RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
36 - Testo della trasmissione sabato 5 febbraio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Da
Mosca, gli auguri fraterni del Patriarca ortodosso russo Alessio II
Questa sera il Papa seguirà in TV dall’ospedale la festa in Vaticano per la Madonna della Fiducia, patrona del Seminario Romano Maggiore. Intervista con mons. Giovanni Tani
IN PRIMO PIANO:
Apprensione per la sorte di Giuliana Sgrena, la giornalista
italiana rapita in Iraq. Sequestrato anche un leader politico cristiano. Intervista con mons. Fernando Filoni, nunzio a Baghdad
CHIESA E SOCIETA’:
Di nuovo in crescita l’affluenza
dei pellegrini in Terra Santa
Si è svolta ieri a Roma l’udienza per un secondo
procedimento penale contro la Radio Vaticana
Approvato in
Ucraina il programma di politica generale del neo primo ministro, Yulia
Tymoshenko
La Thailandia
chiamata domani all’appuntamento elettorale per le politiche: favorito il
partito al governo.
5 febbraio 2005
IL PAPA DOMANI ALL’ANGELUS
IMPARTIRA’ DAL POLICLINICO GEMELLI LA BENEDIZIONE AI FEDELI.
LA RECITA DELLA PREGHIERA MARIANA SARA’ AFFIDATA
ALL’ARCIVESCOVO SANDRI.
L’ANGELUS SARA’ TRASMESSO SUI MAXISCHERMI IN
PIAZZA SAN PIETRO.
OLTRE 80 VESCOVI DI VARIE CONFESSIONI CRISTIANE HANNO
PREGATO OGGI AL GEMELLI PER IL PAPA.
GLI AUGURI FRATERNI DEL PATRIARCA ORTODOSSO RUSSO
ALESSIO II.
AI NOSTRI MICROFONI LA TESTIMONIANZA DI MONS.
PAGLIA CHE OGGI HA SALUTATO PERSONALMENTE GIOVANNI PAOLO II:
LE CONDIZIONI DEL PAPA MIGLIORANO
Il Papa
“non vuole rinunciare alla preghiera dell’Angelus con i fedeli”. E’ quanto ha
dichiarato oggi il direttore della
Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls. Perciò domani,
domenica – ha detto il portavoce vaticano – dopo la lettura del Messaggio e la
recita della preghiera mariana da parte di mons. Leonardo Sandri, Sostituto
della Segreteria di Stato, il Papa impartirà ai fedeli la Benedizione
Apostolica. L’Angelus sarà trasmesso sui maxischermi in Piazza San Pietro in
collegamento con il Policlinico Gemelli, dove il Pontefice è ricoverato da
martedì scorso. I fedeli sono invitati a recarsi preferibilmente in Piazza San
Pietro piuttosto che al Gemelli, per non recare problemi alla vita del
Policlinico. In Piazza San Pietro sarà presente anche il cardinale vicario
Camillo Ruini, in occasione della 27.ma Giornata per la Vita, promossa dalla
Conferenza episcopale italiana.
E Giovanni Paolo II sta
trascorrendo in modo tranquillo questa quarta giornata di ricovero al
Policlinico Gemelli. Stamani, quasi cento vescovi provenienti da 40 Paesi di
tutto il mondo si sono riuniti in preghiera al Gemelli e una delegazione ha
potuto incontrare il Papa. Dal Policlinico Gemelli, Alessandro Gisotti:
*********
Al Policlinico Gemelli, oggi è
stato il momento della vicinanza ecumenica a Giovanni Paolo II. 82 vescovi di
diverse confessioni cristiane - cattolici, ortodossi ed evangelici - hanno
voluto esprimere il loro sincero affetto al Papa per augurargli una pronta guarigione.
I presuli si sono riuniti in preghiera nella cappella del 3° piano
dell’ospedale romano. Un’iniziativa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio. Dopo
il momento di raccoglimento, una delegazione guidata da mons. Paglia, vescovo
di Terni, e composta dal metropolita del Patriarcato romeno ortodosso, Joanta,
da mons. Lobo, vescovo di Islamabad e dal vescovo anglicano Richard Clarke si è
recata dal Pontefice per consegnargli un messaggio. Al termine dell’incontro
con il Papa, mons. Paglia ha rilasciato ai nostri microfoni queste
incoraggianti parole:
“Abbiamo potuto presentare la
lettera con le firme degli 82 vescovi presenti all’incontro, organizzato dalla
Comunità di Sant’Egidio; il Papa è stato molto contento di sapere della
preghiera, di sapere della presenza dei vescovi. Ha voluto vedere le firme e
quindi abbiamo dovuto sfogliare vari fogli per vederli. Poi, lui ci ha pregato
di salutare tutti e ha ringraziato: ha ringraziato molto di questa vicinanza
che è tutta particolare, appunto perché è una vicinanza che viene non solo dai
cattolici, ma anche dagli ortodossi, dagli anglicani, dai luterani e anche da
tante altre parti del mondo. Il Papa migliora, è contento e noi speriamo che
possa tornare presto in Vaticano per riprendere le attività normali”.
“In queste ore – si legge nel
messaggio dei presuli al Papa - vorremmo che la nostra preghiera e la nostra
fraternità la raggiungessero in un abbraccio corale verso di Lei, Padre
infaticabile”. I vescovi augurano al Pontefice di riprendersi quanto prima
affinché “possa essere restituito al più presto al suo impegno, tanto decisivo
per l’intera Chiesa di Cristo”. E ancora, sottolineano come “nella debolezza e
nella fragilità”, Giovanni Paolo II abbia lasciato abitare la “forza dello
Spirito e la testimonianza del Vangelo”. Come vescovi, conclude il mesaggio,
“ci sentiamo tutti personalmente esortati dal Suo esempio a maggiore amore e
alla profondità di quella comunione nutrita dalla parola di Dio, che Lei in
tanti modi e ovunque nel mondo ha voluto suscitare e cercare”. Tra i vescovi
cattolici che hanno pregato qui al Gemelli anche mons. Pascal
N'Koue, del Benin. Il “Papa è un amico dell’Africa – ha dichiarato - è un
nostro amico abbiamo il dovere, come segno d’amore, amicizia e affetto, di
pregare per il nostro Pastore”. Anche oggi, d’altro canto, continuano le
manifestazioni d’affetto della gente comune: poco fa, due bambini polacchi
hanno portato al Papa dei fiori bianchi e gialli, colori della bandiera della
Città del Vaticano. Un sacerdote che li accompagnava ci ha detto che si tratta
del gesto semplice di fedeli che in queste ore, anche tra i più piccoli,
vogliono fare sentire al Papa quanto gli siano vicini nella speranza di poterlo
rivedere al più presto.
Dal
Policlinico Gemelli, Alessandro Gisotti, Radio Vaticana.
**********
Un messaggio augurale per il
Papa giunge anche dal Patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie,
Alessio II, che assicura la propria “fraterna preghiera” per una pronta
guarigione di Giovanni Paolo II. Alessio II invoca “il Signore misericordioso”
perché “doni la guarigione” al Papa e “consolidi” le sue forze affinché possa
“proseguire nell’alto servizio pastorale di Pontefice della Chiesa cattolica”,
per il bene del suo gregge e “a favore del comune impegno cristiano per la pace
e la giustizia”. “Nell’amore di Cristo”, il Patriarca Alessio II, appone infine
la sua firma al messaggio, pubblicato oggi sul sito ufficiale del patriarcato
di Mosca.
QUESTA SERA IL PAPA SEGUIRA’ IN TV DALL’OSPEDALE
LA FESTA IN VATICANO
PER LA MADONNA DELLA FIDUCIA, PATRONA DEL
SEMINARIO ROMANO MAGGIORE
- Intervista con mons. Giovanni Tani -
Giovanni
Paolo II seguirà questa sera in TV dalla sua stanza nel Policlinico Gemelli, la
cerimonia per la festa della Madonna della Fiducia, Patrona del Seminario
Romano Maggiore che si terrà nell’Aula Paolo VI in Vaticano a partire dalle
18.00. Il testo del discorso, che era stato preparato dal Papa, verrà letto
dall’arcivescovo Leonardo Sandri, Sostituto della Segreteria di Stato.
Sull’evento ascoltiamo il rettore del Seminario mons. Giovanni Tani, al
microfono di Giovanni Peduto:
**********
R. – Il programma della festa
prevede, come sempre, un momento forte la mattina con il cardinale Ruini, che
ha presieduto la Santa Messa con tutti gli ex alunni e i tanti amici del
Seminario. Nel pomeriggio era previsto l’incontro con il Papa in Aula Paolo VI.
Noi andremo ugualmente e saremo uniti a lui con la preghiera. Il tema centrale
di quest’anno è l’Eucaristia. Anche l’Oratorio di don Marco Frisina avrà questo
tema centrale.
D. – Qual è la tradizione degli
incontri del Papa con il Seminario Romano Maggiore?
R. – In tutti gli anni del suo
Pontificato non ha mai mancato di essere presente in Seminario, soprattutto per
la festa della Madonna della Fiducia. 21 volte in tutto, tre delle quali in
Aula Paolo VI. Ma ogni anno si è trovata l’occasione, anche in altre date, di
poter incontrare il Santo Padre.
D. – Che legame c’è tra il
Seminario e la Madonna della Fiducia?
R. – L’immagine della Madonna
della Fiducia proviene dalla zona di Todi, e fu portata nel Collegio Romano,
dove risiedeva, dal padre gesuita
Crivelli. Poi, quando nel 1774 ci fu la soppressione della Compagnia di Gesù e
la sede del Seminario Romano fu portata al Collegio Romano, l’immagine si
collegò immediatamente col Seminario e seguì la comunità del Seminario in tutte
le sue sedi fino all’attuale collocazione.
D. – Mons. Tani, qual è la
situazione del Seminario?
R. – La comunità dei seminaristi
quest’anno come numero è più o meno quella dello scorso anno: cioè 120
seminaristi, 50 per la diocesi di Roma, 28 per diocesi non italiane, e 42 per
diocesi italiane.
D. – Qual è oggi la fisionomia
del seminarista?
R. – Per essere onesto dovrei
raccontare di ogni singolo seminarista. Comunque si può ritrovare, in generale,
molta sincerità e spontaneità, un grande bisogno di essere seguiti e allo
stesso tempo di essere liberi, una volontà molto intrecciata con l’emotività,
che spesso ha il sopravvento e quindi si tratta anche di raggiungere una
maturità tale da poter proseguire nella sequela del Signore per il sacerdozio.
D.- Mons.Tani, una domanda che
molti si pongono: un giovane come fa a dire di avere la vocazione?
R. – Un giovane se la trova
dentro la vocazione per tante circostanze. La scoperta può essere favorita da
avvenimenti belli o dolorosi della vita. Spesso è legata ad una esperienza
comunitaria o in parrocchia o in altri ambiti ecclesiali. Un giovane, ultimamente,
mi ha detto di aver avvertito i primi segni vocazionali visitando il Seminario
con alcuni amici della parrocchia. Le storie sono tante. Ad un certo punto ci
si trova dentro questo desiderio che diventa insopprimibile.
D. – La sua parola ad un giovane
che sente il desiderio di diventare sacerdote?
R. – Gli direi di legarsi molto
alla comunità parrocchiale, di avere un direttore spirituale col quale aprirsi
totalmente e di considerare nel tempo se questo desiderio si chiarisce e si approfondisce.
Dopo si può prendere contatto col Seminario, sempre accompagnati dal parroco o
comunque dal sacerdote. Questo è l’itinerario più sicuro, più certo.
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L’Ufficio
delle Celebrazioni Liturgiche della Santa Sede ha reso noto oggi che il 9
febbraio, prossimo Mercoledì delle Ceneri e inizio della Quaresima, sarà il Penitenziere
Maggiore, il cardinale James Francis Stafford, a presiedere alle 10.30, a nome
del Santo Padre nella Basilica Vaticana, la Celebrazione della Parola durante
la quale saranno benedette e imposte le ceneri. La celebrazione prende il posto
dell’udienza generale del mercoledì.
COMMOSSO SALUTO OGGI NELLA BASILICA VATICANA AL
CARDINALE BAFILE,
MORTO
GIOVEDÌ SCORSO ALL’ETÀ DI 101 ANNI.
IL
RITO FUNEBRE È STATO PRESIEDUTO A NOME DEL PAPA DAL CARDINALE RATZINGER
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NOMINE
Il Santo Padre ha nominato
presidente dell’ULSA, l’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, il cardinale
Francesco Marchisano, arciprete della Patriarcale Basilica Vaticana.
Allo stesso tempo, in vista del
nuovo impegno richiesto al porporato, il Papa gli ha concesso un coadiutore
nella persona di mons. Angelo Comastri, finora arcivescovo-prelato di Loreto e
delegato pontificio per il Santuario Lauretano, affidandogli inoltre gli
incarichi di suo vicario generale per lo Stato della Città del Vaticano e di
presidente della Fabbrica di San Pietro.
Sempre oggi il Santo Padre ha
nominato membri del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici
Internazionali: mons. J. Michael Miller,
segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica, e mons. Ruperto Cruz Santos, rettore del
Pontificio Collegio Filippino in Roma.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina un articolo di Giampaolo Mattei dal titolo “‘Gemelli’-Piazza
San Pietro: in comunione con il Papa per la festa della vita”: domenica la preghiera
dell’Angelus - Il pellegrinaggio di preghiera compiuto da cento vescovi.
Sempre
in prima, un articolo di Umberto Santarelli dal titolo “I giudici siano consapevoli
della propria funzione”: il discorso del Papa alla Rota Romana.
Iraq:
ore di apprensione per la giornalista italiana sequestrata ieri a Baghdad.
Nelle
vaticane, l’omelia del cardinale Joseph Ratzinger che ha presieduto, a nome del
Santo Padre, le esequie del cardinale Corrado Basile nella Basilica Vaticana.
Una
pagina dedicata alla figura della serva di Dio suor Alfonsa di Gesù Bambino.
Una
pagina sull’ingresso in diocesi del nuovo vescovo di Gubbio.
Nelle
estere, riguardo al Medio Oriente un articolo dal titolo “Ai progressi del negoziato
si contrappone un persistente stillicidio di violenze”: due palestinesi sono
stati uccisi dai soldati israeliani nel Nord della Striscia di Gaza.
Nella
pagina culturale, d’apertura l’elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo
“Zero in grammatica, dieci in chiarezza”: la nota di un guardaboschi dell’ 800.
Nelle
pagine italiane, in primo piano la vicenda del rapimento della giornalista italiana
in Iraq.
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5 febbraio 2005
APPRENSIONE
PER LA SORTE DELLA GIORNALISTA ITALIANA RAPITA IN IRAQ
DOVE NON SI INTERROMPE LA SCIA
DI VIOLENZE:
ATTACCHI E AGGUATI A BAGHDAD,
MOSSUL E A SAMARRA
- Intervista con mons. Fernando
Filoni -
In Iraq è
stato rivendicato dal gruppo ‘Organizzazione per la Jihad islamica’ il sequestro
della giornalista italiana, Giuliana Sgrena, l’inviata del “Manifesto” rapita ieri a Baghdad. In un comunicato via
internet è stato chiesto il ritiro delle truppe italiane dall’Iraq entro 72
ore. Gli investigatori, intanto, stanno analizzando con attenzione la telefonata
giunta questa mattina al telefono cellulare della collega Barbara Schiavulli,
compagna di stanza in albergo della Sgrena. Ascoltiamo il servizio inviatoci
questa mattina dalla stessa Barbara Schiavulli:
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Oggi
saremmo dovute andare ad intervistare il vice presidente dell’Iraq e poi un
altro politico importante, ma Giuliana voleva accompagnare prima un ragazzo
sciita che avevamo intervistato. Voleva aiutarlo a chiedere un risarcimento per
la sua casa distrutta durante l’assedio a Sadr-City. Giuliana è così: le storie
degli altri le faceva diventare anche le proprie. Per questo, ieri è andata
alla moschea dell’Università di Baghdad: voleva solo raccontare le storie delle
famiglie scampate ad un altro assedio. Voleva testimoniare come una guerra sia
sempre una cosa sporca: i conflitti uccidono, distruggono le case e mettono i
bambini e le donne in pericolo. Per questo era andata in quel quartiere
malfamato, dove io non ho voluto accompagnarla. Due macchine l’hanno
accerchiata, fuori dalla moschea; uomini aramati hanno sparato mentre lei mi
chiamava per avvisarmi. Nel silenzio di una telefonata muta ho capito subito il
dramma di quei momenti. L’hanno portata via, in qualche quartiere di Baghdad,
un gruppo di rapitori tra i tanti che affollano questa città e che vogliono gli
stranieri; non importa chi siano, non importa cosa facciano. Bastano solo gli
occhi chiari, un po’ di visibilità. Il web ha diffuso un comunicato della Jihad
islamica che chiede al governo di ritirare le truppe. Ma lo sciacallaggio in queste
occasioni è quasi d’obbligo, prima di sapere qualche cosa di vero. L’ultima
cosa che mi ha detto è stato: “Ci vediamo dopo”. Continuerò ad aspettare che
torni.
Barbara
Schiavulli, da Baghdad, per la Radio Vaticana.
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Anche la redazione della Radio
Vaticana si augura la pronta liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, che
ha sempre apprezzato per il suo lavoro in favore del popolo iracheno e che si è
sempre resa disponibile mettendo al servizio dei nostri notiziari la sua professionalità
e la sua conoscenza della realtà irachena con interviste e commenti.
Ed oltre
all’angoscia per la sorte della giornalista italiana rapita in Iraq, nel Paese
arabo si registra una nuova ondata di violenze: quattro soldati iracheni sono
rimasti uccisi a Bassora per la deflagrazione di una bomba esplosa al passaggio
del loro convoglio. A Baghdad è stato assassinato un membro del consiglio
municipale. Violenze si sono verificate anche a Samarra, dove sono morte almeno
7 persone, e a nord della capitale: il comando americano ha reso noto che
l’esplosione di un ordigno ha causato, ieri, la morte di due militari
statunitensi. Il Consiglio degli Ulema, massima autorità religiosa sunnita, ha
subordinato inoltre la partecipazione dei sunniti alla stesura di una nuova
Costituzione alla realizzazione di un programma per il ritiro dall’Iraq delle
truppe straniere. Sulla difficile situazione del Paese arabo, ascoltiamo Amedeo
Lomonaco:
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Nello
scenario iracheno, purtroppo dominato dalle violenze, bisogna anche aggiungere
il dramma di undici agenti che risultano ancora dispersi dopo l’attacco della
guerriglia ad un convoglio avvenuto giovedì scorso ad ovest della capitale. Un
tragico episodio è avvenuto inoltre a Samarra dove l’esplosione di una mina ha
ucciso due bambini che stavano giocando per strada. Prosegue, intanto, la
missione del segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, giunta ieri in
visita ufficiale a Berlino: al termine del colloquio di ieri, il cancelliere
tedesco Gerhard Schroeder ha dichiarato che la Germania è pronta a
intensificare il proprio impegno in favore dell’Iraq e ad offrire maggiori
aiuti per la ricostruzione. La missione di Condoleeza Rice, che toccherà dieci
diversi Paesi nell’arco di otto giorni, proseguirà domani a Gerusalemme. Cresce
la tensione, intanto, all’interno delle Nazioni Unite: il segretario generale
dell’ONU, Kofi Annan, si è dichiarato “sconvolto” dal rapporto preliminare su
presunti casi di corruzione nell’ambito di “Oil
for food”, il programma creato per permettere
all’Iraq di acquistare cibo e medicinali durante il regime di Saddam Hussein.
La commissione delle Nazioni Unite incaricata di esaminare eventuali irregolarità
ha definito infatti illeciti gli accordi raggiunti dal responsabile del
programma, Benon Sevan. Annan ha anche sottolineato la necessità di “attendere
prima di trarre conclusioni definitive”. Prosegue infine lo spoglio delle
schede delle elezioni dello scorso 30 gennaio: la lista sciita ‘Alleanza
irachena unita’ ha ricevuto finora il 67 per cento dei 3,3 milioni di voti già
scrutinati, il 35 per cento del totale. Segue a grande distanza la lista del
premier Yiad Allawi, sciita laico, che ha ottenuto finora il 18 per cento.
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E continua
ad essere difficile anche la situazione della comunità cristiana in Iraq: il
segretario generale del Partito democratico cristiano iracheno, Minas Ibrahim
Al Yussufi, è stato rapito da sconosciuti mentre era in viaggio tra Baghdad e
Mossul. Lo hanno riferito fonti cristiane precisando che il sequestro è
avvenuto tra il 28 e il 31 gennaio. Sulla situazione
dei cattolici nel Paese arabo, ascoltiamo il nunzio apostolico a Baghdad, mons.
Fernando Filoni. L’intervista è di Roberto Piermarini:
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R. – I cattolici dell’Iraq
vivono, prima di tutto, la drammatica situazione di tutto il popolo iracheno.
La situazione è peggiorata dal primo agosto dello scorso anno, quando sono
cominciati gli attacchi contro le chiese. I cristiani vivono una ulteriore
difficoltà che è quella, come minoranza, di vedere garantite la propria
libertà, la propria autonomia e anche una propria sicurezza in quanto cristiani
in questo stesso Paese.
D. –
Praticamente non è tutto il popolo iracheno che prende di mira i cristiani …
R. –
Non è tutto il popolo iracheno ad essere contro i cristiani, anzi, ho testimonianze
a volte di gente semplice, ma a volte anche di personalità, che assolutamente
desiderano far rimanere i cristiani nel Paese. Ovviamente c’è una frangia
minoritaria, quella più aggressiva o fanatica, che invece usa i cristiani anche
come strumento di pressione internazionale.
D. –
Mons. Filoni, qual era la situazione dei cristiani durante il regime di Saddam
Hussein?
R. –
Anche durante il tempo del passato regime c’erano state minacce contro i
cristiani. Non possiamo dire, quindi, che provengono da un terrorismo soltanto
attuale. Forse adesso si è accentuata per la mancanza di sicurezza: coloro che
da un punto di vista politico o religioso pensano che l’Iraq debba appartenere
solo all’islam, dimenticano che la Mesopotomia originariamente è stata un Paese
dove il cristianesimo ha conosciuto un forte sviluppo. Successivamente, l’Islam
– con le invasioni del VII secolo – è diventata la religione maggioritaria. Ma
sono tantissimi, re, califfi, che hanno garantito ai cristiani la loro secolare
presenza, anche perché loro hanno un diritto nativo; essendo popoli originari
della Mesopotamia, hanno diritto di stare, di vivere, di contribuire al bene
del Paese.
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DOMANI SERA SU RAI UNO UN FILM SULLE FOIBE ISTRIANE
A
60 ANNI DA UN MASSACRO DIMENTICATO
-
Interviste con Alberto Negrin, Adriano Todano e Leo Gullotta -
Un film
per conoscere e ricordare la tragedia delle foibe istriane del ’45, raccontata
attraverso gli occhi di un bambino in fuga che annota sul diario gli orrori
vissuti. E’ il “Cuore nel pozzo”, miniserie in due puntate in onda domani sera
e lunedì su Rai Uno, in occasione del “Giorno del Ricordo” celebrato in Italia,
per la prima volta quest’anno, il 10 febbraio. All’anteprima romana c’era per
noi Gabriella Ceraso:
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(musica)
Istria,
1945, mentre l’Italia festeggia la fine della guerra, una piccola comunità è
sconvolta dall’arrivo dei partigiani di Tito che dilagano, slavizzando il
territorio: è una mattanza in nome della pulizia etnica. In 10 mila, solo
perché italiani, vengono gettati, con le mani legate dal fil di ferro, nelle
Foibe, profonde fenditure del suolo carsico. In 350 mila scappano.
L’ambientazione della fiction è
reale, ma le vicende “no”. Non è una ricostruzione storica, né un film politico
od ideologico. Lo chiarisce il regista, Alberto Negrin:
“Io scelgo
sempre il lato umano. Lo trovo una patologia quella dell’affrontare una situazione
da un punto di vista ideologico o politico. La racconto, quindi, attraverso gli
occhi di un bambino, che lo ha vissuto in prima persona ed ha avuto i genitori
“infobati”. I bambini – si sa – non hanno ideologie e quello che vedono raccontano.
L’impatto che io spero ci sia sul pubblico è un impatto essenzialmente di
grandissime emozioni, in cui il messaggio vero è quella della non violenza”.
(effetti sonori)
Un messaggio di pace, subito
colto da uno dei protagonisti, il piccolo Francesco, nella realtà Adriano
Todano:
“Mi è piaciuto
molto lavorare in questo film. E’ stato certamente impegnativo, ma ho imparato
che molte persone hanno sofferto, che la pace è la cosa più importante e che i
buoni vincono sempre”.
(musica)
Per 60 anni rimosso dai libri di
scuola, nel dibattito culturale al cinema ed in TV, anche per opportunità
politica, il massacro delle Foibe è stato strappato alla memoria collettiva.
Ora la fiction, attraverso il racconto di un bambino, inizia a scalfire il muro
di silenzio, senza polemiche o strumentalizzazioni. Leo Gullotta, uno dei protagonisti:
“E’
un’occasione per entrare nelle case e dare ai giovani conoscenza, perché è attraverso
la conoscenza che si può costruire una società migliore. E’ una storia di
probabili uomini di quel periodo che si sono posti il problema della paura, del
perché della guerra. Persone che non capivano dove si trovassero e tutto quello
che gli avveniva attorno”.
Leo Gullotta è don Bruno, che in
una fuga disperata cerca di salvare un gruppo di orfani, tra cui il
protagonista, dalla violenza dei titini:
“Don Bruno si immolerà alla
fine, rimarrà sospeso, come sospese sono rimaste le persone in vita che ancora
aspettano una spiegazione di un momento di follia della nostra storia”.
(musica)
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IL
VANGELO DI DOMANI
Domani, 6 febbraio, 5a Domenica
del Tempo Ordinario, la liturgia ci propone il Vangelo in cui Gesù esorta i
suoi discepoli ad essere sale della terra e luce del mondo:
“Voi siete il sale della terra;
ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A
null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”.
Su queste parole di Gesù
ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Se il sale perde il sapore con
che cosa lo si potrà rendere salato? Noi siamo il sale e ciò che ci rende salati
è la vita divina che ci viene donata. I Santi Padri hanno visto in questa
immagine il dono dello Spirito Santo che ci dà l’amore e la vita del Padre, che
costituiscono l’identità del cristiano. Il cristiano è sulla Terra come il
sale, cioè è quello che dà il sapore a tutto. La Chiesa è nel mondo per illuminare,
per incoraggiare, sostenere e benedire tutto ciò che di buono l’uomo cerca di
fare. Il cristiano fa le opere buone, estende l’amore e la vita che gli sono
donati su tutto ciò che fa e quelli che incontra. E questo dovrebbe rimandare
gli altri al Padre, a rendergli gloria perché da Lui provengono l’amore e la
vita. La vita dei cristiani dovrebbe essere fascino e attrazione, perché la
carità attira. La Chiesa dovrebbe suscitare il desiderio della bellezza della vita
con Dio.
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5
febbraio 2005
UN MANIFESTO PER UN
NUOVO UMANESIMO INTEGRALE E SOLIDALE,
INDICATO DAL CARDINALE MARTINO A BOLOGNA SULLA
BASE
DEL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
- A cura di Paolo Scappucci -
BOLOGNA. = “Promuovere e
seminare nei solchi della civiltà contemporanea un umanesimo integrale e
solidale, aperto alla Trascendenza” è nelle finalità principali del Compendio della dottrina sociale della
Chiesa, recentemente pubblicato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e
della Pace (25 ottobre 2004). Presentandolo stamani alla Scuola di formazione
all’impegno sociale dell’Istituto Veritatis
Splendor di Bologna, il Presidente del Dicastero vaticano, cardinale Renato
R. Martino, ha definito il Compendio come il manifesto di un nuovo umanesimo, nel senso che “in esso si trovano
le coordinate ispiratrici e programmatiche, ideali e storiche, di una nuova
società, per dare corpo alle esigenze sempre vive del Vangelo nel cuore degli
uomini e delle città”. Per il cardinale
Martino, un umanesimo integrale e solidale si può porre in essere solo
attraverso progetti elaborati e attuati in forza di una cultura sociale e
politica comune. Di qui l’importanza del Compendio per condurre la dottrina
sociale fuori dai cerchi chiusi della clericalità e anche della
intraecclesialità e farne uno strumento “per elaborare una cultura sociale e
politica comune, riscoprendo il gusto di una presenza unitaria e coerente, non
in soggezione di fronte alla cultura di oggi”. Il Presidente di Giustizia e
Pace ha quindi insistito sull’esigenza di “un’azione unitaria per mostrare
l’efficacia di progetti che trovano ispirazione non formale nel contenuto di
verità della dottrina sociale della Chiesa”. “Se un tempo – ha aggiunto il
porporato – il tradizionalismo sociale e il contesto di cristianità diffusa
rendevano abbastanza implicito un comune orizzonte culturale oltre che di fede,
oggi esso deve essere costruito con maggiore sforzo”. Il Compendio infatti “invita
non solo a pensare, ma anche ad agire insieme”. Di qui la conclusione del cardinale Martino: “Pur lasciando aperta
la molteplicità di forme di presenza nella società, sarebbe un fatto positivo
che i laici cattolici, soprattutto tramite le associazioni e i movimenti,
individuassero anche dei progetti concreti e di ampio respiro, significativi
per qualificare una presenza da progettare e compiere insieme. La realizzazione
di progetti concreti comuni faciliterebbe un impegno sociale e politico dei
cattolici, non solo sul piano della fede e dei valori, ma anche nella cultura
sociale e politica”. (P.S.)
“LA VIOLENZA OFFENDE LA DIGNITA’ UMANA, LA LIBERTA’ E LA VITA”,
TUTTI SIAMO CHIAMATI A “PROMUOVERE LA PACE E LA
RICONCILIAZIONE”.
COSI’ L’ARCIVESCOVO DI GOA, IN OCCASIONE DELLA
“GIORNATA DELLA PACE”,
CELEBRATA IN INDIA PER COMMEMORARE IL MAHATMA
GANDHI
GOA.
= La sfida della pace è uno dei punti fondamentali della missione della Chiesa,
che deve essere raccolta con grande entusiasmo e volontà dalla comunità
cattolica in India. Lo sottolinea, in un comunicato, mons. Felipe Neri António
Sebastião do Rosário Ferrão, arcivescovo di Goa, in occasione della “Giornata
della Pace”, celebrata in India nei giorni scorsi per commemorare il Mahatma
Gandhi, padre della nazione, apostolo della pace e della non violenza. Il
presule, riferisce l’agenzia Fides, ha affrontato gli aspetti più specifici
della pace intesa in senso cristiano, con riferimenti all’attualità, alla fase
sociale e politica che sta attraversando l’India, toccando la tematica dei
conflitti interreligiosi e intercomunitari. “Per secoli gli indiani di tutte le
fedi – dichiara l’arcivescovo di Goa – hanno vissuto in pace e fratellanza.
Indù, musulmani, cristiani e seguaci di altre religioni hanno percorso un
sentiero di armonia”. “Purtroppo – aggiunge nel messaggio – in temi recenti la
crescita di alcuni gruppi fondamentalisti ha messo a rischio il carattere
secolare della nostra nazione e portato a galla l’intolleranza religiosa. La
violenza offende la dignità umana, la libertà e la vita”. “La pace è il bene supremo
– ammonisce poi l’arcivescovo Ferrão – e il bene non si ottiene attraverso
opere malvagie o con l’uso di mezzi sbagliati. Il male viene da un uso irresponsabile
della libertà umana”. “Per combattere il male – conclude, invitando tutti ad
abbracciare gli ideali di pace, comprensione e cooperazione – si deve mettere
da parte il bene e l’interesse personale e pensare al bene comune, specialmente
al benessere di quanti sono nel bisogno. Ognuno deve usare la sua libertà con responsabilità”.
(B.C.)
BASTA CON LO
SFRUTTAMENTO IRRESPONSABILE DELLE FORESTE.
E’ IL MONITO DEI VESCOVI DELL’AFRICA CENTRALE,
ALLA VIGILIA DEL VERTICE
DEI CAPI DI STATO E DI GOVERNO DEI PAESI DEL
BACINO DEL FIUME CONGO
BRAZZAVILLE. = I vescovi dell’Associazione delle Conferenze
episcopali dell’Africa centrale (ACERAC) auspicano “una gestione responsabile e
trasparente” delle foreste, alla vigilia del vertice dei capi di Stato e di
governo dei Paesi del bacino del fiume Congo, oggi a Brazzaville. La vasta
regione, infatti, è ricchissima di vegetazione, “ma questo patrimonio è
costantemente minacciato dal disboscamento sfrenato, dall’apertura di nuove
strade, dalla creazione di nuovi centri urbani, dallo sfruttamento minerario”.
“Le legislazioni in vigore sono costantemente violate – sottolineano i presuli
dell’ ACERAC – purtroppo anche con la complicità di alcuni nostri
amministratori (…). L’insufficienza di risorse umane e materiali per assicurare
controlli adeguati è citata come una delle cause principali dell’illegalità”. I
vescovi dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa centrale,
riferisce l’agenzia MISNA, lanciano così un appello, prima di tutto ai governi,
chiamati all’applicazione delle leggi, “partendo dal principio del bene comune”,
a rafforzare la lotta alla corruzione, rispettare la biodiversità, reinvestire
parte delle entrate del settore a favore delle comunità locali. La società
civile è esortata a studiare soluzioni alternative volte alla gestione
sostenibile delle foreste. La comunità internazionale ad appoggiare a livello
tecnico e finanziario programmi mirati alla conservazione delle specie
endemiche in via d'estinzione. “Se ci diamo la mano – concludono i vescovi – le
nostre foreste contribuiranno certamente in modo duraturo alla nostra lotta
contro la miseria, che minaccia la sopravvivenza dei nostri popoli”. (B.C.)
SARA’
PROCLAMATO CARDINALE DELLA PACE
L’ARCIVESCOVO DI MANAGUA.
IL
NICARAGUA RENDE COSI’ OMAGGIO AL PORPORATO
PER
IL SUO INSTANCABILE IMPEGNO PER LA RICONCILIAZIONE NEL PAESE
MANAGUA. = L’arcivescovo di Managua, il cardinale Miguel
Obando Bravo, sarà proclamato dell’Assemblea Nazionale nicaraguese “cardinale della pace”, per il suo
strenuo impegno a favore della riconciliazione. A darne notizia è stato il
deputato del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) e vice
segretario del Parlamento, Edwin Castro. “Il plenum dell’Assemblea – ha detto –
ha deciso di votare una risoluzione per conferire il riconoscimento al
porporato”. “Con ogni probabilità - ha
aggiunto – verrà portata in aula dopo il 15 febbraio. Tutti i deputati si sono
attivati per giungere a questo traguardo, che intende rendere merito al
prezioso contributo reso dal cardinale Obando per il superamento della crisi in
Nicaragua”. “Durante il suo ministero – ha continuato il deputato sandinista –
il porporato si è distinto come mediatore nei periodi più difficili. Il suo
operato peraltro è stato già riconosciuto dalla comunità internazionale, tanto è
vero che ha ricevuto per questo diverse onorificenze”. L’avvicinamento tra i
sandinisti e la Chiesa locale è il frutto di un percorso culminato nel 2003,
quando il segretario generale del FSLN ed ex presidente del Nicaragua, Daniel
Ortega, rivolse pubblicamente le scuse alla Chiesa e ai vescovi per
l’intransigenza del suo governo nei confronti dei cattolici nei primi anni
ottanta. Lo fece in occasione del discorso pronunciato in occasione del
24.esimo anniversario della Rivoluzione sandinista. L’amministrazione Ortega fu
particolarmente dura, tanto da arrivare ad umiliare i vertici della Chiesa
locale per svilire il suo ruolo. L’esecutivo espulse, inoltre, 18 preti,
calunniò pesantemente i presuli, censurò i documenti della Santa Sede, così
come gli atti della Conferenza episcopale nicaraguese. Poi arrivò il discorso
dello stesso arcivescovo di Managua, l’anno successivo, quando di fronte ad una
folla di 300 mila persone, in occasione della Messa per la pace e la riconciliazione, disse: “Il perdono,
offerto e accettato, è una premessa indispensabile per camminare verso una pace
autentica e stabile, perché non si può restare prigionieri del proprio
passato”. La cerimonia eucaristica, presieduta dal nunzio apostolico Jean Paul
Gobel, fu espressamente richiesta dallo stesso Ortega. “Ogni essere umano
custodisce in sé la speranza di poter intraprendere un nuovo cammino di vita”,
evidenziò il porporato durante l’omelia, sottolineando, al contempo, che “per
levare lo sguardo verso il futuro con nuove prospettive e impegni è necessario
un reale pentimento; senza, le ferite continueranno a sanguinare, alimentando
le future generazioni con un risentimento senza fine, fonte di vendetta e causa
di nuove rovine”. (D.D.)
DI NUOVO
IN CRESCITA L’AFFLUENZA DEI PELLEGRINI IN TERRA SANTA.
“SUL PIANO SPIRITUALE – HA SOTTOLINEATO MONS.
ANDREATTA,
DIRETTORE GENERALE DELL’ORP – IL PELLEGRINAGGIO E’
IL PANE”
ROMA.
= In Terra Santa sono ripresi i pellegrinaggi. Dopo il blocco quasi totale,
innescato nel settembre del 2000 dall’inizio della seconda Intifada, i
pellegrinaggi partiti dall’Italia, con l’Opera romana pellegrinaggi (ORP), sono
passati dai 28 mila del 2000 ai 522 del 2002, e poco più l’anno seguente. La
svolta si è registrata lo scorso anno, con 4.025 pellegrini. “Un bilancio
positivo e di pace”, dunque, come sottolineato da mons. Liberio Andreatta,
amministratore delegato e direttore generale dell’ORP, che ha, inoltre,
annunciato “segnali positivi” anche per il 2005. “Nonostante la crisi del
settore turistico – ha osservato mons. Andreatta – è significativo il fatto che
siano in ripresa proprio i pellegrinaggi. Sul piano spirituale il
pellegrinaggio è il pane. Non è un prodotto che si vende, ma un servizio che si
offre”. Per il 2005 l’Opera romana pellegrinaggi proporrà i consueti pacchetti
di viaggio per i santuari mariani, con la novità di Medjugorie e altri viaggi
in Paesi “difficili” come Siria, Iran e Cina. Il convegno nazionale dell’ORP,
in programma dal 10 all’11 febbraio, sarà dedicato al tema: “Il cristianesimo e
la nuova Europa”. Ad aprire i lavori il cardinale Camillo Ruini, vicario di
Roma. (B.C.)
SI E’ SVOLTA IERI A ROMA
L’UDIENZA
PER UN SECONDO PROCEDIMENTO PENALE CONTRO LA RADIO
VATICANA
- A cura di padre Federico Lombardi -
ROMA. = Ha avuto luogo ieri mattina
presso il Tribunale di Roma alla presenza del Giudice per le Indagini
Preliminari Zaira Sechi una udienza relativa a un nuovo procedimento penale per
le emissioni del Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria. Questa volta le
ipotesi di reato non sono – come nel processo già in atto - i disturbi arrecati
alla popolazione, ma è l’omicidio colposo, cioè la responsabilità per alcuni
casi di morte per leucemia verificatisi negli anni scorsi nella zona
circostante il Centro, e gli indagati non sono solo alcuni dirigenti della
Radio Vaticana, ma anche alcuni responsabili del Centro della Marina Militare
di Santa Rosa, sito nella stessa zona. Poiché la documentazione raccolta dal
Pubblico Ministero circa la possibilità di dimostrare una effettiva connessione
fra le emissioni elettromagnetiche e le patologie dava luogo a risultati
discordanti, il PM stesso ha chiesto al Giudice per le Indagini Preliminari di
accertare, mediante “incidente probatorio” se sia il caso di continuare il
procedimento avviato. Nei mesi scorsi il GIP aveva perciò commissionato a tre
periti da lui nominati uno studio circa la possibilità di realizzare una
perizia attendibile sulla esistenza o meno di un nesso di causa-effetto fra le
emissioni elettromagnetiche dei Centri della Radio Vaticana e della Marina e i
casi di gravi patologie verificatisi. Nell’udienza di oggi il GIP ha iniziato
ad ascoltare i periti sui risultati dello studio da loro depositato.
L’audizione dei periti continuerà in una nuova udienza prevista per il 14
febbraio, al termine degli interrogatori il Giudice deciderà sull’eventuale
incarico da conferire agli esperti per la realizzazione o meno della perizia.
Tale decisione potrà quindi aprire la via per una continuazione degli studi e
delle indagini oppure condurre all’archiviazione del caso.
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5 febbraio 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco e Rita
Anaclerio -
In Ucraina, il Parlamento ha approvato il programma di politica generale
del neo-primo ministro Yulia Tymoshenko. In favore del programma hanno votato,
ieri, 357 deputati; ben oltre la maggioranza richiesta di 226 voti. Su come la
Tymoshenko porterà avanti il suo programma di governo il commento da Mosca di
Fabrizio Dragosei, inviato nella capitale russa del Corriere della Sera:
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Sicuramente, ha le idee molto
chiare su quello che vuole fare. Ho l’impressione che sia un pochino troppo
poco diplomatica e che abbia diversi problemi nel suo passato per favorire un
inserimento pieno dell’Ucraina nella comunità internazionale: questo importante
ambito comprende, infatti, anche la Russia. Non dimentichiamo poi che l’Ucraina
deve comunque fare i conti con la Russia che le fornisce il gas necessario;
l’Ucraina ha chiuso le centrali nucleari tipo Chernobyl e quindi ha bisogno di energia
alternativa; ha grossi interscambi con la Russia e la Tymoshenko è tuttora una
persona che in Russia ha parecchi problemi e che ha avuto un atteggiamento
molto poco diplomatico e molto anti-russo. Questo non so quanto potrà favorire
un’integrazione dell’Ucraina in tutti gli ambienti internazionali!
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In
Medio Oriente, il presidente palestinese Abu Mazen ha riunito a Gaza il
Consiglio rivoluzionario di al Fatah, il principale movimento
palestinese, per discutere del vertice previsto martedì prossimo a Sharm el
Sheikh, in Egitto. Tra i vari temi in agenda, anche il delicato problema della
sicurezza e dei risultati delle relazioni con Israele. Alla
vigilia della visita di domani a Gerusalemme del neo segretario di Stato
americano Condoleeza Rice, il premier dello Stato ebraico, Ariel Sharon, ha
ribadito ieri il suo sostegno all’opera del presidente palestinese. Sharon ha
comunque giudicato insufficiente il dispiegamento della polizia palestinese per
impedire il lancio di razzi della guerriglia in territorio israeliano. Una riunione
isralo-palestinese è prevista per stasera per discutere sulla questione dei
prigionieri palestinesi detenuti dallo Stato ebraico. Lo ha dichiarato il
segretario generale dell’Autorità palestinese Tayeb Abdel Rahim.
E’ stato
individuato a 35 chilometri a sudest di Kabul, il Boeing 737 della Kam Air scomparso
dai radar due giorni fa in Afghanistan. A bordo dell’aereo si trovavano 104
persone, tra le quali 25
stranieri impegnati in attività di cooperazione. Oltre a sei membri
dell’equipaggio russi, vi erano sei americani, nove turchi, un iraniano. Per
quanto riguarda i tre italiani morti, l’unico di cui è stata resa nota
l’identità era il capitano Bruno Vianini.
Un
altro caso misterioso in Georgia. Secondo gli inquirenti, si sarebbe suicidato
l’assistente del primo ministro georgiano Zurab Zhvania, morto misteriosamente
due giorni fa a causa, ufficialmente, di una fuga di gas. Il giovane
assistente, Georgiy Khelashvili, è stato trovato senza vita nel suo
appartamento, a causa di un colpo di fucile da caccia alla testa. La polizia
georgiana rivela che il giovane avrebbe lasciato un biglietto chiedendo
perdono, ma non ha dato altri dettagli sul contenuto.
Spostiamoci in Thailandia dove venti partiti si
contenderanno, domani, i 500 seggi della Camera Bassa nelle elezioni politiche.
In realtà l’unico vero dubbio riguarda le proporzioni della vittoria del
partito al governo, il Thai Rak Thai. Il
servizio di Riccardo Cascioli:
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Il premier Thaksin Shinawatra, aveva già vinto a valanga
nel 2001, con un programma centrato sulla riduzione della povertà. E le cose
sono effettivamente migliorate per la popolazione, malgrado il governo si sia
trovato a fronteggiare crisi importanti e impreviste, come l’epidemia della
SARS, l’insurrezione islamista nel Sud e da ultimo il disastroso maremoto del
26 dicembre scorso. Non per niente, le previsioni danno per scontato un ulteriore
aumento dei seggi per il partito del premier: addirittura fino a 350 sui 500
disponibili. Per il maggiore partito di opposizione, le previsioni parlano
invece di un massimo di 101 seggi, ben al di sotto dei 201 necessari per
proporre voti di sfiducia al governo. Tanto che l’unico argomento
dell’opposizione è quello di mettere in guardia da una deriva autoritaristica
che un voto come quello previsto comporterebbe per la Thailandia. A sostegno di
questo argomento stanno alcuni rapporti di organizzazioni per i diritti umani,
che hanno denunciato la mano pesante del governo nel combattere gli estremisti
islamici e la piaga della tossicodipendenza, ma è dubbio che questo argomento
possa appassionare la popolazione quanto la speranza di uscire dalla povertà.
Per la Radio Vaticana, Riccardo
Cascioli.
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Non si
arresta in Giappone il dramma dell’ondata di suicidi collettivi. Nove cadaveri
sono stati rinvenuti in due autovetture alle porte di Tokyo: in entrambi i casi
la morte è stata causata dal monossido di carbonio sprigionato da barbecue in
terracotta. Da ottobre in Giappone
più di 50 persone si sono tolte la vita in questo modo; a volte è capitato
anche a stranieri che avevano contattato giapponesi via Internet e deciso di
morire con loro.
Si è aperto
nel Congo-Brazzaville il secondo vertice dei capi di Stato sulla conservazione
e la gestione duratura degli ecosistemi forestali dell’Africa centrale. I capi
di Stato dei sette Stati membri del bacino del Congo e la Comunità
internazionale partecipano al summit con l’obiettivo di fare avanzare
concretamente questa iniziativa, che ritarda a realizzarsi in mancanza di
investimento finanziario sufficiente. Al vertice prenderà parte anche il
presidente francese, Jacques Chirac.
Inaugurati
a Riad, in Marocco, i lavori della Conferenza internazionale contro il terrorismo;
all’incontro prendono parte più di 50 Stati ed organizzazioni arabe, tra cui Siria
ed Iran, Stati Uniti, Unione Europea ed ONU. Il principe ereditario saudita,
Abdallah ben Abdel Aziz, ha aperto la Conferenza proponendo la creazione di un
Centro internazionale di lotta contro il terrorismo che faccia da raccordo a
tutte le istituzioni, consentendo un flusso continuo di informazioni. I lavori della Conferenza dureranno tre giorni,
durante i quali saranno affrontati vari argomenti tra i quali l’ideologia e la
radice del terrorismo.
A
Londra, i ministri finanziari del G7 si stanno battendo per superare la
situazione di stallo nei colloqui sugli aiuti internazionali nel tentativo di
trovare una posizione comune nella lotta alla povertà mondiale. Nella capitale
britannica sono ripresi, stamani, i lavori del vertice dei Paesi più
industrializzati, ma a poche ore dalla conclusione del summit Stati Uniti e
Gran Bretagna continuano a rimanere molto distanti su modi e interventi per finanziare
lo sviluppo. Sembra difficile, infatti, il raggiungimento di un accordo sul
rafforzamento degli aiuti stranieri e sulla cancellazione del debito dei Paesi
poveri.
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