mandato consecutivo.

 

Si riaccende la violenza ad Haiti. Circa una ventina di persone hanno perso la vita, negli ultimi due giorni, in varie zone di Port-au-Prince. Tredici persone sono state uccise giovedì sera da individui armati in un quartiere popolare a sud della capitale; mentre altre cinque persone, sostenitori dell’ex presidente, Jean Bertrand Aristide, sono morte in un conflitto a fuoco con la polizia nel quartiere popolare di Salina.

 

Il presidente peruviano, Alejandro Toledo, ha deciso ieri di operare un minirimpasto di governo, sostituendo quattro ministri del gabinetto guidato dal premier Carlos Ferrero. I dicasteri interessati sono quelli del Lavoro, della Giustizia, della Produzione e dell’Agricoltura.

 

Ancora violenza in Thailandia. Quattro persone sono state uccise nel sud del Paese asiatico dai separatisti musulmani, in meno di 24 ore. Lo ha reso noto oggi la polizia, senza fornire ulteriori dettagli.

 

Terri Schiavo, la donna della Florida da 15 anni in persistente stato vegetativo, potrà continuare ad essere alimentata artificialmente per altre tre settimane, fino al 18 marzo prossimo. Lo ha deciso ieri un giudice della Contea di Pinella, dopo un ricorso dei genitori e dello Stato. Il giudice George Greer ha dato così tempo a Bob e Mary Schindler di fare nuovi test sulla figlia, per accertarne le condizioni mentali. La battaglia sulla sorte della donna va avanti ormai da anni: da un lato c’è il marito che vuole staccare la spina, dall’altra ci sono, invece, i genitori, per i quali la rimozione del tubo equivale ad una vera e propria esecuzione.

 

Il ministro dell’economia e delle finanze francese, Hervé Gaymard, ha presentato ieri le sue dimissioni al primo ministro, Jean-Pierre Raffarin. Il ministro è al centro di uno scandalo per aver preso come appartamento di servizio un alloggio da 600 metri quadrati, per un affitto a carico dell’erario di 14 mila euro al mese. Al suo posto è stato nominato, Thierry Breton, presidente di France Telecom.

 

 

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