RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 52 - Testo della trasmissione martedì 22 febbraio 2005

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa riceve il premier croato Sanader e alcuni vescovi spagnoli in visita ad Limina. Domani alle 10.30 si affaccerà dalla finestra del suo studio per salutare e benedire i fedeli convenuti in Piazza San Pietro per l’udienza generale

 

Vasta eco nel mondo per il documento Pontificio sui media, “Il Rapido Sviluppo”. Il commento di mons. Renato Boccardo

 

La Chiesa celebra oggi la festa della Cattedra di San Pietro

 

Apre oggi in Vaticano la mostra sull’Augusteum di Narona, antica colonia romana in Croazia. Interviste con Francesco Buranelli e l’ambasciatore croato Emilio Marin.

 

IN PRIMO PIANO:

Commozione per la morte oggi di don Luigi Giussani. I funerali si svolgeranno giovedì alle 15.00 nel Duomo di Milano e saranno presieduti, a nome del Santo Padre, dal cardinale Ratzinger. Le testimonianze di Renato Farina e Andrea Riccardi

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Urge rafforzare il dialogo interreligioso, in tempi di disuguaglianze e incomprensioni”: così il vescovo di Mangalore si rivolge alla comunità cristiana in India

 

Sono sempre di più i giovani cattolici cinesi che manifestano la speranza di partecipare a Colonia alla Giornata Mondiale della Gioventù 2005

 

Il Consiglio Mondiale delle Chiese accusa Washington di violare le norme del diritto internazionale per il trattamento dei prigionieri di Guantanamo

 

‘I mass media come strumento di conoscenza del mondo e della fede’: è quanto emerso dalla 33.ma riunione dei vescovi americani tenutasi a Bogotà il 15 e 16 febbraio scorsi

 

Oltre 200 delegati dei missionari impegnati in tutto il mondo nelle comunità italiane all’estero si raccolgono a convegno, da oggi fino al 24 febbraio, a Roma

 

I presidenti di Niger e Benin lanciano una nuova campagna anti poliomelite.

 

24 ORE NEL MONDO:

Forte scossa di terremoto in Iran: centinaia i morti e migliaia i feriti

 

In Iraq il leader sciita Chalabi ritira la propria candidatura dalla carica di premier. Sulla relazione tra cristiani e musulmani in Iraq l’intervista con il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly

 

Sui rapporti tra Stati Uniti ed Europa incentrato il vertice NATO apertosi stamani a Bruxelles

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 febbraio 2005

 

 

IL PAPA RICEVE IL PREMIER CROATO SANADER E ALCUNI VESCOVI SPAGNOLI.

DOMANI SI AFFACCERA’ DALLA FINESTRA DEL SUO STUDIO PER SALUTARE E BENEDIRE

 I FEDELI CONVENUTI IN SAN PIETRO PER L’UDIENZA GENERALE

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto questa mattina in udienza il primo ministro croato Ivo Sanader. L’incontro, avvenuto in un clima molto cordiale, è durato una decina di minuti. Ricordiamo che il Papa l’11 dicembre dell’anno scorso, ricevendo il nuovo ambasciatore croato presso la Santa Sede, ha auspicato che questo Paese possa entrare quanto prima nell’Unione Europea, perché un ritardato ingresso “potrebbe recare detrimento al processo di attuazione delle riforme democratiche” non solo in Croazia ma anche nelle altre Nazioni candidate all’integrazione europea”. Il Papa ha visitato per tre volte la Croazia, l’ultima nel 2003, in coincidenza con il suo centesimo pellegrinaggio apostolico.

 

Dopo questo incontro il Papa ha ricevuto alcuni vescovi della Conferenza Episcopale spagnola in visita ad Limina. Domani mattina alle 10.30 il Pontefice si affaccerà dalla finestra del suo studio privato per salutare e benedire i fedeli convenuti in Piazza San Pietro per la consueta udienza generale del mercoledì. La Radio Vaticana trasmetterà l’evento in radiocronaca diretta a partire dalle 10.15.

 

 

NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato Prelato di Loreto e Delegato Pontificio per il Santuario Lauretano mons. Gianni Danzi, vescovo tit. di Castello, finora segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, promuovendolo in pari tempo alla dignità di arcivescovo. Ricordiamo che il 5 febbraio scorso il Papa aveva nominato l’allora arcivescovo-prelato di Loreto Angelo Comastri suo vicario generale per lo Stato della Città del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro.

 

Contemporaneamente il Pontefice ha nominato Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano mons. Renato Boccardo, vescovo tit. di Acquapendente, finora segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.

 

In Australia il Santo Padre ha poi accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Sydney, presentata da mons. David Cremin, per raggiunti limiti di età.

 

Infine in Italia il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di vescovo ausiliare della diocesi suburbicaria di Albano, presentata da mons. Paolo Gillet, vescovo titolare di Germa di Galazia, per raggiunti limiti di età.

 

 

VASTA ECO NEL MONDO PER IL DOCUMENTO PONTIFICIO SUI MEDIA,

“IL RAPIDO SVILUPPO”

- Il commento di mons. Renato Boccardo -

 

Nell’ampio e articolato mondo delle comunicazioni sociali ha suscitato impressione e dibattiti la Lettera apostolica di Giovanni Paolo II dedicata ai media, intitolata “Il rapido sviluppo”. Presentato ufficialmente ieri ai diretti interessati, i giornalisti, il documento pontificio abbraccia il macrocosmo mediatico e si interroga sul rapporto che esso ha non solo con la società ma soprattutto con la fede e l’etica. Sui contenuti della Lettera, ecco un commento del vescovo Renato Boccardo, fino a ieri segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, intervistato da Giovanni Peduto:

 

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D. - Il Papa sottolinea la grande potenzialità che la comunicazione contemporanea offre alla diffusione del messaggio evangelico. Nessuno degli strumenti della comunicazione, da quelli più classici come la stampa e la radio, fino a quelli più attuali e moderni, come internet – dice il Papa – può essere escluso dall’attenzione della Chiesa per la diffusione del messaggio evangelico. Questi mezzi non sono buoni o cattivi in sé, lo diventano secondo l’uso che l’uomo ne fa. E allora, l’appello a tutti coloro che fanno comunicazione a promuovere e a favorire una informazione e una formazione attraverso il rispetto della verità, della dignità della persona umana, del suo inserimento nella società per la costruzione di un mondo che sia migliore: quello che è uno dei temi carissimi al Santo Padre, lo sappiamo, la costruzione della civiltà dell’amore. Per ottenere tutto questo, il Papa sottolinea allora che già 15 anni fa, nella sua enciclica “Redemptoris Missio”, aveva detto che la Chiesa deve essere presente in uno di questi areopaghi più attuali della vita del mondo moderno, proprio nell’areopago della comunicazione. Lì, i figli della Chiesa sono chiamati a rendere la loro testimonianza e ad avere la fantasia per inventare diverse forme di presenza e raggiungere il mondo intero, con il messaggio di cui sono portatori.

 

D. – Quali sono le preoccupazioni del Santo Padre, adombrate in questo documento?

 

R. – Direi innanzitutto il rispetto della verità nell’informazione, e il rispetto della persona che rischia tante volte di essere manipolata, orientata, strumentalizzata proprio dagli stessi mezzi dell’informazione. L’attenzione alle grandi questioni sociali: attraverso i media, tutto diventa immediato ed attuale: la promozione della pace, la promozione della vita, la difesa della libertà, la ricerca della giustizia e della comprensione tra i popoli possono avere nei media – ricorda il Papa – dei grandi promotori, particolarmente efficaci, ma anche dei grandi nemici, proprio per il modo in cui l’informazione viene gestita. Infine, una esortazione che richiama quella che 27 anni fa, sulla piazza della Basilica di San Pietro, Giovanni Paolo II ha lanciato al mondo: non abbiate paura, siate fiduciosi. Il Papa conclude il suo messaggio rivolgendosi direttamente agli operatori della comunicazione, dicendo: non abbiate paura delle nuove tecnologie, non abbiate paura delle difficoltà che incontrate, non abbiate paura nemmeno della vostra debolezza quando affrontate tutto il mondo della comunicazione che tante volte assume delle dimensioni che possono, in qualche modo, intimorire. Il Papa richiama la Parola di Gesù: “Io ho vinto il mondo, io sono con voi tutti i giorni!”.

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LA CHIESA CELEBRA OGGI LA FESTA DELLA CATTEDRA DI SAN PIETRO

 

Oggi la Chiesa celebra la Festa della Cattedra di San Pietro. Si tratta di una Festa che pone in luce il singolare ministero affidato al Vescovo di Roma quale segno visibile e garante dell’unità dei discepoli di Cristo. Il Papa ne ha parlato all’Angelus di domenica scorsa. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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“Il peculiare compito affidato” da Cristo a Pietro – ha detto Giovanni Paolo II domenica – è essenzialmente servizio all’unità della Chiesa”. “Tu sei Pietro – afferma Gesù – e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa”. Una missione indispensabile – ha ribadito più volte il Pontefice – che “non si fonda sulle capacità e sulle forze umane, ma sulla preghiera di Cristo, che implora il Padre perché la fede di Simone non venga meno”. Giovanni Paolo II sottolinea che nonostante i peccati e i limiti di Pietro, Cristo ha scelto questo apostolo e i suoi successori per il compito altissimo di confermare i fratelli nella fede. La debolezza di Pietro, il suo triplice rinnegamento ma anche il pianto amaro del pentimento, manifestano che la Chiesa si fonda sulla infinita potenza della grazia. Così – scrive Giovanni Paolo II nell’Enclica Ut Unum Sint del 1995 – quello di Pietro “è un ministero di misericordia nato da un atto di misericordia di Cristo”. “La Chiesa cattolica – scrive il Pontefice – è consapevole di aver conservato il ministero del Successore dell’apostolo Pietro, il Vescovo di Roma, che Dio ha costituito quale perpetuo e visibile principio dell’unità”. “Pasci i miei agnelli” dice il Maestro a Pietro. E il Papa ha affermato domenica scorsa di sentire particolarmente vivo nell’animo questo invito di Gesù, soprattutto quando contempla l’Eucaristia, che è la fonte da cui trae vigore sempre nuovo la comunione tra le membra del Corpo mistico di Cristo. E l’unità “è il desiderio ardente di Cristo”.

 

Per questo Giovanni Paolo II in una storica affermazione contenuta nella Ut Unum Sint si rivolge a tutte le Chiese cristiane per aprire un dialogo sul ministero petrino al fine di “trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova”. “Un compito immane” – lo definisce – ma che “non possiamo rifiutare”. Per questo invoca lo Spirito Santo perché “doni la sua luce, ed illumini tutti i pastori e i teologi delle nostre Chiese, affinché possiamo cercare, evidentemente insieme, le forme nelle quali questo ministero possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri”. Quindi il Papa conclude: lasciamoci trafiggere dal grido di Cristo: “Siano anch’essi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”.

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APRE OGGI IN VATICANO LA MOSTRA SULL’AUGUSTEUM DI NARONA,

 ANTICA COLONIA ROMANA IN CROAZIA

- Interviste con Francesco Buranelli e l’ambasciatore Emilio Marin -

 

Questo pomeriggio il cardinale Segretario di Stato, Angelo Sodano, inaugura nei Musei Vaticani una mostra di grande interesse storico ed artistico, organizzata dal Museo Archeologico di Spalato in collaborazione con i Musei Vaticani. L’esposizione riguarda l’antica colonia romana di Narona, oggi Vid, in Croazia, importante centro commerciale della provincia di Dalmazia, situato in un punto strategico per i collegamenti tra la costa e le regioni centrali della penisola balcanica. Ma perché è così importante Narona? Giovanni Peduto lo ha chiesto al direttore dei Musei Vaticani, Francesco Buranelli:

 

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R. – E’ la più grande scoperta di archeologia romana, che si è fatta negli anni Novanta ed è la prima volta che viene presentato uno scavo stratigrafico e scientificamente eseguito con un metodo corretto qui a Roma. Di Augustei ne erano stati scavati tanti nel Settecento, nell’Ottocento e noi dei Musei Vaticani abbiamo nelle nostre collezioni permanenti le più qualificate testimonianze degli Augustei di vecchio scavo. Purtroppo, poi, tranne la scoperta degli anni sessanta di Roselle, rimasta, direi, semiedita, questa di Narona costituisce la più importante scoperta di Augustei eseguita in questi ultimi anni.

 

D. – Sul piano tecnico a quali criteri vi siete ispirati nell’allestimento della mostra?

 

R. – Un allestimento che parlasse. Vale a dire abbiamo riproposto una ricostruzione ideale del tempio sul quale sono state ricollocate le sculture antiche quasi fossero ancora nella loro collocazione primaria. Un allestimento molto semplice, di facile comprensione pure ai non addetti ai lavori.

 

E ora ascoltiamo l’ambasciatore di Croazia, presso la Santa Sede, il signor Emilio Marin, che vanta una vasta esperienza di archeologo; ha diretto per diversi anni il Museo archeologico di Spalato ed è stato lui a curare il progetto scientifico ed espositivo della mostra:

 

D. – Eccellenza, cos’è questo Augusteum di Narona?

 

R. – Si tratta di un tempio ai bordi del Foro romano della colonia. Questo tempio fu costruito attorno all’anno 10 a.C., era dedicato al culto imperiale. Le prime tre statue nel tempio sono state quelle di Augusto, di Livia e di Agrippa e poi successivamente, nel periodo di altri imperatori, altre statue sono state inserite e molti altri reperti ritrovati. Nel suo insieme l’Augusteum di Narona sembra che oggi rappresenti il tempio di culto imperiale meglio conservato nel mondo romano.

 

D. – La mostra in Vaticano in che consiste esattamente? Quali ne sono i contenuti?

 

R. – La mostra contiene circa metà delle statue ritrovate - 9 statue sono presentate qui - e poi una selezione di altri reperti importanti per quanto riguarda le ceramiche, i vetri, le monete. Questa mostra presenta, a nostro parere, il meglio di questo tempio. E’ già stata presentata in tre sedi: nella città di Spalato, dove si trova il museo che organizza tutto questo; in Inghilterra, ad Oxford; e in Spagna, a Barcellona.

 

D. – Lei è un esperto archeologo. Ci vuole parlare di questa sua esperienza, di cosa l’ha colpita di più negli anni in cui si è occupato di archeologia?

 

R. – Questa mia esperienza come archeologo, non soltanto in questa località archeologica di Narona, mi ha dato il senso forte di essere un membro della comunità mediterranea europea. Io sottolineo sempre che l’Europa, e se posso dire anche l’Unione Europea, dovrebbe appoggiarsi di più sul Mediterraneo, perché il Mediterraneo è la culla dell’Europa. Penso che ritrovare il Mediterraneo sarebbe come far rinascere l’Europa.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina l'Iran dove la popolazione è stata ancora colpita dalla devastazione del terremoto: una scossa di 6,4 gradi sulla scala Richter ha causato centinaia di vittime nella provincia sud-orientale di Kerman.

 

Nelle vaticane, una pagina con gli interventi di presentazione della Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II ai responsabili delle comunicazioni sociali.

Gli articoli di Giampaolo Mattei e di Fabrizio Contessa su mons. Luigi Giussani, morto questa notte. Il Fondatore di Comunione e Liberazione aveva 82 anni.

 

Nelle estere, Usa-Europa: il presidente Bush auspica "una nuova era di unità transatlantica". Vertice della Nato a Bruxelles.  

 

Nella pagina culturale, "Il continuo conflitto tra spirito e materia" è il titolo dell'articolo di Giovanni Marchi a cinquant'anni dalla morte di Paul Claudel.

Per l' "Osservatore libri" un articolo di Paolo Miccoli in occasione della pubblicazione degli atti del convegno interdisciplinare su "Il tempo". 

 

Nelle pagine italiane, in primo piano l'articolo dal titolo "I servizi invitano i giornalisti italiani a lasciare l'Iraq: non c'è alcun legame con il rapimento di Giuliana Sgrena". Il Ministro degli esteri Fini: "Norma di cautela".

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

22 febbraio 2005

 

 

COMMOZIONE PER LA MORTE OGGI DI DON LUIGI GIUSSANI.

IL FONDATORE DI COMUNIONE E LIBERAZIONE SI E’ SPENTO IN SEGUITO

AD UNA GRAVE POLMONITE CHE LO HA COLPITO NEI GIORNI SCORSI.

I FUNERALI SI SVOLGERANNO GIOVEDI’ NEL DUOMO DI MILANO E SARANNO

PRESIEDUTI, A NOME DEL SANTO PADRE, DAL CARDINALE RATZINGER

 

La Chiesa e la società piangono la morte di don Luigi Giussani, spentosi questa mattina a Milano, all’età di 82 anni. Il fondatore di “Comunione e Liberazione” era stato colpito nei giorni scorsi da una grave polmonite. Nel darne notizia, in un comunicato, CL spiega che a partire dalle ore 16:30 di oggi, e fino alle ore 24, sarà possibile accedere alla camera ardente, allestita presso la cappella dell’Istituto Sacro Cuore di Milano, che riaprirà poi mercoledì mattina. I funerali si svolgeranno giovedì alle 15.00 nel Duomo di Milano e saranno presieduti, a nome di Giovanni Paolo II, dal cardinale Joseph Ratzinger. Venerdì scorso, il Papa aveva scritto una lettera indirizzata a don Giussani per esprimergli la sua vicinanza spirituale. Per ricordare la figura di questo esponente del cattolicesimo italiano contemporaneo, ascoltiamo il servizio di Barbara Castelli:

 

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“Occorre che la gloria del Verbo divino sia perseguita nello sguardo ad ogni cosa, nell’impeto di ogni conquista, e che la salvezza portata da Cristo – sia pure attraverso ogni croce – irrompa in ogni nuova aurora”. In questa frase si sintetizza l’impegno di una vita, quella di don Luigi Giussani, spentosi questa mattina nella sua abitazione di Milano, per insufficienza circolatoria e renale, a seguito della grave polmonite che lo aveva colpito nei giorni scorsi. In 82 anni di vita, il fondatore del movimento ecclesiale “Comunione e Liberazione” ha sempre puntato tutto sulla bellezza e la gioia dell’incontro con il Redentore dell’uomo.

 

Nato nel 1922 a Desio, un paese nei dintorni di Milano, Luigi Giussani riceve la prima quotidiana introduzione alla fede dalla madre, Angela; mentre dal padre, Beniamino, intagliatore in legno e restauratore, riceve l’invito costante a chiedersi il perché, la ragione delle cose. Fa il suo ingresso in seminario appena a dieci anni e compie i suoi studi nella facoltà teologica di Venegono. L’osservanza della disciplina e dell’ordine nella vita in seminario si coniugherà con la forza di un temperamento che nel colloquio con i superiori e nelle iniziative con i compagni si distingue per vivacità e acume.

 

Ordinato sacerdote, don Giussani si dedica all’insegnamento presso lo stesso seminario di Venegono. In quegli anni si specializza nello studio della teologia orientale, della teologia protestante americana e nell’approfondimento della motivazione razionale dell’adesione alla fede e alla Chiesa. A metà degli anni Cinquanta lascia l’insegnamento in seminario per quello nelle scuole medie superiori. Per dieci anni, dal 1954 al 1964, insegna al Liceo classico milanese “Berchet”. Inizia a svolgere in quegli anni un’attività di studio e di pubblicistica volta a porre all’interno e all’esterno della Chiesa l’attenzione sul problema educativo. Da questo suo impegno nasce il gruppo di Gioventù Studentesca, che poi diverrà il movimento di Comunione e Liberazione. Il nucleo della proposta di CL è la riscoperta che la fede cristiana è un incontro con Gesù Cristo, presente e vivo oggi, capace di investire e trasformare tutte le dimensioni della vita personale e sociale.

 

Francia, Spagna, Stati Uniti, Messico, Colombia, Libano, Israele, Cina, Australia: sono solo alcuni degli oltre 70 Paesi che delineano la geografia dell’eredità di don Giussani. “Possa il vostro Movimento – scriveva Giovanni Paolo II proprio lo scorso 22 febbraio, in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita di “Comunione e Liberazione” – proclamare con vigore la misericordia divina, ricordando all’umanità, talora sfiduciata, che non bisogna aver paura, perché Cristo è il nostro futuro”.

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Sulla morte di don Giussani, Andrea Sarubbi ha raccolto la testimonianza di Renato Farina, giornalista vicino al fondatore di CL ed autore del suo ultimo libro-intervista:

 

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R. - La morte di don Giussani lascia la certezza che la morte non è l’ultima parola sulla nostra vita, ma la misericordia è più forte. Questo è ciò che don Giussani ci ha insegnato, specialmente negli ultimi anni. Man mano che la vecchiaia cresceva, cresceva la sua giovinezza, perché diventava più visibile lo sguardo di Cristo. Noi adesso sappiamo che questo nostro padre è più vicino che mai a Colui che lui stesso ci ha indicato come consistenza di tutta la vita. Tra l’altro, commuove il fatto che la sua morte coincida con la festa della Cattedra di San Pietro … Questo particolare è stato subito notato da don Julián Carrón, che lo ha assistito mentre moriva questa notte, alle 3.10. È morto serenamente, questo può consolare chi gli ha voluto bene.

 

D. – E ora …?

 

R. – Naturalmente ci manca già tantissimo, ma siamo certi che non resteremo soli … altrimenti, cosa ci ha educati a fare don Giussani? La sua educazione tendeva a renderci adulti, cioè capaci di seguire Cristo. Io penso che il Signore sia misericordioso e non permetta che si resti soli. E poi, c’è sempre l’autorità della Chiesa, di cui ci fidiamo …

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La morte di don Giussani ha destato viva commozione nella Chiesa e in tutto il mondo politico, che, con varie sfumature, ha sottolineato la sua capacità di educare gli uomini all’amicizia con Gesù Cristo. “Con la sua azione generosa – ha ricordato il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azegli Ciampi – ha contribuito a promuovere il percorso di maturazione sociale e umana di tanti giovani che hanno in lui riconosciuto la loro guida spirituale”. Vicini a Comunione e Liberazione nel dolore anche tutti gli altri movimenti ecclesiali e le associazioni. Ascoltiamo il ricordo di don Giussani che traccia lo storico Andrea Riccardi, uno dei fondatori di Sant’Egidio. L’intervista è di Barbara Castelli:

 

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R. – Io ricordo don Giussani come un uomo che ha saputo prendere sul serio Cristo e il Vangelo, un uomo abitato da una spiritualità profonda. Sono legato ad un ricordo, in modo particolare, quando sul sagrato di Piazza San Pietro nel ‘98, alla vigilia della Pentecoste, davanti al Papa disse: “Noi siamo tutti mendicanti”. In queste parole c’è – io credo – tanto dell’animo di don Giussani. Quest’uomo che tutta la vita ha cercato e tutta la vita ha testimoniato di avere incontrato Gesù.

 

D. – Cosa lascia don Giussani come eredità oggi alla Chiesa e alla società?

 

R. – Io penso che l’intuizione di don Giussani è molto grande. E’ un’intuizione maturata in tempi di “cattolicesimo onnipotente”. Don Giussani si è accorto che la fede è qualcosa che passa in profondità, nella vita degli uomini, nell’incontro dell’uomo con l’uomo e nell’incontro dell’uomo con il Signore Gesù. Un’intuizione che ha maturato nella sua esperienza nei corridoi e nelle aule del “Berchet”. Ed anche l’idea che la Chiesa dovesse essere movimento, un’idea già affiorata che don Giussani riprende con forza, in una Chiesa di mobilitazioni, ma anche in una Chiesa che spesso non guardava al di là del territorio, presidiato da parrocchie che sembravano fiorenti. La Chiesa deve essere movimento, perché innanzitutto mobilita i cuori attraverso il Vangelo.

 

D. – C’è un episodio che, in qualche modo, racconta la semplicità, ma anche il carisma di don Giussani?

 

R. – Non è mai stato un uomo protagonista. Io ricordo delle parole di don Giussani che spostavano l’attenzione dalla sua persona. Egli diceva: “Sì, c’è un carisma, ma il fondo del carisma è Cristo”.

 

D. – Oggi gli altri movimenti sono vicini a Comunione e Liberazione. Qual è il senso dei movimenti ecclesiali nella Chiesa, nel cammino di fede?

 

R. – Io credo che il senso dei movimenti ecclesiali nella Chiesa sia quello di rappresentare cuori e menti che si aprono al Vangelo, che si muovono in una società complessa e globalizzata. Giovanni Paolo II ha riconosciuto che questi movimenti sono un dono dello Spirito. Penso, inoltre, che ci sia tanto cammino da fare da parte dei movimenti e da parte della Chiesa stessa, per comprendere non solo i movimenti che oggi ci sono, ma i movimenti che domani ci saranno donati.

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La Conferenza Episcopale italiana, in un telegramma del cardinale Camillo Ruini e del segretario mons. Giuseppe Betori, esprime il più sentito cordoglio per la scomparsa di don Giussani, fondatore di un “movimento che – si afferma - arricchisce con la sua presenza la vita della Chiesa in Italia e nel mondo. Ricordiamo con particolare riconoscenza - si legge nel messaggio – l’insegnamento e la testimonianza data dal sacerdote che ha saputo proporre un'esperienza di fede   capace di interpellare l’uomo contemporaneo per un incontro vitale con Cristo e la Chiesa e di entrare in dialogo con le culture più diverse”. “Fondamentale - prosegue il testo - il suo contributo alla formazione di un laicato maturo, responsabile, profondamente radicato nella fede cattolica, impegnato nella costruzione di una società autenticamente umana e solidale”. 

 

 

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CHIESA E SOCIETA’

22 febbraio 2005

 

 

“URGE RAFFORZARE IL DIALOGO INTERRELIGIOSO, IN TEMPI DI DISUGUAGLIANZE

E INCOMPRENSIONI”: COSI’ IL VESCOVO DI MALAGORE

SI RIVOLGE ALLA COMUNITA’ CRISTIANA IN INDIA

 

MANGALORE. = A Mangalore nei giorni scorsi, in occasione del simposio internazionale dedicato al centenario della nascita del noto teologo tedesco, Karl Rahner, il vescovo di Mangalore, mons. Aloysius D’Souza, ha ricordato la necessità di rafforzare il dialogo interreligioso in India. Il presule ha sottolineato, infatti, come il dialogo interreligioso sia una “necessità in tempi di disuguaglianza, incomprensioni e sfruttamento”, ricordando, appunto, la meritoria opera di Rahner su questo versante. Fra gli intervenuti al simposio, teologi e sacerdoti, compagni di studi di Rahner, insieme con i numerosi partecipanti indiani e di altri Paesi, si sono confrontati su temi come il dialogo ecumenico e il dialogo con persone di differenti religioni o visioni del mondo. E proprio l’esperienza del teologo tedesco è stata definita come possibile strumento per vivere nel contesto indiano una corretta visione del rapporto con altre religioni. (E. B.)

 

 

SONO SEMPRE DI PIU’ I GIOVANI CATTOLICI CINESI

CHE MANIFESTANO LA SPERANZA DI PARTECIPARE A COLONIA

ALLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’ 2005.

LE ADESIONI SI MOLTIPLICANO ANCHE IN AUSTRALIA

 

Pechino - SYDNEY. = Avvicinandosi la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG), che si svolgerà a Colonia nell’agosto 2005, un numero crescente di giovani cattolici cinesi manifesta il desiderio di partecipare al grande incontro. Leggendo le informazioni sul sito cattolico ufficiale dell’evento, che riporta le modalità di iscrizione ai gruppi di pellegrinaggio, i giovani cinesi hanno cominciato a chiedersi in quale modo possono partecipare anche loro. Inoltre, l’esperienza di alcuni che nel 1996 parteciparono alla GMG nelle Filippine ha suscitato il desiderio in tanti altri ragazzi. In particolare, un giovane cinese contattato dall’agenzia “Fides” ha detto: “speriamo che qualcuno accolga il nostro appello: ci teniamo tanto a partecipare alla GMG. Un evento che ci farebbe sentire in piena comunione con la Chiesa universale”. E le adesioni si moltiplicano anche in Australia dove i giovani cattolici si stanno mobilitando attraverso il loro sito web (www.worldyouthday.com.au), creato per l’occasione. La Commissione Episcopale per il laicato e le commissioni diocesane australiane si sono attivate per organizzare il pellegrinaggio a Colonia. Le adesioni stanno arrivando a pioggia, anche attraverso i movimenti e le aggregazioni laicali. (E. B.)

 

 

IL CONSIGLIO MONDIALE DELLE CHIESE ACCUSA WASHINGTON DI VIOLARE LE NORME DEL DIRITTO INTERNAZIONALE

PER IL TRATTAMENTO DEI PRIGIONIERI DI GUANTANAMO.

NEL COMUNICATO DIFFUSO SI CHIEDE L’INVIO DI UN GRUPPO DI OSSERVATORI

 

WASHINTGTON. = Il Consiglio mondiale delle Chiese, World Council of Churches (WCC), un organismo che riunisce circa 350 Chiese cristiane non cattoliche, ha accusato l’amministrazione Bush di violare la legge internazionale per il trattamento dei prigionieri nella base navale di Guantanamo. Situata sull’isola di Cuba, l’istituzione raccoglie 600 detenuti stranieri arrestati nell’ambito della “lotta al terrore” avviata dagli Stati Uniti dopo l’attacco alle due torri di New York del 11 settembre 2001. In un comunicato, firmato dal WCC e diffuso alle agenzie di stampa internazionali, si denuncia che i detenuti “sono trattenuti senza aver subito un legale processo, in totale violazione delle norme del diritto internazionale e dei diritti umani”. Il comunicato è stato sottoscritto anche dal Consiglio Nazionale delle Chiese degli Stati Uniti (NCC), che riunisce oltre 30 comunità protestanti, ortodosse e afroamericane. Nella nota si chiede al governo di Washington l’autorizzazione ad inviare una rappresentanza di osservatori per visitare i prigionieri a Guantanamo. Inoltre, il WCC invita tutte le Chiese che ne fanno parte ad informare e a sensibilizzare i propri fedeli sulla situazione. (E. B.)

 

 

I MASS MEDIA COME STRUMENTO DI CONOSCENZA DEL MONDO E DELLA FEDE.

E’ QUANTO EMERGE DALLA 33° RIUNIONE DEI VESCOVI AMERICANI

TENUTASI A BOGOTA’ IL 15 E 16 FEBBRAIO SCORSI

 

BOGOTA’. = “Dono di Dio e ricchezza dell’umanità”: così i vescovi americani definiscono i mass media nell’ambito della 33° Riunione dei vescovi del continente americano, tenutasi a Bogotà il 15 e 16 febbraio scorsi. Secondo i vescovi, attraverso i media gli uomini hanno potuto acquisire una maggiore conoscenza del mondo e della fede e, proprio per questo, esprimono l’urgenza che al loro interno “la dignità umana debba essere un valore sempre prioritario”. I mezzi di comunicazione di massa sono quindi chiamati a “contribuire allo sviluppo dell’essere umano e della società e non alla sua disumanizzazione”. Queste giornate di studio sul tema “Secolarizzazione della società, l’evangelizzazione ed i mezzi di comunicazione”, hanno sottolineato anche la necessità che i pastori della Chiesa offrano a chi lavora nel settore il sostegno della fede, affinché possano essere testimoni di Cristo nel mondo. Inoltre -specificano i religiosi- “a questo proposito si deve offrire loro la possibilità di conoscere meglio la Chiesa e di acquisire una buona formazione etica”. Nel comunicato, reso noto al termine della riunione, i presuli puntualizzano infine che “i media devono dimostrare anche il loro impegno per la verità” visto che per molte persone essa è collegata a quanto viene trasmesso da queste fonti di informazione. (M.V.S.)

 

 

RIAFFERMARE I LEGAMI FRA LE COMUNITA’ ITALIANE ALL’ESTERO

E LE COMUNITA’ DI ORIGINE. I MISSIONARI ITALIANI NEL MONDO RIUNITI

PER LA PRIMA VOLTA IN UN CONVEGNO INTERNAZIONALE

 

ROMA. = Oltre 200 delegati dei missionari impegnati in tutto il mondo nelle comunità italiane all’estero si raccoglieranno a convegno da oggi fino al 24 febbraio prossimo, presso il Centro Monumentale S. Spirito in Sassia, a Roma. Il Convegno è organizzato dal Ministero degli Italiani nel Mondo e dalla Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana, con la collaborazione dei Padri Scalabriniani. Si tratta del primo convegno internazionale dei missionari italiani tra gli emigrati e vuol essere un’occasione per riaffermare e celebrare i forti legami tra le comunità italiane all’estero, la madre patria e le comunità ecclesiali di origine. I partecipanti al convegno si recheranno domani all’udienza del Santo Padre ed è previsto, il giorno successivo, un incontro con il presidente della Repubblica. (E. B.)

 

 

I PRESIDENTI DI NIGER E BENIN LANCIANO UNA NUOVA CAMPAGNA ANTI POLIOMELITE. 

CON IL SOSTEGNO DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’,

L’INIZIATIVA MIRA A FRENARE L’AUMENTO DEI CASI REGISTRATI IN AFRICA NEL 2004

 

NIAMEY - BENIN. = I presidenti di Nigeria e Benin, Olusegun Obasanjo e Mathieu Kerekeu, somministrando dosi di vaccino ad alcuni bambini, hanno dato il via ufficialmente ad una nuova campagna di vaccinazione contro la poliomielite che nei prossimi 4 giorni interesserà 22 nazioni dell’Africa centrale e occidentale. Realizzata col sostegno dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), l’iniziativa mira a ribaltare la tendenza che nel 2004 ha visto aumentare i casi di poliomielite. Da Seme, piccola cittadina al confine tra Nigeria e Benin, Obasanjo, rispondendo alle critiche secondo cui molti leader del continente africano avrebbero dimostrato scarso coinvolgimento nella lotta alla malattia, ha detto che “i capi di Stato africani hanno la volontà di sradicare la polio, ma non i soldi”. Il 2004 doveva essere secondo i piani dell’Oms l’anno dello sradicamento definitivo della poliomielite dal Pianeta e invece i bilanci confermano che, soprattutto in Africa, si è registrato un aumento dei casi. Aumento che fa temere una nuova, rapida, diffusione della malattia. Secondo uno studio realizzato dalla rete informativa sanitaria inglese, Medinfo, la Nigeria guida la classifica mondiale con 760 casi. Al secondo posto risulterebbe il Sudan con 105 casi registrati nel 2004. Inoltre, l’Oms e Unicef recentemente hanno espresso preoccupazione anche per la crescente incidenza della malattia in Costa d’Avorio, un Paese che nel 2001 era stato dichiarato immune da polio. In totale sono 12 i Paesi considerati fino al 2003 liberi da poliomielite dove, invece, nell’ultimo anno si sono registrati nuove infezioni. Dal 1988 i Paesi in cui la poliomelite era una malattia endemica sono passati da 125 a 6. Una tendenza che però dall’inizio del 2004 ha cominciato a subire una pericolosa inversione. (E. B.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

22 febbraio 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Una scossa di terremoto di magnitudo 6,4 della scala Richter ha colpito in Iran la provincia sudorientale di Kerman. L’ultimo bilancio ufficiale, non ancora definitivo, parla di 230 morti ma secondo altre fonti le vittime sono più di 500. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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L’epicentro del sisma è stato registrato a Zarand, città ad una settantina di chilometri da Bam dove il 26 dicembre del 2003 un altro terremoto ha provocato più di 30 mila vittime. Verso i centri più colpiti stanno già affluendo i primi aiuti e secondo le autorità di Teheran c’è urgente bisogno di medicinali, tende, ambulanze e mezzi per rimuovere le macerie. La Turchia ha già offerto il proprio sostegno ed in favore delle popolazioni colpite si sono mosse diverse organizzazioni umanitarie, tra le quali la Mezzaluna Rossa e la Caritas italiana. Le operazioni di soccorso sono rese difficili, però, dalla pioggia e da diverse frane che hanno bloccato alcune strade. Grandi ingorghi sono poi stati provocati da migliaia di persone che, in automobile, hanno cercato di raggiungere l’area del disastro. La conformazione montuosa della zona, devastata dal movimento tellurico e abitata da oltre 30 mila persone, rende inoltre ancora più problematico l’arrivo degli aiuti. Il sisma ha devastato, in particolare, una quarantina di villaggi e due di questi, abitati da oltre 1.500 persone, sono stati rasi al suolo. Dal 1972 ad oggi, l’Iran è stato colpito da tredici terremoti che hanno causato complessivamente circa 100 mila morti. L’Iran si trova in una delle aree sismiche più attive dell’intero pianeta ed è percorso da almeno sei faglie, attraversate a loro volta da una sessantina di fratture minori. Proprio sugli sforzi del governo iraniano tesi ad affrontare l’emergenza sismica, ascoltiamo il corrispondente Ansa da Teheran, Alberto Zanconato:

 

“Il governo di Teheran non ha fatto moltissimo finora. Le iniziative più importanti sono state soprattutto nelle grandi città, in particolare a Teheran, dove, per la prima volta nell’ultimo anno dopo il disastro di Bam, sono state tenute esercitazioni antisismiche per abituare la popolazione a rispondere a questi disastri. Però è chiaro che il problema principale è dato dagli edifici che sono costruiti, soprattutto nei villaggi, con tecniche antiquate. In occasione di scosse come questa, i danni sono disastrosi e, per cambiare tale situazione ci vorrà molto tempo”.

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In Iraq due militari iracheni sono morti a Baghdad per l’esplosione di una bomba. L’attentato è stato rivendicato da un gruppo guidato dal terrorista giordano Al Zarqawi. Nei pressi di Falluja, inoltre, è stato assassinato il capo della cellula di integralisti che ha rapito e ucciso il giornalista italiano Enzo Baldoni. Sul fronte politico, l’esponente sciita Ahmed Chalabi, ha ritirato la propria candidatura a premier. L’Australia ha reso noto, intanto, che invierà nel Paese arabo altri 450 soldati per proteggere gli ingegneri giapponesi impegnati in attività di ricostruzione nel sud del Paese. Di segno opposto è invece la decisione dei servizi segreti dell’Italia che hanno esortato tutti i giornalisti italiani a lasciare l’Iraq. Sulla situazione nello Stato arabo e sul rapporto tra cristiani e musulmani, in particolare, ascoltiamo il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly:

 

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R. – In Iraq non c’è nessuna discriminazione tra i cristiani e musulmani. Da 1400 anni viviamo insieme. Noi eravamo nel Paese prima della venuta dei musulmani. Adesso i musulmani sono la maggioranza e noi siamo una minoranza, ma siamo comunque i fondatori della religione cristiana in Iraq. La relazione con i nostri connazionali iracheni è dunque molto buona e quando mi chiedono: “Tu sei cristiano?”. Io rispondo: “Iracheno cristiano, cattolico”.

 

D. – Perché sono state attaccate le chiese e la comunità cristiana in Iraq?

 

R. – Sì, è vero, hanno distrutto il nostro episcopio a Mossul. A Baghdad hanno attaccato la chiesa del nostro seminario ed altre chiese degli ortodossi. Nello stesso tempo, però, hanno attaccato anche le moschee. Il perché non lo sappiamo. Forse vogliono mettere scompiglio in questo povero popolo iracheno. Nel popolo c’è tensione ed insicurezza e per questa ragione molti iracheni lasciano il Paese. Sono stati sequestrati un vescovo ed un sacerdote ma dopo 24 ore sono stati rilasciati. Hanno anche rapito, però, tante persone musulmane. Sono stati sequestrati anche dei laici e abbiamo fatto di tutto per liberarli. E continuiamo a bussare a tutte le porte.

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Stati Uniti ed Europa devono guardare positivamente al futuro dei loro rapporti. Questo il senso della visita nel vecchio continente del presidente americano Bush. Ieri il Capo della Casa Bianca, nel suo discorso ufficiale a Bruxelles, ha voltato pagina sui contrasti sorti ai tempi della seconda guerra del Golfo, affermando che “nulla al mondo dividerà Stati Uniti ed Europa”. Oggi la partecipazione di Bush al vertice Nato e gli incontri con il premier britannico, Blair, il presidente del Consiglio italiano, Berlusconi, ed il neo-capo dello Stato ucraino, Yushenko. Ma è veramente possibile parlare di un futuro migliore nei rapporti tra Europa e Stati Uniti? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Enrico Singer, corrispondente del quotidiano “La Stampa” a Bruxelles:

 

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R. - E’ stato battezzato il vertice della riconciliazione e, in realtà, ha effettivamente ristabilito un clima nuovo tra una parte dell’Europa e gli Stati Uniti. L’Europa è stata finora divisa sul giudizio della guerra in Iraq e anche su altre iniziative americane. Quindi è un vertice quasi della doppia riconciliazione con gli Stati Uniti, indubbiamente, ma è anche un vertice della riconciliazione interna dell’Europa. Europa e Stati Uniti, nella visione di Bush, sono due potenze politiche e morali che devono andare avanti unite. Condividendo gran parte dei valori non possono trovarsi su barricate opposte.

 

D. – Nel corso di questa missione, un confronto importante sarà quello tra Bush e Putin …

 

R. - Sì, c’è già chi parla di una guerra fredda di ritorno nei rapporti tra Stati Uniti e Russia, determinati dal fatto che Putin sta cercando di restituire alla Russia un ruolo di potenza planetaria.In questo senso la Russia entra inevitabilmente in confronto con gli Stati Uniti, e quindi sarà molto importante saper valutare il termometro di questi nuovi rapporti. E’ vero che c’è questo raffreddamento o invece, come sperano gli europei, prevarrà la necessità di inserire la Russia nel discorso generale dell’equilibrio della stabilità mondiale della pace? Questo è uno dei grandi temi della politica internazionale di oggi.

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In Medio Oriente è stato rinviato il varo del nuovo governo palestinese. Dopo la presentazione al Parlamento, era già stata preannunciata ieri l’approvazione della nuova formazione governativa. Ma il partito di maggioranza ‘Al Fatah’ ha deciso di rimandare il voto e ha fissato una serie di riunioni per studiare la composizione dell’esecutivo. La nuova compagine dovrebbe permettere al presidente Abu Mazen di portare avanti le riforme anti-corruzione, il riordino delle forze di sicurezza, l’avanzamento dei negoziati con Israele ed il disarmo delle fazioni estremiste.

 

Riprende la violenza in Cecenia, a poche ore dalla scadenza della tregua unilaterale proclamata a metà gennaio dai ribelli separatisti. Nove soldati russi sono morti ieri sera a Grozny, nel crollo di un edificio colpito da granate durante una sparatoria in cui ha perso la vita anche un guerrigliero.

 

 

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