RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 33 - Testo della trasmissione mercoledì 2 febbraio 2005

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Non ci sono motivi di allarme particolare per la salute del Papa, ricoverato ieri sera al Policlinico Gemelli di Roma in seguito ad una sindrome influenzale a cui si sono aggiunte alcune complicazioni: ai nostri microfoni Joaquín Navarro-Valls

 

Nella festa della Presentazione del Signore e nella Giornata della vita consacrata, l’arcivescovo  Franc Rodé  presiede oggi pomeriggio a nome del Papa la Messa nella Basilica vaticana: intervista con il presule.

 

IN PRIMO PIANO:

In Iraq gli sciiti cercano di coinvolgere i sunniti nel processo politico: con noi Arduino Paniccia

 

Allarme fame e situazione dei diritti umani in Corea del Nord: ce ne parla Luca D’Ammora.

 

CHIESA E SOCIETA’:

“E’ tempo di far tacere i fucili e di mettere in pratica atti sinceri e concreti di pace”: così il cardinale Rubiano Saenz, aprendo l’Assemblea dei vescovi colombiani

 

Nuova campagna di sensibilizzazione contro l’aborto negli Stati Uniti

 

Cresce l’impegno dei laici nella Chiesa in India

 

Al processo per le emissioni della Radio Vaticana conclusi gli interventi della difesa

 

A breve in Vaticano una interessante mostra dedicata ai 150 anni della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione.

 

24 ORE NEL MONDO:

In Nepal il re Gyanendra ha annunciato la nomina di un nuovo governo composto da 10 ministri; tra questi anche il rappresentante di un partito comunista

 

Respinto dal Parlamento spagnolo il piano Ibarretxe che prevede la trasformazione dell’autonomia basca in una “libera associazione alla Spagna”.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 febbraio 2005

 

NON CI SONO MOTIVI DI ALLARME PARTICOLARE PER LA SALUTE DEL PAPA,

RICOVERATO IERI SERA AL POLICLINICO GEMELLI DI ROMA IN SEGUITO

AD UNA SINDROME INFLUENZALE A CUI SI SONO AGGIUNTE ALCUNE COMPLICAZIONI.

A RIFERIRLO AI NOSTRI MICROFONI  IL PORTAVOCE VATICANO NAVARRO VALLS.

 GIOVANNI PAOLO II RESTERA’ IN OSPEDALE QUALCHE GIORNO.

MESSAGGI DI AUGURI E PREGHIERE DA TUTTO IL MONDO

 

 

Non destano particolari preoccupazioni le condizioni di salute di Giovanni Paolo II, ricoverato ieri sera al Policlinico Agostino Gemelli di Roma, per motivi precauzionali, in seguito ad una sindrome influenzale complicata da una laringo-tracheite acuta con episodi di laringo-spasmo. Notizie rassicuranti contenute nel bollettino medico letto in mattinata dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro-Valls. Ascoltiamolo al microfono di Sergio Centofanti:

 

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R. – Io direi che non c’è motivo per un allarme particolare. Come lei sa, il Papa ha trascorso la notte scorsa al Policlinico Gemelli e lì sono proseguite le terapie di assistenza respiratoria che hanno consentito la stabilizzazione del quadro clinico. I parametri cardiorespiratori e metabolici, allo stato attuale, sono nei limiti della norma. Tra l’altro, si conferma la diagnosi di laringo-tracheite acuta con episodi di laringo-spasmo, come già avevo comunicato la sera precedente. Durante la notte, il Santo Padre ha riposato, ha potuto dormire per alcune ore.

 

D. – La febbre è diminuita?

 

R. – La febbre è diminuita ma naturalmente il Papa resterà ancora qualche giorno in ospedale: saranno i medici a decidere quando potrà lasciare l’ospedale.

 

D. – Come sta trascorrendo il Papa questa giornata in ospedale?

 

R. – Guardi, io direi una cosa che penso molte persone capiranno e piacerà loro saperlo. Questa mattina insieme con il suo segretario particolare, l’arcivescovo Dziwisz, il Santo Padre ha concelebrato la Messa dal suo letto in ospedale. Questo è molto bello e tra l’altro aiuta a capire la situazione del Papa in questo momento.

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Ma colleghiamoci con il Policlinico Gemelli di Roma dove c’è il nostro inviato Alessandro de Carolis:

 

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Qui al Policlinico Gemelli, da dove vi parlo, l’atmosfera, in questo momento, è decisamente più rilassata rispetto alle prime ore di questa mattina. Meno di un paio d’ore fa, in uno dei suoi frequenti contatti con i cronisti, il portavoce del Policlinico, Nicola Cerbino, ha ribadito più volte che per oggi non sono previsti altri comunicati ufficiali sulla salute di Giovanni Paolo II, ma che comunque la situazione al momento è da ritenersi di piena tranquillità. Anche fra i circa 200 tra giornalisti e operatori televisivi che stazionano nella hall del Policlinico Gemelli è venuta meno la concitazione che aveva preceduto la lettura del Bollettino ufficiale della Sala Stampa, inizialmente prevista per le 9 di stamattina e poi slittata verso le 10.30, al termine della visita al Papa del direttore della Sala Stampa vaticana, Navarro Valls. Qui al Gemelli, a seguire minuto per minuto le notizie sul ricovero del Pontefice sono presenti i cronisti delle maggiori testate internazionali. All’esterno dell’ospedale, su una piccola altura, è comparsa da questa notte una piccola foresta di antenne paraboliche, mentre alcuni pullman-regia sono parcheggiati all’esterno, a testimoniare il grande interesse, ma anche l’apprensione, con cui l’avvenimento è seguito.

 

Un’attenzione certamente alta anche tra le personalità istituzionali italiane. Oltre ai contatti del Quirinale con le autorità mediche del Gemelli, sono giunti qui al Policlinico, durante la mattinata, il prefetto di Roma, Achille Serra, il sindaco della capitale Walter Veltroni, e il presidente della Regione Lazio, Francesco Storace, saliti al decimo piano dell’ospedale, dove il Papa si trova, peraltro nella stessa stanza utilizzata durante i sette precedenti ricoveri. Da registrare i primi omaggi floreali per Giovanni Paolo II, il primo da parte di alcuni suoi connazionali, portato da una suora e da un sacerdote circa un’ora fa: due grandi mazzi di rose con i colori della bandiera polacca; il secondo – praticamente pochi secondi fa - da parte di una al momento non meglio identificata ambasciata presso la Santa Sede.

 

Dal Policlinico Gemelli è tutto per il momento, Alessandro De Carolis.

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E sono tanti i fedeli, ma anche i malati e i membri del personale sanitario, che si sono soffermati nell’atrio del Policlinico Gemelli e nel piazzale antistante l’ospedale per accertarsi delle condizioni di salute del Papa. Ascoltiamo le testimonianze raccolte poco fa dalla nostra inviata al Gemelli, Giada Aquilino:

 

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R. – Che il Signore lo faccia vivere, abbiamo ancora bisogno di lui, perché lui sta rinnovando il mondo.

 

D. – Come si chiama lei madre?

 

R. – Suora Edvige.

 

R. – Spero si rimetta presto. Sarà un’influenza come prende a molti anziani. Gli auguro di guarire presto. Pregheremo per questa intenzione. Che il Signore ce lo conservi, perché in questo momento abbiamo bisogno della sua azione per la pace nel mondo.

 

R. – Stiamo pregando senz’altro che il Papa superi anche queste difficoltà, come tante altre volte.

 

R. – Ho finito il mio turno di lavoro e sto aspettando con la speranza di avere veramente una bella notizia. Quando io ho preso servizio lui è arrivato qui, quasi contemporaneamente.

 

R. – Spero che vada tutto bene, che stia bene, perché è veramente una brava persona.

 

R. – Ci auguriamo che tutto vada per il meglio, e che il Papa nonostante la sua bella età possa arrivare ad essere nelle condizioni di guidare la Chiesa e di dare fiducia ai fedeli e a tutti gli uomini.

 

D. – Anche ai fratelli malati che sono qui al Gemelli?

 

R. – Loro per primi.

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Messaggi di partecipazione alla sofferenza del Papa stanno arrivando da tutto il mondo, da personalità del mondo politico e religioso e naturalmente dai tanti fedeli, che seguono con apprensione le notizie sulle condizioni di salute di Giovanni Paolo II. Tra gli auguri di pronta guarigione dall’Italia, quelli del Presidente della Repubblica Ciampi, del Presidente della Camera Casini, del Rabbino Capo di Roma, Di Segni e del presidente delle Comunità islamiche italiane, Dachan, che hanno assicurato le loro preghiere. Auguri al Papa e invito ai fedeli a pregare anche da parte del cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana. Cosi anche si sono raccolti in preghiera stamane i fedeli britannici nella cattedrale di Westminster e in tutte le chiese cattoliche del Paese e cosi pure nelle Filippine su invito dei vescovi, cui si è unita la presidente Arrojo.Stanno pregando per il Papa anche i cristiani in Iraq.

 

L’improvviso ricovero del Papa al Policlinico Gemelli apre oggi i notiziari delle principali testate e catene televisive internazionali. In studio Roberto Piermarini:

 

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La notizia del ricovero di Giovanni Paolo II nella notte ha fatto in un lampo il giro del mondo. Tutti i grandi network televisivi hanno interrotto le loro trasmissioni per dare aggiornamenti sulla salute del Pontefice. Poco dopo le 23 le agenzie di stampa internazionali hanno iniziato a battere flash e lanci, con le informazioni via via disponibili.

 

La BBC sia in video che su Internet, dedica all’evento un ampio spazio, riportando il filmato che ritrae il Papa durante la sua ultima apparizione pubblica, domenica scorsa all’Angelus, mentre guarda le due colombe simbolo della pace, liberate da due bambini dalla finestra del suo studio privato. In un commento sui suoi viaggi, Giovanni Paolo II viene definito come “Papa pellegrino, simbolo della sofferenza”. Il sito sottolinea che malgrado i problemi di salute, il Pontefice ha raramente cancellato i suoi impegni.

 

Anche la CNN, la CBS News e Sky News danno grande rilievo alla notizia, con approfondimenti e cronologie nei link dei loro siti.

 

Molti grandi giornali, specie quelli degli Stati Uniti, hanno fatto in tempo a pubblicare articoli sulle condizioni fisiche del Pontefice: il Washington Post, il New York Times, il Chicago Tribune – per citare alcune testate statunitensi – dedicano ampio spazio alla malattia del Papa. In Europa alcune quotidiani, come il britannico Telegraph, sono riusciti a riportare la notizia in prima pagina già dalle prime edizioni. Grande eco anche in Russia, dove le televisioni e le radio, con dovizia di particolari e collegamenti da Roma, seguono da vicino la vicenda.

 

In Israele l’Haaretz, sul suo sito, parla del ricovero del Papa e intervista un esperto statunitense sugli effetti del laringo-spasmo, un sintomo – si spiega – che raramente è fatale anche se può produrre nei malati, una sensazione di soffocamento. Intervista ad un esperto anche sul quotidiano italiano “La Repubblica” con la dichiarazione dell’infettivologo Pietro Crovari, il quale afferma che il ricovero è stato opportuno: “Il Papa è una persona anziana – afferma il professore – con la sua patologia rischia delle complicazioni”. Retroscena pubblicato dal “Corriere della Sera” con il segretario papale mons. Dziwisz che, al momento del ricovero, si è sentito dire dal Papa di “pregare e stare tranquilli”. “La Stampa” sottolinea come dopo la lunga serie di voci e smentite all’una e mezzo di notte un segno tranquillizzante con il medico privato ed uno dei segretari particolari che lasciano il Policlinico.

 

Anche nel mondo arabo, la notizia del ricovero del Papa è arrivata con i primi telegiornali e radiogiornali del mattino. Lo speaker di Al Jazeera, ha descritto la notte trascorsa da Giovanni Paolo II in ospedale e dietro di lui è apparsa una foto del Pontefice, in un momento di sofferenza, con il viso coperto da entrambe le mani. Nel suo sito, Al Jazeera scrive che il Papa ha segnato il mondo come pochi altri nel ventesimo secolo, svolgendo un ruolo guida nella caduta del comunismo nell’Europa orientale nel 1989 e lavorando senza sosta per rinnovare i rapporti con le altre religioni.

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Una lunga storia di sofferenze e di mirabili convalescenze e guarigioni lega il nome di Giovanni Paolo II all’ospedale policlinico “Agostino Gemelli” di Roma. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

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“Quando voglio sapere qualcosa sulla mia salute apro i giornali”, ebbe a dire Giovanni Paolo II alcuni anni fa, una ‘battuta’ scherzosa rivolta a noi giornalisti, che puntualmente teniamo conto di ogni disturbo del Papa e ne riferiamo in dettaglio. Malattie, incidenti, operazioni, ricoveri e giorni di degenza in tutto 150.

 

Una lunga cronistoria che inizia con 12 giorni di ricovero a Cracovia, per un infortunio in fabbrica, quando Karol Wojtyla aveva 24 anni. Poi nella data infausta del 13 maggio 1981, che segna l’attentato subito in piazza San Pietro, il primo ricovero di 21 giorni, con un delicato intervento chirurgico, al Policlinico Gemelli di Roma; un mese dopo, nuovo più lungo ricovero di 55 giorni per un infezione.

 

Passano poi 11 anni prima che il Santo Padre rientri al Gemelli, per 18 giorni nel luglio ’92, questa volta per asportare un tumore benigno all’intestino e alcuni calcoli alla cistifellea.

 

L’anno seguente un quinto ricovero al Gemelli, durato poche ore per un controllo di routine; e sempre nel ’93 due giorni per una lussazione alla spalla destra, in seguito ad una caduta in Vaticano; quindi nel ’94, un’altra frattura al femore della gamba destra, per una nuova caduta nel suo appartamento privato, porta Giovanni Paolo II a varcare ancora le porte del Gemelli per una degenza di 29 giorni, da cui uscirà claudicante; infine gli ultimi ricoveri nel ’96 per accertamenti all’ospedale di Albano il 14 agosto e per 10 giorni in ottobre di nuovo al Gemelli, per un intervento di appendicite. In tutto 10 ricoveri, con quello della scorsa notte.

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SI CELEBRA OGGI LA NONA GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA.

NELLA FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE AL TEMPIO, TRADIZIONALE

MESSA DELLA CANDELORA NEL POMERIGGIO NELLA BASILICA DI SAN PIETRO

- Intervista con l’arcivescovo Franc Rodé -

 

Oggi, festa della Presentazione del Signore, la Chiesa celebra la Giornata della Vita Consacrata, voluta nel 1997 da Giovanni Paolo II per rendere grazie a Dio per il dono della vita consacrata e per mettere in rilievo il servizio e la testimonianza resi all’intero popolo di Dio dalle persone consacrate. In tale occasione, questo pomeriggio, presso la Basilica Vaticana, si svolgerà la tradizionale celebrazione liturgica con i membri degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica. La Santa Messa, durante la quale avverrà la benedizione delle candele, sarà presieduta, a nome di Giovanni Paolo II, dall’arcivescovo Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata. La nostra emittente seguirà l’evento a partire dalle ore 17.20, per la sola zona di Roma, in commento in lingua italiana, sulle onde medie di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Ma quale è oggi la situazione della vita consacrata nel mondo? Giovanni Peduto lo ha chiesto all’arcivescovo Franc Rodè:

 

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R. – I consacrati nel mondo sono oggi circa un milione: questa cifra comprende gli istituti religiosi, le società di vita apostolica, gli istituti secolari, le nuove forma di vita consacrata, i monasteri contemplativi. Possiamo dire che la vita religiosa è abbastanza viva e vitale. Le vocazioni, in certi Paesi dell’Asia e dell’Africa sono in crescita, mentre in Europa – a causa della secolarizzazione e di altri fattori, soprattutto la diminuzione delle nascite e l’invecchia-mento della popolazione – conoscono un forte calo numerico. Lo stesso si può dire degli Stati Uniti e del Canada. Comunque, gli istituti religiosi portano avanti un lavoro prezioso, soprattutto nel campo dell’educazione, della catechesi, del servizio per le nuove povertà, come gli immigrati, i tossicodipendenti, ragazze-madri eccetera. C’è però un’eccezione, quanto alle vocazioni: mentre le vocazioni delle congregazioni attive nel mondo occidentale diminuiscono, quelle della vita claustrale, le contemplative, non hanno conosciuto questo calo.

 

D. – Come vivere oggi i consigli evangelici “povertà, obbedienza, castità”?

 

R. – Vivere questi consigli evangelici come una risposta all’amore del Signore. Il senso di questi consigli evangelici lo definisce benissimo un documento del nostro dicastero del 2002, che si chiama: “Ripartire da Cristo”. Ecco che cosa dice sui tre consigli evangelici: la verginità dilata il cuore sulla misura del cuore di Cristo e rende capaci di amare come Lui ha amato. La povertà rende liberi dalla schiavitù delle cose e dei bisogni artificiali a cui spinge la società dei consumi, e fa riscoprire in Cristo l’unico tesoro per il quale valga la pena di vivere veramente. L’obbedienza pone la vita interamente nelle sue mani perché egli la realizzi secondo il disegno di Dio e ne faccia un capolavoro.

 

D. – Quali sono le principali sfide per i religiosi, per le religiose?

 

R. – La sfida principale penso sia la risposta alla chiamata alla santità, che il Signore rivolge ad ogni religioso e religiosa. E’ lì il senso profondo e vero della vita religiosa. Seguire l’appello del Signore a realizzare nella vita l’ideale del Vangelo in tutta la sua radicalità, cioè in tutta la sua bellezza. E se i religiosi seguono questa chiamata, rispondono al Signore, allora saranno veri testimoni del Vangelo nel mondo di oggi. La gente, i giovani soprattutto, vedranno un esempio da seguire.

 

D. – Cosa si aspetta il mondo dalle persone di vita consacrata?

 

R. – Penso che il mondo si aspetti soprattutto un esempio di pace interiore, di raccoglimento. Spesso oggi l’uomo è un po’ perso, vive superficialmente e non è felice e si aspetta che nella vita e nell’esempio dei religiosi ci sia una vera esperienza di Dio che è l’unico che dà un senso alla vita dell’uomo.

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RINUNCE E NOMINE

 

 

Giovanni Paolo II ha accettato stamane la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Apucarana, in Brasile, presentata da mons. Domingos Gabriel Wisniewski, per raggiunti limiti di età, ed ha nominato allo stesso incarico mons. Luiz Vicente Bernetti, finora vescovo titolare di Rufiniana e ausiliare di Palmas-Francisco Beltrão.

        

Il Papa ha inoltre accettato la rinuncia al governo pastorale della prelatura di São Félix, in Brasile, presentata da mons. Pedro Casaldáliga Plá, per raggiunti limiti di età, ed ha nominato allo stesso incarico padre Leonardo Ulrich Steiner, dell’Ordine Francescano dei Frati Minori, viceparroco della parrocchia Bom Jesus nell’arcidiocesi di Curitiba, nonché docente nella Facoltà di Filosofia Bom Jesus nella medesima arcidiocesi.

 

Il Santo Padre ha poi nominato vescovo ausiliare di Zagabria, in Croazia, padre Valentin Pozaić, direttore dell’Istituto di Bioetica di Zagabria, assegnandogli in pari tempo la sede titolare di Pedena.

 

Il Pontefice ha infine nominato membri della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti i cardinali: Christian Wiyghan Tumi, arcivescovo di Douala, in Camerun; Salvatore De Giorgi, arcivescovo di Palermo; Angelo Scola, Patriarca di Venezia; Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova; Peter Kodwo Appiah Turkson, arcivescovo di Cape Coast, nel Ghana; George Pell, arcivescovo di Sydney, in Australia; Péter Erdö, arcivescovo di Esztergom‑Budapest, in Ungheria; Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica; Julián Herranz, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi; ed i presuli: Michel‑Marie‑Bernard Calvet, arcivescovo di Nouméa, nella Nuova Caledonia, in Oceania; Paulino Lukudu Loro, arcivescovo di Juba, in Sudan; Jean‑ Marie Untaani Compaoré, arcivescovo di Ouagadougou, nel Burkina Faso; Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati, in India; Buti Joseph Tlhagale, arcivescovo‑vescovo di Johannesburg, in Sud Africa; Tarcisius Ngalalekumtwa, vescovo di Iringa, in Tanzania; Joseph Zen Ze‑kiun, vescovo di Hong Kong; Antoni Dziemianko, vescovo titolare di Lesvi, ausiliare di Minsk‑Mohilev in Bielorussia; Robert Le Gall, vescovo di Mende, in Francia.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

In apertura di prima pagina si dà notizia che Giovanni Paolo II - ricoverato al Gemelli nella sera di martedì primo febbraio - sta meglio.

Sempre in prima, l’Iraq: le Nazioni Unite si dicono pronte a dare assistenza per la stesura della nuova Costituzione.

 

Nelle vaticane, un articolo sulle celebrazioni per il centenario della canonizzazione di san Gerardo Maiella.

Un articolo dal titolo “Sulle orme di san Francesco di Sales per scoprire il coraggio della verità” sull’incontro del cardinale Dionigi Tettamanzi con i giornalisti per la festa del Patrono.  

 

Nelle estere, l’intervento della Santa Sede sulla sicurezza globale e la riforma delle istituzioni internazionali, durante la 59.ma sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Gino Concetti dal titolo “L’esperienza mistica di Chiara d'Assisi”: gli atti del convegno internazionale del 2003 ad Assisi.

 

Nelle pagine italiane, tra i temi in rilievo la camorra e il fisco.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

2 febbraio 2005

 

 

IN IRAQ I LEADER SCIITI CERCANO DI COINVOLGERE ANCHE I SUNNITI

NEL PROCESSO POLITICO PER RISPETTARE UNA POSTILLA

DELLA COSTITUZIONE PROVVISORIA CHE INTENDE TUTELARE LE MINORANZE

- Intervista con Arduino Paniccia -

 

In Iraq, l’autista del ministro del Commercio è stato ucciso da guerriglieri mentre si trovava sulla strada che porta da Baghdad all’aeroporto. Sempre nei pressi della capitale, è stato sabotato un oleodotto. I vertici militari americani hanno smentito, inoltre, il sequestro di un marine annunciato ieri dal sedicente gruppo “Brigate dei mujuahiddin dell’Iraq”. Nel Paese arabo, intanto, i leader della comunità sciita, distintasi per l’alta affluenza alle elezioni di domenica scorsa, cercano di coinvolgere nelle future istituzioni anche i sunniti, che invece hanno boicottato la consultazione. Sui motivi di questi contatti sentiamo da Baghdad Barbara Schiavulli:

 

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Questo improvviso interesse degli sciiti per coinvolgere i sunniti nel processo politico nasce da una considerazione molto più pratica del puro interesse per l’unità del Paese: c’è una postilla, infatti, inserita nella Costituzione provvisoria per proteggere le minoranze. La postilla è stata aggiunta per tutelare i curdi, ma adesso sembra riguardare anche i sunniti, il 20 per cento della popolazione. La nuova assemblea nazionale dovrà redigere una nuova Costituzione che verrà approvata con un referendum ad ottobre. Ma la legge dice che se in tre province i due terzi della popolazione voterà contro, la Costituzione non passerà. Basterà ai sunniti rimanere compatti per avere un’arma molto più potente di qualsiasi violenza. La comunità sunnita può contare, dunque, su tutti gli strumenti della democrazia.

 

Barbara Schiavulli, da Baghdad, per la Radio Vaticana.

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Qualunque sia il risultato delle elezioni in Iraq, per l’opinione pubblica americana c’è già un vincitore: è il presidente statunitense George Bush, che non poteva iniziare meglio il suo secondo andato alla Casa Bianca. Andrea Sarubbi ne ha parlato con Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università di Trieste:

 

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R. – Certamente c’è stata una svolta in Medio Oriente. C’è stato un buon esito delle elezioni afghane, c’è un cambio nella politica palestinese con Abu Mazen e c’è stata la svolta filo-occidentale della Libia di Gheddafi. Questo non significa però che anche in futuro l’intervento preventivo possa dimostrarsi così efficace. Il prezzo pagato dagli americani, dalle forze della coalizione e dal popolo iracheno è comunque molto alto. Dobbiamo confidare in un Iraq libero e democratico. Ma non ne siamo ancora certi: possiamo dire che nutriamo un cauto ottimismo.

 

D. – Lei crede che, finite le elezioni, sia terminato anche il compito degli americani in Iraq?

 

R. – No. Credo che il compito americano, delle forze della coalizione e gli sforzi nell’addestramento dei militari e della polizia irachena da parte della NATO, non finisca naturalmente con le elezioni. C’è ancora un lungo cammino che durerà quanto meno per tutto il 2005, probabilmente anche per la prima parte del 2006. Il fatto però che abbiano votato circa 8 milioni di persone è comunque una grande sconfitta sia per il terrorismo di Al Qaeda sia per i sunniti fondamentalisti. Ora si tratta di coinvolgere i sunniti nella preparazione della la nuova Costituzione e nel futuro governo non più provvisorio. E’ un’operazione difficile: c’è il problema dei rapporti con l’Iran perché un nocciolo duro sciita sarà comunque presente nel prossimo parlamento iracheno. Non credo che in questo momento lasciare l’Iraq alle scarne e poco addestrate forze irachene sia la cosa più intelligente da fare.

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ALLARME FAME E SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI IN COREA DEL NORD

- Intervista con Luca D’Ammora -

 

In Corea del nord 6 milioni e mezzo di persone nel 2005 corrono seri rischi di morire per fame se non vi saranno massicci aiuti alimentari. L’allarme, riportato dalla Fides, è stato lanciato nei giorni scorsi dal Programma alimentare mondiale, l’agenzia delle Nazioni Unite che già opera nella distribuzione di cibo nel Paese. Dalla Corea del Nord, sottoposta a regime comunista, filtrano poche notizie, ma quello della fame non è l’unico dramma che l’affligge come ci conferma, al microfono di Debora Donnini, Luca D’Ammora, esperto di Corea del Nord per Amnesty Italia.

 

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R. - E’ ormai dalla metà degli anni ’90 che c’è una gravissima carestia che coinvolge più della metà della popolazione. Le stime della FAO dicono che almeno 13 milioni di persone nel Paese soffrono di malnutrizione e che addirittura più di due milioni di persone abbiano perso la vita, dalla metà degli anni ’90, per questa ragione.

 

D. – Questa situazione quanto dipende dal tipo di regime esistente in Corea del Nord?

 

R. – Dipende molto dal regime di Kim Jong-Il. Naturalmente dipende anche dalle carestie, da vari anni di raccolti assolutamente insufficienti anche per fenomeni naturali, ma è chiaro che il sistema economico della Corea del Nord è al collasso. Tra l’altro, la carestia aggrava la situazione anche delle fasce che già erano vittime delle violazioni dei diritti umani, perché, ad esempio, la prima causa di morte nelle prigioni nordcoreane è la mancanza di cibo. Nelle prigioni nordcoreane, purtroppo, ci finiscono molti prigionieri politici, cittadini che, in qualche modo, sono in antipatia alle autorità nordcoreane per aver espresso le loro idee o per aver cercato di esercitare delle libertà, tipo, ad esempio, quella religiosa che non è assolutamente contemplata, o per aver cercato anche solo di fuggire da questa situazione.

 

D. – Abbiamo parlato in questi giorni dell’Olocausto: questo dovere di ricordare non dovrebbe far anche pensare, oggi, molto attentamente, a partire da questi campi di lavoro forzato, alla Corea del Nord?

 

R. – Assolutamente sì. Queste sono, purtroppo, cose che non appartengono solo al passato, ma, in questo momento, appartengono al presente in Paesi come la Corea del Nord.

 

D. – Perché, in riferimento alla Corea del Nord, si parla soprattutto della minaccia nucleare e meno di queste situazioni?

 

R. – La ragione è essenzialmente che una minaccia nucleare è una minaccia fondamentalmente esterna alla Corea del Nord, cioè minaccia il contesto internazionale, mentre questa situazione è una situazione prettamente interna alla Corea del Nord le cui vittime sono fondamentalmente i cittadini nordcoreani.

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CHIESA E SOCIETA’

2 febbraio 2005

 

 

“E’ TEMPO DI FAR TACERE I FUCILI E DI METTERE

 IN PRATICA ATTI SINCERI E CONCRETI DI PACE”:

COSI’ IL CARDINALE RUBIANO SAENZ,

APRENDO L’ASSEMBLEA DEI VESCOVI COLOMBIANI

 

BOGOTA’. = “E’ ora di arrivare ad un accordo umanitario, che serva ad aprire un processo di negoziato e di pace tra il governo e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia. Questo momento non può essere ulteriormente posticipato”. Questo, in sintesi, il monito del cardinale Pedro Rubiano Sáenz, presidente della Conferenza episcopale colombiana, aprendo l’assemblea dei vescovi a Bogotá. “È tempo di far tacere i fucili e di mettere in pratica atti sinceri e concreti di pace – ha proseguito il porporato – in ambito locale, nazionale ed internazionale e a tutti i livelli delle istituzioni”. L’ultima proposta avanzata dalle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) è quella di “scambiare” 59 ostaggi – per lo più personalità politiche e militari – con un numero indeterminato di guerriglieri, detenuti nelle carceri nazionali. Le FARC, inoltre, riferisce l’agenzia MISNA, insistono sulla necessità di avere un’area smilitarizzata dove procedere allo “scambio di prigionieri”, istanza che il governo non intende accettare. La violenza sul terreno poi continua a registrare vittime. Quattordici uomini della fanteria da sbarco colombiana sono stati uccisi ieri da alcuni membri del Fronte 29 delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia, a Iscuande, nella giungla. I presuli colombiani, tuttavia, manifestano ottimismo. “Ogni tipo di negoziato – ha aggiunto il cardinale Rubiano Sáenz – dal punto di vista politico, è qualcosa che richiede sforzo e necessita di essere sostenuto e promosso”. “Auspichiamo di arrivare al 2010, quando si celebrerà il bicentenario dell’Indipendenza – ha concluso il presidente della Conferenza episcopale colombiana – senza altre sfilate o discorsi, ma come colombiani che amano questa patria, mano nella mano, costruendo la pace e la giustizia sociale”. (B.C.)

 

 

NUOVA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE CONTRO L’ABORTO NEGLI STATI UNITI.

A LANCIARLA IL SEGRETARIATO DELLE ATTIVITA’ PRO-VITA

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE AMERICANA

- A cura di Lisa Zengarini -

 

WASHINGTON. = Si intitola “Second Look Project” la nuova campagna di informazione, promossa dal segretariato delle attività pro-vita della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (USCCB), per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’aborto. Più di cinquecento manifesti, affissi in queste settimane e per tutto il mese di febbraio nell’area metropolitana di Washington e inserti nei principali quotidiani della capitale, propongono alcune informazioni di base sul contenuto dell’attuale legislazione statunitense in materia. La novità della campagna, ha spiegato alla presentazione dell’iniziativa la portavoce del segretariato, Cathy Cleaver Ruse, è che essa fa semplicemente parlare i fatti per convincere la gente a rivedere le proprie opinioni su questo tema delicato. A più di trent’anni dalla Roe vs Wade, la sentenza della Corte Suprema che ha legalizzato l’aborto negli Stati Uniti, pochi sanno, ad esempio, che a causa di quella decisione, e ad altre sentenze correlate, l’aborto è di fatto legale fino al nono mese di gravidanza. Esso è, quindi, diventato un diritto illimitato, cui la stragrande maggioranza della gente sarebbe contraria, ha rilevato la Ruse. I cartelloni, sui quali campeggia la domanda: “Aborto: abbiamo superato i limiti?” rinviano il pubblico al sito www.secondlookproject.org per ulteriori approfondimenti. Oltre alle informazioni legali, esso offre, tra l’altro, dati statistici sul fenomeno e informazioni sullo sviluppo della vita nel grembo materno dal concepimento fino alla nascita.

 

 

CRESCE L’IMPEGNO DEI LAICI NELLA CHIESA IN INDIA. NELLA COMUNITA’ CATTOLICA, SOTTOLINEA  MONS. JUDE PAULRAJ, I FEDELI SONO SEMPRE PIU’ CONSAPEVOLI

DI ESSERE CHIAMATI A COMPIERE UNA MISSIONE

 

PALAYAMKOTTAI. = “Cresce nella comunità cattolica il ruolo dei laici, sempre più consapevoli di essere chiamati alla missione”. E' quanto ha riferito ai microfoni dell’agenzia Fides mons. Jude Gerald Paulraj, vescovo di Palayamkottai. “I laici della diocesi – ha aggiunto il presule della diocesi del Tamil Nadu – vengono chiamati in tutta l’India, e anche in Sri Lanka, per tenere corsi di formazione sull’evangelizzazione”. “La diocesi confina con quella di Kottar, colpita dallo tsunami – ha concluso – e dopo il disastro si è attivata con numerose iniziative di assistenza e solidarietà. Soprattutto i giovani si sono dati da fare, svolgendo servizio volontario”. (B.C.)

 

 

AL PROCESSO PER LE EMISSIONI DELLA RADIO VATICANA

 CONCLUSI GLI INTERVENTI DELLA DIFESA

- A cura di padre Federico Lombardi -

 

ROMA. = Ieri pomeriggio presso il Tribunale di Roma, nell’ambito del processo contro la Radio Vaticana per le emissioni del Centro trasmittente di Santa Maria di Galeria, si sono conclusi gli interventi del collegio di difesa. E’ intervenuto l’avvocato Marcello Melandri, che ha sviluppato ulteriormente diversi fra gli argomenti già toccati dagli altri membri del collegio nell’udienza precedente, ribadendo la correttezza della linea seguita dalla Radio Vaticana, che ha sempre rispettato le norme internazionali e ha pienamente rispettato anche la normativa italiana concordemente all’accordo raggiunto con il Governo italiano nel 2001, come dimostrano le misurazioni compiute in collaborazione con le Agenzie italiane istituzionalmente preposte ai controlli in materia. Inoltre, l’avvocato Melandri ha contestato che i tre dirigenti della Radio Vaticana imputati siano effettivamente responsabili in senso giuridico penalistico, e ha fatto rilevare le discordanze e i limiti delle testimonianze presentate dal Pubblico Ministero e dalle parti civili, chiedendo in conclusione l’assoluzione degli imputati. Il prossimo 7 aprile vi sarà la nuova udienza, dedicata alle repliche, dopo la quale il giudice si ritirerà in camera di consiglio per formulare il dispositivo della sentenza.

 

 

A BREVE IN VATICANO UNA INTERESSANTE MOSTRA DEDICATA AI 150 ANNI

DELLA PROCLAMAZIONE DEL DOGMA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE.

IN SCENA LE OPERE DEI GRANDI MAESTRI

 

ROMA. = Si inaugurerà il prossimo 11 febbraio in Vaticano la mostra: “Una donna vestita di sole: l’Immacolata Concezione nelle opere dei grandi maestri”. La rassegna, fino al prossimo 13 maggio verrà allestita nel Braccio di Carlo Magno. A 150 anni dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata, avvenuto l’8 dicembre 1854 da parte del beato Papa Pio IX, la mostra ripercorre il cammino dell’iconografia mariana e la formazione delle rappresentazioni espressive del dogma. Le opere vanno così dall’immagine della “Vergine coronata da dodici stelle”, fino al “Trionfo dell’Immacolata”, raffigurata mentre schiaccia la testa del serpente poggiata sullo spicchio di luna. In esposizione saranno oltre cento le opere di artisti quali Leonardo, Barocci, Tiepolo, Carracci, Murillo, Pinturicchio, Guercino, El Greco, Vasari, provenienti da Spagna, Francia, Germania, Svizzera, Irlanda, Olanda, Russia, Svezia, Ungheria, Polonia, Stati Uniti. Gli ospiti, inoltre, potranno ammirare codici e manoscritti, sculture, oggetti di culto, paramenti sacri e documenti che testimoniano quanto sia stato lungo e significativo il cammino teologico e iconografico, per giungere alla bolla papale del 1854. (B.C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

2 febbraio 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Rita Anaclerio -

 

In Nepal, il giorno dopo aver licenziato il premier, il re Gyanendra ha annunciato la nomina di un nuovo governo composto da 10 ministri. Tra questi c’è anche un rappresentante del partito comunista, Krishna Mainali, nominato ministro dello Sport e dell’Educazione. Il Nepal ha conosciuto, negli ultimi tempi, una recrudescenza delle attività della guerriglia maoista che ha causato, dal 1996 ad oggi, oltre 11.000 morti. Sulla situazione del Paese, dove la tensione è alta soprattutto nella capitale Kathmandu, ascoltiamo Maria Grazia Coggiola:

 

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L’esercito continua a presidiare le strade della capitale, in particolare la residenza dell’ex primo ministro Sher Bahadur Deuba. I telefoni sono ancora interrotti mentre l’aeroporto sarebbe stato riaperto: questa mattina sono ripresi i collegamenti aerei da New Delhi. La monarchia che controlla l’esercito e che ha dichiarato lo stato d’emergenza, ha sospeso alcune libertà costituzionali, tra cui la libertà di stampa, e ha autorizzato gli arresti preventivi. Anche se il re ha agito nell’ambito dei suoi poteri costituzionali, agli occhi della comunità internazionale questa crisi ha l’aspetto di un vero e proprio colpo di Stato: sono piovute critiche non solo dalla vicina India, preoccupata per la svolta autoritaria e per il rischio di una reazione della guerriglia, ma anche dagli Stati Uniti e dal Regno Unito, due Paesi che in questi anni hanno appoggiato il governo nepalese contro l’insurrezione dei ribelli maoisti. Anche le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per la decisione della monarchia che rischia di far precipitare il regno himalayano nell’instabilità politica. Preoccupa anche la situazione nella capitale, dove ci sarebbero molti turisti stranieri. L’Australia, in particolare, ha vietato ai propri cittadini di recarsi in Nepal. Il re Gyanendra ha però confermato la sua partecipazione ai vertici dell’ASSAR, l’associazione economica dei Paesi del Sud dell’Asia, che inizia domenica prossima ad Acca, in Bangladesh.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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In Medio Oriente è stato annunciato un importante incontro: il capo di Stato egiziano Mubarak ha invitato martedì prossimo a Sharm El Sheikh il presidente palestinese Abu Mazen ed il premier israeliano Ariel Sharon che hanno già dichiarato di voler partecipare al summit. All’incontro prenderà parte anche il re giordano Abdallah II. Si profila, inoltre, una svolta nelle relazioni - interrotte da dieci anni - tra l’Autorità nazionale palestinese, nata sulla base di negoziati con Israele, e l’Iran: il governo di Teheran ha invitato, infatti, il presidente Abu Mazen a visitare il Paese. Abu Mazen ha reso noto che deciderà nei prossimi giorni la data della missione.

 

Nelle Filippine, nei pressi della città di Maimbung, sono scoppiati ieri furiosi scontri tra l’esercito ed una sessantina di militanti del gruppo terrorista ‘Abu Sayyaf’, che si ritiene collegato alla rete Al Qaeda. L’esercito filippino ha reso noto che sono morti tre ribelli e due soldati.

 

Dodici sospetti terroristi appartenenti ad un gruppo islamico fuorilegge sono stati arrestati in una moschea del Bangladesh durante un raid delle forze di sicurezza. I sospetti hanno confessato il loro legame con il gruppo armato dei Jamatul Mujaheddin, ma hanno negato di avere ricevuto un addestramento militare.

 

La Corea del Nord potrebbe aver venduto del materiale nucleare alla Libia. A riferirlo sono due alti responsabili del Consiglio di Sicurezza nazionale americano, Michael J. Green e William Tobey. Il materiale venduto sarebbe dell’esafloruro che, se arricchito, potrebbe essere utilizzato per realizzare armi atomiche.

 

Dopo un intenso dibattito durato oltre 7 ore, il Parlamento spagnolo ha respinto ieri sera a grande maggioranza, il piano Ibarretxe: un progetto che prevede la trasformazione dell’autonomia basca, in una “libera associazione alla Spagna”. 313 i voti contrari. A favore solo 29 deputati, tra cui i partiti del governo basco di Juan Josè Ibarretxe ed i nazionalisti della Navarra, della Catalogna e della Galizia. Il servizio di padre Ignacio Arregui:

 

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L’opinione pubblica spagnola ha seguito con notevole interesse la seduta stroardinaria che si è tenuta ieri al parlamento sul progetto di un nuovo statuto basco. Quasi tutte le principali personalità politiche dello Stato spagnolo erano presenti alla Camera. Il presidente del governo della Comunità autonoma basca, Juan Jose Ibarretxe, ha rivolto ai deputati una domanda precisa: perché tanta paura e tanta fretta nell’affrontare, senza la necessaria analisi, questa proposta che comporta una opportunità storica per dare una risposta definitiva, mediante il negoziato e il dialogo, alla questione basca? Il premier spagnolo, Luis Rodriguez Zapatero, ha dichiarato che la votazione non doveva mettere la parola fine alla questione, ma che invece segnava l’inizio di una nuova fase con l’elaborazione negoziata di un progetto nuovo per la regione basca. Mentre invece l’attuale proposta doveva essere respinta per rispetto della legalità, della Costituzione, e della convivenza fra tutti i cittadini. Il presidente del partito popolare, Mariano Rajoy, ha respinto il progetto perché è incompatibile con la Costituzione, abolisce lo Statuto di Gernika, disprezza il ruolo del Parlamento e tiene conto solo di una parte della popolazione. L’attuale Statuto di Gernika continua ad essere valido e non si vede perché debba essere modificato, al meno finché non scomparirà l’Eta. Rappresentanti di alcuni partiti nazionalisti hanno appoggiato, invece, i principi generali del progetto del Parlamento basco e hanno riaffermato la loro intenzione di chiedere la revisione di altri statuti regionali nell’ambito di uno Stato plurinazionale.   Dopo la bocciatura del progetto del parlamento basco resta da vedere adesso quali saranno i prossimi passi del governo basco il quale aveva annunciato la possibilità unilaterale di una consultazione popolare.

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Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha chiesto una punizione esemplare per i responsabili dei crimini contro l’umanità commessi nella regione sudanese occidentale del Darfur. Toccherà ora al Consiglio di Sicurezza la scelta del tribunale.

 

Il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, ha indetto ieri le elezioni generali per il prossimo 31 marzo. Il Movimento per il cambiamento democratico, il principale partito d’opposizione, ha minacciato di boicottare il voto, motivando la decisione con il clima elettorale che favorirebbe il partito di Mugabe al potere, lo Zanu-Pf.

 

Il governo del Senegal e gli ex ribelli indipendentisti della regione Casamance hanno avviato ieri a Foundiougne, nel centro del Paese, negoziati per l’applicazione dell’accordo di pace siglato lo scorso dicembre. L’intesa tra il presidente, Abdoulaye Wade, ed il capo della ribellione, Diamacoune Senghor, ha messo fine a 22 anni di conflitto nella regione meridionale del Paese, costati la vita ad oltre 2.000 persone.

 

 

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