RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 35 - Testo della trasmissione venerdì 4 febbraio 2005

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Continuano a migliorare le condizioni di salute del Papa che si alimenta regolarmente. Domani pomeriggio seguirà dalla TV la festa del Seminario romano maggiore in Vaticano. Ancora da precisare per domenica le modalità della recita dell’Angelus, a cui Giovanni Paolo II non vuole mancare. I fedeli invitati a seguire l’Angelus in Piazza San Pietro: ai nostri microfoni Joaquin Navarro-Valls

 

E’ morto a Roma, all’età di 102 anni, il cardinale abruzzese Corrado Bafile: il cordoglio del Papa

 

La situazione in Asia dopo il maremoto al centro dell’incontro mondiale dell’Apostolato del Mare in questi giorni a Roma: intervista con il cardinale Stephen Fumio Hamao

 

IN PRIMO PIANO:

La comunità di Sant’Egidio ha festeggiato ieri 37 anni di solidarietà: con noi Mario Marazziti

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nota dei vescovi dell’Ecuador: la “pillola del giorno dopo” è un farmaco abortivo a tutti gli effetti e quindi contrario al rispetto che si deve alla vita umana

 

“Basta con l’odio e le vendette. Solo così si può giungere in pace alle elezioni in Costa d’Avorio”. Questo è l’appello lanciato dai vescovi locali

 

I vescovi del Sudafrica esortano il Paese a lottare contro la povertà e chiedono alla comunità internazionale di abbattere il debito estero

 

Minacce e violenze dei fondamentalisti indù contro i cristiani della diocesi indiana di Amravati

 

Celebrati ieri pomeriggio, nella Basilica romana di San Lorenzo in Lucina, i funerali del produttore cinematografico Goffredo Lombardo, morto all’età di 84 anni

 

Domenica 6 febbraio si celebra in Italia la Giornata per la Vita sul tema: “Fidarsi della vita”

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora violenza in Iraq. Sequestrata questa mattina la giornalista italiana Giuliana Sgrena, inviata del Manifesto. Prosegue, intanto, lo spoglio delle schede delle elezioni della scorsa domenica. In testa la lista sciita dell’ayatollah Al Sistani

 

Sporadici scontri in Cisgiordania non ostacolano il dialogo tra israeliani e palestinesi. Martedì in Egitto lo storico incontro fra Sharon ed Abu Mazen

 

Si è schiantato in Afghanistan il Boeing 737 della Kam Air, di cui da ieri non si avevano più notizie. Morti i 104 passeggeri.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 febbraio 2005

 

CONTINUANO A MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI SALUTE DEL PAPA

CHE SI ALIMENTA REGOLARMENTE. DOMANI POMERIGGIO SEGUIRA’ DALLA TV LA FESTA DEL SEMINARIO ROMANO MAGGIORE IN VATICANO.

ANCORA DA PRECISARE PER DOMENICA LE MODALITA’

DELLA RECITA DELL’ ANGELUS,

A CUI  GIOVANNI PAOLO II NON VUOLE MANCARE

- Intervista con il dott. Joaquín Navarro-Valls -

 

Continuano a migliorare le condizioni di salute del Papa ricoverato da martedì sera al Policlinico romano “Agostino Gemelli”.  E’ quanto ha affermato oggi il direttore della Sala Stampa vaticana Joaquín Navarro-Valls. Ascoltiamolo al microfono di Sergio Centofanti:

 

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R. – Lo stato di salute del Santo Padre è migliorato. Il Papa adesso si alimenta regolarmente; gli esami strumentali e di laboratorio confermano la stabilizzazione del quadro clinico e, una cosa che mi sembra importante, cioè alla luce della favorevole evoluzione della patologia respiratoria del Papa, un nuovo comunicato medico è previsto soltanto per lunedì 7 febbraio.

 

D. – Per quanto riguarda gli appuntamenti, che cosa si prevede per domani?

 

R. – Il Santo Padre, dalla sua stanza del Policlinico Gemelli, domani pomeriggio seguirà dalla televisione la cerimonia per la festa della Madonna della Fiducia, Patrona del Seminario Romano Maggiore che si terrà nell’Aula Paolo VI in Vaticano. Il testo del discorso che era stato preparato dal Santo Padre, verrà letto del Sostituto della Segreteria di Stato, arcivescovo Leonardo Sandri. Quindi, si può dire che in qualche modo il Papa è comunque presente alla cerimonia ...

 

D. – E per l’Angelus domenicale?

 

R. – Ecco, per quanto riguarda la preghiera dell’Angelus di domenica: è noto che questo è un appuntamento al quale Giovanni Paolo II tiene molto e al quale non vuole mancare. Domani potrò essere più preciso circa le modalità della recita della preghiera mariana. Approfitto della Radio Vaticana per invitare i fedeli che in qualche modo volessero seguire questa preghiera, a venire direttamente in Piazza San Pietro.

 

D. – Come sta trascorrendo il Papa queste giornate? Concelebra la Messa?

 

R. – Tutti i giorni il suo segretario celebra la Messa, l’arcivescovo Dziwisz, e il Papa concelebra dal suo letto, e questo dal primo giorno del suo ricovero in ospedale.

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“Vogliamo portare al Papa, amico della pace, un augurio di pronta guarigione e dirgli che abbiamo bisogno di lui”. Lo hanno detto stamani due membri dell'associazione dei ‘Medici del sorriso’, travestiti da clown e giunti al Policlinico Gemelli per recare conforto ai bambini ricoverati in ospedale e in genere a tutti i degenti. La nostra inviata al Gemelli, Giada Aquilino, ha raccolto la loro testimonianza, quella di don Decio Cipolloni – assistente spirituale del Policlinico – e quella di una fedele romana del Cammino Neocatecumenale:

 

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R. – Portare un sorriso lì dove c’è una situazione di sofferenza, di tristezza; gli volevamo dare quest’emozione in positivo: in questo consiste il nostro intervento. Noi, qui, lavoriamo con i bambini.

 

D. – I bambini cosa vi hanno detto, o vi dicono, del Papa ricoverato?

 

R. – Che gli vogliono scrivere una lettera e se è possibile fargliela arrivare.

 

R. – La combinazione ha voluto che al decimo piano ci fosse Oncologia pediatrica e al decimo piano venisse allestita la stanza per il Papa. Lui sa di questa presenza perché ogni volta che è stato all’ospedale ha preso contatto, sono arrivati i messaggi, bambini che in passato inviavano disegni, preghierine ... è un segno veramente grande di quella malattia che è innocente, nel cuore dei bambini e nel cuore del Papa.

 

D. – Che omaggio è?

 

R. – Una torta di mele.

 

D. – Quando gliel’ha portata?

 

R. – Giorni fa.

 

D. – Dove?

 

R. – Qui! Mi auguro che possa mangiarla presto e, sentito che sta meglio, mi farebbe piacere poterlo vedere.

 

D. – E oggi cosa ha portato?

 

R. – Un mazzo primavera. Di buon augurio ...

 

D. – Ha anche una busta con lei. Che cosa c’è scritto?

 

R. – Una lettera. Di rallegramenti per la pronta guarigione.

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“Dal Gemelli ancora una catechesi di Giovanni Paolo II”: cosi titola stamane “L’Osservatore Romano”, sottolineando come il Papa “con silenzioso vigore” stia mettendo ogni persona ‘a tu per tu’ con un’immensità di mistero e di amore”, come rivelano le innumerevoli testimonianze di partecipazione al suo stato di sofferenza acuta. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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Messaggi, auguri, incoraggiamenti, lettere affettuose continuano ad arrivare al Papa ammalato, mentre continua la processione di personalità illustri e di persone qualunque sotto le finestre della sua stanza, al decimo piano dell’ospedale Gemelli: c’è chi porta fiori e doni o un semplice biglietto, chi si raccoglie in preghiera, chi cerca rassicurazioni e chi degente nello stesso ospedale o parente di un ricoverato partecipa la sua condivisione nella sofferenza.

 

Da tutto il mondo giungono espressioni di pena per la salute del Santo Padre, anche da chi il 13 maggio 1981 ha armato la propria mano contro il Papa: Ali Agca dalla Turchia ha scritto: “ti bacio Karol Wojtyla e ti invio i miei migliori auguri”. Il mondo in preghiera nelle chiese cristiane, ma anche nelle sinagoghe ebraiche, come ha assicurato il Rabbino Capo di Roma, Di Segni e nelle moschee - su iniziativa dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia - in particolare oggi, nella preghiera del venerdì un pensiero per il Papa. Un Papa che al Gemelli, “adesso più che mai luogo di speranza”, porta tutti nel suo cuore.

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Preghiere oggi – come abbiamo sentito – nelle mosche italiane. Su questo particolare evento ascoltiamo la testimonianza del responsabile della comunità islamica della Liguria, Zahoor Zargàr, al microfono di Andrea Sarubbi:

 

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Durante la predica del Venerdì, l’imam ha spiegato la situazione e dato notizie sulla salute del Papa; ha ricordato il suo impegno per la pace, per i poveri, per i bisognosi e che il Papa ha sempre lottato per loro e contro la guerra. Anche in Italia, il Papa si è impegnato per una convivenza pacifica tra le comunità cristiane e musulmane, ha cercato una via di convivenza pacifica per le diverse religioni. Dopo questa predica, è stata recitata una preghiera speciale per la salute del Papa, per la sua pronta guarigione, in modo che Egli possa proseguire nel suo impegno per i bisognosi e per la pace. Noi riconosciamo questo impegno del Papa!

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E’ MORTO A ROMA, ALL’ETA’ DI 102 ANNI, IL CARDINALE ABRUZZESE CORRADO BAFILE.

ERA STATO INVIATO DA GIOVANNI XXIII COME NUNZIO APOSTOLICO IN GERMANIA

E AVEVA RICEVUTO LA PORPORA DA PAOLO VI, DIVENENDO

PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI

- Servizio di Alessandro De Carolis

 

A quasi 103 anni di età – li avrebbe compiuti il prossimo 4 luglio, si è spento a Roma, nella clinica Pio XI dove era stato ricoverato da qualche giorno, il

 

 

cardinale Corrado Bafile. Giovanni Paolo II ha fatto subito pervenire un telegramma di cordoglio al cardinale Ratzinger, che domani, alle 11, presiederà la cerimonia solenne delle esequie, a nome del Papa, nella Basilica di San Pietro. Sul ricordo del Papa e un breve profilo biografico del porporato scomparso, il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Un servitore del Vangelo “zelante”, “competente” e “apprezzato” nel suo lavoro ai vertici della Santa Sede. Sono gli aggettivi di Giovanni Paolo II per ritrarre e fissare nella memoria la figura del cardinale Corrado Bafile: oltre un secolo di vita spesa per due terzi in un “lungo e generoso impegno” dapprima in Segreteria di Stato, e quindi come nunzio apostolico in Germania ed infine – si legge nel telegramma del Papa - come “zelante ed apprezzato prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi”. Nato a L'Aquila il 4 luglio 1903, durante il Pontificato di Leone XIII, il futuro cardinale inizia gli studi accademici nella Facoltà di chimica dell'Università di Monaco di Baviera, proseguendoli poi nella Facoltà di giurisprudenza dello Studium Urbis di Roma, dove si laurea nel 1926. Vocazione adulta, esercita per alcuni anni la professione forense, iniziando la preparazione al sacerdozio solo a 29 anni. Dopo aver seguito per un anno i corsi di filosofia dell'Università Gregoriana, entra nel Seminario romano maggiore preparandosi in Teologia.

 

Ordinato sacerdote il Sabato Santo del 1936, entra nella Pontificia Accademia Ecclesiastica e quindi nel Servizio diplomatico della Santa Sede, come addetto alla Segreteria di Stato. Vi rimane fino all'inizio del pontificato di Giovanni XXIII che, nel 1960, lo nomina arcivescovo e lo invia come nunzio apostolico in Germania. Nel ’75 torna a Roma, richiamato da Paolo VI, che lo nomina pro-prefetto della Congregazione per le cause dei Santi. E’ lo stesso Papa Montini a crearlo cardinale nel Concistoro del maggio del ’76. Da allora e fino al 1980, è stato prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, dopo aver attraversato per intero la storia del “secolo breve” e quella di nove pontificati.

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NOMINE

 

Il Santo Padre ha nominato ausiliari del Patriarcato di Lisbona in Portogallo: mons. Anacleto Cordeiro Gonçalves de Oliveira, del clero della diocesi di Leiria-Fátima, direttore dell’Istituto Interdiocesano di Coimbra, assegnandogli la sede titolare vescovile di Acque Flavie, e mons. Carlos Alberto de Pinho Moreira Azevedo, del clero della diocesi di Porto, vice-rettore dell’Università Portoghese, assegnandogli la sede titolare vescovile di Belali. Mons. Oliveira è nato il 17 luglio 1946 a Cortes, diocesi di Leiria-Fátima, ed è stato ordinato sacerdote il 15 agosto 1970. Mons. Azevedo è nato il 4 settembre 1953, a Milheiros de Poiares (Santa Maria da Feira), diocesi di Porto, ed è stato ordinato sacerdote il 10 luglio 1977.

        

 

LA NATURA MORALE DELL’UNIONE EUROPEA SOTTOLINEATA

DAL PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO, FONTELLES,

RICEVUTO STAMANE IN VATICANO DAL CARDINALE SODANO

- A cura di Roberta Gisotti -

 

Auguri per la salute del Papa sono giunti oggi per voce del Presidente del Parlamento europeo, Borrell Fontelles, in visita in Vaticano,  accompagnato dal suo direttore di Gabinetto, Christine Verger e dal capo dell’Ufficio del Parlamento europeo a Roma, Giovanni Salimbeni.

 

La delegazione è stata ricevuta dal cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, e dall’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli Stati, che hanno sottolineato l’importanza della nunziatura apostolica accreditata presso l’Unione Europea, per favorire un dialogo proficuo sui grandi temi del momento. E tra questi il presidente del Parlamento europeo ha evidenziato le prospettive che si pongono con l’allargamento dell’Unione Europea, auspicando che vi sia una ratifica del Trattato costituzionale da parte di tutti gli Stati.

 

Fontelles, in sintonia con quanto sempre sostenuto dalla Santa Sede, ha tenuto a sottolineare la natura dell’Unione Europea come “potenza morale”, con un proprio messaggio di civiltà sempre valido, da proporre anche nel più ampio contesto internazionale. Durante il colloquio si è parlato anche dei tre grandi organismi europei, Unione Europea, Consiglio d’Europa, Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa (OSCE), convenendo sull’opportunità di chiarirne i rapporti.

 

 

LA SITUAZIONE IN ASIA DOPO IL MAREMOTO

AL CENTRO DELL’INCONTRO MONDIALE DELL’APOSTOLATO DEL MARE

 IN QUESTI GIORNI A ROMA

- Intervista con il cardinale Stephen Fumio Hamao -

 

La situazione nel Sud-Est asiatico dopo il maremoto è stata al centro dell’incontro mondiale dei Coordinatori regionali dell’Apostolato del Mare che si è svolto in questi giorni a Roma presso il Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti. Il cataclisma del 26 dicembre scorso ha provocato oltre 290 mila vittime tra morti e dispersi. La comunità internazionale è mobilitata per la ricostruzione delle aree colpite. La Chiesa cattolica sta offrendo il suo contributo come spiega al microfono di Giovanni Peduto il cardinale Stephen Fumio Hamao, presidente del dicastero che ha promosso l’incontro:

 

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D. - Bisogna sapere che molti dei villaggi di pescatori che sono stati colpiti sono cattolici e quindi le comunità cattoliche sono state particolarmente danneggiate. Le Caritas nazionali, che fanno un lavoro considerevole, le diocesi, le organizzazioni cattoliche e l’Apostolato del Mare hanno messo tutto il loro personale e le loro infrastrutture al servizio delle vittime. In Thailandia, ad esempio,il centro dell’Apostolato del Mare è stato trasformato in un rifugio per le vittime locali ed i turisti. In solidarietà con tutte le associazioni nazionali dell’Apostolato del Mare del mondo, i due Coordinatori regionali della zona sinistrata prepareranno ora dei piani a lungo termine per accompagnare spiritualmente e pastoralmente tutte queste comunità, in collegamento con le diocesi e le Caritas. Da rilevare che i nostri cappellani si sono recati subito sui luoghi della catastrofe. Hanno partecipato ai primi soccorsi e, soprattutto, hanno cercato di essere con la gente e vicini alla gente. Lo choc e il trauma sono immensi. Quindi l’urgenza adesso  è proprio quella di essere con la gente, di ridare loro coraggio e speranza. Bisogna aiutarli a ricostruire la loro vita, accompagnandoli nel loro lutto e nelle loro sofferenze.

 

D. – Nel dramma si sta sperimentando tuttavia la solidarietà internazionale e la collaborazione tra i fedeli delle varie religioni…

 

R. – L’appello del Santo Padre (al quale rivolgiamo un augurio affettuoso di pronto ristabilimento) è stato ascoltato. La risposta e la solidarietà internazionale sono stati all’altezza della catastrofe. Raramente si è vista nel mondo una solidarietà internazionale tanto generosa e spontanea. E’ vero anche che tra fedeli di differenti religioni esiste un’ottima collaborazione. La solidarietà e l’aiuto reciproco non hanno frontiere.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina l'articolo di Giampaolo Mattei dal titolo "L'abbraccio del mondo al Papa del 'Totus tuus' ": migliorano le condizioni di Giovanni Paolo II.

Sempre in prima, il telegramma di cordoglio del Papa per la morte del cardinale Corrado Bafile. All'interno la dettagliata biografia del compianto porporato.

Iraq: rapita a Baghdad una giornalista italiana.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata alla celebrazione, nelle diocesi italiane, della Festa della Presentazione del Signore.

 

Nelle estere, Medio Oriente: segnali insistenti di dialogo, ma permane la violenza. Attesa per il vertice, in Egitto, tra Ariel Sharon ed Abu Mazen. 

 

Nella pagina culturale, un articolo di Massimiliano Porzia, dal titolo "Un simbolo di coesione", sul "Premio Campidoglio".

 

Nelle pagine italiane, FIAT: primi scioperi a livello locale entro il 18 febbraio; mobilitazione l'11 marzo: le decisioni dell'assemblea unitaria a Torino

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

4 febbraio 2005

 

LA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO FESTEGGIA 37 ANNI DI SOLIDARIETA’.

IERI, LA MESSA DI RINGRAZIAMENTO NELLA BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO, PRESIEDUTA DA MONS. STANISLAW RYLKO,

PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI

- Intervista con Mario Marazziti -

 

“Vivete il vostro carisma con rinnovato slancio missionario, sospinti dalla forza irresistibile della Parola di Dio!”. E’ l’esortazione di mons. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, alle migliaia di membri della Comunità di Sant’Egidio riuniti ieri nella Basilica romana di San Giovanni in Laterano, per la Messa di ringraziamento nel 37.mo della fondazione del movimento. Era infatti il 1968, quando il diciottenne Andrea Riccardi dava vita, insieme ad un gruppo di amici del liceo Virgilio di Roma, al primo nucleo della Comunità di Sant’Egidio, oggi presente in 70 Paesi con oltre 50 mila volontari, impegnati nella comunicazione del Vangelo e in opere di solidarietà. Il servizio di Roberta Moretti:

 

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Si riuniscono ogni sera nella Basilica romana di Santa Maria in Trastevere e in tante altre chiese del mondo per pregare, perché da sempre preghiera e ascolto della Parola illuminano l’opera sociale e solidale della Comunità di Sant’Egidio. Poveri, anziani, disabili, senza fissa dimora, e ancora, bambini di strada, nomadi, extracomunitari, carcerati: a loro l’assistenza capillare e discreta da quasi 40 anni. Ma anche campagne per la difesa dei diritti umani e, in particolare, per una moratoria universale contro la pena di morte. E ancora, il programma D.R.E.A.M. (Drug Resource Enhacement against AIDS and Malnutrition), per fornire una terapia completa, e non solo preventiva, ad oltre 20 mila malati di AIDS nell’Africa subsahariana, impedendo in 97 casi su 100 che i bambini nati senza il virus da madri sieropositive, vengano contagiati nel primo anno di vita dall’allattamento. E da anni Sant’Egidio è in prima linea anche nei negoziati tra Paesi in guerra, vincendo nel 2004 il prestigioso “Premio Balzan per la pace”. Il portavoce della Comunità, Mario Marazziti:

 

“Certo la soddisfazione per i grandi avvenimenti come la pace costruita per il Mozambico, dopo 16 anni di guerra civile ed un milione di morti; o l’intervento abbastanza decisivo per fermare la guerra civile in Guatemala, durata 34 anni; od ancora l’impegno per avviare un negoziato in Togo o quello che si è fatto per fermare la strage alla fine del regime di Taylor in Liberia o per trovare delle soluzioni in Costa d’Avorio. Questi sono certamente momenti indimenticabili. Ma direi che ogni giorno, quando c’è un povero che ritrova la sua dignità, quello è Sant’Egidio e quello è un grande risultato.

 

Ma il lavoro per la pace è accompagnato, e talvolta trae origine, dall’impegno per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, che la Comunità di Sant’Egidio realizza ogni anno dal 1987, attraverso gli “Incontri internazionali Uomini e Religioni”. Marazziti:

 

“Il dialogo interreligioso non ha tanto un obiettivo politico. Ha l’obiettivo di mettere in comunicazione i credenti, perché ogni uomo ed ogni donna trovi la sua piena dignità e perché la pace –che è un dono che ci viene dall’alto – possa scendere sul mondo”.

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CHIESA E SOCIETA’

4 febbraio 2005

 

 

LA “PILLOLA DEL GIORNO DOPO” E’ UN FARMACO ABORTIVO A TUTTI GLI EFFETTI, ANCHE SECONDO LA SCIENZA,

E QUINDI CONTRARIO AL RISPETTO CHE SI DEVE ALLA VITA

 UMANA. LO AFFERMANO I VESCOVI DELL’ECUADOR IN UNA NOTA DIRETTA AI FEDELI

 - A cura di Davide Dionisi -

 

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QUITO. = Le parrocchie ecuadoriane hanno distribuito nei giorni scorsi ai loro fedeli un documento pubblicato dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale nel quale vengono spiegati con chiarezza gli effetti della cosiddetta “pillola del giorno dopo” e il motivo per cui la scienza non abbia ancora escluso i suoi effetti abortivi. Nella nota, i presuli ricordano che gli approfondimenti medico-scientifici più seri riconoscono le ragioni della Chiesa quando essa sostiene che la vita umana ha inizio dal momento in cui l’ovulo viene fecondato. “Da lì ha inizio la vita - afferma il documento dei vescovi - e non c’è vita che non debba essere rispettata. Nessuna forma di discriminazione è ammessa”. I presuli ecuadoriani avvertono inoltre che i “diversi studi presentati sono il frutto del lavoro di professionisti favorevoli alla contraccezione in ogni sua forma. Gli stessi laboratori che commercializzano la pillola informano che il farmaco impedisce l’annidamento dell’embrione nell’utero, causando, di fatto, la fine di una vita umana”. Esistono “sufficienti elementi, testati dalla scienza – si legge ancora - per affermare che la pillola è abortiva. Perché dunque giocare con la parole e, in merito agli effetti del farmaco, sostenere che evita una gravidanza indesiderata? E’ più onesto dire che provoca l’interruzione di una gravidanza già avviata e, quindi, un aborto”. I vescovi criticano con forza i “sostenitori del pensiero contemporaneo”, secondo i quali “l’aborto è un diritto della donna, la sola in grado di prendere decisioni del proprio corpo”. “Niente di più falso”, obiettano. “L’esercizio della propria libertà ha un limite invalicabile, quello della vita altrui. Il nuovo concepito non può essere considerato  corpo della donna’, ma una nuova vita distinta dalla stessa donna che lo ha concepito”. Ciò che diciamo, concludono i vescovi dell’Ecuador, “non riguarda la sfera religiosa, pur investendo il campo stesso della fede e della morale. Per noi rimane soprattutto una questione di giustizia”.

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“BASTA CON L’ODIO E LE VENDETTE. SOLO COSI’ SI PUO’ GIUNGERE IN PACE

ALLE ELEZIONI IN COSTA D’AVORIO”. QUESTO E’ L’APPELLO LANCIATO

DAI VESCOVI LOCALI CHE INVITANO I SOLDATI LOCALI

E LE COMUNITA’ INTERNAZIONALI ALLA COLLABORAZIONE

 

YAMOUSSOUKRO. = “La Costa d'Avorio è una Nazione sovrana. E come tale merita rispetto dalle comunità internazionali presenti sul territorio. Gli ivoriani, dal canto loro, dovrebbero dare lo stesso rispetto a coloro che accolgono”. E’ con un invito alla collaborazione e al dialogo che i vescovi della Costa d'Avorio hanno concluso una riunione plenaria tenutasi nei giorni scorsi. Infatti, a seguito di un tentativo di colpo di Stato nel 2002, sono quattromila i soldati francesi dislocati nel Paese africano e, insieme a loro, ci sono seimila Caschi blu delle Nazioni Unite. In un documento da loro redatto - dal titolo eloquente "Appello al ritorno dei valori morali, religiosi e spirituali nella risoluzione della crisi ivoriana” - i presuli ivoriani hanno indicato quale sia, a loro giudizio, l’unica via per arrivare con spirito sereno alle elezioni previste per il 2005 in Costa d’Avorio: “Rinunciare all'odio, alla vendetta e alla sfiducia reciproca”. “Troppo sangue è già stato versato in questo Paese”, proseguono i presuli, facendo riferimento alla paralisi che da alcuni mesi blocca le attività del governo di unità nazionale, in seguito ai ripetuti disaccordi tra il fronte del presidente Gbagbo e quello delle Forze Nuove, la coalizione che raccoglie tre movimenti ribelli. E proprio alle forze in armi è rivolta la preoccupazione dei vescovi dello Stato africano, che chiedono ai due fronti di rinunciare a pratiche come quelle del racket che tanto affliggono il Paese. Intanto, ancora un’ondata di violenza ha attraversato ieri la Costa d’Avorio. Scontri tra miliziani estremisti, commercianti e poliziotti in un quartiere di Abidjan hanno provocato due morti e diversi feriti. (R.A.)

 

 

I VESCOVI DEL SUDAFRICA ESORTANO IL PAESE A LOTTARE CONTRO LA POVERTA’

 E CHIEDONO ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE DI ABBATTERE IL DEBITO ESTERO,

CHE GRAVA SULLE FINANZE DEI PAESI POVERI PER 100 MILIONI DI DOLLARI AL GIORNO

 

PRETORIA. = La povertà uccide ogni settimana quanto lo tsunami ha fatto lo scorso dicembre nel Sud-Est asiatico. È quanto affermano i vescovi sudafricani in una dichiarazione rilasciata al termine della loro sessione plenaria conclusa due giorni fa e resa nota dall’agenzia Fides. Secondo i presuli, la lotta alla povertà rimane la sfida principale non solo per i Paesi più poveri, ma per l’umanità intera. Per questo, si chiede uno sforzo deciso per risolvere la questione del debito dei Paesi poveri. Nonostante tante promesse e solenni dichiarazioni di cancellazione del debito, i cittadini degli Stati impoveriti continuano ancora ad essere gravati dal pagamento di 100 milioni di dollari al giorno per ripagare il debito internazionale. I vescovi chiedono quindi una procedura trasparente per la cancellazione del debito, allargando il numero dei Paesi ammessi ai programmi di revisione dell’indebitamento. Allo stesso tempo, si chiede ai Paesi industrializzati e alle istituzioni internazionali di favorire la nascita di un sistema finanziario e commerciale globale più giusto che protegga i posti di lavoro delle comunità più vulnerabili e che garantisca servizi pubblici essenziali a favore delle popolazioni più povere. I vescovi ricordano pure l’impegno dei Paesi sviluppati a portare i fondi per l’aiuto allo sviluppo ad almeno lo 0,7% del loro Prodotto Interno Lordo, senza però condizionare la concessione di aiuti al pagamento del debito.
Parallelamente, i vescovi affermano che anche i leader dei Paesi sottosviluppati hanno le loro responsabilità. In particolare devono varare seri programmi di sviluppo, lottare contro la corruzione e promuovere il buon governo nell’amministrazione pubblica. I vescovi riaffermano infine il loro impegno a portare avanti programmi per affrontare la povertà, condotti in collaborazione con istituzioni nazionali e internazionali.
(A.D.C.)

 

 

MINACCE E VIOLENZE CONTRO I CRISTIANI DELLA DIOCESI INDIANA DI AMRAVATI.

LA DENUNCIA E’ DEL VESCOVO LOCALE, CHE HA CHIESTO ALLE AUTORITA’ DI

INTERVENIRE E DI INDAGARE SUGLI ESTREMISTI INDU’, AUTORI DELLE AGGRESSIONI

 

AMRAVATI (INDIA). = (AsiaNews) - Rajura, l’unico villaggio cattolico nella diocesi di Amravati, nel Maharashtra centrale, è sotto attacco da parte di fondamentalisti indù. L’unicità di questo villaggio è che gli abitanti sono tutti cattolici tribali (Adivasi). Sono emigrati qui dal Madhya Pradesh, ma vivono nel villaggio da secoli. Ora, i tribali vivono nel terrore di essere uccisi da un colpo di spada, a meno di non abiurare la propria fede ed abbracciare l’induismo. Amravati è una delle 6 divisioni del Maharashtra con un’amministrazione municipale indipendente. In un’intervista esclusiva ad AsiaNews, Edwin Colaço, vescovo di Amravati, denuncia la situazione: “Questo è l’unico villaggio cattolico della zona. Tutti gli abitanti sono cattolici, sono molto poveri ed analfabeti. Per la maggior parte sono agricoltori, ma la loro fede è molto salda. Alcuni giorni fa un munni (un santone indù) è arrivato nella zona da Ayodhya. Il munni ha tenuto un incontro, ascoltato da molti, venuti dai villaggi di J J Taluka. L’uomo, con un manto color zafferano e con in mano un tridente, ha iniziato ad attaccare la Chiesa cattolica”. Inoltre, “ha accusato i missionari di aver convertito i tribali al cristianesimo con la forza, e ha dichiarato che la sua missione è quella di riconvertirli all’induismo”. Il munni, ha proseguito il presule nella sua drammatica ricostruzione, “ha poi scelto un gruppo di fanatici per costringere i cristiani a un’assemblea pubblica. Il gruppo è andato al villaggio cristiano, montando sulle  jeep, portando spade e urlando slogan estremisti inneggianti all’induismo. Al loro arrivo hanno trovato solo le donne, perché gli uomini erano nei campi a lavorare. Hanno quindi costretto le donne a seguirli davanti al munni, minacciandole di morte in caso di rifiuto”. La situazione “è molto seria”, ha affermato mons. Colaco, riferendo di altre minacce contro i cristiani. “Questa è violazione dei diritti umani” afferma il vescovo di Amravati: i “tribali cristiani, analfabeti,  dipendono dai villaggi più grandi per il lavoro: se vengono emarginati, non avranno nessun mezzo di sussistenza”. Il vescovo ha scritto allora al Ministero dell’Interno ed al primo ministro del Maharashtra, chiedendo un’inchiesta sulla crescita di violenze contro i cristiani dell’area. (A.D.C.)

 

 

CELEBRATI IERI POMERIGGIO, NELLA BASILICA ROMANA DI SAN LORENZO IN LUCINA,

 I FUNERALI DEL PRODUTTORE CINEMATOGRAFICO GOFFREDO LOMBARDO,

MORTO ALL’ETÀ DI 84 ANNI

- A cura di Luca Pellegrini -

 

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ROMA. = Alla guida della famosa Titanus, il nome di Goffredo Lombardo è associato a tanti capolavori del cinema italiano. Era particolarmente legato al “Gattopardo” di Luchino Visconti, il cui valzer finale ha voluto riecheggiasse al termine della toccante cerimonia esequiale, alla quale hanno assistito tantissimi protagonisti del mondo del cinema. Nel corso di una lunga e densa intervista, concesso circa un anno fa alla “Rivista del Cinematografo”, fu lui stesso a confidare: “Non ditemi che sono bravo. Ditemi che sono onesto. Anche nel cinema è possibile”. “Sono soltanto una persona che ha fatto cinema – proseguiva – lo ho amato e ho rischiato per questo amore”. Persona squisita, Goffredo Lombardo: con lui se ne va – senza retorica - un pezzo di storia, un uomo di cultura e di affari, elegante e socievole, che ha legato il suo nome a grandi capolavori e grandi registi, da Visconti a Fellini, da De Sica a Olmi. Figlio di Gustavo e della diva del muto Leda Gys – che amava ricordare come la meravigliosa interprete della Vergine Maria in uno dei primi film sulla vita di Gesù, “Christus”, prodotto nel 1916 proprio dalla sua Titanus – ha trattato generi, rischiato produzioni, inseguito il successo, attraversato fallimenti ed enormi dolori, ricevuto premi e riconoscimenti, frequentato l’alta società ma senza mai dimenticare gli impegni del Vangelo, dalla carità alla testimonianza, all’impegno concreto come – ed è doveroso ricordarlo – il grande sforzo di organizzare il Giubileo del mondo dello spettacolo nell’anno 2000. Con grande intuito, aveva capito che il cinema non era più quello che lui aveva vissuto, custodito, prodotto, ed aveva riversato nella televisione la sua passione ed il suo gusto, sperando di nobilitarla con storie altrettanto grandi. E’ giusto ricordarlo così, per ciò che ha fatto, piuttosto che per chi è stato. Schivo e riservato, mi fece un’altra confessione: “Non mi piace raccontare i miei successi ed i miei sbagli, raccontare la mia storia. Penso di essere stato una persona assolutamente normale che ha scelto di fare quello che si sentiva”.

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DOMENICA 6 FEBBRAIO SI CELEBRA IN ITALIA LA GIORNATA PER LA VITA SUL TEMA:

 “FIDARSI DELLA VITA”. PER L’OCCASIONE  IL VICARIATO DI ROMA INVITA I FEDELI

IN PIAZZA SAN PIETRO PER SEGUIRE L’ANGELUS DEL PAPA

 

ROMA. = In un comunicato stampa il Vicariato di Roma ricorda che domenica 6 febbraio si celebra la 27a Giornata per la Vita promossa dalla Conferenza episcopale italiana sul tema “Fidarsi della vita”. “Tutti coloro che desiderano esprimere il rispetto per la vita dal suo concepimento fino alla morte naturale – dice la nota -  sono invitati a partecipare alla recita dell’Angelus del Papa alle 12.00 in Piazza San Pietro, in collegamento con il Policlinico Gemelli”. “La partecipazione dei fedeli della diocesi di Roma – continua il comunicato – sarà anche un modo concreto per esprimere l’affetto, la vicinanza e l’assicurazione della preghiera al Santo Padre”. In Piazza San Pietro sarà presente anche il cardinale Camillo Ruini, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma e presidente della Conferenza episcopale italiana.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

4 febbraio 2005

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

L’Iraq ancora in preda alla violenza e ai sequestri. La guerriglia ha rapito questa mattina a Baghdad la giornalista italiana Giuliana Sgrena. La notizia è stata confermata dal Ministero degli Esteri italiano. La donna, inviata del Manifesto, era diretta, insieme con il suo interprete, alla moschea sunnita di Al Kastl, nella zona dell’Università di Baghdad. Questo è solo l’ultimo episodio di violenza, che nel Paese del Golfo continua a seminare vittime. Nelle ultime 24 ore, in diverse zone, hanno perso la vita oltre 40 persone, compresi tre marines americani. Questa mattina un gruppo di insorti ha fatto saltare in aria una moschea sciita, alla periferia ovest di Baghdad, causando fortunatamente solo ingenti danni materiali. Prosegue, intanto, lo spoglio delle schede elettorali. Al momento in testa c’è la lista sciita dell’ayatollah Al Sistani, mentre il premier ad interim Allawi ha incontrato a Baghdad i partiti e il Consiglio degli ulema sunniti per gettare le basi di un “dialogo nazionale”. Ma torniamo al sequestro. Prima di essere rapita, infatti, Giuliana Sgrena ha avuto il tempo di avvisare telefonicamente la collega Barbara Schiavulli, che ci racconta l’accaduto al microfono di Andrea Sarubbi:

 

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R. – Questa mattina, noi saremmo dovute andare a fare un servizio con i profughi di Falluja. Lei ed io dividiamo la stanza in una moschea vicino all’università di Baghdad. Poi, però, all’ultimo momento, io mi sono tirata indietro perché oggi è venerdì, il giorno di preghiera. Lei è andata lo stesso. Circa un’oretta fa, mi è arrivata una telefonata, però non sentivo lei parlare.. Ho sentito solo dei colpi di pistola, il traffico, persone correre nell’acqua. A quel punto mi sono allarmata, anche se avrebbe potuto essere una telefonata partita per caso. Sono scesa da un collega, abbiamo cominciato a tentare di chiamarla, chiamarla, chiamarla... Ad un certo punto ci ha risposto qualcuno, ma poi i telefoni non hanno più funzionato ... Però, siamo riusciti a metterci in contatto con il traduttore di cui ci serviamo tutte e due. Lui adesso è con gli americani, che lo stanno interrogando e ha detto che mentre loro tornavano ci sono stati degli spari, e qualcuno l’ha trascinata fuori dalla macchina, portandola via. Io sono scossa ...

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Gli scontri a fuoco di ieri sera in Cisgiordania non hanno fermato il dialogo tra israeliani e palestinesi. Alle porte c’è l’incontro di martedì, in Egitto, fra Sharon ed Abu Mazen, incontro per il quale si stanno approntando eccezionali misure di sicurezza. L’Autorità Nazionale Palestinese ipotizza la possibilità di una tregua, ma lo Stato ebraico per ora smentisce. Il servizio di Barbara Castelli:

 

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Dopo tanti anni di morte e dolore, in Terra Santa si è aperto uno spiraglio di pace. Martedì prossimo a Sharm el Sheikh, in Egitto, si riuniranno per la prima volta il premier israeliano, Ariel Sharon, e il presidente palestinese, Abu Mazen. In vista del summit, cui parteciperanno anche i leader dei due Paesi arabi con i quali Israele ha raggiunto accordi di pace, l’egiziano Hosni Mubarak e re Abdallah di Giordania, lo stato ebraico si è detto pronto a due importanti misure di buona volontà verso la nuova dirigenza palestinese. Il Consiglio di sicurezza, infatti, ha accettato di prevedere la liberazione di 900 palestinesi detenuti in Israele e il ritiro progressivo dell’esercito da cinque città della Cisgiordania, a cominciare da Gerico. Nonostante tutto, sul terreno la tensione è ancora palpabile e non mancano le spinte destabilizzatrici di chi vuole vanificare gli sforzi di Abu Mazen, che a poche settimane dalla sua investitura a successore di Yasser Arafat è riuscito a raggiungere un accordo di fatto con le fazioni palestinesi. Ieri a Gerusalemme è stato di nuovo decretato l’allerta, dopo che l’intelligence ha avvertito della possibile infiltrazione di due kamikaze. L’allarme è rientrato dopo un paio di ore, ma ad un posto di blocco vicino a Nablus i militari israeliani hanno intercettato un ragazzo palestinese di 16 anni che stava trasportando un giubbotto esplosivo. E a Gaza, in serata, un miliziano ha attaccato una pattuglia israeliana, ferendo un soldato.

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“Un attacco all’Iran non è in agenda al momento”. Così oggi il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, a Londra, prima tappa del suo tour europeo, al termine di un colloquio con il premier britannico, Tony Blair. La Rice ha, inoltre, sottolineato che esistono “molti strumenti diplomatici” per fare in modo che Teheran “rispetti i suoi obblighi internazionali” e che Stati Uniti hanno intenzione di utilizzarli tutti “pienamente”. Ieri l’ayatollah iraniano, Ali Khamenei, intanto, ha risposto seccamente alle parole del presidente Bush nel suo discorso sullo Stato dell’Unione. “Oggi il popolo iraniano e la Repubblica Islamica – ha detto Ali Khamenei – sono il bersaglio dell’aggressione degli oppressori del mondo, che stanno usando tutti i mezzi per cercare di bloccare il progresso del popolo iraniano e distruggerlo”.

 

Si è schiantato al suolo, forse a causa delle avverse condizioni metereologiche, il Boeing 737 della Kam Air, diretto a Kabul, di cui da ieri non si avevano più notizie. Il relitto dell’aereo sarebbe stato localizzato stamani a 70 chilometri a sud-est della capitale afghana. A bordo del velivolo c’erano 104 persone, tra le quali l’ufficiale della Marina Miltare italiana, Bruno Vianini.

 

Resta alta la tensione in Nepal. Dopo la deposizione del governo da parte del re Gyanandra e mentre sono ancora difficili i negoziati con i ribelli maoisti, oggi c’è stata una dura repressione dell’esercito durante una manifestazione studentesca. Almeno 15 i feriti. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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Secondo alcune fonti, i soldati avrebbero, dagli elicotteri, sparato su una folla di studenti a Pokara, una città turistica ad ovest della capitale. Decine di giovani sono stati fermati dalla polizia e sarebbero stati torturati, secondo un rappresentante della Commissione indipendente nepalese dei diritti umani. Difficile, però, saperne di più a causa della censura imposta per i prossimi sei mesi su giornali, radio e televisioni e soprattutto a causa delle linee telefoniche che sono ancora interrotte. I ribelli maoisti, che hanno condannato la presa del potere di re Gyanendra e che hanno rifiutato ogni offerta di dialogo, hanno programmato una serrata generale di tre giorni, che però non ha avuto alcun seguito tra la popolazione. L’ex primo ministro Beua e gli altri ex premier sono ancora agli arresti domiciliari, così come decine di politici e sindacalisti. La comunità internazionale continua a seguire l’evolversi della situazione con molta apprensione e l’Unione Europea si è, ieri, aggiunta al coro delle critiche di chi - come India e Stati Uniti – temono che il Nepal ritorni indietro di 14 anni, ai tempi dell’assolutismo monarchico. Il capo di Stato Maggiore nepalese ha assicurato che l’esercito intende rispettare i diritti umani, ma ha minacciato i maoisti di lanciare contro di loro una dura offensiva armata, se non accetteranno l’invito del monarca di deporre alle armi e di sedersi al tavolo dei negoziati.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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“Stiamo progettando operazioni tipo Beslan in futuro, perché siamo costretti a farlo”. Il capo guerrigliero ceceno, Shamil Basaiev, che ha organizzato la sanguinosa presa di ostaggi nella scuola dell’Ossezia del nord, è tornato a lanciare minacce, sottolineando che la decisione è stata presa per il comportamento delle autorità federali russe. “Per quanto cinico possa apparire – ha detto, in un’intervista al canale britannico Channel 4 – stiamo progettando queste operazioni e le eseguiremo, non fosse altro per mostrare al mondo ancora una volta il vero volto del regime russo”. Ricordiamo che nella strage di Belsan hanno perso la vita oltre 330 persone, la metà delle quali bambini.

 

Via libera della Rada, il parlamento ucraino, alla nomina di Yulia Tymoshenko a primo ministro. Il voto di fiducia per la carismatica e controversa passionaria della “rivoluzione arancione” di Kiev, designata nei giorni scorsi dal neopresidente, Viktor Yushenko, era stato sospeso ieri per volontà dello stesso capo di Stato.

 

Il presidente della Georgia, Mikhail Saakashvili, ha rilevato i poteri dell’esecutivo, in seguito all’inaspettata morte del premier, Zurab Zhvania. Il primo ministro, mente della cosiddetta “rivoluzione delle rose” del dicembre 2003, è stato trovato morto ieri nell’appartamento di un amico, ucciso probabilmente da un avvelenamento accidentale di gas, sullo sfondo di una vicenda che non ha mancato, comunque, di generare sospetti. Gli specialisti americani dell’FBI affiancheranno la polizia nelle indagini.

 

Come la schiavitù e l’apartheid, anche la povertà è causata dall’uomo. Ed i governi di tutto il mondo devono impegnarsi seriamente a cancellarla. È l’appello che l’ex presidente sudafricano, Nelson Mandela, ha lanciato ieri da Londra, in vista del G7. Migliaia le persone in piazza per ascoltarlo. Ci riferisce Sagida Syed:

 

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Il Premio Nobel per la pace ha proclamato che il 2005 deve essere l’anno per lasciare la povertà alla storia. Ha chiamato in primo luogo i potenti del mondo a condonare i debiti all’Africa e ad abbattere una tragedia, che come la schiavitù e l’apartheid, causata dall’uomo e per la quale milioni di uomini, donne e bambini soffrono una vita ai margini della società civile. Il fragile 86.enne, ormai ritiratosi dalla vita politica, ha chiesto espressamente ai ministri dell’Economia del G7, che si incontrano questo fine settimana a Londra, di abbattere il debito del continente africano e allo stesso tempo di inviare fondi per lo sviluppo delle società del terzo mondo. Il cancelliere dello scacchiere, Gordon Brown, proporrà ai colleghi del G7 un piano Marshall per l’Africa ed affronterà altri temi cari alla leadership di Tony Blair, tra cui il congelamento dei debiti ai Paesi colpiti dallo tsunami e la creazione di un fondo monetario internazionale di riserve d’oro, da destinare ai 27 Paesi più poveri del mondo. All’incontro dei G7 presiederà Mandela, la cui autorità rimane ancora indiscussa e il cui carisma attrae anche i più giovani. E proprio ai giovani ha rivolto un altro pensiero: “A volte tocca ad una generazione essere particolarmente illuminata. Voi potete essere questa generazione”.

 

Da Londra, per la Radio Vaticana, Sagida Syed.

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 Il presidente della Nigeria, Olusegun Obasanjo, presidente di turno dell’Unione Africana, ha convocato al Cairo un vertice di cinque capi di Stato sulla crisi nella tormentata regione sudanese del Darfur. La data non è stata fissata, ma il meeting avrà luogo entro le due prossime settimane. I cinque Paesi che si incontreranno al Cairo saranno i componenti del Comitato consultivo sul Darfur: Ciad, Egitto, Gabon, Libia e Nigeria.

 

Il programma delle Nazioni Unite “petrolio in cambio di cibo” è stato corrotto sotto gli occhi di Kofi Annan, danneggiando “gravemente la credibilità dell’Onu”. Sono le gravi accuse espresse ieri da Paul Vocker, capo della commissione indipendente d’inchiesta sul programma umanitario lanciato dalle Nazioni Unite nel 1996, per aiutare i civili dell’Iraq sotto embargo. Bersaglio principale delle accuse, Benon Sevan, per sei anni responsabile dell’iniziativa.

 

Si aggrava il bilancio delle vittime del disastroso incidente ferroviario che si è verificato ieri in India, tra un treno passeggeri e un trattore che trainava un rimorchio. La polizia ha riferito di almeno 53 morti. L’incidente è avvenuto in un incrocio vicino il villaggio di Kanan, circa 700 chilometri a est di Bombay.

 

 

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