RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
362 - Testo della trasmissione di mercoledì
28 dicembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Anche la
Camera alta russa vota la legge che limita le attività delle ONG
Il
medico militare cinese che ruppe il silenzio sulla SARS ora non può lasciare il
Paese
Concluso nel sangue un
tentativo di evasione da un carcere alla periferia di Baghdad - Nessun
compromesso tra Russia e Ucraina sulla questione dei rifornimenti energetici -
Continuano i tentativi negoziali per risolvere il contrasto in corso tra
Ciad e Sudan
28
dicembre 2005
DIO
BENEDICE LA VITA UMANA FIN DAL GREMBO MATERNO:
LA CATECHESI DI BENEDETTO XVI
ALL’ULTIMA UDIENZA GENERALE DELL’ANNO.
LA PREGHIERA DEL PAPA IN MEMORIA DELLE
VITTIME DELLO TSUNAMI
E DI ALTRE CALAMITA’
Un Salmo che è un inno alla vita, a Dio che la crea e che guarda
all’embrione umano con tutta la benevolenza del suo amore. Nell’ultima udienza
generale del 2005, Benedetto XVI è tornato a parlare del Salmo 138, già
commentato nelle settimane precedenti, mettendo in risalto come la vita umana
costituisca un vanto della gloria divina. Ma il pensiero del Papa è andato
anche alle vittime dello tsunami, che
un anno fa sconvolse il sud-est asiatico. Il servizio di Alessandro De Carolis:
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“Gli occhi amorevoli di Dio si rivolgono all'essere umano,
considerato nel suo inizio pieno e completo”. Come sua abitudine, Benedetto XVI
parla a braccio per sottolineare l’importanza di un concetto appena espresso.
(canto Salmo)
In oltre ventimila oggi lo hanno ascoltato descrivere la vita
umana vista con gli occhi di Dio. La sintesi è nel versetto 14 del Salmo 138,
ripreso dopo la catechesi di mercoledì scorso dedicata al Natale: l’uomo – si
legge nel testo della Liturgia dei vespri - è “il prodigio di Dio”. Come un
vasaio che plasma la creta per la sua opera d’arte, così Dio – ha spiegato il
Papa – crea il proprio “capolavoro”: sul piccolo nucleo che cresce nell’utero
della mamma già si pone “lo sguardo benevolo e amoroso degli occhi di Dio:
“Estremamente potente è, nel nostro Salmo, l’idea
che Dio di quell’embrione ancora ‘informe’ veda già tutto il futuro: nel libro
della vita del Signore già sono scritti i giorni che quella creatura vivrà e
colmerà di opere durante la sua esistenza terrena. Torna così ad emergere la
grandezza trascendente della conoscenza divina, che non abbraccia solo il
passato e il presente dell’umanità, ma anche l’arco ancora nascosto del
futuro”.
L’assenza
di forme definite di un embrione in crescita divenne in San Gregorio Magno una
metafora del non sempre facile cammino spirituale di molti cristiani. Benedetto
XVI ha ricordato quelle parole, evidenziando lo sforzo compiuto da quei fedeli
che - ha osservato - pur “deboli di fede” fanno parte “dell’architettura della
Chiesa”:
“Per cui avviene che anch'essi contribuiscono, pur
collocati in posto meno importante, all'edificazione della Chiesa, poiché,
sebbene inferiori per dottrina, profezia, grazia dei miracoli e completo
disprezzo del mondo, tuttavia poggiano sul fondamento del timore e dell'amore,
nel quale trovano la loro solidità. Il messaggio di san Gregorio diventa,
allora, un invito alla speranza rivolto a tutti, anche a coloro che procedono
con fatica nel cammino della vita spirituale ed ecclesiale. Il Signore ci
conosce e ci circonda tutti col suo amore”.
Nel salutare in più lingue le persone riunite in Piazza
San Pietro, dove un sole pallido ha via via sostituito le nubi della mattina,
Benedetto XVI ha rivolto un pensiero comune ai vari gruppi presenti, tra cui la
Comunità dei Legionari di Cristo, i Volontari di Don Bosco e i rappresentanti
del Comando provinciale Guardia di
Finanza, di Livorno. “La luce di Cristo, che nella Notte di Natale ha
brillato sull’umanità – ha detto il Papa - splenda su ciascuno di voi, cari
amici, e vi guidi nell’impegno di una coraggiosa testimonianza cristiana”. E
prima di congedarsi, tra gli applausi della folla, il Pontefice ha avuto un
ultimo pensiero per coloro che persero la vita nel devastante maremoto del 26
dicembre 2004, chiedendo aiuto per loro e per le vittime di altre tragedie sul
pianeta:
“Preghiamo il Signore per
loro e per quanti, anche in altre regioni del mondo, hanno subíto calamità
naturali, e attendono ancora la nostra concreta e fattiva solidarietà”.
(applausi)
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Nomina di due Ausiliari
di Southwark (Inghilterra)
Il Santo Padre ha nominato
vescovi ausiliari dell’arcivescovo di Southwark (Inghilterra) il reverendo
padre Patrick K. Lynch, della Congregazione dei Sacri Cuori, finora vicario
episcopale per i religiosi e parroco in Southwark, assegnandogli la sede
titolare vescovile di Castro; il reverendo Paul Hendricks, del clero di
Southwark, finora parroco in Peckham, assegnandogli la sede titolare vescovile
di Rosemarkie.
Assenso
del Santo Padre alle seguenti elezioni del
Sinodo
dei Vescovi della Chiesa Antiochena dei Maroniti
Il Santo
Padre ha concesso il Suo assenso all’elezione canonicamente fatta dal Sinodo
dei Vescovi della Chiesa Antiochena dei Maroniti, riunitosi a Bkerké dal 18 al
24 settembre 2005. Si tratta dell’elezione del reverendo padre Georges
Bou-Jaoudé, della Congregazione della Missione, Superiore della Casa religiosa
a Mejdlaya, ad arcivescovo di Tripoli dei Maroniti (Libano); del reverendo
Elias Nassar, parroco di Jezzine nell’Eparchia di Saïd, a vescovo di Saïd dei
Maroniti (Libano); del reverendo padre Abate Simon Atallah, dell’Ordine
Antoniano Maronita, Superiore del Convento di San Giovanni a Ajaltoun, a vescovo
di Baalbek - Deir El-Ahmar dei Maroniti (Libano); del reverendo padre Abate
François Eid, dell’Ordine Maronia Mariamita, procuratore Generale dell’Ordine
Maronita Mariamita, a vescovo di Le Caire dei Maroniti (Egitto).
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l'udienza generale.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata alla
celebrazione del Natale nelle diocesi italiane.
Servizio estero - Russia-Ucraina: lo scambio di
accuse sui prezzi del gas mette in pericolo gli accordi bilaterali fra le due
Repubbliche ex-sovietiche.
Servizio culturale - Un articolo di Antonio Braga
dal titolo "L'armonico incontro fra tradizione e modernità": fra le
incisioni di musiche natalizie spicca un dvd eseguito nel Monastero di
Schulpforte, in Germania.
Servizio italiano - In rilievo la vicenda legata
alla Banca popolare italiana: secondo quanto emerso dagli interrogatori, una
ragnatela di illeciti da Consorte e Fiorani.
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28 dicembre 2005
50
MILA GIOVANI DA OGGI POMERIGGIO FINO AL 1 GENNAIO PARTECIPANO ALL’INCONTRO
ECUMENICO ORGANIZZATO DALLA COMUNITÀ DI TAIZÉ,
QUEST’ANNO
NELLA CITTÀ DI MILANO
-
Intervista con frère Alois -
“Benvenuti
nella città di Milano. Vi accogliamo nel cuore di Gesù, il Signore che unisce
tutti noi”. Inizia così il messaggio di benvenuto, in 6 lingue, che il
Consiglio delle Chiese cristiane di Milano rivolge ai 50mila giovani che da
oggi pomeriggio fino al 1 gennaio 2006, parteciperanno al grande incontro
ecumenico organizzato dalla comunità di Taizé, quest’anno, nel capoluogo
lombardo. I momenti forti del raduno saranno le preghiere di mezzogiorno e
della sera, alla Fiera di Milano. I giovani sono accolti da 350 parrocchie che
organizzeranno, ogni mattina, il programma della giornata. All’incontro di
quest’anno non sarà presente il fondatore della comunità, frère Roger, che è
stato ucciso il 16 agosto scorso, da una donna squilibrata, ma non mancherà la
sua presenza spirituale anche perché frère Roger aveva iniziato a scrivere una
lettera che, come di consueto, era indirizzata ai giovani partecipanti
all’incontro. Isabelle Cousturié ha chiesto a frère Alois, il nuovo Priore
della Comunità, di parlarci di questa lettera che sarà il cuore della
riflessione:
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R. – E’ una lettera incompiuta.
Frère Roger non ha potuto finire questa lettera. I temi sono la pace, l’amore,
la consolazione e la comunione della Chiesa. Questi saranno anche i temi di
scambio durante l’incontro.
D. – Lisbona, Amburgo, Parigi,
Budapest, sono le ultime città ad aver accolto il pellegrinaggio europeo di
Taizé. Perché la scelta di Milano quest’anno?
R. – Perché siamo stati qui già
sette anni fa e l’accoglienza è stata bellissima. Per questo siamo voluti
tornare a Milano.
D. – Cosa significa per queste
diocesi poter accogliere un tale incontro?
R. – Penso che per le parrocchie
questa sia una sfida, perché accogliere tanti giovani vuol dire mobilizzare le
energie del Vangelo per accogliere i giovani e vivere l’ospitalità. L’ospitalità
è un valore del Vangelo che forse oggi, qualche volta, dimentichiamo.
D. – Questa edizione è la prima
senza frère Roger. Sono previsti molti giovani quest’anno?
R. – 50 mila giovani da tutta
l’Europa ed alcuni anche dagli altri continenti. Molti vengono dall’est
dell’Europa. Questi incontri tra Est e Ovest in Europa sono sempre molto
importanti, perché non c’è ancora fiducia tra i popoli.
D. – Avete pensato un giorno di
estendere questo incontro ad altri Paesi del mondo, per esempio organizzando un
incontro mondiale?
R. – L’anno prossimo faremo un
incontro in Asia. Il 29 dicembre, a Milano, vogliamo annunciare proprio dove
faremo questo incontro. Pensiamo anche agli altri continenti, perché questo
pellegrinaggio della fiducia non può essere fatto soltanto in Europa. Oggi, i
giovani guardano più lontano, anche verso gli altri continenti.
D. – Da sette anni la Comunità di
Taizé provvede all’invio di aiuti per la Corea del Nord. Sarà così anche
quest’anno e perché la Corea precisamente?
R. – Perché c’è bisogno di una
continuità per aiutare un Paese dove ci sono situazioni difficili. Non si può
fare solo una volta qualcosa. C’è bisogno di continuità.
D. – Per concludere le farei una
domanda un po’ più personale. Immagino che non sia un compito facile per lei
prendere il ‘testimone’ da frère Roger alla guida di Taizè. Come vede la sua
posizione oggi, il suo ruolo? Qual è il suo stato d’animo?
R. – Nessuno può sostituire frère
Roger, perché lui ha cominciato con tante energie la comunità e anche questo
pellegrinaggio della fiducia. Penso che insieme, tutti i fratelli, possiamo
continuare il cammino che lui ha aperto.
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NESSUN COMPROMESSO TRA RUSSIA E UCRAINA
SULLA
QUESTIONE DEI RIFORNIMENTI ENERGETICI.
AD
ANNUNCIARLO È IL PRIMO MINISTRO UCRAINO
- Con
noi, Fabrizio Dragosei -
Nessun compromesso è stato
raggiunto tra Russia e Ucraina sulla questione dei rifornimenti energetici. Ad
annunciarlo è il primo ministro ucraino, Yuri
Yekhanurov. La proposta di Mosca di aumentare, a partire dal gennaio 2006, il
prezzo del gas a 230 dollari per 1000 metri cubi è inaccettabile per l’economia
del Paese ucraino. Ora Kiev minaccia di ricorrere alla Corte di arbitraggio di
Stoccolma. Ma cosa c’è dietro questa disputa? Giada Aquilino lo ha chiesto a
Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca del Corriere della Sera:
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R. – C’è sicuramente la volontà
della Russia di usare quella che oramai è diventata la sua grande potenza
energetica a fini politici. Sappiamo che l’Ucraina ha avuto un cambiamento di
regime drammatico, un anno fa, con la “rivoluzione arancione” dopo i brogli
elettorali che avevano sottratto la vittoria a Yushenko, nel primo turno; in
seguito, Yushenko è finalmente diventato presidente, l’Ucraina ha incominciato
ad allontanarsi dalla Russia e ad avvicinarsi agli Stati Uniti, all’Europa
occidentale e alla NATO. E il Cremlino ha deciso di usare gli strumenti che ha
a disposizione per riportare, o tentare di riportare, a più miti consigli i suoi
vicini, le repubbliche ex sovietiche, che una volta dipendevano in tutto e per
tutto da Mosca. Soprattutto l’Ucraina, ma anche
D. – E allora, cosa si può
prevedere?
R. – I russi sono molto rigidi e
anche dopo una telefonata del presidente Yushenko a Vladimir Putin, continuano
ad insistere che dal 1° gennaio alle ore 10:00 chiuderanno i rubinetti. Questo,
naturalmente, sarebbe un gravissimo problema per l’Ucraina. L’ucraina, però, a
sua volta ha delle armi che può giocarsi in questa partita. Sul territorio
ucraino passano anche i gasdotti che portano il prodotto in Europa occidentale,
in Germania e anche in Italia: e l’Ucraina potrebbe anche rivalersi su quei
gasdotti. L’Ucraina sta chiedendo alla Russia: ‘Visto che voi ci aumentate il
prezzo del gas, allora noi vi aumentiamo il costo del transito del gas che va
in Europa’. In più, gli ucraini hanno anche iniziato ad agitare vagamente
l’arma dell’affitto della base navale di Sebastopoli, in Crimea, dove è la
flotta russa nel Mar Nero. Potrebbero tentare di chiedere più soldi, di
chiedere addirittura due miliardi di dollari per l’affitto di questa base …
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RICORDATE
IN QUESTI GIORNI CON UNA CERIMONIA
NEL
CENTRO DEI PADRI SALESIANI, A NEGOMBO, LE VITTIME DELLO TSUNAMI
IN SRI
LANKA,
SECONDO
PAESE CON IL MAGGIOR NUMERO DI MORTI
- Con
noi, Giovanna Fortuni -
Il Papa oggi è tornato a
parlare di tsunami, ad un anno dal disastroso maremoto che provocò
ufficialmente 220 mila morti. Lo Sri Lanka fu, dopo l’Indo-nesia, il secondo
Paese con il maggior numero di vittime: circa 35mila, che in questi giorni sono
state ricordate con una cerimonia semplice nel centro dei padri salesiani a
Negombo, a un’ora dalla capitale Colombo. Il servizio è di Francesca
Sabatinelli:
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Lo Sri Lanka oggi è un Paese che
si ribella al dolore e al lutto con la voglia di ricominciare e di ricostruire.
I lavori stanno andando avanti. Sono circa 47 i milioni stanziati dall’Italia.
Protezione Civile, Cooperazione italiana, organizzazioni non governative stanno
realizzando le strutture sanitarie e scolastiche, pozzi e impianti di potabilizzazione.
Molto attive sono le comunità salesiane. Di due loro importanti progetti,
sostenuti dalla protezione civile, ci parla Giovanna Fortuni, coordinatrice per
lo Sri Lanka dei progetti VIS - Volontariato Internazionale per lo Sviluppo.
L’abbiamo raggiunta a Colombo:
“Il progetto di Negombo è rivolto
a persone che hanno perso la casa perché abitavano sulla spiaggia. In questo
momento stiamo realizzando un complesso per un totale di 204 appartamenti. Ad
un anno dallo tsunami siamo già riusciti ad assegnare le prime 39 case e le persone sono felicissime di
avere forse per la prima volta in vita loro una casa. A Tringomallé, lavoriamo
con famiglie tamil in un progetto bellissimo. 100 famiglie nel 1990 sono
scappate dalla zona a nord di Trincomallé a causa della guerra civile e si sono
rifugiate lungo la costa. Quando è arrivato lo tsunami sono state per la
seconda volta colpite ed hanno perso nuovamente la loro casa e i mezzi di
sussistenza. Ci hanno chiesto se era possibile ritornare nei territori d’origine,
ora che c’erano le condizioni di pace, per poter ricostituire la loro comunità.
Adesso abbiamo realizzato le prime 20 case e 65 sono in costruzione. Quindi la
comunità si sta nuovamente ricompattando dopo 20 anni. Quindi due storie
completamente differenti: da una parte pescatori cingalesi cattolici dell’area
di Negombo e dall’altra parte tamil, profughi di guerra entrambi colpiti dallo
tsunami”.
Di 42 progetti nello Sri Lanka,
alcuni sono già terminati, la maggior parte sono in via di conclusione. Di sicuro
una bella soddisfazione per l’Italia.
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IN UNA
MOSTRA fotografica, tappe della mobilità
umana
a partire dai luoghi simbolo della sua storia
-
Intervista con Giuseppe Lanzi -
“Limes
– Limitis, Vecchie e nuove frontiere”, una mostra fotografica itinerante che
ripercorre le tappe della mobilità umana a partire dai luoghi simbolo della sua
storia. Un evento inserito nell’ambito delle celebrazioni del centenario
scalabriniano, promosso e organizzato dall’Agenzia Scalabriniana per la
Cooperazione allo Sviluppo. Del perché e delle finalità di questo percorso
espositivo Francesca Fialdini ha parlato con il responsabile Giuseppe Lanzi:
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R. –
L’obiettivo è cercare di testimoniare queste costruzioni, perché in fondo le
frontiere non sono nient’altro che dei manufatti, e cercare di trasmettere le
tragedie che sono dietro. Io ricordo Alessandro Garcia, in Mozambico,
costituita da chilometri e chilometri di filo spinato, che durante l’apartheid
era anche elettrificato. Avevo notato che c’era un gruppo di giovani che
cercava di attraversare la frontiera, per cui da lontano ho iniziato a fare
fotografie. Volevo incontrarli e ho iniziato ad avvicinarmi a loro. Quando mi
hanno visto, hanno immediatamente pensato che potessi essere qualcuno che
voleva impedire il loro percorso migratorio. Sono scappati in tutte le
direzioni. Quindi, mi sono reso conto di quanto sia terribile, ancora oggi, per
un uomo mettersi in cammino, lasciare la sua terra, accettare i rischi e i pericoli.
D. – Ci
sono molte frontiere che forse conosciamo ben poco, che ci riguardano molto da
vicino…
R. –
Siamo noi che le creiamo, soprattutto noi occidentali. Ora, nella mostra noi
parliamo di frontiere fisiche, quindi Italia-Slovenia, Germania Est-Germania
Ovest, Grande muraglia cinese, Sudafrica-Mozambico piuttosto che
Israele-Palestina, ma le frontiere oggi sono molto più fini. Pensiamo alle
barriere o alle frontiere che noi mettiamo con i dazi doganali ai prodotti
ortofrutticoli dei Paesi terzi rispetto all’Unione Europea. Sono frontiere
forse più terribili di quelle fisiche. Abbiamo in un certo senso allargato lo
spazio che delimita i nostri amici, però teniamo sempre fuori gli altri. Se non
ci rendiamo conto che lo sviluppo, e non solo l’economia, deve essere globale,
non possiamo certamente avere delle aspettative di pace, di sicurezza e di
tranquillità.
D. – In
una chiave di lettura diversa si rischia anche di vedere l’altro, il messaggio
che porta una persona straniera, la sua cultura, le sue radici, la sua
religione, come un pericolo…
D. – Se
noi vogliamo gli aspetti positivi dell’immigrazione, non possiamo rifiutare
quello che ne è la conseguenza. Ma la conseguenza non è il terrorismo. Io a
volte ho l’impressione che il terrorismo sia una scusa. In fondo, l’obiettivo è
uno: noi parliamo delle frontiere lontane, per lanciare messaggi ai nostri
connazionali, perché questi stranieri sono nelle nostre strade e da qualcosa
scappano. Il passo successivo sarebbe chiedersi: “Perché l’hanno fatto anche i
nostri nonni?”. E qualcosa in comune ci
deve essere.
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il
desiderio di ricerca dell’Assoluto E’ AL CENTRO DELLA MOSTRA
“I Colori del Sacro, Acqua”
ORGANIZZATA DAL MESSAGGERO DI SANT’ANTONIO DI
PADOVA
- Intervista con Massimo Maggio -
Far
nascere nei più piccoli il desiderio di ricerca dell’Assoluto. Questa la sfida
della mostra “I Colori del Sacro, Acqua” organizzata dal Messaggero di
Sant’Antonio di Padova. Oltre 160 opere, realizzate dai grandi maestri
in-ternazionali dell’illustrazione per l’infanzia, raccontano attraverso forme
arro-tondate e colori pastello il Sacro in relazione con l’acqua.
L’esposizione, allestita negli antichi ambienti del Museo diocesano di Padova,
sarà visitabile sino al 25 aprile. Massimiliano Menichetti:
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Il
tintinnio dell’acqua, che si fa burrasca, che volteggia tra le nuvole, che
nutre i popoli, che bagna e rinnova l’anima. Sono gli istanti raccontati dalla
mostra padovana “I Colori del Sacro, Acqua”. Matite colorate e tratti gentili
dedicati all’infanzia, per far conoscere l’acqua anche attraverso le religioni:
il battesimo per i cristiani, il bagno nel Gange per gli induisti, le abluzioni
prima della preghiera per ebrei e musulmani.
Una mostra ricca di simboli e di
immagini, tante quelle dell’Arca di Noè, ma anche il mare, pensato e
raffigurato dalle mille forme. Massimo Maggio, uno dei curatori
dell’iniziativa:
“Si passa da tavole a pastello,
tante tavole sono acquarelli, tante tavole sono matite colorate … Tra tutte le
opere, abbiamo scelto un’opera della messicana Arvizú. E’ un’arca di Noè,
azzurra azzurra, in mezzo ad altro azzurro, l’arca di Noè con questo vecchietto
che esce e saluta una colomba con il rametto d’ulivo stretto nel becco. L’arca
di Noè è il simbolo di questa mostra perché è anche molto gioiosa”.
Diverse le sfide della mostra,
come quella dei laboratori didattici che entrano in funzione al termine del
percorso espositivo. I ragazzi, così, possono tuffarsi nel mondo degli
acquarelli e, materialmente, dipingere dopo aver vissuto le suggestioni delle
opere. Ma “I Colori del Sacro, l’Acqua” parla anche agli adulti, non solo ai
ragazzi. Ancora Massimo Maggio:
“Il nostro scopo era quello di
raccontare l’acqua all’interno del sacro e quindi all’interno della nostra religione
cattolica, ma anche delle altre religioni. E la mostra vuole anche essere un
percorso di educazione all’acqua: l’acqua che non dev’essere sprecata, l’acqua
che è risorsa scarsa e proprio per questo dev’essere gestita come un dono
prezioso”.
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28 dicembre 2005
LA
STRAGE DI BESLAN SI POTEVA EVITARE: QUESTE LE PRIME CONCLUSIONI
DELLA
COMMISSIONE DI INCHIESTA RUSSA SULL’ATTACCO TERRORISTICO
DEL 1°
SETTEMBRE 2004, IN CUI MORIRONO 331 PERSONE. 186 ERANO BAMBINI
- A
cura di Isabella Piro -
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MOSCA.
= La strage di Beslan si poteva evitare: è quanto afferma Alexandre Torchine,
presidente della commissione parlamentare di inchiesta sull’attacco terroristico
avvenuto il primo settembre 2004. Scenario della tragedia, una scuola della
cittadina dell’Ossezia del Nord, assalita da un commando di terroristi ceceni.
Secondo il bilancio ufficiale, le vittime furono 331, di cui 186 bambini. A più
di un anno di distanza, la commissione di inchiesta rileva quindi “delle
mancanze e delle insufficienze” nella gestione della crisi da parte delle
autorità russe. Torchine precisa che il ministro degli Interni russo, Rashid
Nurgaliyev, aveva spedito un telegramma alla polizia locale dell’Ossezia del
nord, meno di due settimane prima dell’attacco. Il documento conteneva
istruzioni su un piano di sicurezza da preparare per il primo giorno di scuola.
Istruzioni che “avrebbero prevenuto l’attacco, ma che non sono state eseguite”.
La commissione ha poi messo in luce un altro errore compiuto dalle forze
dell’ordine: non essere riuscite a bloccare l’intervento degli abitanti di
Beslan, quando questi superarono il cordone di sicurezza intorno alla scuola,
finendo così sotto il fuoco incrociato dei terroristi e dei poliziotti. Infine,
un dettaglio quasi grottesco in tutta la vicenda: il primo contatto telefonico
con il commando terroristico arrivò solo la sera del primo settembre, poiché i
federali avevano un numero di telefono della scuola errato. Le conclusioni
della commissione di inchiesta contraddicono, qundi, quanto stabilito dal
tribunale della città di Vladikavkaz, che proprio ieri ha escluso qualunque
responsabilità o errori da parte dei poliziotti russi. (I.P.)
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RUSSIA: APPROVATA ANCHE DALLA CAMERA ALTA LA LEGGE
CHE LIMITA LE ATTIVITÀ DELLE ONG. PERCHÉ LA NORMA ENTRI IN
VIGORE,
ORA MANCA SOLO LA FIRMA DI PUTIN
MOSCA. = Anche la Camera alta
del Parlamento russo dice no alle organizzazioni non governative nel Paese.
Proprio ieri, infatti, il Consiglio della Federazione ha approvato, con 153
voti a favore e uno solo contrario, il disegno di legge che vieta i
finanziamenti esteri a favore delle circa settemila ONG presenti sul territorio
nazionale e che ne limita fortemente le attività. Il provvedimento, difeso dal
presidente Vladimir Putin perché ritenuto indispensabile per garantire la
sicurezza nazionale, venerdì era stato approvato dalla Duma, la Camera bassa,
con 357 sì, 20 no e 7 astensioni. Perché la normativa entri in vigore, ora
manca solo la firma del leader del Cremlino, considerata una mera formalità.
(I.P.)
CINA: RUPPE IL SILENZIO SULLA SARS, ORA NON PUÒ LASCIARE IL
PAESE.
IL MEDICO MILTARE JIANG
NEL 2003 DIVENTÒ UN EROE NAZIONALE
RIVELANDO L’ESISTENZA DELL’EPIDEMIA. CHIESE ANCHE UNA
RIVALUTAZIONE
DELLE PROTESTE DI PIAZZA TIENANMEN
PECHINO. = Nel 2003 divenne un
eroe nazionale per i cinesi, quando rivelò per primo l’esistenza dell’epidemia
Sars, la sindrome respiratoria severa acuta, che fino a quel momento era stata
nascosta dalle autorità. Il suo intervento provocò il licenziamento del
ministro per la Salute e del sindaco di Pechino. Ma oggi, il 74enne medico
militare Jiang Yanyong non può lasciare il Paese e recarsi negli Stati Uniti
per fare visita alla figlia, che vive in California. All’origine delle misure
restrittive, denunciano alcune fonti vicine all’uomo che preferiscono restare
anonime, ci sarebbe anche una lettera scritta lo scorso anno da Jiang alle
autorità cinesi, in cui si chiedeva una rivalutazione delle proteste per la
democrazia di Piazza Tienanmen, represse nel sangue nel giugno del 1989. Per
questo suo atto, il medico è già stato agli arresti domiciliari per alcuni mesi
ed è stato rilasciato solo nel marzo di quest’anno. Su di lui, però, gravano
ancora decine di divieti, fra cui quello di parlare ai giornalisti cinesi o
stranieri senza permesso, di viaggiare all’estero e di lavorare su invito di
imprese straniere. (I.P.)
PAKISTAN: L’ALTO COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE PER I
RIFUGIATI DÀ IL VIA
AL REGISTRO DEI FERITI PER IL TERREMOTO DELLO SCORSO 8
OTTOBRE.
IL DOCUMENTO SERVIRÀ A PREPARARE I PIANI DI RICOSTRUZIONE
ISLAMABAD. = Un registro dei
feriti nel terremoto dell’8 ottobre: è questo il progetto avviato dall’Alto Commissariato
delle Nazioni Unite per i Rifugiati insieme alle autorità del Pakistan. Il
terribile sisma, del 7,6 grado della scala Richter, costò la vita ad almeno
80mila persone e provocò oltre 100mila feriti. Nel registro stilato dall’UNHCR,
rientreranno anche le tendopoli e gli ospedali da campo installati nella zona
pachistana del Kashmir. “Questo documento – spiega Indrika Ratwatte,
coordinatrice dell’UNHCR per i soccorsi ai terremotati – ha come obiettivo
quello di raccogliere il numero totale dei feriti e delle persone a rischio.
Queste informazioni serviranno a preparare i piani di aiuto nella fase della
ricostruzione”. La compilazione del registro, che è già cominciata nel
distretto di Mansehra, prevede la trascrizione di dati personali dei feriti,
come il sesso, l’età, i rapporti di parentela e il numero dei componenti
familiari. Secondo la Commissione Federale di Soccorso di Islamabad, sono più
di 58mila le persone che alloggiano nelle tendopoli. Altri 20 gazebo sono stati
adibiti a scuole, frequentate da 90 professori e da più di mille alunni. Ma il
documento mette anche in guardia contro la possibilità che aumentino i disagi
negli accampamenti a causa dell’abbassamento della temperatura registrato in
questi giorni. (I.P.)
NEL GIORNO DELLA FESTA DEGLI INNOCENTI, DON DI NOTO IN
SICILIA
ANNUNCIA UNO “SPORTELLO METER” A TUTELA DELL’INFANZIA.
IL SACERDOTE DOMANI SARÀ A BARRAFRANCA, DOVE SI È CONSUMATO
L’OMICIDIO
DEL TREDICENNE FRANCESCO FERRERO
ENNA. = “Erode non vincerà,
questa è la promessa che facciamo oggi, durante la giornata della strage degli
Innocenti. Ci impegneremo tutti nella memoria del piccolo Francesco”. Lo
afferma don Fortunato Di Noto, fondatore dell’Associazione Meter, impegnata
nella lotta alla pedofilia e nella tutela dell’infanzia. Su invito del vescovo
di Piazza Armerina, mons. Michele Pennisi, domani Don Di Noto sarà a
Barrafranca, la cittadina in provincia di Enna dove la settimana scorsa è stato
ucciso, a colpi di spranga, il tredicenne Francesco Ferreri. L’incontro servirà
ad iniziare un percorso per istituire uno “Sportello Meter” a tutela
dell’infanzia e contro ogni forma di violenza, sfruttamento e indifferenza. “Lo
sportello vuole essere una garanzia e una speranza; – spiega Don Di Noto – i
tanti Erodi del mondo, presenti nell’oscurità delle nostre città e delle nostre
case, saranno sconfitti dalla scuola di vita di coloro che sanno che amare
l’infanzia è il futuro dell’umanità”. (I.P.)
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28
dicembre 2005
- A cura di Roberta Moretti -
Gravi
episodi di violenza ancora al centro della cronaca in Iraq. Questa mattina si è
concluso nel sangue un tentativo di evasione da un carcere alla periferia di
Baghdad. Il bilancio dei morti sarebbe di 20 detenuti iracheni e di una guardia
carceraria. L’esercito U, parla invece di 9 morti. Il nostro servizio:
**********
La
tragedia si è consumata nel centro di detenzione di Kadhamiyah, un quartiere
sciita nella zona settentrionale di Baghdad, dove sono rinchiusi elementi sospettati
di terrorismo. Secondo quanto riportato dal ministro dell’Interno iracheno, i
detenuti, dopo essersi impossessati dell’arma di una guardia carceraria, hanno
tentato di farsi strada aprendo il fuoco, ma sono stati intercettati dagli
altri agenti. E sempre stamani, uomini armati hanno sferrato un attacco ad una
pattuglia di militari iracheni a Tirkit, uccidendo due soldati e ferendone
altri 7 in modo grave. Intanto, ad
Al-Dolouieya, 90 chilometri a nord di Baghdad, 3 civili iracheni, tra cui 2 ragazzine, sono
rimasti uccisi nel corso di un raid aereo americano. E mentre
sul terreno proseguono le violenze, la Polonia, stretta alleata degli Stati
Uniti, ha annunciato che manterrà le proprie truppe in Iraq per tutto il 2006.
Completato invece il ritiro del contingente ucraino. Sul fronte politico, dopo
Baghdad e Tikrit, oggi Samarra è scesa in piazza per protestare contro i
risultati a favore della componente sciita delle legislative del 15 dicembre
scorso in Iraq. Nella città sunnita, a 125 chilometri dalla capitale, circa 4
mila persone si sono radunate per chiedere la ripetizione delle elezioni. Di
fatto, però, i maggiori leader iracheni, compreso il presidente Talabani, hanno
già avviato serrate trattative per la formazione del futuro governo. E proprio in seguito al “successo” di queste elezioni, il
governo tedesco ha annunciato la disponibilità ad assumere un ruolo maggiore
per il processo verso la democrazia in Iraq, senza contravvenire al proprio
impegno di non inviare truppe nel Paese del Golfo.
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In
Medio Oriente, il partito di Al-Fatah ha annunciato stamani che si presenterà
con una lista unica alle elezioni politiche del 25 gennaio prossimo. La lista,
che rappresenta un compromesso tra la nuova e la vecchia guardia del partito,
sarà guidata dal leader estremista, Marwan Barghuti, detenuto nelle carceri
israeliane per attività terroristiche. Il servizio di Antonella Ratti:
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L’obiettivo
della lista unica è contenere l’avanzata di Hamas, che ha ottenuto un forte
successo nelle recenti elezioni municipali. L’annuncio è giunto dall’ex
ministro palestinese per la Sicurezza, Dahlan, che ha lanciato anche un appello
alla calma ad alcuni miliziani di Al-Fatah contrari all’unificazione. Proprio
stamani fedeli di Barghuti avevano fatto
irruzione negli uffici elettorali delle città di Khan Younis e Rafah, nella
striscia di Gaza. Proseguono, intanto, proprio a Gaza, i raid aerei
dell’aviazione israeliana. E nella notte è stata colpita una base di
addestramento palestinese a sud di Beirut: l’offensiva è scattata in risposta
al lancio di sette razzi Katiuscia dal Libano meridionale contro il nord di
Israele. Fonti della sicurezza israeliana sospettano che l’attacco sia stato
sferrato da guerriglieri del movimento integralista islamico Hezbollah, attivo
nel sud del Libano. Sempre in serata, le sirene di allarme hanno suonato nella
città di Sderot, nel deserto del Neghev, a sud di Israele, in seguito al lancio
di un razzo Qassam dal nord della striscia di Gaza.
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Sono
morti entrambi i 2 militanti di Al Qaeda responsabili degli scontri armati di
ieri lungo una strada a est di Buraida, nella regione saudita di Qassim, nei
quali hanno trovato la morte cinque poliziotti. Il primo, ferito e catturato
ieri sera, è morto stamani. L’altro, è caduto questa mattina nel corso di una
sparatoria.
In Afghanistan, un soldato
americano è rimasto ucciso in un incidente stradale, mentre era in corso un
pattugliamento della coalizione militare sotto comando americano nella
provincia di Kandahar, nel sud del Paese. Sulle cause della disgrazia, è stata
aperta immediatamente un’inchiesta. Tuttavia, il luogotenente, Mike Cody,
esclude si sia trattato di un attacco nemico.
Un siriano è stato arrestato in relazione all’assassinio del
giornalista anti-siriano e deputato del parlamento libanese, Gibran Tueni. Lo
hanno reso noto ieri fonti giudiziarie a Beirut. Ricordiamo che l’attentato in
cui è rimasto ucciso Tueni è stato il terzo omicidio politico di esponenti
anti-siriani libanesi sin dall’assassinio dell’ex premier, Rafik Hariri, il 14
febbraio scorso.
Continuano i
tentativi negoziali per risolvere il contrasto in corso tra Ciad e Sudan. Il
presidente di turno dell’Unione africana, il capo di Stato nigeriano, Obasanjo,
ha ricevuto ieri separatamente a porte chiuse le delegazioni dei due Paesi per
evitare che la controversia possa rendere ancora più drammatica la situazione
nella martoriata regione del Darfur che si trova al confine tra Ciad e Sudan.
Il servizio di Giulio Albanese:
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La delegazione di Karthoum era
guidata da Mustafà Osman, consigliere speciale del presidente Omar al Beshir,
mentre quella di Ndjamena, dal presidente, Idryss Déby, che ha protestato per i
recenti attacchi compiuti sul proprio territorio nazionale da miliziani ciadiani
provenienti dal Sudan e ostili al suo governo. Ma Déby ha anche protestato per
la decisione di tenere la prossima riunione straordinaria dell’Unione Africana
proprio a Karthoum, il 23 e il 24 gennaio prossimi. Alle accuse del Ciad, in
questi giorni, il regime di Karthoum ha sempre risposto con risolutezza,
scegliendo però la linea della moderazione. Ma secondo gli osservatori, le
tensioni fra i due Paesi africani si sono acuite anche per la situazione
interna del Ciad, dove le condizioni di salute del presidente Déby fanno
pensare ad una possibile successione, soprattutto ad una vera e propria lotta
intestina per il potere.
Per la Radio Vaticana, Giulio
Albanese.
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In Daghestan, una delle sette
repubbliche del Caucaso russo, alcuni uomini armati di kalashnikov hanno aperto
il fuoco contro l’auto del viceministro dell’Interno, Magomed Gazimagomedov,
uccidendo due persone. Lo ha annunciato in serata la polizia. Sarebbero morti
sul colpo il figlio e l’autista del viceministro. Il Daghestan è spesso teatro
di attacchi contro forze dell’ordine e istituzioni statali.
Si riaccende la violenza in
Colombia. Almeno 24 soldati sono morti a Meta, 170 chilometri al sud di Bogotà,
per un’imboscata tesa ieri sera da una colonna delle Forze armate rivoluzionarie
della Colombia (FARC), il più importante gruppo guerrigliero di sinistra del
Paese. Lo ha reso noto un portavoce del Comando dell’Esercito, annunciando la
morte di tre sottoufficiali e di 21 soldati impegnati “come unità di sicurezza
a fianco di persone che stavano effettuando lo sradicamento manuale di una
piantagione di coca”.
La polizia del Brasile ha
annunciato di aver raggiunto un accordo con i leader della rivolta esplosa la
sera del 25 dicembre nel carcere di Urso Branco, nello stato di Rondonia. I
detenuti tengono tutt’ora in ostaggio circa 200 persone, in massima parte
parenti in visita per le festività, tra cui anche alcune donne incinte. Secondo
l’agenzia Estado, nella rivolta sarebbero rimasti uccisi 17 detenuti, ma la
polizia non lo ha ancora confermato.
Giurerà
domani il nuovo governo egiziano, guidato dal primo ministro Nazif,
riconfermato ieri nell’incarico dal presidente Mubarak. L’esecutivo, uscito
dalle elezioni legislative svoltesi tra novembre e dicembre, sarà composto
principalmente da uomini del Partito
nazional-democratico al potere, vicini al figlio di Mubarak, Gamal.
La presidenza britannica
dell’Unione Europea ha espresso preoccupazione per la condanna, nei giorni
scorsi, a 5 anni senza condizionale di Ayman Nour, leader dell’opposizione
laica in Egitto, arrivato secondo nelle elezioni presidenziali. Secondo l’UE,
questo verdetto “invia segnali negativi sulla riforma in senso democratico
dell'Egitto”. L’Unione si aspetta quindi
“che un ricorso in appello da parte di Nour venga esaminato equamente dalla
giustizia egiziana”.
Meno di quattro ore dopo il lancio
dalla base russa di Baikonur, in Kazakhistan, il satellite Giove-A, che deve
servire come test del primo sistema di navigazione satellitare europeo,
Galileo, è entrato nella sua orbita definitiva, a oltre 23 mila chilometri da
terra. Nelle prossime ore, per certificare il successo dell’operazione, il
satellite dovrà dispiegare i suoi pannelli solari e testare gli strumenti di
emissione dei dati.
Restano
ancora divergenti le posizioni delle forze politiche italiane su un possibile
provvedimento di clemenza nei confronti dei detenuti, provvedimento sollecitato
con forza anche da Giovanni Paolo II nella sua storica visita a Montecitorio
del novembre 2001. Ieri, nella seduta straordinaria alla Camera dei deputati su
amnistia e indulto, poche le presenze e molte le polemiche. Gianpiero Guadagni:
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Chi è
favorevole all’amnistia, chi all’indulto, chi è contrario ad entrambi i
provvedimenti di clemenza, chi pensa che per questa legislatura sia comunque
troppo tardi. Il presidente della Camera Casini ha chiuso la seduta
straordinaria di ieri a Montecitorio, sottolineando l’impossibilità di prendere
subito una decisione e fissando al 10 gennaio in Commissione Giustizia di
Montecitorio l’inizio delle votazioni, che riguarderanno il testo discusso due
anni fa, che prevede un indulto con sconto di due anni della pena. Un risultato
interlocutorio per un dibattito al quale hanno partecipato solo 136 deputati e
solo 93 tra i 205 che avevano chiesto la convocazione dell’assemblea. Fuori da
Montecitorio, manifestazione dei Radicali, che chiedono la risposta contro il
sovraffollamento delle carceri italiane, dove sono ospitati 60 mila detenuti,
almeno 15 mila in più della capienza massima dei 207 istituti di pena.
Per la Radio Vaticana, Giampiero
Guadagni.
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Il
vicepremier e ministro degli Esteri italiano, Gianfranco Fini, è arrivato
stamani a Pristina, in Kosovo, seconda tappa di una visita ufficiale nei
Balcani. Il titolare della Farnesina non incontrerà il presidente kosovaro,
Ibrahim Rugova, assente per motivi di salute. Confermato invece il colloquio
con il primo ministro, Bajram Koisumi, per discutere delle prospettive del
negoziato sul futuro status del Kosovo, provincia serba a maggioranza albanese,
oggi sotto amministrazione ONU. Ieri, da Belgrado, Fini ha affermato che la
risoluzione della questione del Kosovo, che chiede l’indipendenza dalla Serbia,
rimane il vero buco nero per la stabilizzazione dell’area balcanica.
Sentenza esemplare per un ex
ministro cinese accusato di corruzione. Un tribunale di Pechino ha infatti
condannato Tian Fengshan al carcere a vita per aver accettato tangenti per oltre mezzo milione
di dollari durante gli otto anni trascorsi nella pubblica amministrazione.
Negli ultimi due anni, sono stati circa 500 i funzionari condannati per
corruzione.
Le due Coree hanno inaugurato oggi
le prime linee telefoniche commerciali transfrontaliere dal 1945, nel quadro
della progressiva distensione fra Pyongyang e Seul, avviata nel 2000. Lo ha
annunciato il ministro dell’Informazione sudcoreano, Chin Dae-Je, secondo il
quale la nuova infrastruttura mira a promuovere la cooperazione tecnologica fra
i due Paesi.
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