RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
55 - Testo della trasmissione giovedì 24 febbraio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Il
presidente americano Bush in Slovacchia per l’atteso incontro con il capo del
Cremlino Putin. Ieri il colloquio con il cancelliere tedesco Schröder
Almeno 15 morti in Iraq.
Non sarebbe della giornalista irachena rapita a Mossul il corpo decapitato
trovato ieri.
24 febbraio 2005
IL PAPA È TORNATO AL
GEMELLI PER UNA RICADUTA DELLA SINDROME INFLUENZALE
DI CUI ERA GIÀ STATO AFFETTO NELLE SETTIMANE
PRECEDENTI.
IL PORTAVOCE VATICANO NAVARRO-VALLS HA DICHIARATO
CHE IL PAPA È STATO RICOVERATO PER L’OPPORTUNA
ASSISTENZA SPECIALISTICA
E ULTERIORI ACCERTAMENTI
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Il Papa è stato ricoverato questa mattina al
Policlinico Agostino Gemelli: Giovanni Paolo II è arrivato all’ospedale romano
intorno alle 11.30 a bordo dell’ambulanza privata. Il Papa è tornato al Gemelli
dopo il recente ricovero, dal primo al dieci febbraio, per una laringo-tracheite acuta. Ascoltiamo il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls, al microfono di Adriana Masotti:
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R. – Dal pomeriggio di ieri, il Santo Padre presenta una
ricaduta a causa della sindrome influenzale che lo avevo affetto nelle
settimane precedenti e che abbiamo seguito tutti. Per questo motivo il Papa è
stato ricoverato questa mattina al Policlinico Gemelli per l’opportuna
assistenza specialistica e ulteriori accertamenti, se fossero necessari.
D. – Dott. Navarro, per domani è
stato annunciato il primo bollettino medico. Ce lo conferma?
R. – Sì, come al solito in
questi casi, noi daremo ogni giorno un bollettino a fine mattinata, con le
informazioni che i medici daranno all’opinione pubblica.
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Ma
colleghiamoci con il Policlinico Gemelli di Roma dove c’è il nostro inviato Stefano Leszczynski:
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Difficoltà
respiratorie a causa di una ricaduta della sindrome influenzale: è questo il
motivo che ha determinato il ricovero del Santo Padre questa mattina intorno
alle 11.30 al Policlinico Gemelli per l’opportuna assistenza specialistica e
ulteriori accertamenti. Dopo appena 14 giorni dal suo rientro in Vaticano,
Giovanni Paolo II è ritornato in ospedale dove era stato ricoverato il primo
febbraio – lo ricordiamo – per una laringo-tracheite acuta, sempre dovuta
all’influenza. A seguirlo, nella sua stanza al decimo piano, l’équipe specialistica
coordinata dal responsabile del Dipartimento di emergenza, Rodolfo Proietti.
Come già
verificatosi in precedenza, l’atrio del Gemelli è colmo di giornalisti della
stampa italiana e internazionale, in attesa di notizie più precise sulla salute
del Papa. Secondo testimoni dell’arrivo in ospedale di Giovanni Paolo II, il
Santo Padre appariva con il volto disteso, è arrivato cosciente, in barella ma
non completamente disteso.
Grande
apprensione, dunque, per le sofferenze patite dal Pontefice che ieri era stato
in collegamento per mezz’ora con l’Aula Paolo VI per l’udienza generale.
Per il
momento, dall’ospedale Gemelli di Roma è tutto.
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14
giorni fa il rientro del Papa in Vaticano dopo i giorni di ricovero al Gemelli,
iniziati il 1 febbraio a causa di una laringo-tracheite acuta. Il 10
febbraio, al momento delle dimissioni dall’ospedale, il portavoce vaticano
Navarro Valls sottolineava il miglioramento delle condizioni generali del Papa,
spiegando che tutti gli accertamenti diagnostici, inclusa la TAC, avevano
escluso altre patologie. Sull’attività del Papa da quel momento, il servizio di
Fausta Speranza:
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L’11 febbraio riprende
l’attività di Giovanni Paolo II con il
messaggio per la Giornata del malato in cui chiedeva ai fedeli, ed in
particolare ai sofferenti, di offrire le loro sofferenze a Dio per la Chiesa,
per il mondo, ed anche per la sua “missione di Pastore universale del popolo
cristiano”.
Il 13, nella prima domenica di Quaresima, in
occasione dell’Angelus, il Papa torna ad affacciarsi alla finestra del suo
studio. Rivolge personalmente un saluto ai fedeli, augurando una “buona
domenica a tutti”. Un gruppo di fedeli risponde con il grido: “Ciao, Papa!”.
C’è, poi, l’intervento di Giovanni Paolo II che
ricorda nelle preghiere suor Lucia Dos
Santos, l’ultima pastorella a cui apparve la Madonna a Fatima, scomparsa nel convento delle
carmelitane di Coimbra il 13 febbraio.
La domenica successiva il Papa legge tutto il
testo nell’incontro domenicale con i fedeli che precede la preghiera
dell’Angelus.
Ricordiamo poi la lettera apostolica sui media, in
data 21 febbraio in cui sottolinea che le comunicazioni sociali “sono un bene
destinato all’intera umanità” e per questo “vanno trovate forme sempre
aggiornate per garantire il pluralismo e
per rendere possibile una vera partecipazione di tutti alla loro gestione, anche attraverso opportuni provvedimenti
legislativi”. Martedì: l’incontro con il premier croato. E ieri il collegamento
audio-video dalla biblioteca con i fedeli raccolti in Aula Paolo VI, in cui,
tra l’altro, rinnova il suo invito per questo tempo particolare in attesa della
Pasqua:
“Apriamo il cuore ad una sincera e profonda
conversione”.
Su
tutti i giornali di questi giorni, inoltre, il nuovo libro del Papa “Memoria e
identità”, presentato l’altro ieri pomeriggio.
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Poco prima della notizia dell’odierno ricovero del Papa, si è
tenuto nella Sala Clementina il Concistoro
ordinario pubblico per la canonizzazione di 5
beati: un vescovo, tre sacerdoti e un frate. Il Papa non ha partecipato alla
cerimonia solenne che è stata annunciata, lo scorso 16 febbraio,
dall’Ufficio delle celebrazioni liturgiche della Santa Sede.
Il
Concistoro è stato presieduto
dal segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano. Con una lettera inviata da
Giovanni Paolo II al porporato, il Papa ha autorizzato il cardinale Sodano a
procedere ai vari atti già programmati. La canonizzazione dei 5 beati è stata fissata per il prossimo 23
ottobre. I futuri santi sono l’arcivescovo polacco di Leopoli dei Latini, Josef
Bilczewski; il fondatore della Congregazione delle Suore di San Giuseppe
per i poveri e gli ammalati, il sacerdote polacco Zygmunt Gorazdowski; il gesuita cileno Alberto
Hurtado Cruchaga e i due italiani: Felice da Nicosia, fratello laico dei
Francescani Cappuccini, e Gaetano Catanoso, fondatore delle Suore Veroniche del
Volto Santo. Sulla figura di Alberto Hurtado Cruchaga ascoltiamo, al microfono
di Rosario Tronnolone, il cardinale Roberto Tucci che, durante i suoi studi di teologia
a Lovanio, ha conosciuto il gesuita cileno:
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R. – Alberto Hurtado Cruchaga, sacerdote gesuita, venne a
visitare noi studenti di teologia e ci fece una grande impressione. Era un
sacerdote innamorato di Cristo, pieno di carisma, di capacità di trasmettere
questa sua fede. Nella sua vita si è sempre interessato di temi di giustizia
sociale.
D. – Una caratteristica del
Pontificato di Giovanni Paolo II è stata proprio il gran numero di
beatificazioni e canonizzazioni, come mai?
R. – Il Papa ha creato beati
1345 persone, uomini e donne, religiosi, non religiosi, laici, coppie sposate.
Ha canonizzato 483 persone. Il Papa desidera sottolineare la chiamata
universale alla santità, queste persone beatificate e canonizzate sono degli
esempi concreti di come si accede alla santità. Perciò il Papa ci ha tenuto
molto che siano scelte persone da tutte le categorie della vita della Chiesa,
ma soprattutto tra i preti, religiosi, religiose, laici e anche coppie sposate.
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NOMINE
Il Santo
Padre ha nominato nunzio apostolico presso le Comunità Europee monsignor André Dupuy, arcivescovo
titolare di Selsea, finora nunzio apostolico in Venezuela. Per tale incarico il
Papa ha nominato mons. Giacinto Berloco, arcivescovo
titolare di Fidene, finora nunzio apostolico in El Salvador e in Belize.
‘CHIESA E MASS MEDIA: UN FUTURO
CHE VIENE DA LONTANO’
È IL TEMA DEL SIMPOSIO CHE, SU
INIZIATIVA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO
DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI, HA
PRESO IL VIA QUESTA MATTINA A ROMA,
PRESSO LA LUMSA
- Intervista con mons.
Renato Boccardo -
‘Chiesa e mass media: un futuro che viene da
lontano’ è il tema scelto per il Simposio che, su iniziativa del Pontificio
Consiglio delle comunicazioni sociali, ha preso il via questa mattina nel 40.mo
del decreto conciliare ‘Inter Mirifica’, a Roma, presso la Sala Conferenze
dell’Università LUMSA. Giovanni Peduto ha intervistato il vescovo Renato
Boccardo finora segretario del dicastero e organizzatore dell’incontro:
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R. – Il Congresso si colloca nel
ricordo e nell’anniversario dei 40 anni della promulgazione del decreto
conciliare ‘Inter Mirifica’ sulle comunicazioni sociali. Ci sono state diverse
iniziative in questi ultimi due anni. Il Pontificio Consiglio delle
comunicazioni sociali ha voluto celebrare in maniera anche solenne, se così si
può dire, questa occasione, riflettendo su quattro grandi domande che
costituiscono il contenuto portante dell’incontro. La prima: si può parlare di
Dio nell’informazione? La seconda: si può evangelizzare attraverso i mass
media? Terza domanda: che cosa i media si aspettano dalla Chiesa? Quarta: che
cosa la Chiesa si aspetta dai media? Quattro temi che vogliono alimentare e
approfondire la riflessione di tutti coloro che operano nel campo
dell’informazione e che, attraverso l’informazione, si sentono chiamati a portare
una parola di speranza, una luce fondata sul Vangelo alla società del nostro
tempo.
D. – Chi sono i partecipanti al
Congresso?
R. – Innanzitutto i membri e i
consultori del Pontificio Consiglio, poi i responsabili delle diverse
commissioni di comunicazione sociale delle Conferenze episcopali, altri operatori
della Pastorale della comunicazione, per quanto riguarda il mondo cosiddetto
ecclesiale. Al simposio sono stati invitati, nello stesso tempo, tanti operatori
delle comunicazioni che non appartengono, necessariamente, all’ambito della
Chiesa, voglio dire: radio, televisioni, giornali, siti internet che, in un
modo o nell’altro, sono sempre in contatto e guardano con interesse alla
presenza della Chiesa in questa situazione.
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VIVO IL DIBATTITO SUL GRAVE CASO DI TERRI SCHIAVO
IN FLORIDA:
IL MARITO CHIEDE DI LASCIARLA MORIRE MENTRE I
GENITORI SI OPPONGONO.
LA DICHIARAZIONE DEL CARDINALE RENATO RAFFAELE
MARTINO
- Intervista con il porporato -
Un
giudice della Florida ha esteso di altre 48 ore, fino a venerdì, gli effetti di
un’ordinanza che vieta di dare il via al distacco delle apparecchiature che tengono
in vita Terri Schiavo, una donna in coma da anni, che il marito vuol lasciare
morire mentre i genitori si oppongono. La proroga è stata decisa un’ora prima
che scadesse una precedente ordinanza che aveva bloccato l’iter dell’eutanasia.
Il giudice ha stabilito che le macchine che tengono in vita la Schiavo non
saranno toccate fino alle 17.00 di venerdì, ora locale (le 23.00 in Italia),
dando così la possibilità ai genitori della donna di continuare a perseguire
altre vie giudiziarie. Resta vivo,
dunque, negli USA, il dibattito sulla situazione della signora Terri Schiavo
che soffre da parecchi anni di uno stato di semi incoscienza ed è mantenuta in
vita tramite alimentazione artificiale. Non si può dire che propriamente lei
soffra di uno stato vegetativo perché è in grado di reagire in certa forma a
stimolazione esterna. Suo marito, il signor Michael Schiavo, rappresentante
legale, vuole staccare il tubo di alimentazione gastrica in forma tale da
provocare la morte di Terri Schiavo per denutrizione. Il signor Schiavo è
sostenuto in questo tragico intento da diverse forze che vogliono legalizzare l’eutanasia
negli Stati Uniti. Ascoltiamo, al microfono di Giovanni Peduto, il parere del
cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace:
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R. – Se il
signor Schiavo riuscisse legalmente a provocare la morte di sua moglie, questo
non soltanto sarebbe tragico in se stesso, ma sarebbe un grave passo verso
l’approvazione legale dell’eutanasia negli Stati Uniti. Dovuto al peso che
hanno le decisioni giudiziarie in quel Paese, nella formazione del diritto. E
vorrei ricordare in proposito quanto il Santo Padre ha detto nei giorni scorsi
alla Pontificia Accademia della Vita, ribadendo che la qualità della vita non
va interpretata come efficienza economica, bellezza e godibilità della vita
fisica, ma consiste nella suprema dignità di creatura fatta a immagine e
somiglianza di Dio. Nessuno può esserne arbitro se non Dio stesso.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina la notizia del nuovo ricovero del Papa al Policlinico “Gemelli”.
Il
Concistoro Ordinario Pubblico per il voto di cinque Cause di Canonizzazione.
Sempre
in prima, l’articolo di Franco Patruno dal titolo “Coscienza ed etica della
comunicazione”: la Lettera apostolica di Giovanni Paolo II “Il rapido sviluppo”.
Nelle
vaticane, l’intervento del cardinale Tauran – sul tema “Il rapporto tra Chiesa
e Stato” - in occasione del Premio internazionale “Bonifacio VIII”.
Nelle
estere, Iraq: a Tikrit dieci morti per l’esplosione di un’autobomba davanti ad
un commissariato.
In
una dichiarazione il Consiglio di Sicurezza dell’ONU rinnova la condanna dell’uso
di bambini-soldato.
Nella
pagina culturale, un articolo di Anna Maria Tripodi sul saggio “Antonio Rosmini
e il pensiero malato”.
Un
articolo di Marcello Filotei dal titolo “Un atto di fiducia nella ‘musica
nuova’”: gli ultimi sviluppi del linguaggio contemporaneo in una serie di
incontri presso la Scuola popolare di Testaccio, a Roma.
Nelle
pagine italiane, in primo piano l’accorato appello di Ciampi per la liberazione
della giornalista italiana in Iraq.
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24 febbraio 2005
ALCUNE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE RIBADISCONO I
TIMORI CHE CENTINAIA
O PERFINO
UN MIGLIAIO DI BAMBINI SIANO MORTI
IN ZONE ISOLATE DELL’AFGHANISTAN PER LE INTENSE
NEVICATE
- Intervista con Simona
Lanzoni -
Ammonta già a 211 il numero di
bambini uccisi per l’ondata di freddo che da gennaio colpisce l’Afghanistan. Lo
ha riferito oggi il ministro della Salute. “In tutto il Paese sono confermati 211
decessi di bambini legati all’inverno”, ha spiegato Amin Fatimie. Il ministro
però ha precisato che questa cifra riguardava soltanto i bambini di età
inferiore ai cinque anni, i più vulnerabili. La provincia di Ghor, al centro
del Paese, una delle più povere, montagnose e arretrate dell’Afghanistan, è la
più colpita – ha aggiunto – con almeno 90 morti confermati. Alcune
organizzazioni umanitarie, da parte loro, hanno espresso il timore che
centinaia o perfino un migliaio di bambini siano morti nella provincia o in
altri dei numerosi paesi isolati per le intense nevicate. La mortalità
infantile in Afghanistan – ha precisato Fatimie – resta una delle più elevate
al mondo. Secondo statistiche annuali in suo possesso, in tempi normali 713
bambini di età inferiore ai cinque anni muoiono ogni giorno nel Paese. In un
rapporto pubblicato ieri, il Programma delle Nazioni Uniti e per lo Sviluppo
(PNUD) aveva sottolineato che l’80% di queste morti si potevano evitare. Al
microfono di Simona Alivernini, sentiamo Simona Lanzoni, responsabile Progetti
della Fondazione Pangea:
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R. – L’inverno è stato molto
rigido, è nevicato in moltissime regioni dell’Afghanistan. Per esempio, nella
provincia di Ghor ci sono state morti per il freddo, ma chiaramente non è solo
nella provincia di Ghor. Purtroppo poi non si è venuto a sapere molto di questa
situazione per il semplice fatto che le comunicazioni non sono buone. A Kabul,
dove noi di Fondazione Pangea abbiamo una sede operativa, 15 giorni fa c’è
stata una vera e propria emergenza, tant’è che ci sono state organizzazioni che
hanno distribuito cibo, coperte e tende. Kabul è un po’ l’attrazione di tutto
il ritorno dei profughi e i profughi quando tornano non hanno una vera e
propria casa e quindi si installano in ruderi, in case distrutte, abbattute
durante i tre anni di guerra. Sicuramente, da un lato noi vediamo la morte e la
miseria; dall’altro tutta questa neve garantirà in estate un’enorme quantità
d’acqua e quindi sicuramente buoni rapporti per l’agricoltura perché uno dei
problemi dell’Afghanistan è che negli ultimi 4-5 anni si è avuto un processo di
desertificazione e siccità enorme.
D. – I bambini sono tra le
vittime principali del maltempo …
R. – E’ chiaro che i bambini
sono i primi a morire proprio perché comunque sono i più fragili. Noi come
fondazione Pangea lavoriamo molto anche con i bambini di strada
dell’associazione Asciana: abbiamo distribuito, per un certo numero di giorni,
zuppe calde ai bambini che si presentavano al centro di Asciana. Chiaramente si
tratta di un intervento momentaneo. L’Afghanistan comunque è un Paese che non è
ancora uscito definitivamente da una situazione di guerra: c’è una guerra
interna di fazioni e tuttora si trovano delle truppe straniere che cercano di
contenere la guerra civile. E’ chiaro quindi che il muoversi all’interno
dell’Afghanistan non è sempre facile e quindi anche questo fatto limita la
possibilità di portare aiuto dovunque e in maniera capillare.
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GIOVANI E VALORI, DAL PENSIERO DEL NEUROPSICHIATRA
VIKTOR FRANKL:
TEMA DI UN INCONTRO DIBATTITO PRESSO LA NOSTRA
EMITTENTE
- Intervista con il cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga,
Ernesto Galli Della Loggia e padre Eugenio Fizzotti
-
Giovani
e Valori, dal pensiero di Viktor Frankl. Su questo tema si è svolta ieri nella
Sala Marconi della Radio Vaticana una conferenza cui hanno partecipato il
cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa in
Honduras, Ernesto Galli Della Loggia, editorialista del Corriere della Sera ed
Eugenio Fizzotti, presidente dell’Associazione di Logoterapia e Analisi
Esistenziale Frankliana. A seguire l’evento per noi c’era Paolo Ondarza:
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Fin dall’età di 25 anni Viktor
Frankl, ancora studente di psichiatria, ebbe come priorità assoluta l’ascolto del
grido di tanti giovani in difficoltà e alla ricerca di un senso nella propria
vita. L’atroce reclusione sperimentata nei campi di sterminio nazista nel 1944
a confronto con situazioni-limite, fece maturare ulteriormente in Frankl
l’attenzione alla cura medica dell’anima in situazioni di totale annientamento.
“L’esperienza di Viktor Frankl è un dono della Provvidenza ai giovani”, secondo
il cardinale Maradiaga:
R. – Certamente, trovare una
persona come lui che ha sofferto tanto, che ha portato veramente la croce e che
esce da questi campi di concentramento senza rancore, senza rammarico, con una
strada nuova per insegnarci a trovare il senso della vita, mi sembra oggi più
che mai necessario.
D. – I giovani oggi cercano
valori che i genitori non hanno loro consegnato?
R. – Penso che abbiamo fatto dei
valori cose intellettuali; invece i valori sono incarnati nelle persone e per
quello, a volte, li si rifiuta. Si deve trasmettere vita ...
Anche per il giornalista Ernesto
Galli Della Loggia, i giovani hanno bisogno di valori incarnati e non solo
predicati:
R. – I giovani hanno bisogno di valori come anche noi adulti abbiamo
bisogno di valori; tra l’altro, noi siamo sempre pronti, come adulti, a parlare
ai giovani di valori e non ci accorgiamo che spesso sono anche i giovani che
parlano a noi di valori, chiedendoci, per esempio, di tener fede ai valori ...
Viktor Frankl è fondatore di una
scuola di analisi esistenziale, la logoterapia, portata in Italia dal padre
salesiano Eugenio Fizzotti, suo allievo a Vienna. Ma cosa insegna la logoterapia
ai giovani? Sentiamo Eugenio Fizzotti:
R. – Non tanto farsi vivere, ma vivere in maniera esistenziale, cioè
assumere la vita nelle proprie mani. Non sono gli altri a decidere di noi.
Anche se tutto sembra andare in questa direzione. E’ importante invece rendersi
conto che tutto dipende da me: sono io che devo dare una spinta, un
orientamento scegliendo soprattutto quali sono le risposte che riesco a dare
alle domande della vita.
“Ho trovato il senso della mia esistenza”, diceva Frankl ai suoi
colleghi e studenti. “Il senso sta nell’aiutare gli altri a trovare un senso
nella propria vita: l’essere umano può sempre scegliere quale atteggiamento
adottare di fronte ad ogni situazione, anche la più drammatica”.
Paolo Ondarza, Radio Vaticana.
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24 febbraio 2005
FORMARE LAICI IMPEGNATI O CHE VOGLIANO FARE
POLITICA: È LO SCOPO DEL
“CENTRO NAZIONALE FEDE E POLITICA MONSIGNOR HELDER
CÂMARA”, INAUGURATO NEI GIORNI SCORSI A BRASILIA DALLA CONFERENZA EPISCOPALE
BRASILIANA
BRASILIA.
= Contribuire alla formazione di laici
impegnati o che vogliano fare politica. Questo l’obiettivo del “Centro
nazionale Fede e Politica Monsignor Helder Câmara”, inaugurato nei giorni
scorsi nella sede della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB),
con il coordinamento della Commissione episcopale per il laicato. Secondo il cardinale
Geraldo Majella Agnelo, presidente della CNBB, “il Centro vuole contribuire
all’esercizio della politica, che è una forma sublime dell’esercizio della
carità”. Per questo la struttura offrirà corsi, seminari, incontri e simposi,
realizzerà pubblicazioni, stabilendo una rete di assessori. “Il Centro è un
vecchio sogno che oggi diventa realtà”, ha affermato il cardinale Majella, individuandone
la base teorica nel Compendio della dottrina sociale della Chiesa, di cui non
esiste ancora una versione in portoghese: “Tra poco sarà disponibile la
traduzione e sarà senza dubbio un grande riferimento per tutti noi e per il Centro
che abbiamo appena lanciato”, ha detto. L’idea di creare un Centro nazionale risponde
all’invito di Giovanni Paolo II che, nell’esortazione Christifidelis Laici,
dopo il Sinodo sui laici, chiede che la formazione dei laici e delle laiche sia
una priorità per le chiese locali. L’idea della creazione del “Centro Monsignor
Helder Câmara” è stata prospettata nel giugno dello scorso anno, quando la CNBB
ha realizzato il seminario del movimento “Fede e Politica” sul tema: “Scuola e
formazione politica”. L’iniziativa di formazione, integrazione ed articolazione
di assessori è culminata nella proposta di preparazione delle leadership
politiche in Brasile. (R.M.)
QUESTA
SERA NELLA BASILICA ROMANA DI SANTA MARIA MAGGIORE,
SECONDO
INCONTRO DI RIFLESSIONE E PREGHIERA, DELLA SERIE
“ I
GIOVEDÌ DI QUARESIMA”, PER AIUTARE I FEDELI
A
PENETRARE NEL MISTERO EUCARISTICO
ROMA. =
“Eucaristia e ‘Volto eucaristico’, tema centrale della trasformazione o
divinizzazione”. Questo, il titolo della riflessione che il cardinale Walter
Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei
cristiani, presenterà questa sera alle 20:30 presso la Basilica romana di Santa
Maria Maggiore, nel secondo incontro della serie “I Giovedì di Quaresima”,
promossa del cardinale Bernard Francis Law, arciprete della Basilica, in
collaborazione con la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra. Scopo dell’inziativa,
aiutare i fedeli, attraverso riflessioni e preghiere ispirate dall’Enciclica
“Ecclesia de Eucharistia”, a penetrare in maniera sempre più profonda nel
Mistero eucaristico, mistero pasquale della morte e risurrezione di Cristo.
Giovedì scorso, lo stesso cardinale Law ha inaugurato il ciclo di incontri con
una riflessione sul tema: “Eucaristia e riconciliazione: la realtà dell’amore e
della comunione”. Il prossimo 3 marzo sarà la volta del cardinale Giovanni
Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi, con un intervento su:
“Eucaristia come sacrificio: significato del sacrificio nella sua consistenza”.
Giovedì 10 marzo, il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per
il culto divino e la disciplina dei sacramenti, rifletterà sull’ “Eucaristia
come vero culto di Dio: l’apostolicità della Chiesa e la ragione per la vera
Chiesa”. “Eucaristia come pegno della vita eterna: il mistero della tensione
escatologica del sacramento” è, infine, il tema dell’incontro conclusivo del 17
marzo prossimo, tenuto dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto della
Congregazione delle cause dei santi. Ad ogni riflessione segue l’esecuzione di
brani di musica sacra da parte della Cappella Musicale Liberiana, del Coro
Interuniversitario di Roma, di quello del Pontificio Istituto di Musica Sacra e
della Cattedrale del National Shrine of the Immacolate Conception di
Washington. (R.M.)
AIUTARE
I BAMBINI A VIVERE CONSAPEVOLMENTE LA SETTIMANA SANTA E LA PASQUA
DI
RESURREZIONE. QUESTO, LO SCOPO DEL RITIRO
PER I
GIOVANI PERUVIANI DI AREQUIPA
Lima. = La Chiesa locale di Arequipa, in Perú, guidata da mons. José
Paulino Rios Reynoso, arcivescovo metropolitano, in questo tempo di Quaresima
sta realizzando una serie di ritiri rivolti alle diverse fasce della
popolazione. Lo scopo è quello di aiutare i fedeli a prepararsi alla Settimana
Santa e alla Pasqua di Risurrezione. Domenica scorsa, presso la parrocchia San
Giovanni Battista di Yanahuara, si è svolto il ritiro dei bambini, con il significativo
slogan: “Bambini, venite alla cena, vi farò missionari del mio amore”.
All’incontro, organizzato in collaborazione con la direzione diocesana delle
Pontificie opere missionarie (POM), hanno partecipato oltre 400 bambini di
tutte le parrocchie e movimenti della città. Lo slogan riassume lo scopo
fondamentale di questa giornata di riflessione: preghiera, divertimento e
“sensibilizzare i bambini sul significato del tempo quaresimale”, preparandoli,
così, a celebrare una vera Pasqua di Resurrezione. Lo spiega padre Víctor
Lívori, direttore diocesano delle POM di Arequipa. “Inoltre – precisa il
sacerdote – si vuole accrescere la loro coscienza missionaria, favorendo una
maggiore conoscenza di Gesù Eucaristia, che è lo stesso Gesù Crocifisso, Redentore
degli uomini, che invia tutti ad annunciare la buona novella della salvezza”.
Il programma della giornata ha alternato la riflessione sull’Anno dell’Eucaristia,
la preghiera, l’intrattenimento e l’animazione. Mons. Paulino Rios Reynoso ha
anche presentato ai bambini il messaggio per la Quaresima di Giovanni Paolo II.
Il ritiro si è concluso con la celebrazione eucaristica. (E. B.)
LE VARIAZIONI DEL LIVELLO DELLE
ACQUE MARINE SONO CAUSATE DAI TERREMOTI.
È QUANTO HA SCOPERTO UN GRUPPO
DI STUDIOSI DELL’ISTITUTO NAZIONALE
DI GEOFISICA E VULCANOLOGIA DI
ROMA
ROMA. =
“I terremoti influenzano il livello marino”. E’ quanto ha dichiarato il fisico
Antonio Piersanti che, insieme con un gruppo di collaboratori dell’Istituto nazionale
di geofisica e vulcanologia (INGV) di Roma, ha messo a punto un modello
matematico per indagare in che modo i movimenti sismatici, e non solo l’effetto
serra, provochino la variazione del livello del mare. Da questi studi emerge
come l’attività sismica generi un cambiamento del campo gravitazionale della
Terra, influenzando il livello e la distribuzione delle acque negli oceani. Le
variazioni finora rilevate vanno da 1,5 a 3 millimetri l’anno e si è stabilito
che almeno per il 10 per cento si debbano all’attività sismotettonica. Fino ad
oggi il fenomeno non era stato spiegato. L’unica ipotesi era quella che
collegava il livello del mare all’effetto serra, causa dell’innalzamento della
temperatura terrestre e del conseguente scioglimento delle calotte glaciali,
provocando un aumento della massa d’acqua. (M.V.S.)
IN CORSO, IN QUESTI GIORNI, LE TRATTATIVE TRA
INDIA, IRAN E PAKISTAN
PER COSTRUIRE UN “GASDOTTO DELLA PACE” CHE
ATTRAVERSERA’ I LORO TERRITORI
NEW
DELHI. = E’ stato soprannominato “gasdotto della pace” il progetto nel quale
Pakistan e Iran hanno deciso di coinvolgere anche l’India. L’obiettivo è la costruzione
di un lungo gasdotto che colleghi i tre territori. Secondo il ministro degli Esteri
iraniano, Kamal Kharrazi, questo condotto “porterà sostanziali benefici a tutti
e tre i Paesi e darà una spinta rilevante alle relazioni politiche ed economiche
tra l’India e il Pakistan”. Durante i colloqui della settimana scorsa ad Islamabad,
l’India ha dichiarato che prenderà seriamente in considerazione la proposta. Il
gasdotto potrebbe far guadagnare al Pakistan milioni di dollari per il
transito, ma soprattutto potrebbe migliorare i rapporti con il rivale Stato
nucleare dell’India, con cui ha già combattuto tre guerre. A tal proposito,
infatti, l’India vuole l’assicurazione da Islamabad che il Pakistan diventi un
buon vicino e che le sue tribù non costituiscano una minaccia per il gasdotto
che attraverserà i loro territori. Le trattative finora condotte lasciano
presagire buone speranze per la conclusione definitiva degli accordi. “Penso
che ci saranno sostanziali progressi sul progetto durante questo viaggio”, ha
affermato il primo ministro pakistano, Shaukat Aziz, alla televisione di Stato,
prima di partire per i tre giorni di visita. (M.V.S.)
TORNANO
A NYERI, NEL KENYA CENTRALE, LE SPOGLIE DEL MISSIONARIO
DELLA
CONSOLATA CHE NEL 1902 FONDO’ LA CHIESA CATTOLICA NEL TERRITORIO
NYERI. = Il 21 febbraio scorso sono state accolte con
grande entusiasmo dai fedeli di Nyeri, nel Kenia centrale, le spoglie mortali
di padre Filippo Perlo, il missionario italiano che nel 1902 fondò la Chiesa
cattolica nel territorio. Padre Perlo, missionario della Consolata, aveva 29
anni quando celebrò la prima messa a Tuthu, attuale
diocesi di Muranga, il 29 giugno 1902: quello fu il primo passo per
l’evangelizzazione di tutta la zona. Eletto nel 1909 primo vescovo dell’allora
Vicariato apostolico, 15 anni dopo fece rientro in Italia, dove rimase fino alla
morte, nel 1948. L’attività di mons. Perlo fu capillare ed efficace: si dedicò
infatti all’annuncio del messaggio del Vangelo nel Paese, all’educazione,
all’agricoltura, alla stampa e alle opere sociali e mise le basi per la
successiva costruzione dell’arcidiocesi di Nyeri e di altre sette
circoscrizioni ecclesiastiche. Alla sua opera di evangelizzazione contribuirono
anche padre Tommaso Gays ed i fratelli religiosi, Celeste Lusso e Luigi Falda.
Nel 1920, padre Perlo fondò anche la Congregazione diocesana delle suore di
Maria Immacolata. Proprio grazie alla loro richiesta, nei giorni scorsi le
spoglie del presule hanno fatto rientro in Kenya e sono state collocate nella
cappella della loro casa. Per l’occasione, l’arcivescovo di Nyeri, mons. Nicodemus Kirima, ha
celebrato una messa in cui ha espresso il suo ringraziamento a Dio per l’opera
di evangelizzazione svolta da mons. Perlo e dagli altri missionari della Consolata.
(M.V.S.)
EVANGELIZZARE ATTRAVERSO L’ARTE E LA MUSICA. LO SI
FA IN UNA SCUOLA SUPERIORE DELL’ISOLA DI TENARU, NELL’ARCIPELAGO DELLE
SALOMONE,
DOVE QUESTE MATERIE RIENTRANO NEL PROGRAMMA DI
STUDI
TENARU. = Annunciare il mistero di Cristo attraverso
l’arte e la musica. Questo, l’obiettivo dell’istituto d’istruzione superiore di
“San Giuseppe”, nell’isola di Tenaru, nell’arcipelago delle Salomone, che ha
inserito queste discipline tra le proprie materie di insegnamento: capaci di
toccare il cuore degli uomini sono preziosi strumenti di evangelizzazione.
Accanto ad esse, gli alunni studieranno anche l’informatica, considerata materia
fondamentale per la preparazione degli studenti di oggi. Secondo il preside
della scuola “gli studenti hanno la possibilità di esprimersi con la musica e
con la danza tipica delle Salomone, nel pieno rispetto della loro identità
culturale. Questo costituirà un modo di preservare e tramandare il patrimonio
culturale delle diverse tribù presenti nelle Salomone e renderlo vivo
attraverso i giovani”. Le nuove discipline permetteranno a tutti gli studenti
di esprimere a pieno le proprie potenzialità e la propria personalità. I frutti
di questa crescita formativa verranno infine condivisi e mostrati a parenti e
ad amici nel corso di una serata culturale che la scuola dedica ogni anno a
tutti gli studenti. (M.V.S.)
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24 febbraio 2005
- A cura di Barbara Castelli -
Il presidente americano, George
W. Bush, ha visitato questa mattina a Bratislava la sede del governo slovacco,
dove ha incontrato il premier, Mikulas Dzurinda. Bush ha sottolineato che il
comune obiettivo di America ed Europa è “convincere gli ayatollah a non dotarsi
di armi nucleari”, confermando l’impegno a utilizzare la diplomazia per centrare
l’obiettivo. Cresce l’attesa, intanto, per l’incontro questo pomeriggio tra il
capo della Casa Bianca e il presidente russo, Vladimir Putin. Ieri, intanto,
Bush ha ricucito i rapporti con la Germania. Il servizio di Paolo Mastrolilli:
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Dopo mesi di
gelo, a causa della guerra in Iraq, il presidente americano Bush e il cancelliere
tedesco Schroeder hanno ritrovato l’intesa ieri sulla necessità di impedire che
l’Iran ottenga armi nucleari. Su questo punto, nel loro Vertice di Magonza, i
due leader hanno preso la stessa posizione. Qualche differenza c’è ancora su
come raggiungere l’obiettivo, perché il capo della Casa Bianca non partecipa
alla mediazione condotta da Berlino, Londra e Parigi con Teheran, anche se ha
detto di appoggiarla. Bush ha definito ridicole le voci secondo cui si
apprestano a toccare l’Iran, ma ha aggiunto che tiene tutte le opzioni sul tavolo.
Quindi, ha chiesto il ritiro dei siriani dal Libano e ribadito l’obiettivo
della pace in Medio Oriente. Schroeder ha detto che le critiche sulla guerra in
Iraq appartengono al passato e ora l’interesse comune è costruire una
democrazia stabile. A questo scopo Berlino ha offerto di addestrare le nuove
forze armate di Baghdad, ma fuori dai confini del Paese. Bush ha spiegato gli
attriti in Europa con la diversa interpretazione dell’11 settembre, che per il
Vecchio Continente è stato un disastro passeggero, mentre per l’America ha
cambiato in maniera permanente la politica estera. Quindi, il capo della Casa
Bianca ha detto di sentirsi in colpa per l’uso di un linguaggio che in certe
occasioni può aver aumentato le tensioni, ma ha aggiunto che l’interesse a
combattere il terrorismo è comune. “L’Europa – ha detto – è l’alleato più
stretto dell’America. Bush e Shroeder hanno discusso anche la relazione con
Putin che oggi incontra il presidente americano in Slovacchia. Il capo della
Casa Bianca ha espresso preoccupazione per alcune decisioni del leader russo
che indeboliscono la democrazia, come le limitazioni alla libertà di stampa, e
ha ribadito che intende parlarne nel Vertice.
Per la Radio Vaticana, Paolo
Mastrolilli.
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Il parlamento palestinese ha
votato oggi la fiducia al nuovo governo del premier Abu Ala. Nella notte i
vertici del principale partito Al Fatah si sono accordati sulla formazione
della compagine. Negli incarichi chiave del nuovo esecutivo palestinese,
approvato con 54 voti a favore, 10 contrari e 4 astensioni, figurano, come
previsto, uomini vicini al nuovo presidente Abu Mazen. Nella lista dei 24
ministri spicca il nome di Nasser al Qidwa, nipote del defunto leader Yasser
Arafat e attuale rappresentante all’Onu, che è diventato il nuovo ministro
degli Esteri al posto di Nabil Shaath, nominato vice premier. Alla guida del dipartimento
degli Interni, invece, è stato chiamato l’ex responsabile dei servizi di sicurezza,
Nasr Yussuf. Soddisfazione per la formazione del nuovo governo è stata espressa
dal ministro degli Affari Esteri israeliano, Sylvan Shalom.
La
Siria ha deciso di attuare un “ridispiegamento” delle sue truppe in Libano. Lo
ha annunciato questa mattina il vice ministro degli Esteri, Walid Al Muallem,
nel corso di una conferenza stampa. Damasco non si è limitata ad ignorare le
richieste di larga parte della comunità internazionale perché ritiri dal Libano
le sue truppe, ma ha anche messo in guardia contro le “provocazioni” esterne
nei confronti propri e delle autorità di Beirut, a essa fedeli. Tali
interferenze, secondo la Siria, potrebbero condurre a “sviluppi negativi”. A
Beirut, intanto, sono attesi in giornata gli specialisti irlandesi incaricati
dalle Nazioni Unite di collaborare con le autorità locali all’inchiesta
sull’attentato del 14 febbraio. Nella strage ha perso la vita l’ex premier
Rafik al-Hariri, insieme con altre quattordici persone.
Non si arresta la spirale di
violenza in Iraq. Attentati oggi a Tikrit, Kirkuk e Baghdad hanno causato la
morte di oltre 15 persone. Novità anche dal fronte dei sequestri. Ci riferisce
Eugenio Bonanata:
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Non si
placano le violenze in Iraq. A nord di Baghdad due soldati statunitensi sono
rimasti uccisi e altri due feriti in altrettanti attentati dinamitardi.
L’esplosione di un’ennesima autobomba, questa volta a sud di Bagdad, ha
provocato la morte di due agenti iracheni, di una bambina e il ferimento di
altre otto persone. E sono 10 i morti per un autobomba a Tikrit, mentre a
Kirkuk due agenti sono morti nell’attentato ad un posto di polizia. Veniamo al
fronte sequestri. Sarebbe viva Raida Al Wazan, la giornalista irachena rapita
domenica scorsa a Mossul. Lo ha dichiarato Razi Feisal, il direttore
dell’emittente per la quale lavora la reporter. Ieri uno dei maggiori
quotidiani di Bagdad, Al Sabah, riportava la notizia del probabile
ritrovamento, a Ebril, del corpo decapitato della giornalista. Il direttore non
ha voluto fornire ulteriori particolari sull’inchiesta. Ha confermato, tuttavia,
che la figlia di dieci anni della giornalista, che si trovava con lei al
momento del sequestro, è stata rilasciata il giorno stesso. Buone notizie anche
per la giornalista francese di “Liberation”, Florence Aubenas, e il suo
interprete iracheno, rapiti il 5 gennaio scorso. Sarebbero “sempre vivi” e
detenuti fuori da Bagdad, secondo il segretario di Reporters sans Frontieres,
Robert Menare, che ha avuto “comunicazioni ed elementi concreti” in questo senso.
Cresce l’attesa, infine, per la sorte di Giuliana Sgrena, la giornalista
italiana in mano ai rapitori da ormai tre settimane. Ieri il presidente Ciampi
ha incontrato la famiglia Sgrena al Quirinale e ha loro espresso la sua viva
solidarietà e vicinanza.
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Il
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha “energicamente” condannato ieri
sera il reclutamento e l’uso di bambini soldato “e tutti le altre violazioni e
abusi commessi contro i bambini in situazioni di conflitto armato”. La dichiarazione
dei 15 ha, inoltre, chiesto la creazione di “un sistema di monitoraggio” e un
meccanismo per denunciare le violazioni. Nel mondo “oltre 250.000 bambini
continuano ad essere sfruttati, a seconda della situazione, come combattenti,
spie e schiavi del sesso”: ha sottolineato Olara Otunnu, rappresentante speciale
Onu per il bambino e il conflitto armato.
Sono almeno 500 i morti e 990 i feriti del terremoto
che ha colpito martedì scorso il sudest dell’Iran. Il bilancio - fornito dalle
autorità iraniane - è ancora provvisorio, anche se le ricerche sono ormai terminate
nei villaggi più colpiti dal sisma, Hutkan e Dahuyeh. Intanto, nelle zone
disastrate continua ad operare un’equipe guidata da Caritas Italiana. Per un
quadro della situazione, sentiamo Marco Ansaldi, appena rientrato dall’Iran, al
microfono di Andrea Sarubbi:
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R. – I
danni sono ingenti in proporzione alla zona terremotata e alla popolazione
coinvolta. Si tratta di circa 30 mila persone coinvolte e una quarantina di villaggi.
I villaggi sono quasi totalmente distrutti. La distruzione è paragonabile, se
non maggiore, a quella di Bam. Quindi, è una distruzione totale. Si tratta di
zone di montagna difficilmente raggiungibili. La gente, è, dunque, in condizioni
di bisogno disperato.
D. – C’è un compito specifico
affidato proprio alla Caritas?
R. – L’attore principale delle
operazioni di soccorso è il “Crescente rosso”, la “Mezza luna rossa”, come la
chiamiamo in Italia, quindi, le autorità. Loro sono impegnatissimi in questa
azione di soccorso. Stanno lavorando molto bene. Bisogna tener conto che hanno
un’esperienza enorme, accumulata a Bam. Da parte nostra, stiamo in questo
momento, su richiesta delle autorità, predisponendo la distribuzione di generi
di prima necessità e alimentari, che coprirà 500 famiglie, circa 2 mila
persone.
D. – Ma non si era detto che le
autorità iraniane avrebbero rifiutato aiuti stranieri?
R. – In effetti, loro pensano di
poter coprire i bisogni indipendentemente. Però bisogna tener conto che a Bam,
proprio in quella regione, ci sono diverse ONG e organizzazioni straniere, che
stanno operando per la ricostruzione. Quindi, a queste organizzazioni, che sono
già presenti nel Paese, hanno chiesto un contributo.
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Il
presidente portoghese, Jorge Sampaio, ha designato oggi come primo ministro
José Socrates, segretario generale del Partito socialista. Il PS ha riportato una vittoria schiacciante alle
elezioni legislative di domenica scorsa in Portogallo.
Il
presidente della Repubblica somala, Abdullahi Yusuf, e il premier, Mohamad Ali
Geli, sono partiti oggi da Nairobi, in Kenya, per una approfondita missione in
patria. Per ragioni di sicurezza, per ora le nuove istituzioni democratiche
somale siedono ancora a Nairobi. Si tratterà di un ampio giro, con
consultazioni allargate. Tra i nodi principali da sciogliere nel corso della
missione, che dovrebbe durare tra i sei e gli otto giorni: dove trasferire il
governo, e come e quando schierare le truppe di peacekeeper africani.
In
Togo deve “essere ristabilito, al più presto possibile, l’ordine costituzionale
e legale”. Lo ha sottolineato ieri l’Unione Europea, intimando a Lomé
l’imposizione di sanzioni. Il 5 febbraio scorso, dopo la morte del presidente
Gnassingbé Eydema, al potere in Togo da 38 anni, l’esercito ha insediato il
figlio Faure Gnassingbé. La riunione dell’Unione Africana prevista per oggi ad
Addis Abeba, in Etiopia, per discutere proprio della delicata situazione
togolese è stata rinviata a venerdì. Alla base della decisione, riferisce il
portavoce, ci sarebbero “problemi logistici”.
Il
tribunale internazionale per i crimini di guerra, allestito dalle Nazioni Unite
per il genocidio in Rwanda del 1994, ha deferito ieri alle autorità di Kigali
15 dei casi che aveva all’esame. E’ la prima volta che il TPIR deferisce alle
autorità nazionali un caso che gli era stato assegnato. Secondo l’Onu, il
genocidio del 1994 causò oltre 800.000 morti.
Un
noto ambientalista è stato assassinato martedì notte a Nova Iguassù, uno dei
quartieri più violenti della periferia di Rio de Janeiro, in Brasile.
L’assassinio si registra a pochi giorni dalla morte della missionaria americana
Dorothy Stang. Il 59.enne attivista ecologico lottava da anni contro il
contrabbando di animali selvatici e lo sfruttamento illegale dei prodotti della
foresta.
La
Corte Suprema colombiana ha dato il via libera ieri all’estradizione negli
Stati Uniti di un capo delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, Omaira
Rojas, e del capo del cartello di Cali, Miguel Rodriguez Orejuela. Ora sarà il
presidente Alvaro Uribe a dover autorizzare la consegna dei due uomini alle
autorità statunitensi, che li accusa di narcotraffico.
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