RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
57 - Testo della trasmissione sabato 26 febbraio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Le
parole del Papa all’Angelus di domani saranno lette dall’arcivescovo Leonardo
Sandri. Il Papa si unirà alla preghiera mariana dal Policlinico Gemelli: con noi don
Luigi Negri, padre Raymond Zambelli, Mohamed
Nour Dachan e Riccardo Di Segni
IN PRIMO PIANO:
Il
Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik.
CHIESA E SOCIETA’:
E’ deceduto mons. Giovanni Gao Kexian, vescovo della diocesi
cinese di Yantai
In Cambogia, a Pasqua saranno circa 200 i catecumeni che
diventeranno cristiani
In Iraq, gente in fuga
da Ramadi, dove prosegue l’offensiva americana e governativa per snidare gli
insorti sunniti
L’Unione Europea chiede
alla Siria: il ritiro delle truppe dal Libano
Nella Repubblica Democratica del Congo, nove caschi blu uccisi ieri
26 febbraio 2005
LE
PAROLE DEL PAPA ALL’ANGELUS DI DOMANI SARANNO LETTE
DALL’ARCIVESCOVO LEONARDO SANDRI, CHE IMPARTIRA’
LA BENEDIZIONE AI FEDELI
A NOME DEL PONTEFICE, SUL SAGRATO DI PIAZZA SAN
PIETRO.
IL PAPA SI UNIRA’ ALLA PREGHIERA MARIANA DAL
POLICLINICO GEMELLI
- A cura di Alessandro De Carolis -
Giovanni
Paolo II continua la sua degenza al Policlinico Agostino Gemelli, dopo il
ricovero di giovedì scorso e il successivo intervento di tracheotomia, positivamente
superato. Proprio l’impedimento all’uso della parola, imposto temporaneamente
al Papa dall’equipe medica che ne segue il decorso ospedaliero, non consentirà
al Pontefice di presiedere, domani, alla consueta recita dell’Angelus, che
tuttavia si terrà anche se con modalità diverse dal solito. Per conoscere i
particolari, la parola va al nostro inviato al Gemelli, Alessandro Gisotti:
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Giovanni
Paolo II si “unirà alla recita dell’Angelus dalla sua stanza” al Policlinico
Gemelli. E’ quanto annunciato dal direttore della Sala Stampa vaticana, Joaquin
Navarro-Valls, con una nota che è stata diffusa nella mattinata qui al Gemelli.
“Il testo delle parole del Santo Padre per la consueta recita dell’Angelus –
informa Navarro-Valls – sarà letto domani” dal sostituto della Segreteria di Stato,
l’arcivescovo Leonardo Sandri “alle ore 12.00 dal Sagrato di Piazza San Pietro”.
Sarà sempre mons. Sandri a “guidare la recita della preghiera mariana e ad
impartire, a nome del Papa, la Benedizione Apostolica ai fedeli presenti in
Piazza San Pietro”. All’ospedale romano, secondo giorno dopo la tracheotomia
praticata al Pontefice giovedì sera, il clima è tranquillo. C’è fiducia per un
positivo decorso post operatorio. Ricordiamo che il prossimo bollettino medico
sarà diramato lunedì alle ore 12.30. Intanto, proseguono le visite al Santo
Padre. Stamani, è stata la volta del cardinale Julian Herranz, presidente del
Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. Il capo dicastero ha riferito ai
giornalisti che il Papa è in buone condizioni. Giovanni Paolo II - ha aggiunto
- “sta dando al mondo una lezione stupenda di amore per la croce oltre che di
serenità”.
Il
Pontefice ha poi ricevuto la visita del presidente della Camera dei Deputati,
Pier Ferdinando Casini, che ha portato la solidarietà dei parlamentari
italiani. Casini ha dichiarato che al decimo piano del Gemelli, dove il Papa è
ricoverato, si respira un’atmosfera di serenità e fiducia. Quindi, ha espresso
l’auspicio che Giovanni Paolo II possa presto far rientro in Vaticano. Ieri,
erano venuti a trovare il Papa il cardinale vicario Camillo Ruini e il
cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del dicastero vaticano per la
Famiglia, così come il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. D’altro canto,
qui all’ospedale romano, si moltiplicano le iniziative di preghiera e le
manifestazioni spontanee d’affetto. Verso mezzogiorno, due suore hanno portato
dei fiori per il Pontefice. Come nei giorni scorsi, pazienti del Policlinico si
affacciano qui alla sala stampa per avere informazioni sulle condizioni di
salute del Papa. Stasera, poi, dalle 21.00 alle 22.00, si terrà una veglia di
preghiera nella cappella al terzo piano dell’ospedale. La veglia è stata
promossa dal centro pastorale del Gemelli per stringersi attorno al Papa. La
notte scorsa si erano invece tenute veglie di preghiera nei collegi
universitari non distanti dal complesso ospedaliero.
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Dopo
l’intervento di tracheotomia subito giovedì sera, il Papa – lo ricordiamo - ha scritto
su un biglietto il motto del suo pontificato: “Totus tuus”. Per capire tutto il
valore di questa espressione, Fausta Speranza ha chiesto aiuto al Teologo don
Luigi Negri:
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R. –
Dal punto di vista teologico significa che proprio nel momento in cui l’uomo fa
esperienza della sua radicale fragilità, e il dolore fisico è un momento caratteristico
dell’esperienza dell’impotenza, l’uomo scopre che la sua consistenza è
appartenere a Gesù Cristo, che significa appartenere a Dio. Totus tuus
vuol dire certamente tutto di Cristo, che è il figlio della Vergine Maria. La
Madonna è stata madre del Verbo incarnato, è stata madre della Santa Chiesa di
Dio, cui il Papa è aggregato come l’ultimo dei fedeli e perciò il Totus Tuus
vuol dire tutto di Cristo e tutto di Maria. Tutto della Chiesa e tutto di Maria
perché questa è la consistenza della persona. Di qui si sprigiona il senso
della vita, anche quando, umanamente pensando, sembra che tutto sia ridotto
all’impotenza.
D. –
L’esperienza, la realtà del Papa è unica, però, ognuno di noi in che modo può
fare sua questa esperienza?
R. -
Credo che si debba cercare di imitarlo, come la Chiesa imita i santi. La santità
non è soltanto quella che è riconosciuta e indicata a tutto il popolo cristiano
dopo la vita, ma è anche la santità comune del popolo di Dio che prende forma
in maniera significativa già durante la vita in uno o in un altro dei nostri
fratelli. Nel Papa la santità del popolo di Dio ha preso in questi anni forme
radicalmente significative e addirittura continuamente in evoluzione. Questo
Papa contempla nel mistero della sua sofferenza il mistero della sofferenza di
Cristo e della Chiesa come condizione della grande resurrezione sua e di tutto
il mondo. Questa mi pare una cosa che dobbiamo imparare nel concreto della
nostra vita quotidiana.
D. – In
questo affidarsi a Dio così pieno, così intenso resta l’umanità di una persona,
quella del Papa, che soffre …
R. –
Certamente. Come per Cristo che si è affidato al Padre nell’ora suprema della
sua adesione incondizionata alla volontà del Padre, che era così imperscrutabile,
così non può non esserci nell’esperienza del Papa tutta la fatica, tutta la
tensione, tutto il dolore di una umanità che si sente soffrire. Mentre si sente
soffrire aprendosi ad una presenza grande e definitiva, pacificante, cioè il Padre
Eterno, il Padre nostro che è nei cieli, non gli viene negato il disagio, la
fatica, il dolore, ma trova il suo contesto più vero. E’ un figlio che appoggia
la sua testa sulla spalla del Padre.
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In queste ore, la partecipazione alle sofferenze di
Giovanni Paolo II è intensa anche a Lourdes, dove ogni anno si recano centinaia
di migliaia di malati, e dove il Papa stesso si è recato in pellegrinaggio lo
scorso anno. Al microfono di Celine Hoyeau, il rettore del santuario mariano,
padre Raymond Zambelli, spiega che, alla notizia del nuovo ricovero del
Pontefice, decine di fedeli si sono raccolti in preghiera per chiedere il suo
pronto ristabilimento:
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DES QU’A ETE CONNU SON HOSPITALISATION, NOUS AVONS PRIÉ
...
Da
quando abbiamo saputo del suo nuovo ricovero, ci siamo riuniti a pregare in
pubblico, soprattutto nella recita del Rosario alla Grotta di Lourdes. Il fervore
era quasi tangibile all’interno del Santuario. Abbiamo avuto tante testimonianze
anche attraverso la radio, perché il Rosario in diretta dalla Grotta è molto
seguito. Il Papa ha lasciato un ricordo indimenticabile di coraggio, di
interiorità, di umiltà. Egli è ora nelle mani di Dio, nelle mani della Madre.
Il suo atteggiamento, che non è sempre ben compreso secondo le categorie del
mondo, è forse la più bella enciclica senza parole che egli ci abbia donato.
Tocca i cuori in profondità perché, al di là della simpatia o della compassione
che alcuni possono provare, questo Papa raggiunge il mistero dell’uomo,
dell’umanità e nella sua spogliazione totale è il bambino nella mangiatoia di
Betlemme e, come lui stesso ha detto, il Gesù morente sulla Croce che è rimasto
sulla Croce.
**********
Anche i fedeli di altre religioni stanno pregando per la
salute del Papa. In particolare, la comunità islamica presente in
Italia si è riunita nelle varie moschee pregando per Giovanni Paolo II. Ecco la
testimonianza del presidente dell’Unione delle comunità islamiche in Italia,
Mohamed Nour Dachan, al microfono di Lucas Duran:
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R. - Vorrei fare una riflessione
invitando la gente non alla curiosità sulla salute del Papa ma alla vera
preghiera. Noi siamo tutti in mano di Dio, per questo la preghiera di una
pronta guarigione per il Santo Padre è rivolta a Dio. Agli uomini spetta di
dedicare meno tempo alla curiosità e più tempo alla preghiera. E poi,
naturalmente, la figura del Papa è quella che è stata ribadita in più di
un’occasione: figura dell’amicizia, del dialogo, della pace. Credo che nessuno
al mondo potrebbe dimenticare, dopo l’11 settembre, l’invito di Sua Santità al
digiuno con i musulmani e a non dare seguito alla zizzania seminata da chi vorrebbe
promuovere la guerra delle civiltà, delle religioni.
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Sentimenti
analoghi di apprensione per la salute del Pontefice e di stima per il suo
costante impegno in chiave interreligiosa si colgono anche nelle parole del
rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni:
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R. - E’ anche nostra la viva preoccupazione per la
condizione di salute del Papa. Speriamo che riesca a superare anche
quest’ultimo terribile caso e che si ristabilisca presto. Noi per questo
preghiamo. E’ un Papa che viene particolarmente rispettato e nei confronti del
quale c’è un rapporto anche di affetto. E’ il Papa che si è adoperato, in
maniera incisiva, affinché i rapporti tra cristianesimo ed ebraismo migliorassero
e che ha compiuto gesti fondamentali. Ha promosso la creazione di un nuovo
clima con presenza costante, e di questo gliene siamo grati.
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LA
PREGHIERA PER IL PAPA DI 90 VESCOVI,
RIUNITI A CASTEL GANDOLFO AL CONVEGNO SPIRITUALE
DEI FOCOLARI
Una
solenne concelebrazione eucaristica per invocare la completa guarigione del
Papa è stata officiata da 90 vescovi, amici dei Focolari, provenienti da 47
Paesi dei 5 continenti, riuniti al Centro Mariapoli di Castelgandolfo per il
loro annuale convegno spirituale. La notizia del nuovo ricovero
del Papa, che ha suscitato sorpresa e trepidazione, è giunta poco prima della
conclusione dell’incontro, iniziato sabato scorso. Prima di partire, i vescovi
hanno inviato al Santo Padre un messaggio di gratitudine e di assicurazione
delle preghiere per il suo pronto ristabilimento. Servizio di Carla Cotignoli:
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“Uniti
con tutta la Chiesa chiediamo per Lei specialissime grazie”: i vescovi esprimono
al Papa profonda gratitudine “per il luminoso esempio di fede e di amore con
cui affronta questa nuova prova e per il suo ministero che – affermano - è
tutto dono!”.
Una nota saliente del convegno è
stata proprio lo scambio di messaggi con il Papa. Inattesa una sua lettera
autografa, giunta in apertura dell’incontro e pubblicata oggi, indirizzata al
Card. Miloslav Vlk. “Davvero, Lei è colui
che ‘più ama’ e ‘conferma i fratelli’ ”, hanno scritto in risposta i vescovi.
Giovanni Paolo II, nel suo
messaggio, aveva indirizzato un pensiero speciale a Chiara Lubich, esprimendole
la sua “riconoscenza per la “testimonianza evangelica che il Movimento rende in
tante parti del mondo”. Richiamandosi al tema dell’incontro, aveva incoraggiato
i vescovi a "testimoniare nell'odierna società la presenza di Cristo risorto,
centro della Chiesa" e “principio vitale” che non può non suscitare una
"rinnovata vitalità apostolica" e una "audacia missionaria"
rispondenti alle sfide dei nostri tempi. Aveva quindi invitato i partecipanti
ad essere “segni eloquenti” dell’amore del Signore crocifisso e risorto,
presente nel sacramento dell’Eucaristia, e “artefici della sua pace in ogni
ambiente”.
Chiara Lubich nel suo
intervento, letto da Natalia Dallapiccola, una delle sue prime compagne, ha
sottolineato che “Gesù risorto non è una
presenza statica”, ma agisce essendo “principio unificante e quindi attivo:
l’amore”. “Ma ciò – ha aggiunto - richiede la risposta dell’uomo”. “Ogni
divisione nella comunità altera l’identità profonda della Chiesa. Ecco perché la Chiesa non è, a volte,
amata”. “E’ la reciprocità, la comunione, che rende ‘visibile’ il Signore”.
Toccanti sono state le
testimonianze dei vescovi di vari Paesi: testimonianze di fecondità
evangelizzatrice, di rappacificazione tra etnie diverse e tra politici in terre
ferite di conflitto, come in Burundi e Centroamerica. “Ho avvertito qui un
Vangelo fresco”, ha dichiarato il vescovo Taguarara del Burundi. “Vivere la spiritualità di comunione è il
rimedio che può guarire le tante ferite del nostro popolo”..
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RICEVUTO IN
VATICANO DAL CARDINALE SODANO
IL PRESIDENTE DELL’AZERBAIGIAN, ALIEV. IL
COLLOQUIO INCENTRATO
SUI PROBLEMI SOCIOPOLITICI DEL CAUCASO E SULLA
LIBERTA’ RELIGIOSA
- A cura di Alessandro De Carolis -
L’esame della problematica situazione che regna
attualmente nel Caucaso ha dominato, questa mattina, l’incontro in Vaticano tra
il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, e il presidente
dell’Azerbaigian, Ilham Aliev. Durante i colloqui - informa una nota del direttore
della Sala stampa della Santa Sede, Navarro Valls - sono stati passati in
rassegna i rapporti fra la Santa Sede e lo Stato azero ed è stato ribadito “il
comune impegno di favorire il progresso materiale e spirituale di quella
regione ed in particolare la necessaria libertà religiosa ed il dialogo fra le
varie componenti della società”.
All’incontro - al quale hanno assistito il ministro
degli Esteri dell’Azerbaigian, Elmar Mammadyarov, e il segretario per i
Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Giovanni Lajolo - il capo di Stato azero
ha chiesto al cardinale Sodano di porgere al Pontefice il proprio omaggio e
quello del suo Paese, “che ben ricorda – ha detto - la visita compiuta a Baku
dal Santo Padre il 22 e 23 maggio 2002”. Aliev, inoltre, ha donato a Giovanni
Paolo II un artistico ritratto, opera di Memmedov Sakit Qulama Oglu.
NOMINE
Giovanni Paolo II ha nominato
nunzio apostolico in Ecuador l’arcivescovo Giacomo Guido Ottonello, finora
nunzio apostolico in Panamá.
Il Papa ha nominato membri della
Congregazione per i Vescovi mons. Franc Rodé, arcivescovo emerito Ljubljana,
prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società
di Vita Apostolica, e il nunzio apostolico, arcivescovo Pier Giacomo De Nicolò.
Il Pontefice ha nominato membro del Pontificio
Consiglio per gli Operatori Sanitari la Sig.ra Viviane Verlinde‑Boutelegier,
presidente del Comité International Catholique des Infirmières et
Assistantes Médico‑Sociales (Belgio).
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apertura di prima pagina: ”Un Angelus di speranza”:
la preghiera mariana sarà guidata in Piazza San Pietro dall’arcivescovo
Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di Stato, che impartirà la Benedizione
Apostolica a nome del Santo Padre
La visita in Vaticano del presidente della
Repubblica dell’Azerbaigian.
Medio Oriente: attentato suicida palestinese in
Israele: un kamikaze si fa esplodere uccidendo quattro persone all’ingresso di
un locale. Condanna della comunità internazionale che chiede di proseguire sulla
strada del dialogo.
Iraq: la popolazione abbandona Ramadi.
Nelle vaticane, il Messaggio del Papa ai vescovi
amici del Movimento dei Focolari che prendono parte al Convegno in programma al
Centro Mariapoli di Castel Gandolfo;
L’intervento del cardinale Renato Raffaele Martino
alla Pontificia Università Lateranense per le conclusioni del rapporto sulla
dignità del lavoro e universalità dei diritti stilato dall’ILO,
l’Organizzazione internazionale del lavoro.
Il cammino della Chiesa in Africa con un’intervista
al cardinale Bernardin Gantin.
Nelle estere, nucleare: nuova proposta dell’Iran all’Aiea
come garanzia che i suoi programmi sono a scopo civili; Russia: uccisi dieci
ribelli in Cecenia. In Ossezia chiusa l’Università per il timore di attentati;
Repubblica Democratica del Congo: nove “caschi blu” uccisi nell’Ituri.
Nella pagina culturale, l’Elzeviro di Mario Gabriele
Giordano: “L’Europa ha bisogno della lingua italiana” e un ricordo della
pittrice Titina Maselli.
Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della
competitività. A seguire, i temi della giustizia e dell’emergenza rifiuti.
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26
febbraio 2005
NUOVO
ATTENTATO IN ISRAELE: NELL’ESPLOSIONE, AVVENUTA IERI SERA A TEL AVIV, SONO
MORTI L’ATTENTATORE E 4 GIOVANI ISRAELIANI. IL PRESIDENTE DELL’ANP
ABU MAZEN HA CONDANNATO L’AZIONE
TERRORISTICA MENTRE ISRAELE
NON ESCLUDE NUOVE OPERAZIONI
MILITARI
CONTRO I GRUPPI ESTREMISTI PALESTINESI
- Intervista con Marcella
Emiliani -
Dopo settimane all’insegna del dialogo e delle speranze di pace, il Medio
Oriente è ripiombato ieri sera nel dolore e nella paura. Un kamikaze si è fatto
esplodere all’ingresso di una discoteca di Tel Aviv, uccidendo almeno 4 giovani
israeliani e ferendone una cinquantina. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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L’attentato è stato rivendicato dalla Jihad islamica
e dalle Brigate dei martiri di Al Aqsa, formazione legata ad ‘Al Fatah’. Il
presidente palestinese Abu Mazen ha condannato l’azione terroristica al termine
dell’odierna riunione straordinaria a Ramallah nella quale
sono state esaminate le misure da prendere dopo l’attentato. “L’Autorità
palestinese - ha detto Abu Mazen - non resterà in silenzio di fronte a questa
azione di sabotaggio”. Ma Israele minaccia ritorsioni. Il ministro della Difesa,
Mofaz, ha convocato i vertici della sicurezza per un esame sulla situazione e
l’esecutivo di Tel Aviv ha reso noto, inoltre, che “lo Stato di Israele sarà
costretto a prendere iniziative unilaterali, se le autorità palestinesi non
riusciranno a controllare le milizie estremiste”. Le formazioni palestinesi
fondamentaliste giudicano non soddisfacenti le iniziative israeliane per la
pace. I gruppi miliziani pretendono il rilascio di un numero molto più alto dei
500 prigionieri già liberati da Israele. Sul fronte delle indagini, sono stati
arrestati l’imam di
Deir Al Ghusun, il villaggio della Cisgiordania dell’attentatore, e i
due fratelli del kamikaze. Secondo le forze di sicurezza
palestinesi, l’attentatore è stato assoldato dagli hezbollah libanesi. Questa
ipotesi è stata presa in esame anche da Israele.
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Il Medio
Oriente è stato sconvolto, dunque, da un nuovo attentato. L’attacco è avvenuto
18 giorni dopo l’incontro tenutosi a Sharm el Sheik tra il premier israeliano,
Ariel Sharon, ed il presidente palestinese, Abu Mazen. Ma questo attentato può
deteriorare le relazioni israelo-palestinesi dopo i recenti progressi? Amedeo
Lomonaco lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Relazioni internazionali del Medio Oriente all’Università di Bologna:
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R. - Dipende tutto da
come il governo israeliano interpreterà questo attentato. Chiaramente, in
questa fase di disgelo fra palestinesi ed israeliani, chi lavora contro la pace
deve - diciamo così - sbrigarsi a fare attentati altrimenti rimane fuori da
tutti i giochi. Questo credo sia un ragionamento che viene preso in
considerazione sia dalla parte palestinese sia da quella israeliana. Il governo
di Tel Aviv si sente però le mani legate perché pensa che se lascia passare un
attentato senza una ritorsione può dare l’impressione di invitare le formazioni
estremiste palestinesi a farne un altro.
D. – Che cosa sta succedendo dal punto di vista
politico nei Territori palestinesi?
R. – Dal punto di vista politico si sta riproducendo
quella che è la linea di frattura principale fra palestinesi: tra la vecchia
schiera di politici che si sono formati nei Territori e la nuova guardia
formata dai cosiddetti “tunisini”. Si accusa il premier di Abu Ala di aver
inserito troppi esponenti della nuova guardia nella compagine governativa. E’
un confronto tra due strategie, su come trattare con Israele, differenti. Sono
fratture diverse che si intersecano e si sovrappongono.
D. – Come si possono ricomporre queste fratture? Le
formazioni oltranziste chiedono soprattutto il rilascio dei prigionieri
palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.
Ma ci sono anche altri temi?
R. – I temi sono quelli delle colonie e di
Gerusalemme Est. I palestinesi più estremisti sanno bene che il rilascio degli
ultimi prigionieri può avvenire solo nel quadro di un’intesa politica. Solo
così si potrà parlare di amnistia o cose del genere, ma è troppo presto per
poter impostare un discorso simile finché le due parti non si fidano ancora
l’una dell’altra.
D. – Ecco, proprio per promuovere questa fiducia, è
stato programmato un nuovo incontro, previsto a primavera negli Stati Uniti,
tra Sharon ed Abu Mazen. Come si potrà arrivare a questo incontro alla luce di
questi ultimi episodi di violenza?
R. – L’intesa, che credo prosegua dietro le quinte,
è quella dell’aiuto sia israeliano, sia americano, ai palestinesi per
ristrutturare i loro servizi di sicurezza ed il loro apparato antiterrorismo.
Al di là di quelli che possono essere gli incontri ufficiali tra Abu Mazen e
Sharon, l’importante è che prosegua la collaborazione nella lotta al terrorismo.
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CHIESE E MEDIA: TEMA DI
RIFLESSIONE AL CENTRO DEL SIMPOSIO INTERNAZIONALE ORGANIZZATO DAL PONTIFICIO
CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI PRESSO L’UNIVERSITÀ LUMSA, IN RELAZIONE
CON L’ASSEMBLEA DEL DICASTERO STESSO
- Intervista con il
cardinale Ennio Antonelli -
“Chiese
e medium, futuro che viene da lontano”: se ne e’ parlato al Simposio internazionale
organizzato dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, tenutosi nei
giorni scorsi presso l’Università Lumsa, in relazione con l’Assemblea del
dicastero stesso. Giovanni Peduto ha intervistato il cardinale Ennio Antonelli,
arcivescovo di Firenze e membro del Pontificio Consiglio, che ha preso parte a
entrambe le occasioni:
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R. - Mi pare che una priorità
importante per la Chiesa sia la formazione degli utenti innanzitutto, per poter
orientarsi in questo universo dei media che è sempre più vasto, sempre più
complesso. Specialmente, credo che Internet apra prospettive enormi. Mi pare
che una priorità della pastorale ordinaria dovrebbe essere aiutare le persone
ad orientarsi, ad operare con discernimento. Un altro aspetto molto importante
mi sembra – almeno è un’impressione che io mi porto a casa – la possibilità di
usare Internet nella pastorale. E’ importante, credo, mettere dentro ad Internet
contenuti significativi ed attivare dinamiche di comunicazione tra le persone
che diano concretezza alla comunione ecclesiale, che siano un’esperienza autentica
di comunione.
D. –
Eminenza, un suo commento a questa constatazione: cento anni fa se un Pontefice
stava male poteva anche non saperlo nessuno…oggi si seguono in tempo reale tutte le vicende della malattia del
Papa…
R. –
E’ segno eloquente dei tempi nuovi, che il mondo è davvero un villaggio
globale. Tutti desiderano sapere momento per momento, sia le persone del mondo
dell’informazione, sia la gente semplice. Mi pare che tanti non solo vogliono
sentire, ma vogliono anche partecipare e spesso partecipano nel modo migliore:
con la preghiera, con l’amore, con la comunione profonda verso il Papa, che ha
dato tanto alla Chiesa e al mondo.
D. –
Una questione forse un po’ delicata: la presenza della Chiesa nei mass media.
Spesso avviene che in televisione compaiano sacerdoti, religiosi, suore, in
programmi qualche volta anche discutibili. Cosa pensa lei?
R. –
Credo che occorra prudenza. I sacerdoti dovrebbero avere l’autorizzazione del
loro ordinario. Credo anche che bisognerebbe trattare con i responsabili delle
televisioni le modalità di questa presenza. Che ci sia una voce che rappresenti
la Chiesa in mezzo a tante altre voci che le sono contrarie o estranee, spesso
contribuisce ad alimentare l’indifferentismo, ad alimentare il relativismo,
cioè non esiste la verità, esistono solo opinioni. Quella della Chiesa è
un’opinione fra le altre e per di più è un’opinione spesso minoritaria, spesso
addirittura messa in ridicolo da alcuni partecipanti. Quindi, bisognerebbe che
fosse davvero paritaria. Quando si parla di temi che sono attinenti alla fede
cristiana, alla morale, alla storia della Chiesa, alle figure dei Santi,
occorrerebbe che la partecipazione fosse veramente paritaria e occorrerebbe
dare il tempo di poter esporre in maniera articolata la posizione della Chiesa.
Altrimenti si cade nella confusione, nel semplicismo, nello schematismo e si
rinuncia alla verità, che non è mai così semplice come il linguaggio televisivo
vorrebbe presentarla.
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Il simposio si è concluso con la presentazione di un
DVD messo a punto dal Centro Televisivo Vaticano e dal Pontificio Consiglio
delle comunicazioni sociali. Il contenuto, illustrato dal dottor Angelo Scelzo,
sottosegretario del dicastero, e da padre Federico Lombardi, nostro direttore
dei Programmi e direttore del CTV, è una carrellata di tutte le istituzioni
vaticane che operano o si occupano dei mass media. Contiene altresì un’ampia
documentazione di tutti i principali testi della Santa Sede relativi ai mass
media.
DISEGNI E MODELLI DI
MACCHINE DI LEONARDO: LA MOSTRA
“IL CODICE ATLANTICO DI
LEONARDO DA VINCI” E’ FINO A LUNEDÌ A
ROMA,
A PALAZZO CORSINI, POI SARÀ NEI PRINCIPALI CENTRI CULTURALI
EUROPEI
- Intervista con
Ferruccio Dendena -
Un
viaggio nell’attività di ricerca scientifica e tecnica di Leonardo Da Vinci. E’
quanto propone al visitatore la mostra “Il Codice Atlantico di Leonardo da
Vinci”, fino a lunedì (28 febbraio) a Roma nelle Sale di Palazzo Corsini. In
mostra disegni e modelli di macchine del maestro del Rinascimento italiano.
Dopo Roma, l’esposizione toccherà i principali centri culturali europei. Il
servizio è di Paolo Ondarza:
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(Musica)
Roma ospita la più imponente mostra di carattere divulgativo sul Codice
Atlantico di Leonardo da Vinci. Un codice famoso e studiato in forma integra
grazie all’edizione Hoepli realizzata a fine 800 dall’Accademia dei Lincei.
Ferruccio Dendena è il curatore della mostra:
“Il ‘Codice Atlantico’ è una raccolta di oltre 1200 tavole di Leonardo
incollate nella seconda metà del ‘500 da Pompeo Leoni, che riuscì a raccogliere
dopo una pericolosa e drammatica diaspora delle case vinciane numerosi fogli e
separò gli studi di carattere tecnico-scientifico dagli studi di anatomia e di
botanica. I primi lavori li incollò su un grande album nel formato di un
atlante e da qui il nome di ‘Codice Atlantico’”.
Le
tavole del codice rivelano tutta la vastità degli studi tecnico scientifici di
Leonardo, la sua geniale capacità di rappresentare con il disegno complessi
progetti di Architettura, Meccanica, Ottica, Ingegneria militare, idraulica,
studi sul volo, matematica, ma non solo. Ancora Ferruccio Dendena:
“I fogli di Leonardo
erano i fogli di un bloc-notes cinquecentesco. Ecco perché ritroviamo, magari
sullo stesso foglio, uno splendido disegno di un progetto di macchina insieme
con la lista della spesa, insieme con l’elenco delle masserizie che devono
essere trasportate durante un trasloco, insieme con l’elenco dei compensi che
devono essere dati ai ragazzi di bottega o la brutta di una lettera privata.
Insomma, uno spaccato anche della vita privata di un uomo che è passato alla
storia non certo perché si appuntava la lista della spesa”.
Il
progetto espositivo ripercorre idealmente i 5 secoli di storia che legano
Leonardo alla tecnologia moderna: le sale di Palazzo Corsini, infatti, ospitano
accanto ai disegni del genio di Vinci i più avanzati modelli tecnologici delle
aziende contemporanee.
(Musica)
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Domani 27 febbraio, 3a Domenica di Quaresima, la
liturgia ci presenta il Vangelo dell’incontro di Gesù con la samaritana. La
donna è costretta a tornare al pozzo di Giacobbe per attingere acqua, simbolo
di una sete di vita che non è mai soddisfatta. Gesù vuole dare un’altra acqua,
ben diversa dall’acqua del mondo, e le dice:
“Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma
chi beve dell’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che
zampilla per la vita eterna”.
Su
questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko
Ivan Rupnik:
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Padre Giacobbe ha scavato il
pozzo. Nel deserto, tutti attingono al pozzo, perciò, prima o poi, tutti
ritornano al pozzo. Anche Cristo si è fermato al pozzo di Giacobbe proprio
quando la donna di Samaria è venuta ad attingere e le ha persino chiesto di
dargli da bere. In un colloquio intimo e sapienziale Cristo la induce alla
soglia del mistero, cioè che è Lui il vero pozzo di un’acqua che disseta per
sempre. Quando la donna intuisce che attingendo l’acqua al pozzo di Giacobbe
lei ha trovato l’acqua per la vita eterna in Cristo, corre nelle sua città e
porta a Cristo tutta la gente. Per vivere si va al pozzo, per vivere in eterno
si va da Cristo. Cristo incontra l’umanità ferita e dissetata dalla vita lì
dove l’umanità cerca di bere per salvarsi, rivelando di essere Lui la salvezza
alla quale siamo chiamati ad attingere. La salvezza consiste nel fatto che Lui
sa tutto di noi e, malgrado questo, ci considera, ci ama, ci vuole vicino.
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26
febbraio 2005
E’
DECEDUTO MONS. GIOVANNI GAO KEXIAN, VESCOVO DELLA DIOCESI CINESE
DI YANTAI.
DAL 1999, DATA DEL SUO ULTIMO ARRESTO,
NON SI
SONO AVUTE NOTIZIE CERTE SUL LUOGO DELLA DETENZIONE
E
SULLE SUE CONDIZIONI DI SALUTE
PECHINO.
= Lunedì 24 gennaio scorso è deceduto per malattia mons. Giovanni Gao Kexian,
vescovo della diocesi di Yantai, situata all’estrema punta orientale dello
Shandong, in Cina Continentale. Il presule, nato nel 1928 da una famiglia
cattolica da più generazioni, fu ordinato sacerdote per la diocesi di Zhocun
nel 1983 e fu consacrato vescovo dieci anni più tardi. Il religioso è stato
provato duramente avendo trascorso molti anni in prigione ed essendo stato per
lunghi anni impedito nell’esercizio del suo ministero pastorale. Dal suo ultimo
arresto, il 16 novembre 1999, non si sono più avute notizie sicure: nulla sul
luogo della detenzione, né sulle sue condizioni di salute. Per alcuni era
sofferente di leucemia, per altri, invece di un tumore allo stomaco. La diocesi
di Yantai, un’area di circa 14 mila chilometri quadrati, ha una popolazione di
oltre sei milioni di persone e conta circa 30 mila cattolici, una ventina di
sacerdoti e due Congregazioni di suore. Nessun particolare, dunque, è trapelato
sulla morte. Quando i sacerdoti, avvisati dai familiari, si sono recati alla
sua casa per la celebrazione delle esequie, i resti del presule erano già stati
cremati. Il pastore “buono e zelante”, come era definito, se n’è andato nello
stesso modo in cui era vissuto: nel silenzio e nella sofferenza.
La Chiesa spagnola
celebrerà il prossimo 6 marzo
la “Giornata dell’America
Latina”. promossa dalla commissione episcopale delle missioni e la
cooperazione tra le chiese. l’iniziativa
ricorda l’impegno di
tanti missionari nelle aree più povere del sud america
MADRID. = La giornata
dell’America Latina, prevista il prossimo 6 marzo, è un appuntamento annuale
promosso dalla Commissione episcopale delle Missioni e la Cooperazione tra le
Chiese che quest’anno avrà per tema “L’America riceve e ci invia missionari”.
Da oltre cinquanta anni i vescovi spagnoli ricordano, attraverso l’iniziativa,
lo stretto legame che esiste con il centro e il sud America e sottolineano
l’impegno dei tanti sacerdoti diocesani che, sotto la supervisione dell’Opera
di cooperazione sacerdotale ispanoamericana (OCSHA), lasciano la Spagna per
prestare servizio come missionari nelle aree più povere. “Questo contatto -
dichiara il vescovo di Cuenca e membro della Commissione episcopale delle
missioni e la Cooperazione tra le Chiese, mons. Ramon del Hoyo - è sempre
costante per effetto di fenomeni quali la globalizzazione, la forte
immigrazione e altre cause legate strettamente alle realtà territoriali.
L’America Latina, da parte sua, prosegue nel suo lavoro di formazione dei
sacerdoti in virtù della sua identità missionaria”. Fino a pochi anni fa –
spiega il religioso - “erano i Paesi del nord America ad inviare i missionari
al sud. Oggi l’incremento del fenomeno migratorio, ha mutato scenario”. Secondo
il presule, tale elemento di novità ha trasformato anche la Chiesa del
continente europeo. I religiosi che vengono dall’America Latina, infatti,
ricordano a chi vive nell’opulenza che esistono popoli del sud che vivono ai
margini. Così “all’interno dei gruppi di apostolato, nelle parrocchie, nei
seminari e nelle scuole, diventano testimoni degli autentici valori del Vangelo”.
(D. D.)
IN CAMBOGIA, A PASQUA SARANNO CIRCA 200 I CATECUMENI CHE
DIVENTERANNO
CRISTIANI. IL VICARIO APOSTOLICO LOCALE, MONS. EMILE DESTOMBES,
LODA I SACERDOTI CHE HANNO GUIDATO IL LORO PERCORSO DI CONVERSIONE
PHNOM PEHN. = Sono 174 i catecumeni che si preparano al battesimo nelle 3
circoscrizioni ecclesiastiche della Chiesa in Cambogia. La maggior parte di
loro sono giovani, un segno di vitalità e speranza per un Paese dove il
cristianesimo ha subito la persecuzione comunista negli anni ’70. Nei giorni
scorsi è stato celebrato il rito dell’Iscrizione nel libro dei nomi, il secondo
passo verso il battesimo che verrà amministrato loro nella Veglia pasquale.
Durante le domeniche di Quaresima i catecumeni si incontreranno regolarmente
per la lettura della Bibbia, la preghiera comune e per ritiri spirituali.
Sophoan, una dei 45 catecumeni della prefettura di Kompong Cham, racconta
che aspetta con grande gioia il momento del suo battesimo. “Sono cresciuta
molto come persona da quando ho iniziato il mio cammino di catecumenato”,
afferma la giovane specificando come la famiglia, buddista, non si sia opposta
alla sua decisione. Nel vicariato di Phnom Penh sono 80 le persone che si
preparano a diventare cristiane. A loro, durante la prima domenica di
Quaresima, un migliaio di fedeli radunati nella parrocchia di San Giuseppe, ha
dato benvenuto nella preparazione verso il battesimo. “La Chiesa sta guidando
queste persone - ha dichiarato il vicario apostolico locale, mons. Emile
Destombes, - a scoprire e ad accogliere Gesù Cristo come il loro Salvatore,
verità e luce della loro vita”. Mons. Destombes ha lodato, inoltre, la
perseveranza, la fede e l’amore dei sacerdoti, dei catechisti e degli
accompagnatori dei catecumeni “che hanno aiutato i catecumeni attraverso un
vero cammino di conversione”. (E. B.)
LE PERSONE FISICAMENTE SVANTAGGIATE POSSONO TROVARE PARITA’
DI POSSIBILITA’ E DI CONDIZIONI NEL MONDO DEL
LAVORO. CON QUESTO OBIETTIVO,
IN UN
PICCOLO CENTRO DEL PERU’, NASCE UN NUOVO PROGETTO
DI
LAVORO TEMPORANEO PER I LAVORATORI DISABILI
LIMA. =
Con lo slogan “Disabilità non è incapacità” la municipalità di Carmen de la
Legua Renoso, in Perù, ha avviato un nuovo programma di lavoro temporaneo per
le persone fisicamente svantaggiate. Il progetto consiste nel riconoscere ai
lavoratori disabili non solo parità di possibilità, ma anche di condizioni nel
mondo del lavoro. La prima fase del programma prevede di assegnare, nel settore
edile, ai lavoratori disabili il compito di restaurare, pitturare, saldare,
pulire e persino di sostituire le ringhiere di recinzione che delimitano il
centro urbano dalla linea ferroviaria e dal fiume Rímac. Successivamente - ha
detto il sindaco della località, Félix Moreno - saranno individuate altre
attività, con il fine di garantire il loro pieno inserimento nella comunità e,
allo stesso tempo, di utilizzarne la capacità per attività socialmente utili.
“Come autorità municipale confidiamo nella qualità del lavoro che sarà
realizzato da queste persone”, ha detto Moreno spiegando come il progetto si
basi sulla collaborazione tra il comune e l’associazione per disabili ‘Fuerza
de Voluntad - Chalacos Unidos’. L’associazione, in particolare, si occupa della
formazione dei lavoratori e dell’assegnazione, sulla base delle rispettive
capacità, delle occupazioni disponibili. (E. B.)
PREVISTA PER IL 2 MARZO PROSSIMO A MILANO
LA
CONFERENZA “I SACRI MONTI PRE-ALPINI: PATRIMONIO DELL’UMANITA’”. L’INCONTRO
APRIRA’ IL SECONDO CICLO DI SEMINARI SUL PATRIMONIO CULTURALE DELL’UMANITA’ IN
LOMBARDIA, RICONOSCIUTO DALL’UNESCO
MILANO.
= Mercoledì 2 marzo prossimo, presso le sale dell’Unigold a Milano, si svolgerà
la conferenza su “I Sacri Monti ‘pre-alpini’: Patrimonio dell’Umanità”
nell’ambito del ciclo di conferenze “Il patrimonio culturale dell’Umanità in
Lombardia riconosciuto dall’UNESCO”. Promosso dal Centro UNESCO Milano e dalla
fondazione Europea Dragàn, questo incontro inaugura proprio la seconda parte
del ciclo di conferenze sui siti Patrimonio dell’Umanità presenti in Lombardia,
considerati esempi unici ed irripetibili del genio umano, della storia della
civiltà e della difesa della natura. Nominati patrimonio dell’Umanità nel
luglio del 2003, i sacri Monti di Piemonte e Lombardia sono gruppi di cappelle
costruite tra il XVI e il XVII secolo e dedicate a diversi aspetti del credo
cristiano. Oltre al significato spirituale, la loro importanza deriva
soprattutto dalla maestria con la quale gli elementi architettonici e
decorativi sono stati integrati nel paesaggio di colline, boschi e laghi. Tiene
la conferenza il professor Luigi Zanzi, docente di “Teoria e storia della
storiografìa” presso l’Università degli Studi di Pavia, che si è occupato a
lungo del sistema dei Sacri Monti prealpini. E’ dal 1976 che la Convenzione
Internazionale sulla Protezione del Patrimonio Mondiale, Culturale e naturale,
voluta dall’UNESCO, si adopera per proteggere questi siti. In Lombardia ne sono
presenti quattro: le incisioni rupestri della Valcamonica, il villaggio operaio
di Crespi d’Adda, il Convento di Santa Maria delle Grazie con il Cenacolo di
Leonardo da Vinci e, infine, i Sacri Monti.
(E. B.)
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26
febbraio 2005
- A cura
di Barbara Castelli -
Gli scontri in Iraq non
accennano a placarsi. Migliaia di persone sono in fuga dalla città sunnita di
Ramadi, dove prosegue l’offensiva delle truppe americane. Il nostro servizio:
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In Iraq prosegue il tragico computo delle vittime di una violenza
che ogni giorno semina sangue e terrore. Questa mattina, alle porte di Baghdad,
due persone sono morte ed altre due sono rimaste ferite in un’esplosione
avvenuta nei pressi della moschea di Oum al Qura, sede del Comitato degli
ulema. Un soldato iracheno poi è stato ucciso e altre sette persone sono
rimaste ferite dall’esplosione di un’autobomba a Mussaieb, a sud della capitale.
La violenza ha raggiunto anche il confine con l’Iran, dove due guardie di
frontiera iraniane hanno perso la vita in un conflitto a fuoco con alcuni
banditi iracheni. A Ramadi, intanto, si vivono ore di tensione. Sotto i colpi
dell’offensiva statunitense e dei governativi iracheni, ormai da cinque giorni
impegnati nell’operazione “Bliz del fiume” per snidare gli insorti dalla
provincia sunnita ribelle di Al-Anbar, gli abitanti del capoluogo hanno cominciato
ad abbandonare la città. Un marine è stato ucciso ieri durante le operazioni.
Nuove pagine di orrori si sono registrate anche sul fronte dei sequestri.
Undici persone, tra cui quattro donne, sono state rapite negli ultimi due
giorni nella regione a sud di Baghdad. Sarebbe morta, inoltre, la giornalista televisiva irachena
rapita lo scorso 20 febbraio. Lo ha annunciato il marito, Salim Saad Allah,
precisando che vi saranno solo funerali privati. La sua famiglia, infatti,
sarebbe stata minacciata.
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Immediato
ritiro dal Libano e nessuna tolleranza verso qualunque forma di terrorismo,
“compreso l’appoggio alla componente militare di Hezbollah”. È la richiesta del
Parlamento europeo che, in una risoluzione, invita la Siria ad “astenersi da
tutte le ingerenze negli affari interni del Libano”. Dalle future decisioni di
Damasco dipenderà l’approvazione dell’accordo di associazione dell’Ue con la
Siria. Il Parlamento europeo, inoltre, condanna l’attentato contro l’ex primo
ministro libanese, Rafic Hariri, informando che “seguirà con molta attenzione
le conclusioni dell’inchiesta internazionale in corso” su tale grave episodio.
Si
allungano i negoziati tra Iran e Russia per la firma di un accordo che dovrebbe
consentire l’avvio della prima centrale nucleare iraniana a Bushehr. Una
conferenza stampa congiunta dei responsabili delle agenzie nucleari dei due
Paesi, prevista per oggi, è stata cancellata e rimandata a domani. L’intesa, in
base alla quale Mosca dovrebbe fornire il combustibile per avviare la centrale
costruita da tecnici russi, è stata più volte annunciata e poi rinviata nei
mesi scorsi.
Ci trasferiamo in Africa. I due
mesi di violenze ininterrotte nel nord-est della Repubblica democratica del
Congo hanno colpito, ieri, anche le Nazioni Unite: il contingente di pace
internazionale è stato, infatti, vittima di un attacco della guerriglia. Ce ne
parla Giulio Albanese:
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Nove
Caschi blu, originari del Bangladesh, sono caduti ieri in un’imboscata tesa da
miliziani armati nel settore orientale della Repubblica Democratica del Congo,
dove la violenza continua ad imperversare. Nell’agguato vi sarebbe stato anche
un numero imprecisato di feriti e di dispersi in quello che è stato giudicato
il più grave attacco contro le Nazioni Unite nel Congo, ma che “tuttavia – ha
sottolineato il segretario generale, Kofi Annan – non scoraggerà l’impegno
dell’ONU”. I caschi blu stavano pattugliando una località a circa 30 km ad est
della città di Bunia, nel distretto dell’Ituri, una zona controllata da una
milizia di etnia Lendu, quando i Caschi blu sono caduti sotto il fuoco
incrociato della guerriglia. In un comunicato, le Nazioni Unite hanno parlato
di un attacco premeditato contro le proprie truppe, a causa della recente
ondata di arresti e di disarmi dei miliziani in azione nell’Ituri, una regione
- va ricordato - ricca di risorse minerarie.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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Nuove
evoluzioni nella crisi togolese. Il primo vice presidente dell’assemblea
nazionale, Abass Bonfoh, è stato eletto nella notte presidente dell’Assemblea,
carica che ne fa automaticamente il capo di Stato provvisorio, in sostituzione
di Faure Gnassingbé. Poche ore prima, infatti, quest’ultimo, nominato
presidente dalle forze armate alla morte del padre, aveva annunciato di
rinunciare alla carica “per garantire la trasparenza”, nelle prossime elezioni
presidenziali. Soddisfazione è stata subito espressa dalle Nazioni Unite,
mentre la Comunità economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest ha deciso di
revocare “con effetto immediato” le sanzioni imposte sul Togo.
La
violenza ha seminato morte anche in Costa d’Avorio. Dodici persone, presentate
come “banditi”, sono state uccise ieri dalle forze dell’ordine in due quartieri
popolari di Abidjan, capitale economica del Paese africano. I fatti di sangue
sono avvenuti subito dopo l’uccisione di un poliziotto abbattuto da colpi
d’arma da fuoco mentre tornava a casa.
Il
presidente egiziano, Hosni Mubarak, ha incaricato oggi il Parlamento di
emendare la Costituzione per consentire l’elezione diretta del capo dello
Stato. L’annuncio, fatto in un discorso televisivo alla nazione, segue settimane
di proteste di piazza senza precedenti per il Paese, in cui i dimostranti hanno
denunciato la possibilità che Mubarak potesse essere eletto, unico candidato,
per un quinto mandato consecutivo.
Si
riaccende la violenza ad Haiti. Circa una ventina di persone hanno perso la
vita, negli ultimi due giorni, in varie zone di Port-au-Prince. Tredici persone
sono state uccise giovedì sera da individui armati in un quartiere popolare a
sud della capitale; mentre altre cinque persone, sostenitori dell’ex presidente,
Jean Bertrand Aristide, sono morte in un conflitto a fuoco con la polizia nel
quartiere popolare di Salina.
Il
presidente peruviano, Alejandro Toledo, ha deciso ieri di operare un
minirimpasto di governo, sostituendo quattro ministri del gabinetto guidato dal
premier Carlos Ferrero. I dicasteri interessati sono quelli del Lavoro, della
Giustizia, della Produzione e dell’Agricoltura.
Ancora
violenza in Thailandia. Quattro persone sono state uccise nel sud del Paese
asiatico dai separatisti musulmani, in meno di 24 ore. Lo ha reso noto oggi la
polizia, senza fornire ulteriori dettagli.
Terri
Schiavo, la donna della Florida da 15 anni in persistente stato vegetativo,
potrà continuare ad essere alimentata artificialmente per altre tre settimane,
fino al 18 marzo prossimo. Lo ha deciso ieri un giudice della Contea di
Pinella, dopo un ricorso dei genitori e dello Stato. Il giudice George Greer ha
dato così tempo a Bob e Mary Schindler di fare nuovi test sulla figlia, per
accertarne le condizioni mentali. La battaglia sulla sorte della donna va
avanti ormai da anni: da un lato c’è il marito che vuole staccare la spina,
dall’altra ci sono, invece, i genitori, per i quali la rimozione del tubo
equivale ad una vera e propria esecuzione.
Il
ministro dell’economia e delle finanze francese, Hervé Gaymard, ha presentato
ieri le sue dimissioni al primo ministro, Jean-Pierre Raffarin. Il ministro è
al centro di uno scandalo per aver preso come appartamento di servizio un
alloggio da 600 metri quadrati, per un affitto a carico dell’erario di 14 mila
euro al mese. Al suo posto è stato nominato, Thierry Breton, presidente di
France Telecom.
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