RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
52 - Testo della trasmissione martedì 22 febbraio 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
La Chiesa celebra oggi la festa della Cattedra
di San Pietro
Apre oggi in Vaticano la mostra sull’Augusteum di
Narona, antica colonia romana in Croazia. Interviste
con Francesco Buranelli e l’ambasciatore croato
Emilio Marin.
IN PRIMO PIANO:
Commozione per la morte oggi di don Luigi Giussani. I funerali si svolgeranno giovedì alle 15.00 nel Duomo di Milano e saranno presieduti, a nome del Santo Padre, dal cardinale Ratzinger. Le testimonianze di Renato Farina e Andrea Riccardi
CHIESA E SOCIETA’:
I presidenti di Niger e Benin lanciano una
nuova campagna anti poliomelite.
Forte scossa di
terremoto in Iran: centinaia i morti e migliaia i feriti
In Iraq il leader sciita
Chalabi ritira la propria candidatura dalla carica di premier. Sulla relazione
tra cristiani e musulmani in Iraq l’intervista con il Patriarca di Babilonia dei
Caldei, Emmanuel III Delly
Sui rapporti tra Stati Uniti ed Europa incentrato il
vertice NATO apertosi stamani a Bruxelles
22 febbraio 2005
IL PAPA RICEVE IL PREMIER CROATO SANADER E ALCUNI
VESCOVI SPAGNOLI.
DOMANI SI AFFACCERA’
DALLA FINESTRA DEL SUO STUDIO PER SALUTARE E BENEDIRE
I FEDELI CONVENUTI IN SAN PIETRO PER
L’UDIENZA GENERALE
Giovanni
Paolo II ha ricevuto questa mattina in udienza il primo ministro croato Ivo Sanader.
L’incontro, avvenuto in un clima molto cordiale, è durato una decina di minuti.
Ricordiamo che il Papa l’11 dicembre dell’anno scorso, ricevendo il nuovo
ambasciatore croato presso la Santa Sede, ha auspicato che questo Paese possa
entrare quanto prima nell’Unione Europea, perché un ritardato ingresso
“potrebbe recare detrimento al processo di attuazione delle riforme democratiche”
non solo in Croazia ma anche nelle altre Nazioni candidate all’integrazione
europea”. Il Papa ha visitato per tre volte la Croazia, l’ultima nel 2003, in
coincidenza con il suo centesimo pellegrinaggio apostolico.
Dopo
questo incontro il Papa ha ricevuto alcuni vescovi della Conferenza Episcopale
spagnola in visita ad Limina. Domani mattina alle 10.30 il Pontefice si
affaccerà dalla finestra del suo studio privato per salutare e benedire i
fedeli convenuti in Piazza San Pietro per la consueta udienza generale del
mercoledì. La Radio Vaticana trasmetterà l’evento in radiocronaca diretta a
partire dalle 10.15.
NOMINE
Il Santo Padre ha nominato
Prelato di Loreto e Delegato Pontificio per il Santuario Lauretano mons. Gianni
Danzi, vescovo tit. di Castello, finora segretario Generale del Governatorato
dello Stato della Città del Vaticano, promuovendolo in pari tempo alla dignità
di arcivescovo. Ricordiamo che il 5 febbraio scorso il Papa aveva nominato
l’allora arcivescovo-prelato di Loreto Angelo Comastri suo vicario generale per
lo Stato della Città del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro.
Contemporaneamente il Pontefice
ha nominato Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del
Vaticano mons. Renato Boccardo, vescovo tit. di Acquapendente, finora
segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.
In Australia il Santo Padre ha poi accettato la
rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Sydney, presentata da
mons. David Cremin, per
raggiunti limiti di età.
Infine in Italia il Papa ha
accettato la rinuncia all’ufficio di vescovo ausiliare della diocesi
suburbicaria di Albano, presentata da mons. Paolo Gillet, vescovo titolare di
Germa di Galazia, per raggiunti limiti di età.
VASTA
ECO NEL MONDO PER IL DOCUMENTO PONTIFICIO SUI MEDIA,
“IL RAPIDO SVILUPPO”
- Il commento di mons. Renato Boccardo -
Nell’ampio e articolato mondo
delle comunicazioni sociali ha suscitato impressione e dibattiti la Lettera
apostolica di Giovanni Paolo II dedicata ai media, intitolata “Il rapido sviluppo”.
Presentato ufficialmente ieri ai diretti interessati, i giornalisti, il
documento pontificio abbraccia il macrocosmo mediatico e si interroga sul
rapporto che esso ha non solo con la società ma soprattutto con la fede e
l’etica. Sui contenuti della Lettera, ecco un commento del vescovo Renato
Boccardo, fino a ieri segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni
sociali, intervistato da Giovanni Peduto:
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D. - Il Papa sottolinea la
grande potenzialità che la comunicazione contemporanea offre alla diffusione
del messaggio evangelico. Nessuno degli strumenti della comunicazione, da
quelli più classici come la stampa e la radio, fino a quelli più attuali e moderni,
come internet – dice il Papa – può essere escluso dall’attenzione della Chiesa
per la diffusione del messaggio evangelico. Questi mezzi non sono buoni o
cattivi in sé, lo diventano secondo l’uso che l’uomo ne fa. E allora, l’appello
a tutti coloro che fanno comunicazione a promuovere e a favorire una
informazione e una formazione attraverso il rispetto della verità, della
dignità della persona umana, del suo inserimento nella società per la costruzione
di un mondo che sia migliore: quello che è uno dei temi carissimi al Santo
Padre, lo sappiamo, la costruzione della civiltà dell’amore. Per ottenere tutto
questo, il Papa sottolinea allora che già 15 anni fa, nella sua enciclica “Redemptoris
Missio”, aveva detto che la Chiesa deve essere presente in uno di questi
areopaghi più attuali della vita del mondo moderno, proprio nell’areopago della
comunicazione. Lì, i figli della Chiesa sono chiamati a rendere la loro
testimonianza e ad avere la fantasia per inventare diverse forme di presenza e
raggiungere il mondo intero, con il messaggio di cui sono portatori.
D. – Quali sono le
preoccupazioni del Santo Padre, adombrate in questo documento?
R. – Direi innanzitutto il
rispetto della verità nell’informazione, e il rispetto della persona che
rischia tante volte di essere manipolata, orientata, strumentalizzata proprio dagli
stessi mezzi dell’informazione. L’attenzione alle grandi questioni sociali:
attraverso i media, tutto diventa immediato ed attuale: la promozione della
pace, la promozione della vita, la difesa della libertà, la ricerca della
giustizia e della comprensione tra i popoli possono avere nei media – ricorda
il Papa – dei grandi promotori, particolarmente efficaci, ma anche dei grandi
nemici, proprio per il modo in cui l’informazione viene gestita. Infine, una
esortazione che richiama quella che 27 anni fa, sulla piazza della Basilica di
San Pietro, Giovanni Paolo II ha lanciato al mondo: non abbiate paura, siate
fiduciosi. Il Papa conclude il suo messaggio rivolgendosi direttamente agli
operatori della comunicazione, dicendo: non abbiate paura delle nuove
tecnologie, non abbiate paura delle difficoltà che incontrate, non abbiate
paura nemmeno della vostra debolezza quando affrontate tutto il mondo della comunicazione
che tante volte assume delle dimensioni che possono, in qualche modo, intimorire.
Il Papa richiama la Parola di Gesù: “Io ho vinto il mondo, io sono con voi
tutti i giorni!”.
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LA CHIESA
CELEBRA OGGI LA FESTA DELLA CATTEDRA DI SAN PIETRO
Oggi la Chiesa celebra la Festa
della Cattedra di San Pietro. Si tratta di una Festa che pone in luce il
singolare ministero affidato al Vescovo di Roma quale segno visibile e garante
dell’unità dei discepoli di Cristo. Il Papa ne ha parlato all’Angelus di
domenica scorsa. Il servizio di Sergio Centofanti.
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“Il peculiare compito affidato”
da Cristo a Pietro – ha detto Giovanni Paolo II domenica – è essenzialmente
servizio all’unità della Chiesa”. “Tu sei Pietro – afferma Gesù – e su questa
pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro
di essa”. Una missione indispensabile – ha ribadito più volte il Pontefice –
che “non si fonda sulle capacità e sulle forze umane, ma sulla preghiera di
Cristo, che implora il Padre perché la fede di Simone non venga meno”. Giovanni
Paolo II sottolinea che nonostante i peccati e i limiti di Pietro, Cristo ha
scelto questo apostolo e i suoi successori per il compito altissimo di confermare
i fratelli nella fede. La debolezza di Pietro, il suo triplice rinnegamento ma
anche il pianto amaro del pentimento, manifestano che la Chiesa si fonda sulla
infinita potenza della grazia. Così – scrive Giovanni Paolo II nell’Enclica Ut
Unum Sint del 1995 – quello di Pietro “è un ministero di misericordia nato da
un atto di misericordia di Cristo”. “La Chiesa cattolica – scrive il Pontefice
– è consapevole di aver conservato il ministero del Successore dell’apostolo
Pietro, il Vescovo di Roma, che Dio ha costituito quale perpetuo e visibile
principio dell’unità”. “Pasci i miei agnelli” dice il Maestro a Pietro. E il
Papa ha affermato domenica scorsa di sentire particolarmente vivo nell’animo
questo invito di Gesù, soprattutto quando contempla l’Eucaristia, che è la fonte
da cui trae vigore sempre nuovo la comunione tra le membra del Corpo mistico di
Cristo. E l’unità “è il desiderio ardente di Cristo”.
Per questo Giovanni Paolo II in
una storica affermazione contenuta nella Ut Unum Sint si rivolge a tutte le
Chiese cristiane per aprire un dialogo sul ministero petrino al fine di
“trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun
modo all’essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova”. “Un
compito immane” – lo definisce – ma che “non possiamo rifiutare”. Per questo
invoca lo Spirito Santo perché “doni la sua luce, ed illumini tutti i pastori e
i teologi delle nostre Chiese, affinché possiamo cercare, evidentemente
insieme, le forme nelle quali questo ministero possa realizzare un servizio di
amore riconosciuto dagli uni e dagli altri”. Quindi il Papa conclude:
lasciamoci trafiggere dal grido di Cristo: “Siano anch’essi una cosa sola,
perché il mondo creda che tu mi hai mandato”.
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APRE OGGI IN VATICANO LA
MOSTRA SULL’AUGUSTEUM DI NARONA,
ANTICA
COLONIA ROMANA IN CROAZIA
- Interviste con Francesco Buranelli e
l’ambasciatore Emilio Marin -
Questo pomeriggio il cardinale
Segretario di Stato, Angelo Sodano, inaugura nei Musei Vaticani una mostra di
grande interesse storico ed artistico, organizzata dal Museo Archeologico di
Spalato in collaborazione con i Musei Vaticani. L’esposizione riguarda l’antica
colonia romana di Narona, oggi Vid, in Croazia, importante centro commerciale
della provincia di Dalmazia, situato in un punto strategico per i collegamenti
tra la costa e le regioni centrali della penisola balcanica. Ma perché è così importante Narona? Giovanni
Peduto lo ha chiesto al direttore dei Musei Vaticani, Francesco Buranelli:
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R. – E’ la più grande scoperta
di archeologia romana, che si è fatta negli anni Novanta ed è la prima volta
che viene presentato uno scavo stratigrafico e scientificamente eseguito con un
metodo corretto qui a Roma. Di Augustei ne erano stati scavati tanti nel
Settecento, nell’Ottocento e noi dei Musei Vaticani abbiamo nelle nostre collezioni
permanenti le più qualificate testimonianze degli Augustei di vecchio scavo.
Purtroppo, poi, tranne la scoperta degli anni sessanta di Roselle, rimasta,
direi, semiedita, questa di Narona costituisce la più importante scoperta di
Augustei eseguita in questi ultimi anni.
D. – Sul piano tecnico a quali
criteri vi siete ispirati nell’allestimento della mostra?
R. – Un allestimento che
parlasse. Vale a dire abbiamo riproposto una ricostruzione ideale del tempio
sul quale sono state ricollocate le sculture antiche quasi fossero ancora nella
loro collocazione primaria. Un allestimento molto semplice, di facile comprensione
pure ai non addetti ai lavori.
E ora ascoltiamo l’ambasciatore di Croazia, presso la
Santa Sede, il signor Emilio Marin, che vanta una vasta esperienza di
archeologo; ha diretto per diversi anni il Museo archeologico di Spalato ed è
stato lui a curare il progetto scientifico ed espositivo della mostra:
D. –
Eccellenza, cos’è questo Augusteum di Narona?
R. – Si tratta
di un tempio ai bordi del Foro romano della colonia. Questo tempio fu costruito
attorno all’anno 10 a.C., era dedicato al culto imperiale. Le prime tre statue
nel tempio sono state quelle di Augusto, di Livia e di Agrippa e poi
successivamente, nel periodo di altri imperatori, altre statue sono state
inserite e molti altri reperti ritrovati. Nel suo insieme l’Augusteum di Narona
sembra che oggi rappresenti il tempio di culto imperiale meglio conservato nel
mondo romano.
D. – La mostra in Vaticano in
che consiste esattamente? Quali ne sono i contenuti?
R. – La mostra
contiene circa metà delle statue ritrovate - 9 statue sono presentate qui - e
poi una selezione di altri reperti importanti per quanto riguarda le ceramiche,
i vetri, le monete. Questa mostra presenta, a nostro parere, il meglio di
questo tempio. E’ già stata presentata in tre sedi: nella città di Spalato,
dove si trova il museo che organizza tutto questo; in Inghilterra, ad Oxford; e
in Spagna, a Barcellona.
D. – Lei è un esperto
archeologo. Ci vuole parlare di questa sua esperienza, di cosa l’ha colpita di
più negli anni in cui si è occupato di archeologia?
R. – Questa mia
esperienza come archeologo, non soltanto in questa località archeologica di
Narona, mi ha dato il senso forte di essere un membro della comunità mediterranea
europea. Io sottolineo sempre che l’Europa, e se posso dire anche l’Unione
Europea, dovrebbe appoggiarsi di più sul Mediterraneo, perché il Mediterraneo è
la culla dell’Europa. Penso che ritrovare il Mediterraneo sarebbe come far
rinascere l’Europa.
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OGGI
SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina l'Iran dove la popolazione è stata ancora colpita dalla devastazione
del terremoto: una scossa di 6,4 gradi sulla scala Richter ha causato centinaia
di vittime nella provincia sud-orientale di Kerman.
Nelle
vaticane, una pagina con gli interventi di presentazione della Lettera Apostolica
di Giovanni Paolo II ai responsabili delle comunicazioni sociali.
Gli
articoli di Giampaolo Mattei e di Fabrizio Contessa su mons. Luigi Giussani,
morto questa notte. Il Fondatore di Comunione e Liberazione aveva 82 anni.
Nelle
estere, Usa-Europa: il presidente Bush auspica "una nuova era di unità
transatlantica". Vertice della Nato a Bruxelles.
Nella
pagina culturale, "Il continuo conflitto tra spirito e materia" è il
titolo dell'articolo di Giovanni Marchi a cinquant'anni dalla morte di Paul
Claudel.
Per
l' "Osservatore libri" un articolo di Paolo Miccoli in occasione
della pubblicazione degli atti del convegno interdisciplinare su "Il tempo".
Nelle
pagine italiane, in primo piano l'articolo dal titolo "I servizi invitano
i giornalisti italiani a lasciare l'Iraq: non c'è alcun legame con il rapimento
di Giuliana Sgrena". Il Ministro degli esteri Fini: "Norma di
cautela".
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22 febbraio 2005
COMMOZIONE PER LA MORTE
OGGI DI DON LUIGI GIUSSANI.
IL FONDATORE DI COMUNIONE E LIBERAZIONE SI E’
SPENTO IN SEGUITO
AD UNA GRAVE POLMONITE CHE LO HA COLPITO NEI
GIORNI SCORSI.
I FUNERALI SI SVOLGERANNO GIOVEDI’ NEL DUOMO DI
MILANO E SARANNO
PRESIEDUTI, A NOME DEL SANTO PADRE, DAL CARDINALE
RATZINGER
La
Chiesa e la società piangono la morte di don Luigi Giussani, spentosi questa mattina
a Milano, all’età di 82 anni. Il fondatore di “Comunione e Liberazione” era
stato colpito nei giorni scorsi da una grave polmonite. Nel darne notizia, in
un comunicato, CL spiega che a partire dalle ore 16:30 di oggi, e fino alle ore
24, sarà possibile accedere alla camera ardente, allestita presso la cappella
dell’Istituto Sacro Cuore di Milano, che riaprirà poi mercoledì mattina. I
funerali si svolgeranno giovedì alle 15.00 nel Duomo di Milano e saranno presieduti, a nome di Giovanni
Paolo II, dal cardinale Joseph Ratzinger.
Venerdì scorso, il Papa aveva scritto una lettera indirizzata a don Giussani
per esprimergli la sua vicinanza spirituale. Per ricordare la figura di questo
esponente del cattolicesimo italiano contemporaneo, ascoltiamo il servizio di
Barbara Castelli:
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“Occorre
che la gloria del Verbo divino sia perseguita nello sguardo ad ogni cosa, nell’impeto
di ogni conquista, e che la salvezza portata da Cristo – sia pure attraverso
ogni croce – irrompa in ogni nuova aurora”. In questa frase si sintetizza
l’impegno di una vita, quella di don Luigi Giussani, spentosi questa mattina
nella sua abitazione di Milano, per insufficienza circolatoria e renale, a
seguito della grave polmonite che lo aveva colpito nei giorni scorsi. In 82
anni di vita, il fondatore del movimento ecclesiale “Comunione e Liberazione”
ha sempre puntato tutto sulla bellezza e la gioia dell’incontro con il Redentore
dell’uomo.
Nato
nel 1922 a Desio, un paese nei dintorni di Milano, Luigi Giussani riceve la
prima quotidiana introduzione alla fede dalla madre, Angela; mentre dal padre,
Beniamino, intagliatore in legno e restauratore, riceve l’invito costante a chiedersi
il perché, la ragione delle cose. Fa il suo ingresso in seminario appena a
dieci anni e compie i suoi studi nella facoltà teologica di Venegono.
L’osservanza della disciplina e dell’ordine nella vita in seminario si coniugherà
con la forza di un temperamento che nel colloquio con i superiori e nelle
iniziative con i compagni si distingue per vivacità e acume.
Ordinato
sacerdote, don Giussani si dedica all’insegnamento presso lo stesso seminario
di Venegono. In quegli anni si specializza nello studio della teologia
orientale, della teologia protestante americana e nell’approfondimento della
motivazione razionale dell’adesione alla fede e alla Chiesa. A metà degli anni
Cinquanta lascia l’insegnamento in seminario per quello nelle scuole medie
superiori. Per dieci anni, dal 1954 al 1964, insegna al Liceo classico milanese
“Berchet”. Inizia a svolgere in quegli anni un’attività di studio e di pubblicistica
volta a porre all’interno e all’esterno della Chiesa l’attenzione sul problema
educativo. Da questo suo impegno nasce il gruppo di Gioventù Studentesca,
che poi diverrà il movimento di Comunione e Liberazione. Il nucleo della
proposta di CL è la riscoperta che la fede cristiana è un incontro con
Gesù Cristo, presente e vivo oggi, capace di investire e trasformare tutte le
dimensioni della vita personale e sociale.
Francia, Spagna, Stati Uniti, Messico,
Colombia, Libano, Israele, Cina, Australia: sono solo alcuni degli oltre 70
Paesi che delineano la geografia dell’eredità di don Giussani. “Possa il vostro
Movimento – scriveva Giovanni Paolo II proprio lo scorso 22 febbraio, in occasione
del cinquantesimo
anniversario della nascita di “Comunione e Liberazione” – proclamare con vigore la misericordia divina, ricordando all’umanità, talora
sfiduciata, che non bisogna aver paura, perché Cristo è il nostro futuro”.
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Sulla morte di don Giussani, Andrea Sarubbi ha
raccolto la testimonianza di Renato Farina, giornalista vicino al fondatore di
CL ed autore del suo ultimo libro-intervista:
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R. - La
morte di don Giussani lascia la certezza che la morte non è l’ultima parola
sulla nostra vita, ma la misericordia è più forte. Questo è ciò che don
Giussani ci ha insegnato, specialmente negli ultimi anni. Man mano che la
vecchiaia cresceva, cresceva la sua giovinezza, perché diventava più visibile
lo sguardo di Cristo. Noi adesso sappiamo che questo nostro padre è più vicino
che mai a Colui che lui stesso ci ha indicato come consistenza di tutta la vita.
Tra l’altro, commuove il fatto che la sua morte coincida con la festa della
Cattedra di San Pietro … Questo particolare è stato subito notato da don Julián
Carrón, che lo ha assistito mentre moriva questa notte, alle 3.10. È morto
serenamente, questo può consolare chi gli ha voluto bene.
D. – E ora …?
R. – Naturalmente ci manca già
tantissimo, ma siamo certi che non resteremo soli … altrimenti, cosa ci ha
educati a fare don Giussani? La sua educazione tendeva a renderci adulti, cioè
capaci di seguire Cristo. Io penso che il Signore sia misericordioso e non permetta
che si resti soli. E poi, c’è sempre l’autorità della Chiesa, di cui ci fidiamo
…
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La morte di don
Giussani ha destato viva commozione nella Chiesa e in tutto il mondo politico,
che, con varie sfumature, ha sottolineato la sua capacità di educare gli uomini
all’amicizia con Gesù Cristo. “Con la sua azione generosa – ha ricordato il
presidente della Repubblica italiana, Carlo Azegli Ciampi – ha contribuito a
promuovere il percorso di maturazione sociale e umana di tanti giovani che
hanno in lui riconosciuto la loro guida spirituale”. Vicini a Comunione e
Liberazione nel dolore anche tutti gli altri movimenti ecclesiali e le
associazioni. Ascoltiamo il ricordo di don
Giussani che traccia lo storico Andrea Riccardi, uno dei fondatori di
Sant’Egidio. L’intervista è di Barbara Castelli:
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R. – Io
ricordo don Giussani come un uomo che ha saputo prendere sul serio Cristo e il
Vangelo, un uomo abitato da una spiritualità profonda. Sono legato ad un
ricordo, in modo particolare, quando sul sagrato di Piazza San Pietro nel ‘98,
alla vigilia della Pentecoste, davanti al Papa disse: “Noi siamo tutti
mendicanti”. In queste parole c’è – io credo – tanto dell’animo di don Giussani.
Quest’uomo che tutta la vita ha cercato e tutta la vita ha testimoniato di
avere incontrato Gesù.
D. – Cosa lascia don Giussani
come eredità oggi alla Chiesa e alla società?
R. – Io penso che l’intuizione di don Giussani è
molto grande. E’ un’intuizione maturata in tempi di “cattolicesimo
onnipotente”. Don Giussani si è accorto che la fede è qualcosa che passa in
profondità, nella vita degli uomini, nell’incontro dell’uomo con l’uomo e
nell’incontro dell’uomo con il Signore Gesù. Un’intuizione che ha maturato
nella sua esperienza nei corridoi e nelle aule del “Berchet”. Ed anche l’idea
che la Chiesa dovesse essere movimento, un’idea già affiorata che don Giussani
riprende con forza, in una Chiesa di mobilitazioni, ma anche in una Chiesa che
spesso non guardava al di là del territorio, presidiato da parrocchie che
sembravano fiorenti. La Chiesa deve essere movimento, perché innanzitutto
mobilita i cuori attraverso il Vangelo.
D. – C’è un episodio che, in
qualche modo, racconta la semplicità, ma anche il carisma di don Giussani?
R. – Non è mai stato un uomo
protagonista. Io ricordo delle parole di don Giussani che spostavano
l’attenzione dalla sua persona. Egli diceva: “Sì, c’è un carisma, ma il fondo
del carisma è Cristo”.
D. – Oggi gli altri movimenti
sono vicini a Comunione e Liberazione. Qual è il senso dei movimenti ecclesiali
nella Chiesa, nel cammino di fede?
R. – Io credo che il senso dei
movimenti ecclesiali nella Chiesa sia quello di rappresentare cuori e menti che
si aprono al Vangelo, che si muovono in una società complessa e globalizzata.
Giovanni Paolo II ha riconosciuto che questi movimenti sono un dono dello Spirito.
Penso, inoltre, che ci sia tanto cammino da fare da parte dei movimenti e da
parte della Chiesa stessa, per comprendere non solo i movimenti che oggi ci
sono, ma i movimenti che domani ci saranno donati.
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La Conferenza Episcopale
italiana, in un telegramma del cardinale Camillo Ruini e del segretario mons.
Giuseppe Betori, esprime il più sentito cordoglio per la scomparsa di don
Giussani, fondatore di un “movimento che – si afferma - arricchisce con la sua
presenza la vita della Chiesa in Italia e nel mondo. Ricordiamo con particolare
riconoscenza - si legge nel messaggio – l’insegnamento e la testimonianza data
dal sacerdote che ha saputo proporre un'esperienza di fede capace di interpellare l’uomo contemporaneo
per un incontro vitale con Cristo e la Chiesa e di entrare in dialogo con le
culture più diverse”. “Fondamentale - prosegue il testo - il suo contributo
alla formazione di un laicato maturo, responsabile, profondamente radicato
nella fede cattolica, impegnato nella costruzione di una società autenticamente
umana e solidale”.
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22 febbraio 2005
“URGE RAFFORZARE IL DIALOGO
INTERRELIGIOSO, IN TEMPI DI DISUGUAGLIANZE
E INCOMPRENSIONI”: COSI’ IL VESCOVO DI MALAGORE
SI RIVOLGE ALLA COMUNITA’ CRISTIANA IN INDIA
MANGALORE.
= A Mangalore nei giorni scorsi, in occasione del simposio internazionale
dedicato al centenario della nascita del noto teologo tedesco, Karl Rahner, il
vescovo di Mangalore, mons. Aloysius D’Souza, ha ricordato la necessità di
rafforzare il dialogo interreligioso in India. Il presule ha sottolineato,
infatti, come il dialogo interreligioso sia una “necessità in tempi di disuguaglianza,
incomprensioni e sfruttamento”, ricordando, appunto, la meritoria opera di Rahner
su questo versante. Fra gli intervenuti al simposio, teologi e sacerdoti,
compagni di studi di Rahner, insieme con i numerosi partecipanti indiani e di altri
Paesi, si sono confrontati su temi come il dialogo ecumenico e il dialogo con
persone di differenti religioni o visioni del mondo. E proprio l’esperienza del
teologo tedesco è stata definita come possibile strumento per vivere nel contesto
indiano una corretta visione del rapporto con altre religioni. (E. B.)
SONO SEMPRE DI PIU’ I GIOVANI
CATTOLICI CINESI
CHE MANIFESTANO LA SPERANZA DI PARTECIPARE A
COLONIA
ALLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’ 2005.
LE ADESIONI SI MOLTIPLICANO ANCHE IN AUSTRALIA
Pechino - SYDNEY. = Avvicinandosi la Giornata Mondiale della Gioventù
(GMG), che si svolgerà a Colonia nell’agosto 2005, un numero crescente di
giovani cattolici cinesi manifesta il desiderio di partecipare al grande
incontro. Leggendo le informazioni sul sito cattolico ufficiale dell’evento,
che riporta le modalità di iscrizione ai gruppi di pellegrinaggio, i giovani
cinesi hanno cominciato a chiedersi in quale modo possono partecipare anche
loro. Inoltre, l’esperienza di alcuni che nel 1996 parteciparono alla GMG nelle
Filippine ha suscitato il desiderio in tanti altri ragazzi. In particolare, un
giovane cinese contattato dall’agenzia “Fides” ha detto: “speriamo che qualcuno
accolga il nostro appello: ci teniamo tanto a partecipare alla GMG. Un evento
che ci farebbe sentire in piena comunione con la Chiesa universale”. E le
adesioni si moltiplicano anche in Australia dove i giovani cattolici si stanno
mobilitando attraverso il loro sito web (www.worldyouthday.com.au), creato
per l’occasione. La Commissione Episcopale per il laicato e le commissioni diocesane
australiane si sono attivate per organizzare il pellegrinaggio a Colonia. Le
adesioni stanno arrivando a pioggia, anche attraverso i movimenti e le
aggregazioni laicali. (E. B.)
IL CONSIGLIO
MONDIALE DELLE CHIESE ACCUSA WASHINGTON DI VIOLARE LE NORME DEL DIRITTO
INTERNAZIONALE
PER IL TRATTAMENTO DEI PRIGIONIERI DI GUANTANAMO.
NEL COMUNICATO DIFFUSO SI CHIEDE L’INVIO DI UN
GRUPPO DI OSSERVATORI
WASHINTGTON. = Il Consiglio
mondiale delle Chiese, World Council of Churches (WCC), un organismo che
riunisce circa 350 Chiese cristiane non cattoliche, ha accusato
l’amministrazione Bush di violare la legge internazionale per il trattamento
dei prigionieri nella base navale di Guantanamo. Situata sull’isola di Cuba,
l’istituzione raccoglie 600 detenuti stranieri arrestati nell’ambito della
“lotta al terrore” avviata dagli Stati Uniti dopo l’attacco alle due torri di
New York del 11 settembre 2001. In un comunicato, firmato dal WCC e diffuso
alle agenzie di stampa internazionali, si denuncia che i detenuti “sono trattenuti
senza aver subito un legale processo, in totale violazione delle norme del
diritto internazionale e dei diritti umani”. Il comunicato è stato sottoscritto
anche dal Consiglio Nazionale delle Chiese degli Stati Uniti (NCC), che
riunisce oltre 30 comunità protestanti, ortodosse e afroamericane. Nella nota
si chiede al governo di Washington l’autorizzazione ad inviare una
rappresentanza di osservatori per visitare i prigionieri a Guantanamo. Inoltre,
il WCC invita tutte le Chiese che ne fanno parte ad informare e a
sensibilizzare i propri fedeli sulla situazione. (E. B.)
I MASS MEDIA COME STRUMENTO DI CONOSCENZA DEL MONDO E DELLA FEDE.
E’
QUANTO EMERGE DALLA 33° RIUNIONE DEI VESCOVI AMERICANI
TENUTASI
A BOGOTA’ IL 15 E 16 FEBBRAIO SCORSI
BOGOTA’. = “Dono di Dio e
ricchezza dell’umanità”: così i vescovi americani definiscono i mass media
nell’ambito della 33° Riunione dei vescovi del continente americano, tenutasi a
Bogotà il 15 e 16 febbraio scorsi. Secondo i vescovi, attraverso i media gli
uomini hanno potuto acquisire una maggiore conoscenza del mondo e della fede e,
proprio per questo, esprimono l’urgenza che al loro interno “la dignità umana
debba essere un valore sempre prioritario”. I mezzi di comunicazione di massa
sono quindi chiamati a “contribuire allo sviluppo dell’essere umano e della
società e non alla sua disumanizzazione”. Queste giornate di studio sul tema
“Secolarizzazione della società, l’evangelizzazione ed i mezzi di
comunicazione”, hanno sottolineato anche la necessità che i pastori della
Chiesa offrano a chi lavora nel settore il sostegno della fede, affinché
possano essere testimoni di Cristo nel mondo. Inoltre -specificano i religiosi-
“a questo proposito si deve offrire loro la possibilità di conoscere meglio la
Chiesa e di acquisire una buona formazione etica”. Nel comunicato, reso noto al
termine della riunione, i presuli puntualizzano infine che “i media devono
dimostrare anche il loro impegno per la verità” visto che per molte persone
essa è collegata a quanto viene trasmesso da queste fonti di informazione.
(M.V.S.)
RIAFFERMARE
I LEGAMI FRA LE COMUNITA’ ITALIANE ALL’ESTERO
E LE COMUNITA’ DI ORIGINE. I MISSIONARI ITALIANI
NEL MONDO RIUNITI
PER LA PRIMA VOLTA IN UN CONVEGNO INTERNAZIONALE
ROMA. = Oltre 200 delegati dei
missionari impegnati in tutto il mondo nelle comunità italiane all’estero si
raccoglieranno a convegno da oggi fino al 24 febbraio prossimo, presso il
Centro Monumentale S. Spirito in Sassia, a Roma. Il Convegno è organizzato dal
Ministero degli Italiani nel Mondo e dalla Fondazione Migrantes della
Conferenza Episcopale Italiana, con la collaborazione dei Padri Scalabriniani.
Si tratta del primo convegno internazionale dei missionari italiani tra gli
emigrati e vuol essere un’occasione per riaffermare e celebrare i forti legami
tra le comunità italiane all’estero, la madre patria e le comunità ecclesiali
di origine. I partecipanti al convegno si recheranno domani all’udienza del
Santo Padre ed è previsto, il giorno successivo, un incontro con il presidente
della Repubblica. (E. B.)
I PRESIDENTI DI NIGER
E BENIN LANCIANO UNA NUOVA CAMPAGNA ANTI POLIOMELITE.
CON IL SOSTEGNO DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA
SANITA’,
L’INIZIATIVA MIRA A FRENARE L’AUMENTO DEI CASI
REGISTRATI IN AFRICA NEL 2004
NIAMEY
- BENIN. = I presidenti di Nigeria e Benin, Olusegun Obasanjo e Mathieu Kerekeu,
somministrando dosi di vaccino ad alcuni bambini, hanno dato il via
ufficialmente ad una nuova campagna di vaccinazione contro la poliomielite che
nei prossimi 4 giorni interesserà 22 nazioni dell’Africa centrale e
occidentale. Realizzata col sostegno dell’Organizzazione mondiale della Sanità
(Oms), l’iniziativa mira a ribaltare la tendenza che nel 2004 ha visto
aumentare i casi di poliomielite. Da Seme, piccola cittadina al confine tra
Nigeria e Benin, Obasanjo, rispondendo alle critiche secondo cui molti leader
del continente africano avrebbero dimostrato scarso coinvolgimento nella lotta
alla malattia, ha detto che “i capi di Stato africani hanno la volontà di
sradicare la polio, ma non i soldi”. Il 2004 doveva essere secondo i piani
dell’Oms l’anno dello sradicamento definitivo della poliomielite dal Pianeta e
invece i bilanci confermano che, soprattutto in Africa, si è registrato un
aumento dei casi. Aumento che fa temere una nuova, rapida, diffusione della
malattia. Secondo uno studio realizzato dalla rete informativa sanitaria
inglese, Medinfo, la Nigeria guida la classifica mondiale con 760 casi. Al
secondo posto risulterebbe il Sudan con 105 casi registrati nel 2004. Inoltre,
l’Oms e Unicef recentemente hanno espresso preoccupazione anche per la
crescente incidenza della malattia in Costa d’Avorio, un Paese che nel 2001 era
stato dichiarato immune da polio. In totale sono 12 i Paesi considerati fino al
2003 liberi da poliomielite dove, invece, nell’ultimo anno si sono registrati
nuove infezioni. Dal 1988 i Paesi in cui la poliomelite era una malattia
endemica sono passati da 125 a 6. Una tendenza che però dall’inizio del 2004 ha
cominciato a subire una pericolosa inversione. (E. B.)
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22 febbraio 2005
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
Una scossa di terremoto di magnitudo
6,4 della scala Richter ha colpito in Iran la provincia sudorientale di Kerman.
L’ultimo bilancio ufficiale, non ancora definitivo, parla di 230 morti ma
secondo altre fonti le vittime sono più di 500. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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L’epicentro del sisma è stato registrato
a Zarand, città ad una settantina di chilometri da Bam dove il 26 dicembre del
2003 un altro terremoto ha provocato più di 30 mila vittime. Verso i centri più
colpiti stanno già affluendo i primi aiuti e secondo le autorità di Teheran c’è
urgente bisogno di medicinali, tende, ambulanze e mezzi per rimuovere le
macerie. La Turchia ha già offerto il proprio sostegno ed in favore delle
popolazioni colpite si sono mosse diverse organizzazioni umanitarie, tra le
quali la Mezzaluna Rossa e la Caritas italiana. Le operazioni di soccorso sono rese
difficili, però, dalla pioggia e da diverse frane che hanno bloccato alcune strade. Grandi ingorghi sono poi stati provocati da migliaia
di persone che, in automobile, hanno cercato di raggiungere l’area del
disastro. La conformazione
montuosa della zona, devastata dal movimento tellurico e abitata da oltre 30
mila persone, rende inoltre ancora più problematico l’arrivo degli aiuti. Il
sisma ha devastato, in particolare, una quarantina di villaggi e due di questi,
abitati da oltre 1.500 persone, sono stati rasi al suolo. Dal 1972 ad oggi,
l’Iran è stato colpito da tredici terremoti che hanno causato complessivamente
circa 100 mila morti. L’Iran si trova in una delle aree sismiche più attive
dell’intero pianeta ed è percorso da almeno sei faglie, attraversate a loro
volta da una sessantina di fratture minori. Proprio sugli sforzi del governo iraniano
tesi ad affrontare l’emergenza sismica, ascoltiamo il corrispondente Ansa da
Teheran, Alberto Zanconato:
“Il governo di Teheran non ha fatto moltissimo finora. Le
iniziative più importanti sono state soprattutto nelle grandi città, in
particolare a Teheran, dove, per la prima volta nell’ultimo anno dopo il
disastro di Bam, sono state tenute esercitazioni antisismiche per abituare la
popolazione a rispondere a questi disastri. Però è chiaro che il problema principale
è dato dagli edifici che sono costruiti, soprattutto nei villaggi, con tecniche
antiquate. In occasione di scosse come questa, i danni sono disastrosi e, per
cambiare tale situazione ci vorrà molto tempo”.
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In Iraq
due militari iracheni sono morti a Baghdad per l’esplosione di una bomba.
L’attentato è stato rivendicato da un gruppo guidato dal terrorista giordano Al
Zarqawi. Nei pressi di Falluja, inoltre, è stato assassinato il capo della
cellula di integralisti che ha rapito e ucciso il giornalista italiano Enzo
Baldoni. Sul fronte politico, l’esponente sciita Ahmed Chalabi, ha ritirato la
propria candidatura a premier. L’Australia
ha reso noto, intanto, che invierà nel Paese arabo altri 450 soldati per
proteggere gli ingegneri giapponesi impegnati in attività di ricostruzione nel
sud del Paese. Di segno opposto è invece la decisione dei servizi segreti
dell’Italia che hanno esortato tutti i giornalisti italiani a lasciare l’Iraq. Sulla situazione nello Stato arabo e
sul rapporto tra cristiani e musulmani, in particolare, ascoltiamo il Patriarca
di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly:
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R. – In
Iraq non c’è nessuna discriminazione tra i cristiani e musulmani. Da 1400 anni
viviamo insieme. Noi eravamo nel Paese prima della venuta dei musulmani. Adesso
i musulmani sono la maggioranza e noi siamo una minoranza, ma siamo comunque i
fondatori della religione cristiana in Iraq. La relazione con i nostri
connazionali iracheni è dunque molto buona e quando mi chiedono: “Tu sei
cristiano?”. Io rispondo: “Iracheno cristiano, cattolico”.
D. –
Perché sono state attaccate le chiese e la comunità cristiana in Iraq?
R. –
Sì, è vero, hanno distrutto il nostro episcopio a Mossul. A Baghdad hanno
attaccato la chiesa del nostro seminario ed altre chiese degli ortodossi. Nello
stesso tempo, però, hanno attaccato anche le moschee. Il perché non lo sappiamo.
Forse vogliono mettere scompiglio in questo povero popolo iracheno. Nel popolo
c’è tensione ed insicurezza e per questa ragione molti iracheni lasciano il
Paese. Sono stati sequestrati un vescovo ed un sacerdote ma dopo 24 ore sono
stati rilasciati. Hanno anche rapito, però, tante persone musulmane. Sono stati
sequestrati anche dei laici e abbiamo fatto di tutto per liberarli. E
continuiamo a bussare a tutte le porte.
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Stati Uniti ed Europa devono
guardare positivamente al futuro dei loro rapporti. Questo il senso della
visita nel vecchio continente del presidente americano Bush. Ieri il Capo della
Casa Bianca, nel suo discorso ufficiale a Bruxelles, ha voltato pagina sui
contrasti sorti ai tempi della seconda guerra del Golfo, affermando che “nulla
al mondo dividerà Stati Uniti ed Europa”. Oggi la partecipazione di Bush al
vertice Nato e gli incontri con il premier britannico, Blair, il presidente del
Consiglio italiano, Berlusconi, ed il neo-capo dello Stato ucraino, Yushenko.
Ma è veramente possibile parlare di un futuro migliore nei rapporti tra Europa
e Stati Uniti? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Enrico Singer, corrispondente
del quotidiano “La Stampa” a Bruxelles:
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R. - E’
stato battezzato il vertice della riconciliazione e, in realtà, ha
effettivamente ristabilito un clima nuovo tra una parte dell’Europa e gli Stati
Uniti. L’Europa è stata finora divisa sul giudizio della guerra in Iraq e anche
su altre iniziative americane. Quindi è un vertice quasi della doppia
riconciliazione con gli Stati Uniti, indubbiamente, ma è anche un vertice della
riconciliazione interna dell’Europa. Europa e Stati Uniti, nella visione di
Bush, sono due potenze politiche e morali che devono andare avanti unite.
Condividendo gran parte dei valori non possono trovarsi su barricate opposte.
D. – Nel corso di questa
missione, un confronto importante sarà quello tra Bush e Putin …
R. - Sì, c’è già chi parla di
una guerra fredda di ritorno nei rapporti tra Stati Uniti e Russia, determinati
dal fatto che Putin sta cercando di restituire alla Russia un ruolo di potenza
planetaria.In questo senso la Russia entra inevitabilmente in confronto con gli
Stati Uniti, e quindi sarà molto importante saper valutare il termometro di
questi nuovi rapporti. E’ vero che c’è questo raffreddamento o invece, come
sperano gli europei, prevarrà la necessità di inserire la Russia nel discorso
generale dell’equilibrio della stabilità mondiale della pace? Questo è uno dei
grandi temi della politica internazionale di oggi.
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In Medio Oriente è stato rinviato il
varo del nuovo governo palestinese. Dopo la presentazione al Parlamento, era
già stata preannunciata ieri l’approvazione della nuova formazione governativa.
Ma il partito di maggioranza ‘Al Fatah’ ha deciso di rimandare il voto e ha
fissato una serie di riunioni per studiare la composizione dell’esecutivo. La nuova
compagine dovrebbe permettere al presidente Abu Mazen di portare avanti le
riforme anti-corruzione, il riordino delle forze di sicurezza, l’avanzamento
dei negoziati con Israele ed il disarmo delle fazioni estremiste.
Riprende la violenza in Cecenia, a poche ore dalla scadenza
della tregua unilaterale proclamata a metà gennaio dai ribelli separatisti.
Nove soldati russi sono morti ieri sera a Grozny, nel crollo di un edificio
colpito da granate durante una sparatoria in cui ha perso la vita anche un
guerrigliero.
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