RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
56 - Testo della trasmissione venerdì 25 febbraio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
La centralità della
figura di Cristo nell’esperienza di don Giussani
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Al via, il 28 febbraio prossimo, il piano del governo
della Malaysia
Ancora violenze in Iraq: uccisi 5 iracheni e un soldato americano. A Baquba catturato un terrorista legato ad Al Zarqawi
In Medio Oriente varato
il nuovo governo palestinese guidato da Abu Ala
Stati Uniti e Russia
uniti contro il terrorismo internazionale: quanto dichiarato ieri a Bratislava
da Bush e Putin
25
febbraio 2005
IL SANTO PADRE HA TRASCORSO UNA NOTTE DI
TRANQUILLO RIPOSO;
RESPIRA DA SOLO E NON HA NESSUNA FORMA DI
INFEZIONE:
QUESTO IL CONTENUTO DEL BOLLETTINO MEDICO
RESO PUBBLICO NELLA TARDA MATTINATA DI OGGI
DOPO L’INTERVENTO DI TRACHEOTOMIA, IERI SERA, AL
RISVEGLIO,
IL PAPA HA SCRITTO UN BREVE PENSIERO
- A cura di Fausta Speranza e Alessandro De
Carolis -
*********
Il Santo Padre ha trascorso una notte di tranquillo
riposo.
*********
Queste
le prime parole del portavoce vaticano Navarro Valls che in sala stampa
vaticana ha presentato il bollettino medico sulle condizioni del Papa dopo
l’intervento di tracheotomia di ieri sera. Ma sul pronunciamento dei medici,
ascoltiamo subito quanto ci riferisce Alessandro Gisotti, che abbiamo in collegamento
dal Gemelli:
***********
La
tensione si è sciolta al Policlinico Gemelli, alla lettura del primo bollettino
medico sulle condizioni di salute di Giovanni Paolo II dopo l’intervento di
tracheotomia elettiva, cui è stato sottoposto ieri sera. “Il Santo Padre ha
trascorso una notte di tranquillo riposo” ha detto il portavoce del Gemelli,
Nicola Cerbino, in concomitanza con la lettura del comunicato in Sala Stampa
vaticana. Stamani, il Papa “ha fatto la prima colazione con buon appetito e il
decorso post-operatorio continua in modo regolare”.
Altro
dato significativo del bollettino: “La respirazione è autonoma e le condizioni
cardio-vascolari si mantengono buone. Su prescrizione dei medici il Papa dovrà
rinunciare a parlare per alcuni giorni al fine di favorire il recupero della
funzione laringea”. A conferma del decorso positivo, è stato annunciato che non
si “prospetta il bisogno di emettere un nuovo comunicato fino a lunedì 28
febbraio alle ore 12.30”. Ricordiamo che il Papa è stato ricoverato ieri
mattina qui al Gemelli per una ricaduta della sindrome influenzale che lo aveva
colpito nelle settimane scorse.
Clima
dunque disteso al Policlinico Gemelli, dove il Pontefice ha ricevuto la visita
del cardinale vicario Camillo Ruini. Intanto, come in occasione dell’ultimo
ricovero, meno di tre settimane fa, sono in molti i fedeli, primi fra tutti i
degenti, che si raccolgono in preghiera per il Papa nella cappella al terzo
piano dell’ospedale o che semplicemente si accostano ai giornalisti per
chiedere notizie sulla salute del Pontefice. Una ragazza romana, Francesca,
laureanda in Giurisprudenza, ha portato un mazzo di fiori. “Io non ho mai
conosciuto mio padre – ha spiegato con gli occhi lucidi – per me, Giovanni
Paolo II è davvero un padre, un padre santo”.
Imponente,
anche oggi, è il dispiegamento dei mezzi di comunicazione di tutto il mondo.
Decine le telecamere puntate sul decimo piano dell’ospedale e qui nella sala
stampa dell’ospedale in attesa di qualche visita al Santo Padre. Ancora una
volta, dunque, per la decima volta nel corso del Pontificato di Giovanni Paolo
II, i cuori di tutti i cattolici e gli occhi di tutto il mondo tornano ad
essere rivolti verso questo ospedale romano, luogo della sofferenza e della
speranza.
Dal Policlinico Gemelli, Alessandro Gisotti, Radio
Vaticana.
**********
Dopo
aver presentato il bollettino medico, rispondendo alle domande dei giornalisti,
il portavoce vaticano Navarro Valls ha poi aggiunto ulteriori dettagli, come la
colazione del Papa fatta di caffelatte, 10 biscotti e yogurt, e un episodio di
ieri sera. Ascoltiamolo:
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Quando
ieri è rientrato nella sua stanza, l’anestesia era molto leggera, egli ha fatto quel gesto, che ha già fatto
questa mattina come per dire tutto bene. Ha scritto, forse in tono scherzoso
perché è più difficile interpretare le parole scritte che le parole
pronunciate: ‘che mi hanno fatto’… E “ma io sono sempre totus tuus”.
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Dopo 15
giorni, dunque, il Gemelli è tornato ad accogliere il Papa. La testimonianza di
don Decio Cipolloni, assistente spirituale dell’ospedale romano:
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R. – Un’accoglienza
naturalmente ancora più trepidante, ma sempre carica di speranze e di fiducia.
L’uomo fragile di oggi, l’uomo forte di ieri. Proprio in questi giorni è uscito
il suo libro “Memoria e identità” in cui, ricordando lui stesso quel 13 maggio
1981, ci fa prendere coscienza che da quel giorno iniziò il suo cammino
essenzialmente segnato dalla sofferenza. Siamo tutti in fibrillazione, ma
quello che veramente ci consola è questo affidare Giovanni Paolo II alla
potenza di Dio.
**********
Tra le persone
accorse oggi al Policlinico Gemelli c’era anche Ernesto Olivero, fondatore del
Servizio missionario giovani, giunto da Torino per portare al Papa il saluto
dell’Arsenale della pace:
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R. – Il
saluto personale è nel cuore, nella preghiera, per riconfermargli la vicinanza
e per riconfermare che domani sera c’è un grande concerto che abbiamo dedicato
al Santo Padre. Gli dirò che migliaia e migliaia di ragazzi stanno pregando per
lui. La nostra speranza è che guarisca in fretta e ritorni a parlare, perché il
Santo Padre è veramente entrato nel cuore di tutti noi. Quindi, con discrezione
gli dirò: “Ti vogliamo bene”.
**********
Alla notizia del nuovo ricovero
del Pontefice al Gemelli, la preoccupazione di tutto il mondo è sfociata in
preghiere spontanee e in messaggi di vicinanza e di pronta guarigione. Il servizio
di Giada Aquilino:
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Ancora
una volta, nel momento della malattia, tutto il mondo si stringe attorno a
Giovanni Paolo II, a partire dai fedeli e dai suoi più stretti collaboratori.
Il cardinale vicario, Camillo Ruini, ha invitato tutta la diocesi di Roma a
raccogliersi in preghiera per l’amatissimo vescovo e padre nella fede. E
subito, nella Basilica di San Pietro, una piccola folla di religiosi, famiglie,
turisti ha improvvisato una veglia di raccoglimento. Sentimenti di preoccupazione
e speranza hanno accomunato anche i compatrioti polacchi riunitisi a pregare su
invito dei loro vescovi. Stessa vicinanza da tutta la comunità internazionale.
Il
presidente statunitense Bush, a nome di tutti gli americani, ha inviato un
augurio di cuore per un rapido recupero, proprio mentre i cattolici americani
si riunivano in preghiera da New York a Detroit, da Boston ad Harford, in
Connecticut. Dal presidente italiano, Ciampi, sono giunti gli auguri più
affettuosi e pieni affinché il Pontefice possa superare anche questo momento
non facile. La voce degli australiani è arrivata attraverso il messaggio del
premier, John Howard. Auguri di pronto ristabilimento pure dagli esponenti
delle principali religioni. Giunti gli auspici di miglioramento dal rabbino
capo di Roma, Riccardo Di Segni, e dalle comunità islamiche.
D’altra
parte, sin dalla notizia del ricovero, l’apprensione per la salute di Giovanni
Paolo II, era rimbalzata di continente in continente, ripresa dalle edizioni
straordinarie di tele e radio giornali, ma anche delle pubblicazioni on line.
Tutti a testimoniare che dal Gemelli, in questo tempo di Quaresima, giunge
ancora una volta un messaggio di amore vissuto e testimoniato in comunione con
Cristo e con la Chiesa, quello di Giovanni Paolo II.
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Roberto
Piermarini ha raccolto le testimonianze dalla Polonia, Paese natale di Giovanni
Paolo II, dalla Terra Santa e da Fatima:
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Tutta la Polonia si sta
stringendo intorno a Giovanni Paolo II, come ci riferisce dall’arcidiocesi di
Cracovia, mons. Taddeus Pieronic:
“Naturalmente stiamo pregando. E’ un momento veramente difficile per noi.
La televisione polacca e la radio fanno di tutto per informare la gente di come
sta il Papa. Esortano anche a pregare per lui”.
Anche la Terra Santa si sta
unendo alla preghiera della Chiesa universale. Da Gerusalemme il custode di
Terra Santa, padre Pier Battista Pizzaballa:
“Siamo uniti in preghiera insieme con tutta la
Chiesa per la salute del Papa. Durante
la Quaresima, in Terra Santa, ci sono tantissime celebrazioni particolari. In
modo speciale, qui a Gerusalemme, si chiamano le stazioni quaresimali sui
luoghi santi. Tutte queste preghiere particolari sono dedicate naturalmente al Papa,
alla sua salute e alla Chiesa”.
Preghiere anche dal Santuario
mariano di Fatima, in Portogallo, così strettamente legato alla figura del
Papa. Il rettore di Fatima, mons. Luciano Guerra:
“Anche a
Fatima c’è un messaggio speciale di venerazione, di amore, di apprezzamento per
la missione del Papa e nel messaggio di Fatima si ribadisce. Pertanto noi
preghiamo ogni giorno e parecchie volte al giorno per il Santo Padre”.
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Gli stessi pazienti del Gemelli,
intanto, continuano a pregare per Giovanni Paolo II. Andrea Sarubbi ha raccolto
la testimonianza di una paziente, mentre Stefano Leszczynski gli auguri di un
gruppo di bambini di una scuola materna:
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R. – Tutti i giorni prego per il Santo Padre. In ogni rosario che
dico, e ne dico diversi durante il giorno, c’è sempre il pensiero a lui. Vorrei
tanto, come tanta gente che prega per lui, che rimanga ancora con noi, perché è
la nostra forza. Ci sta accompagnando in questo momento così difficile per
tutti noi, per noi cristiani, per la Chiesa, per tutti. I giovani hanno bisogno
di figure così.
R. – Preghiamo Gesù perché guarisca presto, presto. Auguri
Papa!
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LA CENTRALITA’ DELLA
FIGURA DI CRISTO NELL’ESPERIENZA DI DON GIUSSANI
Migliaia di persone hanno
seguito i funerali di don Luigi Giussani nel Duomo di Milano che non ha potuto
contenerle tutte. Sotto la pioggia, a migliaia hanno seguito il rito su un
maxischermo. Il rito è stato officiato dall’arcivescovo di Milano, cardinale
Dionigi Tettamanzi e dal prefetto della Congregazione per la dottrina della
Fede cardinale Josef Ratzinger. Con loro, nella cattedrale, hanno concelebrato
i cardinali Sepe e Scola, 18 vescovi e oltre 500 sacerdoti provenienti da tutto
il mondo. Nelle prime file una schiera di autorità politiche, a partire dal
presidente del Consiglio italiano, con i presidenti di Camera e Senato. Il
servizio di Fabio Brenna:
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Il
segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, mons. Rylko, ha letto un lungo
ed affettuoso messaggio di Giovanni Paolo II, che ha ricordato la centralità
della figura di Cristo nella esperienza di Don Giussani:
“Don Giussani ha proposto la
compagnia di Cristo a moltissimi giovani che, oggi adulti, lo considerano come
loro padre spirituale”.
Il cardinale Ratzinger, nell’omelia, ha sottolineato
l’originalità della formula che ha portato alla fondazione del movimento
“Comunione e Liberazione”:
“La libertà per essere vera e quindi per essere anche efficiente ha
bisogno della comunione e non di qualunque comunione, ma della comunione con la
verità stessa, con l’amore stesso, con Cristo, col Dio trinitario. Così si
costruisce la comunità che crea libertà e dona gioia”.
Il cardinale Ratzinger ha poi ricordato
l’essenzialità dell’intuizione di Don Giussani che ha affascinato migliaia di
giovani in tutto il mondo:
“Sempre ha tenuto fisso lo
sguardo della sua vita e del suo cuore verso Cristo. Ha capito in questo modo
che il Cristianesimo non è un sistema intellettuale, un pacchetto di dogmi, un
moralismo, ma che il Cristianesimo è un incontro, una storia d’amore, un
avvenimento”.
Il cardinale Tettamanzi ha poi
invitato tutti a pregare per il Papa, sottoposto - ha detto - ad una nuova
prova. Don Giulian Carrone, il sacerdote spagnolo designato dallo stesso don
Giussani a succedergli alla guida del Movimento, nel ricordare lo scomparso ha
indicato quale sarà il suo compito:
“Chiedo la grazia per la responsabilità affidatami da Don Giussani di
poter servire questo dono dell’unità. Sono certo che se siamo semplici nel seguire,
sentiremo Don Giussani più padre che mai”.
Il feretro di don Luigi Giussani è stato poi
tumulato nel famedio del cimitero monumentale di Milano, dove sono accolti i
cittadini illustri.
Da Milano, per la Radio Vaticana, Fabio Brenna.
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LA PREPARAZIONE DELLA
SECONDA ASSEMBLEA SPECIALE PER L’AFRICA,
NEL MESSAGGIO DEL PAPA INDIRIZZATO, PER IL
CONSIGLIO SPECIALE
PER L’AFRICA DEL SEGRETARIATO GENERALE DEL SINODO
DEI VESCOVI,
A MONS. NIKOLA ETEROVIC
- A cura di Fausta Speranza -
In questi giorni, in cui si
svolge il Consiglio speciale per l’Africa del Segretariato generale del Sinodo
dei vescovi, il Papa indirizza un messaggio di saluto particolare a
mons. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo stesso. Lo ringrazia del
servizio reso in passato e nel presente alla Chiesa in Africa e sottolinea che
il Consiglio voluto dai Padri sinodali alla fine dell’Assemblea
Speciale per l’Africa, svoltasi nel 1994, ha ora l’obiettivo di preparare la
seconda Assemblea. Il Papa ricorda il dinamismo suscitato dalla prima
esperienza sinodale africana, sottolineando che la prossima avrà per obiettivo quello di sostenere le
Chiese locali e i loro pastori e di aiutarli nei loro progetti pastorali
preparando l’avvenire della Chiesa nel continente africano, che vive situazioni
difficili tanto dal punto di vista politico, economico e sociale quanto sotto
il profilo della pace.
Il Papa parla dell’opera urgente
di evangelizzazione, nello sviluppo sociale dei differenti Paesi del
continente. Intanto l’Africa – ricorda Giovanni Paolo II – affronta sempre
terribili flagelli come i conflitti armati, la povertà persistente, le
malattie, a cominciare dall’AIDS. Tutto ciò indebolisce l’Africa, depaupera le
sue energie e ipoteca il suo futuro, spiega.
Per costruire una società prospera
e stabile – afferma – l’Africa ha bisogno di tutti i suoi figli e dei loro
sforzi congiunti. E sottolinea quanta parte svolgano con generosità e
abnegazione i figli e le figlie della Chiesa stimolando con l’esempio i loro
fratelli africani.
Possa – si augura Giovanni Paolo
II – la futura Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per l’Africa, favorire
anche un rafforzamento della fede nel Cristo Salvatore e un’autentica
riconciliazione.
L’Anno dell’Eucarestia che
celebriamo – aggiunge il Papa – è un momento particolarmente opportuno per
rafforzare o ristabilire la comunione nelle relazioni tra le persone, tra i
gruppi umani e religiosi come anche tra le nazioni e nelle diverse regioni
d’Africa. Il Papa, in fede, affida all’intercessione di Nostra Signora d’Africa
tutti i partecipanti al Consiglio.
RISCOPRIRE IL CARATTERE
FESTOSO DELL’EUCARISTIA COME “CUORE DELLA DOMENICA”: COSI’ PADRE CANTALAMESSA,
NELLA PRIMA PREDICA DI QUARESIMA
- Servizio di Alessandro De Carolis -
Il significato storico e spirituale della domenica,
“pasqua settimanale”, ha riguardato la prima predica di Quaresima, tenuta
questa mattina alla Curia Romana da padre Raniero Cantalamessa. Il predicatore
pontificio ha parlato dell’Eucaristia e della figura dell’apostolo Tommaso che
simboleggia, con i suoi dubbi e con la sua fede, l’esperienza interiore dei
credenti di ogni tempo. Il servizio di Alessandro De Carolis:
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“Nell’Eucaristia è presente non
solo il Crocifisso ma anche il Risorto”. E il “profondo legame teologico tra
l’Eucaristia e la Resurrezione crea il legame liturgico tra l’Eucaristia e la
domenica”. Sta in questa sequenza di vincoli dottrinali l’origine della
domenica cristiana che padre Raniero Cantalamessa ha ripercorso nella
meditazione di questa mattina: una diretta prosecuzione della riflessione
avviata con le prediche di Avvento, incentrate sull’inno eucaristico Adoro te devote. La quarta strofa del
componimento - ha spiegato padre Cantalamessa - vuole “mostrare che
l’Eucaristia è in stretto rapporto sia con la morte che con la Risurrezione di
Cristo” e per farlo si serve della figura dell’Apostolo Tommaso:
“C’è una
profonda analogia tra la situazione di Tommaso e quella del credente nella
Messa. In ogni Eucaristia è come se Gesù entrasse di nuovo, “a porte chiuse”
nel luogo della celebrazione (…) nella comunione: non solo permette a noi di penetrare
nel suo petto, ma penetra lui nel nostro”.
Da
questa esperienza, attraverso la quale Tommaso vive in certo modo il mistero
eucaristico analogamente ai credenti di oggi, senza cioè poter “toccare con
mano”, il predicatore pontificio ha aperto una lunga parentesi storica
sull’affermarsi della domenica come “pasqua settimanale” presso le prime
comunità cristiane e anche come “giorno di riposo”, sotto l’imperatore
Costantino, sostituendosi al sabato degli Ebrei. C’è una forte esigenza di
fondo, in quei primi secoli, di differenziarsi dalla ritualità ebraica. Ed ecco
- ha proseguito padre Cantalamessa - che un “tratto distintivo della Domenica
all’epoca dei Padri (della Chiesa, ndr) è la gioia”, ovvero un giorno di festa
durante il quale è vietata ogni forma penitenziale. Il “cuore” della domenica
diventa “l’assemblea liturgica” che si raduna per celebrare l’Eucaristia. Nei
secoli successivi, si smarrisce un po’ il carattere festoso e prevale quello
formale, del “precetto”. Ma la riforma liturgica avviata dal Vaticano II e, più
ancora, la Lettera apostolica di Giovanni Paolo II del 98, Dies Domini, recuperano – ha affermato padre Cantalamessa – “il
carattere pasquale” del Giorno del Signore:
“Dobbiamo riscoprire
quello che era la Domenica nei primi secoli, quando essa era un giorno speciale
(…) Più che sull’obbligo, dobbiamo
far leva sul bisogno che il cristiano
ha di comunicare al corpo e al sangue del Signore. “La partecipazione
all'Eucaristia - scrive il papa
nella Novo millennio ineunte - sia veramente, per ogni
battezzato, il cuore della domenica: un impegno irrinunciabile, da
vivere non solo per assolvere a un precetto, ma come bisogno di una vita
cristiana veramente consapevole e coerente”.
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UNA GLOBALIZZAZIONE EQUA CHE
CREI OPPORTUNITA’ PER TUTTI:
L’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO
E IL PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE
PRESENTANO ALLA LATERANENSE
IL RAPPORTO DELLA COMMISSIONE MONDIALE
SULLA DIMENSIONE SOCIALE DELLA GLOBALIZZAZIONE
- Intervista con il cardinale Renato Raffaele
Martino -
La
globalizzazione può e deve essere cambiata: è quanto emerge dal Rapporto elaborato
dalla Commissione mondiale sulla dimensione sociale della globalizzazione,
istituita dall’Ufficio Internazionale del Lavoro di Ginevra (ILO) nel 2002. Lo
studio, che viene presentato oggi alle 15.00 alla Lateranense dal direttore
generale dell’ILO, Juan Somavia, e dal cardinale Renato Martino, presidente del
Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, denuncia che l’attuale
funzionamento dell’economia mondiale soffre di squilibri inaccettabili dal
punto di vista etico e insostenibili sotto il profilo politico. Per la
maggioranza degli uomini e delle donne la globalizzazione non risponde alle
legittime aspirazioni ad avere un lavoro dignitoso e un avvenire migliore per i
figli.
E’
urgente, dunque, ripensare le politiche della globalizzazione. Ma per capire secondo
quali linee, Giovanni Peduto ha intervistato il cardinale Renato Martino:
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R. –
Occorre anzitutto concentrarsi sulle giuste aspettative delle persone che
vogliono essere rispettate nella loro identità culturale e nella loro autonomia,
che aspirano ad un lavoro dignitoso e remunerativo senza discriminazioni tra
uomo e donna. Una giusta globalizzazione deve poggiare sulle colonne portanti e
interdipendenti dello sviluppo integrale sostenibile e della protezione
ambientale. Occorrono poi mercati produttivi e regole giuste, con opportunità
di accesso per tutti, ma nel rispetto anche delle differenti capacità di
sviluppo; solidarietà e partenariati più stretti; un sistema ONU più efficace;
l’aumento degli aiuti pubblici allo sviluppo per il raggiungimento degli
Obiettivi del Millennio, tra cui il dimezzamento del numero dei poveri entro il
2015.
D. – Il
Papa ha molto insistito sulla globalizzazione della solidarietà …
R. –
Certo. La solidarietà non è un vago sentimentalismo ma un’assunzione di responsabilità
verso gli altri, l’impegno a coordinare le risorse in vista del bene comune.
Perciò, io direi che, per arrivare concretamente ad una globalizzazione della
solidarietà, bisogna puntare sul lavoro. Bisogna fare del lavoro dignitoso e
soddisfacente per tutti un obiettivo globale delle politiche locali, nazionali
e internazionali.
D. –
Ciò investe la responsabilità soprattutto dei politici, degli economisti, degli
imprenditori, delle istituzioni. C’è poi il piano individuale del comune cittadino
…
R. – Io
comincerei da uno stile di vita più sobrio che è alla portata di tutti. Il
demone tentatore del consumismo crea bisogni fittizi a noi stessi e nega
bisogni vitali agli altri. Oggi, purtroppo, dall’usa e getta siamo
passati al getta e compra, che è assai peggio. Una via da incoraggiare
è, ad esempio, quella del “commercio equo e solidale”, per assicurare il giusto
compenso a chi produce materialmente i beni.
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RIORGANIZZARE IL SISTEMA DI SOLIDARIETÀ
INTERNAZIONALE,
RISPETTANDO LA DIGNITÀ DELL’UOMO. E’ QUANTO HA CHIESTO
ALLE NAZIONI UNITE, L’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’ONU
- A cura di Roberta Moretti -
Gli attuali modelli di sviluppo sono troppo tecnocratici e spesso causa
di un aumento della povertà e dell’ineguaglianza. E’ la denuncia
dell’arcive-scovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede
presso le Nazioni Unite, intervenuto martedì scorso al Palazzo di Vetro di New
York. Il presule ha invitato le Nazioni Unite a riorganizzare il sistema di
solidarietà internazionale nel rispetto della “dignità di ogni uomo, donna e
bambino”. E’ necessario, secondo l’arcivescovo, sostenere una politica sociale
improntata ad una giustizia distributiva, abolendo certi “inaccettabili sistemi
di controllo della popolazione mondiale”.
“L’aiuto pubblico allo sviluppo non solo deve essere impiegato meglio,
ma deve anche essere aumentato”, ha spiegato, ricordando ai Paesi industrializzati
il loro impegno di destinare lo 0,7 per cento del Prodotto interno lordo (PIL)
allo sviluppo. Bisogna, infatti, promuovere “investimenti che consentano ai
poveri, specialmente alle donne, di acquisire potere”, non imponendo loro
“condizioni inaccettabili”. In concreto, l’arcivescovo Migliore ha elencato i
presupposti perché la comunità internazionale possa realizzare entro il 2015
gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio: “politiche di sradicamento della
povertà”; “progressi nel buon governo e
nella lotta alla corruzione”; “una riforma finanziaria e commerciale in favore
dei Paesi in via di sviluppo”; debiti cancellati “in tutti i casi applicabili”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apertura
di prima pagina: “... Ma io sono sempre Totus Tuus”; il primo “biglietto” che
il Santo Padre ha scritto dopo l’operazione chirurgica. Giovanni Paolo II è
stato sottoposto a intervento di tracheotomia e ha trascorso una notte di tranquillo
riposo.
Nelle
vaticane, la Lettera di cordoglio del Papa in occasione delle esequie di mons.
Luigi Giussani. L’omelia del cardinale Joseph Ratzinger che ha presieduto i
funerali a nome del Santo Padre.
Il
messaggio di Giovanni Paolo II all’arcivescovo Nikola Eterovic, segretario generale
del Sinodo dei Vescovi, in occasione della riunione del Consiglio speciale per
l’Africa della Segreteria Generale, in corso in questi giorni.
Una
pagina sulla figura di Don Carlo Gnocchi nel 49 anniversario della morte (28
febbraio 1956).
Nelle
estere, per la rubrica dell’“Atlante geopolitico” un articolo di Giuseppe Maria
Petrone dal titolo “Nessuno dimentichi il maremoto in Asia”.
In
evidenza il vertice, a Bratislava, tra Bush e Putin: impegno nella lotta contro
il terrorismo.
Nella
pagina culturale, un articolo di Francesco Licinio Galati sul romanzo di Muriel
Spark intitolato “Invidia”.
Nelle
pagine italiane, in primo piano il tema della competitività: piano per lo sviluppo
da quattro miliardi di euro.
In
rilievo i temi della giustizia e del terrorismo.
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25
febbraio 2005
SETTE LE CANDIDATURE ALL’OSCAR PER “MILLION DOLLAR
BABY”,
L’IMPEGNATIVO
FILM DI CLINT EASTWOOD CHE PARLA DI
AMORE E SOFFERENZA
AFFRONTANDO IL TEMA DELL’EUTANASIA
- Con noi mons. Elio Sgreccia e Roberto Nepoti -
Sette le candidature agli Oscar,
che saranno assegnati domenica notte, per “Million Dollar Baby”, film
struggente e impegnativo di Clint Eastwood, che ha per protagonisti lo stesso
regista e Hilary Swank. Parla d’amore e di sofferenza, innescando alcune
riflessioni su un tema particolarmente delicato e non marginale: l’eutanasia.
Il servizio è di Luca Pellegrini:
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(Clip del film)
Maggie Fitzgerald ha una sola
passione nella vita: il ring, la boxe. Trova l’allenatore giusto per lei:
Frankie Dunn. Tra loro, che conoscono solitudine e sofferenze, nasce un
rispettoso, pudico rapporto d’amore, messo alla prova quando il dolore irromperà
nella loro esistenza con inaudita, inaspettata ferocia. “Million Dollar Baby”
raggiunge i vertici della poesia e del rigore espositivo, ma pone anche alcuni
interrogativi: dinanzi ad una vita sfregiata, ad una morte desiderata, come
reagire? Cosa pensare? Una risposta ci viene data da mons. Elio Sgreccia,
presidente della Pontificia Accademia per la Vita:
“Con un atteggiamento, prima di tutto, di compassione per la sofferenza
di una giovane vita come questa di cui parliamo. Precipitare da uno stato di
pieno rendimento addirittura atletico e di speranze di affermazione in una
situazione di tetraplegia, di impedimento totale del movimento rappresenta una
situazione veramente di estrema sofferenza. Allora, in questa situazione il
giudizio soggettivo di quello che è scaturito in questa esistenza, quando ha
chiesto il suicidio, di quello che è avvenuto nella persona che l’ha accontentata,
lo dobbiamo rimettere a Dio, perché è difficile comprendere cosa sia avvenuto e
quanto la tempesta dei sentimenti e anche della pietà abbiano potuto travolgere
le persone. Ma dal punto di vista, invece, di una morale e di una verità, ci
dobbiamo domandare se questa sia stata la soluzione migliore. La soluzione
migliore, quella che si sarebbe dovuta mettere in moto, non è quella di
anticipare la morte, quindi di togliere la vita tormentata, ma quella di
offrire ragioni di speranza e ragioni di senso alla sofferenza stessa”.
Pregio dell’opera di Eastwood è
quello di non essere affatto un film a tesi, ma di raccontare con estrema
precisione visiva e sintesi drammaturgica uno spaccato di vita americana con
due piccoli, coraggiosi eroi del quotidiano. Il critico Roberto Nepoti spiega
quali sono i valori estetici e formali del film:
“Io lo trovo un grande film senza riserve, di un rigore assoluto,
dall’inizio alla fine. Nel film di Eastwood non c’è, e sono convinto che non
sia per ipocrisia, né una posizione apologetica né una posizione di condanna.
Non è quello il tema e capisco che si tratta di qualcosa di veramente
delicato. Questo film è il tragico
epilogo della vita disperata di una giovane donna.”
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25
febbraio 2005
“NOI CRISTIANI SIAMO SENZA AIUTO!”. E’
LA DENUNCIA DI MONS. IGNATIUS MENEZES, VESCOVO DI AJMER-JAIPUR, NELL’INDIA
NORD-OCCIDENTALE,
DOPO L’ENNESIMO ASSALTO DI
FONDAMENTALISTI INDÙ
A UN MEETING DI CRISTIANI NEL PAESE
JAIPUR. =
Attivisti induisti hanno assalito un gruppo di giovani cristiani che si stava recando
a un incontro biblico nella città di Kota, nello stato del Rajasthan,
nell’India nord-occidentale. Arrivati nella stazione ferroviaria cittadina, 250
cristiani, in gran parte tribali, sono stati circondati da 200 membri del
gruppo fondamentalista del Bajarang Dal e condotti nella locale stazione di
polizia. Le autorità locali li hanno poi rimandati indietro su un altro treno,
impedendo loro di partecipare alla “Bible Convention” organizzata dal
gruppo cristiano “Emmanuel”. Il leader della comunità ha definito quanto avvenuto
sabato scorso “un attacco violento e gratuito”. Mons. Ignatius Menezes, vescovo
cattolico di Ajmer-Jaipur, diocesi dove è avvenuto il fatto, ha dato voce alla
protesta dei cristiani contro i militanti indù e l’operato delle forze
dell’ordine: “Gli attivisti indù controllano tutte le attività cristiane e ogni
volta escogitano nuovi modi per impedire e bloccare tutti i loro incontri”, ha
dichiarato all’agenzia AsiaNews. Il presule ha puntato il dito
anche contro il governo del Rajasthan, già sotto accusa per le misure
adottate in materia sociale e religiosa. Il primo ministro Vasundhara Raje,
infatti, ha tolto il divieto sul possesso privato dei trishuls, le spade
a tre punte solitamente usate dai fondamentalisti indù. Inoltre, ha fatto
ritirare casi giudiziari contro membri del Vishwa Hindu Parishad (VHP), il
Consiglio mondiale indù, e del Bajarang Dal. “Noi cristiani siamo senza aiuto”,
ha denunciato mons. Menezes: “Al governo c’è il BJP e noi non abbiamo voce”.
Anche i musulmani locali hanno espresso solidarietà ai cristiani
perseguitati nel Rajasthan denunciando come il governo locale, guidato dal
Bharatiya Janata Party (BJP), cioè il partito che si ispira all’ideologia indù,
assecondi e sostenga le “organizzazioni estremiste indù. “Anche se noi
protestiamo contro questa legge” - ha aggiunto mons. Menezes - “non abbiamo
nessun ascolto: la situazione è seria e preoccupante”. Secondo un rapporto del
VHP, nel corso dello scorso anno 12.857 membri delle minoranze sono ritornate
alla religione indù: tra questi, 9.130 cristiani. (R.M.)
PORTARE CONFORTO, ASSICURARE LA VICINANZA
SPIRITUALE DEL PAPA E CONTROLLARE I PROGRAMMI DI RICOSTRUZIONE DELLE CHIESE
LOCALI.
QUESTI, GLI SCOPI DEL VIAGGIO DELL’ARCIVESCOVO
PEDRO LOPEZ QUINTANA, NUNZIO APOSTOLICO IN INDIA E NEPAL,
NEI
TERRITORI INDIANI COLPITI DALLO TSUNAMI
NEW
DELHI. = Portare conforto alla popolazione impegnata nella ricostruzione,
assicurare la vicinanza spirituale del Santo Padre, visitare i progetti di
ricostruzione portati avanti dalle Chiese locali: con questi obiettivi
l’arcivescovo Pedro Lopez Quintana, nunzio apostolico in India e Nepal, si è
recato nei giorni scorsi nelle aree dell’India meridionale colpite dallo
tsunami. Il rappresentante della Santa Sede ha visitato diversi villaggi in
Tamil Nadu e Kerala, accertandosi dei programmi di ricostruzione messi in atto
dalla Chiesa e da altre agenzie cattoliche, soprattutto in favore dei pescatori
che hanno visto la loro vita sconvolta dal maremoto del 26 dicembre scorso. “Il
Santo Padre mi ha mandato per darvi la sua benedizione e mostrarvi la sua
vicinanza in queste vostre sofferenze” ha detto il nunzio agli abitanti dei
villaggi che sono giunti a salutarlo, aggiungendo: “Il Santo Padre ha pregato
per voi e per tutti coloro che hanno perso le loro vite e le loro proprietà”.
Quindi, un’esortazione: “Non abbiate paura: il Signore Dio Onnipotente, che
conosce ogni cosa, è al vostro fianco. Il Padre celeste aiuterà tutti coloro
che soffrono per questo disastro. L’arcivescovo Lopez Quintana ha pregato per
le vittime, accompagnato nel suo viaggio da mons. Stanley Roman, vescovo di
Quilon, e da mons. Soosa Pakiam, vescovo di Trivandrum dei Latini, che gli
hanno riferito e illustrato l’impegno della Caritas e dei religiosi delle
Chiese locali. In Tamil Nadu il nunzio ha anche celebrato nel Santuario mariano
di Vailankanni una Santa Messa di suffragio per le vittime dello tsunami.
(R.M.)
AL VIA, IL 28 FEBBRAIO PROSSIMO, IL PIANO DEL
GOVERNO DELLA MALAYSIA CONTRO
I
PROFUGHI CHE IN QUESTI GIORNI CONTINUANO A RAGGIUNGERE IL PAESE. L’ALTO
COMMISSARIATO ONU PER I RIFUGIATI NE TEME L’ARRESTO O LA DEPORTAZIONE
KUALA
LAMPUR. = Il governo della Malaysia, in seguito alle grandi ondate di profughi
provenienti dal Myanmar nel proprio territorio, ha stabilito un piano per contrastare
le immigrazioni irregolari, la cui entrata in vigore è prevista per la fine
dell’amnistia, il prossimo 28 febbraio. L’iniziativa, alla cui realizzazione
parteciperà anche il “Rela”, una forza civile volontaria operante nel
territorio, ha suscitato la preoccupazione dell’Alto Commissariato dell’ONU per
i rifugiati (ACNUR) che teme, come conseguenza, il possibile arresto o
deportazione di migliaia di rifugiati o richiedenti asilo. L’ACNUR si occupa in
Malaysia di circa 47mila rifugiati, tra cui molti appartenenti a diversi gruppi
del Myanmar, persone in fuga dalla provincia indonesiana di Aceh e da altri
Paesi. A tal proposito, l’ACNUR ha stipulato alcuni accordi informali con la
polizia e con il “Rela” per prevenire eventuali spiacevoli ripercussioni sui
rifugiati. Per monitorare la situazione l’Alto Commissariato dell’ONU ha
istituito presso il proprio ufficio di Kuala Lampur una stazione operativa che
sorveglierà tutta la situazione e lo svolgimento delle varie operazioni.
(M.V.S.)
IERI A
STRASBURGO, IL SÌ DEL PARLAMENTO EUROPEO PER CONTRIBUIRE
AL FINANZIAMENTO DELLA GIORNATA
MONDIALE DELLA GIOVENTU’ DI COLONIA
STRASBURGO. = Il Parlamento
europeo ha approvato ieri a Strasburgo la proposta del Partito Popolare di
contribuire al finanziamento della XX Giornata mondiale della gioventù, che si
terrà a Colonia dall’11 al 21 agosto prossimi. I deputati europei hanno rinunciato
inoltre a fissare la somma proposta di 1,5 milioni di euro, decidendo di
lasciare aperto l’ammontare del finanziamento. La sovvenzione era stata
stabilita lo scorso 28 ottobre a Bruxelles. “Questo è un segno grandioso e
rende chiaro che il pensiero europeo della Giornata mondiale della gioventù ha
portato anche a Bruxelles frutti abbondanti”, aveva dichiarato il segretario
generale della GMG 2005, mons. Heiner Koch. Anche altre istituzioni hanno
dimostrato di voler sostenere concretamente l’iniziativa, “così per noi diventa
evidente quale stima la politica dimostri per la Chiesa”, aveva affermato
Hermann- Josef Johanns, l’amministratore della Giornata mondiale della
gioventù. Sia il governo federale tedesco, il Land Nordrhein- Westfalen, che la
città di Colonia si erano infatti impegnate a tal fine. (M.V.S.)
LE RADIO CATTOLICHE DELL’AFRICA
OCCIDENTALE RIUNITE DAL 7 AL 9 MARZO
PROSSIMI A OUAGADOUGOU, CAPITALE DEL
BURKINA FASO: E’ L’INIZIATIVA DI “SIGNIS”, ASSOCIAZIONE CATTOLICA
INTERNAZIONALE PER LA COMUNICAZIONE, PER ELABORARE PIANI STRATEGICI E
RAFFORZARNE LA PRESENZA NEL CONTINENTE
OUAGADOUGOU. = Un laboratorio delle
emittenti radiofoniche cattoliche francofone dell’Africa occidentale per
valutare le risorse a disposizione, elaborare piani strategici e rafforzare la
presenza nel continente: è un’iniziativa di “Signis”, associazione cattolica internazionale
per la comunicazione, che si terrà dal 7 al 9 marzo prossimi a Ouagadougou,
capitale del Burkina Faso. L’appuntamento, che fa seguito a un analogo incontro
organizzato nel novembre 2003 per le emittenti del Sud e dell’Est dell’Africa,
è considerato un’occasione unica per mettere in comune le diverse esperienze e
fare il punto sulla situazione delle radio cattoliche nel continente. L’idea e
la gestione del laboratorio è opera di “Signis”, “Signis Africa” e del Segretariato
nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale del Burkina
Faso. Si stima che siano circa sessanta le emittenti della Chiesa in Africa, da
quelle diocesane ad altre di congregazioni religiose, alcune divulgatrici solo
della liturgia, altre impegnate in un’informazione critica e combattiva, e ciascuna
con proprie linee editoriali, organizzazione, mezzi e capacità. (R.M.)
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25
febbraio 2005
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
In Iraq
è stato catturato a Baquba il capo di un gruppo di insorti legati al terrorista
giordano Al Zarqawi. Ma oltre a questo significativo arresto si registra anche
una nuova ondata di violenze. Il nostro servizio:
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Cinque
iracheni sono stati uccisi in differenti attacchi avvenuti nelle ultime ore a
nord di Baghdad. Le vittime sono: un soldato morto in seguito ad un’imboscata
tesa da sconosciuti nei pressi di Nibai; un poliziotto assassinato da uomini
armati a Baquba; due estremisti islamici uccisi da militari iracheni a Kirkuk e
un camionista raggiunto da colpi di arma da fuoco nella regione di Abbassiya.
Un altro episodio di violenza è avvenuto nella turbolenta provincia di Al Anbar
dove un soldato americano è rimasto ucciso ieri durante un’operazione militare.
A sud della capitale, la polizia ha rinvenuto, inoltre, i cadaveri di tre
iracheni che lavoravano per l’esercito americano. In questo contesto dominato
dall’instabilità, la stampa del Paese arabo riferisce poi che il leader
estremista sciita, Moqtada Al Sadr, ha contestato la legittimità di un governo
presieduto da Ibrahim Jaafari, candidato alla carica di premier dalla
coalizione sciita. In Australia, intanto, ha suscitato critiche la decisione,
presa dal governo di Canberra, di inviare in Iraq altri 450 soldati: il
Consiglio australiano delle Chiese cristiane ha definito “scandaloso” il nuovo
dispiegamento. “Questa decisione – si legge nel comunicato redatto dal Consiglio
- costituisce un passo indietro”.
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In Medio Oriente è
stato ufficialmente varato, ieri, il nuovo governo palestinese del premier Abu
Ala. Il Consiglio legislativo ha votato a larga maggioranza la fiducia
all’esecutivo, ponendo così fine alla crisi politica che per giorni aveva messo
a duro confronto i vertici dell’Autorità Nazionale Palestinese. Alla leadership
dell’Autorità nazionale palestinese sono arrivate le congratulazioni del
presidente egiziano, Mubarak, e del ministro degli Esteri italiano, Fini. Sul
terreno, soldati israeliani hanno ucciso un palestinese che stava cercando di
infiltrarsi nel territorio dello Stato ebraico dal settore sud della Striscia
di Gaza. Sulla nuova formazione governativa palestinese, ascoltiamo il servizio
di Graziano Motta:
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Ottenuta la fiducia del
Consiglio legislativo, i 24 ministri hanno prestato giuramento sul libro del
Corano. Ben 17 rimpiazzano quelli che, scelti in un primo tempo da Abu Ala,
erano stati bocciati dal suo stesso partito, al Fatah, perché ritenuti
inefficienti o accusati di corruzione. La maggior parte sono tecnici, esperti.
Alcuni appartengono alla vecchia guardia di Arafat, come Nabil Shaat, che però
non è più ministro degli Esteri, ma vice premier e ministro dell’informazione.
Ministro degli Esteri è stato designato Nasser al Kidwa, nipote di Arafat, che
ha maturato una grossa esperienza di diplomatico come rappresentante dell’Olp
alle Nazioni Unite. Come ministro degli Interni, il generale Nasser Yousef
dovrà assicurare ordine e sicurezza, la grande priorità di Abu Ala. Gli altri
due obiettivi – ha detto il premier – sono l’attuazione di riforme
istituzionali e la preparazione delle elezioni politiche di luglio.
Per la Radio Vaticana, Grazinao
Motta.
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Dalla
Tunisia giunge un altro segno del rinnovato clima di graduale distensione in
Medio Oriente: il governo tunisino ha invitato il primo ministro israeliano,
Ariel Sharon, a compiere una visita ufficiale nel Paese in occasione del Summit
Mondiale sulla Società dell’Informazione, in programma a Tunisi a novembre.
Non è
ancora cominciato il ridispiegamento siriano in Libano, annunciato ieri come
imminente dalle autorità di Damasco. In realtà non si tratta di una vera e
propria partenza dei 14 mila militari siriani dal Paese dei Cedri, ma di uno
spostamento del contingente nella valle della Beekà, nel Libano orientale. Un
portavoce dell’ONU ha smentito, intanto, la notizia data dall’emittente Al
Arabiya secondo la quale il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi
Annan, avrebbe chiesto un ritiro della Siria dal Libano entro aprile.
“Sono più le cose che
ci uniscono che quelle che ci dividono”: così i presidenti di Stati Uniti e
Russia, Bush e Putin, hanno definito il loro atteso incontro di ieri, a
Bratislava, capitale della Slovacchia, che ha posto le basi per le relazioni
bilaterali per i prossimi quattro anni. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
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E’
stato uno scambio di opinioni, ha osservato George Bush. L’incontro è avvenuto
in un’atmosfera interessante, ha aggiunto Vladimir Putin. La conferenza stampa
è stata completamente dedicata al tema della democrazia in Russia. Non si torna
indietro al totalitarismo, ha assicurato Putin. Bush aveva in precedenza
definito la Russia un Paese in rapida trasformazione. Washington appoggerà
l’accesso di Mosca all’Organizzazione del commercio mondiale. Bush e Putin
hanno poi ribadito che l’Iran e la Corea del Nord non devono possedere la bomba
atomica. Insieme si adopereranno per la realizzazione della Road Map in Medio
Oriente. Stati Uniti e Russia lotteranno anche contro la proliferazione
nucleare. I due Paesi hanno firmato un accordo per uno stretto controllo dei
sistemi missilistici.
Per la Radio Vaticana, Giuseppe
D’Amato.
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La Corte europea dei
diritti umani ha condannato ieri la Russia per uccisione di civili, torture e
abusi, commessi in Cecenia durante le operazioni dell’esercito contro i
separatisti. La sentenza fa riferimento ad operazioni militari avvenute tra
l’ottobre del 1999 e il febbraio del 2000. Il Cremlino può appellarsi alla Camera
alta della Corte entro tre mesi.
In Afghanistan, uomini armati
hanno ucciso oggi nove militari afghani al confine con il Pakistan. In questa
zona – ha affermato un funzionario del governo provinciale – sono attivi
taleban, banditi e trafficanti di droga. Si è trattato di uno degli attacchi
più sanguinosi ai danni di soldati afghani da molti mesi, ha aggiunto un portavoce
del governo della provincia di Helmand.
In Corea del Sud, il presidente Roh Moo-Hyun ha invitato il suo popolo alla calma
e ha detto di voler mantenere il dialogo con la Corea del Nord. Sono le prime
dichiarazioni pubbliche del presidente Roh da quando il governo di Pyongyang ha
rivelato di possedere la bomba atomica e ha deciso di ritirarsi dai negoziati
sui programmi nucleari.
E’ stato rinviato a
giudizio davanti al Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia il
generale serbo Miletic. L’ufficiale è accusato di crimini contro l'umanità e
crimini di guerra, in quanto responsabile dell'armata serba in Bosnia durante
la guerra del 92-95. Miletic era tra i principali collaboratori del capo dei
militari dei serbi in Bosnia, Ratko Mladic. Miletic stesso ha annunciato che si
recherà spontaneamente davanti all’alta corte dell’Aja.
In Uganda, quattro militari sono
rimasti uccisi in un’imboscata tesa dai ribelli del sedicente ‘Esercito di
Resistenza del Signore’. Lo ha reso noto il portavoce locale dell’esercito
aggiungendo che otto giovani donne sono state seviziate da un gruppo di ribelli.
Alcuni caschi blu dell’ONU sono
stati uccisi in seguito ad un attacco condotto da uomini armati nell’Ituri,
regione della Repubblica democratica del Congo. Lo ha annunciato un portavoce
della missione MONUC delle Nazioni Unite.
Il Parlamento europeo ha chiesto
ieri le dimissioni del presidente del Togo, Faire Gnassigbé. L’Assemblea di
Strasburgo condanna con una risoluzione approvata dai parlamentari dei 25 Stati
dell’Unione, “la modifica costituzionale che ha permesso a Gnassigbé di salire
al potere” dopo la morte del padre avvenuta lo scorso 5 febbraio. L’Unione
avverte, inoltre, che “non riconoscerà la validità di alcuna elezione
organizzata sotto l’autorità di un presidente illegittimo”.
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