RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 56 - Testo della trasmissione venerdì 25 febbraio 2005

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Santo Padre ha trascorso una notte di tranquillo riposo; respira da solo, mangia e non ha nessuna forma di infezione: questo il contenuto del bollettino medico reso pubblico nella tarda mattinata di oggi. Con noi Joaquin Navarro-Valls, don Decio Cipolloni ed Ernesto Olivero    

 

La centralità della figura di Cristo nell’esperienza di don Giussani

 

La preparazione della seconda Assemblea speciale per l’Africa, nel messaggio del Papa indirizzato, per il Consiglio speciale per l’Africa del Segretariato generale del Sinodo dei vescovi, a mons. Eterovic

 

Riscoprire il carattere festoso dell’Eucaristia come “cuore della domenica”: così padre Cantalamessa, nella prima predica di Quaresima

 

Una globalizzazione equa: l’Organizzazione internazionale del lavoro e il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace presentano alla Lateranense il Rapporto della Commissione mondiale sulla dimensione sociale della mondializzazione. Intervista con il cardinale Renato Raffaele Martino

 

Riorganizzare il sistema di solidarietà internazionale, rispettando la dignità dell’uomo. E’ quanto ha chiesto alle Nazioni Unite l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU.

 

IN PRIMO PIANO:

Sette le candidature all’Oscar per “Million Dollar Baby”, l’impegnativo film di Clint Eastwood che parla di amore e sofferenza affrontando il tema dell’eutanasia: con noi mons. Elio Sgreccia e Roberto Nepoti.

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Noi cristiani siamo senza aiuto!”: così mons. Ignatius Menezes, nell’India nord-occidentale, dopo l’ennesimo assalto di fondamentalisti indù a un meeting di cristiani nel Paese

 

Viaggio dell’arcivescovo Pedro Lopez Quintana, nunzio apostolico in India e Nepal, nei territori indiani colpiti dallo Tsunami

 

Al via, il 28 febbraio prossimo, il piano del governo della Malaysia

 

Ieri a Strasburgo, il sì del Parlamento europeo per contribuire al finanziamento della Giornata mondiale della gioventù di Colonia

 

Le radio cattoliche dell’Africa occidentale riunite dal 7 al 9 marzo prossimi a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora violenze in Iraq: uccisi 5 iracheni e un soldato americano. A Baquba catturato un terrorista legato ad Al Zarqawi

 

In Medio Oriente varato il nuovo governo palestinese guidato da Abu Ala

 

Stati Uniti e Russia uniti contro il terrorismo internazionale: quanto dichiarato ieri a Bratislava da  Bush e Putin

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

25 febbraio 2005

 

 

IL SANTO PADRE HA TRASCORSO UNA NOTTE DI TRANQUILLO RIPOSO;

RESPIRA DA SOLO E NON HA NESSUNA FORMA DI INFEZIONE:

QUESTO IL CONTENUTO DEL BOLLETTINO MEDICO

RESO PUBBLICO NELLA TARDA MATTINATA DI OGGI

DOPO L’INTERVENTO DI TRACHEOTOMIA, IERI SERA, AL RISVEGLIO,

IL PAPA HA SCRITTO UN BREVE PENSIERO

- A cura di Fausta Speranza e Alessandro De Carolis -

 

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Il Santo Padre ha trascorso una notte di tranquillo riposo.

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Queste le prime parole del portavoce vaticano Navarro Valls che in sala stampa vaticana ha presentato il bollettino medico sulle condizioni del Papa dopo l’intervento di tracheotomia di ieri sera. Ma sul pronunciamento dei medici, ascoltiamo subito quanto ci riferisce Alessandro Gisotti, che abbiamo in collegamento dal Gemelli:

 

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La tensione si è sciolta al Policlinico Gemelli, alla lettura del primo bollettino medico sulle condizioni di salute di Giovanni Paolo II dopo l’intervento di tracheotomia elettiva, cui è stato sottoposto ieri sera. “Il Santo Padre ha trascorso una notte di tranquillo riposo” ha detto il portavoce del Gemelli, Nicola Cerbino, in concomitanza con la lettura del comunicato in Sala Stampa vaticana. Stamani, il Papa “ha fatto la prima colazione con buon appetito e il decorso post-operatorio continua in modo regolare”.

 

Altro dato significativo del bollettino: “La respirazione è autonoma e le condizioni cardio-vascolari si mantengono buone. Su prescrizione dei medici il Papa dovrà rinunciare a parlare per alcuni giorni al fine di favorire il recupero della funzione laringea”. A conferma del decorso positivo, è stato annunciato che non si “prospetta il bisogno di emettere un nuovo comunicato fino a lunedì 28 febbraio alle ore 12.30”. Ricordiamo che il Papa è stato ricoverato ieri mattina qui al Gemelli per una ricaduta della sindrome influenzale che lo aveva colpito nelle settimane scorse.

 

Clima dunque disteso al Policlinico Gemelli, dove il Pontefice ha ricevuto la visita del cardinale vicario Camillo Ruini. Intanto, come in occasione dell’ultimo ricovero, meno di tre settimane fa, sono in molti i fedeli, primi fra tutti i degenti, che si raccolgono in preghiera per il Papa nella cappella al terzo piano dell’ospedale o che semplicemente si accostano ai giornalisti per chiedere notizie sulla salute del Pontefice. Una ragazza romana, Francesca, laureanda in Giurisprudenza, ha portato un mazzo di fiori. “Io non ho mai conosciuto mio padre – ha spiegato con gli occhi lucidi – per me, Giovanni Paolo II è davvero un padre, un padre santo”.

 

Imponente, anche oggi, è il dispiegamento dei mezzi di comunicazione di tutto il mondo. Decine le telecamere puntate sul decimo piano dell’ospedale e qui nella sala stampa dell’ospedale in attesa di qualche visita al Santo Padre. Ancora una volta, dunque, per la decima volta nel corso del Pontificato di Giovanni Paolo II, i cuori di tutti i cattolici e gli occhi di tutto il mondo tornano ad essere rivolti verso questo ospedale romano, luogo della sofferenza e della speranza.

 

Dal Policlinico Gemelli, Alessandro Gisotti, Radio Vaticana.

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Dopo aver presentato il bollettino medico, rispondendo alle domande dei giornalisti, il portavoce vaticano Navarro Valls ha poi aggiunto ulteriori dettagli, come la colazione del Papa fatta di caffelatte, 10 biscotti e yogurt, e un episodio di ieri sera. Ascoltiamolo:

 

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         Quando ieri è rientrato nella sua stanza, l’anestesia era molto leggera,  egli ha fatto quel gesto, che ha già fatto questa mattina come per dire tutto bene. Ha scritto, forse in tono scherzoso perché è più difficile interpretare le parole scritte che le parole pronunciate: ‘che mi hanno fatto’… E “ma io sono sempre totus  tuus”.

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Dopo 15 giorni, dunque, il Gemelli è tornato ad accogliere il Papa. La testimonianza di don Decio Cipolloni, assistente spirituale dell’ospedale romano:

 

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R. – Un’accoglienza naturalmente ancora più trepidante, ma sempre carica di speranze e di fiducia. L’uomo fragile di oggi, l’uomo forte di ieri. Proprio in questi giorni è uscito il suo libro “Memoria e identità” in cui, ricordando lui stesso quel 13 maggio 1981, ci fa prendere coscienza che da quel giorno iniziò il suo cammino essenzialmente segnato dalla sofferenza. Siamo tutti in fibrillazione, ma quello che veramente ci consola è questo affidare Giovanni Paolo II alla potenza di Dio.

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Tra le persone accorse oggi al Policlinico Gemelli c’era anche Ernesto Olivero, fondatore del Servizio missionario giovani, giunto da Torino per portare al Papa il saluto dell’Arsenale della pace:

 

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R. – Il saluto personale è nel cuore, nella preghiera, per riconfermargli la vicinanza e per riconfermare che domani sera c’è un grande concerto che abbiamo dedicato al Santo Padre. Gli dirò che migliaia e migliaia di ragazzi stanno pregando per lui. La nostra speranza è che guarisca in fretta e ritorni a parlare, perché il Santo Padre è veramente entrato nel cuore di tutti noi. Quindi, con discrezione gli dirò: “Ti vogliamo bene”.

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Alla notizia del nuovo ricovero del Pontefice al Gemelli, la preoccupazione di tutto il mondo è sfociata in preghiere spontanee e in messaggi di vicinanza e di pronta guarigione. Il servizio di Giada Aquilino:

 

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Ancora una volta, nel momento della malattia, tutto il mondo si stringe attorno a Giovanni Paolo II, a partire dai fedeli e dai suoi più stretti collaboratori. Il cardinale vicario, Camillo Ruini, ha invitato tutta la diocesi di Roma a raccogliersi in preghiera per l’amatissimo vescovo e padre nella fede. E subito, nella Basilica di San Pietro, una piccola folla di religiosi, famiglie, turisti ha improvvisato una veglia di raccoglimento. Sentimenti di preoccupazione e speranza hanno accomunato anche i compatrioti polacchi riunitisi a pregare su invito dei loro vescovi. Stessa vicinanza da tutta la comunità internazionale.

 

Il presidente statunitense Bush, a nome di tutti gli americani, ha inviato un augurio di cuore per un rapido recupero, proprio mentre i cattolici americani si riunivano in preghiera da New York a Detroit, da Boston ad Harford, in Connecticut. Dal presidente italiano, Ciampi, sono giunti gli auguri più affettuosi e pieni affinché il Pontefice possa superare anche questo momento non facile. La voce degli australiani è arrivata attraverso il messaggio del premier, John Howard. Auguri di pronto ristabilimento pure dagli esponenti delle principali religioni. Giunti gli auspici di miglioramento dal rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, e dalle comunità islamiche.

 

D’altra parte, sin dalla notizia del ricovero, l’apprensione per la salute di Giovanni Paolo II, era rimbalzata di continente in continente, ripresa dalle edizioni straordinarie di tele e radio giornali, ma anche delle pubblicazioni on line. Tutti a testimoniare che dal Gemelli, in questo tempo di Quaresima, giunge ancora una volta un messaggio di amore vissuto e testimoniato in comunione con Cristo e con la Chiesa, quello di Giovanni Paolo II.

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Roberto Piermarini ha raccolto le testimonianze dalla Polonia, Paese natale di Giovanni Paolo II, dalla Terra Santa e da Fatima:

 

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Tutta la Polonia si sta stringendo intorno a Giovanni Paolo II, come ci riferisce dall’arcidiocesi di Cracovia, mons. Taddeus Pieronic:

 

“Naturalmente stiamo pregando. E’ un momento veramente difficile per noi. La televisione polacca e la radio fanno di tutto per informare la gente di come sta il Papa. Esortano anche a pregare per lui”.

 

Anche la Terra Santa si sta unendo alla preghiera della Chiesa universale. Da Gerusalemme il custode di Terra Santa, padre Pier Battista Pizzaballa:

 

“Siamo uniti in preghiera insieme con tutta la Chiesa per la salute del Papa.  Durante la Quaresima, in Terra Santa, ci sono tantissime celebrazioni particolari. In modo speciale, qui a Gerusalemme, si chiamano le stazioni quaresimali sui luoghi santi. Tutte queste preghiere particolari sono dedicate naturalmente al Papa, alla sua salute e alla Chiesa”.

 

Preghiere anche dal Santuario mariano di Fatima, in Portogallo, così strettamente legato alla figura del Papa. Il rettore di Fatima, mons. Luciano Guerra:

 

 “Anche a Fatima c’è un messaggio speciale di venerazione, di amore, di apprezzamento per la missione del Papa e nel messaggio di Fatima si ribadisce. Pertanto noi preghiamo ogni giorno e parecchie volte al giorno per il Santo Padre”.

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Gli stessi pazienti del Gemelli, intanto, continuano a pregare per Giovanni Paolo II. Andrea Sarubbi ha raccolto la testimonianza di una paziente, mentre Stefano Leszczynski gli auguri di un gruppo di bambini di una scuola materna:

 

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 R. – Tutti i giorni prego per il Santo Padre. In ogni rosario che dico, e ne dico diversi durante il giorno, c’è sempre il pensiero a lui. Vorrei tanto, come tanta gente che prega per lui, che rimanga ancora con noi, perché è la nostra forza. Ci sta accompagnando in questo momento così difficile per tutti noi, per noi cristiani, per la Chiesa, per tutti. I giovani hanno bisogno di figure così.

 

R. – Preghiamo Gesù perché guarisca presto, presto. Auguri Papa!

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LA CENTRALITA’ DELLA FIGURA DI CRISTO NELL’ESPERIENZA DI DON GIUSSANI

 

Migliaia di persone hanno seguito i funerali di don Luigi Giussani nel Duomo di Milano che non ha potuto contenerle tutte. Sotto la pioggia, a migliaia hanno seguito il rito su un maxischermo. Il rito è stato officiato dall’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi e dal prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede cardinale Josef Ratzinger. Con loro, nella cattedrale, hanno concelebrato i cardinali Sepe e Scola, 18 vescovi e oltre 500 sacerdoti provenienti da tutto il mondo. Nelle prime file una schiera di autorità politiche, a partire dal presidente del Consiglio italiano, con i presidenti di Camera e Senato. Il servizio di Fabio Brenna:

 

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Il segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, mons. Rylko, ha letto un lungo ed affettuoso messaggio di Giovanni Paolo II, che ha ricordato la centralità della figura di Cristo nella esperienza di Don Giussani:

 

“Don Giussani ha proposto la compagnia di Cristo a moltissimi giovani che, oggi adulti, lo considerano come loro padre spirituale”.

 

Il cardinale Ratzinger, nell’omelia, ha sottolineato l’originalità della formula che ha portato alla fondazione del movimento “Comunione e Liberazione”:

 

“La libertà per essere vera e quindi per essere anche efficiente ha bisogno della comunione e non di qualunque comunione, ma della comunione con la verità stessa, con l’amore stesso, con Cristo, col Dio trinitario. Così si costruisce la comunità che crea libertà e dona gioia”.

 

Il cardinale Ratzinger ha poi ricordato l’essenzialità dell’intuizione di Don Giussani che ha affascinato migliaia di giovani in tutto il mondo:

 

“Sempre ha tenuto fisso lo sguardo della sua vita e del suo cuore verso Cristo. Ha capito in questo modo che il Cristianesimo non è un sistema intellettuale, un pacchetto di dogmi, un moralismo, ma che il Cristianesimo è un incontro, una storia d’amore, un avvenimento”.

 

Il cardinale Tettamanzi ha poi invitato tutti a pregare per il Papa, sottoposto - ha detto - ad una nuova prova. Don Giulian Carrone, il sacerdote spagnolo designato dallo stesso don Giussani a succedergli alla guida del Movimento, nel ricordare lo scomparso ha indicato quale sarà il suo compito:

 

“Chiedo la grazia per la responsabilità affidatami da Don Giussani di poter servire questo dono dell’unità. Sono certo che se siamo semplici nel seguire, sentiremo Don Giussani più padre che mai”.

 

Il feretro di don Luigi Giussani è stato poi tumulato nel famedio del cimitero monumentale di Milano, dove sono accolti i cittadini illustri.

 

Da Milano, per la Radio Vaticana, Fabio Brenna.

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LA PREPARAZIONE DELLA SECONDA ASSEMBLEA SPECIALE PER L’AFRICA,

NEL MESSAGGIO DEL PAPA INDIRIZZATO, PER IL CONSIGLIO SPECIALE

PER L’AFRICA DEL SEGRETARIATO GENERALE DEL SINODO DEI VESCOVI,

A MONS. NIKOLA ETEROVIC

- A cura di Fausta Speranza -

 

In questi giorni, in cui si svolge il Consiglio speciale per l’Africa del Segretariato generale del Sinodo dei vescovi, il Papa indirizza un messaggio di saluto particolare a mons. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo stesso. Lo ringrazia del servizio reso in passato e nel presente alla Chiesa in Africa e sottolinea che il Consiglio voluto dai Padri sinodali alla fine dell’Assemblea Speciale per l’Africa, svoltasi nel 1994, ha ora l’obiettivo di preparare la seconda Assemblea. Il Papa ricorda il dinamismo suscitato dalla prima esperienza sinodale africana, sottolineando che la prossima  avrà per obiettivo quello di sostenere le Chiese locali e i loro pastori e di aiutarli nei loro progetti pastorali preparando l’avvenire della Chiesa nel continente africano, che vive situazioni difficili tanto dal punto di vista politico, economico e sociale quanto sotto il profilo della pace.

        

Il Papa parla dell’opera urgente di evangelizzazione, nello sviluppo sociale dei differenti Paesi del continente. Intanto l’Africa – ricorda Giovanni Paolo II – affronta sempre terribili flagelli come i conflitti armati, la povertà persistente, le malattie, a cominciare dall’AIDS. Tutto ciò indebolisce l’Africa, depaupera le sue energie e ipoteca il suo futuro, spiega.

 

Per costruire una società prospera e stabile – afferma – l’Africa ha bisogno di tutti i suoi figli e dei loro sforzi congiunti. E sottolinea quanta parte svolgano con generosità e abnegazione i figli e le figlie della Chiesa stimolando con l’esempio i loro fratelli africani.

 

Possa – si augura Giovanni Paolo II – la futura Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per l’Africa, favorire anche un rafforzamento della fede nel Cristo Salvatore e un’autentica riconciliazione.

 

L’Anno dell’Eucarestia che celebriamo – aggiunge il Papa – è un momento particolarmente opportuno per rafforzare o ristabilire la comunione nelle relazioni tra le persone, tra i gruppi umani e religiosi come anche tra le nazioni e nelle diverse regioni d’Africa. Il Papa, in fede, affida all’intercessione di Nostra Signora d’Africa tutti i partecipanti al Consiglio.

 

 

RISCOPRIRE IL CARATTERE FESTOSO DELL’EUCARISTIA COME “CUORE DELLA DOMENICA”: COSI’ PADRE CANTALAMESSA, NELLA PRIMA PREDICA DI QUARESIMA

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Il significato storico e spirituale della domenica, “pasqua settimanale”, ha riguardato la prima predica di Quaresima, tenuta questa mattina alla Curia Romana da padre Raniero Cantalamessa. Il predicatore pontificio ha parlato dell’Eucaristia e della figura dell’apostolo Tommaso che simboleggia, con i suoi dubbi e con la sua fede, l’esperienza interiore dei credenti di ogni tempo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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“Nell’Eucaristia è presente non solo il Crocifisso ma anche il Risorto”. E il “profondo legame teologico tra l’Eucaristia e la Resurrezione crea il legame liturgico tra l’Eucaristia e la domenica”. Sta in questa sequenza di vincoli dottrinali l’origine della domenica cristiana che padre Raniero Cantalamessa ha ripercorso nella meditazione di questa mattina: una diretta prosecuzione della riflessione avviata con le prediche di Avvento, incentrate sull’inno eucaristico Adoro te devote. La quarta strofa del componimento - ha spiegato padre Cantalamessa - vuole “mostrare che l’Eucaristia è in stretto rapporto sia con la morte che con la Risurrezione di Cristo” e per farlo si serve della figura dell’Apostolo Tommaso:

 

“C’è una profonda analogia tra la situazione di Tommaso e quella del credente nella Messa. In ogni Eucaristia è come se Gesù entrasse di nuovo, “a porte chiuse” nel luogo della celebrazione (…) nella comunione: non solo permette a noi di penetrare nel suo petto, ma penetra lui nel nostro”.

 

         Da questa esperienza, attraverso la quale Tommaso vive in certo modo il mistero eucaristico analogamente ai credenti di oggi, senza cioè poter “toccare con mano”, il predicatore pontificio ha aperto una lunga parentesi storica sull’affermarsi della domenica come “pasqua settimanale” presso le prime comunità cristiane e anche come “giorno di riposo”, sotto l’imperatore Costantino, sostituendosi al sabato degli Ebrei. C’è una forte esigenza di fondo, in quei primi secoli, di differenziarsi dalla ritualità ebraica. Ed ecco - ha proseguito padre Cantalamessa - che un “tratto distintivo della Domenica all’epoca dei Padri (della Chiesa, ndr) è la gioia”, ovvero un giorno di festa durante il quale è vietata ogni forma penitenziale. Il “cuore” della domenica diventa “l’assemblea liturgica” che si raduna per celebrare l’Eucaristia. Nei secoli successivi, si smarrisce un po’ il carattere festoso e prevale quello formale, del “precetto”. Ma la riforma liturgica avviata dal Vaticano II e, più ancora, la Lettera apostolica di Giovanni Paolo II del 98, Dies Domini, recuperano – ha affermato padre Cantalamessa – “il carattere pasquale” del Giorno del Signore:

 

“Dobbiamo riscoprire quello che era la Domenica nei primi secoli, quando essa era un giorno speciale (…) Più che sull’obbligo, dobbiamo far leva sul bisogno che il cristiano ha di comunicare al corpo e al sangue del Signore. “La partecipazione all'Eucaristia - scrive il papa nella Novo millennio ineunte - sia veramente, per ogni battezzato, il cuore della domenica: un impegno irrinunciabile, da vivere non solo per assolvere a un precetto, ma come bisogno di una vita cristiana veramente consapevole e coerente”.

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UNA GLOBALIZZAZIONE EQUA CHE CREI OPPORTUNITA’ PER TUTTI:

L’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO

E IL PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE PRESENTANO ALLA LATERANENSE

IL RAPPORTO DELLA COMMISSIONE MONDIALE

SULLA DIMENSIONE SOCIALE DELLA GLOBALIZZAZIONE

- Intervista con il cardinale Renato Raffaele Martino -

 

La globalizzazione può e deve essere cambiata: è quanto emerge dal Rapporto elaborato dalla Commissione mondiale sulla dimensione sociale della globalizzazione, istituita dall’Ufficio Internazionale del Lavoro di Ginevra (ILO) nel 2002. Lo studio, che viene presentato oggi alle 15.00 alla Lateranense dal direttore generale dell’ILO, Juan Somavia, e dal cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, denuncia che l’attuale funzionamento dell’economia mondiale soffre di squilibri inaccettabili dal punto di vista etico e insostenibili sotto il profilo politico. Per la maggioranza degli uomini e delle donne la globalizzazione non risponde alle legittime aspirazioni ad avere un lavoro dignitoso e un avvenire migliore per i figli.

 

E’ urgente, dunque, ripensare le politiche della globalizzazione. Ma per capire secondo quali linee, Giovanni Peduto ha intervistato il cardinale Renato Martino:

 

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R. – Occorre anzitutto concentrarsi sulle giuste aspettative delle persone che vogliono essere rispettate nella loro identità culturale e nella loro autonomia, che aspirano ad un lavoro dignitoso e remunerativo senza discriminazioni tra uomo e donna. Una giusta globalizzazione deve poggiare sulle colonne portanti e interdipendenti dello sviluppo integrale sostenibile e della protezione ambientale. Occorrono poi mercati produttivi e regole giuste, con opportunità di accesso per tutti, ma nel rispetto anche delle differenti capacità di sviluppo; solidarietà e partenariati più stretti; un sistema ONU più efficace; l’aumento degli aiuti pubblici allo sviluppo per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio, tra cui il dimezzamento del numero dei poveri entro il 2015.

 

D. – Il Papa ha molto insistito sulla globalizzazione della solidarietà …

 

R. – Certo. La solidarietà non è un vago sentimentalismo ma un’assunzione di responsabilità verso gli altri, l’impegno a coordinare le risorse in vista del bene comune. Perciò, io direi che, per arrivare concretamente ad una globalizzazione della solidarietà, bisogna puntare sul lavoro. Bisogna fare del lavoro dignitoso e soddisfacente per tutti un obiettivo globale delle politiche locali, nazionali e internazionali.

 

D. – Ciò investe la responsabilità soprattutto dei politici, degli economisti, degli imprenditori, delle istituzioni. C’è poi il piano individuale del comune cittadino …

 

R. – Io comincerei da uno stile di vita più sobrio che è alla portata di tutti. Il demone tentatore del consumismo crea bisogni fittizi a noi stessi e nega bisogni vitali agli altri. Oggi, purtroppo, dall’usa e getta siamo passati al getta e compra, che è assai peggio. Una via da incoraggiare è, ad esempio, quella del “commercio equo e solidale”, per assicurare il giusto compenso a chi produce materialmente i beni.

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RIORGANIZZARE IL SISTEMA DI SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE,

RISPETTANDO LA DIGNITÀ DELL’UOMO. E’ QUANTO HA CHIESTO

ALLE NAZIONI UNITE, L’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE,

OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’ONU

- A cura di Roberta Moretti -

 

Gli attuali modelli di sviluppo sono troppo tecnocratici e spesso causa di un aumento della povertà e dell’ineguaglianza. E’ la denuncia dell’arcive-scovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenuto martedì scorso al Palazzo di Vetro di New York. Il presule ha invitato le Nazioni Unite a riorganizzare il sistema di solidarietà internazionale nel rispetto della “dignità di ogni uomo, donna e bambino”. E’ necessario, secondo l’arcivescovo, sostenere una politica sociale improntata ad una giustizia distributiva, abolendo certi “inaccettabili sistemi di controllo della popolazione mondiale”.

“L’aiuto pubblico allo sviluppo non solo deve essere impiegato meglio, ma deve anche essere aumentato”, ha spiegato, ricordando ai Paesi industrializzati il loro impegno di destinare lo 0,7 per cento del Prodotto interno lordo (PIL) allo sviluppo. Bisogna, infatti, promuovere “investimenti che consentano ai poveri, specialmente alle donne, di acquisire potere”, non imponendo loro “condizioni inaccettabili”. In concreto, l’arcivescovo Migliore ha elencato i presupposti perché la comunità internazionale possa realizzare entro il 2015 gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio: “politiche di sradicamento della povertà”; “progressi  nel buon governo e nella lotta alla corruzione”; “una riforma finanziaria e commerciale in favore dei Paesi in via di sviluppo”; debiti cancellati “in tutti i casi applicabili”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apertura di prima pagina: “... Ma io sono sempre Totus Tuus”; il primo “biglietto” che il Santo Padre ha scritto dopo l’operazione chirurgica. Giovanni Paolo II è stato sottoposto a intervento di tracheotomia e ha trascorso una notte di tranquillo riposo.

 

Nelle vaticane, la Lettera di cordoglio del Papa in occasione delle esequie di mons. Luigi Giussani. L’omelia del cardinale Joseph Ratzinger che ha presieduto i funerali a nome del Santo Padre.

Il messaggio di Giovanni Paolo II all’arcivescovo Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, in occasione della riunione del Consiglio speciale per l’Africa della Segreteria Generale, in corso in questi giorni.

Una pagina sulla figura di Don Carlo Gnocchi nel 49 anniversario della morte (28 febbraio 1956).

 

Nelle estere, per la rubrica dell’“Atlante geopolitico” un articolo di Giuseppe Maria Petrone dal titolo “Nessuno dimentichi il maremoto in Asia”.

In evidenza il vertice, a Bratislava, tra Bush e Putin: impegno nella lotta contro il terrorismo.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Francesco Licinio Galati sul romanzo di Muriel Spark intitolato “Invidia”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della competitività: piano per lo sviluppo da quattro miliardi di euro.

In rilievo i temi della giustizia e del terrorismo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

25 febbraio 2005

 

 

 

SETTE LE CANDIDATURE ALL’OSCAR PER “MILLION DOLLAR BABY”,

 L’IMPEGNATIVO FILM DI  CLINT EASTWOOD CHE PARLA DI AMORE E SOFFERENZA

AFFRONTANDO IL TEMA DELL’EUTANASIA

- Con noi mons. Elio Sgreccia e Roberto Nepoti -

 

Sette le candidature agli Oscar, che saranno assegnati domenica notte, per “Million Dollar Baby”, film struggente e impegnativo di Clint Eastwood, che ha per protagonisti lo stesso regista e Hilary Swank. Parla d’amore e di sofferenza, innescando alcune riflessioni su un tema particolarmente delicato e non marginale: l’eutanasia. Il servizio è di Luca Pellegrini:

 

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(Clip del film)

 

Maggie Fitzgerald ha una sola passione nella vita: il ring, la boxe. Trova l’allenatore giusto per lei: Frankie Dunn. Tra loro, che conoscono solitudine e sofferenze, nasce un rispettoso, pudico rapporto d’amore, messo alla prova quando il dolore irromperà nella loro esistenza con inaudita, inaspettata ferocia. “Million Dollar Baby” raggiunge i vertici della poesia e del rigore espositivo, ma pone anche alcuni interrogativi: dinanzi ad una vita sfregiata, ad una morte desiderata, come reagire? Cosa pensare? Una risposta ci viene data da mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita:

 

“Con un atteggiamento, prima di tutto, di compassione per la sofferenza di una giovane vita come questa di cui parliamo. Precipitare da uno stato di pieno rendimento addirittura atletico e di speranze di affermazione in una situazione di tetraplegia, di impedimento totale del movimento rappresenta una situazione veramente di estrema sofferenza. Allora, in questa situazione il giudizio soggettivo di quello che è scaturito in questa esistenza, quando ha chiesto il suicidio, di quello che è avvenuto nella persona che l’ha accontentata, lo dobbiamo rimettere a Dio, perché è difficile comprendere cosa sia avvenuto e quanto la tempesta dei sentimenti e anche della pietà abbiano potuto travolgere le persone. Ma dal punto di vista, invece, di una morale e di una verità, ci dobbiamo domandare se questa sia stata la soluzione migliore. La soluzione migliore, quella che si sarebbe dovuta mettere in moto, non è quella di anticipare la morte, quindi di togliere la vita tormentata, ma quella di offrire ragioni di speranza e ragioni di senso alla sofferenza stessa”.

 

Pregio dell’opera di Eastwood è quello di non essere affatto un film a tesi, ma di raccontare con estrema precisione visiva e sintesi drammaturgica uno spaccato di vita americana con due piccoli, coraggiosi eroi del quotidiano. Il critico Roberto Nepoti spiega quali sono i valori estetici e formali del film:

 

“Io lo trovo un grande film senza riserve, di un rigore assoluto, dall’inizio alla fine. Nel film di Eastwood non c’è, e sono convinto che non sia per ipocrisia, né una posizione apologetica né una posizione di condanna. Non è quello il tema e capisco che si tratta di qualcosa di veramente delicato.  Questo film è il tragico epilogo della vita disperata di una giovane donna.”

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CHIESA E SOCIETA’

25 febbraio 2005

 

 

 

“NOI CRISTIANI SIAMO SENZA AIUTO!”. E’ LA DENUNCIA DI MONS. IGNATIUS MENEZES, VESCOVO DI AJMER-JAIPUR, NELL’INDIA NORD-OCCIDENTALE,

DOPO L’ENNESIMO ASSALTO DI FONDAMENTALISTI INDÙ

A UN MEETING DI CRISTIANI NEL PAESE

JAIPUR. = Attivisti induisti hanno assalito un gruppo di giovani cristiani che si stava recando a un incontro biblico nella città di Kota, nello stato del Rajasthan, nell’India nord-occidentale. Arrivati nella stazione ferroviaria cittadina, 250 cristiani, in gran parte tribali, sono stati circondati da 200 membri del gruppo fondamentalista del Bajarang Dal e condotti nella locale stazione di polizia. Le autorità locali li hanno poi rimandati indietro su un altro treno, impedendo loro di partecipare alla “Bible Convention” organizzata dal gruppo cristiano “Emmanuel”. Il leader della comunità ha definito quanto avvenuto sabato scorso “un attacco violento e gratuito”. Mons. Ignatius Menezes, vescovo cattolico di Ajmer-Jaipur, diocesi dove è avvenuto il fatto, ha dato voce alla protesta dei cristiani contro i militanti indù e l’operato delle forze dell’ordine: “Gli attivisti indù controllano tutte le attività cristiane e ogni volta escogitano nuovi modi per impedire e bloccare tutti i loro incontri”, ha dichiarato all’agenzia AsiaNews. Il presule ha puntato il dito anche contro il governo del Rajasthan, già sotto accusa per le misure adottate in materia sociale e religiosa. Il primo ministro Vasundhara Raje, infatti, ha tolto il divieto sul possesso privato dei trishuls, le spade a tre punte solitamente usate dai fondamentalisti indù. Inoltre, ha fatto ritirare casi giudiziari contro membri del Vishwa Hindu Parishad (VHP), il Consiglio mondiale indù, e del Bajarang Dal. “Noi cristiani siamo senza aiuto”, ha denunciato mons. Menezes: “Al governo c’è il BJP e noi non abbiamo voce”. Anche i musulmani locali hanno espresso solidarietà ai cristiani perseguitati nel Rajasthan denunciando come il governo locale, guidato dal Bharatiya Janata Party (BJP), cioè il partito che si ispira all’ideologia indù, assecondi e sostenga le “organizzazioni estremiste indù. “Anche se noi protestiamo contro questa legge” - ha aggiunto mons. Menezes - “non abbiamo nessun ascolto: la situazione è seria e preoccupante”. Secondo un rapporto del VHP, nel corso dello scorso anno 12.857 membri delle minoranze sono ritornate alla religione indù: tra questi, 9.130 cristiani. (R.M.)

 

 

PORTARE CONFORTO, ASSICURARE LA VICINANZA SPIRITUALE DEL PAPA E CONTROLLARE I PROGRAMMI DI RICOSTRUZIONE DELLE CHIESE LOCALI.

QUESTI, GLI SCOPI DEL VIAGGIO DELL’ARCIVESCOVO PEDRO LOPEZ QUINTANA, NUNZIO APOSTOLICO IN INDIA E NEPAL,

 NEI TERRITORI INDIANI COLPITI DALLO TSUNAMI

 

NEW DELHI. = Portare conforto alla popolazione impegnata nella ricostruzione, assicurare la vicinanza spirituale del Santo Padre, visitare i progetti di ricostruzione portati avanti dalle Chiese locali: con questi obiettivi l’arcivescovo Pedro Lopez Quintana, nunzio apostolico in India e Nepal, si è recato nei giorni scorsi nelle aree dell’India meridionale colpite dallo tsunami. Il rappresentante della Santa Sede ha visitato diversi villaggi in Tamil Nadu e Kerala, accertandosi dei programmi di ricostruzione messi in atto dalla Chiesa e da altre agenzie cattoliche, soprattutto in favore dei pescatori che hanno visto la loro vita sconvolta dal maremoto del 26 dicembre scorso. “Il Santo Padre mi ha mandato per darvi la sua benedizione e mostrarvi la sua vicinanza in queste vostre sofferenze” ha detto il nunzio agli abitanti dei villaggi che sono giunti a salutarlo, aggiungendo: “Il Santo Padre ha pregato per voi e per tutti coloro che hanno perso le loro vite e le loro proprietà”. Quindi, un’esortazione: “Non abbiate paura: il Signore Dio Onnipotente, che conosce ogni cosa, è al vostro fianco. Il Padre celeste aiuterà tutti coloro che soffrono per questo disastro. L’arcivescovo Lopez Quintana ha pregato per le vittime, accompagnato nel suo viaggio da mons. Stanley Roman, vescovo di Quilon, e da mons. Soosa Pakiam, vescovo di Trivandrum dei Latini, che gli hanno riferito e illustrato l’impegno della Caritas e dei religiosi delle Chiese locali. In Tamil Nadu il nunzio ha anche celebrato nel Santuario mariano di Vailankanni una Santa Messa di suffragio per le vittime dello tsunami. (R.M.)

 

 

AL VIA, IL 28 FEBBRAIO PROSSIMO, IL PIANO DEL GOVERNO DELLA MALAYSIA CONTRO

I PROFUGHI CHE IN QUESTI GIORNI CONTINUANO A RAGGIUNGERE IL PAESE. L’ALTO COMMISSARIATO ONU PER I RIFUGIATI NE TEME L’ARRESTO O LA DEPORTAZIONE

 

KUALA LAMPUR. = Il governo della Malaysia, in seguito alle grandi ondate di profughi provenienti dal Myanmar nel proprio territorio, ha stabilito un piano per contrastare le immigrazioni irregolari, la cui entrata in vigore è prevista per la fine dell’amnistia, il prossimo 28 febbraio. L’iniziativa, alla cui realizzazione parteciperà anche il “Rela”, una forza civile volontaria operante nel territorio, ha suscitato la preoccupazione dell’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati (ACNUR) che teme, come conseguenza, il possibile arresto o deportazione di migliaia di rifugiati o richiedenti asilo. L’ACNUR si occupa in Malaysia di circa 47mila rifugiati, tra cui molti appartenenti a diversi gruppi del Myanmar, persone in fuga dalla provincia indonesiana di Aceh e da altri Paesi. A tal proposito, l’ACNUR ha stipulato alcuni accordi informali con la polizia e con il “Rela” per prevenire eventuali spiacevoli ripercussioni sui rifugiati. Per monitorare la situazione l’Alto Commissariato dell’ONU ha istituito presso il proprio ufficio di Kuala Lampur una stazione operativa che sorveglierà tutta la situazione e lo svolgimento delle varie operazioni. (M.V.S.)

 

 

IERI A STRASBURGO, IL SÌ DEL PARLAMENTO EUROPEO PER CONTRIBUIRE

AL FINANZIAMENTO DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’ DI COLONIA

 

STRASBURGO. = Il Parlamento europeo ha approvato ieri a Strasburgo la proposta del Partito Popolare di contribuire al finanziamento della XX Giornata mondiale della gioventù, che si terrà a Colonia dall’11 al 21 agosto prossimi. I deputati europei hanno rinunciato inoltre a fissare la somma proposta di 1,5 milioni di euro, decidendo di lasciare aperto l’ammontare del finanziamento. La sovvenzione era stata stabilita lo scorso 28 ottobre a Bruxelles. “Questo è un segno grandioso e rende chiaro che il pensiero europeo della Giornata mondiale della gioventù ha portato anche a Bruxelles frutti abbondanti”, aveva dichiarato il segretario generale della GMG 2005, mons. Heiner Koch. Anche altre istituzioni hanno dimostrato di voler sostenere concretamente l’iniziativa, “così per noi diventa evidente quale stima la politica dimostri per la Chiesa”, aveva affermato Hermann- Josef Johanns, l’amministratore della Giornata mondiale della gioventù. Sia il governo federale tedesco, il Land Nordrhein- Westfalen, che la città di Colonia si erano infatti impegnate a tal fine. (M.V.S.)

 

 

LE RADIO CATTOLICHE DELL’AFRICA OCCIDENTALE RIUNITE DAL 7 AL 9 MARZO

PROSSIMI A OUAGADOUGOU, CAPITALE DEL BURKINA FASO: E’ L’INIZIATIVA DI “SIGNIS”, ASSOCIAZIONE CATTOLICA INTERNAZIONALE PER LA COMUNICAZIONE, PER ELABORARE PIANI STRATEGICI E RAFFORZARNE LA PRESENZA NEL CONTINENTE

 

OUAGADOUGOU. = Un laboratorio delle emittenti radiofoniche cattoliche francofone dell’Africa occidentale per valutare le risorse a disposizione, elaborare piani strategici e rafforzare la presenza nel continente: è un’iniziativa di “Signis”, associazione cattolica internazionale per la comunicazione, che si terrà dal 7 al 9 marzo prossimi a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso. L’appuntamento, che fa seguito a un analogo incontro organizzato nel novembre 2003 per le emittenti del Sud e dell’Est dell’Africa, è considerato un’occasione unica per mettere in comune le diverse esperienze e fare il punto sulla situazione delle radio cattoliche nel continente. L’idea e la gestione del laboratorio è opera di “Signis”, “Signis Africa” e del Segretariato nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale del Burkina Faso. Si stima che siano circa sessanta le emittenti della Chiesa in Africa, da quelle diocesane ad altre di congregazioni religiose, alcune divulgatrici solo della liturgia, altre impegnate in un’informazione critica e combattiva, e ciascuna con proprie linee editoriali, organizzazione, mezzi e capacità. (R.M.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

25 febbraio 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq è stato catturato a Baquba il capo di un gruppo di insorti legati al terrorista giordano Al Zarqawi. Ma oltre a questo significativo arresto si registra anche una nuova ondata di violenze. Il nostro servizio:

 

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Cinque iracheni sono stati uccisi in differenti attacchi avvenuti nelle ultime ore a nord di Baghdad. Le vittime sono: un soldato morto in seguito ad un’imboscata tesa da sconosciuti nei pressi di Nibai; un poliziotto assassinato da uomini armati a Baquba; due estremisti islamici uccisi da militari iracheni a Kirkuk e un camionista raggiunto da colpi di arma da fuoco nella regione di Abbassiya. Un altro episodio di violenza è avvenuto nella turbolenta provincia di Al Anbar dove un soldato americano è rimasto ucciso ieri durante un’operazione militare. A sud della capitale, la polizia ha rinvenuto, inoltre, i cadaveri di tre iracheni che lavoravano per l’esercito americano. In questo contesto dominato dall’instabilità, la stampa del Paese arabo riferisce poi che il leader estremista sciita, Moqtada Al Sadr, ha contestato la legittimità di un governo presieduto da Ibrahim Jaafari, candidato alla carica di premier dalla coalizione sciita. In Australia, intanto, ha suscitato critiche la decisione, presa dal governo di Canberra, di inviare in Iraq altri 450 soldati: il Consiglio australiano delle Chiese cristiane ha definito “scandaloso” il nuovo dispiegamento. “Questa decisione – si legge nel comunicato redatto dal Consiglio - costituisce un passo indietro”.

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In Medio Oriente è stato ufficialmente varato, ieri, il nuovo governo palestinese del premier Abu Ala. Il Consiglio legislativo ha votato a larga maggioranza la fiducia all’esecutivo, ponendo così fine alla crisi politica che per giorni aveva messo a duro confronto i vertici dell’Autorità Nazionale Palestinese. Alla leadership dell’Autorità nazionale palestinese sono arrivate le congratulazioni del presidente egiziano, Mubarak, e del ministro degli Esteri italiano, Fini. Sul terreno, soldati israeliani hanno ucciso un palestinese che stava cercando di infiltrarsi nel territorio dello Stato ebraico dal settore sud della Striscia di Gaza. Sulla nuova formazione governativa palestinese, ascoltiamo il servizio di Graziano Motta:

 

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Ottenuta la fiducia del Consiglio legislativo, i 24 ministri hanno prestato giuramento sul libro del Corano. Ben 17 rimpiazzano quelli che, scelti in un primo tempo da Abu Ala, erano stati bocciati dal suo stesso partito, al Fatah, perché ritenuti inefficienti o accusati di corruzione. La maggior parte sono tecnici, esperti. Alcuni appartengono alla vecchia guardia di Arafat, come Nabil Shaat, che però non è più ministro degli Esteri, ma vice premier e ministro dell’informazione. Ministro degli Esteri è stato designato Nasser al Kidwa, nipote di Arafat, che ha maturato una grossa esperienza di diplomatico come rappresentante dell’Olp alle Nazioni Unite. Come ministro degli Interni, il generale Nasser Yousef dovrà assicurare ordine e sicurezza, la grande priorità di Abu Ala. Gli altri due obiettivi – ha detto il premier – sono l’attuazione di riforme istituzionali e la preparazione delle elezioni politiche di luglio.

 

Per la Radio Vaticana, Grazinao Motta.

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Dalla Tunisia giunge un altro segno del rinnovato clima di graduale distensione in Medio Oriente: il governo tunisino ha invitato il primo ministro israeliano, Ariel Sharon, a compiere una visita ufficiale nel Paese in occasione del Summit Mondiale sulla Società dell’Informazione, in programma a Tunisi a novembre.

 

Non è ancora cominciato il ridispiegamento siriano in Libano, annunciato ieri come imminente dalle autorità di Damasco. In realtà non si tratta di una vera e propria partenza dei 14 mila militari siriani dal Paese dei Cedri, ma di uno spostamento del contingente nella valle della Beekà, nel Libano orientale. Un portavoce dell’ONU ha smentito, intanto, la notizia data dall’emittente Al Arabiya secondo la quale il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, avrebbe chiesto un ritiro della Siria dal Libano entro aprile.

 

“Sono più le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono”: così i presidenti di Stati Uniti e Russia, Bush e Putin, hanno definito il loro atteso incontro di ieri, a Bratislava, capitale della Slovacchia, che ha posto le basi per le relazioni bilaterali per i prossimi quattro anni. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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E’ stato uno scambio di opinioni, ha osservato George Bush. L’incontro è avvenuto in un’atmosfera interessante, ha aggiunto Vladimir Putin. La conferenza stampa è stata completamente dedicata al tema della democrazia in Russia. Non si torna indietro al totalitarismo, ha assicurato Putin. Bush aveva in precedenza definito la Russia un Paese in rapida trasformazione. Washington appoggerà l’accesso di Mosca all’Organizzazione del commercio mondiale. Bush e Putin hanno poi ribadito che l’Iran e la Corea del Nord non devono possedere la bomba atomica. Insieme si adopereranno per la realizzazione della Road Map in Medio Oriente. Stati Uniti e Russia lotteranno anche contro la proliferazione nucleare. I due Paesi hanno firmato un accordo per uno stretto controllo dei sistemi missilistici.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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La Corte europea dei diritti umani ha condannato ieri la Russia per uccisione di civili, torture e abusi, commessi in Cecenia durante le operazioni dell’esercito contro i separatisti. La sentenza fa riferimento ad operazioni militari avvenute tra l’ottobre del 1999 e il febbraio del 2000. Il Cremlino può appellarsi alla Camera alta della Corte entro tre mesi.

 

In Afghanistan, uomini armati hanno ucciso oggi nove militari afghani al confine con il Pakistan. In questa zona – ha affermato un funzionario del governo provinciale – sono attivi taleban, banditi e trafficanti di droga. Si è trattato di uno degli attacchi più sanguinosi ai danni di soldati afghani da molti mesi, ha aggiunto un portavoce del governo della provincia di Helmand.

 

In Corea del Sud, il presidente Roh Moo-Hyun ha invitato il suo popolo alla calma e ha detto di voler mantenere il dialogo con la Corea del Nord. Sono le prime dichiarazioni pubbliche del presidente Roh da quando il governo di Pyongyang ha rivelato di possedere la bomba atomica e ha deciso di ritirarsi dai negoziati sui programmi nucleari.

 

E’ stato rinviato a giudizio davanti al Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia il generale serbo Miletic. L’ufficiale è accusato di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, in quanto responsabile dell'armata serba in Bosnia durante la guerra del 92-95. Miletic era tra i principali collaboratori del capo dei militari dei serbi in Bosnia, Ratko Mladic. Miletic stesso ha annunciato che si recherà spontaneamente davanti all’alta corte dell’Aja.

 

In Uganda, quattro militari sono rimasti uccisi in un’imboscata tesa dai ribelli del sedicente ‘Esercito di Resistenza del Signore’. Lo ha reso noto il portavoce locale dell’esercito aggiungendo che otto giovani donne sono state seviziate da un gruppo di ribelli.

 

Alcuni caschi blu dell’ONU sono stati uccisi in seguito ad un attacco condotto da uomini armati nell’Ituri, regione della Repubblica democratica del Congo. Lo ha annunciato un portavoce della missione MONUC delle Nazioni Unite.

 

Il Parlamento europeo ha chiesto ieri le dimissioni del presidente del Togo, Faire Gnassigbé. L’Assemblea di Strasburgo condanna con una risoluzione approvata dai parlamentari dei 25 Stati dell’Unione, “la modifica costituzionale che ha permesso a Gnassigbé di salire al potere” dopo la morte del padre avvenuta lo scorso 5 febbraio. L’Unione avverte, inoltre, che “non riconoscerà la validità di alcuna elezione organizzata sotto l’autorità di un presidente illegittimo”.

 

 

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