RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
50 - Testo della trasmissione sabato 19 febbraio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
In Viêtnam, Giovanni Paolo II nomina il nuovo
arcivescovo di Hànôi
Ieri a Roma il ricevimento annuale per celebrare i Patti
Lateranensi e il nuovo Concordato
IN PRIMO PIANO:
Domani referendum in Spagna
sulla Costituzione europea: con noi Antonio Pelayo e Pilar del Yerro
Il
Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Violenze di estremisti drusi contro la minoranza cristiana in Galilea
Cristiano convertito dall’islam ucciso in Iraq
A Bogotà l’incontro dei vescovi americani per preparare il 50.mo del CELAM
Sbocciano nelle Isole Salomone i frutti dell’impegno della Chiesa locale
Al via il disarmo nella regione diamantifera congolese del
Katanga
In
Iraq almeno 7 morti a Baghdad per le esplosioni di due bombe nei pressi di una
moschea sciita e a bordo di un autobus. A Roma la manifestazione per la
liberazione di Giuliana Sgrena
Il
presidente del Togo ha indetto elezioni presidenziali entro 60 giorni
19 febbraio 2005
IL MISTERO EUCARISTICO SIA SEMPRE AL CENTRO DELLA
NOSTRA VITA
QUOTIDIANA: COSI’, IL PAPA NELLA LETTERA AL
PREDICATORE RENATO CORTI,
VESCOVO DI
NOVARA, AL TERMINE DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI ALLA CURIA ROMANA.
PER
CELEBRARE L’EVENTO, STAMANI, NELLA BASILICA DI SAN PIETRO,
SI E’ TENUTA UNA SANTA MESSA, PRESIEDUTA DAL
CARDINALE ANGELO SODANO.
DOPO IL RITO, ESPOSIZIONE E ADORAZIONE DEL
SANTISSIMO SACRAMENTO
L’Eucaristia, centro della nostra vita, testimonia al mondo la nuova
Alleanza di Dio con l’umanità: è quanto sottolinea Giovanni Paolo II nella
lettera al vescovo di Novara, Renato Corti, al termine degli Esercizi
Spirituali, predicati dal presule della diocesi piemontese al Papa e alla Curia
Romana. E proprio, stamani, nella Basilica di San Pietro si è tenuta la Santa
Messa a conclusione degli Esercizi Spirituali, particolarmente significativi in
questo “Anno dell’Eucaristia”. La celebrazione è stata presieduta dal cardinale
segretario di Stato, Angelo Sodano. Il servizio di Alessandro Gisotti:
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Un’“occasione
provvidenziale di prolungato raccoglimento”: così, Giovanni Paolo II sintetizza
il significato degli Esercizi Spirituali in una lettera di ringraziamento al
predicatore, mons. Renato Corti. In questa settimana, scrive, si è sottolineato
come il Mistero eucaristico “sia al centro della nostra quotidiana esistenza”.
Dal sangue di Cristo, rileva, la Chiesa “nasce e trae vigore per la quotidiana
dedizione ai compiti connessi con l’annuncio del Vangelo”. Proprio nel cuore
della Chiesa, continua la lettera, “ci siamo radunati intorno al Mistero
dell’altare, consapevoli che qui è il centro pulsante della comunione e della
missione dell’intero popolo cristiano”. Le sue riflessioni, prosegue il Papa,
hanno aiutato la Curia a porsi in “docile e attento ascolto dello Spirito che
parla oggi alla Chiesa”. Stamani, dunque, si è tenuta, nella Basilica di San
Pietro la Santa Messa a conclusione degli Esercizi Spirituali:
(canti)
“Nel
nostro cammino verso la Pasqua l’incontro quotidiano con Cristo, nella Parola e
nell’Eucaristia, rinnova in noi il dono della nuova alleanza”: con queste
parole, il cardinale Angelo Sodano ha introdotto la celebrazione. All’inizio
dell’omelia, il vescovo di Novara, Renato Corti, ha rivolto un pensiero
speciale a Giovanni Paolo II:
“Insieme
con voi tutti, che tanto lo amate, gli auguro che la salute lo sorregga nel
portare avanti il grande e meraviglioso compito che Dio gli ha assegnato”.
Il presule ha sottolineato come
nell’Eucaristia vada riconosciuta “la radice e il segreto della vita spirituale
dei fedeli, come anche di ogni iniziativa delle varie Chiese particolari sparse
nel mondo”. Ha così messo l’accento sugli auspici del Papa per questo “Anno
dell’Eucaristia”:
“Che
l’Eucaristia continui a risplendere in tutto il fulgore del suo mistero; che si
valorizzi in questi mesi l’occasione preziosa per una rinnovata consapevolezza
del tesoro incomparabile che Cristo ha affidato alla sua Chiesa”.
Quindi,
mons. Corti ha commentato il versetto del Deuteronomio, dove è scritto: “Oggi
il Signore tuo Dio ti comanda di mettere in pratica queste leggi e queste
norme; osservale dunque, mettile in pratica con tutto il cuore e con tutta
l’anima”. Si comprende, allora, ha affermato che “il destinatario vero dei
comandi del Signore è il cuore dell’uomo”. D’altro canto ha sottolineato che un
altro passo del libro biblico esorta i fedeli ad escludere gli idoli dalla
nostra vita. Idoli, “numerosi e spesso affascinanti”, oggi come ai tempi di Mosé.
Ha così levato una viva esortazione:
“Dovunque
ci troviamo, a qualunque compito ci dedichiamo, sia che siamo in casa, sia che
siamo per via, sia che siamo soli, sia che siamo con gli altri, sempre il Signore
va amato con tutto il cuore e con tutta l’anima”.
In
questo “Anno dell’Eucaristia”, è stata la sua invocazione, “chiediamo grazia
che la legge dell’antica alleanza e ancor più quella della nuova alleanza diventino
la gioia del nostro cuore sapendo che è beato l’uomo che cammina nella legge
del Signore”. Durante la celebrazione, si è pregato per il Santo Padre,
affinché sia “un’immagine viva della bontà e misericordia del Padre celeste e
da tutti sia amato e ascoltato con affetto filiale”; una preghiera è stata
rivolta per la pace nel mondo e la concordia tra i popoli e, ancora, per i
poveri e i sofferenti. Per gli esclusi con i quali Cristo stesso si è
identificato. La celebrazione della Santa Messa si è conclusa con l’Esposizione
del Santissimo Sacramento. L’Adorazione è stata accompagnata da canti e letture
della Sacra Scrittura orientate ad un approfondimento del mistero eucaristico.
(canti)
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Ieri la Vergine Maria è stata al
centro delle ultime due meditazioni di mons. Corti: Maria, donna eucaristica,
figura della Chiesa, “Maria, Arca dell’Alleanza”. Ascoltiamo in proposito lo
stesso mons. Corti al microfono di Giovanni Peduto:
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R. – Mi sembra che il parlare di
Maria come Arca dell’Alleanza sia un modo per rileggere globalmente le
meditazioni di questi giorni. Però devo fare qualche precisazione. La prima:
quando noi parliamo dell’Arca dell’Alleanza ci riferiamo al fatto che
nell’Antico Testamento c’era proprio un’Arca che conteneva la Legge. Se veniamo
al nuovo Testamento, la vera prima, suprema Arca dell’Alleanza è Gesù, perché è
il Verbo di Dio fatto uomo. Dunque in un uomo risiede in maniera piena Dio.
Questa è la vera Arca dell’Alleanza. Quando il Verbo di Dio si incarna prende
da Maria perché nasce dal grembo di Maria. In questo senso Maria appare veramente
come l’Arca dell’Alleanza perché è la madre del Salvatore e, come dice il Papa
nella Lettera apostolica Mane Nobiscum Domine, possiamo dire che è il primo
tabernacolo della storia. Il Papa lo dice anche in rapporto alla visita a Santa
Elisabetta, quando Gesù era già nel grembo di Maria e Maria va da Elisabetta e
cammina portando Gesù. Devo aggiungere ancora una cosa e cioè che Maria è
l’Arca dell’Alleanza perché genera al mondo il Verbo incarnato. La Chiesa, essa
pure è chiamata a somigliare a Maria e ad essere l’Arca dell’Alleanza. Il Concilio
Vaticano II nella Lumen Gentium dice che La Chiesa, a somiglianza di Maria, è
madre e come Maria ha generato il Figlio unigenito del Padre, così la Chiesa è
chiamata a generare attraverso la fede, attraverso il Battesimo nuovi figli di
Dio, adottivi, che formano appunto il Corpo mistico di Cristo. Dunque la Chiesa
è tanto più se stessa, quanto più genera figli che non sono dalla carne e dal
sangue, - come dice Giovanni – ma da Dio sono nati. E non tutto neanche questo
perché, quando noi leggiamo San Paolo egli ci aiuta a comprendere che in realtà
ogni cristiano è tempio di Dio, perché c’è la presenza della grazia di Dio.
Quando poi noi riceviamo l’Eucaristia la presenza di Cristo in noi è presenza sacramentale,
il che non vuol dire simbolica,è reale. Tutta la vita del cristiano ha come
vocazione quella di essere luogo nel quale la vita umana diventa il luogo della
presenza operante di Dio.
D. – Eccellenza, lei ha
predicato tante volte gli esercizi spirituali a laici e sacerdoti. Questa sua
esperienza di predicazione degli esercizi in Vaticano, come l’ha vissuta?
R. - L’ho vissuta con molta
tranquillità e dico anche il motivo. L’ho vissuta con tranquillità perché gli
esercizi spirituali non sono una serie di conferenze specialistiche, non è un seminario
di studio. E’ semplicemente un tempo dedicato a Dio, all’interno del quale chi
svolge il compito di predicatore deve dare un piccolo aiuto perché ciascuno
ascolti lo Spirito Santo e in rapporto a quello che lo Spirito Santo suggerisce
riveda la propria vita e giunga a delle conclusioni di rinnovamento della
propria esperienza.
D. – Eccellenza, lei adesso fa
ritorno alla sua Chiesa di Novara. Porta con sé dei frutti dopo questa
esperienza?
R. – Il frutto è quello di avere
vissuto io stesso, o di avere tentato di vivere io stesso, le cose che ho
detto. Nel momento in cui parlo, io dico: e tu che fai? Quanto ai frutti lo lasciamo
al Signore, che è l’unico che vede nel profondo dei cuori.
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IL PAPA SCRIVE A DON
LUIGI GIUSSANI, IN GRAVI CONDIZIONI DI SALUTE,
ASSICURANDOGLI LA SUA SPIRITUALE VICINANZA E LE
SUE PREGHIERE
Giovanni Paolo II ha scritto una
lettera a don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, colpito in
questi giorni da una polmonite e le cui condizioni, secondo un comunicato del
Movimento “permangono gravi, in prognosi riservata”.
“In questo momento di grande
sofferenza – scrive il Papa – desidero rivolgerle un affettuoso pensiero
assicurandole la mia spirituale vicinanza”. Giovanni Paolo II eleva “fervide
preghiere” affinché il Signore conforti il sacerdote sostenendolo nella prova:
quindi invoca la “materna protezione della Vergine Maria Salus Infirmorum”,
impartendogli “di cuore … una speciale benedizione apostolica” che ha esteso “a
quanti amorevolmente” lo assistono “come pure all'intero movimento di Comunione
e Liberazione” che lo scorso anno ha compiuto 50 anni di fondazione.
Don Giussani è nato a Desio,
vicino Milano, nel 1922.
IN VIETNAM, GIOVANNI PAOLO II NOMINA IL NUOVO ARCIVESCOVO DI
HANOI:
SI TRATTA DI MONS. JOSEPH
NGÔ QUANG KIÊT,
CHE SUCCEDE AL CARDINALE PAUL JOSEPH PHAM ÐINH
TUNG
In Vietnam, Giovanni Paolo II ha accettato la
rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Hanoi, presentata
dall’85.enne cardinale Paul Joseph Pham Ðinh Tung, per limiti d’età. Al suo
posto, il Pontefice ha nominato mons. Joseph Ngô Quang Kiêt, finora vescovo di
Lang Són et Cao Bang e amministratore apostolico “sede plena” della medesima
arcidiocesi. Il nuovo arcivescovo di Hanoi è nato il 4 settembre del 1952,
nella cittadina vietnamita di My Són. Ordinato sacerdote nel 1991, è stato consacrato
vescovo nel 1999.
ALTRE UDIENZE E NOMINE
Il Papa a conclusione degli
esercizi spirituali ha ripreso oggi la sua attività ricevendo in successive
udienze il predicatore degli esercizi spirituali, mons. Renato Corti e il Patriarca
di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly.
In Argentina, Giovanni Paolo II ha accettato la
rinuncia al governo pastorale della diocesi di Comodoro Rivadavia, presentata
dal salesiano mons. Pedro Luis Ronchino, per sopraggiunti limiti d’età. Il
Santo Padre ha nominato suo successore padre Virginio Domingo Bressanelli,
superiore del teologato dei padri Dehoniani in Argentina.
In Bangladesh, il Papa ha
accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Khulna, presentata
da mons. Michael Atul D’Rozario, della Congregazione di Santa Croce, per
sopraggiunti limiti di età. Il Santo Padre ha nominato suo successore Bejoy
Nicephorus D’Cruze, superiore della delegazione degli
Oblati di Maria Immacolata, per
il Bangladesh e professore nel Seminario Maggiore di Dhaka.
In Vietnam, il Pontefice ha
nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Huê il reverendo François Xavier Le Van
Hong, parroco e responsabile dell’aggiornamento teologico dei sacerdoti
dell’arcidiocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Gadiaufala.
POSITIVO COMMENTO
DELL’OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE ALL’ONU MONS. MIGLIORE, SUL VOTO
DI IERI ALLE NAZIONI UNITE CHE INVITA GLI STATI
A VIETARE OGNI FORMA DI CLONAZIONE UMANA,
COMPRESE LE RICERCHE SULLE CELLULE STAMINALI
EMBRIONALI
Commenti sostanzialmente
positivi sono stati espressi dall’Osservatore Permanente della Santa Sede
presso le Nazioni Unite, l’arcivescovo Celestino Migliore, per il voto di ieri
sera al Palazzo di Vetro di New York sulla clonazione umana. La Commissione
giuridica dell'Assemblea Generale dell’ONU, dopo un acceso dibattito, si è
pronunciata a favore di una risoluzione non vincolante che raccomanda ai
governi di vietare ogni forma di clonazione umana, comprese le tecniche utilizzabili
per le ricerche scientifiche sulle cellule staminali embrionali. Il testo è
stato approvato con 71 voti a favore, 35 contrari e 43 astensioni. Contro il
documento si sono pronunciati i sostenitori delle ricerche sulle cellule
staminali embrionali. Il servizio è di Sergio Centofanti.
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Il testo, che supera la speciosa
distinzione tra clonazione riproduttiva e clonazione terapeutica, si appella
alle Nazioni perché adottino tutte le misure necessarie a proteggere
adeguatamente la vita umana nelle applicazioni delle scienze mediche e perché
evitino ogni sfruttamento della donna, con un chiaro riferimento alla
clonazione embrionica che porterebbe molte donne ad essere trattate come semplici
serbatoi di ovuli.
Il testo inoltre, accogliendo
una proposta dei Paesi africani, chiede che gli investimenti della ricerca
medica non dimentichino l’Aids, la malaria e la tubercolosi. Alcuni Paesi, poco
prima del voto, hanno dichiarato di non poter accettare i riferimenti alla protezione
della vita umana in quanto le loro legislazioni nazionali già ammettono la
clonazione a scopi terapeutici, che implica comunque l’uso di notevoli quantità
di embrioni che vengono poi distrutti.
Subito dopo il voto molti Paesi,
tra cui Cina e Gran Bretagna, hanno preso la parola per ribadire di non
ritenere vincolante la dichiarazione e di voler continuare la ricerca sulle
cellule staminali embrionali.
Mons. Migliore da parte sua ha
espresso la propria soddisfazione per il fatto che una grande maggioranza di
Paesi “ha riaffermato la sua chiara determinazione a proteggere la vita umana”.
Il rappresentante della Santa Sede ha quindi manifestato la speranza che la
comunità internazionale possa proseguire su queste basi per trovare vie sempre
migliori per promuovere il progresso delle scienze mediche, nel fermo e pieno
rispetto della vita umana.
Rincrescimento invece è stato
espresso da mons. Migliore per il fatto che non sia stato raggiunto un consenso
su un testo contenente la menzione della protezione della vita umana.
La dichiarazione della
Commissione giuridica dell’ONU sulla clonazione passa ora all’esame dei 191
membri dell'Assemblea generale.
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IERI A
ROMA L’ANNUALE RICEVIMENTO CELEBRATIVO DEI PATTI LATERANENSI
E DEL
NUOVO CONCORDATO
La consapevolezza dei rapporti molto sereni tra Italia e Santa Sede, ma
anche la preoccupazione per la situazione internazionale in Iraq e Medio
Oriente. Questi i temi al centro dell’incontro tra i massimi rappresentanti del
Vaticano e del governo italiano che si è svolto ieri sera a Roma
nell’ambasciata italiana presso la Santa Sede in occasione dell’annuale
ricevimento celebrativo dei Patti Lateranensi e del nuovo Concordato (che hanno
compiuto rispettivamente 76 e 21 anni), alla presenza del presidente della Repubblica
italiana Carlo Azeglio Ciampi. C’era per noi Stefano Leszczysnki:
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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi,
parlando a margine dell’incontro tra i massimi vertici italiani e vaticani, ha
sottolineato la reciproca soddisfazione emersa nell’incontro, per lo sviluppo
sempre positivo nei rapporti tra i due Stati. Il premier italiano ha dichiarato
di avere illustrato al segretario di Stato vaticano, cardinale Angelo Sodano,
le iniziative attuate dal governo a supporto dell’azione della Santa Sede in
campo internazionale:
“La loro soddisfazione è anche per
tutto quello che noi facciamo in ambito internazionale con la nostra
rappresentanza diplomatica, a supporto delle iniziative della Santa Sede. Hanno
apprezzato per il modo con cui noi ci stiamo interessando, per esempio, per la
difesa dei cristiani caldei in Iraq, e per il modo in cui affrontiamo tutti i
problemi di etica nelle istituzioni europee e anche all’ONU”.
Berlusconi ha tuttavia escluso che si sia fatto
alcun riferimento al referendum sulla procreazione assistita. Mons. Giovanni
Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, intervenendo a margine
dell’incontro sul caso di Giuliana Sgrena, l’ha definita una persona che ama
gli umili e i semplici dell’Iraq ed ha auspicato che venga presto restituita
all’affetto dei suoi cari:
“Non si rendono conto del male che
essi fanno a se stessi, tenendola sequestrata. Io continuo a pregare
intensamente nella Messa ogni giorno, per lei. Chi è nelle mani del Signore è
sempre ottimista, perché sa che il Signore, in ogni modo, conduce le cose verso
il bene. Speriamo di poterla vedere in Italia sana e serena”.
L’incontro
è stato anche l’occasione per parlare della prossima visita che Giovanni Paolo
II farà il 29 aprile al Quirinale, nel giorno particolare di Santa Caterina da
Siena, Patrona d’Italia.
Stefano
Leszczynski, Radio Vaticana.
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IERI A
ROMA, INAUGURAZIONE DELLA RESTAURATA BIBLIOTECA
DEL
PONTIFICIO ISTITUTO DI MUSICA SACRA,
ALLA
PRESENZA DEL CARDINALE ZENON GROCHOLEWSKI,
PREFETTO
DELLA CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA
- Con noi, il cardinale Zenon Grocholewski e mons.
Valentino Miserachs Grau -
“Che questa biblioteca possa
arricchire i suoi lettori della professionalità nella musica sacra, della fede
e della missionarietà”. E’ l’invocazione del cardinale Zenon Grocholewski,
prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica, ieri all’inaugurazione
della restaurata biblioteca del Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, di
cui il porporato è Gran Cancelliere. Fondato da San Pio X nel 1910 come “Scuola
superiore di Musica Sacra” e dichiarato Pontificio dalla Segreteria di Stato
nel 1914 con la facoltà di conferire gradi accademici, l’Istituto promuove la
diffusione del patrimonio tradizionale della musica sacra, insegnando le
discipline liturgico-musicali sotto il profilo pratico, teorico e storico. Il
servizio di Roberta Moretti:
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Canto gregoriano, liturgia,
composizione, direzione corale, musicologia, latino, organo e pianoforte. Ogni
giorno gli studenti del Pontificio Istituto di Musica Sacra si dedicano a
queste materie grazie anche al ricco materiale conservato nella biblioteca
d’Ateneo: oltre 60 mila volumi e 50 periodici correnti, ma anche manoscritti
musicali, riproduzioni fotografiche, microfilm e materiale audiovisivo. E da
oggi una nuova struttura più moderna e luminosa. Ma come è cambiata nei secoli
la musica sacra? Il preside dell’Istituto, mons. Valentino Miserachs Grau:
“Nel campo della musica sacra, dopo il Concilio di Trento,
progressivamente subentrò in Chiesa la pratica di eseguire la musica teatrale,
profana e si era arrivati ad un punto tale che vari pontefici intervennero con
vari documenti, dal motu proprio di San Pio X. Quindi 100 anni fa fino ai
giorni nostri c’è stata una ripresa, un ritorno alla tradizione che si centra
soprattutto nel canto gregoriano, nella polifonia classica”.
E in questo senso Giovanni Paolo
II, nel Chirografo pontificio del 22 novembre del 2003, a 100 anni dal Motu Proprio di Pio X, ha ribadito la
centralità della musica sacra nella liturgia, per favorire una partecipazione
più attiva dei fedeli alle celebrazioni. Il cardinale Zenon Grocholewski, Gran
Cancelliere dell’Istituto:
“La musica sacra deve da sola esprimere lode al Signore e deve aiutare i
fedeli a pregare. Uno scrittore polacco molto famoso, Henryk Sienkiewicz,
diceva che la musica è come stare al mare. Si vede dove si sta, ma non si vede
l’altra sponda. La musica che prepara ad intuire il più grande mistero che noi
abbiamo, soprattutto l’Eucarestia”.
Un servizio, dunque, quello
dell’Istituto, alle chiese di tutto il mondo, in vista della formazione dei
musicisti e dei futuri insegnanti nell’ambito della musica sacra.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo “Nel Mistero dell’altare, il centro pulsante della comunione
e della missione dell’intero popolo cristiano”: in profonda comunione con il
Santo Padre si sono conclusi con una celebrazione nella Basilica Vaticana gli
esercizi spirituali della Curia romana nell’Anno dell'Eucaristia.
Nelle
vaticane, la lettera del Papa a mons. Renato Corti, vescovo di
Novara, Predicatore degli esercizi spirituali.
Un
articolo di Vincenzo Manzione sulla figura di mons. Giuseppe Maria Palatucci,
francescano conventuale e vescovo di Campagna. Il titolo dell’articolo è “Una
luce vivida di fede, di speranza e di amore verso i fratelli ebrei”.
Nelle
estere, l’ONU adotta la Dichiarazione contro la clonazione umana.
Libano:
si radicalizza la protesta dell’opposizione; inchiesta delle Nazioni Unite sul
mortale attentato a Rafik Hariri.
In
Iraq non si placano le violenze: l’esplosione di un bus a Baghdad causa quattro
morti.
Nella
pagina culturale, un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “Il saliscendi
delle statue”.
Nelle
pagine italiane, in primo piano l’articolo dal titolo “In migliaia per le vie
di Roma per chiedere la liberazione di Giuliana Sgrena”; si moltiplicano gli appelli
e le iniziative.
Fiat:
i sindacati chiedono chiarezza sul futuro, mentre continua la mobilitazione.
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19
febbraio 2005
DOMANI REFERENDUM IN SPAGNA SULLA COSTITUZIONE
EUROPEA.
DOPO L’APPROVAZIONE, IN SEDE PARLAMENTARE,
DI TRE PAESI ULTIMI ENTRATI NELL’UNIONE, E’ LA
PRIMA VOLTA
CHE SI PRONUNCIA LA POPOLAZIONE DI UN PAESE MEMBRO
-
Servizio di Fausta Speranza -
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Domani referendum in Spagna
sulla Costituzione europea che, sottoscritta dai 25 leader dell’Unione il 29
ottobre scorso a Roma, deve essere varata dai singoli Paesi membri. A bruciare
i tempi sono stati tre degli ultimi entrati: Lituania, Ungheria e Slovenia che,
però, hanno optato per il voto parlamentare. Fin qui l’entusiasmo delle prime
approvazioni, ma resta l’interrogativo su cosa accadrebbe in caso di mancata
ratifica da parte anche di un solo Paese. Intanto, sulla scelta di Madrid di
chiamare alle urne la popolazione e sulle previsioni che annunciano un sì
scontato, ascoltiamo Antonio Pelayo, corrispondente della Televisione spagnola
Antena Tres:
R. – Non mi è sembrato che ci
fosse veramente un grande dibattito nazionale. Io credo che questo non
significhi che gli spagnoli siano disinteressati. Per molti di loro è una
questione estremamente ovvia. Non potrei dire lo stesso, forse, di alcune
regioni della periferia spagnola, come la Catalogna, i Paesi Baschi, la Galizia
dove ci sono alcuni partiti che in effetti chiedono il “no”.
D. – La Spagna è il primo membro
di vecchia data ad affrontare il voto e, per di più, in assoluto è il primo a
scegliere il referendum popolare. E’ un’esposizione, a livello di politica estera?
R. – Evidentemente, c’è una
certa esposizione, perché non si sa mai ... Anche se credo che in realtà
l’ipotesi del “no” sia da escludere quasi assolutamente. Per tutti gli
spagnoli, l’Europa è un simbolo di libertà! Negli anni del franchismo, l’idea di
Europa era strettamente legata alla democrazia e alla libertà, e lo è ancora
oggi. L’unica divergenza possibile è sulla quota di partecipazione: sotto il 40
per cento sarebbe, in un certo senso, una disfatta sia per il governo, che in
definitiva ha la grande responsabilità di organizzare il referendum, sia per
l’idea di Europa in Spagna, cioè in un Paese importante per il Vecchio
Continente. Comunque, credo che ci sarà una parte di gente che voterà “no”
perché è contraria all’idea di Europa o, in particolare, perché contraria a
questo Trattato costituzionale europeo: ma saranno pochissimi. Invece, alcuni
non voteranno o consegneranno scheda nulla per paura che il governo socialista
José Luis Rodríguez Zapatero possa monopolizzare il successo e far diventare il
referendum un plebiscito in favore del suo governo.
Per ricordare qual è stata la posizione della Chiesa alla
vigilia del referendum, abbiamo raggiunto a Madrid, Pilar Perez Del Yerro:
LOS OBISPOS HAN EMITIDO UNA NOTA
...
“Come
tradizione in occasione di consultazioni, i vescovi spagnoli hanno pubblicato
una nota nella quale non prendono una netta posizione. I presuli invitano la
popolazione a votare, in un senso o nell’altro ma ammettono anche l’astensione.
Nella nota, pubblicata qualche giorno fa, i vescovi dichiarano di credere
nell’Europa, di credere che si debba lavorare per l’Europa. Nella costituzione
– affermano – ci sono punti positivi ma anche negativi. Fra questi il fatto che
non siano stati adeguatamente condannati l’aborto, l’eutanasia e la sperimentazione
con gli embrioni e che non si faccia riferimento alle radici cristiane del
continente europeo”.
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Domani, 20 febbraio, seconda
Domenica di Quaresima, la liturgia ci presenta il Vangelo della
Trasfigurazione.
Gesù
prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte,
su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il
sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè
ed Elia, che conversavano con lui. Improvvisamente una nuvola luminosa li
avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva:
“Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto.
Ascoltatelo”.
Su queste parole ecco il
commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
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La trasfigurazione sul Monte Tabor vuole preparare
i discepoli per l’evento pasquale che dovrà affrontare Cristo stesso. La luce
inaccessibile del Suo volto convincerà i discepoli che la crocifissione non è
l’ultima tappa: la morte e risurrezione, questo è il modo in cui vive l’amore
di Dio nella storia. La presenza di Mosè ed Elia testimonia che tutta la Legge
e i Profeti confluiscono in un Messia pasquale. La Legge non può mai essere
fine a se stessa, ma è in funzione del rapporto dell’uomo verso Dio, fondato
nell’amore di Dio, ed esso matura nella libera adesione. Il significato della
Legge è la libertà e si esprime nel dialogo. Infatti, Mosè sta conversando con
Cristo. La misura di ogni profezia, libera e imprevedibile che sia, si trova
nella Pasqua di Cristo perché è l’amore realizzato. Profetizzare vuol dire
leggere la storia e gli eventi nella chiave dell’amore di Dio. E anche questo
avviene nel parlare con il Signore, cioè nella preghiera e nella contemplazione.
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19
febbraio 2005
IL
PATRIARCA DI GERUSALEMME DEI LATINI E IL NUNZIO APOSTOLICO IN ISRAELE
DOMANI
IN VISITA A MAGHAR. IL PICCOLO VILLAGGIO DELLA GALILEA
E’
STATO SCONVOLTO VENERDI’ E SABATO SCORSI DA VIOLENZE SCATENATE
DAI
DRUSI LOCALI AI DANNI DELLA COMUNITA’ CRISTIANA
- A cura di Barbara Castelli -
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MAGHAR. = Il patriarca di
Gerusalemme dei Latini, mons. Michel Sabbah, e il nunzio apostolico in Israele
e in Cipro e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina, l’arcivescovo
Pietro Sambi, si recheranno domani nel villaggio di Maghar, in Galilea, teatro
nei giorni scorsi di violenze contro i cristiani da parte degli abitanti drusi.
Alle 10.30, riferisce l’agenzia Asianews, verrà celebrata la liturgia festiva
nella chiesa di san Giorgio, in segno di solidarietà con i cristiani di Maghar,
2 mila dei quali hanno lasciato le loro case dopo i violenti attacchi, ai
quali, tuttavia, la minoranza cristiana ha evitato di rispondere con nuove
provocazioni. Il piccolo villaggio di 18 mila abitanti, situato nel nord della
Galilea, è una cittadina a presenza mista: il 50 per cento degli abitanti sono
drusi, il 35 per cento sono musulmani e il 15 per cento sono cristiani, in larga
parte cattolici melchiti. A dare fuoco alle polveri, la voce, poi rivelatasi
falsa, della pubblicazione su Internet di immagini provocanti di ragazze druse
del Paese da parte di un giovane cristiano. Tanto è bastato perché per 2 giorni
interi, venerdì e sabato scorso, i drusi mettessero a ferro e fuoco il
quartiere cristiano della cittadina, sotto gli occhi indifferenti della polizia
israeliana. In una lettera di protesta, inviata al presidente israeliano
Katzaav, il patriarca mons. Sabbah ha denunciato la mancata protezione dei
cristiani da parte degli agenti israeliani. Solo tre giorni dopo l’inizio dei disordini
sono stati inviati 300 agenti sul posto. Nei giorni seguenti, la polizia ha poi
arrestato 26 drusi, 18 dei quali sono ancora in carcere in attesa di giudizio.
Tra questi anche 4 poliziotti drusi. I cattolici di Maghar, ha sottolineato
padre Maher Abud, parroco cattolico della chiesa di san Giorgio, “vivono sulla
loro pelle la legge del più forte: non è la prima volta che siamo presi di mira
dai drusi”. “Io non accuso tutti i drusi – ha aggiunto – tra di loro ci sono
persone di buona volontà, che, tuttavia, non riescono a dominare i violenti”.
In questo attacco, altri se ne sono verificati nel 1990, per la prima volta i
drusi hanno “incendiato le case e i negozi dei cristiani”. Secondo quanto
affermano testimoni oculari, inoltre, i pompieri locali, più volte avvertiti,
non sono intervenuti a spegnere le fiamme. I cristiani di Maghar a questo punto
temono per se stessi e i propri figli. “I nostri studenti – ha raccontato
ancora padre Maher – non vogliono più tornare nelle scuole del villaggio,
perché hanno paura di subire con più violenza le umiliazioni che già da tempo
sopportano dai coetanei drusi”.
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CRISTIANO CONVERTITO
DALL’ISLAM UCCISO IN SETTIMANA IN IRAQ.
L’UOMO, PADRE DI CINQUE FIGLI, E’ STATO FREDDATO
DA UN COLLEGA TASSISTA MUSULMANO
ZAKHO.
= Ennesimo brutale assassinio in Iraq. Ziwar Muhammad Isma’il, cristiano convertito
dall’Islam, tassista nella zona curda del nord del Paese del Golfo, è stato
raggiunto lo scorso 17 febbraio da un colpo d’arma da fuoco mentre si trovava
alla stazione di taxi di Zakho. Abd al-Karim Abd al-Salam ha avvicinato Ziwar
intimandogli di tornare all’Islam. Dinanzi al secco rifiuto di quest’ultimo, l’aggressore
ha sparato con un fucile automatico. Tratto in arresto, Abd al-Salam ha
spiegato alle forze dell’ordine che Maometto gli era apparso in sogno chiedendogli
di uccidere il cristiano. Ziwar Muhammad Isma’il, padre di 5 bambini, si era
convertito al cristianesimo 7 anni fa e non aveva mai nascosto la sua fede, nonostante
le minacce di parenti e di altri musulmani della zona. Arrestato per due volte,
era sempre stato scarcerato senza accuse. Nei Paesi dove è in vigore la shar’ia
(la legge islamica), per i convertiti dall’Islam è prevista la pena di morte,
l’annullamento del matrimonio e la confisca delle proprietà. Sebbene l’area settentrionale
sotto l’amministrazione curda sia una zona moderata e con una forte presenza
cristiana, i cristiani convertiti subiscono spesso l’ostilità dei parenti e
della società. (B.C.)
LA SECOLARIZZAZIONE DELLA
SOCIETA’, L’EVANGELIZZAZIONE
E I MEZZI DI COMUNICAZIONE: SONO
STATI I TEMI AL CENTRO
DELL’INCONTRO DEI VESCOVI
AMERICANI,
RECENTEMENTE IN COLOMBIA, IN
VISTA DEL 50.ESIMO DEL CELAM
BOGOTA’. = Bogotà ha ospitato
nei giorni scorsi l’incontro dei rappresentanti di 24 Conferenze episcopali
americane organizzato per preparare il 50.esimo anniversario del Consiglio
episcopale latinoamericano (CELAM), che si terrà a maggio prossimo a Lima, e
per discutere sui contenuti da sviluppare durante la Conferenza generale
dell’episcopato latinoamericano, prevista per il 2007. Tra i partecipanti,
l’arcivescovo di Santiago del Cile e presidente del CELAM, cardinale Francisco
Javier Errázuriz Ossa, il presidente della Conferenza episcopale statunitense,
mons. William Stephen Skylstad e il presidente della Conferenza episcopale
canadese, mons. Brendan Michael O’Brien. Al centro dei colloqui: la secolarizzazione
della società, l’evangelizzazione e i mezzi di comunicazione. Il dibattito più
intenso ha riguardato proprio i media. Sulla base dell’Esortazione apostolica, Ecclesia
in America, i presuli hanno lanciato un appello agli addetti ai lavori
affinché “contribuiscano alla crescita dell’essere umano e non alla sua fine”.
“La Chiesa e i mezzi di comunicazione – hanno ribadito – devono lavorare
insieme per migliorare il mondo”. In particolare mons. Skylstad ha spiegato
che: “Il loro ruolo è quello di ricercare la verità ogni giorno”. Dello stesso
avviso anche il numero uno del CELAM, il cardinale Errazuriz: “A noi preme
soprattutto che i media dicano la verità”, ha detto, aggiungendo che “la
mancanza di rigore è da considerarsi una minaccia per gli stessi organi di
informazione, proprio perché hanno una grande responsabilità nei confronti
della società”. “Sono così influenti – ha concluso il porporato – che quando
distorcono i fatti, anche il giudizio e la condotta della gente si adegua a
quanto viene raccontato”. Infine, per il presidente della Conferenza episcopale
canadese e arcivescovo di Saint John’s, Newfoundland, mons. Brendan O’Brien,
“l’obiettività dei mezzi di comunicazione è un tema morale di primaria
importanza”. (D.D.)
SBOCCIANO NELLE ISOLE SALOMONE I
FRUTTI DELL’IMPEGNO DELLA CHIESA LOCALE.
BUONA LA CRESCITA DELLE VOCAZIONI
SACERDOTALI, SOPRATTUTTO TRA I GIOVANI
HONIARA. = Segni di speranza per
la Chiesa nelle Isole Salomone, dove si registra una buona crescita delle
vocazioni. Secondo quanto ha comunicato l’arcidiocesi di Honiara all’agenzia
Fides, infatti, sono in aumento i giovani che donano la loro vita a Dio e scelgono
di consacrarsi a Lui, servendo la Chiesa locale come religiosi e religiose
nelle diverse congregazioni. Ne sono prova le nuove professioni nella famiglia
religiosa dei Domenicani, celebrate di recente nella provincia occidentale
delle Salomone, in particolare nell’isola di Gizo. Già lo scorso anno, proprio
per l’aumento delle vocazioni, il seminario del Santo Nome di Maria a Tenaru,
nella diocesi di Honiara, aveva ampliato le sue strutture, con nuovi locali per
la didattica e la residenza degli studenti. La Chiesa locale, inoltre, sta rivolgendo
particolare attenzione e sollecitudine alla formazione professionale e
spirituale dei giovani, realizzando anche apposite strutture, centri sociali e
pastorali in cui essi possano fare l’esperienza dei valori cristiani. I giovani
dell’arcipelago si stanno preparando a partecipare alla Giornata Mondiale della
Gioventù, che si svolgerà il prossimo agosto a Colonia, in Germania. L’ultimo
incontro preparatorio ha focalizzato l’attenzione sulla vocazione di ogni
giovane a seguire Gesù, incontrandolo nella preghiera e nel servizio al
prossimo. (B.C.)
IL GOVERNO DI BRASILIA CREA UNA RISERVA ECOLOGICA
E UN PARCO
NAZIONALE NEL PARA’, PER CERCARE DI FRENARE LE
VIOLENZE TRA I LATIFONDISTI
E GLI AGRICOLTORI SENZA TERRA. BARBARAMENTE UCCISA
LA SCORSA
SETTIMANA UNA MISSIONARIA DA ANNI IMPEGNATA NELLA
DIFESA
DEGLI ULTIMI E NELLA CONSERVAZIONE DELL’AMAZZONIA
BRASILIA. = A breve in Amazzonia verrà creata una vasta
area naturale protetta. Lo ha stabilito giovedì il presidente brasiliano, Luiz
Inacio Lula da Silva, per arginare il fenomeno illegale del disboscamento.
Nell’area, infatti, la lotta per la terra, gli interessi dei grandi proprietari
terrieri e la difesa dell’ambiente si incrociano spesso in maniera tanto
confusa quanto violenta. L’ultima a pagarne le conseguenze è stata la
missionaria americana 73.enne trucidata sabato con sei pallottole. Suor Dorothy
Stang cercava di impiantare un progetto di sviluppo sostenibile con lo
sfruttamento delle risorse della foresta. Lula ha firmato un provvedimento che
implica la creazione di due unità di conservazione ambientale: la “Stazione
ecologica della Terra do Meio” e il “Parque nacional della Serra do Pardo” e
vieta lo sfruttamento di tutte le foreste esistenti nella terra pubblica
federale ai margini dell’autostrada BR-163, per una superficie complessiva di
oltre 8 milioni di ettari. La destinazione finale dell’area soggetta a restrizioni
sarà decisa entro i prossimi sei mesi. Già nel settembre scorso, il governo di
Brasilia aveva deciso di istituire due “riserve per lo sviluppo sostenibile”,
nel sud-ovest del Pará, “Verde para sempre” a Porto de Moz e “Riozinho do
Anfrísio” ad Altamira. (B.C.)
AL VIA IL DISARMO NELLA REGIONE DIAMANTIFERA
CONGOLESE DEL KATANGA.
CONSEGNATE BICICLETTE IN CAMBIO DI FUCILI E
GRANATE
KINSHASA. = Passi concreti verso
la riconciliazione nella Repubblica Democratica del Congo. Ottocento biciclette
sono state “barattate” con 540 kalashnikov, 156 granate, una mitragliatrice e
20 frecce avvelenate, nel primo passo del processo di disarmo accettato da due
dei gruppi armati di guerriglieri “Mayi-Mayi” del Katanga, regione diamantifera
centrale del Paese africano. Le biciclette, riferisce l’agenzia Misna, sono
state consegnate dall’organizzazione non governativa “Pace e riconciliazione”
(PAREC). Secondo fonti giornalistiche locali, almeno un terzo dei combattenti
dei due gruppi sono bambini-soldato; e una delle due formazioni, guidata da
Mbayo Mpiana Mwana Butot – conosciuto come col nome di battaglia “Chinzachinza”
– sarebbe ancora in possesso di migliaia di armi e pezzi di artiglieria. I due
comandanti del Katanga si sono poi recati nella capitale Kinshasa, per essere
integrati nelle forze armate, insieme con altri leader di ex-gruppi ribelli
provenienti anche dalla regione orientale dell’Ituri. Tale decisione, tuttavia,
ha suscitato non poche critiche. “Chi ha le mani sporche di sangue di civili
innocenti – ha detto Amigo Gonde, presidente dell’Associazione per la difesa
dei diritti umani – dovrebbe essere punito e non premiato con i gradi di
generale”. (B.C.)
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19
febbraio 2005
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
In Iraq, un membro della guardia
nazionale è rimasto ucciso in un attentato kamikaze compiuto a Baquba e
rivendicato dal terrorista giordano, Al Zarqawi. A Kirkuk un leader religioso
curdo è stato assassinato da uomini armati che hanno sparato contro la sua
auto. Cinque civili iracheni sono rimasti uccisi, inoltre, durante scontri tra
guerriglieri e soldati americani scoppiati la scorsa notte nella città di
Haswa, a sud di Baghdad. A questi episodi di violenza si devono poi aggiungere
altri attacchi della guerriglia che hanno sconvolto anche oggi le celebrazioni
per la festa sciita dell’Ashura. Il nostro servizio:
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In un quartiere sciita di
Baghdad quattro persone sono rimaste uccise ed altre 22 sono rimaste ferite per
l’esplosione di un ordigno a bordo di un autobus. Sempre nella capitale, un
attentato compiuto da un kamikaze nelle vicinanze di una moschea sciita, ha
provocato la morte di almeno tre persone. L’attacco è avvenuto mentre erano in
corso i funerali di una donna uccisa ieri dalla deflagrazione di una bomba. In
questo clima dominato dalle violenze, decine di migliaia di sciiti stanno comunque
commemorando a Baghdad, sotto strettissime misure di sicurezza, la ricorrenza
dell’Ashura, festività sciita che commemora il martirio nel VII secolo
dell’imam Hussein, nipote di Maometto. Per assicurare una migliore cornice di
sicurezza, sono stati chiusi tutti gli ingressi al quartiere sciita della
capitale sconvolta, ieri, da diverse azioni terroristiche che hanno provocato
almeno 40 morti. Sul fronte dei sequestri, la madre della giornalista indonesiana
rapita insieme con l’operatore da un gruppo islamico in Iraq, ha lanciato un
appello ai suoi “fratelli musulmani” perché liberino la figlia. Anche il
presidente indonesiano Yudhoyono si è rivolto ai sequestratori, sottolineando
che i due giornalisti si trovavano in Iraq esclusivamente per lavorare senza
essere in alcun modo coinvolti politicamente nella situazione irachena. Si intensificano
anche le iniziative per ottenere il rilascio dell’inviata del “Manifesto”, Giuliana
Sgrena, rapita nel Paese arabo lo scorso 4 febbraio. Il telegiornale della tv
Al Jazeera ha mostrato quattro fotografie scattate in Iraq dalla giornalista. E
a Roma è appena partito il corteo organizzato per chiedere la sua liberazione,
quella della giornalista francese Aubenas e del suo interprete iracheno. La
manifestazione si concluderà con il Colosseo illuminato e con decine di
fiaccole che formeranno, al Circo Massimo, la scritta “Iraq libero”.
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Alla manifestazione aderiscono i partiti del centro-sinistra. Tra le
organizzazioni, è stata annunciata anche la presenza delle ACLI che chiedono il
rilascio della giornalista del “Manifesto” e non il ritiro del contingente
italiano dall’Iraq. Ascoltiamo, in proposito, il presidente delle ACLI, Luigi
Bobba:
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Penso che questa volta il ritiro
sia un po’ una litania stanca che non coglie invece le molte novità che stanno
accadendo sul terreno quali le elezioni e la parola finalmente data agli
iracheni. Bisogna rimarcare ancora di più la necessità di un dispiegamento di
forze internazionali per garantire questo fiore appena sbocciato, questo
principio di democrazia.
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In Medio Oriente, il movimento
islamico Hamas ha dichiarato che la tregua con Israele non potrà essere
rispettata se non verranno rilasciati i prigionieri palestinesi detenuti nelle
carceri dello Stato ebraico. Il quotidiano israeliano ‘Haaretz’ ha rivelato,
inoltre, che il governo di Tel Aviv è pronto ad approvare un importante passo
nelle relazioni con l’ANP: la modifica del tracciato del muro intorno alla
Cisgiordania, dichiarato illegittimo dalla Corte internazionale di giustizia.
In un’intervista rilasciata al maggiore quotidiano arabo, l’egiziano “Al
Ahram”, il premier israeliano Ariel Sharon ha dichiarato poi che lo Stato
ebraico si impegnerà per arrivare ad una pace vera ma non farà alcuna
concessione in materia di sicurezza. Sharon ha anche detto che la Siria deve rinunciare al terrorismo per
avviare negoziati con Israele.
In Libano, l’opposizione
antisiriana ha proclamato “una intifada pacifica e democratica per
l’indipendenza” chiedendo un’inchiesta dell’ONU sull’attentato contro l’ex
premier Rafic Hariri, le dimissioni del governo, il ritiro delle truppe inviate
da Damasco e garanzie internazionali per le elezioni previste a maggio. E’
stata invece ritirata la decisione di 20 deputati dell’opposizione di
“sospendere” la loro partecipazione al Parlamento libanese, inizialmente
annunciata in segno di protesta per l’uccisione di Hariri. Il segretario
generale dell’ONU Kofi Annan ha nominato, inoltre, un team investigativo per
accertare circostanze, cause e conseguenze della strage di lunedì scorso. In
questo complesso scenario si devono anche rimarcare due importanti decisioni:
il presidente siriano, Bashar Assad, ha nominato suo cognato, il generale
Shawkat, capo dell’intelligence militare a Beirut; il ministro del Turismo, il
cristiano maronita Farid al Khazen, ha annunciato le proprie dimissioni
denunciando la “violazione” delle intese di pace di Taif del 1989, di cui
proprio lo scomparso Hariri era stato uno dei principali architetti. Tali
accordi, che hanno posto fine a 15 anni guerra civile in Libano, prevedono il
ritiro delle truppe siriane e lo smantellamento dei servizi segreti di Damasco.
Gli Stati Uniti non intendono
attaccare l’Iran per distruggerne gli impianti nucleari. Lo ha dichiarato il
presidente americano, George Bush, prima dell’avvio della missione europea che
comincerà domani. In un’intervista concessa ad una emittente belga, Bush non ha
tuttavia escluso l’ipotesi di un’azione militare. “Un presidente non deve mai
dire mai”, ha spiegato Bush rimarcando anche come “la diplomazia costituisca
sempre la prima scelta”.
Il Portogallo è chiamato domani alle urne per le elezioni
parlamentari anticipate. Secondo i sondaggi, il partito socialista potrebbe
assicurarsi la maggioranza assoluta nella tornata elettorale. Il presidente, Jorge Sampaio, aveva sciolto il parlamento
il 10 dicembre 2004 in seguito alla crisi del governo di centro-destra capeggiato
da Pedro Santana Lopes.
Le pressioni della comunità
internazionale sbloccano la situazione in Togo. Il presidente Fauré Gnassingbé
ha indetto ieri le elezioni presidenziali entro 60 giorni. Si spera che così
possano risolversi le tensioni causate dopo l’insedia-mento del nuovo capo
dello Stato, grazie all’appoggio dei militari. Ma il presidente dell’Unione
Africana, Konarè, ha già criticato la decisione di Gnassingbé di mantenere il
potere in questo periodo pre elettorale ed ha invocato il ritorno alla legalità
costituzionale. L’ECOWAS, la Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale, ha reso
noto inoltre che l’annuncio dell’indizione delle elezioni non eviterà comunque
sanzioni ai danni di Togo. Il servizio di Giancarlo La Vella:
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Con questo
gesto, Fauré Gnassingbé non vuole certo farsi da parte, nonostante la sua
presidenza non sia gradita dalla stragrande maggioranza dei Paesi africani e il
resto del mondo, in testa la Francia, ex-potenza coloniale. Non è stato gradito
il golpe bianco con cui ha preso il posto del padre, deceduto il 6 febbraio
scorso, ma solo grazie ad una frettolosa modifica della Costituzione – 48 ore
prima – che invece prevedeva il passaggio dei poteri al presidente del
Parlamento. Quindi è una decisione presa per calmare le acque agitate
dall’opposizione, che nei giorni scorsi ha indetto diversi scioperi, e per
riconquistare in qualche modo l’appoggio internazionale. Ma il 39.enne Fauré
Gnassingbé continua a parlare da presidente in carica. “Ho deciso nell’interesse
della nazione – ha detto in un discorso televisivo – di portare avanti il
processo di transizione: elezioni presidenziali entro 60 giorni, come previsto
dalla Carta Costituzionale; nel frattempo, manterrò provvisoriamente la carica
di presidente della Repubblica, per garantire la continuità dell’apparato dello
Stato fino alle elezioni del nuovo presidente”. Un percorso difficile, quello
del Paese africano verso la democrazia, iniziato nel 1960, quando ottenne
l’indipendenza dalla Francia. Il suo primo presidente, poi, venne ucciso nel
1963 in un colpo di Stato guidato da Gnassingbé Eyadema che nel 1967 divenne a
sua volta capo dello Stato, mantenendo il potere per 38 anni, fino agli eventi
di questi giorni.
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Il
governo della Polinesia francese guidato da Gaston Flosse, 73 anni, è caduto
oggi in seguito ad una mozione di sfiducia. Si apre così la strada alle
elezioni, già fissate dal parlamento il prossimo 28 febbraio. La mozione di
sfiducia è stata presentata dal partito del leader indipendentista, Oscar
Temaru.
Una scossa sismica di magnitudo
6,9 gradi della scala Richter ha colpito la provincia indonesiana di Sulawesi
provocando panico tra la popolazione. Fortunatamente non ci sono state vittime
ma migliaia di persone sono fuggite per paura che la scossa potesse dare
origine ad onde anomale.
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