RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 50 - Testo della trasmissione sabato 19 febbraio 2005

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Mistero eucaristico sia sempre al centro della nostra vita quotidiana: così il Papa nella lettera al predicatore Renato Corti, vescovo di Novara, al termine degli esercizi spirituali alla Curia romana. Stamani, nella Basilica di San Pietro, la Messa  presieduta dal cardinale Angelo Sodano

 

Il Papa scrive a don Luigi Giussani, in gravi condizioni di salute, assicurandogli la sua spirituale vicinanza e le sue preghiere

 

In Viêtnam, Giovanni Paolo II nomina il nuovo arcivescovo di Hànôi

 

Positivo commento dell’osservatore permanente della Santa Sede all’ONU mons. Migliore, sul voto di ieri alle Nazioni Unite che invita gli Stati a vietare ogni forma di clonazione umana

 

Ieri a Roma il ricevimento annuale per celebrare i Patti Lateranensi e il nuovo Concordato

 

Ieri a Roma, inaugurazione della restaurata Biblioteca del Pontificio Istituto di Musica Sacra: con noi, il cardinale Grocholewski e mons. Valentino Miserachs Grau

 

IN PRIMO PIANO:

Domani referendum in Spagna sulla Costituzione europea: con noi Antonio Pelayo e Pilar del Yerro

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Violenze di estremisti drusi contro la minoranza cristiana in Galilea

 

Cristiano convertito dall’islam ucciso in Iraq

 

A Bogotà  l’incontro dei vescovi americani per preparare il 50.mo del CELAM

 

Sbocciano nelle Isole Salomone i frutti dell’impegno della Chiesa locale

 

Il governo di Brasilia crea una riserva ecologica e un parco nazionale nel Parà, per cercare di frenare le violenze contro i “senza terra”

 

Al via il disarmo nella regione diamantifera congolese del Katanga

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq almeno 7 morti a Baghdad per le esplosioni di due bombe nei pressi di una moschea sciita e a bordo di un autobus. A Roma la manifestazione per la liberazione di Giuliana Sgrena

 

Il presidente del Togo ha indetto elezioni presidenziali entro 60 giorni

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 febbraio 2005

 

IL MISTERO EUCARISTICO SIA SEMPRE AL CENTRO DELLA NOSTRA VITA

QUOTIDIANA: COSI’, IL PAPA NELLA LETTERA AL PREDICATORE RENATO CORTI,

 VESCOVO DI NOVARA, AL TERMINE DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI ALLA CURIA ROMANA.

 PER CELEBRARE L’EVENTO, STAMANI, NELLA BASILICA DI SAN PIETRO,

SI E’ TENUTA UNA SANTA MESSA, PRESIEDUTA DAL CARDINALE ANGELO SODANO.

DOPO IL RITO, ESPOSIZIONE E ADORAZIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO

 

L’Eucaristia, centro della nostra vita, testimonia al mondo la nuova Alleanza di Dio con l’umanità: è quanto sottolinea Giovanni Paolo II nella lettera al vescovo di Novara, Renato Corti, al termine degli Esercizi Spirituali, predicati dal presule della diocesi piemontese al Papa e alla Curia Romana. E proprio, stamani, nella Basilica di San Pietro si è tenuta la Santa Messa a conclusione degli Esercizi Spirituali, particolarmente significativi in questo “Anno dell’Eucaristia”. La celebrazione è stata presieduta dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Un’“occasione provvidenziale di prolungato raccoglimento”: così, Giovanni Paolo II sintetizza il significato degli Esercizi Spirituali in una lettera di ringraziamento al predicatore, mons. Renato Corti. In questa settimana, scrive, si è sottolineato come il Mistero eucaristico “sia al centro della nostra quotidiana esistenza”. Dal sangue di Cristo, rileva, la Chiesa “nasce e trae vigore per la quotidiana dedizione ai compiti connessi con l’annuncio del Vangelo”. Proprio nel cuore della Chiesa, continua la lettera, “ci siamo radunati intorno al Mistero dell’altare, consapevoli che qui è il centro pulsante della comunione e della missione dell’intero popolo cristiano”. Le sue riflessioni, prosegue il Papa, hanno aiutato la Curia a porsi in “docile e attento ascolto dello Spirito che parla oggi alla Chiesa”. Stamani, dunque, si è tenuta, nella Basilica di San Pietro la Santa Messa a conclusione degli Esercizi Spirituali:

 

(canti)

 

“Nel nostro cammino verso la Pasqua l’incontro quotidiano con Cristo, nella Parola e nell’Eucaristia, rinnova in noi il dono della nuova alleanza”: con queste parole, il cardinale Angelo Sodano ha introdotto la celebrazione. All’inizio dell’omelia, il vescovo di Novara, Renato Corti, ha rivolto un pensiero speciale a Giovanni Paolo II:

 

“Insieme con voi tutti, che tanto lo amate, gli auguro che la salute lo sorregga nel portare avanti il grande e meraviglioso compito che Dio gli ha assegnato”.

 

 Il presule ha sottolineato come nell’Eucaristia vada riconosciuta “la radice e il segreto della vita spirituale dei fedeli, come anche di ogni iniziativa delle varie Chiese particolari sparse nel mondo”. Ha così messo l’accento sugli auspici del Papa per questo “Anno dell’Eucaristia”:

 

“Che l’Eucaristia continui a risplendere in tutto il fulgore del suo mistero; che si valorizzi in questi mesi l’occasione preziosa per una rinnovata consapevolezza del tesoro incomparabile che Cristo ha affidato alla sua Chiesa”.

 

Quindi, mons. Corti ha commentato il versetto del Deuteronomio, dove è scritto: “Oggi il Signore tuo Dio ti comanda di mettere in pratica queste leggi e queste norme; osservale dunque, mettile in pratica con tutto il cuore e con tutta l’anima”. Si comprende, allora, ha affermato che “il destinatario vero dei comandi del Signore è il cuore dell’uomo”. D’altro canto ha sottolineato che un altro passo del libro biblico esorta i fedeli ad escludere gli idoli dalla nostra vita. Idoli, “numerosi e spesso affascinanti”, oggi come ai tempi di Mosé. Ha così levato una viva esortazione:

 

“Dovunque ci troviamo, a qualunque compito ci dedichiamo, sia che siamo in casa, sia che siamo per via, sia che siamo soli, sia che siamo con gli altri, sempre il Signore va amato con tutto il cuore e con tutta l’anima”.

 

In questo “Anno dell’Eucaristia”, è stata la sua invocazione, “chiediamo grazia che la legge dell’antica alleanza e ancor più quella della nuova alleanza diventino la gioia del nostro cuore sapendo che è beato l’uomo che cammina nella legge del Signore”. Durante la celebrazione, si è pregato per il Santo Padre, affinché sia “un’immagine viva della bontà e misericordia del Padre celeste e da tutti sia amato e ascoltato con affetto filiale”; una preghiera è stata rivolta per la pace nel mondo e la concordia tra i popoli e, ancora, per i poveri e i sofferenti. Per gli esclusi con i quali Cristo stesso si è identificato. La celebrazione della Santa Messa si è conclusa con l’Esposizione del Santissimo Sacramento. L’Adorazione è stata accompagnata da canti e letture della Sacra Scrittura orientate ad un approfondimento del mistero eucaristico.

 

(canti)

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Ieri la Vergine Maria è stata al centro delle ultime due meditazioni di mons. Corti: Maria, donna eucaristica, figura della Chiesa, “Maria, Arca dell’Alleanza”. Ascoltiamo in proposito lo stesso mons. Corti al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – Mi sembra che il parlare di Maria come Arca dell’Alleanza sia un modo per rileggere globalmente le meditazioni di questi giorni. Però devo fare qualche precisazione. La prima: quando noi parliamo dell’Arca dell’Alleanza ci riferiamo al fatto che nell’Antico Testamento c’era proprio un’Arca che conteneva la Legge. Se veniamo al nuovo Testamento, la vera prima, suprema Arca dell’Alleanza è Gesù, perché è il Verbo di Dio fatto uomo. Dunque in un uomo risiede in maniera piena Dio. Questa è la vera Arca dell’Alleanza. Quando il Verbo di Dio si incarna prende da Maria perché nasce dal grembo di Maria. In questo senso Maria appare veramente come l’Arca dell’Alleanza perché è la madre del Salvatore e, come dice il Papa nella Lettera apostolica Mane Nobiscum Domine, possiamo dire che è il primo tabernacolo della storia. Il Papa lo dice anche in rapporto alla visita a Santa Elisabetta, quando Gesù era già nel grembo di Maria e Maria va da Elisabetta e cammina portando Gesù. Devo aggiungere ancora una cosa e cioè che Maria è l’Arca dell’Alleanza perché genera al mondo il Verbo incarnato. La Chiesa, essa pure è chiamata a somigliare a Maria e ad essere l’Arca dell’Alleanza. Il Concilio Vaticano II nella Lumen Gentium dice che La Chiesa, a somiglianza di Maria, è madre e come Maria ha generato il Figlio unigenito del Padre, così la Chiesa è chiamata a generare attraverso la fede, attraverso il Battesimo nuovi figli di Dio, adottivi, che formano appunto il Corpo mistico di Cristo. Dunque la Chiesa è tanto più se stessa, quanto più genera figli che non sono dalla carne e dal sangue, - come dice Giovanni – ma da Dio sono nati. E non tutto neanche questo perché, quando noi leggiamo San Paolo egli ci aiuta a comprendere che in realtà ogni cristiano è tempio di Dio, perché c’è la presenza della grazia di Dio. Quando poi noi riceviamo l’Eucaristia la presenza di Cristo in noi è presenza sacramentale, il che non vuol dire simbolica,è reale. Tutta la vita del cristiano ha come vocazione quella di essere luogo nel quale la vita umana diventa il luogo della presenza operante di Dio.

 

D. – Eccellenza, lei ha predicato tante volte gli esercizi spirituali a laici e sacerdoti. Questa sua esperienza di predicazione degli esercizi in Vaticano, come l’ha vissuta?

 

R. - L’ho vissuta con molta tranquillità e dico anche il motivo. L’ho vissuta con tranquillità perché gli esercizi spirituali non sono una serie di conferenze specialistiche, non è un seminario di studio. E’ semplicemente un tempo dedicato a Dio, all’interno del quale chi svolge il compito di predicatore deve dare un piccolo aiuto perché ciascuno ascolti lo Spirito Santo e in rapporto a quello che lo Spirito Santo suggerisce riveda la propria vita e giunga a delle conclusioni di rinnovamento della propria esperienza.

 

D. – Eccellenza, lei adesso fa ritorno alla sua Chiesa di Novara. Porta con sé dei frutti dopo questa esperienza?

 

R. – Il frutto è quello di avere vissuto io stesso, o di avere tentato di vivere io stesso, le cose che ho detto. Nel momento in cui parlo, io dico: e tu che fai? Quanto ai frutti lo lasciamo al Signore, che è l’unico che vede nel profondo dei cuori.

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IL PAPA SCRIVE A DON LUIGI GIUSSANI, IN GRAVI CONDIZIONI DI SALUTE,

ASSICURANDOGLI LA SUA SPIRITUALE VICINANZA E LE SUE PREGHIERE

 

Giovanni Paolo II ha scritto una lettera a don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, colpito in questi giorni da una polmonite e le cui condizioni, secondo un comunicato del Movimento “permangono gravi, in prognosi riservata”.

“In questo momento di grande sofferenza – scrive il Papa – desidero rivolgerle un affettuoso pensiero assicurandole la mia spirituale vicinanza”. Giovanni Paolo II eleva “fervide preghiere” affinché il Signore conforti il sacerdote sostenendolo nella prova: quindi invoca la “materna protezione della Vergine Maria Salus Infirmorum”, impartendogli “di cuore … una speciale benedizione apostolica” che ha esteso “a quanti amorevolmente” lo assistono “come pure all'intero movimento di Comunione e Liberazione” che lo scorso anno ha compiuto 50 anni di fondazione. 

 

Don Giussani è nato a Desio, vicino Milano, nel 1922.

 

 

IN VIETNAM, GIOVANNI PAOLO II NOMINA IL NUOVO ARCIVESCOVO DI HANOI:

SI TRATTA DI MONS. JOSEPH NGÔ QUANG KIÊT,

CHE SUCCEDE AL CARDINALE PAUL JOSEPH PHAM ÐINH TUNG

 

         In Vietnam, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Hanoi, presentata dall’85.enne cardinale Paul Joseph Pham Ðinh Tung, per limiti d’età. Al suo posto, il Pontefice ha nominato mons. Joseph Ngô Quang Kiêt, finora vescovo di Lang Són et Cao Bang e amministratore apostolico “sede plena” della medesima arcidiocesi. Il nuovo arcivescovo di Hanoi è nato il 4 settembre del 1952, nella cittadina vietnamita di My Són. Ordinato sacerdote nel 1991, è stato consacrato vescovo nel 1999.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Il Papa a conclusione degli esercizi spirituali ha ripreso oggi la sua attività ricevendo in successive udienze il predicatore degli esercizi spirituali, mons. Renato Corti e il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly.

 

In Argentina, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Comodoro Rivadavia, presentata dal salesiano mons. Pedro Luis Ronchino, per sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato suo successore padre Virginio Domingo Bressanelli, superiore del teologato dei padri Dehoniani in Argentina.

 

In Bangladesh, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Khulna, presentata da mons. Michael Atul D’Rozario, della Congregazione di Santa Croce, per sopraggiunti limiti di età. Il Santo Padre ha nominato suo successore Bejoy Nicephorus D’Cruze, superiore della delegazione degli Oblati di Maria Immacolata, per il Bangladesh e professore nel Seminario Maggiore di Dhaka.

 

In Vietnam, il Pontefice ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Huê il reverendo François Xavier Le Van Hong, parroco e responsabile dell’aggiornamento teologico dei sacerdoti dell’arcidiocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Gadiaufala.

 

 

POSITIVO COMMENTO DELL’OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE ALL’ONU MONS. MIGLIORE, SUL VOTO DI IERI ALLE NAZIONI UNITE CHE INVITA GLI STATI

A VIETARE OGNI FORMA DI CLONAZIONE UMANA,

COMPRESE LE RICERCHE SULLE CELLULE STAMINALI EMBRIONALI

 

Commenti sostanzialmente positivi sono stati espressi dall’Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, l’arcivescovo Celestino Migliore, per il voto di ieri sera al Palazzo di Vetro di New York sulla clonazione umana. La Commissione giuridica dell'Assemblea Generale dell’ONU, dopo un acceso dibattito, si è pronunciata a favore di una risoluzione non vincolante che raccomanda ai governi di vietare ogni forma di clonazione umana, comprese le tecniche utilizzabili per le ricerche scientifiche sulle cellule staminali embrionali. Il testo è stato approvato con 71 voti a favore, 35 contrari e 43 astensioni. Contro il documento si sono pronunciati i sostenitori delle ricerche sulle cellule staminali embrionali. Il servizio è di Sergio Centofanti.

 

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Il testo, che supera la speciosa distinzione tra clonazione riproduttiva e clonazione terapeutica, si appella alle Nazioni perché adottino tutte le misure necessarie a proteggere adeguatamente la vita umana nelle applicazioni delle scienze mediche e perché evitino ogni sfruttamento della donna, con un chiaro riferimento alla clonazione embrionica che porterebbe molte donne ad essere trattate come semplici serbatoi di ovuli.

 

Il testo inoltre, accogliendo una proposta dei Paesi africani, chiede che gli investimenti della ricerca medica non dimentichino l’Aids, la malaria e la tubercolosi. Alcuni Paesi, poco prima del voto, hanno dichiarato di non poter accettare i riferimenti alla protezione della vita umana in quanto le loro legislazioni nazionali già ammettono la clonazione a scopi terapeutici, che implica comunque l’uso di notevoli quantità di embrioni che vengono poi distrutti.

 

Subito dopo il voto molti Paesi, tra cui Cina e Gran Bretagna, hanno preso la parola per ribadire di non ritenere vincolante la dichiarazione e di voler continuare la ricerca sulle cellule staminali embrionali.

 

Mons. Migliore da parte sua ha espresso la propria soddisfazione per il fatto che una grande maggioranza di Paesi “ha riaffermato la sua chiara determinazione a proteggere la vita umana”. Il rappresentante della Santa Sede ha quindi manifestato la speranza che la comunità internazionale possa proseguire su queste basi per trovare vie sempre migliori per promuovere il progresso delle scienze mediche, nel fermo e pieno rispetto della vita umana.

 

Rincrescimento invece è stato espresso da mons. Migliore per il fatto che non sia stato raggiunto un consenso su un testo contenente la menzione della protezione della vita umana.

 

La dichiarazione della Commissione giuridica dell’ONU sulla clonazione passa ora all’esame dei 191 membri dell'Assemblea generale.

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IERI A ROMA L’ANNUALE RICEVIMENTO CELEBRATIVO DEI PATTI LATERANENSI

E DEL NUOVO CONCORDATO

 

La consapevolezza dei rapporti molto sereni tra Italia e Santa Sede, ma anche la preoccupazione per la situazione internazionale in Iraq e Medio Oriente. Questi i temi al centro dell’incontro tra i massimi rappresentanti del Vaticano e del governo italiano che si è svolto ieri sera a Roma nell’ambasciata italiana presso la Santa Sede in occasione dell’annuale ricevimento celebrativo dei Patti Lateranensi e del nuovo Concordato (che hanno compiuto rispettivamente 76 e 21 anni), alla presenza del presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi. C’era per noi Stefano Leszczysnki:

 

 

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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, parlando a margine dell’incontro tra i massimi vertici italiani e vaticani, ha sottolineato la reciproca soddisfazione emersa nell’incontro, per lo sviluppo sempre positivo nei rapporti tra i due Stati. Il premier italiano ha dichiarato di avere illustrato al segretario di Stato vaticano, cardinale Angelo Sodano, le iniziative attuate dal governo a supporto dell’azione della Santa Sede in campo internazionale:

 

“La loro soddisfazione è anche per tutto quello che noi facciamo in ambito internazionale con la nostra rappresentanza diplomatica, a supporto delle iniziative della Santa Sede. Hanno apprezzato per il modo con cui noi ci stiamo interessando, per esempio, per la difesa dei cristiani caldei in Iraq, e per il modo in cui affrontiamo tutti i problemi di etica nelle istituzioni europee e anche all’ONU”.

 

Berlusconi ha tuttavia escluso che si sia fatto alcun riferimento al referendum sulla procreazione assistita. Mons. Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, intervenendo a margine dell’incontro sul caso di Giuliana Sgrena, l’ha definita una persona che ama gli umili e i semplici dell’Iraq ed ha auspicato che venga presto restituita all’affetto dei suoi cari:

 

“Non si rendono conto del male che essi fanno a se stessi, tenendola sequestrata. Io continuo a pregare intensamente nella Messa ogni giorno, per lei. Chi è nelle mani del Signore è sempre ottimista, perché sa che il Signore, in ogni modo, conduce le cose verso il bene. Speriamo di poterla vedere in Italia sana e serena”.

 

L’incontro è stato anche l’occasione per parlare della prossima visita che Giovanni Paolo II farà il 29 aprile al Quirinale, nel giorno particolare di Santa Caterina da Siena, Patrona d’Italia.

 

Stefano Leszczynski, Radio Vaticana.

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IERI A ROMA, INAUGURAZIONE DELLA RESTAURATA BIBLIOTECA

DEL PONTIFICIO ISTITUTO DI MUSICA SACRA,

ALLA PRESENZA DEL CARDINALE ZENON GROCHOLEWSKI,

PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA

- Con noi, il cardinale Zenon Grocholewski e mons. Valentino Miserachs Grau -

 

“Che questa biblioteca possa arricchire i suoi lettori della professionalità nella musica sacra, della fede e della missionarietà”. E’ l’invocazione del cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica, ieri all’inaugurazione della restaurata biblioteca del Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, di cui il porporato è Gran Cancelliere. Fondato da San Pio X nel 1910 come “Scuola superiore di Musica Sacra” e dichiarato Pontificio dalla Segreteria di Stato nel 1914 con la facoltà di conferire gradi accademici, l’Istituto promuove la diffusione del patrimonio tradizionale della musica sacra, insegnando le discipline liturgico-musicali sotto il profilo pratico, teorico e storico. Il servizio di Roberta Moretti:

 

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Canto gregoriano, liturgia, composizione, direzione corale, musicologia, latino, organo e pianoforte. Ogni giorno gli studenti del Pontificio Istituto di Musica Sacra si dedicano a queste materie grazie anche al ricco materiale conservato nella biblioteca d’Ateneo: oltre 60 mila volumi e 50 periodici correnti, ma anche manoscritti musicali, riproduzioni fotografiche, microfilm e materiale audiovisivo. E da oggi una nuova struttura più moderna e luminosa. Ma come è cambiata nei secoli la musica sacra? Il preside dell’Istituto, mons. Valentino Miserachs Grau:

 

“Nel campo della musica sacra, dopo il Concilio di Trento, progressivamente subentrò in Chiesa la pratica di eseguire la musica teatrale, profana e si era arrivati ad un punto tale che vari pontefici intervennero con vari documenti, dal motu proprio di San Pio X. Quindi 100 anni fa fino ai giorni nostri c’è stata una ripresa, un ritorno alla tradizione che si centra soprattutto nel canto gregoriano, nella polifonia classica”.

 

E in questo senso Giovanni Paolo II, nel Chirografo pontificio del 22 novembre del 2003, a 100 anni dal Motu Proprio di Pio X, ha ribadito la centralità della musica sacra nella liturgia, per favorire una partecipazione più attiva dei fedeli alle celebrazioni. Il cardinale Zenon Grocholewski, Gran Cancelliere dell’Istituto:

 

“La musica sacra deve da sola esprimere lode al Signore e deve aiutare i fedeli a pregare. Uno scrittore polacco molto famoso, Henryk Sienkiewicz, diceva che la musica è come stare al mare. Si vede dove si sta, ma non si vede l’altra sponda. La musica che prepara ad intuire il più grande mistero che noi abbiamo, soprattutto l’Eucarestia”.

 

Un servizio, dunque, quello dell’Istituto, alle chiese di tutto il mondo, in vista della formazione dei musicisti e dei futuri insegnanti nell’ambito della musica sacra. 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Nel Mistero dell’altare, il centro pulsante della comunione e della missione dell’intero popolo cristiano”: in profonda comunione con il Santo Padre si sono conclusi con una celebrazione nella Basilica Vaticana gli esercizi spirituali della Curia romana nell’Anno dell'Eucaristia.

 

Nelle vaticane, la  lettera del Papa a mons. Renato Corti, vescovo di Novara, Predicatore degli esercizi spirituali.

Un articolo di Vincenzo Manzione sulla figura di mons. Giuseppe Maria Palatucci, francescano conventuale e vescovo di Campagna. Il titolo dell’articolo è “Una luce vivida di fede, di speranza e di amore verso i fratelli ebrei”.

 

Nelle estere, l’ONU adotta la Dichiarazione contro la clonazione umana. 

Libano: si radicalizza la protesta dell’opposizione; inchiesta delle Nazioni Unite sul mortale attentato a Rafik Hariri.

In Iraq non si placano le violenze: l’esplosione di un bus a Baghdad causa quattro morti.

 

Nella pagina culturale, un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo “Il saliscendi delle statue”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano l’articolo dal titolo “In migliaia per le vie di Roma per chiedere la liberazione di Giuliana Sgrena”; si moltiplicano gli appelli e le iniziative.

Fiat: i sindacati chiedono chiarezza sul futuro, mentre continua la mobilitazione.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

19 febbraio 2005

 

 

DOMANI REFERENDUM IN SPAGNA SULLA COSTITUZIONE EUROPEA.

DOPO L’APPROVAZIONE, IN SEDE PARLAMENTARE,

DI TRE PAESI ULTIMI ENTRATI NELL’UNIONE, E’ LA PRIMA VOLTA

CHE SI PRONUNCIA LA POPOLAZIONE DI UN PAESE MEMBRO

- Servizio di Fausta Speranza -

 

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Domani referendum in Spagna sulla Costituzione europea che, sottoscritta dai 25 leader dell’Unione il 29 ottobre scorso a Roma, deve essere varata dai singoli Paesi membri. A bruciare i tempi sono stati tre degli ultimi entrati: Lituania, Ungheria e Slovenia che, però, hanno optato per il voto parlamentare. Fin qui l’entusiasmo delle prime approvazioni, ma resta l’interrogativo su cosa accadrebbe in caso di mancata ratifica da parte anche di un solo Paese. Intanto, sulla scelta di Madrid di chiamare alle urne la popolazione e sulle previsioni che annunciano un sì scontato, ascoltiamo Antonio Pelayo, corrispondente della Televisione spagnola Antena Tres:

 

R. – Non mi è sembrato che ci fosse veramente un grande dibattito nazionale. Io credo che questo non significhi che gli spagnoli siano disinteressati. Per molti di loro è una questione estremamente ovvia. Non potrei dire lo stesso, forse, di alcune regioni della periferia spagnola, come la Catalogna, i Paesi Baschi, la Galizia dove ci sono alcuni partiti che in effetti chiedono il “no”.

 

D. – La Spagna è il primo membro di vecchia data ad affrontare il voto e, per di più, in assoluto è il primo a scegliere il referendum popolare. E’ un’esposizione, a livello di politica estera?

 

R. – Evidentemente, c’è una certa esposizione, perché non si sa mai ... Anche se credo che in realtà l’ipotesi del “no” sia da escludere quasi assolutamente. Per tutti gli spagnoli, l’Europa è un simbolo di libertà! Negli anni del franchismo, l’idea di Europa era strettamente legata alla democrazia e alla libertà, e lo è ancora oggi. L’unica divergenza possibile è sulla quota di partecipazione: sotto il 40 per cento sarebbe, in un certo senso, una disfatta sia per il governo, che in definitiva ha la grande responsabilità di organizzare il referendum, sia per l’idea di Europa in Spagna, cioè in un Paese importante per il Vecchio Continente. Comunque, credo che ci sarà una parte di gente che voterà “no” perché è contraria all’idea di Europa o, in particolare, perché contraria a questo Trattato costituzionale europeo: ma saranno pochissimi. Invece, alcuni non voteranno o consegneranno scheda nulla per paura che il governo socialista José Luis Rodríguez Zapatero possa monopolizzare il successo e far diventare il referendum un plebiscito in favore del suo governo.

 

Per ricordare qual è stata la posizione della Chiesa alla vigilia del referendum, abbiamo raggiunto a Madrid, Pilar Perez Del Yerro:

 

LOS OBISPOS HAN EMITIDO UNA NOTA ...

 

“Come tradizione in occasione di consultazioni, i vescovi spagnoli hanno pubblicato una nota nella quale non prendono una netta posizione. I presuli invitano la popolazione a votare, in un senso o nell’altro ma ammettono anche l’astensione. Nella nota, pubblicata qualche giorno fa, i vescovi dichiarano di credere nell’Europa, di credere che si debba lavorare per l’Europa. Nella costituzione – affermano – ci sono punti positivi ma anche negativi. Fra questi il fatto che non siano stati adeguatamente condannati l’aborto, l’eutanasia e la sperimentazione con gli embrioni e che non si faccia riferimento alle radici cristiane del continente europeo”.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 20 febbraio, seconda Domenica di Quaresima, la liturgia ci presenta il Vangelo della Trasfigurazione. 

 

Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Improvvisamente una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva:

 

“Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo”.

 

Su queste parole ecco il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:

 

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La trasfigurazione sul Monte Tabor vuole preparare i discepoli per l’evento pasquale che dovrà affrontare Cristo stesso. La luce inaccessibile del Suo volto convincerà i discepoli che la crocifissione non è l’ultima tappa: la morte e risurrezione, questo è il modo in cui vive l’amore di Dio nella storia. La presenza di Mosè ed Elia testimonia che tutta la Legge e i Profeti confluiscono in un Messia pasquale. La Legge non può mai essere fine a se stessa, ma è in funzione del rapporto dell’uomo verso Dio, fondato nell’amore di Dio, ed esso matura nella libera adesione. Il significato della Legge è la libertà e si esprime nel dialogo. Infatti, Mosè sta conversando con Cristo. La misura di ogni profezia, libera e imprevedibile che sia, si trova nella Pasqua di Cristo perché è l’amore realizzato. Profetizzare vuol dire leggere la storia e gli eventi nella chiave dell’amore di Dio. E anche questo avviene nel parlare con il Signore, cioè nella preghiera e nella contemplazione.

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CHIESA E SOCIETA’

19 febbraio 2005

 

 

IL PATRIARCA DI GERUSALEMME DEI LATINI E IL NUNZIO APOSTOLICO IN ISRAELE

DOMANI IN VISITA A MAGHAR. IL PICCOLO VILLAGGIO DELLA GALILEA

E’ STATO SCONVOLTO VENERDI’ E SABATO SCORSI DA VIOLENZE SCATENATE

DAI DRUSI LOCALI AI DANNI DELLA COMUNITA’ CRISTIANA

- A cura di Barbara Castelli -

 

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MAGHAR. = Il patriarca di Gerusalemme dei Latini, mons. Michel Sabbah, e il nunzio apostolico in Israele e in Cipro e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina, l’arcivescovo Pietro Sambi, si recheranno domani nel villaggio di Maghar, in Galilea, teatro nei giorni scorsi di violenze contro i cristiani da parte degli abitanti drusi. Alle 10.30, riferisce l’agenzia Asianews, verrà celebrata la liturgia festiva nella chiesa di san Giorgio, in segno di solidarietà con i cristiani di Maghar, 2 mila dei quali hanno lasciato le loro case dopo i violenti attacchi, ai quali, tuttavia, la minoranza cristiana ha evitato di rispondere con nuove provocazioni. Il piccolo villaggio di 18 mila abitanti, situato nel nord della Galilea, è una cittadina a presenza mista: il 50 per cento degli abitanti sono drusi, il 35 per cento sono musulmani e il 15 per cento sono cristiani, in larga parte cattolici melchiti. A dare fuoco alle polveri, la voce, poi rivelatasi falsa, della pubblicazione su Internet di immagini provocanti di ragazze druse del Paese da parte di un giovane cristiano. Tanto è bastato perché per 2 giorni interi, venerdì e sabato scorso, i drusi mettessero a ferro e fuoco il quartiere cristiano della cittadina, sotto gli occhi indifferenti della polizia israeliana. In una lettera di protesta, inviata al presidente israeliano Katzaav, il patriarca mons. Sabbah ha denunciato la mancata protezione dei cristiani da parte degli agenti israeliani. Solo tre giorni dopo l’inizio dei disordini sono stati inviati 300 agenti sul posto. Nei giorni seguenti, la polizia ha poi arrestato 26 drusi, 18 dei quali sono ancora in carcere in attesa di giudizio. Tra questi anche 4 poliziotti drusi. I cattolici di Maghar, ha sottolineato padre Maher Abud, parroco cattolico della chiesa di san Giorgio, “vivono sulla loro pelle la legge del più forte: non è la prima volta che siamo presi di mira dai drusi”. “Io non accuso tutti i drusi – ha aggiunto – tra di loro ci sono persone di buona volontà, che, tuttavia, non riescono a dominare i violenti”. In questo attacco, altri se ne sono verificati nel 1990, per la prima volta i drusi hanno “incendiato le case e i negozi dei cristiani”. Secondo quanto affermano testimoni oculari, inoltre, i pompieri locali, più volte avvertiti, non sono intervenuti a spegnere le fiamme. I cristiani di Maghar a questo punto temono per se stessi e i propri figli. “I nostri studenti – ha raccontato ancora padre Maher – non vogliono più tornare nelle scuole del villaggio, perché hanno paura di subire con più violenza le umiliazioni che già da tempo sopportano dai coetanei drusi”.

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CRISTIANO CONVERTITO DALL’ISLAM UCCISO IN SETTIMANA IN IRAQ.

L’UOMO, PADRE DI CINQUE FIGLI, E’ STATO FREDDATO

DA UN COLLEGA TASSISTA MUSULMANO

 

ZAKHO. = Ennesimo brutale assassinio in Iraq. Ziwar Muhammad Isma’il, cristiano convertito dall’Islam, tassista nella zona curda del nord del Paese del Golfo, è stato raggiunto lo scorso 17 febbraio da un colpo d’arma da fuoco mentre si trovava alla stazione di taxi di Zakho. Abd al-Karim Abd al-Salam ha avvicinato Ziwar intimandogli di tornare all’Islam. Dinanzi al secco rifiuto di quest’ultimo, l’aggressore ha sparato con un fucile automatico. Tratto in arresto, Abd al-Salam ha spiegato alle forze dell’ordine che Maometto gli era apparso in sogno chiedendogli di uccidere il cristiano. Ziwar Muhammad Isma’il, padre di 5 bambini, si era convertito al cristianesimo 7 anni fa e non aveva mai nascosto la sua fede, nonostante le minacce di parenti e di altri musulmani della zona. Arrestato per due volte, era sempre stato scarcerato senza accuse. Nei Paesi dove è in vigore la shar’ia (la legge islamica), per i convertiti dall’Islam è prevista la pena di morte, l’annullamento del matrimonio e la confisca delle proprietà. Sebbene l’area settentrionale sotto l’amministrazione curda sia una zona moderata e con una forte presenza cristiana, i cristiani convertiti subiscono spesso l’ostilità dei parenti e della società. (B.C.)

 

 

LA SECOLARIZZAZIONE DELLA SOCIETA’, L’EVANGELIZZAZIONE

E I MEZZI DI COMUNICAZIONE: SONO STATI I TEMI AL CENTRO

DELL’INCONTRO DEI VESCOVI AMERICANI,

RECENTEMENTE IN COLOMBIA, IN VISTA DEL 50.ESIMO DEL CELAM

 

BOGOTA’. = Bogotà ha ospitato nei giorni scorsi l’incontro dei rappresentanti di 24 Conferenze episcopali americane organizzato per preparare il 50.esimo anniversario del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM), che si terrà a maggio prossimo a Lima, e per discutere sui contenuti da sviluppare durante la Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano, prevista per il 2007. Tra i partecipanti, l’arcivescovo di Santiago del Cile e presidente del CELAM, cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, il presidente della Conferenza episcopale statunitense, mons. William Stephen Skylstad e il presidente della Conferenza episcopale canadese, mons. Brendan Michael O’Brien. Al centro dei colloqui: la secolarizzazione della società, l’evangelizzazione e i mezzi di comunicazione. Il dibattito più intenso ha riguardato proprio i media. Sulla base dell’Esortazione apostolica, Ecclesia in America, i presuli hanno lanciato un appello agli addetti ai lavori affinché “contribuiscano alla crescita dell’essere umano e non alla sua fine”. “La Chiesa e i mezzi di comunicazione – hanno ribadito – devono lavorare insieme per migliorare il mondo”. In particolare mons. Skylstad ha spiegato che: “Il loro ruolo è quello di ricercare la verità ogni giorno”. Dello stesso avviso anche il numero uno del CELAM, il cardinale Errazuriz: “A noi preme soprattutto che i media dicano la verità”, ha detto, aggiungendo che “la mancanza di rigore è da considerarsi una minaccia per gli stessi organi di informazione, proprio perché hanno una grande responsabilità nei confronti della società”. “Sono così influenti – ha concluso il porporato – che quando distorcono i fatti, anche il giudizio e la condotta della gente si adegua a quanto viene raccontato”. Infine, per il presidente della Conferenza episcopale canadese e arcivescovo di Saint John’s, Newfoundland, mons. Brendan O’Brien, “l’obiettività dei mezzi di comunicazione è un tema morale di primaria importanza”. (D.D.)

 

 

SBOCCIANO NELLE ISOLE SALOMONE I FRUTTI DELL’IMPEGNO DELLA CHIESA LOCALE.

BUONA LA CRESCITA DELLE VOCAZIONI SACERDOTALI, SOPRATTUTTO TRA I GIOVANI

 

HONIARA. = Segni di speranza per la Chiesa nelle Isole Salomone, dove si registra una buona crescita delle vocazioni. Secondo quanto ha comunicato l’arcidiocesi di Honiara all’agenzia Fides, infatti, sono in aumento i giovani che donano la loro vita a Dio e scelgono di consacrarsi a Lui, servendo la Chiesa locale come religiosi e religiose nelle diverse congregazioni. Ne sono prova le nuove professioni nella famiglia religiosa dei Domenicani, celebrate di recente nella provincia occidentale delle Salomone, in particolare nell’isola di Gizo. Già lo scorso anno, proprio per l’aumento delle vocazioni, il seminario del Santo Nome di Maria a Tenaru, nella diocesi di Honiara, aveva ampliato le sue strutture, con nuovi locali per la didattica e la residenza degli studenti. La Chiesa locale, inoltre, sta rivolgendo particolare attenzione e sollecitudine alla formazione professionale e spirituale dei giovani, realizzando anche apposite strutture, centri sociali e pastorali in cui essi possano fare l’esperienza dei valori cristiani. I giovani dell’arcipelago si stanno preparando a partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù, che si svolgerà il prossimo agosto a Colonia, in Germania. L’ultimo incontro preparatorio ha focalizzato l’attenzione sulla vocazione di ogni giovane a seguire Gesù, incontrandolo nella preghiera e nel servizio al prossimo. (B.C.)

 

 

IL GOVERNO DI BRASILIA CREA UNA RISERVA ECOLOGICA E UN PARCO

NAZIONALE NEL PARA’, PER CERCARE DI FRENARE LE VIOLENZE TRA I LATIFONDISTI

E GLI AGRICOLTORI SENZA TERRA. BARBARAMENTE UCCISA LA SCORSA

SETTIMANA UNA MISSIONARIA DA ANNI IMPEGNATA NELLA DIFESA

DEGLI ULTIMI E NELLA CONSERVAZIONE DELL’AMAZZONIA

 

BRASILIA. = A breve in Amazzonia verrà creata una vasta area naturale protetta. Lo ha stabilito giovedì il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, per arginare il fenomeno illegale del disboscamento. Nell’area, infatti, la lotta per la terra, gli interessi dei grandi proprietari terrieri e la difesa dell’ambiente si incrociano spesso in maniera tanto confusa quanto violenta. L’ultima a pagarne le conseguenze è stata la missionaria americana 73.enne trucidata sabato con sei pallottole. Suor Dorothy Stang cercava di impiantare un progetto di sviluppo sostenibile con lo sfruttamento delle risorse della foresta. Lula ha firmato un provvedimento che implica la creazione di due unità di conservazione ambientale: la “Stazione ecologica della Terra do Meio” e il “Parque nacional della Serra do Pardo” e vieta lo sfruttamento di tutte le foreste esistenti nella terra pubblica federale ai margini dell’autostrada BR-163, per una superficie complessiva di oltre 8 milioni di ettari. La destinazione finale dell’area soggetta a restrizioni sarà decisa entro i prossimi sei mesi. Già nel settembre scorso, il governo di Brasilia aveva deciso di istituire due “riserve per lo sviluppo sostenibile”, nel sud-ovest del Pará, “Verde para sempre” a Porto de Moz e “Riozinho do Anfrísio” ad Altamira. (B.C.)

 

 

AL VIA IL DISARMO NELLA REGIONE DIAMANTIFERA CONGOLESE DEL KATANGA.

CONSEGNATE BICICLETTE IN CAMBIO DI FUCILI E GRANATE

 

KINSHASA. = Passi concreti verso la riconciliazione nella Repubblica Democratica del Congo. Ottocento biciclette sono state “barattate” con 540 kalashnikov, 156 granate, una mitragliatrice e 20 frecce avvelenate, nel primo passo del processo di disarmo accettato da due dei gruppi armati di guerriglieri “Mayi-Mayi” del Katanga, regione diamantifera centrale del Paese africano. Le biciclette, riferisce l’agenzia Misna, sono state consegnate dall’organizzazione non governativa “Pace e riconciliazione” (PAREC). Secondo fonti giornalistiche locali, almeno un terzo dei combattenti dei due gruppi sono bambini-soldato; e una delle due formazioni, guidata da Mbayo Mpiana Mwana Butot – conosciuto come col nome di battaglia “Chinzachinza” – sarebbe ancora in possesso di migliaia di armi e pezzi di artiglieria. I due comandanti del Katanga si sono poi recati nella capitale Kinshasa, per essere integrati nelle forze armate, insieme con altri leader di ex-gruppi ribelli provenienti anche dalla regione orientale dell’Ituri. Tale decisione, tuttavia, ha suscitato non poche critiche. “Chi ha le mani sporche di sangue di civili innocenti – ha detto Amigo Gonde, presidente dell’Associazione per la difesa dei diritti umani – dovrebbe essere punito e non premiato con i gradi di generale”. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

19 febbraio 2005

 

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, un membro della guardia nazionale è rimasto ucciso in un attentato kamikaze compiuto a Baquba e rivendicato dal terrorista giordano, Al Zarqawi. A Kirkuk un leader religioso curdo è stato assassinato da uomini armati che hanno sparato contro la sua auto. Cinque civili iracheni sono rimasti uccisi, inoltre, durante scontri tra guerriglieri e soldati americani scoppiati la scorsa notte nella città di Haswa, a sud di Baghdad. A questi episodi di violenza si devono poi aggiungere altri attacchi della guerriglia che hanno sconvolto anche oggi le celebrazioni per la festa sciita dell’Ashura. Il nostro servizio:

 

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In un quartiere sciita di Baghdad quattro persone sono rimaste uccise ed altre 22 sono rimaste ferite per l’esplosione di un ordigno a bordo di un autobus. Sempre nella capitale, un attentato compiuto da un kamikaze nelle vicinanze di una moschea sciita, ha provocato la morte di almeno tre persone. L’attacco è avvenuto mentre erano in corso i funerali di una donna uccisa ieri dalla deflagrazione di una bomba. In questo clima dominato dalle violenze, decine di migliaia di sciiti stanno comunque commemorando a Baghdad, sotto strettissime misure di sicurezza, la ricorrenza dell’Ashura, festività sciita che commemora il martirio nel VII secolo dell’imam Hussein, nipote di Maometto. Per assicurare una migliore cornice di sicurezza, sono stati chiusi tutti gli ingressi al quartiere sciita della capitale sconvolta, ieri, da diverse azioni terroristiche che hanno provocato almeno 40 morti. Sul fronte dei sequestri, la madre della giornalista indonesiana rapita insieme con l’operatore da un gruppo islamico in Iraq, ha lanciato un appello ai suoi “fratelli musulmani” perché liberino la figlia. Anche il presidente indonesiano Yudhoyono si è rivolto ai sequestratori, sottolineando che i due giornalisti si trovavano in Iraq esclusivamente per lavorare senza essere in alcun modo coinvolti politicamente nella situazione irachena. Si intensificano anche le iniziative per ottenere il rilascio dell’inviata del “Manifesto”, Giuliana Sgrena, rapita nel Paese arabo lo scorso 4 febbraio. Il telegiornale della tv Al Jazeera ha mostrato quattro fotografie scattate in Iraq dalla giornalista. E a Roma è appena partito il corteo organizzato per chiedere la sua liberazione, quella della giornalista francese Aubenas e del suo interprete iracheno. La manifestazione si concluderà con il Colosseo illuminato e con decine di fiaccole che formeranno, al Circo Massimo, la scritta “Iraq libero”.

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Alla manifestazione aderiscono i partiti del centro-sinistra. Tra le organizzazioni, è stata annunciata anche la presenza delle ACLI che chiedono il rilascio della giornalista del “Manifesto” e non il ritiro del contingente italiano dall’Iraq. Ascoltiamo, in proposito, il presidente delle ACLI, Luigi Bobba:

 

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Penso che questa volta il ritiro sia un po’ una litania stanca che non coglie invece le molte novità che stanno accadendo sul terreno quali le elezioni e la parola finalmente data agli iracheni. Bisogna rimarcare ancora di più la necessità di un dispiegamento di forze internazionali per garantire questo fiore appena sbocciato, questo principio di democrazia.

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In Medio Oriente, il movimento islamico Hamas ha dichiarato che la tregua con Israele non potrà essere rispettata se non verranno rilasciati i prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri dello Stato ebraico. Il quotidiano israeliano ‘Haaretz’ ha rivelato, inoltre, che il governo di Tel Aviv è pronto ad approvare un importante passo nelle relazioni con l’ANP: la modifica del tracciato del muro intorno alla Cisgiordania, dichiarato illegittimo dalla Corte internazionale di giustizia. In un’intervista rilasciata al maggiore quotidiano arabo, l’egiziano “Al Ahram”, il premier israeliano Ariel Sharon ha dichiarato poi che lo Stato ebraico si impegnerà per arrivare ad una pace vera ma non farà alcuna concessione in materia di sicurezza. Sharon ha anche detto che la Siria deve rinunciare al terrorismo per avviare negoziati con Israele.

 

In Libano, l’opposizione antisiriana ha proclamato “una intifada pacifica e democratica per l’indipendenza” chiedendo un’inchiesta dell’ONU sull’attentato contro l’ex premier Rafic Hariri, le dimissioni del governo, il ritiro delle truppe inviate da Damasco e garanzie internazionali per le elezioni previste a maggio. E’ stata invece ritirata la decisione di 20 deputati dell’opposizione di “sospendere” la loro partecipazione al Parlamento libanese, inizialmente annunciata in segno di protesta per l’uccisione di Hariri. Il segretario generale dell’ONU Kofi Annan ha nominato, inoltre, un team investigativo per accertare circostanze, cause e conseguenze della strage di lunedì scorso. In questo complesso scenario si devono anche rimarcare due importanti decisioni: il presidente siriano, Bashar Assad, ha nominato suo cognato, il generale Shawkat, capo dell’intelligence militare a Beirut; il ministro del Turismo, il cristiano maronita Farid al Khazen, ha annunciato le proprie dimissioni denunciando la “violazione” delle intese di pace di Taif del 1989, di cui proprio lo scomparso Hariri era stato uno dei principali architetti. Tali accordi, che hanno posto fine a 15 anni guerra civile in Libano, prevedono il ritiro delle truppe siriane e lo smantellamento dei servizi segreti di Damasco.

 

Gli Stati Uniti non intendono attaccare l’Iran per distruggerne gli impianti nucleari. Lo ha dichiarato il presidente americano, George Bush, prima dell’avvio della missione europea che comincerà domani. In un’intervista concessa ad una emittente belga, Bush non ha tuttavia escluso l’ipotesi di un’azione militare. “Un presidente non deve mai dire mai”, ha spiegato Bush rimarcando anche come “la diplomazia costituisca sempre la prima scelta”.

 

Il Portogallo è chiamato domani alle urne per le elezioni parlamentari anticipate. Secondo i sondaggi, il partito socialista potrebbe assicurarsi la maggioranza assoluta nella tornata elettorale. Il presidente, Jorge Sampaio, aveva sciolto il parlamento il 10 dicembre 2004 in seguito alla crisi del governo di centro-destra capeggiato da Pedro Santana Lopes.

 

Le pressioni della comunità internazionale sbloccano la situazione in Togo. Il presidente Fauré Gnassingbé ha indetto ieri le elezioni presidenziali entro 60 giorni. Si spera che così possano risolversi le tensioni causate dopo l’insedia-mento del nuovo capo dello Stato, grazie all’appoggio dei militari. Ma il presidente dell’Unione Africana, Konarè, ha già criticato la decisione di Gnassingbé di mantenere il potere in questo periodo pre elettorale ed ha invocato il ritorno alla legalità costituzionale. L’ECOWAS, la Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale, ha reso noto inoltre che l’annuncio dell’indizione delle elezioni non eviterà comunque sanzioni ai danni di Togo. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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Con questo gesto, Fauré Gnassingbé non vuole certo farsi da parte, nonostante la sua presidenza non sia gradita dalla stragrande maggioranza dei Paesi africani e il resto del mondo, in testa la Francia, ex-potenza coloniale. Non è stato gradito il golpe bianco con cui ha preso il posto del padre, deceduto il 6 febbraio scorso, ma solo grazie ad una frettolosa modifica della Costituzione – 48 ore prima – che invece prevedeva il passaggio dei poteri al presidente del Parlamento. Quindi è una decisione presa per calmare le acque agitate dall’opposizione, che nei giorni scorsi ha indetto diversi scioperi, e per riconquistare in qualche modo l’appoggio internazionale. Ma il 39.enne Fauré Gnassingbé continua a parlare da presidente in carica. “Ho deciso nell’interesse della nazione – ha detto in un discorso televisivo – di portare avanti il processo di transizione: elezioni presidenziali entro 60 giorni, come previsto dalla Carta Costituzionale; nel frattempo, manterrò provvisoriamente la carica di presidente della Repubblica, per garantire la continuità dell’apparato dello Stato fino alle elezioni del nuovo presidente”. Un percorso difficile, quello del Paese africano verso la democrazia, iniziato nel 1960, quando ottenne l’indipendenza dalla Francia. Il suo primo presidente, poi, venne ucciso nel 1963 in un colpo di Stato guidato da Gnassingbé Eyadema che nel 1967 divenne a sua volta capo dello Stato, mantenendo il potere per 38 anni, fino agli eventi di questi giorni.

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Il governo della Polinesia francese guidato da Gaston Flosse, 73 anni, è caduto oggi in seguito ad una mozione di sfiducia. Si apre così la strada alle elezioni, già fissate dal parlamento il prossimo 28 febbraio. La mozione di sfiducia è stata presentata dal partito del leader indipendentista, Oscar Temaru.

 

Una scossa sismica di magnitudo 6,9 gradi della scala Richter ha colpito la provincia indonesiana di Sulawesi provocando panico tra la popolazione. Fortunatamente non ci sono state vittime ma migliaia di persone sono fuggite per paura che la scossa potesse dare origine ad onde anomale.

 

 

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