RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 54 - Testo della trasmissione mercoledì 23 febbraio 2005

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“L’egoismo ceda il posto all’amore”: così il Papa invita a vivere intensamente la Quaresima, nel saluto rivolto ai fedeli raccolti in Aula Paolo VI e in Piazza San Pietro in collegamento audio-video dalla Biblioteca privata

 

Presentato a Roma il libro “Memoria e identità” di Giovanni Paolo II. Dal Papa un invito a credere che il bene trionfa sul male. Interventi di Joaquín Navarro-Valls, il cardinale Joseph Ratzinger e Paolo Mieli

 

Migliaia le persone in fila a Milano per rendere l’ultimo omaggio a don Giussani. Ricordano oggi per noi il fondatore di CL, Giulio Andreotti e Paola Bignardi

 

A 10 anni dalla Evangelium Vitae, l’Assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita, che si conclude oggi, ha discusso di “qualità della vita ed etica della salute”. Intervista con il vescovo Elio Sgreccia.

 

IN PRIMO PIANO:

Oltre 200 religiosi provenienti dai cinque continenti riuniti da ieri fino a domani al Convegno Internazionale dei Missionari a Roma. Ai nostri microfoni Mirko Tremaglia, mons. Giuseppe Betori, Valerio Pellizzari e mons. Luigi Franzoi

 

Curare la mente attraverso la riscoperta del significato della vita: è quanto propone la logoterapia, ideata dal neuropsichiatra austriaco Viktor Frankl. Con noi il prof. Eugenio Fizzotti

 

Oggi, cinquantenario della morte di Paul Claudel, poeta, drammaturgo e diplomatico francese, cantore della speranza cristiana. C e ne parla il prof. Giuliano Vigini.

 

CHIESA E SOCIETA’:

In India, aggredita una suora cattolica accusata di “essere cristiana”

 

In Guatemala, si ripete il processo per l’omicidio di mons. Gerardi assassinato nel 1998 all’indomani della pubblicazione del suo dossier sui crimini compiuti durante la guerra civile

 

“Ricostruire nel rispetto della natura”: l’appello dell’ONU per il dopo tsunami. Anche la FAO chiede una pianificazione attenta per garantire il settore pesca

 

Inizia oggi a Tunisi il seminario sull’energia nucleare

 

Dalla Basilica Superiore di San Francesco di Assisi, una serata di solidarietà e musica per gli orfani africani

24 ORE NEL MONDO:

Il presidente americano Bush, in Germania, chiede alla Russia di promuovere un sistema più democratico

 

Sospesa nei pressi di Ramallah la costruzione del muro. Nei Territori, rinviato il voto del parlamento sul nuovo governo palestinese.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 febbraio 2005

 

“L’EGOISMO CEDA IL POSTO ALL’AMORE”: COSI’ IL PAPA HA INVITATO A VIVERE

INTENSAMENTE IL PERIODO QUARESIMALE, NEL SALUTO RIVOLTO AI FEDELI

RACCOLTI IN AULA PAOLO VI E IN PIAZZA SAN PIETRO

 IN COLLEGAMENTO AUDIO-VIDEO DALLA BIBLIOTECA PRIVATA

 

 

“L’egoismo ceda il posto all’amore”: con queste parole il Papa ha invitato a vivere intensamente il periodo quaresimale. Nel saluto rivolto ai fedeli raccolti in Aula Paolo VI e in Piazza San Pietro in collegamento audio-video dalla Biblioteca privata, ha salutato “con affetto” tutti ringraziando cordialmente per la presenza. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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“Un particolare impegno di preghiera, digiuno e penitenza e ad una maggiore solidarietà verso il prossimo, specialmente verso i poveri e i bisognosi”: lo chiede Giovanni Paolo II in questo tempo quaresimale che – sottolinea - “ci condurrà alle solenni celebrazioni della Pasqua”:

 

“Apriamo il cuore a una sincera e profonda conversione”.

 

E spiega: “L’egoismo ceda il posto all’amore, perché ci sia dato di sperimentare la gioia del perdono e dell’intima riconciliazione con Dio e con i fratelli.”   Nei saluti nelle varie lingue torna l’augurio che i pellegrini di passaggio a Roma vivano con particolare intensità il contatto con il cuore della Chiesa universale. Un pensiero speciale, poi, al gruppo dei missionari italiani all’estero, convenuti per un incontro di studio; ai fedeli della diocesi di Faenza-Modigliana, accompagnati dal loro vescovo, e ai numerosi giovani presenti nella Piazza. A tutti, l’augurio di ogni desiderato bene.

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NOMINA

 

Il Santo Padre ha nominato vescovo di Magdeburg, nella Repubblica Federale di Germania, mons. Gerhard Feige, finora vescovo titolare di Tisedi ed ausiliare della medesima diocesi.

 

Mons. Feige è nato a Halle, nella stessa diocesi di Magdeburg, nel 1951, è stato ordinato sacerdote nel 1978 e consacrato vescovo nel 1992. Mons. Feige è membro della Commissione episcopale tedesca per l’ecumenismo e di quella per la scienza e la cultura.

 

 

PRESENTATO A ROMA IL LIBRO “MEMORIA E IDENTITA’” DI GIOVANNI PAOLO II.

DAL PAPA UN INVITO A CREDERE CHE IL BENE TRIONFA SUL MALE

 

“Ogni sofferenza umana, ogni dolore, ogni infermità racchiude una promessa di salvezza, una promessa di gioia”. E’ uno dei passi principali dell’ultimo libro di Giovanni Paolo II, “Memoria ed Identità”, edito dalla Rizzoli e presentato ieri pomeriggio a Roma. La casa editrice prevede di distribuirlo, da oggi, in 330 mila copie e già la diffusione di alcune anticipazioni nei giorni scorsi aveva creato molta attesa tra il pubblico. Sentiamo il servizio di Alessandro Guarasci:

 

 

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Alcuni opinionisti lo hanno definito un libro pervaso dal pessimismo ma, nei fatti, “Memoria e Identità” ribadisce come alla fine il bene vinca sul male. Il libro prende il via da alcune conversazioni con due filosofi polacchi, svolte nel 1993 a Castelgandolfo, in seguito aggiornate. Si conclude con uno dialogo sull'attentato del 13 maggio 1981 tra il Papa e il suo segretario, mons. Stanislaw Dziwisz. Proprio in merito all’attentato, il Santo Padre afferma che era “praticamente dall’altra parte” ma che, ciononostante, aveva la sensazione che ce l’avrebbe fatta. Un atto che fu opera di “una delle ultime convulsioni delle ideologie della prepotenza, scatenatesi nel XX secolo”.

 

In merito alle guerre, il Santo Padre scrive che “L'Europa a cavallo dei due millenni si potrebbe purtroppo qualificare come il continente delle devastazioni”. Un concetto precisato dal direttore della Sala Santa Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls:

 

“Nel corso degli anni si è venuta formando la convinzione che le ideologie del male sono profondamente radicate nella storia del pensiero filosofico europeo”

 

Il male, però, ha devastato anche il XX secolo. Giovanni Paolo II deve constatare che nel mondo sono estese le cosiddette reti del terrore. Vengono così ricordati gli attacchi alle Torre Gemelle, l’attentato alla stazione di Atocha, di Madrid, la strage di Beslan. Ma il cardinale Joseph Ratzinger, interpretando il pensiero del Papa, ribadisce che il male ha una fine:

 

“Il male ha un limite temporale ed ontologico. Il limite del male è in ultima istanza il potere di Dio e di conseguenza la bontà originaria dell’essere, che crede nel Creatore, non può avere un’ultima paura. La fede è fiducia e deve essere coraggio”.

 

Altro punto nodale sono le decisioni di alcuni parlamenti o governi che in passato hanno avallato sterminii di massa. Ora altre assemblee popolari danno il via libera a provvedimenti come l’aborto, sterminio legale degli esseri concepiti e non ancora nati. Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera:

 

“Accetto in pieno la sfida contenuta in queste parole a non considerare decisioni, in quanto prese da Parlamenti, decisioni che hanno in sé una totale legittimità. Certo hanno una legittimità sotto il profilo giuridico, ma sotto il profilo morale quelle decisioni vanno continuamente riviste. Ma far dire al Santo Padre che, quindi, la Shoà è uguale all’aborto è un’evidente forzatura, di cui a nome della stampa italiana, chiedo scusa”.

 

Il Papa poi ricorda anche i frutti positivi dell’Illuminismo. Da essi, infatti, sono nati gli ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza.

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CATTOLICI E LAICI STRETTI NELLA COMMOZIONE

PER LA MORTE DI DON LUIGI GIUSSANI.

MIGLIAIA LE PERSONE IN FILA A MILANO PER RENDERE L’ULTIMO OMAGGIO

AL FONDATORE DI COMUNIONE E LIBERAZIONE, SPENTOSI IERI

 

Straordinaria passione educativa, costanza nella costruzione di una società autenticamente solidale. Sono tante le vocazioni che il mondo cattolico riconosce a don Giussani, la cui scomparsa ha accomunato ieri nel dolore politici e gente comune, cattolici e laici. I funerali del fondatore di Comunione e Liberazione, morto ieri in seguito ad una grave forma di polmonite, si svolgeranno domani alle 15.00 nel Duomo di Milano e saranno presieduti, a nome di Giovanni Paolo II, dal cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il servizio di Barbara Castelli:

 

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Il popolo dei “ciellini” si è stretto ieri nel dolore per la morte di don Luigi Giussani. Diecimila persone si sono messe in fila, fino a notte inoltrata, davanti alla camera ardente allestita nella cappella dell’Istituto Sacro Cuore di Milano, per rendere omaggio al fondatore di “Comunione e Liberazione”. Una quiete non silenziosa. La recita del rosario riecheggiava in tutto il piazzale, scandita fra le lacrime da ragazzini, giovani, persone di mezza età e anziani. Sui volti, l’espressione triste di chi ha perso qualcuno di caro, un amico, un papà, ma anche la tranquillità di chi crede che la vita non finisce con la morte. Ininterrotta anche la processione di esponenti del mondo della politica, che ieri non ha mancato di esprimere commozione per questa perdita. A ciascuna di queste persone “don Gius”, come lo chiamavano affettuosamente i ragazzi di CL, ha chiesto di “vivere all’altezza dei propri desideri”, comunicando loro la passione dell’incontro con Cristo. “La fede è una vita – ripeteva – e non un discorso sulla vita”. “Don Giussani – ha ricordato ieri l’arcivescovo di Genova, il cardinale Tarcisio Bertone – ha convinto moltitudini di giovani a mettere Cristo al centro della loro vita e a percepirlo come un presente, vero compagno di viaggio per le strade del mondo”. Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolarini, ha parlato della figura di don Giussani come quella di un santo, mentre le Acli lo hanno ricordato come un “protagonista del cattolicesimo sociale”, per la sua capacità di comunicare il Vangelo alle nuove generazioni “in tempi difficili, in cui il processo di secolarizzazione appariva inarrestabile”. Come don Giussani aveva previsto, infatti, le grandi crisi del mondo giovanile del ‘68 accelerarono l’indebolimento delle esperienze ecclesiali. Accanto all’ideologia che acceca molti e trascina lontano anche parte dei giovani che si erano avvicinati a Gioventù Studentesca, che diventerà poi Comunione e Liberazione, si fa largo in quegli anni il desiderio di autenticità con cui CL saprà confrontarsi. Dinanzi a quel fermento politico, don Giussani, con la sua voce roca e l’eloquenza poetica e appassionata, chiama tutti a riconoscere Cristo come centro dell’affetto e della ragione, come risposta ai quesiti fondamentali dell’uomo.

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Sulla figura e sull’impegno di don Giussani, Emanuela Campanile ha raccolto il commento del senatore Giulio Andreotti, direttore del mensile internazionale “30 Giorni”:

 

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R. – Innalzò il vessillo del non avere paura e su questo poi costruì un movimento ideale di grandissima profondità, con molti risvolti. Io credo che dobbiamo veramente considerarlo, nella sua realtà, un profeta.

 

D. – L’insegnamento che lei ha avuto da don Giussani?

 

R. – … che non bisogna avere paura. Se uno è convinto che una cosa sia giusta, ci si deve dedicare, anzi, quando si trova contro corrente, deve intensificare il proprio impegno.

 

D. – Secondo lei, ci sono ancora grandi maestri, oggi?

 

R. – Direi di sì. Alcuni hanno un rilievo maggiore, altri un rilievo minore, ma ci sono tanti fermenti nel mondo cattolico che sono straordinari. Noi, in questo momento, su “30 Giorni”, ci siamo dedicati alle comunità di clausura … ma c’è una tale ricchezza nelle cosiddette retrovie che non può essere dimenticata, e che poi, probabilmente, è la forza dell’esercito cristiano.

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La commozione per la morte di don Luigi Giussani ha raggiunto anche tutti gli altri movimenti ecclesiali e le associazioni. Ascoltiamo il ricordo del fondatore di CL tratteggiato da Paola Bignardi, presidente nazionale dell’Azione Cattolica. L’intervista è di Barbara Castelli:

 

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R. – Io lego il ricordo di mons. Giussani al recente pellegrinaggio a Loreto di AC, quando mons. Giussani ha voluto far pervenire all’Azione Cattolica un messaggio di vicinanza, di augurio: l’augurio di una nuova primavera per l’Azione Cattolica, di entusiasmo e di impegno. Per me non c’è ricordo più bello di quello di sentirlo vicino in un momento in cui l’Azione Cattolica viveva uno degli appuntamenti più straordinari degli ultimi anni, come il pellegrinaggio, appunto, o l’incontro con il Santo Padre.

 

D. – Quali sono, oggi, i frutti del lavoro di don Giussani, che ha sempre interpellato l’uomo contemporaneo per un incontro vitale con Cristo e con la Chiesa?

 

R. – Io credo la sua fedeltà al Vangelo, che l’ha portato a riconoscere nel servizio all’uomo e nella promozione dell’uomo, della vita e della cultura le strade appropriate per annunciare il Vangelo nel contesto odierno.

 

D. – Qual è il segno della vicinanza a Comunione e Liberazione degli altri movimenti ecclesiali, delle altre associazioni?

 

R. – A me pare che questa sia una stagione in cui sta maturando sempre di più una consuetudine di dialogo, che ci fa un po’ partecipi gli uni della storia degli altri. Credo che l’auspicio che mons. Giussani faceva per l’Azione Cattolica, in occasione del nostro pellegrinaggio a Loreto, è quello di percorsi di comunione sempre più intensi, che vedano tutte le aggregazioni ecclesiali sempre più disponibili e attente le une alle altre.

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A DIECI ANNI DALLA EVANGELIUM VITAE,   

L’ASSEMBLEA GENERALE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA

CHE SI CONCLUDE OGGI HA DISCUSSO DI

“QUALITÀ DELLA VITA ED ETICA DELLA SALUTE”

- Intervista con il vescovo Elio Sgreccia -

 

“Qualità della vita ed etica della salute” è stato il tema dell’Assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita, che si conclude oggi. Tenutasi nel decimo anniversario della Evangelium Vitae, l’Assemblea è stata l’occasione per una rilettura del documento di Giovanni Paolo II. Di cosa sia cambiato, in questo periodo, nel mondo riguardo alla qualità della vita e al rispetto della vita, Giovanni Peduto ha parlato con il presidente dell’Accademia, il vescovo Elio Sgreccia:

 

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R. – Pensiamo al concetto di sacralità della vita. L’espressione qualità della vita in questi ultimi tempi, a partire dagli anni Sessanta, ha assunto una concezione e un concetto di tipo utilitarista. La vita ha una sua qualità quando è in grado di soddisfare i desideri, quando è in grado di coltivare il piacere della vita, quando è nella piena salute. Quando questa condizione non c’è più, si perderebbe la qualità della vita e non varrebbe la pena più di essere vissuta. Questo è il concetto che sottostà alla prassi o alla spinta verso l’eutanasia ed è l’idea che sottostà alla selezione dei feti malati, degli embrioni malati perché non avrebbero una qualità di vita nel loro futuro. In questo caso, la qualità di vita viene ad opporsi alla sacralità della vita. Noi vogliamo fare una riflessione in questa circostanza per vedere quanto c’è di salvabile in questo culto della qualità della vita, nel culto della salute, perché in realtà pensiamo che non si deve fare opposizione tra sacralità della vita e qualità di vita. La vita è sacra perché creata da Dio. E’ sacra perché l’uomo è a immagine e somiglianza di Dio e perché l’uomo è dotato di una dignità superiore a tutti gli altri esseri. Perciò, la vita umana è intangibile e ha già dalla nascita e dalla sua struttura una sua qualità. E questa è la qualità essenziale, ontologica, non alienabile, non obliterabile da nessuno. Naturalmente dobbiamo anche coltivare quella qualità sociale, economica, degna dell’uomo, all’altezza della sua dignità. Quindi non siamo contro la qualità della vita, la cura della salute, in armonia però alla sacralità della vita.

 

D. – Ma gli uomini e le donne di oggi sono coscienti che sulla questione della vita si sta giocando il futuro dell’umanità?

 

R. – Questa coscienza non è ugualmente ovunque assimilata. Per esempio, se noi andiamo nelle società dell’America Latina, dell’Asia, dell’Africa, vediamo che la coscienza, l’amore per la vita, l’attaccamento alla vita è ancora forte. Dove è avvenuta l’invasione dell’edonismo utilitarista c’è questa specie di pessimismo e questo culto esagerato del benessere per cui non è più la vita che viene amata, ma il benessere che essa consente e quando non lo consente più sembra che la vita per molti non abbia più significato. Ed è questo che vogliamo chiarificare nella nostra assemblea. Dobbiamo sentire la responsabilità verso la salute propria e la salute del prossimo, dobbiamo fare in modo che tutto questo venga sostenuto non solo nei Paesi sviluppati ma anche nei Paesi in via di sviluppo con uguale atteggiamento nei confronti della dignità dell’uomo. Vogliamo evitare, però, questa specie di deificazione del piacere, che è frutto della filosofia utilitarista che sta pervadendo le società sviluppate.

 

D. – A questo proposito, nel mondo, nel campo del diritto alla salute, ci sono degli squilibri fortissimi. Cosa si può fare?

 

R. – E’ appunto su questo che noi dobbiamo incidere, cioè su tutto quello che nel mondo occidentale va per un culto esagerato del benessere. E addirittura finisce per diventare contro l’uomo. Diminuiscono le nascite: per il culto del benessere si rifiuta la famiglia, si rifiutano i figli, si cerca semplicemente il benessere di chi ce l’ha già e quindi si ha paura di affrontare le responsabilità. Tutta questa mentalità finisce poi per essere un ostacolo a quello che si potrebbe fare invece per aumentare la salute, i mezzi per la salute, il dovere di sostentamento della vita nei Paesi in via di sviluppo.

 

D. – Dieci anni fa, con l’enciclica Evangelium Vitae, Giovanni Paolo II quale messaggio ha voluto lanciare all’umanità?

 

R. – Il messaggio di fondo della Evangelium Vitae è che la vita ha una sua dignità propria, che le viene dal Creatore, e ce l’ha dall’inizio della vita fino alla fine, dal momento del concepimento e fino alla morte naturale. Ce l’ha in tutti gli uomini: quelli che nascono nei Paesi in via di sviluppo, quelli che nascono nei Paesi sviluppati. Questo concetto antropologico e sacro della vita dev’essere punto di riferimento per un ripensamento dell’organizzazione della società come la stiamo vivendo noi.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina il titolo “L’egoismo ceda il posto all’amore. Sperimentiamo la gioia del perdono e della riconciliazione”: Giovanni Paolo II parla ai fedeli raccolti nell’Aula Paolo VI per l’udienza generale e ripropone l’attualità del cammino quaresimale segnato dalla preghiera, dal digiuno, dalla penitenza, dalla solidarietà verso i poveri.

Sempre in prima, un articolo di Massimo Camicasca, dal titolo “Un’anima ecclesiale”, in ricordo di mons. Luigi Giussani.

India: aggredita e malmenata una religiosa delle Suore della Missione nella stazione ferroviaria di Kota.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell’udienza generale.

Un servizio sull’inaugurazione - da parte del cardinale Angelo Sodano - della mostra “L’Augusteum di Narona” ai Musei Vaticani.

 

Nelle estere, Iraq: l’Unione Europea e gli Stati Uniti pronti a convocare una conferenza congiunta.

 

La pagina culturale è incentrata sulla mostra - al Braccio di Carlo Magno, in Vaticano - dedicata all’Immacolata Concezione nelle opere dei grandi maestri. I contributi di Carlo Pedretti e di Mario Spinelli.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano l’emergenza maltempo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 febbraio 2005

 

OLTRE 200 RELIGIOSI PROVENIENTI DAI CINQUE CONTINENTI SONO RIUNITI DA IERI

E FINO A DOMANI AL CONVEGNO INTERNAZIONALE DEI MISSIONARI

PROMOSSO DALLO STATO ITALIANO A ROMA

 

Il convegno internazionale dei missionari cui ha fatto riferimento il Papa nei suoi saluti di oggi, ha preso il via ieri a Roma. In apertura, il ministro per gli Italiani nel mondo, Mirko Tremaglia, ha detto che “i missionari sono da sempre esempio di accoglienza e solidarietà anche per gli emigranti”. Oltre 200 missionari, provenienti da 29 Paesi e dai 5 continenti, partecipano all’evento in corso fino a domani nella capitale. Il servizio è di Paolo Ondarza:

 

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Si è aperto con un pensiero a Giuliana Sgrena, la giornalista del manifesto rapita in Iraq, e con alcuni secondi di silenzio e preghiera per la morte di don Giussani il Convegno dei missionari italiani nel mondo. E’ un atto di ringraziamento, il primo da parte dello Stato italiano, nei confronti della costante e silenziosa opera materiale e morale operata da uomini e donne definiti dal sindaco di Roma, Veltroni, “angeli caduti in terra di cui l’Italia è orgogliosa”. Testimoni di pace impegnati – per dirla con mons. Belotti, presidente del CEMI (Commissione episcopale per le migrazioni) a far risuonare la Buona Novella ai loro connazionali immigrati in terre straniere. Mirko Tremaglia, ministro per gli italiani nel mondo:

 

“Quando noi cominciamo a dire che gli italiani sono sbarcati di qua e di là, in una situazione veramente spaventosa, i missionari erano con loro, per cui li hanno aiutati”.

 

Unanime l’appello al Belpaese a ricordare quando erano gli italiani ad emigrare. Un fenomeno di cui fin dagli anni ’60 si prese cura la CEI. L’attuale segretario mons. Giuseppe Betori:

 

“Io direi che è un riconoscimento, da parte dello Stato italiano, per quello che è stato fatto da questi missionari, che non è stato soltanto un assicurare la permanenza della fede tra gli italiani che andavano all’estero, ma è stata anche quello di dare una continuità alla cultura delle persone che andavano fuori d’Italia”.

 

Particolarmente significativa la storia di padre Angelo Panigati, missionario a Kabul, in Afghanistan, raccontata dal giornalista Valerio Pellizzari:

 

“Quando tutte le ambasciate occidentali chiusero alla fine degli anni ’90, l’unica che restò con la bandiera al vento fu l’ambasciata italiana perché padre Panigati decise di restare in piena guerra e, di fatto, il governo italiano si ritrovò ad avere questo rappresentante improprio ma unico nel panorama dei Paesi occidentali”.

 

Religiosi e religiose definite dal presidente della Regione Lazio, Storace, “sinonimo di speranza”: vite spese al servizio di “un’Italia fuori dall’Italia”: Africa, Medio Oriente, Stati Uniti, Sud America, ma anche Europa. L’esperienza di mons. Luigi Franzoi, missionario fra gli emigranti della Germania:

 

R. - La Germania sta passando una crisi non soltanto economica ma anche religiosa, spirituale …

 

D. – Quest’anno la Giornata Mondiale della Gioventù si svolgerà proprio a Colonia …

 

R. – Immetterà anche nella Chiesa tedesca e nei giovani un po’ di entusiasmo per riscoprire le radici cristiane anche del mondo tedesco …

 

Il primo Convegno dei missionari italiani nel mondo si svolge proprio nell’anno del centenario della morte del beato Giovanni Battista Scalabrini, fondatore dei missionari scalabriniani.

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CURARE LA MENTE ATTRAVERSO LA RISCOPERTA DEL SIGNIFICATO DELLA VITA.

E’ QUANTO PROPONE LA LOGOTERAPIA.

SE NE PARLA NEL POMERIGGIO A ROMA ALLA CONFERENZA DAL TITOLO:

“GIOVANI E VALORI, DAL PENSIERO DI VIKTOR E. FRANKL”

- Con noi il prof. Eugenio Fizzotti -

 

Attraverso “un’analisi esistenziale”, aiutare l’uomo a riscoprire il significato della propria vita e i suoi valori fondamentali: è lo scopo della Logoterapia, terza scuola di psicoterapia viennese, dopo la psicoanalisi freudiana e la psicologia individuale adleriana, ideata da Viktor Frankl, neuropsichiatra scomparso nel 1997. Nel centenario della nascita, la redazione Orizzonti Cristiani della Radio Vaticana promuove oggi pomeriggio a Roma, nei locali della nostra emittente, la conferenza dal titolo: “Giovani e valori, dal pensiero di Viktor Frankl”. Ma quali sono i fondamenti di questo approccio terapeutico? Roberta Moretti lo ha chiesto al prof. Eugenio Fizzotti, presidente dell’Associazione di Logoterapia e Analisi esistenziale frankliana:

 

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R. – Primo fondamento: l’uomo è sempre libero, non dai condizionamenti, ma di prendere posizione nei confronti dei condizionamenti. Questo perché ha una dimensione che lo differenzia dagli altri esseri viventi ed è la dimensione spirituale. Secondo fondamento: l’uomo cerca di cogliere le domande che la vita gli pone e si mette nell’atteggiamento di dare risposte che siano personali, non artefatte. Terzo fondamento: l’uomo è aperto alla realtà esterna, al mondo dei valori, ad una relazione personale con Dio.

 

D. – Quindi, si parla di una “ricerca di significato” …

 

R. – E’ l’aspetto centrale della logoterapia: cercare il senso della vita, cioè il valore che è insito nella mia esistenza e che nulla e nessuno può mai eliminare. Abbiamo, da questo punto di vista, la testimonianza straordinaria di Frankl, che da ebreo è stato per tre anni deportato in quattro campi di concentramento nazisti, compreso Auschwitz, e ha potuto dimostrare, sia in base alla propria esperienza, sia in base all’esperienza dei suoi compagni, che l’uomo può sempre alzare lo sguardo verso l’alto e riuscire a trovare uno spiraglio di luce, anche quando attorno a sé ci sono soltanto le rovine dell’esistenza.

 

D. – Professore, in questa “ricerca di senso” si scopre una stretta interrelazione tra logoterapia e religione …

 

R. – Indubbiamente, tenendo conto che gli obiettivi sono diversi. La religione ha come obiettivo di aiutare l’uomo a vivere una relazione personale con Dio e quindi a salvare l’anima. La logoterapia punta, invece, ad aiutare la persona a recuperare il senso della sua esistenza, un benessere interiore.

 

D. – Ci fa un esempio concreto? Come si cura la depressione con la Logoterapia?

 

R. – Attraverso quel procedimento che Frankl chiama “analisi esistenziale” si aiuta il soggetto a ripercorrere la sua esistenza, individuando le potenzialità che, nonostante la depressione, ancora permangono. Ovviamente, poi, è attraverso soprattutto una profonda relazione interpersonale che si individua la metodologia concreta da percorrere.

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OGGI, CINQUANTENARIO DALLA MORTE DI PAUL CLAUDEL,

POETA, DRAMMATURGO E DIPLOMATICO FRANCESE,

CANTORE DELLA SPERANZA CRISTIANA

- Con noi il prof. Giuliano Vigini -

 

Nella lettera dell’11 febbraio scorso all’Episcopato francese per il centenario della legge sulla Separazione tra Chiesa e Stato in Francia, il Papa lo ha menzionato tra le 15 “grandi figure” del ‘900 che hanno segnato il pensiero e la cultura nel Paese d’Oltralpe. Si tratta di Paul Claudel, diplomatico e autore di opere teatrali d’ispirazione cattolica, come “L’Annonce faite à Marie” e “Le Soulier de satin”, ma anche di odi e trattati filosofico-poetici. Nel cinquantenario dalla morte, il Pontificio Consiglio della Cultura promuove oggi a Roma la Giornata di riflessione su “Cattolicesimo e letteratura”, con il titolo: “Paul Claudel, il gigante invisibile”. Scopo della manifestazione, riproporre nelle sue diverse sfaccettature una figura e un’opera ingiustamente assenti dallo scenario letterario attuale. Ma quale fu il carisma di Claudel? Roberta Moretti lo ha chiesto al prof. Giuliano Vigini, studioso di letteratura francese:

 

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R. – E’ chiaro che da quella celebre notte di Natale del 1886, quando avviene la sua conversione, l’uomo, l’artista si trasfigura nella luce della fede e, in pratica, gli ultimi 30 anni della sua vita, Claudel li ha passati a frequentare quotidianamente la Bibbia, a meditare, a pregare. Quindi, è un artista che ha saputo essere un poeta della Croce, che proietta sull’orizzonte dell’uomo la luce che dà un senso definitivo alla vita, ma è stato poi anche un cantore della speranza cristiana.

 

D. – Claudel capì di non essere chiamato alla vita consacrata, tuttavia praticò sempre la letteratura come una missione, potremmo dire come un “sacerdozio”, per avvicinare le anime a Dio …

 

R. – Certo, l’artista si identifica con questa missione, con questo “sacerdozio regale”, che è l’arte trasfigurata dalla fede. Quindi Claudel, in tutta quella foresta di simboli che attraversa la sua opera, cerca soprattutto di cogliere l’incessante opera creatrice e salvifica di Dio con tutta l’enfasi e lo splendore possibile. Quindi, da questo punto di vista, Claudel elabora, sia pure per frammenti, una teologia della storia, perché l’evento del Verbo di Dio che si fa Carne diventa memoria e profezia, realtà e speranza dell’uomo.

 

D. – In vita Claudel fu molto apprezzato come letterato. Inoltre, la sua attività di ambasciatore gli diede grande visibilità in tutto il mondo. Secondo lei, perché oggi è un autore dimenticato?

 

R. – Claudel è un autore difficile per certi aspetti, richiede una certa preparazione. Forse qualcuno lo può trovare anche un po’ barocco. Per le giovani generazioni è difficile che un autore di questo tipo possa diventare appetibile a palati che oggi sono meno recettivi.

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CHIESA E SOCIETA’

23 febbraio 2005

 

IN INDIA, AGGREDITA UNA SUORA CATTOLICA ACCUSATA DI “ESSERE CRISTIANA”.

IL VESCOVO DELLA DIOCESI DI AJMER-JAIPUR, MONS. IGNATIUS MENEZES,

SI DICE AMAREGGIATO VISTO CHE NESSUNO HA PROTETTO LA RELIGIOSA

 

NEW DELHI. = Un gruppo di otto uomini ha aggredito e percosso una suora cattolica presso la stazione ferroviaria di Kota, nella diocesi di Ajmer-Jaipur, nell’India nord-occidentale. A renderlo noto è l’agenzia vaticana “Fides”, aggiungendo che l’episodio è avvenuto il 19 febbraio scorso, ma se ne è avuta notizia solo oggi. La suora, colpita improvvisamente da un uomo, ha raccontato di essersi rivolta inutilmente ad un poliziotto, che si è allontanato. Successivamente – ha detto la religiosa - “altri sette uomini mi hanno circondata e hanno cominciato ad insultarmi, a percuotermi, accusandomi di essere cristiana”. Appresa la notizia, il vescovo di Ajmer-Jaipur, mons. Ignatius Menezes, ha espresso all’agenzia “Fides” profondo dolore per l’episodio di violenza improvviso e immotivato. Inoltre, si è detto amareggiato poiché alla suora non è stata garantita nessuna protezione. Le Suore della Missione – ha spiegato – sono impegnate nell’assistenza ai malati e agli emarginati. Nella città di Ajmer gestiscono due ospedali e sono attive anche nei cinque istituti educativi che accolgono oltre 5.000 studenti, fra cristiani e non cristiani. Pochi giorni prima dell’episodio, la stampa locale aveva riportato che altri cristiani, giunti nella zona per partecipare a un corso biblico, erano stati aggrediti da membri dell’organizzazione estremista indù “Sangh Parivar”, rei di voler convertire al cristianesimo gli indù più poveri. (E. B.)

 

 

IN GUATEMALA SI RIPETE IL PROCESSO PER L’OMICIDIO DI MONS. GERARDI.

IL RELIGIOSO FU ASSASSINATO NEL 1998 ALL’INDOMANI DELLA PUBBLICAZIONE

DEL SUO DOSSIER SUI CRIMINI COMPIUTI DURANTE LA GUERRA CIVILE

 

CITTA’ DEL GUATEMALA. = Comincerà il prossimo 10 marzo il nuovo processo ai due ex-militari e al sacerdote accusati dell’assassinio di monsignor Juan José Gerardi Conedera, arcivescovo ausiliare di Città del Guatemala, ucciso il 26 aprile 1998. Condannati in prima istanza a pene tra i 20 e i 30 anni di detenzione, il colonnello dell’esercito in pensione Disrael Lima Estrada, il capitano Byron Lima Oliva e il segretario del presule, padre Mario Orantes, furono assolti in secondo grado nell’ottobre 2002, per "vizi di forma". Un quarto imputato, l’ex-guardaspalle presidenziale José Obdulio Villanueva, anch’egli condannato, morì in carcere durante una sommossa nel febbraio 2003. Su ricorso dell’accusa, la Corte Costituzionale ha infine respinto la sentenza di appello, ordinando la ripetizione della seconda fase processuale. Dunque, è aperta l’azione dei giudici che potranno ora confermare il loro verdetto, annullarlo o emetterne uno nuovo. Quarantotto ore prima di essere ucciso, monsignor Gerardi aveva pubblicato il dossier “Guatemala nunca más” (Guatemala mai più) sui crimini compiuti durante la guerra civile (1960-1996). Nel documento sono elencate oltre 55 mila violazioni dei diritti umani perpetrate nel corso del conflitto, concluso con un bilancio di almeno 200 mila vittime, tra morti e ‘desaparecidos’. (E. B.)

 

 

“RICOSTRUIRE NEL RISPETTO DELLA NATURA”: L’APPELLO DELL’ONU

PER IL DOPO TSUNAMI. ANCHE LA FAO CHIEDE UNA PIANIFICAZIONE ATTENTA

PER GARANTIRE IL SETTORE PESCA NEL LUNGO PERIODO

 

NAIROBI – ROMA. = Il maremoto del 26 dicembre scorso, che ha travolto alcuni Paesi del Sud-Est asiatico causando almeno 290 mila morti, può diventare l’occasione per ricostruire le infrastrutture distrutte nel rispetto delle risorse naturali. E’ quanto emerge da un nuovo rapporto del Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), diffuso durante il 23° Forum ambientale in corso a Nairobi, in Kenya. Il documento sottolinea come edifici e altri impianti “devono essere rimessi in piedi in zone meno vulnerabili e secondo criteri che li proteggano da futuri tsunami” e da eventuali altri fenomeni naturali. Nel rapporto si sollecita inoltre la creazione di una “mappa delle zone vulnerabili”, per definire le località dove la costruzione di case, alberghi, imprese e altre infrastrutture debba essere proibita o severamente regolamentata. In questa direzione, per esempio, si muove lo Sri Lanka che ha già deciso di stabilire una zona non edificabile nei 200 metri che separano la costa dal mare. Dall’indagine emerge, inoltre, che la natura, oltre a essere stata una vittima del maremoto, “ha contribuito in parte a ridurne l’impatto”. Questo è successo laddove erano presenti barriere coralline, mangrovie e vegetazione costiera, che hanno attutito la violenza dello tsunami. Il rapporto dell’UNEP mette però in guardia contro la contaminazione delle acque nei Paesi colpiti dalla catastrofe. Infatti, infiltrazioni di acqua salata e batteri rischiano di causare una grave scarsità di risorse idriche e impedire l’irrigazione dei campi. E anche la FAO, nei giorni scorsi, in un comunicato riferito al settore della pesca nei Paesi colpiti, ha sottolineato l’importanza di una ricostruzione responsabile per garantire la sostenibilità del settore nel lungo periodo. In particolare – ha dichiarato il vice direttore generale del Dipartimento della Pesca, Ichiro Nomura – “se le imbarcazioni e le attrezzature arrivano dall’estero, al di fuori di una pianificazione attenta, c’è il rischio reale che si provochi una capacità di pesca in eccesso e che si finisca con l'arrecare più inconvenienti che benefici”. Inoltre – avverte Nomura – “imbarcazioni inappropriate potrebbero danneggiare l'ecosistema, finendo con il deteriorare l'habitat marino”. (E. B.)

 

 

“LO SVILUPPO DI UN’ ENERGIA RINNOVABILE PER RIDURRE LA POVERTA’ IN AFRICA”.

CON QUESTO TEMA SI APRE OGGI A TUNISI IL SEMINARIO ORGANIZZATO

DALLA BANCA AFRICANA PER LO SVILUPPO

 

TUNISI. = Inizia oggi a Tunisi il seminario sull’energia nucleare organizzato dalla Banca africana per lo sviluppo (BAS). Il ciclo di incontri terminerà il 25 febbraio e vedrà la partecipazione di numerosi esperti del settore energetico e finanziario africani e di altri continenti ed anche della Banca Mondiale (BM). Il tema di queste giornate di studio sarà: “Lo sviluppo di un’energia rinnovabile per ridurre la povertà in Africa”. Il capo della “unità di sviluppo sostenibile e per la riduzione della povertà” del BAS, Yogesh Vyas, ha dichiarato che l’iniziativa nasce nell’ambito del piano di lavoro del programma “Finesse” (Finanziamento di servizi energetici per utenti di energia su piccola scala). L’obiettivo è quello di presentare progetti per lo sfruttamento di fonti di energia alternative di cui l’Africa è ricchissima ma che non è in grado di utilizzare, a causa della mancanza di fondi e di tecnologie adeguate. La via d’uscita, però, potrebbe essere un cospicuo aiuto dei Paesi più ricchi che potrebbero sostenere l’Africa. Con questo progetto il continente africano potrebbe fare a meno delle fonti di energia tradizionale ricavando perciò un notevole risparmio. L’impegno della BAS è rivolto proprio a questo: creare un’agenda di azioni per implementare la ricerca e l’uso di fonti energetiche alternative. Un ulteriore risvolto positivo potrebbe essere la riduzione del sottosviluppo nel continente africano. (M.V.S.)  

 

 

“nEL NOME DEL CUORE”: Musica e arte mescolate insieme

nella Basilica Superiore di San Francesco di Assisi. Una serata di beneficenza per aiutare i bambini dell’Uganda

 

ASSISI (PERUGIA). = Dalla Basilica Superiore di San Francesco di Assisi, una serata di solidarietà e musica per gli orfani africani. I fondi raccolti, attraverso le offerte per i biglietti e le somme versate in conti correnti postali e bancari, saranno destinati alla nunziatura apostolica in Uganda per l’acquisto di cibo e medicinali. Non manca la possibilità di inviare un sms di un euro al numero 48581, grazie all’adesione dei gestori telefonici nazionali. All’evento, trasmesso questa sera alle 23.00 su Rai Due, prendono parte Lucio Dalla, Fiorella Mannoia e Edoardo Bennato. Lo spettacolo propone pezzi storici dei tre artisti, scelti senza l’utilizzo di batteria e percussioni per favorire la qualità del suono all’interno della Basilica. Per i francescani, quella odierna “è una giornata di festa - dice padre Vincenzo Coli, custode del Sacro Convento, perché oggi è il giorno dell’uomo che aiuta l’altro, in questo caso i bimbi dell’Uganda”. E padre Coli lancia anche un appello per la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, sequestrata in Iraq. Il messaggio – prosegue il religioso - è quello di far crescere la sensibilità per l’altro, contro la soggettività radicale che mortifica la persona, che si isola”. Per padre Coli, dunque, la musica, con la sua bellezza, può contribuire a modificare la cultura dominante. (E. B.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

23 febbraio 2005

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Prosegue la missione europea del presidente americano, George Bush, arrivato stamani in Germania dove ha incontrato il cancelliere tedesco, Gerhard Schröeder. In una conferenza congiunta, i due leader hanno dichiarato che l’Iran deve ascoltare la voce del popolo. L’Iran - ha aggiunto Bush - non deve dotarsi di armi nucleari. Cresce l’attesa, intanto, per l’incontro previsto domani a Bratislava tra il capo della Casa Bianca ed il presidente russo, Vladimir Putin. Il faccia a faccia giunge in clima teso dopo le ferme dichiarazioni rilasciate ieri a Bruxelles dal presidente americano che ha rimarcato la necessità, per la Russia, di attuare i valori democratici. Sul significato di questo incontro ascoltiamo il corrispondente a Mosca dell’ANSA, Pierantonio Lacqua al microfono di Salvatore Sabatino:

 

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R. - Bush ha rivolto questa critica nei confronti della Russia di Putin che negli ultimi sei mesi, in effetti, non ha certamente fatto passi in avanti verso la democrazia. Però, qui a Mosca, fonti diplomatiche occidentali mettono in   evidenza che non sarà questo il punto focale della discussione al summit perché la Russia rimane comunque un partner strategico importantissimo per gli Stati Uniti sulla scena internazionale. L’America ha interesse a salvaguardare questa partnership con la Russia.

 

D. - Quali saranno in realtà, dunque, i temi in agenda?

 

R. – Dal punto di vista americano l’interesse fondamentale è quello di far sì che non ci sia una proliferazione atomica, perché la Russia è ancora una potenza nucleare di tutto rispetto. Mosca ha arsenali atomici in parte obsoleti, ereditati dalla defunta URSS. Per gli Stati Uniti è fondamentale che questi arsenali siano smantellati.

 

D.- In questi giorni si stanno creando nuovi schieramenti. Si registra un riavvicinamento tra Stati Uniti e Unione Europea. In questo scenario la Russia resta abbastanza isolata. Si può ricompattare, secondo te, questa unione?

 

R. – Malgrado il background personale di Putin, ex-colonnello del KGB, bisogna dire che è un uomo pragmatico. Il suo pragmatismo senz’altro lo dovrebbe aiutare a tenere dei canali aperti con gli Stati Uniti e con l’Unione Europea. Non dimentichiamoci che la Federazione russa non è soltanto una potenza affacciata verso l’Europa e verso l’Atlantico, ma è una potenza che ha una grossa voce in capitolo anche in Asia.

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Nove soldati russi sono morti nella capitale cecena Grozny, nel crollo di un edificio che un gruppo di guerriglieri indipendentisti aveva circondato durante uno scontro a fuoco. L’incidente è il più sanguinoso da quando a metà gennaio il leader ceceno Mashkadov ha proclamato un cessate il fuoco unilaterale, respinto da Mosca, che è scaduto proprio alla mezzanotte di ieri. Ma perché la tregua era stata proclamata solo dai ceceni? Roberto Piermarini lo ha chiesto al corrispondente a Mosca del Corriere della sera, Fabrizio Dragosei:

 

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R. - La Russia non assegna ai ceceni il nome di guerriglieri bensì di banditi, quindi con loro non tratta. Con loro non discute il cessate-il-fuoco.

 

D. – Qual era lo scopo di Mashkadov e quando è stata proclamata la tregua?

 

R. – Ci sono varie teorie. Diciamo che la più probabile è una risposta al sequestro di alcuni suoi familiari avvenuto poco prima nel mese di gennaio. Sembra che i sequestratori abbiano chiesto e ottenuto la sospensione delle attività militari per assicurare la vita di questi ostaggi. Questa è la prima spiegazione. La seconda è quella che Mashkadov volesse riacquisire la scena e diventare nuovamente protagonista di una eventuale trattativa politica. Voleva dimostrare che una sua dichiarazione di tregua veniva rispettata da tutti i comandanti delle varie bande che operano in Cecenia. Ma Mashkadov non è riuscito a garantire la tregua, ad assicurare la pace nel Paese. Oggi, con questa dichiarazione di tregua, Mashkadov vorrà forse dimostrare che è lui a comandare. Il fatto che il cessate-il-fuoco sia stato rotto proprio ieri, fa pensare che i capi guerriglieri fanno quello che vogliono e non rispondono al loro presidente.

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In Israele, la Corte Suprema ha emesso un’ordinanza provvisoria che decreta la sospensione della costruzione del muro nei pressi della città cisgiordana di Ramallah. Il provvedimento arriva dopo la decisione, da parte del governo di Tel Aviv, di modificare il tracciato del muro tra Israele e Cisgiordania. Nei Territori, intanto, è stata rinviata a domani la riunione del Parlamento palestinese che oggi avrebbe dovuto votare la fiducia al nuovo governo del premier Abu Ala. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Si respira aria di crisi a Ramallah: il premier Abu Ala non è riuscito neanche oggi ad ottenere un voto di fiducia dal parlamento palestinese per il suo nuovo governo, in una versione largamente rimaneggiata rispetto alla formazione che aveva proposto lunedì scorso. All’interno del partito di maggioranza ‘Al Fatah’, Abu Ala e del presidente Abu Mazen rimangono, infatti, forti resistenze: è sempre più pressante, in particolare, la richiesta di un rinnovamento in profondità dell’esecutivo con l’allontanamento dei ministri ritenuti implicati in vicende di corruzione. Abu Ala aveva dovuto ritirare lunedì una prima lista di ministri che comprendeva solo quattro uomini nuovi, vicini ad Abu Mazen, per la forte opposizione del parlamento. Il premier aveva anche promesso di proporre un nuovo governo composto soprattutto da ‘facce nuove’. La futura compagine governativa dovrebbe comprendere 10 nuovi ministri ma secondo i commentatori palestinesi non è escluso che il braccio di ferro in corso fra il parlamento ed il premier costringa il presidente Abu Mazen a nominare un nuovo capo di governo.

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In Iraq è stato trovato il corpo di una donna decapitata. Secondo la polizia si tratta della giornalista irachena rapita domenica scorsa nel centro di Mossul. Sul fronte politico, il leader del partito islamico Dawa, Ibrahim al Jàafari, è stato designato come candidato a premier dalla coalizione sciita che ha vinto le elezioni dello scorso 30 gennaio. Sul terreno, intanto, non si placano le violenze: un soldato americano è morto per un attacco della guerriglia a nord di Baghdad e tre persone sono rimaste uccise in scontri scoppiati a Kirkuk, provincia settentrionale del Paese.

 

In Libano, il premier Omar Karameh è pronto a rassegnare le proprie dimissioni. Lo ha dichiarato lo stesso primo ministro in un’intervista rilasciata al quotidiano ‘an Nahar’. Karameh ha posto come condizione la formazione di un nuovo governo. “Lo scopo – ha aggiunto – è quello di evitare la caduta in un vuoto costituzionale”. Dopo l’attentato dello scorso 14 febbraio, costato la vita a 14 persone e all’ex premier Rafic Hariri, si sono moltiplicate nel Paese le proteste contro il governo di Beirut. L’inquietudine è alimentata dall’ingerenza del governo di Damasco nella politica libanese e dalla presenza di circa 14 mila soldati siriani in Libano. L’opposizione libanese ha denunciato, inoltre, l’ombra siriana dietro il drammatico attacco kamikaze della scorsa settimana.

 

La minaccia di un attacco terroristico con armi biologiche da parte di Al Qaeda è reale e concreta, ma il mondo non è ancora preparato ad affrontarla   adeguatamente. Lo ha detto Ronald Noble, capo dell'organizzazione di sicurezza transnazionale ‘Interpol’, in un’intervista trasmessa dalla BBC. Noble ha dichiarato, inoltre, che i governi e i servizi di sicurezza adesso sono più organizzati. Ma ha anche aggiunto che sarebbe sbagliato ritenere diminuita la minaccia rappresentata dalla rete terroristica di Osama Bin Laden.

 

E’ salito a 430 il numero dei morti provocati dal terremoto che ha colpito ieri in Iran la provincia di Kerman, dove la pioggia e l’asperità del terreno montuoso rendono difficile il lavoro dei soccorritori. Gli Stati Uniti hanno offerto il loro sostegno per aiutare le popolazioni colpite così come hanno fatto nel 2003 dopo il drammatico terremoto di Bam che ha provocato oltre 30 mila vittime. In quell’occasione il governo di Washington ha ricevuto un secco rifiuto da parte di Teheran. Quale sarà adesso la risposta iraniana? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al corrispondente dell’Ansa a Teheran, Alberto Zanconato:

 

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R. – E’ probabile che ci sarà un nuovo rifiuto, anche perché l’Iran ha fatto già sapere di non avere bisogno di alcun aiuto internazionale. Ha detto di poter far fronte da solo alla situazione, di non avere bisogno di aiuti internazionali e quindi nemmeno degli Stati Uniti.

 

D. – Questo rifiuto può essere attribuibile anche a motivi di carattere politico, cioè una presenza scomoda sul territorio iraniano?

 

R. – In questa occasione non sembra questa la ragione, perché in occasione del terremoto di Bam o di altri terremoti gli aiuti internazionali sono arrivati il giorno stesso e sono stati accettati. Sicuramente l’Iran preferisce farcela da solo.

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Il bilancio delle valanghe che nello scorso fine settimana hanno colpito lo Stato indiano del Jammu ed il Kashmir si è ulteriormente aggravato: i morti sono almeno 225 ed i dispersi più di 300.

 

“Siamo pronti a fare qualunque cosa per sviluppare, monitorare e stringere legami più stretti con l’Ucraina”. Con queste parole il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Durao Barroso, ha ribadito la ferma volontà dell’Unione di sostenere il processo di avvicinamento dell’ex repubblica sovietica all’Europa. Il Vecchio continente - ha aggiunto Barroso - è fortemente interessato a consolidare il rapporto con l’Ucraina sostenendo le “coraggiose riforme politiche ed economiche del presidente Viktor Yushenko”.

 

Per entrare nell’Unione europea siamo pronti ad adeguarci ai criteri europei e a farlo nei tempi necessari”. “Contiamo sull’aiuto dell’ONU, dell’Europa ed in particolare dell’Italia per risolvere il problema delle 8 province contese con gli armeni”. E’ quanto ha dichiarato il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, alla vigilia della sua visita in Italia dove incontrerà il presidente, Carlo Azeglio Ciampi, ed il primo ministro, Silvio Berlusconi. Sabato prossimo è previsto l’incontro con il Papa in Vaticano.

 

Le autorità montenegrine hanno proposto al governo di Belgrado di trasformare l’attuale unione tra Serbia e Montenegro, sancita nel febbraio del 2003, in una comunità di Stati indipendenti. Il presidente montenegrino, Filip Vujanovic, ed il premier, Milo Djukanovic, hanno parlato in una lettera di un nuovo modello di rapporti.

 

 

 

 

 

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