RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
365 - Testo
della trasmissione di sabato 31 dicembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il calendario degli appuntamenti di Benedetto XVI
dal gennaio all’aprile 2006
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il
Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
In Sudafrica, uccisa una religiosa missionaria
della Compagnia di Santa Orsola
Si ripeterà
domani l’iniziativa promossa dall’Osservatorio di Milano: “Aggiungi un posto a
tavola”
In tutta Italia forze dell’ordine in azione
per sequestrare i botti di capodanno illegali
In Indonesia, una bomba fa strage in un mercato cristiano nel sulawesi: 8 morti e decine di feriti, il bilancio dell’attentato terrorista
Liberati i tre ostaggi britannici, sequestrati nei giorni scorsi da
miliziani palestinesi armati nella Striscia di Gaza
31 dicembre 2005
IL GRAZIE DI BENEDETTO XVI AL CORPO DI GENDARMERIA
VATICANA
PER IL SERVIZIO QUOTIDIANO AL PAPA E AI SUOI
COLLABORATORI
Un incontro dal
sapore familiare per ringraziare quanti ogni giorno
“con abnegazione e fedeltà” servono il Papa e i suoi collaboratori. Con questo
spirito, Benedetto XVI ha ricevuto stamani in Sala Clementina i membri del
Corpo della Gendarmeria vaticana, guidati dall’Ispettore Generale, Camillo Cibin. L’incontro ha anche offerto al Papa l’occasione per
soffermarsi sullo spirito del Natale. Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
Benedetto XVI ha ringraziato i gendarmi per il loro
servizio che – ha sottolineato – “assicura la serenità e l’ordine nella Città
del Vaticano”. Un servizio – ha detto ancora – particolarmente impegnativo in
questo anno che volge al termine per la straordinarietà degli eventi ecclesiali
che lo hanno caratterizzato, dalla morte di Giovanni Paolo II all’elezione di
Benedetto XVI:
“Per voi, lo so è stato un periodo di più intenso lavoro,
che avete svolto con impegno e spirito di sacrificio, secondo le migliori
tradizioni del Corpo della Gendarmeria”.
Quindi, il Pontefice si è soffermato sulla liturgia
del tempo natalizio, che presentando la nascita del Redentore “ci indica i
pastori che mentre vigilano e vegliano sui loro
greggi, accolgono l’annuncio degli Angeli e prontamente si recano ad adorarlo
nella grotta di Betlemme”. Riflessione che il Papa ha corredato con
un’esortazione ai gendarmi, estesa a tutti i fedeli:
“Sappiate essere sempre vigilanti anche nell’ambito
propriamente spirituale. Questa esortazione Gesù la rivolge a tutti i suoi
discepoli perché, senza lasciarsi attrarre dai vari richiami del mondo, camminino
senza stancarsi sul sentiero del Vangelo e mai smarriscano il dono prezioso
della fede”.
“Per questo – ha proseguito – è indispensabile pregare
sempre, conservando l’unione interiore con il Signore”. Egli solo – ha detto
ancora – “dà senso e valore alla nostra esistenza. Sia Lui, pertanto, a
sostenervi in ogni momento e a ricompensarvi dei sacrifici che il vostro
servizio comporta”.
**********
BENEDETTO
XVI PRESIEDERA’ STASERA I PRIMI VESPRI DELLA SOLENNITA’
DELLA
SS. MADRE DI DIO E IL TE DEUM DI FINE
ANNO.
DOMATTINA,
LA MESSA IN SAN PIETRO NELLA 39.MA GIORNATA MONDIALE
DELLA PACE
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Le ultime ore del 2005 e le prime del 2006 vedranno come
da tradizione il Papa impegnato in due importanti celebrazioni. Questa sera
alle 18.00, nella Basilica di San Pietro, Benedetto XVI presiederà i Primi
Vespri della solennità di Maria SS. Madre di Dio e il Te Deum di ringraziamento di fine anno.
La nostra emittente seguirà l’avvenimento in radiocronaca diretta, a partire
dalle 18.00, con commento in italiano sull’onda media di 585 kHz e la modulazione di frequenza
di 105 MHz.
Domani mattina, primo dell’anno, alle ore 10.00, il Papa
presiederà la Messa solenne nella festa della SS. Madre di Dio e in occasione
della 39.ma Giornata mondiale della pace. La Radio
Vaticana trasmetterà l’evento in radiocronaca diretta a partire dalle 9.50, con
commenti in italiano, inglese, tedesco, francese,spagnolo
e arabo sull’onda corta, media e in modulazione di frequenza.
IL
CALENDARIO DEGLI APPUNTAMENTI DI BENEDETTO XVI
DAL
GENNAIO ALL’APRILE 2006
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Saranno quattro mesi densi di appuntamenti quelli che
porteranno Benedetto XVI dalle festività natalizie a quelle pasquali, quando il
Pontificato celebrerà il suo primo anno di vita. Nel calendario reso noto dal
maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, l’arcivescovo Piero Marini, i
prossimi impegni in gennaio del Papa riguarderanno, tra gli altri, la Messa del
6 gennaio nella solennità dell’Epifania, cui seguirà la domenica successiva, 8
gennaio, la tradizionale celebrazione dei Battesimi nella Cappella Sistina.
Il primo giorno di marzo coincide nel 2006 con l’inizio
della Quaresima. Benedetto XVI presiederà la Messa con la benedizione e
l’imposizione delle Ceneri. Dal 5 all’11 dello stesso mese, il Pontefice e la
Curia Romana sospenderanno le attività per vivere gli esercizi spirituali,
quindi il 19 il Papa presiederà la Messa per i lavoratori, mentre il 26 si recherà
in visita alla parrocchia romana di Dio Padre Misericordioso. Il 3 aprile,
Benedetto XVI celebrerà in San Pietro una Messa di suffragio in memoria di
Giovanni Paolo II, a un anno dalla morte. Il 9, infine, inizierà la Settimana
Santa che si concluderà con la Domenica di Pasqua del 16 aprile, giorno in cui
il Papa festeggerà il suo 79.mo compleanno. Tre
giorni più tardi ricorrerà l’anniversario dell’elezione al soglio petrino.
TRASFORMARE
GLI EGOISMI E LE VIOLENZE CHE SEGNANO IL PIANETA
IN UNA OPPORTUNITA’ DI PACE, ATTRAVERSO LA SOLIDARIETA’ E IL
DIALOGO.
UNA
RIFLESSIONE DI ERNESTO OLIVERO SUL MESSAGGIO DEL PAPA
PER LA
39.MA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
-
Intervista con il fondatore del SERMIG -
La pace richiede “l'esercizio della responsabilità più grande”:
quella “di conformare nella verità, nella giustizia,
nella libertà e nell'amore la storia umana all'ordine divino”. E’ uno dei
passaggi principali del primo Messaggio scritto da Benedetto XVI per la
Giornata mondiale della pace, che si celebra domani. Un Messaggio che
stigmatizza i mali dell’epoca attuale, riproponendo il valore della pace come
frutto della verità. Alessandro De Carolis ha chiesto a Ernesto Olivero,
fondatore del SERMIG - il Servizio missionario giovanile di Torino – in che
modo il Messaggio di Benedetto XVI possa essere
accolto da credenti e non credenti:
***********
R. – Il Santo Padre parla
prima di tutto a noi che ci sforziamo di credere.
Però, secondo me, il suo modo di vivere, la sua rettitudine parlano alle donne
e agli uomini di buona volontà. Credo che l’uomo e la donna di oggi, se
veramente vogliono vivere in pace, devono rendersi conto nella verità in che
mondo viviamo: un mondo che permette a milioni e milioni di persone di morire
di fame, che spinge tantissima gente a emigrare per un pezzo di pane quando, se
ci fosse più giustizia, si potrebbe fare in modo che il pane lo
si abbia in casa. Credo inoltre che chi lavora per la pace debba andare
anche nel cuore del discorso del Santo Padre sul disarmo. Per noi del SERMIG è
oro sentire queste parole, perché noi abitiamo in un arsenale militare e mai
come oggi noi stiamo cercando di far capire al mondo intero, alla gente, che le
armi uccidono quattro volte. Anzitutto perché sono pensate e inserite nei
bilanci statali e tolgono fondi per la sanità, per il cibo, per l’istruzione.
Poi uccidono una seconda volta perché si prendono le intelligenze migliori, che
vengono usate non per la vita ma per la morte. Terzo,
uccidono perché quando sparano compiono stragi. Quarto, preparano la vendetta.
Noi non dobbiamo difenderci con le armi, ma con il diritto, con la giustizia.
La vera pace preventiva è la giustizia preventiva.
D. – Il Papa, con un
linguaggio molto esplicito, ha definito le ideologie che hanno alimentato i
totalitarismi del Novecento “le menzogne del nostro tempo”. Oggi si parla molto
del fanatismo religioso. Come si costruisce un ponte di pace con chi si serve
di Dio per promuovere la violenza?
R. – Con il ritornare
veramente a Dio. Chi trova Dio entra in Dio amore, in Dio giustizia, in Dio
misericordia. Non un Dio che uccide, che chiede di ucciderti per uccidere altre
persone. Questa potrebbe essere l’epoca del ritornare a non nominare il nome di
Dio invano.
D. – Benedetto XVI, in un
passo del Messaggio invita, tra le altre cose, a coltivare rapporti sinceri, a saper
perdonare, a mantenere la parola data. Come dire che la pace dei grandi
trattati internazionali si costruisce poi dai fondamenti quotidiani della
convivenza …
R. – Il Santo Padre sa che se
la parola non è data non serve niente averla scritta. Noi abbiamo abituato
troppe volte la gente a pensare che vince chi
stravolge la verità. Il Santo Padre anche in questo ci dà una lezione per
ritornare in noi stessi.
D. – Il SERMIG, da lei
fondato, è uno specialista di pace e di dialogo. Come vedete dalla vostra
collina dell’Arsenale, per così dire, l’orizzonte prossimo della pace?
R. – Umanamente parlando molto
male, ma noi vogliamo far diventare questo momento molto difficile una grande
opportunità. Noi viviamo in un mondo di miliardi di persone. L’indifferenza e
l’odio a volte si tagliano a fette. Noi speriamo che questo bellissimo intervento
del Santo Padre possa diventare il pane quotidiano per noi e per tanti, perché
veramente nella verità si arriva alla pace.
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un momento molto forte di grazia:
COSI’ il cardinale paul POUPARD PARLA CON NOI
DELL’ANNO CHE HA VISSUTO,
CON
-
Intervista con il porporato -
Il
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R. – Questo
è stato davvero un momento molto forte, un momento di grazia vissuto con
grandissima partecipazione anche emotiva e non soltanto da tutta
D. –
Cosa ha dato Giovanni Paolo II e cosa sta dando in particolare Benedetto XVI
alla Chiesa e all’umanità?
R. –
Impossibile descrivere in poche parole questa eredità immensa del compianto
Pontefice. Sicuramente ha dato alla Chiesa una vera e concreta cattolicità,
portando quell’impegno personale stupendo, il Vangelo
di Cristo, in tutti i continenti, dialogando con tutte le culture. E anche
Benedetto XVI, suo successore, si è mostrato subito attento a questo dialogo,
riproponendo, e questo è il suo specifico, la metodologia del mio Santo patrono, San Paolo:
fare la verità nella carità. C’è un’insistenza significativa, da parte sua,
sulla gioia, sull’amicizia con Gesù che qualifica come bellezza della vita
cristiana. Dopo ‘l’uragano’ Wojtyla, Benedetto XVI ci porta
la ‘brezza’, l’uno e l’altro, dello Spirito Santo.
D. –
Benedetto XVI ha rilanciato con forza i valori del Concilio Vaticano II. Cosa
c’è ancora da attuare?
R. – Ma
io non direi che ci sono ancora cose da attuare. Direi che l’aggiornamento, una
parola cara al Papa Giovanni XXIII, il creatore del Concilio – io ero allora il suo umile collaboratore in Segreteria di Stato
– l’aggiornamento è la parola chiave, aggiornamento continuo ed incessante per
il mondo che cambia, per le sfide che si rinnovano. E forse oggi, riandando
alla famosa “Gaudium et Spes”,
cioè ‘le gioie e le speranze’, bisogna
ricordare anche le due parole successive che avevamo un po’ dimenticato, ‘la
tristezza e le angosce’, e che adesso tornano in
primo piano.
D. – Il
Papa richiama spesso la verità accompagnata dalla carità…
R. –
Certo, perché l’una non va senza l’altra. Il Papa offre proprio questo insegnamento:
la carità ha bisogno della verità, ma la verità senza la carità non ci farebbe
più testimoni di Cristo che insieme è via, verità e vita. E aggiungo che
Benedetto XVI ci insegna proprio la gioia di camminare con Cristo ed essere
suoi amici.
D. –
Benedetto XVI ha sottolineato il fatto che oggi si stanno creando nuovi spazi
di dialogo tra credenti e non credenti. Cosa ne pensa, eminenza?
R. –
Credo anch’io che ci siano nuovi spazi che vanno oltre il concetto geografico:
Cina, Russia o tutto il mondo. Ci sono nuovi spazi culturali perché ci sono
nuove possibilità e nuove esigenze. E tutto ciò sempre in un clima di dialogo,
di partecipazione. E’ un’attuazione, quindi, dell’insegnamento del predecessore
contenuto nell’enciclica ‘Fides et Ratio’, e cioè la fede si
esprime in modo razionale anche nel dialogo con i non credenti.
D. - La
questione del relativismo, è uno dei temi più richiamati da questo Papa…
R. – Io
direi non tanto il relativismo, quanto la passione per l’uomo e la sua felicità.
Allora insiste in questa chiave su quel relativismo che fornisce la dittatura
delle mode che incatenano la persona. E Papa Benedetto XVI non manca occasione
per affermare, al contrario, che l’incontro con Dio è liberazione, conduce alla
vera libertà. Così, facendo atto di carità, si fa un servizio alla verità. Il
relativismo è anche contraddittorio in quanto presenta il
relativo come realtà assoluta.
D. – In
questi primi 8 mesi di Pontificato, quali sono le immagini e la
parole di Benedetto XVI che più l’hanno colpita, eminenza?
R. – Io
direi, proprio partendo da “immagini e parole”, che Giovanni Paolo II era il
Papa da vedere ed incontrare, colpiva visivamente. Papa Benedetto XVI è da
ascoltare: colpisce la sua semplicità, la profondità delle sue parole.
Apparentemente “fragile ed umile lavoratore” - come si è definito dal primo
momento – “nella vigna del Signore”, ha la forza del testimone che vive in rapporto personale
di fede e di amore con Cristo, con semplicità trasparente. Esemplare, se
vogliamo un’immagine, è l’incontro con i bambini di Prima Comunione, con i
quali ha testimoniato la gioia dell’amicizia con Cristo. E mi commuove il fatto
che il Popolo di Dio lo ha amato subito: non si erano mai viste folle così
immense all’udienza del mercoledì e all’Angelus di domenica.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - Primo
gennaio 2006, Giornata mondiale di preghiera. Un articolo di Umberto
Santarelli.
Una riflessione del
nostro Direttore dal titolo “Un cammino condiviso, uno sguardo verso il futuro”.
Servizio vaticano –
L’udienza del Papa ai membri del Corpo della Gendarmeria dello Stato della
Città del Vaticano.
Una pagina dedicata ai
martiri del 2005.
Servizio estero - In
rilievo la notizia dell’assissinio, in Sud Africa, di
una suora orsolina.
Servizio culturale - Per
la rubrica “Incontri” l’artista Achille Perilli
intervistato da Giuseppe Appella. Il titolo dell’articolo è “Dipingere è
esplorare l’invisibile”.
Servizio italiano -
Banca d’Italia: il nuovo governatore Draghi incontra Ciampi
e Desario.
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31 dicembre 2005
ALMENO
10 BAMBINI E SETTE DONNE TRA I 25 MORTI AL CAIRO,
VITTIME
IERI DELLA CARICA DELLA POLIZIA EGIZIANA CONTRO SUDANESI
DA PIU’ DI TRE MESI ACCAMPATI SOTTO LA SEDE ONU
- Intervosta con mons. Cesare Mazzolari
-
E’ salito a 25 morti il bilancio della carica della
polizia egiziana nei contronti dei sudanesi, da più
di tre mesi accampati sotto la sede delle Nazioni Unite al Cairo per protestare
contro il mancato riconoscimento dello status di profugo. Tra le vittime, secondo fonti ospedaliere, ci sarebbero almeno 10 bambini e
7 donne. Poco meno di cento i feriti. Altre fonti parlano, invece, di 30 morti.
Intanto, nel pomeriggio è stata organizzata una manifestazione per commemorare
le vittime: tutti dovranno portare mazzi di fiori sulla piazza, dove si trovava
l’accampa-mento. Al microfono di Roberto Permarini,
dal Sud Sudan, il vescovo di Rumbeck, mons. Cesare Mazzolari, denuncia il trattamento dei profughi sudanesi:
**********
R. – Sento un profondo rammarico come persona della Chiesa
vicina a questa gente che soffre, ma anche come cittadino del mondo. Mi auguro
che questo comportamento così rude, così incivile, così tragico non si ripeta
più per nessun popolo, per nessuna persona, soprattutto per chi per anni ha sofferto
e non conosce altro che sofferenza. Quindi non voglio denunciare nessuno. Penso
che il numero delle persone che cercavano aiuto, cercavano di essere rimpatriati
in un posto dove potevano vivere tranquillamente, forse era un numero enorme,
difficile da controllare; però, la maniera in cui sono stati trattati non dovrà
ripetersi. Gente è morta calpestata, morta nella tragedia umana di chi non ha
avuto rispetto per la loro persona. Questo veramente non dovrà più ripetersi!
D. – Che risonanza ha avuto questa notizia in Sud Sudan?
R. – Una risonanza profonda, e spero che le autorità
sudanesi avranno modo di dialogare con le autorità egiziane, avere un
chiarimento sul perché di un comportamento del genere con i nostri connazionali
…
D. – Mons. Mazzolari,
chi sono questi profughi in Egitto?
R. – E’ gente nostra, del Sud Sudan, il popolo nilotico che durante i momenti più difficili della guerra è
andato a Il Cairo. Sono migliaia, i
sud-sudanesi al Cairo, e là molti sono diventati medici, hanno ottenuto
titoli di studio, per poi tornare nel loro Paese ed essere di aiuto, di guida.
Quindi, finora il Paese aveva offerto a noi la possibilità delle scuole, delle
università. Noi stessi Comboniani eravamo impegnati
con diversi gruppi di sud-sudanesi e lo siamo ancora. Questo per noi è
veramente una sorpresa, perché finora il popolo aveva
mostrato una facilitazione per ottenere quello che nel nostro Paese non avremmo
mai potuto avere: le scuole, certificati di riconoscimento professionale …
Ecco, tutto d’un colpo si è riversato contro questi profughi … Per i
sud-sudanesi è difficile comprendere questo atteggiamento totalmente opposto a
quello di cui finora godevamo in Egitto!
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“GIOVANI,
DIVENTATE TESTIMONI E MISSIONARI DEL SOFFIO DELLO SPIRITO
NECESSARIO PER ORIENTARE IL FUTURO”:
QUESTO
IL MANDATO DEL CARDINALE TETTAMANZI
AL
RADUNO DELLA COMUNITÀ DI TAIZÈ, A MILANO, CHE SI CONCLUDE DOMANI
Tocca proprio ai giovani diventare testimoni e missionari
di quel soffio dello Spirito necessario per orientare il futuro dell’Europa e
del Mondo. Questo il mandato del cardinale Tettamanzi
che ha parlato ieri ai partecipanti al raduno della Comunità di Taizè, a Milano. La veglia di stasera e poi il pranzo di
domani nelle famiglie sono i momenti conclusivi. Il servizio di Fabio Brenna:
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Alla preghiera comune di ieri sera è intervenuto
l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi,
che ha interpretato il richiamo ad allargare il cuore fatto da frère Roger, come un invito a dare vita “a una rete sempre
più grande di rapporti, perché così è l’amore universale di Gesù, un amore che
non possiamo tenere dentro di noi ma che desideriamo distribuire nelle diverse
realtà della vita”.
Tocca proprio ai giovani, ha sottolineato il cardinale Tettamanzi, “diventare testimoni e missionari di quel
soffio dello Spirito necessario per discernere e orientare il futuro dell’Europa e
del Mondo”. E’ il modo per scrivere il finale della lettera di frère Roger: portare ciascuno un mattone per costruire la
pace, essere espressione luminosa della vita. Ed il cardinale ha concluso dicendo:
“Chi vi incontra trovi in voi un invito alla pace, alla solidarietà nel bene,
alla riconciliazione tra popoli, razze e religioni, apriteli ad accogliere il
Cristo di comunione che ci colloca su un cammino di speranza”.
Nella sua meditazione frère Alois, priore di Taizé, ha sottolineato come la riconciliazione
sia la vera urgenza, principalmente per i cristiani. “Per frère
Roger la cosa importante era vivere il Vangelo. E il Vangelo – ha concluso –
non lo possiamo vivere da separati”.
Questa sera alle 19.00 l’incontro conclusivo di preghiera
comune. Più tardi, alle 23.00, si terranno veglie di preghiera nelle parrocchie
che ospitano i giovani. A seguire, la festa dei popoli, occasione di conoscenza
e di gioia per salutare il nuovo anno che sorge.
Da Milano, per Radio Vaticana, Fabio Brenna.
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PER I
BILANCI DI FINE ANNO, GUARDIAMO OGGI ALL’AFRICA E ALL’ASIA,
RICORDANDO
L’APPELLO DEL PAPA PER IL CONTINENTE AFRICANO
NEL
MESSAGGIO URBI ET ORBI, E
NELL’ULTIMA
UDIENZA DELL’ANNO PER LE VITTIME DELLO TSUNAMI
- Con
noi padre Carmine Curci e Riccardo Cascioli -
“Dio sostenga quanti operano in
Africa a favore della pace e dello sviluppo integrale, opponendosi alle lotte
fratricide, perché si consolidino le attuali transizioni politiche e siano
salvaguardati i più elementari diritti di quanti versano in tragiche situazioni
umanitarie, come nel Darfur ed in altre regioni
dell’Africa centrale”. Sono parole di Benedetto XVI, pronunciate il 25 dicembre
scorso, nel messaggio Urbi et
Orbi. Il Papa ha sollecitato la comunità internazionale ad affrontare le tante
emergenze del mondo di oggi, tra cui la “umiliante povertà in cui vivono
milioni di esseri umani”. Nel nostro giro di bilanci, dunque, oggi ci chiediamo
che anno è stato il 2005 per il Continente africano.
Risponde, nell’intervista di Giada Aquilino, padre Carmine Curci,
direttore della rivista comboniana Nigrizia:
**********
R. – Guardiamolo da un punto di vista positivo. Un dato è
stato l’elezione della
Ellen Johnson-Sirleaf
a presidente della Liberia. E’ la prima donna africana a ricoprire un tale ruolo
in uno scrutinio democratico. L’altro elemento importante è stata l’elezione a
presidente in Burundi di Pierre Kourundziza: si sta
sempre più avviando verso un processo di pace. E’ chiaro che restano ancora
punti che fanno riflettere: innanzitutto, il Darfur.
Dal Darfur arrivano sempre più informazioni di
massacri, di uccisioni nei campi profughi: due milioni e 800 mila gli sfollati
interni alla regione, e 220 mila i rifugiati sudanesi in Ciad.
D. – E’ crisi proprio in questi giorni tra Sudan e Ciad:
quali conseguenze ci potrebbero essere per la popolazione civile in quella
zona, dove ci sono molti campi profughi?
R. – Continuano ad arrivare nuove armi ai janjaweed, questa gente che sconfina dall’altra parte del
Ciad, creando grande confusione e portando morte. Si sta creando una situazione
di grande instabilità. E teniamo presente che quest’anno poi ci saranno le
elezioni, in Ciad! Il Paese, quindi, vive un momento di ansia e di preoccupazione.
Quello che preoccupa è che non c’è un chiaro mandato dell’Unione Africana su
come intervenire militarmente in questa situazione.
D. – Altra emergenza è quella che riguarda la Repubblica
democratica del Congo. Quanto è lontana la pace
nell’ex Zaire?
R. – Nel
D. – La fame, l’AIDS, la povertà in genere rimangono solo
alcune delle emergenze africane. Della povertà ha parlato anche il Papa a
Natale. Ecco: cosa fare, oggi?
R. – Si spendono tanti soldi in Iraq, o in altre parti, e
ci si dimentica di tante situazioni di fame in Africa. Pensiamo solo al Nord
Uganda, pensiamo appunto alla Repubblica democratica del
Congo, pensiamo soprattutto nell’Africa australe, alla grande realtà del
Malawi, dove tre milioni e mezzo di persone sono a rischio! Una cosa positiva è
che c’è l’intervento di tanta buona gente che aiuta. Quindi: non sono gli
Stati, ma sono gli individui, sono le comunità cristiane che si impegnano ad
aiutare gli altri, come senso di solidarietà. Non aspettano che gli aiuti
vengano dall’alto, ma condividono quel poco che hanno: ecco, è proprio lo
spirito della Chiesa africana. Questo lo vediamo soprattutto per quanto
riguarda la questione dell’AIDS. Oggi si stanno creando sempre più, a livello
di villaggi, a livello di comunità cristiane, gruppi di persone che aiutano e
che creano comunità con i malati di AIDS. Questo, secondo me, negli ultimi due
anni è stato il grande gesto della Chiesa africana, di accoglienza e di solidarietà.
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Nell’ultima udienza dell’anno, mercoledì scorso, Benedetto
XVI ha espresso la sua preghiera per le vittime del terribile tsunami che un anno fa colpì il
sud est asiatico. Ma per
ricordare che cosa ha significato per l’Asia il 2005, al di là del drammatico
maremoto, il servizio di Riccardo Cascioli:
**********
Non è
stato soltanto lo tsunami a
condizionare il 2005 dell’Asia. Un forte impatto lo ha avuto e lo sta avendo
l’epidemia della cosiddetta influenza dei polli. Avendo registrati i primi casi
letali per l’uomo, non solo ha imposto drastiche misure commerciali e sanitarie,
con relativi costi economici, ma indubbiamente ha posto con forza delle domande
sul modello di sviluppo asiatico e sui suoi costi sociali. Proprio la
tumultuosa crescita economica della Cina e anche
dell’India rappresenta peraltro il maggiore contributo alla domanda mondiale di
energia, un fattore che assieme alla promessa di un miglioramento di vita porta
con sé anche inevitabili tensioni politiche e militari. Lo dimostrano i
continui contenziosi territoriali nel mar cinese e meridionale, ricco di gas
naturali e petrolio, e i rapporti sempre più tesi fra Cina e Giappone, che
anche recentemente si sono accusate reciprocamente di mire egemoniche.
Una
promettente schiarita si è avuta invece tra India e Pakistan, la cui regione
contesa, il Kashmir, è stato colpito l’8 ottobre scorso da un violentissimo
terremoto che ha provocato oltre 70 mila morti, in maggioranza sul versante pakistano.
Malgrado il lutto e le enormi difficoltà seguite,
bisogna dire che il sisma sembra essersi rivelato anche un’opportunità per
abbassare la tensione alla frontiera e permettere degli scambi fra la
popolazione, che sembravano impossibili solo qualche mese fa. Un ulteriore
contributo in questa direzione potrà offrirlo anche l’accordo di libero
scambio, firmato dai sette Paesi dell’Asia meridionale - oltre ad India e
Pakistan, anche Bangladesh, Butan,
Maldive, Nepal e Sri Lanka
- la cui entrata in vigore per il primo gennaio è stata annunciata all’inizio
di dicembre: dovrebbe portare al raddoppio degli scambi commerciali.
Rimanendo
in questa regione, un segnale preoccupante viene dallo Sri
Lanka, dove oltre allo tsunami
l’esito delle elezioni politiche e presidenziali tenute quest’anno sembra aver
bloccato il processo di pace tra il governo di Colombo e le Tigri Tamil. Per un conflitto che rischia di riaprirsi, uno che
invece finisce: proprio in questi giorni si realizza infatti
l’accordo in Indonesia tra il governo e la guerriglia della provincia di Aceh. I ribelli hanno deposto le armi e l’esercito di Giacarta si è ritirato. Ad un anno esatto dallo tsunami, che ha devastato la provincia, si può almeno
parlare di un segno di speranza.
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Domani, 1 gennaio, Solennità di Maria Santissima Madre di
Dio,
“In quel tempo, i
pastori andarono senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che
giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino
era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori
dicevano”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del
teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Il tempo di Natale, con i brani di San Luca, ha scolpito
nel profondo della nostra coscienza l’immagine della Grotta di Betlemme, con il
Bambino avvolto in fasce e Maria, vergine e madre. La rivelazione cristiana si
presenta con una radicale novità, che supera in modo totale i tentativi mitologici
delle antiche religioni, cioè una donna ha partorito il Figlio di Dio. Questo,
da un lato, illumina in un modo del tutto unico la figura della donna,
dall’altro lato, il dogma della verginità e della maternità di Maria evidenza
una verità che davvero pone l’uomo al cospetto di Dio dove, secondo il disegno
del Creatore, è il suo vero posto. Questa verità è che l’unione tra l’uomo e
Dio - e l’unione tra l’uomo e Dio esiste - è realmente possibile viverla ma in
un modo secondo Dio e non secondo gli uomini. Per questo, alcuni Padri della
Chiesa ripetevano che tutti siamo chiamati a diventare
in un certo senso ‘madre di Dio’, rendendo visibile
il Verbo attraverso la nostra unione con Dio.
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31
dicembre 2005
IN PIAZZA SAN PIETRO, QUESTA
NOTTE, VEGLIA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ E L’AMORE IN TUTTE LE FAMIGLIE,
PROMOSSA DAL MOVIMENTO DELL’AMORE FAMILIARE
ROMA. = In occasione della
39esima Giornata Mondiale della Pace che si celebra domani, il Movimento
dell’Amore Familiare ha promosso una veglia di preghiera per l’unità e per
l’amore in tutte le famiglie. La veglia, cui darà inizio mons. Oscar Rizzato,
arcivescovo titolare di Viruno, si svolgerà in Piazza
San Pietro, dinanzi al Presepe, a partire dalle ore 23,30
di questa sera. A mezzanotte saranno accese le fiaccole, poi cominceranno i
turni di preghiera che si protrarranno fino alle 7.00 di domani mattina. A
tutti i partecipanti sarà consegnato un cero da deporre dinanzi alla Natività
come segno di luce e di speranza. “La famiglia ha bisogno di ritrovare il senso
del proprio essere approfondendo il significato di se stessa e dell’unità”, ha
commentato don Stefano, del Movimento dell’Amore Familiare, spiegando
l’importanza dell’iniziativa. (D.G.)
RISCHIO DI CRISI UMANITARIA IN SOMALIA A CAUSA
DELLA CARESTIA.
COLPITE IN PARTICOLARE LE REGIONI MERIDIONALI
BELETW HAWA. = Almeno due
milioni di somali sono minacciati dalla carestia, causata dalla scarsità dei
raccolti, dalla siccità e dai frequenti scontri per il controllo del territorio
e delle risorse. A denunciarlo è un’agenzia delle Nazioni Unite, la “Food security analysis unit” (Fsau). Colpite soprattutto
le regioni meridionali - Gedo, Middle Juba e Bakool in testa - dove le
condizioni della popolazione rischiano di aggravarsi se non s’intensificano gli
aiuti umanitari. Da un rapporto della Fsau, inoltre,
emerge che nel Paese africano già dal luglio scorso la produzione di cereali è
stata la più scarsa degli ultimi dieci anni e che questo ha determinato un
drastico aumento di prezzi. Lo scenario è aggravato dalla difficoltà di
approvvigionamenti per i generi di prima necessità e dalla scarsità di acqua
potabile. A tutto ciò si aggiungono, soprattutto nella provincia di Gedo, le gravi forme di malnutrizione tra i bambini segnalate
dai centri sanitari. Il Pam (Programma alimentare
mondiale) ha stimato che per far fronte alla situazione occorrerebbero, entro
giugno 2006, 64mila tonnellate di viveri, mentre al momento ne sarebbero
disponibili appena 16mila. (D.G.)
IN SUDAFRICA, UCCISA UNA RELIGIOSA MISSIONARIA
DELLA COMPAGNIA
DI SANTA ORSOLA. AVEVA 74 ANNI ED ERA ORIGINARIA
DELLA SVIZZERA
NGQELENI. = Suor Margaret Branchen, una suora orsolina svizzera, è stata uccisa a colpi di arma da fuoco
da un uomo non identificato, nella cittadina di Ngqeleni,
in Sudafrica. La religiosa, 74enne, si trovava nella clinica privata St. Mary dove da tempo prestava servizio come infermiera.
L’omicidio è avvenuto mercoledì, ma la notizia è stata diffusa solo ieri dalla
stampa locale e da quella elvetica. Secondo la polizia, l’assassino avrebbe
agito a scopo di rapina. Una consorella della vittima ha confermato quanto
accaduto all’agenzia Misna, precisando che i funerali
si svolgeranno lunedì 2 gennaio in Sudafrica. (D.G.)
S’INASPRISCE LA PROTESTA IN GUATEMALA IN SEGUITO
ALLA DECISIONE
DI
WASHINGTON DI COSTRUIRE UN MURO ALLA FRONTIERA CON IL MESSICO
PER
ARRESTARE IL FENOMENO MIGRATORIO
CITTA’ DEL GUATEMALA. = “Un
affronto per tutta l’America Latina”. Con queste parole, riportate dall’agenzia
Misna, il vicepresidente del Guatemala, Eduardo Stein, ha definito il muro che gli Stati Uniti vorrebbero
edificare alla frontiera meridionale con il Messico. A tal proposito, ha
convocato una conferenza stampa per ribadire il dissenso del suo governo e per
mettere a punto con l’esecutivo messicano una strategia comune che blocchi i
progetti di Washington. “Occorre trovare altre strade per risolvere il problema
delle migrazioni, non costruendo muri o rafforzando leggi che criminalizzano la
ricerca di migliori opportunità economiche”, ha detto Stein
riferendosi, in particolare, all’intenzione del governo statunitense di rendere
reato l’ingresso illegale nel suo territorio nazionale. Secondo il vice di
Oscar Berger, inoltre, la nuova politica migratoria
Usa ostacolerà l’entrata in vigore del Trattato di libero commercio con il Centroamerica, prevista ad inizio 2006.
Non solo, “potrebbe anche ripercuotersi – ha ammonito Stein
– su altri temi dell’agenda diplomatica, perché per noi è fondamentale
sostenere il milione e 200mila guatemaltechi che si trovano negli Stati Uniti e
rappresentano il 10 per cento della nostra popolazione”. A tal fine, Stein ha sottolineato la necessità di concordare con
Washington “misure che garantiscano una vita degna per queste persone che
contribuiscono alla crescita dell’economia americana”. Il 9 gennaio, a Città
del Messico, è in programma un incontro tra il ministro degli Esteri
guatemalteco, Jorge Briz, e
il suo omologo messicano, Luis Ernesto Derbez. Sul tavolo, il raggiungimento di una posizione
comune di fronte a Washington. (D.G.)
“AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA” E’ L’INIZIATIVA
ORGANIZZATA DALL’OSSERVATORIO
DI MILANO CHE OFFRIRA’ DOMANI IL PRANZO AI PIU’ BISOGNOSI
MILANO. = Si ripeterà domani
l’iniziativa promossa dall’Osservatorio di Milano, “Aggiungi un posto a
tavola”: 150 stranieri, provenienti da tutto il mondo, offriranno il pranzo a
famiglie milanesi. Il 25 dicembre, invece, era accaduto il contrario: oltre 140
persone senzatetto erano state ospitate da famiglie del capoluogo lombardo.
Quest’anno ricorre il decennale dell’iniziativa, che nel 1996 ha visto 70
nuclei familiari milanesi festeggiare il Capodanno con i più poveri, italiani e
stranieri, che erano soliti trascorrere la notte alla stazione Centrale. In
questi dieci anni tra Roma e Milano, sono state oltre 2mila e seicento le
famiglie che hanno ospitato più di tremila e duecento persone disagiate. “In
tutti questi anni – ha affermato il direttore dell’Osservatorio di Milano,
Massimo Todisco – l’accoglienza ha superato il
semplice invito a pranzo o lo scambio di doni per creare rapporti umani
costruttivi e, in alcuni casi, anche occasioni di lavoro per gli ospiti”.
(D.G.)
IN TUTTA ITALIA FORZE
DELL’ORDINE IN AZIONE PER SEQUESTRARE I BOTTI
DI CAPODANNO ILLEGALI, PERICOLOSI PERCHE’ REALIZZATI VIOLANDO
LE NORME DI
SICUREZZA
ROMA. = Un
quintale di botti illegali è una operazione denominata
''ultimi botti'', gli agenti della Squadra mobile
hanno scoperto e posto sotto sigilli un deposito dove erano stati conservati
circa 4 quintali di materiale pirotecnico, pronto ad essere utilizzato questa
notte. E poi Pescara, dove seicento chili di fuochi sono finiti nelle mani dei
carabinieri, che hanno anche arrestato chi li deteneva: un uomo di 56 anni con
precedenti penali. Il materiale veniva trasportato
senza rispettare le più elementari norme di sicurezza, per cui sarebbe bastato
un incidente stradale per far esplodere il veicolo. Ieri, infine, trenta chili
di fuochi erano stati sequestrati dalla polizia di Pavia. Per il venditore,
l'accusa è di detenzione e commercio illegale di materiale esplodente. stato sequestrato oggi a Catania dai carabinieri. Denunciate due
persone. E’ solo l’ultimo dei sequestri che le forze dell'ordine stanno
mettendo a segno in tutt’Italia per impedire la vendita di fuochi illegali,
ritenuti pericolosi perchè realizzati violando le norme di sicurezza. A
Brindisi, nel corso di (D.G.)
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31 dicembre 2005
- A cura
di Eugenio Bonanata -
In Indonesia è di almeno sette
morti e 45 feriti il bilancio della terribile esplosione che ha colpito, nelle
prime ore della mattinata, un mercato di Palu,
capitale della provincia di Sulawesi Centrale. Erano
le 7.00 locali, l'una in Italia: una bomba imbottita di chiodi è scoppiata in
mezzo alla folla, facendo strage di clienti e venditori. Il nostro servizio:
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Il mercato era affollato
nonostante i servizi di sicurezza avessero già avvertito di possibili atti di
violenza nel periodo delle feste. Tra i feriti, alcuni presentano lesioni
gravissime. Vi sono persone che hanno perso ambedue le gambe. Sebbene le
autorità per il momento non si sbilancino, appare probabile inserire l’episodio
nell’annoso conflitto fra cristiani e musulmani. Di fede cristiana sono infatti tutte le vittime, e da cristiani è abitualmente
frequentato il mercato preso di mira. La bomba, di fabbricazione rudimentale,
imbottita di chiodi, è scoppiata ad un centinaio di metri da una chiesa. Una
circostanza questa che potrebbe sottolineare ulteriormente la natura
dell’attentato. Stando ai primi rilievi, l’esplosione è avvenuta all’interno di
una tenda dove si vendeva carne di maiale, cibo proibito ai musulmani, che
costituiscono l’85 per cento dei 220 milioni di abitanti indonesiani. L’agenzia
di stampa ufficiale 'Antara' ha riferito inoltre del
ritrovamento di un secondo ordigno sempre nei pressi del mercato di Palu. Gli artificieri sono però intervenuti per tempo
evitando il peggio. Il presidente indonesiano Yudhoyono ha condannato il
massacro e ha ordinato l'immediata apertura di un'inchiesta. In particolare è
stato ordinato di indagare sull'eventuale collegamento della strage con altri
attacchi precedenti nella zona. La regione centrale dell'isola di Sulawesi, dove si trova Palu,
1.650 chilometri a nord-est di Giacarta, è stata
teatro tra il 1998 e il 2001 di un
sanguinoso conflitto religioso tra cristiani e integralisti islamici che
ha fatto almeno 2mila vittime. Nonostante un fragile accordo di pace, il 12
febbraio 2002, la violenza esplode sporadicamente quanto barbaramente, come
nell’ottobre scorso quando tre adolescenti cristiane vennero
decapitate.
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Sono stati finalmente rilasciati
i cinque ostaggi tedeschi rapiti nei giorni scorsi nello Yemen
orientale. Lo hanno annunciato fonti governative locali. Sono dunque tornati
liberi il diplomatico Juergen Chrobog,
ex sottosegrario agli Esteri, sua moglie e i loro tre
figli. Ieri sera era parso che i sequestratori fossero ormai pronti a lasciarli
andare, poi all'ultimo momento era saltato tutto. Secondo le prime notizie, il
rapimento era stato organizzato da uno sceicco locale in vista di uno scambio
con cinque membri della sua tribù detenuti ad Aden e
accusati di vari gravi reati.
Buone notizie dai Territori
palestinesi. I tre ostaggi britannici sequestrati mercoledì a Rafah, nella striscia di Gaza, sono stati liberati ieri sera.
Lo ha riferito un alto funzionario britannico che ha citato fonti della
sicurezza palestinese. L'operatrice umanitaria Kate Burton e i suoi genitori, ha reso noto il funzionario,
"stanno bene e sono in mani sicure". Il sequestro è stato rivendicato
dalle "Brigate dei Mujaheddin", gruppo
finora sconosciuto che si è detto pronto a prendere altri ostaggi se i governi
europei non eserciteranno pressioni su Israele. Il capo
negoziatore palestinese, Saeb Erekat,
ha invece stigmatizzato il sequestro scongiurando la fine di questi atti che
danneggiano gli interessi del popolo palestinese. Intanto, terminata una nuova
occupazione lampo degli edifici governativi della striscia di Gaza da parte di
attivisti armati, la tensione è tornata a salire al varco di frontiera di Rafah. Una trentina di individui armati si sono infatti piazzati davanti al terminal e hanno minacciato di
bloccarlo di nuovo. Per il momento, tuttavia, la situazione è regolare.
Ancora violenze in Iraq dopo la
sanguinosa giornata di ieri. Due attacchi nei pressi della capitale hanno
provocato la morte di due poliziotti e il ferimento di quattro uomini delle
forze speciali. Ma l’episodio più grave si è verificato a Khalis,
una sessantina di chilometri a nord di Baghdad, dove cinque persone sono
rimaste uccise nell'esplosione di una bomba davanti agli uffici di uno dei
maggiori partiti sunniti. Sempre in mattinata, tre persone,
tra cui un agente, sono state rapite a Tikrit,
roccaforte dell'ex dittatore Saddam Hussein. Per ottenere il rilascio dei sei
cittadini sudanesi tenuti in ostaggio in Iraq, le autorità di Khartoum hanno
deciso, come chiesto da Al Qaeda, la chiusura della
propria ambasciata a Baghdad e la partenza di tutti i diplomatici dal Paese.
Nella disputa tra Russia e
Ucraina per la questione del prezzo del gas, è arrivata in tarda mattina una
proposta da parte di Putin: il presidente russo
chiede di
mantenere fermo il prezzo del 2005 per i primi tre mesi del 2006, a condizione
che Kiev firmi
l’aumento richiesto da Mosca a partire dal secondo trimestre del nuovo
anno. Il servizio di Antonella Ratti:
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In caso
di mancato accordo sull’aumento del prezzo del gas russo entro le 10:00 ora locale di domani, la compagnia energetica russa, Gazprom, bloccherà i rifornimenti. Non sarebbe solo Kiev a subirne le pesanti conseguenze economiche. Ne
risentirebbero anche i Paesi dell’Unione europea, che beneficiano dei
quantitativi di gas inviati ai loro mercati attraverso il
territorio ucraino. Circa un quarto del gas europeo proviene
infatti dalla Russia e l’80% transita per l’Ucraina. A rischio le forniture energetiche all'Italia, il cui consumo domestico di gas russo nel 2003 si e' attestato al
28 per cento. A preannunciarlo, è una lettera
inviata all’ENI dal colosso russo Gazprom. Proprio il
capo esecutivo di Gazprom, Alexei
Miller, ha cercato di tranquillizzare i partner
europei sull’esistenza di un “piano dettagliato”, per evitare un taglio nei
loro rifornimenti di gas dall’Ucraina. Da parte dell’Unione
europea, c’è la dichiarazione del commissario all'Energia, Andris
Piebalgs, che ha convocato per il prossimo 4 gennaio
a Bruxelles una riunione di esperti, per formulare una risposta coordinata. In
Germania, intanto, crescono gli appelli affinché l’ex cancelliere, Gerard Schroeder, possa assumere
un ruolo di mediatore tra le due parti, anche in qualità di presidente del
consiglio di sorveglianza del consorzio russo-tedesco per il gasdotto sotto il
Mar Baltico, che a partire dal 2010 porterà il gas russo nel Paese.
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Il Dipartimento americano della
Giustizia ha aperto un’inchiesta sulla fuga di notizie relative al programma
segreto di intercettazioni autorizzate dal presidente Bush negli Stati Uniti.
Dopo un articolo apparso sul New York Times, Bush aveva ammesso di aver autorizzato la Nsa, un’agenzia di intelligence, ad intercettare
comunicazioni anche senza un mandato della magistratura. Il capo della Casa
Bianca aveva criticato la fuga di notizie sul programma, deciso dopo l'11 settembre,
nel quadro della lotta al terrorismo.
Gli Stati Uniti hanno vietato la
tortura per legge. Il presidente Bush ha infatti
firmato il provvedimento che proibisce esplicitamente gli abusi sui prigionieri
in mani americane anche all'estero. Il provvedimento fissa il quadro legale per
le attività americane di detenzione, in un momento in cui l’amministrazione
Bush deve far fronte ad accuse di tortura da parte di quanti sono stati
catturati in nome della lotta al terrorismo. In questo modo si conclude una
battaglia legislativa che per mesi ha tenuto impegnato Congresso e Casa Bianca.
Bush ha anche firmato il rinnovo fino al 3 febbraio del Patriot Act, il pacchetto sicurezza approvato all'indomani degli
attacchi dell'11 settembre e
oggetto di un duro scontro in Senato. Il presidente non è però ''soddisfatto dell’estensione di un mese'', ha riferito il portavoce Trent
Duffy, ricordando come la legge sia necessaria per
proteggere gli americani dalla minaccia
terroristica.
L’ex premier libanese Hariri, ucciso in un attentato a Beirut il 14 febbraio
scorso, fu oggetto di ripetute minacce da parte del presidente siriano Bashar al-Assad e da altri
esponenti del suo entourage. E' quanto affermato ieri dall’ex vice presidente
siriano Abdel Halim Khaddam in un’intervista alla Tv satellitare araba Al Arabiya. Una dichiarazione che conferma quanto scoperto
dall’indagine dell’ONU secondo cui diversi esponenti siriani sono implicati
nella strage di San Valentino in cui morirono in tutto più di 20 persone.
Ad Haiti, saranno posticipate le elezioni
presidenziali, inizialmente fissate per l’8 gennaio. All’origine dell’ennesimo
rinvio, il rapimento, ieri, di tre funzionari dell’Organizzazione degli Stati
Americani (OAS) e i continui ritardi nella distribuzione dei certificati
elettorali per i votanti, denunciati dal Consiglio elettorale di Port-au-Prince. Resta dunque alta
la tensione nel piccolo Paese caraibico, che vive
ormai dal febbraio del 2004 un lungo periodo di crisi, dopo la destituzione e
la fuga dall'isola dell’ex capo di Stato, Jean Bertrand Aristide. Il presidente del Consiglio elettorale,
Max Mathurin, ha annunciato che l'organismo si
riunirà con i leader politici nelle prossime ore per esaminare la situazione e
fissare una nuova data per le elezioni.
E’ entrata in vigore ieri in
Gran Bretagna la legge che autorizza le adozioni alle coppie gay e di fatto, con gli stessi diritti per i due partner. Le
nuove disposizioni introducono a quelle, inoltre, nuovi diritti per i genitori
che volessero rintracciare il proprio figlio dato in
adozione.
Il neo presidente boliviano Evo Morales, nel suo primo viaggio all'estero, ieri è giunto a L’Avana dove Fidel Castro lo ha
accolto con tre plotoni di guardia d’onore. Morales,
insieme ad una delegazione di una sessantina di
persone, partirà poi per l’Europa, dove visiterà Spagna, Francia, Olanda e
Belgio. A seguire si recherà in Sudafrica ed in Brasile, da dove ritornerà a La Paz, dove il suo insediamento
è in programma per il 22 gennaio.
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