RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
355 - Testo
della trasmissione di mercoledì 21 dicembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
La
cappella musicale pontificia sia esempio di come il canto nella liturgia si fa
lode a Dio: così il Papa ieri al concerto in Cappella Sistina
OGGI
IN PRIMO PIANO:
A Gerusalemme, il tradizionale messaggio per la Terra
Santa del patriarca latino Michel Sabbah
CHIESA E SOCIETA’:
24 ORE NEL MONDO: In
Italia: domani il voto della Camera per la riforma di Bankitalia. Il
nuovo governatore in carica 6 anni e nominato dal presidente della Repubblica
Ripresi
a Vienna i colloqui tra Unione europea e Iran, sul programma nucleare della
Repubblica islamica
21 dicembre 2005
DIFENDERE I VALORI E LE TRADIZIONI DEL NATALE DAL
CONSUMISMO:
L’ESORTAZIONE DI
BENEDETTO XVI ALL’UDIENZA GENERALE IN PIAZZA SAN PIETRO
Le tradizioni cristiane del Natale devono essere
difese dalla mentalità consumistica che vorrebbe cancellarle e trasmesse ai
giovani. Nell’ultima udienza generale prima del 25 dicembre, Benedetto XVI ha
voluto dedicare alla “luce del Natale” la catechesi tenuta questa mattina in Piazza
San Pietro, davanti a migliaia di pellegrini. Il servizio di Alessandro De
Carolis:
**********
Un “impegno di tutti”. Gli auguri di Natale che
Benedetto XVI ha rivolto questa mattina ai fedeli in Piazza San Pietro e a
tutta la Chiesa sono stati accompagnati da un impegno: il senso cristiano della
Natività, con i suoi valori tramandati da duemila anni, è un patrimonio sacro
che va conservato e tramandato, in modo più forte rispetto agli pseudo-valori che utilizzano il Natale come una merce:
“Preparandoci
a celebrare con gioia la nascita del Salvatore nelle nostre famiglie e nelle
nostre comunità ecclesiali, mentre una certa cultura moderna e consumistica tende a far sparire i simboli cristiani dalla
celebrazione del Natale, sia impegno di tutti cogliere il valore delle
tradizioni natalizie, che fanno parte del patrimonio della nostra fede e della
nostra cultura, per trasmetterle alle nuove generazioni”.
Un tema che poco prima Benedetto XVI aveva
introdotto parlando della luce che è uno dei “simboli” del “mistero del
Natale”. Un simbolo, ha detto, evocatore di “una realtà che tocca l’intimo
dell’uomo”: la luce “del bene che vince il male, dell’amore che supera l’odio,
della vita che sconfigge la morte”.
(canto)
Anche per le strade delle città e nelle piazze, ha
osservato il Papa, la luce degli addobbi e delle luminarie domina in questi
giorni di festa. Ma quella luce, ha avvertito, deve richiamare i credenti “ad
un’altra luce, invisibile agli occhi, ma non al cuore”:
“Mentre
le ammiriamo, mentre accendiamo le candele nelle Chiese o l’illuminazione del
presepe e dell’albero di Natale nelle case, si apra il nostro animo alla vera
luce spirituale recata a tutti gli uomini di buona volontà”.
Benedetto XVI – che all’ingresso di stamani in
Piazza San Pietro indossava per proteggersi un “camauro”, antico copricapo di
velluto rosso dei Pontefici - ha terminato l’udienza con un’invocazione della
liturgia di oggi, che canta la venuta di Cristo come un “Astro” di “luce
eterna”:
“Questo
Astro di luce che non tramonta, ci comunichi la forza per seguire sempre il
cammino della verità, della giustizia e dell’amore! Viviamo intensamente questi
ultimi giorni, che precedono il Natale, insieme a Maria, la Vergine del
silenzio e dell’ascolto (...) Con questi sentimenti, esortandovi a mantenere
vivo lo stupore interiore nella fervida attesa per la celebrazione ormai
prossima della nascita del Salvatore, sono lieto di formulare fin d’ora i più
cordiali auguri di un santo e lieto Natale a tutti voi qui presenti, ai vostri
familiari, alle vostre comunità e a quanti vi sono cari. Buon Natale a tutti!”
(applausi)
Dopo le catechesi nelle altre lingue, il Papa ha
salutato, tra gli altri, una rappresentanza del Movimento adulti scout cattolici e i membri dell’Associazione
artisti del Terzo Millennio.
**********
Nonostante il freddo pungente in
tanti, piccoli e grandi, non hanno voluto mancare all’appuntamento con il Papa,
nell’ultima udienza generale prima della celebrazione del Santo Natale.
Alessandro Gisotti è andato, per noi, in Piazza San Pietro a raccogliere alcune
testimonianze:
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R. - Siamo un gruppo MASCI
(Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) e veniamo per portare la fiamma
della pace al Papa, la luce di Betlemme. Siamo qui, insieme all’AGESCI. Noi
siamo scout, viviamo già nell’essenzialità perché seguiamo proprio la “legge
scout” evitando il troppo. Cerchiamo di vivere nella sobrietà proprio come ci
chiede il Papa.
R. - Siamo qui, all’udienza
generale con Papa Benedetto XVI, per portare una testimonianza, per portargli
il simbolo della luce, della pace di Betlemme.
D. – Che cosa vuol dire essere
qui, per te così piccola, ad ascoltare il Papa a pochi giorni dal Natale?
R. - Pace e bontà in tutto il mondo!
D. – Sei
contenta di essere qui?
R. – Sì.
D. – Il Papa ha parlato, in questi
giorni di sobrietà...
R. – Sono pienamente d’accordo.
Vanno riscoperte quelle che sono le vere motivazioni del Natale. Sì, è bello il
luccichio, le luci, i regali, i doni, ma cerchiamo di insegnare ai bambini che
non sono soltanto queste le cose che contano!
D. – E questi bambini come
rispondono? Oggi sono in tanti qui in piazza San
Pietro…
R. – Noi ci auguriamo che i
bambini siano sensibili!
R. - Abbiamo richiamato il
messaggio del Papa della scorsa domenica. Cercare di riscoprire la gioia nei
nostri cuori. Anche le attività che stiamo facendo in questo periodo, come il
percorso sulla solidarietà verso i diversi, soprattutto verso gli extra
comunitari che nella nostra città sono molti. Abbiamo invitato anche noi i
bambini a riscoprire il significato più semplice del Natale, cioè quello dello
stare insieme, dell’amare gli altri. Speriamo che l’abbiano recepito!
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NOMINE
Il Santo Padre ha nominato ausiliare
dell’Arcidiocesi di Katowice, in Polonia, monsignor Józef Piotr Kupny,
del clero della medesima Arcidiocesi, attualmente Rettore di quel Seminario
Maggiore, assegnandogli la sede titolare vescovile di Vanariona.
Sempre in Polonia il Papa ha nominato ausiliare dell’Arcidiocesi di Przemyśl dei Latini monsignor
Marian Rojek, del clero
della medesima Arcidiocesi, attualmente Rettore di quel Seminario Maggiore,
assegnandogli la sede titolare vescovile di Tisedi.
Inoltre
il Papa ha nominato vescovo Ausiliare dell'Eparchia
di São João Batista in Curitiba degli Ucraini (Brasile) padre Meron
Mazur, Ordine Basiliano di
San Giosafat, al presente Superiore del Seminario Maggiore San Basilio di Curitiba, assegnandogli la sede titolare di Simittu.
E in Francia ha nominato vescovo di Chartres (Francia) il reverendo Michel
Pansard, del clero di Nanterre,
finora Vicario Generale.
Sempre stamane il Santo
Padre ha dato il suo assenso all’elezione del Sinodo dei Vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina del Reverendo Padre Dionisio Lachovicz,
Ordine Basiliano di San Giosafat, a vescovo di Curia
dell’Arcivescovato Maggiore di Kyiv-Halyč,
assegnandogli la sede titolare di Egnazia; e del
Reverendo Padre Bohdan Dzyurakh,
CSsR, a vescovo ausiliare dell’Arcieparchia
di Kyiv-Vyshhorod (Ucraina), assegnandogli la sede
titolare di Vagada.
Chiese Orientali - Trasferimento di Mons.
Jacques Ishaq
Sua Beatitudine
Emmanuel III Delly, Patriarca di Babilonia dei Caldei, con il consenso del Sinodo della Chiesa Caldea e dopo aver consultato la Sede Apostolica, ha
trasferito, a norma del can. 85 § 2 del Codice dei Canoni delle Chiese
Orientali, mons. Jacques Ishaq,
arcivescovo emerito di Arbil, alla sede titolare
arcivescovile di Nisibi dei Caldei,
con ufficio di Ausiliare Patriarcale.
LA CAPPELLA MUSICALE PONTIFICIA SIA
ESEMPIO DI COME IL CANTO NELLA LITURGIA
SI FA LODE A DIO: COSI’ IL PAPA IERI AL CONCERTO IN CAPPELLA SISTINA
In forma
strettamente riservata, alle 17.45 di ieri, il Papa ha assistito nella Cappella
Sistina ad un concerto della Cappella Musicale Pontificia. In conclusione, il
Papa ha ringraziato il coro con questa riflessione:
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Nella notte della nascita del Salvatore gli angeli
hanno annunciato ai pastori la nascita di Cristo con le parole: «Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus». La tradizione è da sempre convinta che gli
angeli non abbiano semplicemente parlato come fanno gli uomini, ma che abbiano
cantato e che fosse un canto di una bellezza celeste, il quale rivelava la bellezza
del Cielo. La tradizione è anche convinta che i cori delle voci bianche possano
farci sentire una
risonanza del canto angelico. Ed è vero che nel canto della Cappella Sistina,
nelle grandi liturgie, noi possiamo sentire la presenza della liturgia celeste,
un po' della bellezza nella quale il Signore ci vuole comunicare la sua gioia.
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Ed ha
poi espresso un augurio:
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Cappella Sistina sia un esempio di come si deve
dare bellezza nel canto per la lode di Dio
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Ricordiamo
che la Cappella Musicale Pontificia è denominata “Sistina” dal XV secolo, da quando cioè Sisto IV riorganizzò il Collegio dei Cantori
Papali, trasformandolo in coro personale del Pontefice. Dal 29 maggio 1997 la
Cappella è diretta da mons. Giuseppe Liberto.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina l’udienza generale.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata alle
Lettere pastorali dei vescovi italiani.
Servizio estero - Iraq: condannati cinque soldati
statunitensi per maltrattamenti inflitti a detenuti iracheni.
Sudan: drammatico appello dell’UNICEF per milioni
di bambini nel Darfur; la recrudescenza del conflitto
rende impossibile fornire aiuti umanitari.
Servizio culturale - Un articolo di Marco Testi dal
titolo “Un libro che ribalta l’estetica di oggi”: “Sposi a Manhattan”
di Manlio Cancogni.
Servizio italiano - In rilievo l’incidente
ferroviario avvenuto ieri nella provincia di Frosinone.
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21
dicembre 2005
A GERUSALEMME, IL TRADIZIONALE MESSAGGIO PER LA
TERRA SANTA
DEL PATRIARCA LATINO MICHEL SABBAH
Oggi a Gerusalemme il patriarca latino Michel Sabbah ha presentato il tradizionale messaggio per la Terra Santa. Il presule ha incontrato i giornalisti nella sede del Patriarcato. Il servizio di Graziano Motta:
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E’ un messaggio aperto
alla speranza, anche se le collocazioni di partenza sono quelle, purtroppo,
della persistente situazione conflittuale israelo-palestinese.
Il primo messaggio è quello degli angeli per Natale: “Vi è nato un Salvatore,
dunque non temete, malgrado tutte le difficoltà che possono ispirare paura e
insicurezza”. Il secondo è un messaggio di gioia che proviene, afferma, dalla
grazia di Dio di cui si ha bisogno per le sofferenze che si patiscono,
provocate dalla paura e in particolare dalle condizioni penose delle famiglie
in difficoltà. A israeliani e palestinesi, il Patriarca dice:
“Dio vi ha creati non per avere paura o per ammazzarvi, ma per amarvi,
costruire insieme, collaborare”:
“La pace
di ciascuno dipende dalla pace dell’altro. Non si può costruire la pace per
israeliani alle spese della pace per i palestinesi. I palestinesi devono
sapere, lo stesso, che la loro pace è quella propria degli israeliani. Credo e
spero che Dio darà coraggio e luce a tutti i nostri capi politici, perché
arrivino a questo punto, a realizzare che anche loro
sono mandati da Dio per fare la pace, e non la guerra in questa Terra Santa. E
sono mandati per mantenere la santità di questa terra, non per profanarla con
la guerra”.
Ai capi
politici, mons. Sabbah ricorda che devono essere
costruttori della vita e non della morte, che è tempo di cambiare strada e di
prendere le decisioni buone per arrivare, una volta buona per sempre, alla pace
e alla giustizia, che ogni lentezza nel risolvere tutte
le ingiustizie – e ricorda il Muro, le barriere, i prigionieri, gli assassinii
– nutre soltanto la violenza. E ripete le condizioni essenziali per un futuro
di pace: la necessità, cioè, di sicurezza per gli israeliani, la sovranità per
i palestinesi, due realtà interdipendenti e ineluttabili, senza ricorrere a
mezze misure.
Per la
Radio Vaticana, Graziano Motta.
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50 milioni di neonati nel
mondo, senza contare la Cina, non vengono
registrati all’anagrafe,
100 milioni non conoscono la scuola,
2 milioni sono sfruttati
nell’industria del sesso:
LA DRAMMATICA SITUAZIONE
NEL Rapporto 2006 DELL’UNICEF
- Intervista con Antonio Sclavi
-
“Un’infanzia
che non si vede, non viene considerata, non riceve
aiuto: maltrattati e trascurati, milioni di bambini sono diventati di fatto
invisibili”. E’ la denuncia dell’UNICEF, che ha dedicato il suo Rapporto
annuale sulla condizione dell’infanzia, 2006, a piccoli che nascono, soffrono e
spesso muoiono ignorati nell’indifferenza degli adulti e per l’inefficienza dei
governi e delle istituzioni a difenderli. 50 milioni di neonati nel mondo,
senza contare la Cina, non vengono neanche registrati
all’anagrafe, oltre 170 milioni di minori svolgono lavori rischiosi, 100
milioni non conoscono la scuola, 2 milioni sono sfruttati nell’industria del
sesso, oltre 1 milione è rinchiuso in prigione, decine di milioni vivono per
strada. Roberta Gisotti ha intervistato Antonio Sclavi,
presidente dell’UNICEF-Italia:
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R. –
Questi bambini invisibili fa comodo lasciarli invisibili. Dobbiamo metterli
alla luce del giorno, chiedere una ricerca da parte dei governi, che non viene fatta. Occorre, quindi coraggio, anche politico, per
tirar fuori queste problematiche, tirar fuori dati, tirar fuori dove sono
questi bambini e chiedere una sorta di supporto, che molte organizzazioni sono
disponibili a dare.
D. – Tra
le cose che chiede l’UNICEF agli Stati è di dotarsi di leggi adeguate e di far
rispettare queste leggi, perché ci sia la certezza della pena per chi commette
crimini contro i bambini…
R. – Sì,
c’è una convenzione internazionale dell’infanzia che è stata approvata pressoché da tutti gli Stati
del mondo, anche se in certi Paesi è stata approvata la convenzione, ma non
sono state emanate leggi applicative. Non sono solo leggi finanziarie per la
spesa, ma anche leggi in cui si sanzionano certi tipi di reati o si codificano
certe attività come reato. E questo è un fatto culturale da introdurre. Noi
cerchiamo di farlo, assieme anche ad altre agenzie delle Nazioni Unite.
D. –
Ecco, dal vostro Osservatorio privilegiato, voi avete l’impressione che stia
crescendo l’impunità verso chi commette reati contro i bambini, soprattutto in
due campi particolarmente odiosi, che sono quello dello sfruttamento sessuale e
quello del lavoro minorile? Sono anni ed anni che si succedono rapporti delle
varie agenzie dell’ONU, interessate a questi temi, ma ancora non abbiamo dei
rapporti che ci rassicurino che la situazione sta
migliorando…
R. –
Direi che non crescono ma il problema è farli
diminuire o eliminarli. In certi Paesi si riesce a farli diminuire, laddove ci
sono governi disponibili. In altri, ci sono connivenze tali, per
cui troviamo resistenza. Noi facciamo di tutto, ma per la verità occorre
un’alleanza generale per questo. Si deve formare un’opinione pubblica anche in
quei singoli Paesi, che porti all’emanazione di certe leggi, perché le leggi
poi devono essere approvate da un Parlamento che di solito rappresenta
l’opinione pubblica. Quindi, è un lavoro capillare da fare con tutte le
organizzazioni che sono sul posto.
D. – Si
ha l’impressione che la liberalizzazione dei mercati abbia però portato anche
alla liberalizzazione del traffico di esseri umani che colpisce anche i
bambini…
R. – Eh
sì, questo traffico di esseri umani che vengono
ridotti alla schiavitù, che vengono utilizzati sessualmente - cosa che dà
fastidio anche a parlarne - è comunque una realtà che esiste e l’apertura delle
frontiere può portare anche a questo. Ma sono i governi che devono intervenire.
Noi, però, da parte nostra, e non solo nei Paesi in via di sviluppo, ma anche
nei Paesi sviluppati, ci stiamo prendendo l’onere di denunziare queste cose,
anche nel nostro Paese. Infatti, anche nel nostro Paese, da un’indagine fatta
assieme alla Caritas, ci sono dai 400 ai 500 bambini,
arrivati in Italia da soli, senza genitori, senza parenti. Quindi, si può
immaginare per quali finalità vengano utilizzati
questi bambini. Occorre, quindi, denunziare le cose e chi di dovere deve
intervenire.
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ROMA SCOPRE UN TESORO: LA GALLERIA BORGHESE HA APERTO
AL PUBBLICO LE 300 OPERE CONSERVATE NEI DEPOSITI
DEL MUSEO
- Con noi, Anna Coliva -
La
Galleria Borghese di Roma senza più segreti. Anche le 300 opere custodite nei
depositi, sono da un mese esposte al pubblico nella
galleria secondaria ricavata sotto il tetto del museo. E’ il primo caso in
Italia di un istituto museale che rende fruibile per
intero la propria collezione. Le opere fanno parte di una serie eccezionale di
dipinti del Rinascimento e del Barocco. Su questo straordinario evento
culturale, Alessandro Gisotti ha intervistato il direttore della Galleria
Borghese, Anna Coliva:
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R. – Le
opere sono tutte esposte come in una quadreria. Prima erano visibili
naturalmente, e questo va ribadito, come tutti i depositi di tutti i musei, a
chi ne faccia richiesta per motivi di studio. Non può
essere un via vai per ovvie ragioni di sicurezza, e anche perché il deposito è
un luogo in cui le opere hanno diritto, appunto, di ‘depositarsi’, di riposare.
E’ il luogo dove si fanno gli interventi di manutenzione, dove si fotografano,
dove si puliscono …
D. –
Ecco, tra queste 300 opere, quali emergono? Quali, secondo
lei, saranno le più ammirate?
R. – Ci
sono opere importantissime. Faccio un esempio, per dare anche il senso di un
deposito. Abbiamo più di 20 “Garofalo”. Garofalo è uno straordinario pittore
ferrarese del primissimo Cinquecento; noi ne abbiamo tanti perché Scipione
Borghese ad un certo punto per motivi politici entrò in possesso delle opere
del Ducato di Ferrara e quindi la sua collezione possiede un numero enorme di
opere ferraresi, tra cui Garofalo.
D. – Con
questa iniziativa, la Galleria Borghese diventa ancora di più una tappa
obbligata per i visitatori a Roma: in fondo, riprendendo quello che succedeva
un po’ nel passato … Anche Goethe faceva riferimento
all’importanza di questa Galleria nello scoprire la civiltà, la cultura e
l’arte di Roma?
R. – Infatti,
esattamente. E’ un luogo, più che un museo, proprio un luogo della memoria, del
sentimento … Stendhal, Goethe,
come lei diceva, tutti facevano riferimento alla Galleria Borghese proprio come
luogo di pace, di pacificazione, come momenti in cui presi anche loro,
evidentemente, dal turbinio della vita, decidevano di passare un pomeriggio
nella “Villa Borghese”, era allora: non era un museo! Ed è veramente un luogo
dell’anima, ed è un posto che ha un insieme di una bellezza particolarissima.
Questo è un’aggiunta di contemporaneità, di servizio moderno che si aggiunge
all’incanto di un luogo. Queste sono delle aggiunte molto importanti per far
vedere che comunque anche un luogo così ‘storicizzato’ può avere delle
dinamiche di modernità, di apertura.
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21
dicembre 2005
UN ANNO DOPO LA TRAGEDIA DELLO TSUNAMI, IL 26
DICEMBRE DEL 2004,
LA CARITAS INTERNATIONALIS TRACCIA IL BILANCIO
DEGLI AIUTI PORTATI ALLE POPOLAZIONI
ASIATICHE COLPITE DAL MAREMOTO. CONFERENZA STAMPA,
STAMANE A ROMA,
NELLA SEDE DELL’ORGANIZZAZIONE
- A cura di Francesca Fialdini -
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ROMA. =
450 milioni di dollari da spendere in Indonesia, India, Sry
Lanka, Thailandia. Quattro programmi specifici per
Paesi molto diversi fra loro. Obiettivo, far rinascere la speranza di un futuro
tra le popolazioni colpite dallo Tsunami, mettendo al
centro la persona, la sua dignità, proprio là dove il tessuto sociale ed
economico è stato spazzato via dalle onde del mare, insieme a case, ospedali,
scuole ed ogni altro tipo di locale. L’impegno della Caritas
Internationalis si è sviluppato nell’arco dell’ultimo
anno, raccogliendo fondi da investire nel medio e lungo periodo, agendo in contesti
complessi, talvolta già segnati da situazioni di guerra, dal sottosviluppo,
potendo contare sull’appoggio di Caritas locali e
nazionali e sulla generosità della gente comune. Già un quarto della somma
raccolta ha permesso di avviare opere di ricostruzione in difesa dei più deboli,
dai contadini dell’Indonesia ai pescatori dell’India; denunciare ingiustizie per ripristinare il senso del diritto,
rispettando culture e religioni diverse, per poter agire in modo capillare a
sostegno di tutti. “Ci vorranno altri cinque, sei anni per poter concretizzare
risultati visibili, e molto resta ancora da fare -
ammette il presidente della Caritas Internationalis – nel frattempo confidiamo nei nostri
sforzi collettivi, che hanno già ricostruito comunità, restituito vite e
rinnovato la speranza.
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L’ASSEMBLEA ED IL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU
HANNO APPROVATO L’ISTITUZIONE
DI UNA NUOVA COMMISSIONE PER LA COSTRUZIONE DELLA
PACE
NEI PAESI USCITI DA SANGUINOSI CONFLITTI
NEW
YORK. = Le Nazioni Unite hanno approvato la creazione di una nuova Commissione
per la costruzione della Pace (Peace Building Commission), incaricata di aiutare i Paesi che escono da
conflitti a pacificarsi e stabilizzarsi. L'Assemblea generale e il Consiglio di
Sicurezza dell'Onu hanno adottato, rispettivamente
per consenso e all'unanimità, la risoluzione che istituisce l'organo consultivo
permanente, il cui ruolo sarà di evitare che gli Stati che riemergono da guerre
ricadano nella violenza, proprio per la mancanza di
assistenza internazionale. La Commissione sarà governata da un comitato
d'organizzazione permanente, composto da 7 membri del
Consiglio di Sicurezza ''tra cui dei membri permanenti'',
più 7 membri del Consiglio economico e
sociale, i 5 principali Paesi finanziatori delle Nazioni Unite ed i 5 Paesi che
inviano il maggior numero di truppe nelle operazioni di mantenimento della pace
sotto l'egida dell’Onu. Spetterà al Consiglio di
Sicurezza la facoltà di decidere quanti e quali dei suoi Paesi membri
permanenti siederanno nel nuovo organo. Anche alcuni rappresentanti del Fondo
Monetario Internazionale e della Banca Mondiale saranno ammessi alle riunioni
del nuovo organismo (R.G.)
OFFRIRE AI COMUNICATORI CRISTIANI, SPECIE LAICI,
UNA FORMAZIONE SPIRITUALE
E PROFESSIONALE ADEGUATA PER CONTRASTARE “IL
CONTRIBUTO NEGATIVO
DEI MEDIA
AL DECLINO DEI VALORI”: LA
RACCOMANDAZIONE FINALE
DEI VESCOVI ASIATICI RESPONSABILI PER LE
COMUNICAZIONI SOCIALI,
RIUNITI IN ASSEMBLEA A HUA HIN, IN THAILANDIA
MANILA. = Offrire ai comunicatori cristiani in Asia, in particolare a
quelli laici, una formazione spirituale e professionale adeguata perché possano
testimoniare in modo più efficace la Buona Novella; promuovere “la
spiritualità, il sistema di valori e gli approcci comunicativi propri della
mentalità contemplativa asiatica”; contrastare gli effetti negativi dei media
secolari “formando attraverso l’informazione”. Sono le raccomandazioni
con le quali si è conclusa recentemente a Hua Hin in Thailandia l’assemblea
annuale dei vescovi asiatici responsabili delle comunicazioni sociali promossa dalla Federazione delle Conferenze
episcopali dell’Asia (FABC). L’Assemblea, cui hanno partecipato 32 delegati da
15 Paesi, è stata dedicata al tema "La spiritualità asiatica per la comunicazione". Al centro
dei lavori è stato in particolare il ruolo dei comunicatori cristiani in un
continente fortemente caratterizzato, nelle sue
molteplici tradizioni religiose e culturali, da una spiccata sensibilità
contemplativa e da un sistema di valori centrato sul concetto di armonia. Da
questa dimensione spirituale e sistema di valori - è stata la riflessione dei
partecipanti - il comunicatore cristiano non può prescindere per portare il
Vangelo in Asia. Come non può ignorare i linguaggi e i metodi comunicativi delle
realtà in cui opera, senza trascurare, per altro verso, le grandi potenzialità
offerte dalle nuove tecnologie della comunicazione. Egli deve, in altre parole,
sapere “parlare ai cuori e alle menti degli asiatici”, se vuole riuscire a trasmettere in modo
efficace il Messaggio della Salvezza. Per questo - sottolinea il documento
finale dell’incontro, diffuso in questi giorni dall’agenzia Ucan
- è fondamentale un’adeguata formazione spirituale e professionale dei
comunicatori cristiani, chiamati ad essere testimoni
della giustizia, dei diritti umani, dei valori della vita e di tutti quei
valori evangelici che si trovano “riflessi anche nelle altre tradizioni
religiose dell’Asia”. In questo senso, la FABC ritiene alcune problematiche
“prioritarie per l’apostolato della Chiesa nei media”
nel Continente, a cominciare dalle minacce alla famiglia, dal fondamentalismo e
dal materialismo dilagante. Queste sfide, si sottolinea, hanno bisogno di
essere trattate “con un discernimento profetico che sia basato sulla contemplazione
e la preghiera”. La Chiesa in Asia oggi, conclude il documento finale, è
chiamata a “contrastare il contributo negativo dei media
al declino dei valori” attraverso un’informazione autenticamente ispirata ai
valori cristiani. (L-Z)
RICONSEGNATA ALLA CITTÀ LA FACCIATA NORD DELLA
BASILICA DI SAN MARCO
A VENEZIA, DOPO 25 ANNI DI LAVORI DI RESTAURO
- A cura di Maria Laura Conte -
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VENEZIA.
= Erano grigi e anneriti dal tempo, oggi tornano splendenti e nei loro colori
originali, nella ritrovata pulizia delle colonne e dei capitelli. Dopo 25 anni
di lavori di restauro, i marmi della parete nord della Basilica di San Marco
oggi sono stati riconsegnati alla città. I veneziani e i milioni di turisti che
ogni anno arrivano da ogni parte del mondo per visitare la cattedrale potranno
tornare ad ammirare i bassorilievi delle patere, degli inserti bizantini e
della serie medievale degli evangelisti, insieme agli altorilievi di San
Giovanni, di San Cristoforo, del Cristo in Trono, e della Madonna orante
bizantina dalle mani forate. Finalmente si chiude la stagione degli impalcati
che hanno nascosto il portale centrale, la vetrata dei cavalli, assieme agli arconi di San Pietro e di sant’Alipio, che hanno coinvolto
tre successive procuratorie di San Marco e tre soprintendenze operanti a
Venezia, per l'architettura, i beni mobili e l'archeologia. Tutto il lavoro è
stato condotto sotto la regia del restauratore scelto dalla commissione
ministeriale, Ottorino Nonfarmale, supportato dal
contribuito di studiosi, tecnici ed esperti di tutto il mondo. Ad oggi la
superficie complessiva delle pareti restaurate è di oltre 5.000 mq. di lastre marmoree, colonne e capitelli, restauri finanziati
nel tempo dal ministero per i Beni Culturali, dalla procuratoria di San Marco,
dalla Regione Veneto.
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I VALORI CRISTIANI DELLA FAMIGLIA IN UN VOLUME DI MONS. FRANCESCO DI FELICE
EDITO DALLA LIBRERIA EDITRICE VATICANA
- A cura di Giovanni Peduto -
CITTA’
DEL VATICANO. = La famiglia è minacciata da fattori sociali e culturali che
fanno pressione su di essa, rendendone difficile la stabilità; ma in alcuni
Paesi essa è minacciata anche da una legislazione che ne intacca la struttura
naturale. Queste parole di Giovanni Paolo II nell’udienza al Corpo Diplomatico
dello scorso gennaio risuonano nel volume di mons. Francesco Di
Felice dal titolo ‘Radici umane e valori
cristiani della famiglia’, appena edito dalla
Libreria Editrice Vaticana. Davanti alle sfide che oggi minacciano la famiglia,
l’autore, che per diversi anni è stato sottosegretario del Pontificio Consiglio
per la famiglia, vuole offrire alcune semplici riflessioni, frutto di incontri
e di interventi su riviste, sulla realtà e sulla missione della famiglia
all’inizio del terzo millennio. L’opera, che si avvale della presentazione del
cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, vede la luce a dieci anni dalla
pubblicazione della ‘Lettera alle Famiglie’ di Giovanni Paolo II, e vuol essere una
risposta agli inviti del grande Pontefice scomparso a promuovere urgentemente
la causa della famiglia.
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21 dicembre 2005
- A cura
di Eugenio Bonanata -
Con la deposizione di nuovi testi dell’accusa, è
ripreso a Baghdad il processo contro l’ex presidente Saddam Hussein e sette ex
alti gerarchi del deposto regime iracheno. E mentre si attendono i risultati
elettorali, la commissione ha respinto le accuse di brogli da parte sunnita. Il nostro servizio:
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Saddam Hussein è entrato per ultimo in aula,
vestito di blu e con sotto braccio alcune carte e un libro, probabilmente una
copia del Corano. Ma l’udienza è entrata nel vivo con la deposizione del primo dei
cinque testimoni dell’accusa. L’uomo, che ha perso due fratelli nella strage di
Dujal, ha parlato a lungo a volto scoperto e ripreso
dalle telecamere. Saddam, accanto a lui,
ascoltava con un sorriso sprezzante e prendendo appunti. Dopo circa un’ora,
l’ex rais si è rivolto verso la Mecca e si è messo a pregare, in un gesto di
sfida verso la Corte che lo invitava, invece, ad attendere la fine della
seduta. Sin dall’inizio del procedimento, Saddam ha sfidato apertamente
l’autorità del tribunale. Lo scorso 7 dicembre, infatti, l’ex rais ha disertato
il dibattimento, accusando la corte di essere “ingiusta”. Sul terreno, intanto, un nuova
raffica di attacchi della guerriglia, a Baquba
e a Baghdad, ha provocato quattro morti. Fra
i feriti, anche un altro funzionario del governo. Sul fronte elezioni, la
Commissione elettorale ha diffuso ieri nuovi risultati provvisori, respingendo
le accuse di brogli avanzate dal fronte ‘Tawafuk’, la
maggiore lista sunnita.
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I due insegnanti stranieri che erano stati presi in
ostaggio nella Striscia di Gaza sono stati liberati. Lo ha reso noto, a fine mattinata, un parlamentare palestinese. Il rapimento
dei due insegnanti, un olandese e un australiano, era stato rivendicato dal
Fronte popolare per la Liberazione della Palestina. A quanto pare, la loro
liberazione è stata ottenuta grazie ad una mediazione fra i sequestratori e la Autorità Nazionale Palestinese. Nella regione,
quest’anno, più di dieci tra giornalisti e esponenti di ONG sono stati rapiti e
poi rilasciati. Il tutto nonostante l’ordine di tutelare l’incolumità degli
stranieri, impartito l’estate scorsa alle forze di sicurezza dal presidente
dell'Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen.
Ancora
in Medio Oriente, Israele ha deciso di impedire ai palestinesi che vivono a
Gerusalemme di votare nelle prossime elezioni politiche previste per il
prossimo mese di gennaio. Lo Stato ebraico troverebbe infatti
inaccettabile la partecipazione di Hamas. Immediata
la reazione negativa dell’ANP.
Sono ripresi questa mattina a Vienna,
nella sede dell’AIEA, i colloqui tra Unione europea e Iran, sul programma
nucleare della Repubblica islamica.
Ahmadinejad pochi giorni fa aveva indignato il mondo, definendo Israele
un tumore da trasferire in Europa o Alaska, e negando l’esistenza stessa
dell’olocausto. Aveva, però, anche detto di non rinunciare in nessun modo al
suo programma nucleare. Posizione ribadita pure dal ministro degli Esteri di Teheran, Mottaki. Come definire,
dunque, questo incontro odierno? Salvatore Sabatino lo ha chiesto all’esperto
di questioni nucleari Maurizio Simoncelli
dell’Archivio Disarmo:
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R. – Noi
dobbiamo distinguere da un lato le affermazioni politiche, che servono a volte
a posizionarsi anche a livello internazionale, oltre che a livello interno.
Evidentemente, il nuovo leader iraniano ha questa volontà: di far apparire
l’Iran posizionato in un certo quadro. Contemporaneamente, però, nei fatti,
sembra che ci sia una disponibilità a trattare. Il problema è vedere se questa
trattativa approda a qualcosa e cosa viene chiesto
come contropartita.
D. –
Quali sono i risultati che il terzetto europeo – Gran Bretagna, Francia e
Germania – cercherà di portare a casa, oggi?
R. –
Noi, da anni vediamo che c’è un tentativo di fornire, da un lato, tecnologie
per il civile e il nucleare e, parallelamente, fornire una serie di accordi
economici, di sostegno alle economie nazionali, verso i Paesi che più volte
hanno dichiarato di voler puntare a voler diventare una
potenza nucleare, non ultimo anche la Corea del Nord, e così via.
Probabilmente, il tentativo europeo opererà in questo campo, cioè per trovare
un accordo sui programmi palesemente nucleari e militari, per arrivare ad una
contropartita di tipo economico. E’ importantissimo tenere rapporti di dialogo
aperti con questi Paesi, perché rinchiuderli in questo apparente isolamento non
può che aggravare una situazione che – ripeto - già a livello internazionale, è
estremamente preoccupante.
D. –
Questo è il motivo per cui la comunità internazionale
non ha ancora utilizzato l’arma del rinvio al Consiglio di Sicurezza dell’ONU?
R. – Da
un lato, questo renderebbe tutto molto più difficile. E poi, c’è un dato
oggettivo: le Nazioni Unite, oggi, sono in estrema crisi, in grande difficoltà.
La superpotenza mondiale, gli Stati Uniti, lo hanno palesemente sottolineato, e
lo hanno dimostrato!
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L’ONU si
è dotata della Commissione per il Mantenimento della Pace, punto cardine della
riforma del Palazzo di Vetro. Il compito del nuovo organo consultivo permanente
è sorvegliare affinché i Paesi reduci da conflitti non ricadano nella violenza.
La risoluzione è stata votata per consenso dall’Assemblea Generale e
all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza.
Il nuovo
governatore della Banca d’Italia sarà nominato dal Presidente della Repubblica,
su proposta del governo, sentito il Consiglio
Superiore della Banca d’Italia. E’ uno dei cardini dell’emendamento al disegno
di legge sul risparmio, reso noto dal ministro dell’Economia, Tremonti, sul quale stamane il
governo ha posto la fiducia alla Camera. L’assemblea voterà domani. Il ministro
Tremonti ha poi ribadito che il mandato del
governatore sarà a termine, di sei anni, rinnovabile una sola volta. Non
cambiano invece i criteri di nomina del Direttorio di via
Nazionale. I poteri di vigilanza sulla concorrenza bancaria, passeranno da Bankitalia all’Antitrust.
Dopo
alcune settimane di tregua sono ripresi nel sud dell’Italia gli sbarchi di
clandestini. In mattinata sono scesi a terra, a
Lampedusa, 177 immigrati fra cui tre donne e alcuni adolescenti, che all’alba
erano stati localizzati a circa un miglio e mezzo dall’isola. Intanto, altre
due carrette del mare sono state avvistate sempre a largo di Lampedusa. Al
momento due motovedette della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera si stanno
dirigendo nella zona di mare.
Nella
Repubblica Democratica del Congo si va verso il varo
di una nuova Costituzione. Stando ai primi risultati ufficiali, relativi ad un
terzo dei voti scrutinati, appare netta la preponderanza dei “sì” nel
referendum di riforma costituzionale per cui si è
votato sino all’altro ieri. Sinora i favorevoli sono oltre il 78% degli aventi diritto; 21% i contrari. il
servizio di Giulio Albanese:
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Si
tratta di dati parziali, ma aventi una valenza nazionale, relativi a 12.200 dei
36 mila seggi complessivi. I “sì” essi prevalgono anche nella grande capitale,
Kinshasa, ma di stretta misura con il 50,45 per cento. L’affluenza alle urne
era stata pari ad oltre il 60 per cento dei 24,5 milioni di aventi
diritto, anche nella parte orientale dell’ex-Zaire,
quella maggiormente straziata dagli anni della guerra civile. Se il “sì” dovesse passare, a questo punto sembra quasi scontato che il
referendum sarà seguito dall’adozione di una legge elettorale che consentirà lo
svolgimento della consultazione politica entro il 30 giugno del prossimo anno.
Per la
Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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L’Eritrea
ha violato la legge internazionale attaccando l’Etiopia, nel maggio del 1998.
Un’iniziativa da cui è scaturita una guerra di frontiera che ha causato almeno
70 mila morti. E’ quanto sostiene la Corte internazionale dell’Aja in una sentenza che definisce ingiustificabile l’azione
militare dell’Eritrea “quale atto di autodifesa”. Ad anni di distanza la
situazione tra i due Paesi resta tesa anche in conseguenza di quel conflitto,
conclusosi due anni dopo.
In
Tanzania il nuovo presidente, Jakaya Mrisho Kikwete, eletto la
settimana scorsa ha prestato giuramento. Alla cerimonia, che ha consegnato al
Paese il suo quarto presidente, erano presenti i capi di Stato e i primi
ministri di Botswana, Burundi, Congo, Etiopia, Kenya,
Ruanda, Uganda e Zambia. Il giuramento è stato celebrato dal presidente della
Corte Suprema, Barnabas Samatta,
nello stadio nazionale della capitale, Dar es Salaam.
In
Afghanistan tre militari italiani sono rimasti feriti ieri mattina in modo non
grave in seguito ad un attentato kamikaze avvenuto nei pressi della città di Herat. L'attacco, rivendicato da un portavoce dei talebani,
è arrivato all'indomani della seduta inaugurale del primo parlamento afghano
eletto democraticamente in 30 anni. Ma qual è la situazione attuale nel Paese?
Giovanni Augello lo ha chiesto a Simona Lanzoni
responsabile progetti per la Fondazione Pangea in
Afghanistan:
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R. – La situazione
all’interno del Paese è ancora una situazione di guerra, nel senso che Kabul,
che è la città principale, è una città presidiata dall’ISAF, che sono le forze
di pace militare che controllano il regolare svolgimento di tutte le attività
delle organizzazioni internazionali, delle Nazioni Unite, dell’attuale governo
… In tutto il resto dell’Afghanistan, nelle maggiori città, come Erat, dove appunto è accaduto l’attentato o come Masar, dove un mese fa è successo un altro attentato simile
a quello di ieri, la situazione è più calda, ma soprattutto lo è nel Sud,
quindi soprattutto nella provincia di Kandahar.
D –
Negli ultimi mesi, ci sono stati altri attentati kamikaze. Quest’ultimo è stato
rivendicato da un portavoce dei talebani. L’influenza dei talebani nel Paese è
quindi ancora forte?
R. –
Sicuramente, dopo tre anni dalla caduta del regime dei talebani, le forze che
sono rimaste si sono riorganizzate e sono soprattutto nel Sud; però io, invece
di chiamarli talebani, le chiamerei “le forze fondamentaliste”.
D. –
Quali sono le prospettive per il futuro per la popolazione afhgana?
R. – Per
la popolazione, sono soprattutto quelle di cooperare al massimo con tutte le
organizzazioni internazionali che ci sono, come ad esempio noi, di Fondazione Pangea. L’obiettivo è creare veramente un reale processo di
pace e ristabilire delle strutture funzionanti. E’ solo attraverso la
partecipazione del popolo afghano alla ricostruzione che realmente si potrà
garantire una ricostruzione di questo Paese. Quello che sta succedendo è che il
malcontento della popolazione trova favori all’interno delle forze fondamentaliste.
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Al via
in Serbia il primo processo per i crimini avvenuti durante la guerra di Bosnia
del 1995. Davanti al tribunale speciale per i crimini di guerra ieri sono
comparsi cinque miliziani della formazione denominata “Scorpioni”, ritenuti
responsabili dell’uccisione di sei musulmani.
Sette milioni di newyorkesi a piedi per lo sciopero dei trasporti che da
ieri ha trasformato la città. L’agitazione, però, potrebbe anche rivelarsi più
breve del temuto. Un giudice di New York, infatti, ha ritenuto illegale
l’iniziativa e ha imposto ai sindacati una multa di un milione di dollari per
ogni giorno di agitazione. Lo sciopero è la conseguenza della rottura delle
trattative tra sindacato dei trasporti e la Metropolitan
Transportation Authority,
gestita dallo Stato. E’ la prima volta, da 25 anni, che gli autisti dei mezzi
pubblici della Grande Mela incrociano le braccia. E sono oltre 33 mila i
dipendenti che hanno aderito.
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