RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
33 - Testo della trasmissione mercoledì 2 febbraio 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
In Iraq
gli sciiti cercano di coinvolgere i sunniti nel processo politico: con noi
Arduino Paniccia
Allarme
fame e situazione dei diritti umani in Corea del Nord: ce ne parla Luca
D’Ammora.
CHIESA E SOCIETA’:
Nuova campagna di sensibilizzazione contro
l’aborto negli Stati Uniti
Cresce l’impegno dei laici nella Chiesa in
India
Al processo per le emissioni della Radio Vaticana
conclusi gli interventi della difesa
In
Nepal il re Gyanendra ha annunciato la nomina di un nuovo governo composto da
10 ministri; tra questi anche il rappresentante di un partito comunista
Respinto
dal Parlamento spagnolo il piano Ibarretxe che prevede la trasformazione
dell’autonomia basca in una “libera associazione alla Spagna”.
2 febbraio 2005
NON CI SONO MOTIVI DI ALLARME PARTICOLARE PER LA SALUTE DEL PAPA,
RICOVERATO
IERI SERA AL POLICLINICO GEMELLI DI ROMA IN SEGUITO
AD
UNA SINDROME INFLUENZALE A CUI SI SONO AGGIUNTE ALCUNE COMPLICAZIONI.
A
RIFERIRLO AI NOSTRI MICROFONI IL
PORTAVOCE VATICANO NAVARRO VALLS.
GIOVANNI PAOLO II RESTERA’ IN OSPEDALE
QUALCHE GIORNO.
MESSAGGI
DI AUGURI E PREGHIERE DA TUTTO IL MONDO
Non destano particolari preoccupazioni le condizioni di salute di
Giovanni Paolo II, ricoverato ieri sera al Policlinico Agostino Gemelli di
Roma, per motivi precauzionali, in seguito ad una sindrome influenzale
complicata da una laringo-tracheite acuta con episodi di laringo-spasmo.
Notizie rassicuranti contenute nel bollettino medico letto in mattinata dal
direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls. Ascoltiamolo
al microfono di Sergio Centofanti:
**********
R. – Io direi che non c’è motivo per un allarme
particolare. Come lei sa, il Papa ha trascorso la notte scorsa al Policlinico
Gemelli e lì sono proseguite le terapie di assistenza respiratoria che hanno
consentito la stabilizzazione del quadro clinico. I parametri cardiorespiratori
e metabolici, allo stato attuale, sono nei limiti della norma. Tra l’altro, si
conferma la diagnosi di laringo-tracheite acuta con episodi di laringo-spasmo,
come già avevo comunicato la sera precedente. Durante la notte, il Santo Padre
ha riposato, ha potuto dormire per alcune ore.
D. – La febbre è diminuita?
R. – La febbre è diminuita ma
naturalmente il Papa resterà ancora qualche giorno in ospedale: saranno i
medici a decidere quando potrà lasciare l’ospedale.
D. – Come sta trascorrendo il
Papa questa giornata in ospedale?
R. – Guardi, io direi una cosa
che penso molte persone capiranno e piacerà loro saperlo. Questa mattina
insieme con il suo segretario particolare, l’arcivescovo Dziwisz, il Santo
Padre ha concelebrato la Messa dal suo letto in ospedale. Questo è molto bello
e tra l’altro aiuta a capire la situazione del Papa in questo momento.
**********
Ma colleghiamoci con il
Policlinico Gemelli di Roma dove c’è il nostro inviato Alessandro de Carolis:
**********
Qui al Policlinico Gemelli, da
dove vi parlo, l’atmosfera, in questo momento, è decisamente più rilassata
rispetto alle prime ore di questa mattina. Meno di un paio d’ore fa, in uno dei
suoi frequenti contatti con i cronisti, il portavoce del Policlinico, Nicola
Cerbino, ha ribadito più volte che per oggi non sono previsti altri comunicati
ufficiali sulla salute di Giovanni Paolo II, ma che comunque la situazione al
momento è da ritenersi di piena tranquillità. Anche fra i circa 200 tra
giornalisti e operatori televisivi che stazionano nella hall del Policlinico
Gemelli è venuta meno la concitazione che aveva preceduto la lettura del
Bollettino ufficiale della Sala Stampa, inizialmente prevista per le 9 di stamattina
e poi slittata verso le 10.30, al termine della visita al Papa del direttore
della Sala Stampa vaticana, Navarro Valls. Qui al Gemelli, a seguire minuto per
minuto le notizie sul ricovero del Pontefice sono presenti i cronisti delle
maggiori testate internazionali. All’esterno dell’ospedale, su una piccola
altura, è comparsa da questa notte una piccola foresta di antenne paraboliche,
mentre alcuni pullman-regia sono parcheggiati all’esterno, a testimoniare il
grande interesse, ma anche l’apprensione, con cui l’avvenimento è seguito.
Un’attenzione certamente alta
anche tra le personalità istituzionali italiane. Oltre ai contatti del
Quirinale con le autorità mediche del Gemelli, sono giunti qui al Policlinico,
durante la mattinata, il prefetto di Roma, Achille Serra, il sindaco della
capitale Walter Veltroni, e il presidente della Regione Lazio, Francesco Storace,
saliti al decimo piano dell’ospedale, dove il Papa si trova, peraltro nella
stessa stanza utilizzata durante i sette precedenti ricoveri. Da registrare i
primi omaggi floreali per Giovanni Paolo II, il primo da parte di alcuni suoi
connazionali, portato da una suora e da un sacerdote circa un’ora fa: due
grandi mazzi di rose con i colori della bandiera polacca; il secondo –
praticamente pochi secondi fa - da parte di una al momento non meglio
identificata ambasciata presso la Santa Sede.
Dal Policlinico Gemelli è tutto per il momento, Alessandro
De Carolis.
**********
E
sono tanti i fedeli, ma anche i malati e i membri del personale sanitario, che
si sono soffermati nell’atrio del Policlinico Gemelli e nel piazzale antistante
l’ospedale per accertarsi delle condizioni di salute del Papa. Ascoltiamo le
testimonianze raccolte poco fa dalla nostra inviata al Gemelli, Giada Aquilino:
**********
R. – Che il Signore lo faccia vivere, abbiamo ancora
bisogno di lui, perché lui sta rinnovando il mondo.
D. – Come si chiama lei madre?
R. – Suora Edvige.
R. –
Spero si rimetta presto. Sarà un’influenza come prende a molti anziani. Gli
auguro di guarire presto. Pregheremo per questa intenzione. Che il Signore ce
lo conservi, perché in questo momento abbiamo bisogno della sua azione per la
pace nel mondo.
R. – Stiamo pregando senz’altro
che il Papa superi anche queste difficoltà, come tante altre volte.
R. – Ho finito il mio turno di
lavoro e sto aspettando con la speranza di avere veramente una bella notizia.
Quando io ho preso servizio lui è arrivato qui, quasi contemporaneamente.
R. – Spero che vada tutto bene,
che stia bene, perché è veramente una brava persona.
R. – Ci auguriamo che tutto vada
per il meglio, e che il Papa nonostante la sua bella età possa arrivare ad
essere nelle condizioni di guidare la Chiesa e di dare fiducia ai fedeli e a
tutti gli uomini.
D. – Anche ai fratelli malati che
sono qui al Gemelli?
R. – Loro per primi.
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Messaggi di partecipazione alla
sofferenza del Papa stanno arrivando da tutto il mondo, da personalità del
mondo politico e religioso e naturalmente dai tanti fedeli, che seguono con
apprensione le notizie sulle condizioni di salute di Giovanni Paolo II. Tra gli
auguri di pronta guarigione dall’Italia, quelli del Presidente della Repubblica
Ciampi, del Presidente della Camera Casini, del Rabbino Capo di Roma, Di Segni
e del presidente delle Comunità islamiche italiane, Dachan, che hanno
assicurato le loro preghiere. Auguri al Papa e invito ai fedeli a pregare anche
da parte del cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale
italiana. Cosi anche si sono raccolti in preghiera stamane i fedeli britannici
nella cattedrale di Westminster e in tutte le chiese cattoliche del Paese e
cosi pure nelle Filippine su invito dei vescovi, cui si è unita la presidente
Arrojo.Stanno pregando per il Papa anche i cristiani in Iraq.
L’improvviso
ricovero del Papa al Policlinico Gemelli apre oggi i notiziari delle principali
testate e catene televisive internazionali. In studio Roberto Piermarini:
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La
notizia del ricovero di Giovanni Paolo II nella notte ha fatto in un lampo il
giro del mondo. Tutti i grandi network televisivi hanno interrotto le loro
trasmissioni per dare aggiornamenti sulla salute del Pontefice. Poco dopo le 23
le agenzie di stampa internazionali hanno iniziato a battere flash e lanci, con
le informazioni via via disponibili.
La
BBC sia in video che su Internet, dedica all’evento un ampio spazio, riportando
il filmato che ritrae il Papa durante la sua ultima apparizione pubblica,
domenica scorsa all’Angelus, mentre guarda le due colombe simbolo della pace,
liberate da due bambini dalla finestra del suo studio privato. In un commento
sui suoi viaggi, Giovanni Paolo II viene definito come “Papa pellegrino,
simbolo della sofferenza”. Il sito sottolinea che malgrado i problemi di
salute, il Pontefice ha raramente cancellato i suoi impegni.
Anche
la CNN, la CBS News e Sky News danno grande rilievo alla notizia, con approfondimenti
e cronologie nei link dei loro siti.
Molti
grandi giornali, specie quelli degli Stati Uniti, hanno fatto in tempo a
pubblicare articoli sulle condizioni fisiche del Pontefice: il Washington
Post, il New York Times, il Chicago Tribune – per citare
alcune testate statunitensi – dedicano ampio spazio alla malattia del Papa. In
Europa alcune quotidiani, come il britannico Telegraph, sono riusciti a
riportare la notizia in prima pagina già dalle prime edizioni. Grande eco anche
in Russia, dove le televisioni e le radio, con dovizia di particolari e
collegamenti da Roma, seguono da vicino la vicenda.
In Israele l’Haaretz, sul suo sito, parla del ricovero del Papa e
intervista un esperto statunitense sugli effetti del laringo-spasmo, un sintomo
– si spiega – che raramente è fatale anche se può produrre nei malati, una
sensazione di soffocamento. Intervista ad un esperto anche sul quotidiano
italiano “La Repubblica” con la dichiarazione dell’infettivologo Pietro
Crovari, il quale afferma che il ricovero è stato opportuno: “Il Papa è una
persona anziana – afferma il professore – con la sua patologia rischia delle
complicazioni”. Retroscena pubblicato dal “Corriere della Sera” con il
segretario papale mons. Dziwisz che, al momento del ricovero, si è sentito dire
dal Papa di “pregare e stare tranquilli”. “La Stampa” sottolinea come dopo la
lunga serie di voci e smentite all’una e mezzo di notte un segno
tranquillizzante con il medico privato ed uno dei segretari particolari che lasciano
il Policlinico.
Anche
nel mondo arabo, la notizia del ricovero del Papa è arrivata con i primi telegiornali
e radiogiornali del mattino. Lo speaker di Al Jazeera, ha descritto la notte trascorsa
da Giovanni Paolo II in ospedale e dietro di lui è apparsa una foto del
Pontefice, in un momento di sofferenza, con il viso coperto da entrambe le
mani. Nel suo sito, Al Jazeera scrive che il Papa ha segnato il mondo come
pochi altri nel ventesimo secolo, svolgendo un ruolo guida nella caduta del
comunismo nell’Europa orientale nel 1989 e lavorando senza sosta per rinnovare
i rapporti con le altre religioni.
**********
Una lunga storia di sofferenze e di mirabili convalescenze e guarigioni
lega il nome di Giovanni Paolo II all’ospedale policlinico “Agostino Gemelli”
di Roma. Il servizio di Roberta Gisotti:
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“Quando voglio sapere qualcosa sulla mia salute apro i giornali”, ebbe a
dire Giovanni Paolo II alcuni anni fa, una ‘battuta’ scherzosa rivolta a noi
giornalisti, che puntualmente teniamo conto di ogni disturbo del Papa e ne
riferiamo in dettaglio. Malattie, incidenti, operazioni, ricoveri e giorni di
degenza in tutto 150.
Una lunga cronistoria che inizia con 12 giorni di ricovero a Cracovia,
per un infortunio in fabbrica, quando Karol Wojtyla aveva 24 anni. Poi nella
data infausta del 13 maggio 1981, che segna l’attentato subito in piazza San
Pietro, il primo ricovero di 21 giorni, con un delicato intervento chirurgico,
al Policlinico Gemelli di Roma; un mese dopo, nuovo più lungo ricovero di 55
giorni per un infezione.
Passano poi 11 anni prima che il Santo Padre rientri al Gemelli, per 18
giorni nel luglio ’92, questa volta per asportare un tumore benigno
all’intestino e alcuni calcoli alla cistifellea.
L’anno seguente un quinto ricovero al Gemelli, durato poche ore per un
controllo di routine; e sempre nel ’93 due giorni per una lussazione alla
spalla destra, in seguito ad una caduta in Vaticano; quindi nel ’94, un’altra
frattura al femore della gamba destra, per una nuova caduta nel suo
appartamento privato, porta Giovanni Paolo II a varcare ancora le porte del
Gemelli per una degenza di 29 giorni, da cui uscirà claudicante; infine gli
ultimi ricoveri nel ’96 per accertamenti all’ospedale di Albano il 14 agosto e
per 10 giorni in ottobre di nuovo al Gemelli, per un intervento di appendicite.
In tutto 10 ricoveri, con quello della scorsa notte.
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SI CELEBRA OGGI LA NONA
GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA.
NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE AL
TEMPIO, TRADIZIONALE
MESSA DELLA CANDELORA NEL POMERIGGIO NELLA
BASILICA DI SAN PIETRO
- Intervista con l’arcivescovo Franc Rodé -
Oggi, festa della Presentazione
del Signore, la Chiesa celebra la Giornata della Vita Consacrata, voluta nel
1997 da Giovanni Paolo II per rendere grazie a Dio per il dono della vita
consacrata e per mettere in rilievo il servizio e la testimonianza resi
all’intero popolo di Dio dalle persone consacrate. In tale occasione, questo
pomeriggio, presso la Basilica Vaticana, si svolgerà la tradizionale
celebrazione liturgica con i membri
degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica. La
Santa Messa, durante la quale avverrà la benedizione delle candele, sarà presieduta, a nome di Giovanni Paolo II,
dall’arcivescovo Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di
Vita Consacrata. La nostra emittente seguirà l’evento a partire dalle ore
17.20, per la sola zona di Roma, in commento in lingua italiana, sulle onde
medie di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Ma quale è oggi
la situazione della vita consacrata nel mondo? Giovanni Peduto lo ha chiesto
all’arcivescovo Franc Rodè:
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R. – I consacrati nel mondo sono
oggi circa un milione: questa cifra comprende gli istituti religiosi, le
società di vita apostolica, gli istituti secolari, le nuove forma di vita
consacrata, i monasteri contemplativi. Possiamo dire che la vita religiosa è
abbastanza viva e vitale. Le vocazioni, in certi Paesi dell’Asia e dell’Africa
sono in crescita, mentre in Europa – a causa della secolarizzazione e di altri
fattori, soprattutto la diminuzione delle nascite e l’invecchia-mento della
popolazione – conoscono un forte calo numerico. Lo stesso si può dire degli
Stati Uniti e del Canada. Comunque, gli istituti religiosi portano avanti un
lavoro prezioso, soprattutto nel campo dell’educazione, della catechesi, del
servizio per le nuove povertà, come gli immigrati, i tossicodipendenti,
ragazze-madri eccetera. C’è però un’eccezione, quanto alle vocazioni: mentre le
vocazioni delle congregazioni attive nel mondo occidentale diminuiscono, quelle
della vita claustrale, le contemplative, non hanno conosciuto questo calo.
D. – Come vivere oggi i consigli
evangelici “povertà, obbedienza, castità”?
R. – Vivere questi consigli
evangelici come una risposta all’amore del Signore. Il senso di questi consigli
evangelici lo definisce benissimo un documento del nostro dicastero del 2002,
che si chiama: “Ripartire da Cristo”. Ecco che cosa dice sui tre consigli
evangelici: la verginità dilata il cuore sulla misura del cuore di Cristo e
rende capaci di amare come Lui ha amato. La povertà rende liberi dalla
schiavitù delle cose e dei bisogni artificiali a cui spinge la società dei consumi,
e fa riscoprire in Cristo l’unico tesoro per il quale valga la pena di vivere
veramente. L’obbedienza pone la vita interamente nelle sue mani perché egli la
realizzi secondo il disegno di Dio e ne faccia un capolavoro.
D. – Quali sono le principali
sfide per i religiosi, per le religiose?
R. – La sfida principale penso
sia la risposta alla chiamata alla santità, che il Signore rivolge ad ogni
religioso e religiosa. E’ lì il senso profondo e vero della vita religiosa.
Seguire l’appello del Signore a realizzare nella vita l’ideale del Vangelo in
tutta la sua radicalità, cioè in tutta la sua bellezza. E se i religiosi
seguono questa chiamata, rispondono al Signore, allora saranno veri testimoni
del Vangelo nel mondo di oggi. La gente, i giovani soprattutto, vedranno un
esempio da seguire.
D. – Cosa si aspetta il mondo
dalle persone di vita consacrata?
R. – Penso che il mondo si
aspetti soprattutto un esempio di pace interiore, di raccoglimento. Spesso oggi
l’uomo è un po’ perso, vive superficialmente e non è felice e si aspetta che
nella vita e nell’esempio dei religiosi ci sia una vera esperienza di Dio che è
l’unico che dà un senso alla vita dell’uomo.
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RINUNCE E NOMINE
Giovanni Paolo II ha accettato
stamane la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Apucarana, in
Brasile, presentata da mons. Domingos Gabriel Wisniewski, per raggiunti limiti
di età, ed ha nominato allo stesso incarico mons. Luiz Vicente Bernetti, finora
vescovo titolare di Rufiniana e ausiliare di Palmas-Francisco Beltrão.
Il Papa ha inoltre accettato la
rinuncia al governo pastorale della prelatura di São Félix, in Brasile,
presentata da mons. Pedro Casaldáliga Plá, per raggiunti limiti di età, ed ha nominato
allo stesso incarico padre Leonardo Ulrich Steiner, dell’Ordine Francescano dei
Frati Minori, viceparroco della parrocchia Bom Jesus nell’arcidiocesi di Curitiba, nonché docente nella
Facoltà di Filosofia Bom Jesus
nella medesima arcidiocesi.
Il Santo Padre ha poi nominato
vescovo ausiliare di Zagabria, in Croazia, padre Valentin Pozaić,
direttore dell’Istituto di Bioetica di Zagabria, assegnandogli in pari tempo la
sede titolare di Pedena.
Il Pontefice ha infine nominato membri della Congregazione
per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti i cardinali: Christian
Wiyghan Tumi, arcivescovo di Douala, in Camerun; Salvatore De Giorgi,
arcivescovo di Palermo; Angelo Scola, Patriarca di Venezia; Tarcisio Bertone,
arcivescovo di Genova; Peter Kodwo Appiah Turkson, arcivescovo di Cape Coast,
nel Ghana; George Pell, arcivescovo di Sydney, in Australia; Péter Erdö, arcivescovo
di Esztergom‑Budapest, in Ungheria; Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione
per l’Educazione cattolica; Julián Herranz, presidente del Pontificio Consiglio
per i Testi legislativi; ed i presuli: Michel‑Marie‑Bernard Calvet,
arcivescovo di Nouméa, nella Nuova Caledonia, in Oceania; Paulino Lukudu Loro,
arcivescovo di Juba, in Sudan; Jean‑ Marie Untaani Compaoré, arcivescovo
di Ouagadougou, nel Burkina Faso; Thomas Menamparampil, arcivescovo di
Guwahati, in India; Buti Joseph Tlhagale, arcivescovo‑vescovo di
Johannesburg, in Sud Africa; Tarcisius Ngalalekumtwa, vescovo di Iringa, in
Tanzania; Joseph Zen Ze‑kiun, vescovo di Hong Kong; Antoni Dziemianko,
vescovo titolare di Lesvi, ausiliare di Minsk‑Mohilev in Bielorussia;
Robert Le Gall, vescovo di Mende, in Francia.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
In
apertura di prima pagina si dà notizia che Giovanni Paolo II - ricoverato al
Gemelli nella sera di martedì primo febbraio - sta meglio.
Sempre
in prima, l’Iraq: le Nazioni Unite si dicono pronte a dare assistenza per la
stesura della nuova Costituzione.
Nelle
vaticane, un articolo sulle celebrazioni per il centenario della canonizzazione
di san Gerardo Maiella.
Un
articolo dal titolo “Sulle orme di san Francesco di Sales per scoprire il
coraggio della verità” sull’incontro del cardinale Dionigi Tettamanzi con i
giornalisti per la festa del Patrono.
Nelle
estere, l’intervento della Santa Sede sulla sicurezza globale e la riforma
delle istituzioni internazionali, durante la 59.ma sessione dell’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite.
Nella
pagina culturale, un articolo di Gino Concetti dal titolo “L’esperienza mistica
di Chiara d'Assisi”: gli atti del convegno internazionale del 2003 ad Assisi.
Nelle
pagine italiane, tra i temi in rilievo la camorra e il fisco.
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2
febbraio 2005
IN IRAQ I LEADER SCIITI
CERCANO DI COINVOLGERE ANCHE I SUNNITI
NEL PROCESSO POLITICO
PER RISPETTARE UNA POSTILLA
DELLA COSTITUZIONE
PROVVISORIA CHE INTENDE TUTELARE LE MINORANZE
- Intervista con
Arduino Paniccia -
In Iraq, l’autista del
ministro del Commercio è stato ucciso da guerriglieri mentre si trovava sulla
strada che porta da Baghdad all’aeroporto. Sempre nei pressi della capitale, è
stato sabotato un oleodotto. I vertici militari americani hanno smentito,
inoltre, il sequestro di un marine annunciato ieri dal sedicente gruppo
“Brigate dei mujuahiddin dell’Iraq”. Nel Paese arabo, intanto, i leader della
comunità sciita, distintasi per l’alta affluenza alle elezioni di domenica
scorsa, cercano di coinvolgere nelle future istituzioni anche i sunniti, che
invece hanno boicottato la consultazione. Sui motivi di questi contatti
sentiamo da Baghdad Barbara Schiavulli:
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Questo
improvviso interesse degli sciiti per coinvolgere i sunniti nel processo
politico nasce da una considerazione molto più pratica del puro interesse per
l’unità del Paese: c’è una postilla, infatti, inserita nella Costituzione provvisoria
per proteggere le minoranze. La postilla è stata aggiunta per tutelare i curdi,
ma adesso sembra riguardare anche i sunniti, il 20 per cento della popolazione.
La nuova assemblea nazionale dovrà redigere una nuova Costituzione che verrà
approvata con un referendum ad ottobre. Ma la legge dice che se in tre province
i due terzi della popolazione voterà contro, la Costituzione non passerà.
Basterà ai sunniti rimanere compatti per avere un’arma molto più potente di
qualsiasi violenza. La comunità sunnita può contare, dunque, su tutti gli
strumenti della democrazia.
Barbara Schiavulli, da Baghdad,
per la Radio Vaticana.
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Qualunque
sia il risultato delle elezioni in Iraq, per l’opinione pubblica americana c’è
già un vincitore: è il presidente statunitense George Bush, che non poteva
iniziare meglio il suo secondo andato alla Casa Bianca. Andrea Sarubbi ne ha
parlato con Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università di
Trieste:
**********
R. – Certamente c’è stata una
svolta in Medio Oriente. C’è stato un buon esito delle elezioni afghane, c’è un
cambio nella politica palestinese con Abu Mazen e c’è stata la svolta
filo-occidentale della Libia di Gheddafi. Questo non significa però che anche
in futuro l’intervento preventivo possa dimostrarsi così efficace. Il prezzo
pagato dagli americani, dalle forze della coalizione e dal popolo iracheno è
comunque molto alto. Dobbiamo confidare in un Iraq libero e democratico. Ma non
ne siamo ancora certi: possiamo dire che nutriamo un cauto ottimismo.
D. – Lei crede che, finite le
elezioni, sia terminato anche il compito degli americani in Iraq?
R. – No. Credo che il compito
americano, delle forze della coalizione e gli sforzi nell’addestramento dei
militari e della polizia irachena da parte della NATO, non finisca naturalmente
con le elezioni. C’è ancora un lungo cammino che durerà quanto meno per tutto
il 2005, probabilmente anche per la prima parte del 2006. Il fatto però che
abbiano votato circa 8 milioni di persone è comunque una grande sconfitta sia
per il terrorismo di Al Qaeda sia per i sunniti fondamentalisti. Ora si tratta
di coinvolgere i sunniti nella preparazione della la nuova Costituzione e nel
futuro governo non più provvisorio. E’ un’operazione difficile: c’è il problema
dei rapporti con l’Iran perché un nocciolo duro sciita sarà comunque presente
nel prossimo parlamento iracheno. Non credo che in questo momento lasciare
l’Iraq alle scarne e poco addestrate forze irachene sia la cosa più
intelligente da fare.
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ALLARME FAME E SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI IN
COREA DEL NORD
- Intervista con Luca D’Ammora -
In
Corea del nord 6 milioni e mezzo di persone nel 2005 corrono seri rischi di morire
per fame se non vi saranno massicci aiuti alimentari. L’allarme, riportato
dalla Fides, è stato lanciato nei giorni scorsi dal Programma alimentare
mondiale, l’agenzia delle Nazioni Unite che già opera nella distribuzione di
cibo nel Paese. Dalla Corea del Nord, sottoposta a regime comunista, filtrano
poche notizie, ma quello della fame non è l’unico dramma che l’affligge come ci
conferma, al microfono di Debora Donnini, Luca D’Ammora, esperto di Corea del
Nord per Amnesty Italia.
**********
R. - E’ ormai dalla metà degli
anni ’90 che c’è una gravissima carestia che coinvolge più della metà della
popolazione. Le stime della FAO dicono che almeno 13 milioni di persone nel
Paese soffrono di malnutrizione e che addirittura più di due milioni di persone
abbiano perso la vita, dalla metà degli anni ’90, per questa ragione.
D. – Questa situazione quanto
dipende dal tipo di regime esistente in Corea del Nord?
R. – Dipende molto dal regime di
Kim Jong-Il. Naturalmente dipende anche dalle carestie, da vari anni di
raccolti assolutamente insufficienti anche per fenomeni naturali, ma è chiaro
che il sistema economico della Corea del Nord è al collasso. Tra l’altro, la
carestia aggrava la situazione anche delle fasce che già erano vittime delle
violazioni dei diritti umani, perché, ad esempio, la prima causa di morte nelle
prigioni nordcoreane è la mancanza di cibo. Nelle prigioni nordcoreane,
purtroppo, ci finiscono molti prigionieri politici, cittadini che, in qualche
modo, sono in antipatia alle autorità nordcoreane per aver espresso le loro
idee o per aver cercato di esercitare delle libertà, tipo, ad esempio, quella
religiosa che non è assolutamente contemplata, o per aver cercato anche solo di
fuggire da questa situazione.
D. – Abbiamo parlato in questi
giorni dell’Olocausto: questo dovere di ricordare non dovrebbe far anche
pensare, oggi, molto attentamente, a partire da questi campi di lavoro forzato,
alla Corea del Nord?
R. – Assolutamente sì. Queste
sono, purtroppo, cose che non appartengono solo al passato, ma, in questo
momento, appartengono al presente in Paesi come la Corea del Nord.
D. – Perché, in riferimento alla
Corea del Nord, si parla soprattutto della minaccia nucleare e meno di queste
situazioni?
R. –
La ragione è essenzialmente che una minaccia nucleare è una minaccia
fondamentalmente esterna alla Corea del Nord, cioè minaccia il contesto
internazionale, mentre questa situazione è una situazione prettamente interna
alla Corea del Nord le cui vittime sono fondamentalmente i cittadini nordcoreani.
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2 febbraio 2005
“E’ TEMPO DI FAR TACERE I FUCILI E DI METTERE
IN PRATICA
ATTI SINCERI E CONCRETI DI PACE”:
COSI’ IL
CARDINALE RUBIANO SAENZ,
APRENDO L’ASSEMBLEA DEI
VESCOVI COLOMBIANI
BOGOTA’.
= “E’ ora di arrivare ad un accordo umanitario, che serva ad aprire un processo
di negoziato e di pace tra il governo e le Forze armate rivoluzionarie della
Colombia. Questo momento non può essere ulteriormente posticipato”. Questo, in
sintesi, il monito del cardinale Pedro Rubiano Sáenz, presidente della
Conferenza episcopale colombiana, aprendo l’assemblea dei vescovi a Bogotá. “È
tempo di far tacere i fucili e di mettere in pratica atti sinceri e concreti di
pace – ha proseguito il porporato – in ambito locale, nazionale ed
internazionale e a tutti i livelli delle istituzioni”. L’ultima proposta
avanzata dalle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) è quella di
“scambiare” 59 ostaggi – per lo più personalità politiche e militari – con un
numero indeterminato di guerriglieri, detenuti nelle carceri nazionali. Le
FARC, inoltre, riferisce l’agenzia MISNA, insistono sulla necessità di avere
un’area smilitarizzata dove procedere allo “scambio di prigionieri”, istanza
che il governo non intende accettare. La violenza sul terreno poi continua a
registrare vittime. Quattordici uomini della fanteria da sbarco colombiana sono
stati uccisi ieri da alcuni membri del Fronte 29 delle Forze armate
rivoluzionarie della Colombia, a Iscuande, nella giungla. I presuli colombiani,
tuttavia, manifestano ottimismo. “Ogni tipo di negoziato – ha aggiunto il
cardinale Rubiano Sáenz – dal punto di vista politico, è qualcosa che richiede
sforzo e necessita di essere sostenuto e promosso”. “Auspichiamo di arrivare al
2010, quando si celebrerà il bicentenario dell’Indipendenza – ha concluso il presidente
della Conferenza episcopale colombiana – senza altre sfilate o discorsi, ma
come colombiani che amano questa patria, mano nella mano, costruendo la pace e
la giustizia sociale”. (B.C.)
NUOVA
CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE CONTRO L’ABORTO NEGLI STATI UNITI.
A LANCIARLA IL SEGRETARIATO
DELLE ATTIVITA’ PRO-VITA
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE
AMERICANA
- A cura di Lisa Zengarini -
WASHINGTON. = Si intitola “Second
Look Project” la nuova campagna di informazione, promossa dal segretariato
delle attività pro-vita della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (USCCB),
per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’aborto. Più di cinquecento
manifesti, affissi in queste settimane e per tutto il mese di febbraio
nell’area metropolitana di Washington e inserti nei principali quotidiani della
capitale, propongono alcune informazioni di base sul contenuto dell’attuale
legislazione statunitense in materia. La novità della campagna, ha spiegato
alla presentazione dell’iniziativa la portavoce del segretariato, Cathy Cleaver
Ruse, è che essa fa semplicemente parlare i fatti per convincere la gente a
rivedere le proprie opinioni su questo tema delicato. A più di trent’anni dalla
Roe vs Wade, la sentenza della Corte Suprema che ha legalizzato l’aborto
negli Stati Uniti, pochi sanno, ad esempio, che a causa di quella decisione, e
ad altre sentenze correlate, l’aborto è di fatto legale fino al nono mese di
gravidanza. Esso è, quindi, diventato un diritto illimitato, cui la stragrande
maggioranza della gente sarebbe contraria, ha rilevato la Ruse. I cartelloni,
sui quali campeggia la domanda: “Aborto: abbiamo superato i limiti?” rinviano
il pubblico al sito www.secondlookproject.org
per ulteriori approfondimenti. Oltre alle informazioni legali, esso offre, tra
l’altro, dati statistici sul fenomeno e informazioni sullo sviluppo della vita
nel grembo materno dal concepimento fino alla nascita.
CRESCE L’IMPEGNO DEI LAICI
NELLA CHIESA IN INDIA. NELLA COMUNITA’ CATTOLICA, SOTTOLINEA MONS. JUDE PAULRAJ, I FEDELI SONO SEMPRE
PIU’ CONSAPEVOLI
DI ESSERE CHIAMATI A COMPIERE UNA MISSIONE
PALAYAMKOTTAI. = “Cresce nella
comunità cattolica il ruolo dei laici, sempre più consapevoli di essere
chiamati alla missione”. E' quanto ha riferito ai microfoni dell’agenzia Fides
mons. Jude Gerald Paulraj, vescovo di Palayamkottai. “I laici della diocesi –
ha aggiunto il presule della diocesi del Tamil Nadu – vengono chiamati in tutta
l’India, e anche in Sri Lanka, per tenere corsi di formazione
sull’evangelizzazione”. “La diocesi confina con quella di Kottar, colpita dallo
tsunami – ha concluso – e dopo il disastro si è attivata con numerose
iniziative di assistenza e solidarietà. Soprattutto i giovani si sono dati da
fare, svolgendo servizio volontario”. (B.C.)
AL PROCESSO PER LE EMISSIONI DELLA RADIO VATICANA
CONCLUSI
GLI INTERVENTI DELLA DIFESA
- A cura di padre Federico Lombardi -
ROMA. = Ieri pomeriggio presso
il Tribunale di Roma, nell’ambito del processo contro la Radio Vaticana per le
emissioni del Centro trasmittente di Santa Maria di Galeria, si sono conclusi
gli interventi del collegio di difesa. E’ intervenuto l’avvocato Marcello
Melandri, che ha sviluppato ulteriormente diversi fra gli argomenti già toccati
dagli altri membri del collegio nell’udienza precedente, ribadendo la
correttezza della linea seguita dalla Radio Vaticana, che ha sempre rispettato
le norme internazionali e ha pienamente rispettato anche la normativa italiana
concordemente all’accordo raggiunto con il Governo italiano nel 2001, come
dimostrano le misurazioni compiute in collaborazione con le Agenzie italiane
istituzionalmente preposte ai controlli in materia. Inoltre, l’avvocato
Melandri ha contestato che i tre dirigenti della Radio Vaticana imputati siano
effettivamente responsabili in senso giuridico penalistico, e ha fatto rilevare
le discordanze e i limiti delle testimonianze presentate dal Pubblico Ministero
e dalle parti civili, chiedendo in conclusione l’assoluzione degli imputati. Il
prossimo 7 aprile vi sarà la nuova udienza, dedicata alle repliche, dopo la
quale il giudice si ritirerà in camera di consiglio per formulare il dispositivo
della sentenza.
A BREVE IN VATICANO UNA
INTERESSANTE MOSTRA DEDICATA AI 150 ANNI
DELLA PROCLAMAZIONE DEL DOGMA DELL’IMMACOLATA
CONCEZIONE.
IN SCENA LE OPERE DEI GRANDI MAESTRI
ROMA. = Si inaugurerà il
prossimo 11 febbraio in Vaticano la mostra: “Una donna vestita di sole:
l’Immacolata Concezione nelle opere dei grandi maestri”. La rassegna, fino al
prossimo 13 maggio verrà allestita nel Braccio di Carlo Magno. A 150 anni dalla
proclamazione del dogma dell’Immacolata, avvenuto l’8 dicembre 1854 da parte
del beato Papa Pio IX, la mostra ripercorre il cammino dell’iconografia mariana
e la formazione delle rappresentazioni espressive del dogma. Le opere vanno
così dall’immagine della “Vergine coronata da dodici stelle”, fino al “Trionfo
dell’Immacolata”, raffigurata mentre schiaccia la testa del serpente poggiata
sullo spicchio di luna. In esposizione saranno oltre cento le opere di artisti
quali Leonardo, Barocci, Tiepolo, Carracci, Murillo, Pinturicchio, Guercino, El
Greco, Vasari, provenienti da Spagna, Francia, Germania, Svizzera, Irlanda,
Olanda, Russia, Svezia, Ungheria, Polonia, Stati Uniti. Gli ospiti, inoltre,
potranno ammirare codici e manoscritti, sculture, oggetti di culto, paramenti sacri
e documenti che testimoniano quanto sia stato lungo e significativo il cammino
teologico e iconografico, per giungere alla bolla papale del 1854. (B.C.)
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2
febbraio 2005
- A cura di Amedeo Lomonaco e Rita
Anaclerio -
In Nepal, il giorno
dopo aver licenziato il premier, il re Gyanendra ha annunciato la nomina di un
nuovo governo composto da 10 ministri. Tra questi c’è anche un rappresentante
del partito comunista, Krishna Mainali, nominato ministro dello Sport e
dell’Educazione. Il Nepal ha conosciuto, negli ultimi tempi, una recrudescenza
delle attività della guerriglia maoista che ha causato, dal 1996 ad oggi, oltre
11.000 morti. Sulla situazione del Paese, dove la tensione è alta soprattutto
nella capitale Kathmandu, ascoltiamo Maria Grazia Coggiola:
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L’esercito continua a presidiare
le strade della capitale, in particolare la residenza dell’ex primo ministro Sher Bahadur Deuba. I telefoni sono
ancora interrotti mentre l’aeroporto sarebbe stato riaperto: questa mattina
sono ripresi i collegamenti aerei da New Delhi. La monarchia che controlla
l’esercito e che ha dichiarato lo stato d’emergenza, ha sospeso alcune libertà
costituzionali, tra cui la libertà di stampa, e ha autorizzato gli arresti preventivi.
Anche se il re ha agito nell’ambito dei suoi poteri costituzionali, agli occhi
della comunità internazionale questa crisi ha l’aspetto di un vero e proprio
colpo di Stato: sono piovute critiche non solo dalla vicina India, preoccupata
per la svolta autoritaria e per il rischio di una reazione della guerriglia, ma
anche dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, due Paesi che in questi anni hanno
appoggiato il governo nepalese contro l’insurrezione dei ribelli maoisti. Anche
le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per la decisione della monarchia
che rischia di far precipitare il regno himalayano nell’instabilità politica.
Preoccupa anche la situazione nella capitale, dove ci sarebbero molti turisti
stranieri. L’Australia, in particolare, ha vietato ai propri cittadini di
recarsi in Nepal. Il re Gyanendra ha però confermato la sua partecipazione ai
vertici dell’ASSAR, l’associazione economica dei Paesi del Sud dell’Asia, che
inizia domenica prossima ad Acca, in Bangladesh.
Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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In Medio Oriente è stato
annunciato un importante incontro: il capo di Stato egiziano Mubarak ha
invitato martedì prossimo a Sharm El Sheikh il presidente palestinese Abu Mazen
ed il premier israeliano Ariel Sharon che hanno già dichiarato di voler partecipare
al summit. All’incontro prenderà parte anche il re giordano Abdallah II. Si
profila, inoltre, una svolta nelle relazioni - interrotte da dieci anni - tra
l’Autorità nazionale palestinese, nata sulla base di negoziati con Israele, e
l’Iran: il governo di Teheran ha invitato, infatti, il presidente Abu Mazen a
visitare il Paese. Abu Mazen ha reso noto che deciderà nei prossimi giorni la
data della missione.
Nelle Filippine, nei pressi
della città di Maimbung, sono scoppiati ieri furiosi scontri tra l’esercito ed
una sessantina di militanti del gruppo terrorista ‘Abu Sayyaf’, che si ritiene
collegato alla rete Al Qaeda. L’esercito filippino ha reso noto che sono morti
tre ribelli e due soldati.
Dodici sospetti terroristi
appartenenti ad un gruppo islamico fuorilegge sono stati arrestati in una
moschea del Bangladesh durante un raid delle forze di sicurezza. I sospetti hanno
confessato il loro legame con il gruppo armato dei Jamatul Mujaheddin, ma hanno
negato di avere ricevuto un addestramento militare.
La Corea del Nord potrebbe aver
venduto del materiale nucleare alla Libia. A riferirlo sono due alti
responsabili del Consiglio di Sicurezza nazionale americano, Michael J. Green e
William Tobey. Il materiale venduto sarebbe dell’esafloruro che, se arricchito,
potrebbe essere utilizzato per realizzare armi atomiche.
Dopo un intenso dibattito durato
oltre 7 ore, il Parlamento spagnolo ha respinto ieri sera a grande maggioranza,
il piano Ibarretxe: un progetto che prevede la trasformazione dell’autonomia
basca, in una “libera associazione alla Spagna”. 313 i voti contrari. A favore
solo 29 deputati, tra cui i partiti del governo basco di Juan Josè Ibarretxe ed
i nazionalisti della Navarra, della Catalogna e della Galizia. Il servizio di
padre Ignacio Arregui:
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L’opinione pubblica spagnola ha
seguito con notevole interesse la seduta stroardinaria che si è tenuta ieri al
parlamento sul progetto di un nuovo statuto basco. Quasi tutte le principali
personalità politiche dello Stato spagnolo erano presenti alla Camera. Il presidente
del governo della Comunità autonoma basca, Juan Jose Ibarretxe, ha rivolto ai deputati
una domanda precisa: perché tanta paura e tanta fretta nell’affrontare, senza
la necessaria analisi, questa proposta che comporta una opportunità storica per
dare una risposta definitiva, mediante il negoziato e il dialogo, alla
questione basca? Il premier spagnolo, Luis Rodriguez Zapatero, ha dichiarato
che la votazione non doveva mettere la parola fine alla questione, ma che
invece segnava l’inizio di una nuova fase con l’elaborazione negoziata di un
progetto nuovo per la regione basca. Mentre invece l’attuale proposta doveva
essere respinta per rispetto della legalità, della Costituzione, e della
convivenza fra tutti i cittadini. Il presidente del partito popolare, Mariano
Rajoy, ha respinto il progetto perché è incompatibile con la Costituzione,
abolisce lo Statuto di Gernika, disprezza il ruolo del Parlamento e tiene conto
solo di una parte della popolazione. L’attuale Statuto di Gernika continua ad
essere valido e non si vede perché debba essere modificato, al meno finché non
scomparirà l’Eta. Rappresentanti di alcuni partiti nazionalisti hanno
appoggiato, invece, i principi generali del progetto del Parlamento basco e
hanno riaffermato la loro intenzione di chiedere la revisione di altri statuti
regionali nell’ambito di uno Stato plurinazionale. Dopo la bocciatura del progetto del parlamento basco resta da
vedere adesso quali saranno i prossimi passi del governo basco il quale aveva
annunciato la possibilità unilaterale di una consultazione popolare.
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Il segretario generale delle
Nazioni Unite, Kofi Annan, ha chiesto una punizione esemplare per i
responsabili dei crimini contro l’umanità commessi nella regione sudanese occidentale
del Darfur. Toccherà ora al Consiglio di Sicurezza la scelta del tribunale.
Il presidente dello Zimbabwe,
Robert Mugabe, ha indetto ieri le elezioni generali per il prossimo 31 marzo.
Il Movimento per il cambiamento democratico, il principale partito
d’opposizione, ha minacciato di boicottare il voto, motivando la decisione con
il clima elettorale che favorirebbe il partito di Mugabe al potere, lo Zanu-Pf.
Il governo del Senegal e gli ex
ribelli indipendentisti della regione Casamance hanno avviato ieri a
Foundiougne, nel centro del Paese, negoziati per l’applicazione dell’accordo di
pace siglato lo scorso dicembre. L’intesa tra il presidente, Abdoulaye Wade, ed
il capo della ribellione, Diamacoune Senghor, ha messo fine a 22 anni di
conflitto nella regione meridionale del Paese, costati la vita ad oltre 2.000
persone.
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