RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
364 - Testo
della trasmissione di venerdì 30 dicembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Kofi Annan lancia un appello alla
comunità internazionale a non dimenticare il conflitto nel Darfur
Il
ritrovamento di una fossa comune di schiavi scuote il Brasile
Cina:
il governo riconosce i danni causati da erosione e inquinamento delle acque
Inaugurata
la prima linea telefonica tra Corea del Sud e Corea del Nord
Sterminata una famiglia
sciita di 11 persone, nella periferia di Baghdad
Chiuso il valico di Rafah, unica frontiera tra la Striscia
di Gaza e l’Egitto
10 profughi
sudanesi uccisi dalle forze dell’ordine egiziane al Cairo
30
dicembre 2005
SERVE UN SOSTEGNO CULTURALE, POLITICO E
LEGISLATIVO PER LA FAMIGLIA:
COSI’, BENEDETTO XVI NELLA SUA VISITA AL DISPENSARIO
PEDIATRICO SANTA MARTA IN VATICANO. IL PAPA HA MESSO L’ACCENTO
SULLA MISSIONE DEI GENITORI, NON SEMPRE FACILITATA
DALLE
SOCIETA’ CONTEMPORANEE
Una
mattina dedicata ai più piccoli: Benedetto XVI ha ricevuto l’abbraccio dei
bambini bisognosi assistiti dal dispensario pediatrico Santa Marta, in
Vaticano. L’istituzione voluta da Papa Benedetto XV dal 1922 offre aiuto alle
famiglie in difficoltà, senza distinzioni di etnia o religione. L’evento di
stamani ha offerto l’occasione al Papa per soffermarsi sul ruolo della famiglia
nella società odierna. Riflessione corredata da una viva esortazione del
Pontefice a sostenere le famiglie e a valorizzare la missione dei genitori. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
**********
“C’è un
grande bisogno, tanto sotto il profilo culturale quanto sotto quello politico e
legislativo, di sostenere la famiglia”. E’ quanto sottolineato da Benedetto XVI
che nella cornice del Dispensario Santa Marta ha voluto richiamare l’attenzione
sul binomio famiglia e vita. “Trovandomi in mezzo a
voi e vedendo il vostro impegno per i bambini e i genitori – ha detto
rivolgendosi ai medici e volontari della struttura – desidero sottolineare la
fondamentale vocazione della famiglia ad essere il primo e principale luogo di
accoglienza della vita”. Quindi, ha rivolto il pensiero a come il mondo di oggi
guarda all’istituto famigliare:
“La
concezione moderna della famiglia, anche per reazione al passato, riserva
grande importanza all’amore coniugale, sottolineandone gli aspetti soggettivi
di libertà nella scelta e nei sentimenti. Si fa invece più fatica a percepire e
comprendere il valore della chiamata a collaborare con Dio nel procreare la
vita umana”.
D’altro
canto – è stata la riflessione del Pontefice – “le società contemporanee, pur
dotate di tanti mezzi, non riescono sempre a facilitare la missione dei
genitori, sia sul piano delle motivazioni spirituali e morali che su quello
delle condizioni pratiche di vita”. Benedetto XVI ha messo così l’accento sul
tempo natalizio, che fa da sfondo alla visita al Dispensario Santa Marta. In
questi giorni - ha detto il Papa - “il nostro sguardo si posa sul Bambino
Gesù”:
“Proprio
Lui, venendo qui, ritrovo nei bambini da voi
amorevolmente curati. Essi sono oggetto della vostra attenzione, così come il
Messia appena nato è al centro delle cure di Maria e Giuseppe nel presepe. In
ciascuno di loro, come nella grotta di Betlemme, Gesù bussa alla porta del
nostro cuore, domanda di fargli spazio nella nostra vita. Dio è così: non si
impone, non entra mai con la forza ma, come un bambino,
chiede di essere accolto”.
“In un
certo senso – ha affermato ancora Benedetto XVI – anche Dio si presenta
bisognoso di attenzione: attende che gli apriamo il cuore e che ci prendiamo
cura di Lui. Ed ogni volta che ci volgiamo con amore verso uno solo di
questi miei fratelli più piccoli, come ha detto il
Signore, è a Lui che rendiamo servizio”. Al termine dell’incontro, il Pontefice
ha invitato tutti i presenti a pregare per quelle famiglie di Roma e del mondo,
che “versano in condizioni difficili, soprattutto perché costrette a vivere
lontano dalla loro terra d’origine”. Una preghiera particolare, il Papa l’ha
poi rivolta a “quei genitori che non riescono ad assicurare ai figli il
necessario per la salute, per l’istruzione, per un’esistenza dignitosa e
serena”.
***********
MIGLIAIA DI PICCOLI
CANTORI, GIUNTI DA TUTTO IL MONDO,
HANNO INCONTRATO BENEDETTO XVI NELL’AULA PAOLO VI
Migliaia di Piccoli cantori,
giunti da tutto il mondo, hanno incontrato stamane Benedetto XVI, accogliendolo
festosamente con i loro canti nell’Aula Paolo VI, gremita di bambini, con i
loro maestri e accompagnatori, in questi giorni a Roma per il Congresso
internazionale dei Pueri Cantores. Il
servizio di Roberta Gisotti:
**********
Una forte emozione per questi
piccoli cantori, 4500, arrivati anche da molto lontano: 85 Cori di 13 Paesi in
Europa, in America, e anche in Africa, dal Gabon e dal Congo.
Non dimenticheranno questo giorno speciale, in cui hanno potuto cantare davanti
al Papa, che li ha ringraziati e incoraggiati: “Oltre la gioia di cantare - ha
detto loro - il vostro impegno rappresenta anche una esigenza
e una rinuncia”. E cosi pure ha espresso gratitudine agli adulti, che li
seguono amorevolmente, sottolineando l’importante missione “a servizio della
liturgia”, svolta della Federazione internazionale dei Pueri Cantores. E’ sorta – ricordiamo
- nel lontano 1944, ma con origine antichissime, che risalgono a San Gregorio Magno,che secondo la tradizione avrebbe fondato la Schola Puerorum presso
le Basiliche di San Giovanni in Laterano e San Pietro in Vaticano. E per questo
“il Concilio Vaticano II non ha mancato di ricordare quanto la Chiesa apprezzi
il ruolo di coloro che con il loro canto contribuiscono alla bellezza della
liturgia”, “donando in più al mondo intero un messaggio di pace e fraternità”.
“Vous avez donc une mission importante pour
aider le peuple de Dieu à prier avec dignité, car la musique sacrée est une
«fonction ministérielle» dans le service divin”.
“Voi - ha ricordato Benedetto
XVI - avete una missione importante per aiutare il popolo di Dio a pregare con
dignità, perché la musica sacra è una ‘funzione ministeriale’ nel servizio divino. Ricordate sempre
che quando la Chiesa prega, canta o agisce, la fede dei partecipanti è nutrita,
le anime sono elevate verso Dio per rendergli un omaggio spirituale e ricevere
la sua grazia con più abbondanza”.
**********
ANCHE IL 2005 E’ STATO
UN ANNO IN CUI MISSIONARI HANNO PERSO LA VITA
PER LA CAUSA DEL VANGELO
- Intervista con il cardinale Crescenzio Sepe -
Anche l’anno che sta per
chiudersi ha conosciuto un tragico tributo di sangue per la fede: religiosi, religiose, sacerdoti e laici che in diverse parti del mondo
hanno pagato a prezzo della vita il servizio a Cristo, alla Chiesa e ai
fratelli. Di questo Giovanni Peduto ha parlato con il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione
dei popoli:
**********
R. - Prima del numero vorrei
dire che la testimonianza di tanti missionari, di tanti che hanno donato la
vita a Cristo fa parte un po’ della natura stessa della Chiesa. In più di 2000
anni di storia della Chiesa, non c’è stato un anno in cui la Chiesa non ha
potuto scrivere nel suo martirologio quanti hanno dato la vita. Naturalmente
questa situazione dipende da tante cause. Quest’anno 2005
purtroppo registra quasi un raddoppio rispetto al 2004. Sono 26 tra vescovi,
sacerdoti, religiosi, religiose, laici. Sono
missionari ad gentes, cioè
quelli che sono partiti per evangelizzare, testimoniare Cristo presso i
fratelli che ancora non lo conoscono, e
sono anche persone del posto che per diverse cause e situazioni sono morti per
la loro identità cattolica, sacerdotale o religiosa.
D. – In molti casi questi eroi
che hanno perso la vita erano consapevoli di essere in situazioni difficili.
Quali frutti restano della loro fermezza nel voler annunciare Cristo?
R. – Io credo che ognuno sia
cosciente di vivere in certe situazioni particolari. Il missionario che lascia
la sua terra e va a vivere in una terra spesso poco ospitale da un punto di
vista climatico, sociale e religioso è cosciente di quello che trova. Ognuno
che parte porta il suo bagaglio e quindi anche questa consapevolezza di
possibili sacrifici, fino alla morte. Fa parte della missionarietà di ognuno
che accoglie l’invito di Cristo di andare. Naturalmente chi dà la sua vita semina sempre
qualcosa. I fedeli, la gente, di fronte a queste testimonianze, non rimangono
indifferenti. Abbiamo avuto dei casi anche quest’anno in cui la morte di
qualche vescovo, missionario e missionaria ha visto la partecipazione di grandi
folle di fedeli, ma spesso anche di autorità civili. Cioè c’è stato un
coinvolgimento di tutti, credenti o non credenti, cristiani o non cristiani, di
fronte alla testimonianza di questi nostri missionari.
D. – Nella cronaca di alcuni
degli episodi drammatici ricorre spesso un elemento che colpisce moltissimo: la
serenità con cui si affronta l’ingiustificata violenza. Le è rimasto in mente
un episodio in particolare?
R. – Questa è una caratteristica
del missionario. La coscienza e la consapevolezza di vivere la propria
testimonianza per i fratelli li porta a quella serenità di spirito, li porta a
vivere queste ore drammatiche un po’ come Santo Stefano: col volto sereno nel
momento in cui dà la vita per il Signore. L’esempio recente del missionario che
in un villaggio africano, avendo investito una bambina, è rimasto sul posto
nonostante che tutti gli chiedessero di andare via sapendo la reazione della
gente. Il coraggio con cui ha affrontato gli aggressori, il sorriso e la parola
di perdono sulle sue labbra mentre veniva ucciso, sono
proprio quelle note particolari del testimone, del martire che offre fino alla
fine con serenità e con gioia la sua vita per il Signore e per i fratelli.
**********
======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina la visita di Benedetto XVI al
Dispensario Pontificio "Santa Marta"; nell'occasione il Papa ha
sottolineato che la famiglia deve prendere coscienza di essere chiamata a collaborare
con Dio nel procreare la vita umana.
Servizio vaticano - L'udienza del Santo Padre ai
partecipanti al Congresso internazionale dei "Pueri
Cantores".
Servizio estero - In evidenza l'Iraq, dove scorre
altro sangue per il perdurare degli atti di violenza.
Servizio culturale - Un articolo di Luigi Martellini in occasione dei 150 anni dalla nascita di
Giovanni Pascoli, poeta del "silenzio" ovattato.
Servizio italiano - In primo piano la Banca
d'Italia: unanime approvazione per la nomina di Mario Draghi; il Presidente
Ciampi ha firmato il decreto.
=======ooo=======
30
dicembre 2005
A Milano è entrato nel
vivo il meeting della Comunità di Taizé:
50 MILA GIOVANI IMPEGNATI
IN momenti di
preghiera e di confronto
- Intervista con mons. Paolo Giulietti
-
A Milano è entrato nel
vivo il meeting
della Comunità di Taizé, al quale partecipano circa 50 mila giovani. Tra i
momenti di preghiera e di confronto, fino a sabato, si prevedono 42 seminari
che impegnano i ragazzi su importanti temi di attualità, come la vita di fede,
l’impegno sociale, il dialogo con l’islam, la pace nel mondo. Il servizio di
Fabio Brenna:
**********
Al centro di tutto c’è ancora
quella parola della lettera incompiuta che frère
Roger stava scrivendo per i 50 mila protagonisti del 28.mo
cammino di fiducia sulla Terra: allargare, allargare la speranza, allargare la
fiducia. L’ha ripetuto frère Alois,
successore di frère Roger alla guida della Comunità
di Taizé, alla preghiera di ieri sera. E per questi incontri, allargarsi
significa debuttare in Asia, a Calcutta, dal 5 al 9 ottobre
prossimi, mentre il pellegrinaggio europeo del 2006 si terrà a Zagabria.
Allargare gli orizzonti per aprirci sempre di più agli altri e a Dio. Così frère Alois ieri sera:
PAR CES RENCONTRES, NOUS NOUS SOUTIENDRONS…
“Saranno un segno molto umile di
quest’unica comunione che è la Chiesa. Come Giovanni Battista, noi vogliamo
preparare sulla Terra la strada di Cristo, Lui che è il sole che sorge e viene
a visitarci. E gli chiediamo: “Gesù Cristo guida i nostri passi sulla via della
pace”.
Questa sera in Fiera ci sarà
l’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi.
Sarà fra i giovani che pregano con lo stile di Taizé, con canti ripetuti che
favoriscono la meditazione, in un ambiente essenziale dominato da una
scenografia arancio, rischiarata dalla luce di poche candele e da un grande
crocifisso su cui, alla fine, chi vuole poggia la sua testa per affidare a Dio
le proprie speranze e la propria ansia di futuro.
Da Milano, per Radio Vaticana,
Fabio Brenna.
**********
Ma cosa cercano oggi questi
giovani? Giuseppe Lanzi lo ha chiesto a mons. Paolo Giulietti,
responsabile del servizio nazionale per la pastorale giovanile della CEI:
**********
R. – I giovani cercano un incontro
profondo con se stessi e con Dio e credo anche con la comunità cristiana. Lo
possono vivere in questo incontro ecumenico di Taizé, in questi giorni a
Milano. Penso che la tradizione di questi incontri ha
mostrato come questa ricerca dei giovani li porti dalle condizioni più diverse
a fare molta strada per venire qui.
D. – Taizé e i suoi incontri di
fine anno vedono coinvolti da molti anni migliaia di giovani italiani. Lei
dirige il servizio nazionale di pastorale giovanile della CEI: cosa ha rappresentato
e cosa rappresenta per la Chiesa italiana la spiritualità della comunità
fondata da Frère Roger?
R. – Mi sembra che questa
esperienza sia stata molto feconda per la Chiesa italiana perché non ha
originato un movimento, cioè non si è caratterizzata come una realtà a parte,
ma è entrata dentro la vita delle comunità, delle diocesi, delle pastorali giovanili,
portando una capacità nuova di pregare: la riscoperta del silenzio, la
riscoperta delle immagini, la riscoperta di una dimensione ecumenica della
spiritualità della preghiera … Quindi, credo che sia stato un grande dono per
la vita ordinaria delle nostre comunità cristiane.
D. – Papa Giovanni Paolo II ha
sempre guardato con affetto alla comunità di frère Roger.
Possiamo dire che esiste un legame tra questi incontri di fine anno e le
Giornate mondiali della gioventù?
R. – Il legame esiste
sicuramente perché Giovanni Paolo II si è ispirato ai due raduni internazionali
di Taizé a Roma per concepire un’esperienza come la Giornata mondiale della
gioventù. Quindi, c’è un legame dal punto di vista storico e c’è un legame anche
dal punto di vista della dinamica perché si parla di pellegrinaggio, perché si
parla di incontro con le comunità, perché si parla di protagonismo dei giovani,
di apertura di credito al mondo giovanile … Ci sono molte affinità …
D. – Don Paolo, quale messaggio
lanciano questi giovani, così simili eppure così diversi?
R. – Credo che diano un
messaggio di speranza. Il pellegrinaggio di fiducia della comunità di Taizé è
un pellegrinaggio che dà un messaggio di speranza all’umanità perché c’è un
mondo giovanile che cerca i valori profondi dello spirito, che è disposto ad
incontrarsi, che è disposto a confrontarsi con altra gente, ad entrare nelle
famiglie, a fare un’esperienza di essenzialità. Direi che questi giovani fanno
ben sperare per il futuro. Credo che tanti “vecchi” giovani di Taizé danno una
concreta misura di quanto quest’esperienza poi diventi una risorsa per
l’umanità.
D. – Anche nella Chiesa
cattolica, da molto tempo si cerca di costruire un cammino di avvicinamento
alle altre Chiese. Il movimento ecumenico è qualcosa di molto sentito. La
testimonianza di questi giovani che vengono, appunto, da diverse tradizioni
cristiane può aiutare anche la Chiesa cattolica in questo percorso?
R. – L’esperienza mi ha convinto
che l’ecumenismo è una questione a volte legata agli adulti, legata a tensioni
antiche … I giovani sono molto più disponibili ad incontrarsi, molto più
disponibili a riconoscere ciò che li unisce rispetto a
ciò che li divide. Forse un pochino più relativisti,
per cui sono portati a dare meno importanza degli adulti alle differenze
teologiche e canoniche, e questo forse è un limite. Però, sono molto più aperti
all’ecumenismo della carità, l’ecumenismo dell’amicizia, che è poi quello che
costruisce veramente una possibilità nuova di unione tra le Chiese cristiane.
Allora, io sono convinto che i giovani, per la dimensione ecumenica della
Chiesa, siano una grande risorsa.
**********
PER I BILANCI DI FINE ANNO, CI OCCUPIAMO OGGI DI
STATI UNITI E AMERICA LATINA
- Con noi Empedocle Maffia
e Maurizio Chierici -
Nella nostra panoramica di
bilanci sulle varie aree del mondo prendiamo in considerazione oggi Stati Uniti
e America latina. Guardando a Washington, il presidente Bush è in calo di
consensi a causa della guerra in Iraq che sta costando la vita a centinaia di
soldati statunitensi ed a causa della gestione del disastro dell’uragano Katryna a New Orleans. Ma per una riflessione su come verrà ricordato negli Stati Uniti il 2005, Roberto Piermarini ha raggiunto a Washington l’esperto di questioni
americane, Empedocle Maffia:
**********
R. – Come uno spartiacque: tra
il momento in cui Bush era ancora il presidente di tutti gli americani nel
ricordo dell’11 settembre, al momento in cui Bush viene
considerato l’artefice di una guerra che il Paese non sente. Il
dramma di questa guerra in Iraq non è tanto nel numero dei morti americani e
dei morti iracheni; non è tanto nella violenza che continua ad espandersi su
tutto il territorio iracheno; non è neanche nel dato positivo, costituito dalle
elezioni che ci sono state in Iraq. Il dramma di questa guerra è nel
fatto che è una guerra non sentita dal Paese, nella quale ciascuno può leggere
quello che vuole: Bush vi legge il suo sogno di potenza, il resto dell’America
legge soltanto la vita degli americani che è messa a rischio. In questo vuoto,
la presidenza sta perdendo presa rispetto al Paese. Questo si vede anche nel
rapporto con il Congresso che, pur essendo a forte maggioranza repubblicana, si
oppone sempre di più, momento per momento, a tante decisioni del presidente.
Pensiamo alla più importante, il rinnovo del Patriot Act, cioè l’atto costitutivo
della politica di Bush contro il terrorismo, che fu approvato poche ore dopo
l’11 settembre e che quest’anno è stato discusso per mesi e all’ultimo momento
– scadeva il 31 dicembre – è stato prorogato, ma soltanto per poche settimane.
D. – Il 2005 verrà
ricordato anche per l’alluvione a New Orleans, in particolare?
R. – E’ stata la grande tragedia
sul suolo americano, e anche in questo caso Bush ha messo del tempo per capire
l’ampiezza di questa tragedia. Non dimentichiamo che uno dei risultati più
sconcertanti è stato vedere il collasso di un’istituzione sempre molto attiva
in America, la FIMA, l’equivalente in Italia della protezione civile. Anche lì
c’è un “perché” che ha indignato il Paese. Il nuovo responsabile di questo
prezioso organismo di protezione civile era un finanziatore della campagna
elettorale di Bush e non un professionista. Il collasso di quell’istituzione
nei giorni dopo Katrina ha provocato molte delle vittime e ha provocato
un’ulteriore caduta di consenso nei confronti del presidente.
**********
Interessante quanto è avvenuto
nel 2005 in America Latina, con il sensibile spostamento a sinistra dell’asse
politico in vari Paesi, ma, soprattutto, con l’avvio del superamento della
grave crisi economica che negli anni scorsi aveva colpito Argentina e altri
Stati dell’area. Giancarlo La Vella ne ha parlato con
Maurizio Chierici, esperto di America Latina:
*********
R.- C’è un lieve miglioramento
però restano ancora 230 milioni di
persone sotto la soglia di povertà. L’Argentina, per esempio, si è liberata del
debito pesantissimo del Fondo Monetario Internazionale. L’ha aiutata in questa
operazione il presidente cileno Chavez, permettendo
con un piccolo sforzo al presidente Kichner di
saldare con anticipo tutto quanto doveva al Fondo Monetario. C’è stata poi in
Bolivia l’elezione di Molina Morales.
Morales verrà insediato a
metà gennaio. E’ una vittoria molto importante perché la Bolivia è un Paese
poverissimo. La popolazione ha votato Morales per avere
il diritto di gestire le risorse enormi di gas e di altri minerali. Morales ha annunciato che statalizzerà quanto è stato privatizzato
alla fine degli anni Novanta da presidenti molto vicini agli Stati Uniti. Michelle Bachelet sta vincendo in
Cile. L’appoggio dell’estrema sinistra, confermato in questi giorni, le darà la
sicurezza della vittoria. Questa è l’ultima sconfitta di ciò che restava del pinochettismo. Resta poi il problema del Messico, che è il
più importante. Il governatore della capitale, che si è candidato, è per il
momento in testa. Le elezioni ci saranno a luglio.
D. – Tutto questo mostra come siano in divenire i rapporti dei Paesi latinoamericani con
l’esterno, soprattutto con gli Stati Uniti. Ma come si sono trasformati durante
questo anno i rapporti all’interno dell’area latinoamericana?
R. – I rapporti si sono
consolidati con il Mercosur, la Convention a Mar de
La Plata di tutti i Paesi dell’America del Nord e
dell’America del Sud. E’ stata la più grande sconfitta di Bush, che non è
riuscito ad applicare il mercato comune dalla Terra del Fuoco all’Alaska. Poi
c’è questa strana, appena annunciata, unione dei due eserciti, cileno e
argentino, con comando comune. Questo è importante perché, oltre al patto economico
esiste anche un patto militare che era lontanissimo da ogni previsione. Adesso,
addirittura, si sono uniti i due eserciti nel nome della democrazia.
*********
======ooo=======
30 dicembre 2005
SUDAN:
KOFI ANNAN LANCIA UN APPELLO ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE
A NON
DIMENTICARE IL CONFLITTO NEL DARFUR. NONOSTANTE GLI SFORZI E
LA
PRESENZA DI FORZE DI PACE GLI ATTACCHI SI MOLTIPLICANO.
TIMORE
PER I GRUPPI ARMATI PROVENIENTI DAL CIAD
KARTHOUM.= Nonostante gli sforzi della comunità
internazionale, continua a rimanere molto tesa la situazione in Darfur, regione orientale del Sudan teatro dal febbraio
2003 di un sanguinoso conflitto. “La popolazione civile sta pagando un
altissimo prezzo”, ha dichiarato ieri il segretario generale delle Nazioni
Unite, Kofi Annan.
L’occasione è stata offerta dalla conferenza stampa per l’ultimo rapporto ONU
sul conflitto che insanguina la regione da quasi tre anni. “Gli attacchi in
grande scala continuano- ha riferito Annan - così
come la distruzione di interi villaggi e le violenze ai danni delle donne”. Il
conflitto in Darfur, che vede i movimenti ribelli autonomisti opporsi all’esercito sudanese e alle
milizie dei Janjaweed, ha prodotto fino ad ora 20
mila morti e oltre due milioni di sfollati. Secondo le Nazioni Unite la
situazione rischia tuttavia di deteriorarsi a causa del moltiplicarsi di
attacchi e dell’infiltrazione in Sudan di gruppi armati provenienti dal
Ciad. Per far fronte alla situazione, il
Consiglio di Sicurezza dell’ONU aveva acconsentito all’aumento dei caschi blu
presenti nella regione prevedendo l’invio di 5000 soldati delle forze di pace.
Ancora oggi, tuttavia, il contingente ONU può contare solo su 2500 soldati. (A.C.)
IL RITROVAMENTO DI UNA FOSSA COMUNE DI SCHIAVI
SCUOTE IL BRASILE. MENTRE IL PAESE SI FERMA A RICORDARE LA DIASPORA FORZATA
DEGLI AFRICANI USATI COME SCHIAVI, A RIO NUOVI FONDI VENGONO
STANZIATI PER UN MUSEO DELLA MEMORIA
RIO DE JANEIRO.= Ricostruire una memoria sul dramma degli
schiavi africani in America Latina non è un compito facile. Quando nel 1888 la
schiavitù fu formalmente abolita Brasile (l’ultimo Paese a compiere questo
passo fondamentale), tutti i documenti riguardanti il commercio di uomini
sull’Oceano Atlantico furono rapidamente distrutti. Eppure i ricordi riemergono
anche senza volerlo. E’ accaduto in una zona centrale di Rio de Janeiro, dove è
stata recentemente scoperta una fossa comune con i resti di circa 20 mila corpi
di uomini e donne neri, seppelliti tra il XVIII e il
XIX secolo. Si tratta, secondo gli esperti, di persone tra i 18 e i 25 anni
d’età morti probabilmente a causa degli stenti patiti nei viaggi forzati sulle
navi negriere. Tra il 1550 e il 1888, almeno 3 milioni di africani furono deportati
in Brasile dai portoghesi, mentre rimane ancora oggi molto difficile stabilire
le vittime di quello che è stato riconosciuto come uno dei peggiori olocausti
della storia dell’uomo. Oggi il comune di Rio vuole onorare la memoria delle vittime
della tratta progettando la costruzione di un nuovo Museo a cielo aperto, per
il quale sarebbero stati già stanziati 5
milioni di euro. Ancora oggi tuttavia disuguaglianza e razzismo continuano a
farsi sentire nel Paese più vasto dell’America Latina. Secondo un recente
rapporto delle Nazioni Unite gli afro-brasiliani costituiscono
il 63 per cento dei settori più poveri della popolazione del Paese. Una
situazione intollerabile, per i circa 7000 discendenti degli schiavi africani
che lo scorso novembre hanno sfilato a Brasilia chiedendo al governo politiche
concrete per ridurre le disuguaglianze. (A.C.)
LA
FESTIVITA’ DELLA SACRA FAMIGLIA E’ OCCASIONE IN SPAGNA PER
RIAFFERMARE
IL VALORE DEL NUCLEO FAMILIARE NELLA DIFFUSIONE DELLA FEDE E DEI VALORI. A
SANTANDER SARA’ OFFICIATA QUESTA SERA UNA MESSA SPECIALE.
SANTANDER.= Mons.
José Vilaplana, vescovo di Santander
si appresta oggi a officiare nella Cattedrale cittadina una messa speciale in
occasione della Festività della Sacra Famiglia. La promozione della Pastorale
Familiare costituisce uno degli obiettivi prioritari per la diocesi di Santander, come evidenziato nel Piano di Evangelizzazione
reso noto da mons. Vilaplana lo scorso settembre. “E’
necessario servire la famiglia perché questa è fondamentale nella trasmissione
della fede”, ha ricordato il prelato alla vigilia della festività della Sacra
Famiglia. “Per questo è necessaria un’attenzione particolare nei confronti di
questa istituzione”. Nel giorno della festività giungono anche le dichiarazioni
di padre Leopoldo Vives, direttore del segretariato
per la Famiglia della Conferenza episcopale spagnola. “Si sta attaccando la
Famiglia - ha dichiarato padre Vives, in riferimento alle recenti misure adottate dal governo
spagnolo - con strumenti che vogliono cambiare la società a colpi di legge”. (A.C.)
IL
GOVERNO CINESE RICONOSCE I DANNI CAUSATI DALL’EROSIONE E INQUINAMENTO
DELLE
ACQUE. NEL 2004 IL 36 PER CENTO DEL TERRITORIO NAZIONALE COLPITO DA
EROSIONE,
MENTRE IN CITTA’ IL 70% DELLE FALDE ACQUIFERE RISULTA INQUINATO.
PECHINO.= Alla fine, le stesse autorità di Pechino sono
costrette ad ammetterlo: lo sviluppo economico a tappe forzate condotto dalla Cina sta provocando danni irrimediabili all’ambiente.
I dati sono quelli prodotti dal ministero per le Risorse Naturali. Nel 2004 la Cina ha perso 1,65 miliardi di tonnellate di terreni un
tempo coltivabili a causa dell’erosione dei suoli. Nello stesso lasso di tempo
è aumentato considerevolmente anche l’inquinamento delle acque. Secondo
l’Agenzia cinese per l’ambiente, nel 90 per cento delle città le falde
acquifere sono inquinate al 70 per cento. “Dati che mostrano una situazione
grave”, ha ammesso Zhang Lijun,
vice direttore dell’amministrazione statale per la protezione dell’ambiente.
Tanto da spingere il governo a pianificare un intervento. Per arrestare il
processo di erosione e desertificazione che colpisce l’immensa area situata tra
il fiume Giallo e lo Yangtzee, Pechino ha già
progettato la realizzazione di una serie di canali e laghi artificiali. Un
progetto faraonico, che dovrebbe costare 62 miliardi di dollari per essere
completato solamente nel 2050. Le iniziative da portare avanti, ribadiscono
tuttavia le associazioni ambientaliste, sono anche altre, e in particolare
quelle tese a diminuire sin da subito gli effetti devastanti dell’inquinamento
derivante dalle attività industriali. (A.C.)
INAUGURATA
LA PRIMA LINEA TELEFONICA TRA COREA DEL SUD E COREA DEL NORD.
DOPO 60 ANNI SARA’ DI NUOVO POSSIBILE TELEFONARE TRA I DUE STATI
SEOUL.= L’ultima telefonata tra un
cittadino della Corea del
Sud e uno della Corea del Nord risaliva al 1945, anno della
liberazione del Paese dall’occupazione nipponica. Da allora tutti i fili che collegavano le due
regioni erano stati impietosamente tagliati, così come era stata proibita
qualsiasi forma di scambio e comunicazione tra i due Paesi nemici. L’unica
eccezione era rappresentata da una serie limitata di linee realizzate nel 1972
e gestite direttamente dai governi dei due Stati. Per questo la decisione di
rendere operative 300 nuove linee tra Seoul e Pyongyang rappresenta un evento storico di non poco conto.
Secondo quanto riportato dall’Agenzia AsiaNews, circa 400 politici e uomini
d’affari dei due Stati hanno preso parte mercoledì alla cerimonia di
inaugurazione che si è tenuta a Kaesong, nella zona
smilitarizzata della Corea del Nord. Tra questi Chin Dae-je,
ministro dell’Informazione e della Comunicazione di Seoul,
e Nam Joong-soo, presidente
della Kt, compagnia sud coreana che gestisce il
progetto di “riunificazione telefonica”. Ma quello lanciato in questi giorni non è un primo passo
verso una collaborazione sempre più stretta tra i due Paesi. “Oltre alle connessioni telefoniche dobbiamo concordare con il
nord una cooperazione nei campi del servizio postale e della connessione a
Internet ad alta velocità”, ha detto alla cerimonia Nam
Joong-soo, presidente della Kt.
All’orizzonte un incontro tra i rappresentanti ufficiali dei due Paesi che
dovrebbe servire a definire con maggiore precisione gli obiettivi futuri. Tra
questi, la realizzazione entro il 2006 di un centro a Kaesong per la gestione di oltre 10 mila
linee e il progetto per una rete congiunta dedicata alla telefonia mobile. (A.C.)
VERRA’ TRASMESSO DOMANI, 31 DICEMBRE, SU RAI UNO,
ALLE ORE 10.20
IL PRIMO CONCERTO DALLA SANTA CASA DI LORETO
IN MEMORIA DI GIOVANNI PAOLO II, INTITOLATO “TOTUS
TUUS”
LORETO.
= “Totus Tuus”. Voci e
musiche dei cinque continenti alla Madre di Dio: questo il titolo del primo
concerto dedicato a Giovanni Paolo II, che verrà
trasmesso domani 31 dicembre su Rai Uno alle ore 10,20. Il concerto eseguito nella Basilica della
Santa Casa di Loreto è stato registrato l’8 settembre scorso. A promuovere
l’iniziativa canora, ideata e condotta da suor Myriam Castelli e patrocinata
dal Pontificio Consiglio per la cultura, presieduto dal cardinale Paul Poupard, è stata la
delegazione pontificia del Santuario mariano, guidata dall’arcive-scovo Gianni
Danzi. Loreto, che ha accolto per ben cinque volte Karol Wojtyla,
con questa iniziativa rende omaggio a questo grande Papa che nel motto “Totus tuus” ha racchiuso il suo
affidamento e consacrazione a Maria, che ha segnato l’intero suo Pontificato.
Sulle note dei più famosi compositori di musica classica e lirica, si
esibiranno artisti di ogni continente. Tra i cantanti figurano l’islandese Kristjan Johannsson, il veneto
Gianfranco Cecchele, il piemontese Max Renè Cossotti, e ancora Daniela Mazzuccato, Alma Manera , Elena Riem, la cinese Hong
Mei, l’attore e cantante di Chicago Harold Bradley, una bimba
filippina, il coro multietnico internazionale di voci
bianche “Le matite colorate” ed altri artisti di fama internazionale
accompagnati dall’Orchestra Filarmonica di Roma diretta dal maestro Ezio Monti.
(R.G.)
=======ooo=======
30
dicembre 2005
- A cura di Roberta Moretti e
Antonella Ratti -
Ancora orrore in Iraq, dove stamani un poliziotto è
rimasto ucciso e 2 colleghi feriti dall’esplosione di una bomba lungo una
strada nella cittadina Iskan-dariya, 40 chilometri a
sud Baghdad. Ieri, un’intera famiglia sciita di 11 persone, 7 uomini e 4 donne, era stata
sterminata in un villaggio alla periferia della capitale. Per i particolari, il
nostro servizio:
**********
La strage ha avuto luogo a Latifiya,
un villaggio una ventina di chilometri a sud di Baghdad, abitato da sciiti e
sunniti. Secondo la ricostruzione della polizia, sei uomini, a bordo di due
auto, hanno fatto irruzione nell’abitazione delle loro vittime, sgozzandole. Ai
componenti della famiglia era stato più volte intimato di andarsene dalla zona sunnita in cui abitavano, “nonostante” fossero sciiti.
Altre fonti del ministero degli Interni hanno riferito che nella stessa zona 14
civili sciiti sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco
mentre erano su un minibus. Una violenza che si somma alle proteste di
migliaia di sunniti per l’esito a favore degli sciiti delle elezioni del 15 dicembre
scorso. E mentre il segretario generale dell’ONU, Kofi
Annan, si complimenta per l’impegno della Commissione
elettorale irachena nel verificare la regolarità delle votazioni, si
moltiplicano gli appelli per il rilascio dell’ingegnere francese, Bernard Blanche, sequestrato lo
scorso 5 dicembre a Baghdad. Intanto, Al Qaeda ha rivendicato su un sito
internet il sequestro, nella capitale, di cinque cittadini sudanesi, fra cui un
diplomatico, minacciando di ucciderli se entro 24 ore Khartoum non avrà rotto
le relazioni con Baghdad. E a proposito di relazioni internazionali, la Corea
del Sud, che al momento rappresenta il terzo contingente per entità in Iraq
dopo Stati Uniti e Gran Bretagna, ha deciso di ritirare un terzo delle sue
truppe dal Paese del Golfo entro il 2006. Confermato poi il ritiro delle truppe
lituane, inquadrate sotto il comando polacco, nonostante il ripensamento di
Varsavia, che ha deciso di prolungare di un altro anno la propria missione
militare. Sul fronte politico, infine, giunge ora la notizia della nomina a ministro
del Petrolio del vice premier iracheno, Aghmed Chalabi, al posto di Ibrahim Bahr al-Ouloum. La nomina giunge
in un momento in cui l’export è bloccato per via di sabotaggi e problemi logistici.
**********
Ha creato grande tensione questa mattina in
Medio Oriente, la notizia della chiusura del valico di confine di Rafah, tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, a causa delle
violente proteste condotte da agenti di polizia dell'Autorità Nazionale
Palestinese (ANP) contro la situazione di crescente anarchia nell’area. In fine
mattinata, poi, l’annuncio della sua riapertura. Ce ne parla Antonella
Ratti:
**********
I poliziotti hanno occupato la stazione di Rafah in reazione all’uccisione di un loro compagno,
avvenuta ieri in uno scontro tra gruppi armati. Per ragioni di sicurezza, gli osservatori
dell’Unione Europea presenti nella zona sono stati invitati dalle forze
dell’ordine palestinesi a ritirarsi nel loro quartier
generale, situato alcuni chilometri di distanza dal luogo. I rappresentanti
comunitari dovrebbero comunque farvi ritorno domani. Il valico di Rafah era stato riaperto appena il mese scorso, sotto la supervisione di un contingente
militare dell’Unione europea, dopo vent’anni di
controllo palestinese. Proseguono, intanto, le trattative diplomatiche per la
liberazione della giovane operatrice umanitaria britannica e dei suoi genitori,
rapiti mercoledì nel sud della Striscia di Gaza. Il capo della polizia palestinese
ha affermato di non conoscere l’identità dei rapitori e di non avere stabilito
ancora nessun contatto con loro. Comunque, i principali gruppi armati dell’Intifada, inizialmente additati come responsabili, si sono
dichiarati estranei al sequestro. È stato invece rivendicato dalla Jihad islamica l’attentato di ieri in Cisgiordania, in cui
sono rimasti uccisi un soldato israeliano e due palestinesi.
**********
Sono almeno 10 i profughi sudanesi, tra cui 2 bambini, che
hanno perso la vita al Cairo, stamani, a causa della carica delle forze anti-sommossa
della polizia egiziana, che hanno attaccato in massa le circa 3.500 persone accampate
da tre mesi nei pressi degli uffici ONU locali, per reclamare l’autorizzazione
a espatriare in Paesi terzi, dove ricominciare una nuova vita. Dopo ore di
assedio e di tentativi di costringere i sudanesi a salire su pullman per essere
trasferiti altrove, anche con il ricorso agli idranti, all’alba l’assalto
finale: gli agenti hanno percosso i profughi con manganelli e mazze, ferendone
un numero tuttora imprecisato. L’Alto commissario dell’ONU per i rifugiati,
Antonio Gutierres, si è detto “profondamente
scioccato” per l’accaduto.
Continua il braccio di ferro tra Mosca e Kiev sui rifornimenti energetici. La proposta del
presidente ucraino, Viktor Yushenko,
di congelare il prezzo del gas russo fino al 10 gennaio è stata respinta dal
gigante economico, Gazprom. Ieri Il presidente ucraino
aveva fatto sapere di non accettare l’offerta del capo di Stato russo, Putin, di un credito di 3,6 miliardi di dollari a tasso
agevolato, per attenuare l’impatto dell’aumento del prezzo del gas
sull’economia del Paese. “L’Ucraina – ha dichiarato Yushenko
– pagherà con i suoi propri mezzi un prezzo comprensibile, formulato
correttamente e obiettivamente”. Su posizioni rigide, invece, il portavoce
della società energetica russa Gazprom, Serghiei Kuprianov, che ha definito
ridicole le proposte avanzate da Kiev per un periodo
di transizione di tre anni, al fine di ammortizzare la misura imposta da Mosca.
Giunge, intanto, dalla Germania un appello affinché i
due Paesi raggiungano rapidamente un compromesso. Berlino fa sapere tuttavia di
non voler assumere un ruolo di mediatore nella controversia.
Teheran discuterà con Mosca
della proposta russa su una joint venture
per trattare l’arricchimento dell’uranio iraniano in territorio russo: la
conferma giunge dal ministero degli Esteri russo, che riferisce di un colloquio
telefonico sulla questione, avvenuto ieri fra il segretario del consiglio di
sicurezza iraniano, Ali Larijani, e il collega russo,
Igor Ivanov. Al centro della conversazione, anche problemi
di politica internazionale e regionale di reciproco interesse.
Generale
apprezzamento negli ambienti politici ed economici italiani e internazionali
per la nomina di Mario Draghi alla carica di Governatore della Banca d’Italia.
Draghi, che succede al dimissionario Antonio Fazio, è stato designato ieri dal
governo dopo il parere positivo dei vertici di Bankitalia.
Il decreto di nomina è stato poi firmato dal presidente della Repubblica, Ciampi, che stamani ha ricevuto il nuovo Governatore al Quirinale. Ma quale segnale di cambiamento rappresenta la
nomina di Draghi alla guida di Bankitalia? Sentiamo
Angelo Ferro, presidente dell’Unione cristiana imprenditori e dirigenti, al
microfono di Massimiliano Menichetti:
**********
R. – Premia una persona che si è fatta strada con le
proprie capacità professionali, morali, culturali, scientifiche, che si è fatto
espressione di una dirigenza italiana di grande qualità. Il suo carattere è un
carattere molto rigoroso, cioè disciplina, determinazione, senza dover sbandare
a seconda di chi comanda, ma cercando di portare
avanti gli interessi del Paese.
D. – Maggioranza e opposizione si dicono concordi con
questa nomina; stesso apprezzamento viene dal mondo bancario e produttivo. In
pratica, si sottolinea che è un uomo programmatico, che cambierà le cose. Qual
è il segnale di cambiamento che molti dicono di aspettarsi?
R. – Facilitare un processo del mondo bancario che sia di
internazionalizzazione, come quello che sta facendo l’impresa; un sistema
bancario che sia concorrenziale con quello degli altri Paesi europei e che
riporti la finanza ad essere produttrice di sviluppo economico, sviluppo reale.
Penso che sapere che al livello di governatore c’è una persona che conosce
questa cultura, l’ha sperimentata sia sul piano privato sia sul piano pubblico,
avendo un’impronta istituzionale, sia un ulteriore elemento di traino verso questa
evoluzione.
D. – Gli ultimi fatti di cronaca hanno gettato delle ombre
sul mondo bancario. Bankitalia potrà tornare quindi
la guida del sistema bancario e restituire la fiducia agli investitori?
R. – Penso senz’altro, perché Bankitalia
è una riserva di valore; ci sono quegli elementi che, al di là delle formule
politiche, hanno sempre rappresentato un’ancora di fiducia. Non ci troviamo all’anno zero, ma con un uomo che viene da approcci diversi,
con una cultura internazionale più marcata: tutto questo può essere ancora più
valorizzato.
**********
Sono giunte questa mattina in Italia le salme dei 2
giovani che hanno perso la vita lunedì scorso in Lapponia, mentre si trovavano
su una slitta travolta da un treno durante un’escursione. I feretri, chiusi in
casse di legno chiaro, sono arrivati poco prima delle 11.00 all’aeroporto di Fiumicino
con un volo di linea della Finnair proveniente da Helsinki.
Temperature da brivido e neve sull’Unione Europea. In
Polonia, in questi ultimi giorni il gelo ha causato la morte per ipotermia di 22
persone. In Italia i
vigili del fuoco sono in stato di emergenza in diverse regioni, mentre in
Francia il freddo rigido ha causato una vittima a Lione. La temperatura è scesa
sottozero persino in Arabia Saudita e la neve ha ricoperto vaste aree del
nord-est del Paese.
La spirale di
violenza nello Sri Lanka
deve essere interrotta quanto prima o il Paese ripiomberà nella guerra civile:
è il monito lanciato ieri dalla Norvegia, mediatore nel processo di pace per il
Paese asiatico. Le violenze delle ultime settimane hanno causato almeno 83
vittime e, perlopiù, sono state attribuite ai ribelli delle Tigri Tamil.
Un allarme sicurezza ha causato oggi la chiusura
dell’ambasciata statunitense a Kuala Lampur, in Malaysia. Lo ha riferito un
portavoce della capitale, precisando che alla base della decisione ci sono
“fondate minacce terroristiche”. Il provvedimento rimarrà in vigore almeno fino
a lunedì prossimo compreso.
È di
almeno 24 morti il bilancio di una valanga che ha travolto martedì un gruppo di
uomini nel nord-ovest del Pakistan, mentre cercavano pietre preziose nei pressi
di un villaggio di montagna. La polizia pakistana è stata messa al corrente
dell’accaduto solo ieri, dopo esser stata raggiunta dagli abitanti del luogo,
dove nevica ormai da settimane. La tragedia è avvenuta nel distretto di Kohistan, uno dei più colpiti dal devastante terremoto
dell’8 ottobre scorso, in cui hanno perso la vita oltre 73
mila persone.
E anche in Tajikistan, ieri sera
una valanga ha ucciso 7 persone, schiantandosi su una delle maggiori strade del
Paese dell’Asia centrale. La strada, che si snoda tra le montagne, collega le
maggiori città tajike.
L’ex primo ministro indiano, Atal
Behari Vajpayee, che aveva
avviato nel 2004 il processo di pace con il Pakistan, ha annunciato oggi il suo
ritiro dalla politica. Vajpayee, a capo del governo dal 1999 al 2004, era stato messo in disparte
all’interno del proprio partito, il Bharatiya Janata Party (BJP), a seguito della cocente disfatta alle
elezioni legislative del maggio 2004, vinte dal Partito del Congresso.
È morto a Giava, in
Indonesia, un uomo di 48 anni che presentava
sintomi simili a quelli della variante umana del virus aviario. Ad annunciarlo
è un responsabile della sanità indonesiana. Se i test dovessero confermare i
sospetti, si tratterebbe del 12.mo decesso in
Indonesia, secondo i dati ufficiali diffusi dall'Organizzazione mondiale della
sanità (OMS).
=======ooo=======