RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
47 - Testo della trasmissione mercoledì 16 febbraio 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
Folla
e slogan contro la Siria ai funerali dell’ex premier Rafic Hariri oggi a
Beirut. Ai nostri microfoni mons. Bechara Rai
E’ da oggi in vigore il
Protocollo di Kyoto per la riduzione dell’emissione dei gas responsabili
dell’effetto serra. Interviste con Altero
Matteoli e mons. Frank Dewane
CHIESA E SOCIETA’:
"Ritiratevi
dall'Iraq! Per favore fate qualcosa per salvarmi!". In un video il
drammatico appello della giornalista italiana Giuliana Sgrena, da quasi due
settimane nelle mani della guerriglia. Nel Paese la violenza resta in primo
piano: 13 gli iracheni uccisi nelle ultime 24 ore
Ancora
ombre sul processo di pace in Medio Oriente. Hamas ha minacciato di lanciare
nuovi attacchi contro obiettivi israeliani, in ritorsione all'uccisione di
quattro palestinesi negli ultimi due giorni
Segni
di distensione tra Islamabad e New Delhi. Il Pakistan e l'India deciso di
ripristinare un collegamento di pullman attraverso la frontiera del Kashmir.
16
febbraio 2005
“LA
PREGHIERA DI SUOR LUCIA MI HA SEMPRE SOSTENUTO
NEI MOMENTI DURI DELLA
PROVA E DELLA SOFFERENZA”. COSÌ IL PAPA
NEL SUO MESSAGGIO LETTO
IERI NELLA CATTEDRALE DI COIMBRA
ALLE ESEQUIE DELL’ULTIMA
VEGGENTE DI FATIMA
Grande partecipazione ieri in Portogallo ai funerali di
Suor Lucia. Tanti i fedeli che si sono recati in pellegrinaggio a Coimbra per
rendere omaggio alla religiosa carmelitana. A presiedere la celebrazione delle
esequie il Papa ha inviato il cardinale Tarcisio Bertone. Al termine del rito
funebre il feretro di Lucia dos Santos, è stato trasportato nel convento di
Santa Teresa. Tra un anno sarà traslato nella cattedrale di Fatima. Il servizio
di Tiziana Campisi.
*********
Nella Chiesa Cattedrale di Coimbra migliaia di
portoghesi ieri pomeriggio hanno voluto prendere parte alle esequie di Suor
Lucia. Tanti hanno pregato nella piazza antistante, assiepati silenziosamente
per rendere il loro ultimo saluto alla religiosa che all’età di 10 anni,
insieme ai cugini Francesco e Giacinta, assistette a Fatima alle apparizioni
della Beata Vergine del Rosario, così si definì la Signora vestita di sole. Il
rito funebre è stato presieduto dal cardinale Tarcisio Bertone, arcivescovo di
Genova, inviato da Giovanni Paolo II. Nel 2000, come segretario della
Congregazione per la Dottrina della Fede, presentò alla stampa la terza parte
del segreto di Fatima; a lui il Papa ha affidato una lettera indirizzata al
vescovo di Coimbra Albino Mamede Cleto che è stata letta al termine della
celebrazione.
“La visita della Vergine fu per
lei l’inizio di una singolare missione a cui si è mantenuta fedele sino al
termine dei suoi giorni” ha scritto il Papa che ha anche rivelato il caro
ricordo che conserva della carmelitana. Queste le sue parole cui ha dato voce
il cardinale Bertone.
“Suor Lucia ci
lascia un esempio di grande fedeltà al Signore e di gioiosa adesione alla sua
divina volontà. Ricordo con commozione i vari incontri che ho avuto con lei e i
vincoli di spirituale amicizia che con il trascorrere del tempo si sono
intensificati. Mi sono sentito sempre sostenuto dal quotidiano dono della sua
preghiera, specialmente nei momenti duri della prova e della sofferenza. Che il
Signore la ricompensi ampiamente per il grande e nascosto servizio che ha reso
alla Chiesa. Amo pensare che ad accogliere Suor Lucia nel pio transito dalla
terra al Cielo sia stata proprio Colei che ella vide a Fatima tanti anni or
sono”.
Del cardinale patriarca di
Lisbona, Policarpo José da Cruz l’omelia. Il porporato ha ripercorso le tappe
della chiamata della religiosa carmelitana nella cui vita l’esperienza del
divino si è fatta così forte da non poter essere ignorata. Lucia è stata
portavoce, ha detto, della Vergine Maria e del suo messaggio che è ancora sfida
alla penitenza, alla missione e alla contemplazione:
“Nell’ultima parte
della sua vita ha assunto chiaramente la preghiera come una missione. Nella
morte di questa donna qualcosa ha toccato il Portogallo. Quando una comunità
nazionale è capace di riconoscere nella semplicità di una religiosa discreta,
nella grandezza di una spiritualità vissuta, un simbolo che parla a tutti,
questo è certamente un segno di speranza. Questo è Lucia per noi oggi”.
**********
IL RUOLO DEL SACERDOTE,
MINISTRO DELLA SALVEZZA,
TRA I TEMI DELLA TERZA GIORNATA DI ESERCIZI
SPIRITUALI, IN VATICANO
- Intervista con mons. Renato Corti -
Terzo
giorno di esercizi spirituali della Quaresima, in Vaticano, ai quali prendono
parte Giovanni Paolo II e la Curia Romana. La prima delle due meditazioni
mattutine sviluppate dal predicatore, il vescovo di Novara, Renato Corti, ha
riguardato “Il Corpo dato e il Sangue sparso”. Giovanni Peduto ne ha parlato
con il presule:
**********
R. – A
questo riguardo devo dire che, passando dalla storia dell’Antico Testamento e
di Mosé - che al Sinai compie l’Alleanza e all’interno di questa celebrazione
compie un sacrificio - nel Nuovo Testamento il sacrificio lo compie il Signore
Gesù Cristo. E’ Lui che, nella sua Passione e nella sua morte, vive
l’esperienza del Corpo dato e del Sangue sparso. E l’unità tra Dio e l’umanità
proprio per questo raggiunge il suo compimento massimo. Quando noi celebriamo
l’Eucaristia e celebriamo la Passione, la morte di Cristo, noi, in quel
momento, celebriamo la grazia che, attraverso Gesù Cristo, raggiunge ogni uomo:
la grazia di poter rivivere questa comunione di vita con Dio.
D. -
Successivamente, la sua riflessione ha sviluppato il tema del “Buon Pastore”…
R. – Sviluppo anche una meditazione sul Buon Pastore nel
senso che, se noi parliamo di Gesù, che dà il proprio Corpo e versa il proprio
Sangue, l’essere ministri di Cristo non può non ricordarci che Gesù era proprio
il Buon Pastore. E l’essere Buon Pastore, secondo il Vangelo di Giovanni,
significa essere Colui che dà la vita e dunque, in questa meditazione, cerco di
rispondere alla domanda: qual è la fisionomia di un sacerdote, anche di un vescovo, che voglia assomigliare a
Cristo il Buon Pastore? E poi ad un’altra considerazione da fare è questa: in
realtà, solo con cautela noi dobbiamo dire che come sacerdoti, come vescovi,
siamo dei pastori perché, in realtà, già nel Libro di Ezechiele, e poi anche
nel Vangelo di Giovanni al capitolo 21, emerge che vi è un unico Pastore: nel
colloquio tra Gesù e Pietro, mentre Cristo fa di Pietro colui a cui affida il
gregge, con le tre domande: “Pietro, mi ami tu?”, fa capire che, in realtà,
l’unico pastore è Lui e che Pietro lo può fare nella misura in cui si riconosce
una cosa sola con Gesù.
**********
Ieri
pomeriggio, le meditazioni di mons. Corti erano state incentrate sull’Alleanza
tra Dio e il suo popolo e sul significato dell’essere “ministri della salvezza
che viene da Dio”. Ancora il predicatore al microfono di Giovanni Peduto:
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R. – In
sostanza, vuol dire che se la salvezza viene da Dio, coloro che sono ministri
della salvezza di per sé non sono nulla. Questa è una verità molto importante,
perché sprona all’interiorità i ministri della Parola e della salvezza di Dio
con parole ed atteggiamenti che rimandano, continuamente, a Colui che è l’unica
speranza e salvezza per l’uomo. Da questo punto di vista, un aspetto che mi
sembra particolarmente importante è questo: noi, sacerdoti, vescovi, viviamo
come gente che è felice, è beata, è contenta a causa di Dio, non di altro. Nel
medesimo tempo, in questa prospettiva, si comprende che lo sguardo da avere
sugli altri dovrebbe essere quello che Dio stesso ha sull’umanità. La promessa
di salvezza riguarda ogni uomo. E dunque, c’è un atteggiamento di apertura del
cuore a tutti, tenendo conto che la benedizione di Dio è su tutti.
D. – Successivamente, eccellenza, lei ha sviluppato un
altro tema: “Io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo”. Una parola a riguardo:
R. – Se
noi ci domandiamo come si costituisce l’alleanza tra Dio e l’uomo, c’è un
aspetto che potremmo dire ne è il fondamento: la volontà del Padre di stabilire
un’alleanza profonda con l’uomo. Il secondo aspetto riguarda il significato
profondo di questa iniziativa di Dio, che è proprio quella di fare comunione
con l’uomo, con tutti gli uomini. Ma forse, in questo momento, potrebbe essere
importante dire che questo riguarda ogni uomo, ogni persona, per cui ciascuno,
pensando a se stesso, può dire: “Ma il Signore vuole fare comunione con me?”,
Gesù dirà: “Rimanete in me ed io in voi. Io e il Padre facciamo una cosa sola.
Io, il Padre e anche voi facciamo comunione.
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LA
CHIESA AVRÀ PRESTO 5 NUOVI SANTI: DUE POLACCHI, DUE ITALIANI
E UN CILENO. OGGI
L’ANNUNCIO DEL PROSSIMO CONCISTORO
PER LA LORO
CANONIZZAZIONE. HANNO TESTIMONIATO IL VANGELO
CONDIVIDENDO LA VITA DEI
PIÙ POVERI
La Chiesa avrà presto 5 nuovi santi: un vescovo, tre
sacerdoti e un frate. Si tratta di due polacchi, due italiani e un cileno.
L’Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Papa ha reso noto oggi che il 24
febbraio prossimo si svolgerà il Concistoro ordinario pubblico per il voto
sulla canonizzazione dei 5 beati, di cui sono già stati promulgati l’anno
scorso i decreti sui rispettivi miracoli. Ancora da stabilire le date di
canonizzazione. Il servizio di Sergio Centofanti.
**********
Tra i
prossimi santi figura l’arcivescovo di Leopoli dei Latini, Josef Bilczewski,
polacco, - vissuto tra il 1860 e il 1923, professore di teologia dogmatica ed
esperto in archeologia cristiana: durante la Prima guerra mondiale è stato
punto di riferimento e sostegno per cattolici, ortodossi ed ebrei. La sua vita
spirituale è racchiusa in tre parole: preghiera, lavoro, rinnegamento di sé per
seguire Gesù e servire gli altri. Passava intere notti a pregare.
A
Leopoli è vissuto nello stesso periodo padre Zygmunt Gorazdowski, anch’egli
polacco, fondatore della Congregazione delle Suore di San Giuseppe per i poveri
e gli ammalati. La sua carità non si fermava davanti a niente: durante un
epidemia di colera soccorreva i malati e deponeva i morti nelle bare incurante
del contagio, suscitando in tutti stupore e ammirazione.
Il
gesuita cileno Alberto Hurtado Cruchaga, vissuto nella prima metà del 1900, ha
maturato la sua fede durante una
infanzia passata in povertà. Orfano di padre a quattro anni, la madre è
costretta a vendere tutto per i debiti, e si ritrova senza casa. Da religioso
il suo carisma sarà quello di portare ai poveri non solo aiuto, ma anche
dignità, speranza e affetto: “non solo un luogo in cui vivere – diceva – ma un
vero focolare domestico”. Realizza così
numerosissimi “focolari di Cristo” per i più diseredati.
Sono
italiani gli ultimi due beati, ormai prossimi alla canonizzazione: Felice da Nicosia, fratello laico dei
Francescani Cappuccini, vissuto nel ‘700: di umili origini, analfabeta, ha sperimentato l’umiliazione
anche tra i suoi confratelli, che lo sbeffeggiavano per la sua ignoranza.
Docile e mite testimoniava ogni giorno la sua umiltà. Aveva il compito di fare
l’elemosina per il convento. Definiva se stesso come l’asinello che carico portava
quanto raccolto al monastero. Tutte le domeniche andava a visitare i carcerati.
I poveri – diceva – sono la persona di Gesù e si devono rispettare.
Infine
Gaetano Catanoso, vissuto tra il 1879 e il 1963. Spedito come parroco in un
piccolo e sperduto Paese dell’Aspromonte, ha condiviso con i suoi parrocchiani
una vita di stenti e di privazioni, diffondendo la devozione eucaristica e
mariana. Per lui la preghiera era più dello stesso respiro. Tutte le sue opere
partono dalla contemplazione: il volto di Cristo – affermava – è la mia
forza. Fonda le Suore Veroniche del
Volto Santo, inviate agli ultimi. E alle religiose diceva: “Il vostro posto è quello che gli altri hanno rifiutato:
questa è la profondità del Vangelo, il nascondimento di Cristo, il farsi poveri
per la vita degli altri”.
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NOMINE
In
Brasile, Giovanni Paolo II ha nominato vescovo di Campina Grande mons. Jaime
Vieira Rocha, finora vescovo di Caicó. Il 58.enne presule ha studiato Filosofia
presso la Fundação José Augusto a Natal e la Teologia presso il Seminario di
Ipirang, quindi ha ottenuto il baccellierato in Sociologia presso la Fundação
José Augusto a Natal. Ha studiato anche Scienze sociali presso l’Università
Federale di Rio Grande do Norte (UFRN) e presso l’IBRADES di Rio de Janeiro.
Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto, tra l’altro, gli incarichi di
parroco, di segretario per l'Educazione del Municipio di Pendências, di rettore
e professore del Seminario Maggiore di Natal, vicario episcopale per la
Pastorale Sociale. Come vescovo ha ricoperto i seguenti incarichi: responsabile
per la Pastorale familiare del Regionale Nordeste II e presidente del Consiglio
di Sviluppo Sostenibile del Seridó. È stato eletto vescovo nel novembre 1995 e
consacrato il 6 gennaio 1996.
Sempre
in Brasile, il Papa ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di São Sebastião do Rio de Janeiro il
sacerdote Edson de Castro Homem, del clero della medesima arcidiocesi. Il neo
presule, 56 anni, ha conseguito la
licenza in filosofia presso l’Università Statale di Rio de Janeiro e la laurea
in Teologia Spirituale presso l’Università Gregoriana. È stato tra l’altro parroco, direttore spirituale del
Seminario minore, docente di Teologia nella Pontificia Università Cattolica,
direttore dell’Istituto Superiore di Teologia.
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"Ha reso alla Chiesa un grande e nascosto
servizio": è il titolo che apre la prima pagina, in riferimento al
Messaggio di Giovanni Paolo II in occasione delle esequie di suor Lucia,
celebrate a Coimbra. Nello spirito di Fatima il popolo portoghese ha dato vita
ad una testimonianza di preghiera e di devozione mariana.
All'interno un servizio
sui funerali presieduti dal cardinale Tarcisio Bertone, Inviato
Speciale del Santo Padre.
Nelle vaticane, la presentazione del vescovo di
Ischia, mons. Filippo Strofaldi, al volume di Mario Giovanni Botta "Vi
annuncio una gioia grande - Pregare con il Vangelo di Luca".
Nelle estere, Libano: l'ONU sollecita il ritiro
siriano. Richiamato l'ambasciatore Usa a Damasco.
Iraq: diffuso un drammatico video con la
giornalista italiana Giuliana Sgrena che, in lacrime, chiede che le sia
risparmiata la vita.
Nella pagina culturale, un articolo di Pietro
Borzomati in merito a scritti inediti di Divo Barsotti.
Nelle pagine italiane, in primo piano il voto sulla
proroga della missione in Iraq. La Federazione dell'Ulivo è per il
"no"; Rutelli: "Un errore".
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16 febbraio 2005
FOLLA E SLOGAN CONTRO LA SIRIA AI
FUNERALI
DELL’EX PREMIER
HARIRI OGGI A BEIRUT
- Intervista con mons. Bechara Rai -
A Beirut
oggi è il giorno delle esequie di Rafic Hariri, l’ex premier libanese ucciso
lunedì scorso in un attentato, avvenuto nel centro della capitale, nel quale
hanno perso la vita 15 persone. Ce ne parla Giancarlo La Vella:
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Grande partecipazione popolare e slogan contro la Siria.
Sono i due fattori che hanno caratterizzato i funerali dell’ex premier, proprio
mentre le truppe di Damasco ancora presidiano il Libano con circa 14.000 unità,
fatto, questo, più volte denunciato dallo stesso Hariri. Migliaia di cittadini,
già nella prima mattinata, si sono riversati nelle strade intorno
all'abitazione del leader sunnita filo-saudita, tra vessilli a lutto esposti ai
balconi e centinaia di poster con l’immagine dell’uomo politico. “Via la Siria,
vogliamo la verità”: è stata la parola d’ordine tra chi crede nell’implicazione
di Damasco nella strage di lunedì e non nella semplice matrice terroristica,
magari con la firma di Al Qaeda. Intanto, attorno al feretro di Hariri, avvolto
nella bandiera libanese, si sono raccolti anche i principali rappresentanti
della comunità internazionale: il responsabile europeo per la sicurezza,
Solana, il sottosegretario di Stato americano, Burns, incaricato per il Medio
Oriente. Non poteva, poi mancare il presidente francese, Chirac, amico
personale di Hariri. Ma rimane in piedi l’inquietudine per le incognite sui
motivi politici della strage. Ne abbiamo parlato con il vescovo libanese, mons. Bechara Rai:
R. –
Stamattina c’è stata una riunione eccezionale del Consiglio dei vescovi,
presieduta dal cardinale Patriarca Sfeir. Abbiamo emanato un comunicato.
Abbiamo visto infatti un attentato contro il Libano stesso, contro il popolo
libanese, contro la sovranità del Paese, la sua pace e la sua sicurezza.
D. – A
questo punto, quale futuro si prefigura per il Libano?
R. –
Bisogna che la tutela siriana cessi. Bisogna che il Libano abbia l’appoggio
della comunità internazionale per salvaguardare la sua sovranità e mettere un
punto definitivo agli interventi stranieri nella vita del Paese. Richiede ai
libanesi più unità, più coscienza della loro responsabilità nazionale.
D. – C’è
il rischio che si torni ad un aspro confronto interno?
R. –
Penso di no, perché anche la popolazione oggi nel corteo si trova unanime
nell’affermare il bisogno del Libano di essere libero. Quindi, penso che
nessuno voglia tornare alla situazione di prima.
D. – Il
Papa più di una volta ha espresso l’auspicio di un Libano veramente
indipendente. Ma si riuscirà a creare un Paese sovrano a tutti gli effetti?
R. – Noi
adesso abbiamo più speranza che la comunità internazionale, con in testa gli
Stati Uniti e la Francia, abbia capito la vera situazione del Libano e che
abbia capito quello che il Papa ribadiva sempre, e cioè che il Libano è un
elemento di sicurezza nel Medio Oriente e che rappresenta un messaggio per il
Medio Oriente: un esempio di democrazia, delle libertà pubbliche, della vera
convivenza tra le religioni. La comunità internazionale ha emanato questa
famosa risoluzione 1559, che richiama l’uscita di tutte le forze straniere dal
Libano, la salvaguardia e la sovranità del Paese. Speriamo che questi venti
internazionali possano portare a un buon esito.
D. –
Quindi, il ruolo della comunità internazionale è pur sempre dall’esterno?
Soprattutto quello di Stati Uniti ed Unione Europea?
R. – Sì,
intendo anche le Nazioni Unite, perché il Libano è un Paese che è stato tra i
primi fondatori della comunità internazionale, rappresentata dall’ONU. Quindi,
bisogna che sia salvaguardato da questa comunità.
D. –
Come vivono oggi i libanesi, in particolare i cristiani, questa situazione?
R. –
Siamo tutti una voce unanime. Cristiani, musulmani e drusi sono tutti quanti
dietro il corteo di Hariri. Accolgono le condoglianze e quindi l’unità si
rinsalda sempre di più.
D. – Ma
c’è paura?
R. – No,
assolutamente, anzi c’è molta unità. E quando il Patriarca, il cardinale Sfeir,
è andato con alcuni vescovi a dare le condoglianze, è stato bene accolto. Anzi,
più che mai adesso l’unità dei libanesi - musulmani e cristiani - è sentita e
rinsaldata.
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DOPO UNA SOFFERTA ELABORAZIONE
ENTRA IN VIGORE OGGI
IL PROTOCOLLO DI KYOTO SULL’AMBIENTE. CERIMONIE
UFFICIALI NELLA CITTADINA GIAPPONESE
CHE HA DATO IL NOME ALL’ACCORDO FIRMATO DA 141
PAESI
- Intervista con Altero Matteoli e mons. Frank Dewane -
Celebrazioni ufficiali stasera a Kyoto per l’entrata in
vigore del Protocollo che dovrà portare alla riduzione delle emissioni di gas
serra nel mondo. La cerimonia si svolge nella cittadina giapponese che presta
il nome al protocollo firmato da 141 Paesi. Presente, tra gli altri, la neo
Premio Nobel signora Wangari Maathai, ministro dell'ambiente del Kenya. Il
servizio di Fausta Speranza:
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I Paesi industrializzati dovranno tagliare le
emissioni combinate di sei principali gas serra portandole al di sotto dei
livelli registrati nel 1990, e dovranno farlo tra il 2008 e il 2012. L’Unione
Europea dovrà contribuire con un taglio dell’8%. Questi, in sostanza, gli
obiettivi. Tra i rischi da evitare c’è la crescita eccessiva di anidride
carbonica: prodotta dalla combustione del carburante fossile, è il gas che
contribuisce maggiormente al cambiamento climatico. Se le concentrazioni di CO2
seguiranno a crescere, le temperature medie della superficie terrestre
aumenteranno ulteriormente, gli eventi estremi diventeranno più probabili ed il
livello del mare continuerà a salire. In definitiva, è “una grande opportunità
per la protezione della salute”, afferma Roberto Bertollini, Direttore Tecnico
Salute ed Ambiente dell’Ufficio Europeo dell’OMS, spiegando che “la ratifica
del Protocollo di Kyoto è una pietra miliare verso la riduzione dei gas serra
grazie ad un’azione nei settori di trasporto, energia ed industria. Ma è anche
un’opportunità per ottenere immediati guadagni in salute per i cittadini di
oggi attraverso la riduzione di altri rischi ambientali, quali l’inquinamento
dell’aria”.
In
realtà sono varie e complesse le strategie e le politiche energetiche
industriali previste dall’accordo. E infatti saranno tante le conferenze
organizzate a Tokyo per spiegarle. Il
messaggio – sembra chiaro – è diretto soprattutto a quei Paesi che hanno
rifiutato di aderire al Protocollo e che per ragioni industriali e di sviluppo
economico producono enormi sostanze tossiche e inquinanti. Si tratta di Stati
Uniti, Cina, India, Australia e altre economie emergenti.
Oggi
la presidenza lussemburghese dell'UE ha lanciato, in particolare, un appello
agli Stati Uniti perché ratifichino il Protocollo di Kyoto, sottolineando che
la prossima visita di Bush, martedì a Bruxelles, sarà “un'ultima opportunità
per affrontare questo tema''.
C’è
anche il neo del ritardo di alcuni Paesi europei nel previsto processo di
transizione dalla dipendenza dai combustibili fossili a un sistema di
produzione di energia rinnovabile. Ma sul
significato e l’importanza, del Protocollo, ascoltiamo, al microfono di Rita
Anaclerio, il ministro italiano dell’Ambiente, Altero Matteoli:
R. – E’ l’unico strumento che è stato approvato a livello
internazionale. Sono anni e anni che stiamo dibattendo ed è venuta fuori una
cosa: non possiamo affrontare questo problema singolarmente, meglio sarebbe
lavorare con tutti i Paesi industrializzati, per ovvi motivi, ma anche con i
Paesi in via di sviluppo. Purtroppo, non tutti hanno ratificato il Protocollo
di Kyoto. L’Unione Europea è d’accordo, è unita su questo, ma c’è un problema
che ha posto proprio l’Italia, che ho posto io: se del Protocollo di Kyoto si
deve far carico solo l’Europa diventa veramente una cosa seria, visto che le
nostre imprese rischiano di non essere più competitive. Quindi, è un problema
di cui dobbiamo discutere. Fermo restando la volontà politica di restare
all’interno della ratifica del Protocollo di Kyoto, mi pare che l’Europa debba
riflettere e parlarne. Non dobbiamo considerarlo un tabù. L’Europa ha fatto
quadrato anche durante la troica precedente al nostro semestre di presidenza,
andando a Mosca per cercare di convincere la Russia a ratificare. L’Europa deve
fare la stessa cosa oggi con i Paesi in via di sviluppo e con gli Stati Uniti.
L’Europa deve essere un soggetto politico che prende conoscenza di un problema
e cerca di risolverlo, confrontandosi con tutto il mondo.
Un’iniziativa
particolare dà un segno di concretezza a questa data di avvio del Protocollo
per l’ambiente. Si tratta del primo progetto comunale di illuminazione a
idrogeno che vede protagonista la città italiana di Sorrento. E’ il primo di
una serie in via di realizzazione a Londra, alla Torre della City; a Berlino,
al Reichstag; a Strasburgo, all’Emiciclo del Parlamento Europeo; in California,
al palazzo della Presidenza del Governatore.
In primo
piano, la necessità di riformulare le scelte di politica economica e energetica
dei poteri pubblici in sintonia con uno sviluppo eco-sostenibile. Scenario, a
Sorrento, è il Chiostro di san Francesco che sarà illuminato da una nuova cella
a idrogeno. Dietro le quinte, c’è la collaborazione di 42 comuni di tutta
Europa che, iniziata nel 2003, ha creato il Gruppo Europeo di Interesse
Economico, Hydrogencities. Una
collaborazione che si avvale della competenza del prof. Jeremy Rifkin,
presidente della Foundation on Economic Trends di Washington.
Ma, in
definitiva, per sapere quale sia il punto di vista della Chiesa in materia
ambientale, ascoltiamo al microfono di Fabio Colagrande, mons. Frank Dewane,
sottosegretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace:
“Soltanto gli Stati possono essere i membri della
Convenzione sui cambiamenti climatici e anche sul Protocollo di Kyoto. La Santa
Sede non ne fa parte, però, in numerose sezioni della sua dottrina sociale, la
Chiesa si è pronunciata su elementi o punti particolari della Convenzione del
Protocollo. Il clima è un bene che va protetto e richiede che nei loro
comportamenti, i consumatori e gli operatori di attività industriali,
sviluppino un maggior senso di responsabilità. La tutela dell’ambiente
costituisce una sfida per l’umanità intera. Si tratta del dovere comune ed
universale di rispettare un bene collettivo destinato a tutti”.
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LA COMICITA’,
“INGREDIENTE” SANO DELLA BIBBIA E DELLA TRADIZIONE DOTTRINALE
DELLA CHIESA: SE NE E’ PARLATO A TORINO, IN UN
CONVEGNO UNIVERSITARIO
- Servizio di Fabrizio Accatino -
Il
sorriso, il lampo comico, l’ironia anche, fanno parte dei testi canonici della
fede cristiana? Un gruppo di esperti ha affermato di sì, dimostrandolo nel
corso di un convegno torinese, iniziato lunedì scorso e conclusosi oggi.
L’incontro, promosso dalla Consulta universitaria di letteratura cristiana
antica, in collaborazione con l’Assessorato alla cultura del comune di Torino,
ha voluto sfatare – testi alla mano – il pregiudizio culturale sull’eccessiva
“seriosità” delle Sacre Scritture e dei suoi protagonisti. Fabrizio Accatino:
**********
Esiste
un pregiudizio corrente secondo cui il cristianesimo sarebbe ostile al senso
dell’umorismo, e che anzi i Padri della Chiesa avrebbero affossato la comicità
e demonizzato il riso. Ha provato a sfatare questo luogo comune il convegno
“Riso e comicità nel cristianesimo antico”, organizzato dall’Università di
Torino. Oltre una ventina di docenti di Letteratura Cristiana Antica,
provenienti da tutta Italia, hanno affrontato con un taglio diverso i testi
sacri, dalla patristica al Nuovo Testamento. Sotto la lente d’ingrandimento
sono così finiti gli scritti di Clemente Alessandrino e di Giovanni Crisostomo,
di Sant’Ambrogio e di Sant’Agostino. Con risultati sorprendenti, come spiega
l’organizzatrice, Clementina Mazzucco:
“Effettivamente,
i Padri della Chiesa non solo hanno riflettuto sul riso, hanno cercato di definirlo,
sicuramente non di sopprimerlo, anzi di accettarlo e di collegarlo – questo mi
sembra anche importante – con motivazioni specifiche della fede cristiana e
hanno usato anche forme di umorismo, per esempio molto nella predicazione e
qualche volta anche di comico, satirico, parodistico e così via, ritenendoli
strumenti efficaci di comunicazione”.
Vittima
del pregiudizio che dipinge i fondatori della Chiesa come personaggi seriosi e
austeri, è lo stesso Gesù. Vangeli alla mano, infatti, non esiste un solo
passaggio che racconti un suo momento di divertimento, o una sua risata.
Eppure, come ha spiegato Domenico Devoti, docente di Psicologia della
Religione, quel Gesù esiste:
“Si
ritrova in ambito apocrifo, cioè in quella letteratura che non è diventata
canonica ed è più attenta all’umano di Gesù. Il protovangelo di Giacomo mostra
delle scenette di Gesù ragazzino che ne fa di tutti i colori. E poi, magari fa
il miracolo per cercare di rimediare i disastri che ha combinato. Sono cose che
effettivamente hanno avuto una larga diffusione, una storia che è finita nelle
letterature anche non religiose”.
Da
Torino, Fabrizio Accatino, per Radio Vaticana.
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16 febbraio 2005
“ELIMINARE
PER SEMPRE LA POVERTÀ RURALE”: E’ IL TEMA
ALL’ESAME DEL CONSIGLIO DEI
GOVERNATORI DELL’IFAD, IL FONDO INTERNAZIONALE
PER LO SVILUPPO AGRICOLO, RIUNITO
OGGI E DOMANI A ROMA. PRESENTI
ALLA CONFERENZA OLTRE
160 MINISTRI DELL’AGRICOLTURA DI TUTTO IL MONDO
- A cura di Jean
Baptiste Sourou -
ROMA. = Può sembrare
paradossale, però sono proprio le Nazioni che producono i generi alimentari
consumati in tutto il mondo ad essere più povere e più soggette al rischio di
insicurezza alimentare. Tre quarti delle persone che in tutto il mondo vivono
in condizioni di povertà assoluta risiedono nelle aree rurali dei Paesi in via
di sviluppo e si guadagnano da vivere con l’agricoltura e le attività ad essa
collegate: circa 800 milioni di uomini, donne e bambini. Purtroppo, la loro
fonte di guadagno va diminuendo in molti Paesi più indigenti. Il motivo è che a
molti agricoltori poveri viene negato l’accesso alla terra e all’acqua, il
credito sui mercati e altre risorse essenziali di cui hanno bisogno per sopravvivere.
Non sono in grado di competere vendendo i propri prodotti sui mercati locali,
perché questi sono invasi da merci offerte a prezzi molto più bassi da
produttori dei Paesi più ricchi. Inoltre, utilizzano ancora tecniche produttive
arcaiche. Fare della povertà rurale un ricordo significa, per l’IFAD, far sì
che queste persone povere diventino, fin d’ora, una priorità nella guerra
contro la povertà e la fame. “L’agricoltura e lo sviluppo rurale devono essere
al primo posto nei piani di sviluppo delle Nazioni Unite. Non si tratta solo –
si è sostenuto nella Conferenza – di stanziare maggiori risorse, ma di far sì
che risorse ed opportunità siano alla portata dei poveri”.
NUOVO ASSASSINIO A SFONDO
SOCIALE NELLO STATO BRASILIANO DEL PARA,
DOVE SABATO SCORSO E’ STATA UCCISA LA SUORA
MISSIONARIA AMERICANA,
DOROTHY MAE STANG. SEVERA LA CONDANNA DEI VESCOVI,
IN UN MESSAGGIO AL PAESE, IN CONCOMITANZA CON
L’INIZIO DELLA QUARESIMA
- A cura di Roberta Gisotti -
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SAN PAOLO. = Anche lui, Soares de Costas Filho,
sindacalista dei lavoratori agricoli, da tempo minacciato di morte, come suor
Dorothy, è stato assassinato ieri, nello Stato del Para, undicesima vittima –
in un anno - della criminalità, che sostiene la produzione illegale di legname
nella regione amazzonica. Una sfida aperta alle autorità del governo che a
Brasilia, ieri stesso, ha tenuto una riunione di emergenza, per valutare i
gravi fatti di sangue, sopraggiunti dopo una serie di misure - varate un mese
fa dal presidente Lula - per limitare l’attività delle segherie clandestine. E
non si esclude ora l’intervento dell’Esercito per prevenire e reprimere la
criminalità organizzata nello Stato del Parà. Ma la strada da percorrere –
secondo i vescovi brasiliani – è piuttosto quella del “cercare soluzioni a
questioni sociali antiche e gravi”. Quali? I vescovi indicano: “Una vera
riforma agraria, la demarcazione delle terre indigene, la presenza effettiva
delle autorità pubbliche nelle nuove aree di occupazione delle terre e
l'attenta sorveglianza affinché la legge sia rispettata''. Nel messaggio al
Paese, diffuso per il lancio della Campagna quaresimale sul tema “Solidarietà e
Pace”, i vescovi invitano ad “una seria riflessione nazionale sulle cause della
violenza e sui modi di superarla”, auspicando “politiche pubbliche che
promuovano il rispetto della dignità ed i diritti essenziali di ogni persona umana ed assicurino giustizia e pace
per tutti”, “senza soccombere alle
intimidazioni”.
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IN OCCASIONE DELLA SETTIMANA SANTA, I
VESCOVI SVIZZERI PROMUOVONO
UNA
COLLETTA PER IL SOSTEGNO DEI CRISTIANI IN TERRA SANTA:
SI
CHIAMA “PASSERELLE DI RICONCILIAZIONE”, UN MODO CONCRETO
PER
DARE FORZA E SPERANZA AD UNA REGIONE MARTORIATA DALLA VIOLENZA
FRIBURGO. = In occasione della
Settimana Santa, i vescovi svizzeri hanno rivolto un messaggio ai fedeli,
facendo appello alla solidarietà per sostenere il prezioso lavoro dei cristiani
in Terra Santa, vere e proprie “passerelle di riconciliazione”, come più volte
sono stati definiti da uomini e donne del luogo. In un Paese martoriato da
numerosi conflitti, i cristiani rappresentano una fonte di speranza e un
concreto sostegno alle popolazioni locali. In Terra Santa - scrivono i presuli
- regione dove si trovano le radici della nostra fede, i cristiani danno
quotidianamente “un esempio luminoso” di dialogo e di pace per far sì che varie
culture e religioni convivano pacificamente. Per questo, l’appello dei vescovi
svizzeri è volto a creare un filo diretto con queste persone, sostenendole con
la preghiera e con una generosa colletta. Un ulteriore invito è volto ad
incoraggiare i pellegrinaggi nei luoghi santi, per conoscere meglio le comunità
cristiane del posto, per aiutarle “non solo materialmente”, ma prendendo sulle
spalle “anche un po’ della paura che le attanaglia”. Farsi pellegrini e dare
sostegno economico – concludono - rafforza la presenza di una Chiesa viva e dà
testimonianza di pace e di riconciliazione in questa regione del mondo
particolarmente bisognosa. (M.V.S.)
- A cura di Lisa Zengarini -
THIRUVANANPURAM.
= In India, la comunità cattolica di rito siro-malankarese ha accolto con grande
soddisfazione la sua elevazione, la settimana scorsa, a Chiesa arcivescovile
maggiore. Il provvedimento è stato
notificato il 10 febbraio dal nunzio apostolico in India, mons. Pedro Lopez
Quintana, insieme alla promozione di mons. Cyril Mar Baselios, già
presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci) alla dignità di
arcivescovo Maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi. “E’
una grande gioia per tutti i nostri fedeli”, ha dichiarato il cancelliere dell’arcidiocesi,
padre John Kochuthundiyil. Per la segretaria del Consiglio pastorale
dell’arcidiocesi, Augustine Pushpa, si tratta del “più alto riconoscimento”
conferito dalla Santa Sede a questa Chiesa, che “le darà piena autonomia nel
suo governo interno”. E grande soddisfazione è stata espressa anche da mons.
Baselios, che ha definito il momento “storico”, rimarcando la felice
coincidenza dell’elevazione con il 75° anniversario dell’unione con Roma di
questa Chiesa, nata nel 1930 da uno scisma interno alla Chiesa malankarese ortodossa. La Chiesa siro-malankarese
rappresenta uno dei tre riti in cui è
suddivisa la Chiesa indiana, che comprende anche quella siro-malabarese, di
rito orientale, e quella di rito latino, introdotto quest’ultimo dai missionari
portoghesi nel XV secolo. Come quella siro-malabarese, nasce dalla predicazione
di San Tommaso Apostolo in India, nel I secolo d.C., e segue la tradizione
siriaca. Oggi conta circa
450 mila fedeli, distribuiti in cinque eparchie e assistiti da 632 sacerdoti,
di cui 511 eparchiali e 121 religiosi. La sua
sede è nello Stato del Kerala. Nei
prossimi mesi sarà convocato un Sinodo che dovrà discutere delle modifiche
amministrative e della struttura gerarchica necessarie per il suo nuovo status.
Oltre alla Chiesa siro-malankarese, solo altre due Chiese di rito orientale
hanno lo status arcivescovile maggiore: quella greco-cattolica ucraina e quella
siro-malabarese.
UNA MOSTRA D’ARTE A FIRENZE
PER COOPERARE CON I PAESI AFRICANI
ED APRIRE LA STRADA A UN DIALOGO MULTIETNICO: GRANDE IL
SUCCESSO RACCOLTO DALLA RASSEGNA
CHE PRESENTA 130 OPERE DI ARTISTI AFRICANI,
OSPITATA A PALAZZO AMMANNATI,
FIRENZE.
= Si chiama “Africani in Africa” la mostra che in questi giorni si tiene a
Firenze per consolidare una serie di attività rivolte al Continente e
all’integrazione multietnica. Il progetto in questione ha raccolto l’adesione
del comune di Firenze e nasce da un’idea di Komera, l’Associazione fondata tre
anni fa da una quindicina di consiglieri regionali. L’obiettivo attuale è
quello di sostenere i giovani artisti africani, offrendo loro un percorso
formativo ed altri spazi espositivi e prende spunto proprio dal successo della
mostra. L’esposizione, allestita dal 29 dicembre a Palazzo Pazzi Ammannati,
propone 130 opere di una ventina di artisti di alcuni Paesi della fascia
equatoriale. La chiusura è stata prorogata dal 6 al 29 marzo, visto il
clamoroso successo di pubblico e il favorevole riscontro della critica. Lo
scopo è quello di rafforzare la cooperazione toscana in Africa. Tra i progetti
già realizzati in questi tre anni, un villaggio in Tanzania dove sono ospitati
bimbi e madri sieropositivi, assistenza e recupero dei bambini di strada in
Angola, scavi e gestione di pozzi d’acqua a Mali. “Africani in Africa” ha
permesso di riflettere su nuove attività di cooperazione e di apertura sociale.
(M.V.S.)
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16 febbraio 2005
- A cura
di Barbara Castelli -
“Ritiratevi
dall’Iraq, nessuno deve più venire in Iraq! Per favore fate qualcosa per
salvarmi!”. E’ un appello drammatico e sofferto quello che la giornalista
italiana, Giuliana Sgrena, da quasi due settimane nelle mani della guerriglia
irachena, lancia in un video. Dopo la diffusione del filmato, si è pronunciato il
ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, che ha sottolineato come il governo
continuerà a fare tutto quanto in suo potere per ottenere la liberazione
dell’ostaggio, senza mutare la strategia politica, diplomatica e di intelligence
sin qui seguita. Questa sera l’Italia si pronuncerà al Senato sul decreto legge che
proroga la missione militare fino al 30 giugno. Nel
Paese del Golfo, intanto, proseguono gli episodi di violenza. Il servizio di
Barbara Castelli:
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Appena ieri
il padre dell’inviata del quotidiano “Il Manifesto” aveva lanciato un appello
ai rapitori della figlia, chiedendo di poterla vedere, di poter sapere come
stava, dopo 12 giorni di sequestro. Il fardello dell’attesa è svanito oggi, con
il drammatico video di Giuliana Sgrena, consegnato alla Tv dell’agenzia
Associated Press. La giornalista è sola, in lacrime e chiede aiuto. Indossa una
casacca verde, mentre sullo sfondo si vede un lenzuolo bianco e una sigla
sconosciuta: “Mujaheddin senza confini”.
“Vi prego, mettete fine all’occupazione! Lo chiedo al
governo italiano, lo chiedo al popolo italiano perché faccia pressione sul
governo! Pier, aiutami, per piacere! Fai vedere le foto dei bambini colpiti
dalle cluster bomb! Chiedo alla mia famiglia di aiutarmi! Chiedo a tutti, a
tutti quelli che hanno lottato con me contro la guerra, contro l’occupazione!
Vi prego, aiutatemi! Questo popolo non deve più soffrire così! Ritiratevi
dall’Iraq! Nessuno deve più venire in Iraq perché tutti gli stranieri, tutti
gli italiani, qui sono considerati nemici! Per favore, fate qualcosa per me! La
mia vita dipende da voi!”
Nel video
poi si sente una voce in sottofondo e Giuliana ripete l’appello in francese,
parlando dell’Iraq: “Bisogna mettere fine all’occupazione – insiste la
giornalista italiana – la situazione qui è intollerabile, i bambini muoiono, la
gente muore di fame per strada, le donne vengono violentate, bisogna ritirare
le truppe”. Davanti al video della giornalista, per la quale anche Giovanni
Paolo II, domenica scorsa aveva lanciato un appello chiedendo la sua
liberazione e quella di tutti i sequestrati in Iraq, immediata è stata la
reazione dei genitori della Sgrena. “Siamo preoccupatissimi, siamo scossi –
hanno detto – perché le condizioni poste del ritiro delle truppe saranno
difficili da realizzare”. A due settimane dalle elezioni del 30 gennaio
nonostante la nomina di Ibrahim al-Jafaari come nuovo premier, la violenza
resta in primo piano. Tredici iracheni, tra cui soldati e poliziotti, secondo
quanto riferiscono fonti della sicurezza, sono stati uccisi da ieri sera in
vari attacchi a nord di Baghdad.
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Di fronte al video di Giuliana Sgrena
tanta è stata la commozione da parte di parenti, amici, colleghi ma anche di
gente comune. Giada Aquilino ha raccolto la testimonianza di Barbara
Schiavulli, la giornalista che a Baghdad ha diviso la stanza d’albergo con
Giuliana e che per prima ha dato l’allarme del sequestro:
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R. - Essendo coinvolta personalmente direi che ho provato
uno strazio tremendo. La situazione non è facile. Per lo meno però abbiamo la
notizia che Giuliana è ancora viva. L’ho vista un po’ dimagrita, l’ho vista
molto impaurita, l’ho vista disperata. D’altra parte, deve essere molto duro.
D. –
Cosa ti aspetti per le prossime ore?
R. –
Intanto, che le indagini si intensifichino, che venga ricordato che Giuliana
era lì per raccontare gli iracheni, il loro dolore e che è sempre stata contro
la guerra.
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Le forze
di sicurezza yemenite hanno arrestato questa settimana cinque presunti membri
della rete terroristica al Qaeda, tra cui una donna. I cinque - riferisce una
fonte della sicurezza - si apprestavano a compiere attentati ad ambasciate e
installazioni occidentali nel Paese mediorientale.
Ancora ombre
sul processo di pace in Medio Oriente. Il movimento di resistenza islamico
Hamas ha minacciato di lanciare nuovi attacchi contro obiettivi israeliani, in
ritorsione all’uccisione di quattro palestinesi negli ultimi due giorni. Le
minacce degli estremisti sono giunte proprio quando, dal carcere dov’è
rinchiuso, il leader di Al-Fatah, Marwan Barghuti, ha detto di ritenere di
poter essere rilasciato entro la fine del 2005. Il nuovo governo dell’Autorità
nazionale palestinese, intanto, sarà pronto entro martedì prossimo. Lo ha
annunciato alla stampa il premier palestinese Abu Ala. L’esecutivo ha ricevuto
anche il via libera del Comitato centrale di Al-Fatah, che oggi ha esaminato la
lista dei nuovi ministri.
A due
giorni dall’assassinio dell’ex premier Rafik Hariri, si inaspriscono i toni tra
gli Stati Uniti e la Siria. Il sottosegretario di Stato americano, William
Burns, con delega agli affari mediorientali, ha chiesto il ritiro “completo e
immediato” delle truppe siriane dal Libano. Appena ieri Washington aveva
richiamato d’urgenza il suo ambasciatore a Damasco.
La
Russia è in trattative per fornire alla Siria sofisticati missili a corto
raggio. Lo hanno confermato a Mosca fonti del ministero della Difesa. Risultano
così vane le pressioni fatte dal premier israeliano, Ariel Sharon, sul
presidente russo, Vladimir Putin, perché evitasse la vendita di nuovi missili a
Damasco, a suo giudizio potenzialmente destabilizzante per il Medio Oriente. Le
fonti russe del ministero della Difesa, comunque, hanno assicurato che non
saranno venduti a Damasco i missili tattici del tipo Iskander, più pericolosi
per lo Stato ebraico in quanto hanno una gittata massima di 280 chilometri.
In sei
mesi l’Iran avrà le conoscenze per costruire una bomba nucleare. Ne è convinto
il ministro degli Esteri israeliano, Silvan Shalom. Di tutt’altro avviso,
invece, è il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia
atomica (AIEA). Mohamed ElBaradei ha sottolineato che non vi sono prove che
Teheran stia sviluppando armi nucleari. Proseguono, intanto, a Bruxelles i
colloqui tra Iran e Unione Europea sul programma iraniano per l’arricchimento
dell’uranio. Un missile è stato sparato, infine, da un aereo non identificato
vicino alla città meridionale iraniana di Dailam, nella provincia di Bushehr,
dove si trova un’importante centrale nucleare. Al momento non si hanno
ulteriori informazioni.
Segni
di distensione tra Islamabad e New Delhi. Il Pakistan e l’India, infatti, hanno
espresso la volontà di ripristinare un collegamento di pullman attraverso la
frontiera del Kashmir. La decisione è frutto di un accordo avvenuto tra il
ministro degli Esteri indiano, Natwar Singh, e il suo collega pachistano,
Khurshid Kasuri. Dopo numerosi scontri ai confini della regione contesa, India
e Pakistan hanno firmato, il 26 novembre 2003, un cessate il fuoco sulla “linea
di controllo”.
Entro i
prossimi due mesi saranno indette nel Togo le elezioni presidenziali. Lo ha
assicurato oggi un alto esponente governativo, che ha preferito mantenere
l’anonimato. In questo modo il Togo risponderà alle pressanti richieste
provenienti dai leader africani. Dopo la morte, lo scorso 6 febbraio, del
presidente Gnassingbe Eyadema e l’annuncio dell’esercito che il potere era
stato conferito al figlio Faure Gnassingbé, piuttosto che al presidente del
Parlamento, Fambare Natchaba Uattara come prevedeva la Costituzione, si è
verificata una pioggia di appelli internazionali. Contro la decisione dei
militari si sono, infatti, pronunciate l’Unione Africana (UA), le Nazioni Unite
e la Comunità dell’Africa occidentale (CEDEAO), nonché molti Paesi, con in
testa la Francia, ex potenza coloniale nella regione.
Un nuovo
incidente in una miniera di carbone in Cina ha causato cinque morti e 17
dispersi. Si è ulteriormente aggravato, intanto, il bilancio dell’incidente
avvenuto lunedì scorso in una miniera di Fuxin, nella provincia nordorientale
di Liaoning. L’agenzia Nuova Cina riferisce ora di almeno 209 morti e 9
dispersi.
Si è
finalmente conclusa, ieri con l’incontro dei due capi di Stato, Hugo Chavez e
Alvaro Uribe, la crisi diplomatica scoppiata tra Venezuela e Colombia. I
rapporti si erano intiepiditi lo scorso dicembre, quando a Caracas un commando
assoldato da Bogotà ha sequestrato un importante dirigente del gruppo
guerrigliero delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia. Al termine
dell’incontro, a porte chiuse e durato almeno sei ore, Chavez ha assicurato la
volontà “di voltar pagina in modo molto costruttivo”, mentre Uribe ha
sottolineato che “bisogna sempre coltivare il dialogo con i Paesi fratelli”.
Duro
colpo ieri per il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva.
All’indomani della trionfale visita presidenziale in Venezuela, il suo
candidato alla presidenza della Camera brasiliana è stato battuto a sorpresa
dal deputato conservatore Severino Cavalcanti, del Partito progressista. Si
tratta della peggiore sconfitta politica del presidente brasiliano nei suoi
poco più di due anni di mandato.
Si è
insediato ieri il nuovo parlamento uruguayano in cui, per la prima volta nella
storia del Paese, la coalizione di sinistra Incontro progressista - Fronte
ampio (EP-FA) ha la maggioranza assoluta dei voti. L’EP-FA si è imposto con il
51 per cento nelle elezioni dello scorso ottobre ed il suo principale esponente,
Tabaré Vazquez, si insedierà come nuovo presidente del Paese il prossimo 1
marzo.
Una
forte scossa di terremoto, di magnitudo 5,4 sulla scala Richter, ha colpito
stamani Tokyo e la zona centrale del Giappone, ferendo 27 persone. Non è stato
lanciato nessun allarme tsunami e l’agenzia di Tokyo ha riferito che non ci
saranno scosse di assestamento. L’epicentro del sisma è stato individuato 40
chilometri sottoterra, nella vicina prefettura di Ibaraki, nel punto che gli
esperti giapponesi chiamano il “nido dei terremoti”.
Il
presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, ha concesso la
grazia al giornalista Lino Jannuzzi, ora senatore di Forza Italia. Jannuzzi
doveva scontare 2 anni, 5 mesi e 10 giorni di reclusione per reati di
diffamazione a mezzo stampa. Il decreto è stato firmato lo scorso 11 febbraio,
su proposta del ministro della Giustizia, Roberto Castelli.
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