RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 354  - Testo della trasmissione di martedì 20 dicembre 2005

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Chiesa avrà presto 43 nuovi Beati, in gran parte martiri della  Guerra civile spagnola. Resi noti dalla Congregazione per le Cause dei Santi i relativi Decreti approvati da Benedetto XVI

 

Oggi il Papa assiste ad un concerto in Cappella Sistina

 

L’invito del Papa a vivere il Natale nella gioia e nella sobrietà: padre Raniero Cantalamessa ci spiega come accogliere “il Signore che viene”

 

La ripresa del dialogo cattolico-ortodosso: intervista con padre Dimitrios Salachas

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Appello al governo indonesiano perché venga sospesa la pena di morte per tre cristiani: ce ne parla Valeria Martano

 

L’elezione di Evo Morales alla guida della Bolivia: intervista con Roberto Da Rin

 

Presentata la 38a edizione della Marcia per la pace in Italia,  che si terrà il 31 dicembre a Trento: gli interventi di mons. Luigi Bressan, mons. Tommaso Valentinetti e mons. Arrigo Miglio

 

         Le bambine del Movimento dei Focolari scrivono un libro per far tornare Gesù al centro del Natale: intervista con Lucia Velardi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Per l’ONU mai così tanti poveri e disoccupati in Africa come oggi

 

Proteste in Messico per il progetto USA di un muro al confine con i due Paesi

 

La Cina sale al sesto posto al mondo per crescita economica

 

Promuovere i diritti umani e proteggere i rifugiati: queste le raccomandazioni delle Chiese europee riunite nei giorni scorsi a Ginevra

 

Indagare di più sul settore delle armi, di cui l’Italia è tra i maggiori produttori: lo chiede il presidente della Commissione italiana dell’UNESCO

 

Nel nord della Cecenia continua l’allarme per avvelenamento di bambini

 

            Darfur: appello dell’UNICEF per una soluzione definitiva della crisi

 

24 ORE NEL MONDO:

Tensione a Betlemme stamani dove per un’ora miliziani di Al Fatah occupano il comune della cittadina palestinese

 

Dopo le dimissioni del governatore Fazio, l’esecutivo italiano assicura l’approvazione della riforma di Bankitalia prima di Natale

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 dicembre 2005

 

 

 

RESI NOTI DALLA CONGREGAZIONE PER LE CAUSE DEI SANTI

I DECRETI, APPROVATI DAL PAPA, RIGUARDANTI IL RICONOSCIMENTO

DEI MIRACOLI E DELLE VIRTU’ EROICHE

PER 51 TRA BEATI, SERVI E SERVE DI DIO

 

La Congregazione per le Cause dei Santi ha promulgato ieri i Decreti, approvati dal Papa, riguardanti il riconoscimento del miracolo e del martirio per 43 futuri Beati e il riconoscimento delle virtù eroiche per nove tra Beati, Servi e Serve di Dio. Dal punto di vista della nazionalità, il gruppo più consistente riguarda due gruppi di spagnoli – 34 tra sacerdoti, religiosi e laici – uccisi nel 1936 durante la Guerra civile spagnola. Per conoscere meglio alcune di queste figure, il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Un gruppo composito per nascita, opere, e differente grado di diffusione del culto all’interno della Chiesa. L’arco temporale che contiene i Beati, i martiri, i Servi di Dio menzionati dai 19 Decreti pubblicati ieri spazia dal XV-XVI° secolo al 1973, anno della morte del sacerdote indiano, Agostino Thevarparampil. Ma sono certamente i due gruppi di Francescani e Domenicani spagnoli, martiri della Guerra civile spagnola, a raccontare la storia più drammatica di queste pagine. Antero Mateo García, modesto impiegato delle ferrovie a Barcellona e padre di famiglia, ha la sola colpa di essere un cristiano devoto e impegnato. E’ un terziario domenicano ed ha 61 anni quando l’8 agosto del 1936 viene arrestato e poi fucilato in odio alla fede insieme a 11 compagni. Per la Chiesa spagnola, in quel periodo l’eliminazione dei propri membri è un fatto di sangue quotidiano. Appena 8 giorno dopo, sorte analoga tocca al sacerdote professo dei Minori francescani, Vittorio Chumillas Fernández, e ai suoi 21 compagni, trucidati a Boca del Balondillo.

 

Ma il 1936 è un crocevia per diverse altre figure elencate nei Decreti della Congregazione per le Cause dei Santi. In quell’anno, viene inviato come parroco a San Giovanni di Lecco don Luigi Monza, originario della provincia di Varese. Da giovane sacerdote, era finito in un carcere fascista, poi si era dedicato ai giovani ma è nel periodo di Lecco che matura la sua vocazione in grado di realizzare il suo sogno di “riportare all’amore di Dio” un mondo tornato “pagano”, come spesso ripeteva. Fonda l’Istituto Secolare delle piccole Apostole della carità e tra i suoi motti si ricorda il seguente: “Cristiani, ognuno di voi deve diventare un artista di anime e dobbiamo dipingere la bellezza di Gesù non sulla tela ma nelle anime. E il pennello dell’apostolato non caschi mai di mano.” A don Luigi Monza è stata riconosciuto un miracolo, così come lo è stato a don Luigi Boccardo, sacerdote torinese che nel 1936 muore a 75 anni, dopo aver fondato un Istituto contemplativo, le Suore di Gesù Re. Il Decreto riconosce, tra gli altri, un miracolo anche all’intercessione del Servo di Dio Mosè Tovini, vissuto a cavallo tra l’Otto e il Novecento e una delle personalità che segneranno il movimento cattolico bresciano.

 

Gli altri miracoli riguardano un sacerdote indiano e uno brasiliano e quattro religiose, tre italiane e una tedesca. Due di loro sono iniziatrici di Istituti religiosi: la piemontese Maria Teresa di Gesù, vissuta tra il 1825 e il 1899, fondò le Suore di Nostra signora del Carmelo. Alla tedesca Maria Teresa di San Giuseppe, vissuta tra la metà dell’Ottocento e gli anni ’30 del ‘900, si deve invece la fondazione della Congregazione delle Suore Carmelitane del Divin Cuore di Gesù.

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OGGI IL PAPA ASSISTE AD UN CONCERTO IN CAPPELLA SISTINA

 

Qggi alle 17.45 il Papa assisterà nella Cappella Sistina ad un concerto della Cappella Musicale Pontificia. Il Concerto, della durata di 30 minuti, si svolge in forma strettamente riservata.

 

La Cappella Musicale Pontificia è denominata “Sistina” dal XV secolo, da quando cioè Sisto IV riorganizzò il Collegio dei Cantori Papali, trasformandolo in coro personale del Pontefice.  Dal 29 maggio 1997 la Cappella è diretta da mons. Giuseppe Liberto, nato 62 anni fa in provincia di Palermo.

 

 

NOMINE

 

Negli Stati Uniti il Santo Padre ha nominato vescovo della diocesi di Nashville il rev. David R. Choby, del clero della medesima diocesi, finora amministratore diocesano e parroco della Saint John Vianney Parish a Gallatin. Il rev. David R. Choby è nato a Nashville il 17 gennaio 1947. Ha ottenuto la Licenza in Diritto Canonico a Roma presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum). È stato ordinato sacerdote il 6 settembre 1974 per la diocesi di Nashville.

 

 

L’INVITO DEL PAPA A VIVERE IL NATALE NELLA GIOIA E NELLA SOBRIETA’

 

Il Natale è ormai alle porte. Il Papa in questi giorni ha invitato i fedeli a viverlo secondo il suo vero significato, lontano dai rumori del consumismo. E in queste settimane il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, sta svolgendo le sue prediche di Avvento, a cui partecipa anche il Pontefice, proprio su questa linea. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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Benedetto XVI esorta i cristiani a vivere il Natale nella gioia e nella sobrietà. La gioia - ha detto - è il vero dono di Natale. Un dono che si può accogliere - ha sottolineato in questi giorni padre Cantalamessa - solo in uno spirito di povertà interiore:

 

“Una simpatica leggenda natalizia ci invita a giungere al Natale proprio così, con questo cuore povero. Tra i pastori che accorsero la notte di Natale ad adorare il Bambino – dice la leggenda – ce n’era uno tanto poverello, che non aveva proprio niente da offrire e si vergognava molto. Giunti alla grotta tutti facevano a gara con gli altri ad offrire i loro doni a Maria e Maria non sapeva come fare per riceverli tutti, perché doveva tenere in braccio anche il Bambino. Vedendo il pastorello con le mani libere prende e affida Gesù a lui. Avere le mani vuote fu la sua fortuna e su un altro piano potrebbe  essere anche la nostra fortuna”.

 

Ma come accogliere il Signore che viene? Ancora padre Cantalamessa:

 

"Mi è capitato a volte di trovarmi ospite di qualche famiglia e ho visto cosa succede quando suona il citofono e si annuncia una visita inattesa. La padrona di casa si affretta a chiudere le porte delle stanze in disordine, con il letto non rifatto, in modo da guidare l'ospite nel locale più accogliente. Con Gesù bisogna fare esattamente il contrario: aprirgli proprio le "stanze in disordine" della vita, soprattutto la stanza delle intenzioni. Per chi lavoriamo e per che cosa lo facciamo? Per noi stessi o per Cristo, per la nostra gloria o per quella di Cristo? È il modo migliore per preparare in questo Avvento una culla accogliente a Cristo che viene a Natale".

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LA RIPRESA DEL DIALOGO CATTOLICO-ORTODOSSO

- Intervista  con padre Dimitrios Salachas -

 

Con la visita a Costantinopoli, in occasione della festa di Sant’Andrea il 30 novembre scorso, della delegazione cattolica, guidata dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani,  si sono gettate le basi per la ripresa del dialogo fra cattolici e ortodossi: si è infatti ricostituito, a questo scopo, il Comitato di coordinamento della Commissione mista. Giovanni Peduto ne ha parlato con uno dei membri del Comitato, padre Dimitrios Salachas, che è anche consultore del dicastero vaticano per l’unità dei cristiani:

 

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R. -  Ringraziamo il Signore che di nuovo questo dialogo storico tra le due Chiese, iniziato nel 1980, riprende dopo una pausa, possiamo dire un’interruzione, avvenuta nel 2000. Un’interruzione dovuta anche ai problemi che le Chiese ortodosse e cattoliche locali avevano. Comunque ora riprendiamo nella linea dell’iniziale piano di dialogo stabilito già nel 1980 a Patmos e poi a Rodi. Lo scopo è chiaro: dobbiamo arrivare alla piena comunione, a ristabilire la piena comunione sulle basi comuni. Il Comitato di coordinamento, che si è riunito dal 13 al 15 di questo mese qui a Roma, è composto da 10 cattolici e 10 ortodossi, 2 copresidenti, il cardinale Walter Kasper e il metropolita di Pergamo, Joannis Zizioulas. Quindi siamo in tutto una ventina. Questo dialogo riguarda quindi la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse nel loro insieme. In questo momento sono 16 le Chiese ortodosse, autonome, autocefale ma unite tra di loro e che fanno capo a Costantinopoli, le quali riprendono questo dialogo. Si è deciso che la prossima riunione plenaria sarà a Belgrado, in Serbia. La Commissione mista sarà ospitata dal Patriarcato ortodosso di Serbia dal 18 al 23 settembre prossimo. Il tema sarà quello che era stato già fissato nel 1990 ma che non si è potuto trattare perché sono sopraggiunte altre problematiche. Quindi affronteremo le conseguenze ecclesiologiche e canoniche della struttura sacramentale della Chiesa, specialmente il rapporto tra collegialità e autorità. Quindi lei comprende bene che ormai arriviamo al punto focale del dialogo, e cioè il ministero del vescovo di Roma nella comunione universale della Chiesa. Un problema che speriamo giunga ad una soluzione positiva.

 

D. –  Padre Salachas, lei accennava alle difficoltà insorte fra le Chiese cattoliche e ortodosse locali, che hanno portato alla sospensione dei lavori della Commissione mista che si era creata già nel 1980. Ora, il fatto che si riprende questo dialogo significa che queste difficoltà sono superate?

 

R. – Non sono superate, però saranno trattate in una nuova prospettiva. Ovviamente, come tutti sappiamo, queste difficoltà tra le Chiese ortodosse specialmente con le Chiese cattoliche orientali sono sorte dopo la caduta dei regimi. Non è che tutti i problemi dei rapporti in questi diversi Paesi del Centro Europa e dell’Europa dell’Est sono risolti, ma c’è stato un grande progresso nei rapporti fraterni. Il problema del cosiddetto “uniatismo” non sarà emarginato. Nell’ambito del tema generale della ‘coinonia’, della comunione delle Chiese, e nel trattare il tema di cui ho parlato, sicuramente due sono gli aspetti più particolari: il primato del Papa e, ovviamente, anche il problema delle Chiese cattoliche orientali, nella comunione delle Chiese. Certamente, speriamo di trovarci in un clima nuovo, ma il problema non può essere trascurato. Anche i nostri fratelli ci tengono a trattare questo argomento. Anche noi vogliamo trovare alla fine una soluzione comune.

 

D. - Benedetto XVI, sin dagli albori del suo Pontificato, fin dai primi giorni, ha detto che il cammino verso l’unità è prioritario. Pensa che ciò abbia inciso favorevolmente sull’atteggiamento delle Chiese ortodosse verso il dialogo con i cattolici?

 

R. – Sicuramente, perché il nuovo Pontificato ha dato una nuova speranza. Quando abbiamo avuto l’onore di essere stati tutti ricevuti dal Santo Padre, il copresidente ortodosso, il metropolita Joannis Zizioulas, ha rivolto una calda parola di saluto e ringraziamento al Santo Padre. Poi il Santo Padre, nella sua ispirata allocuzione, ci ha incoraggiato. Ha quasi tracciato anche una prospettiva di lavoro della Commissione mista, e il nostro Comitato di coordinamento siamo sicuri che sarà benedetto, appoggiato e sostenuto dal Santo Padre.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina un articolo dal titolo "La solidarietà con le vittime dello tsunami non si è fatta 'sistema' di rapporti internazionali": secondo i dati relativi al 2005 diffusi dal coordinatore delle Nazioni Unite per gli iuti umanitari Jan Egeland.

 

Servizio vaticano - Una pagina sul tema: "A Milano il XXVIII Inconro dei giovani europei promosso dalla Comunità di Taizé (28 dicembre-primo gennaio)".

 

Servizio estero - Afghanistan; Karzai: dal Parlamento un passo verso la pace.

 

Servizio culturale - Un articolo di Paolo Miccoli dal titolo "L'educazione estetica sostituisce la metafisica": un assurdo del pensiero postmoderno.

Per l' "Osservatore libri" un articolo di Mario Spinelli dal titolo "Povertà: la scelta di Dio per rivelarsi al mondo": l'"Apologia pauperum contra calumniatorem" nell'"opera omnia" di San Bonaventura.  

 

Servizio italiano - In primo piano le vicende della Banca d'Italia: si cerca un'intesa tra i poli dopo le dimissioni di Fazio.  

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 dicembre 2005

 

 

APPELLO AL GOVERNO DI GIACARTA DEL VESCOVO DELLA DIOCESI INDONESIANA

DI MANADO E DI ALTRI LEADER RELIGIOSI DEL PAESE PERCHÉ VENGA SOSPESA

LA PENA DI MORTE PER TRE CRISTIANI

- Intervista con Valeria Martano -

        

Il vescovo della diocesi indonesiana di Manado, Joseph Theodorus Suwatan, insieme ai rappresentanti delle comunità religiose musulmane e protestanti dell’isola di Sulawesi, ha chiesto la sospensione della pena di morte per tre cristiani. La condanna è stata disposta in seguito ad alcuni scontri verificatisi nel 2000 a Poso. Mons. Suwatan ha detto che i tre cristiani “non sono responsabili, ma solo vittime degli scontri”. La Comunità di Sant’Egidio ha voluto appoggiare l’appello lanciato dai diversi leader religiosi del Paese. Al microfono di Tiziana Campisi Valeria Martano, responsabile del Sud-Est asiatico, spiega qual è la realtà odierna nell’isola di Sulawesi.

 

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R. – L’isola di Sulawesi è un’isola in cui la percentuale di cristiani è un po’ più alta che in altre zone dell’Indonesia. Questo, a volte, ha aumentato la tensione. Mi pare che anche i capi religiosi, che hanno fatto questo appello in questi giorni, hanno voluto sottolineare che gli scontri interreligiosi che ci sono stati a Sulawesi, come in altre zone dell’Indonesia, vanno inseriti in un  problema di destabilizzazione e di scontri etnici. Sono anni di passaggio per l’Indonesia da un lungo regime più che trentennale, quello di Suharto, ad una situazione di democrazia. Ma questo passaggio è stato un passaggio molto difficile, molto complesso, anche perché l’Indonesia è un Paese molto grande, le etnie sono tantissime, ed ogni etnia è caratterizzata spesso anche da un’appartenenza religiosa. Questo tipo di scontri violentissimi, che ci sono stati e che talvolta riemergono in alcune zone dell’arcipelago indonesiano, sono in genere frutto di tensioni politiche, di gruppi che cercano anche di utilizzare la povertà della gente, per spingere ad azioni violente di cui sono scarsamente consapevoli. E questo riguarda i musulmani, i cristiani, gli indù…

 

D. – Oggi, in Indonesia, quale realtà sussiste nei rapporti fra cristiani e musulmani?

 

R. – Dal punto di vista dello Stato sono inquadrati in uno Stato che si considera multireligioso, fondato sul principio della “Pancasila” che sostiene l’equivalenza delle varie religioni nella fede nell’unico Dio. Quindi, ai cristiani è garantita la libertà di culto e di espressione. Questo, ovviamente, non è senza difficoltà, però, proprio perché stiamo parlando di un grande Paese di 200 milioni di abitanti ed oltre, e la Chiesa è una piccola minoranza. Quindi, questo chiaramente crea in alcune condizioni delle difficoltà. Esiste però anche nella cultura dell’islam indonesiano una grande forza, ed è espressa da queste grandi associazioni islamiche moderate, aperte al dialogo. 

 

D. – Leader cristiani e musulmani chiedono la sospensione della condanna a morte di tre cristiani. In che modo la comunità di Sant’Egidio sta sostenendo questa iniziativa?

 

R. – La omunità di Sant’Egidio è molto sensibile al tema della pena di morte e si è sempre battuta affinché la pena di morte venga cancellata perché la riteniamo qualcosa di contrario ai principi non soltanto cristiani, ma anche umani. Le comunità religiose indonesiane hanno saputo dal primo momento in cui si sono trovate in questa difficoltà di poter contare sull’appoggio morale, sul sostegno, sulla preghiera e anche sull’appoggio eventualmente materiale, qualora ce ne fosse bisogno, della omunità.

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L’ELEZIONE DELL’INDIO MORALES ALLA GUIDA DELLA BOLIVIA, ULTERIORE SEGNO

DEI CAMBIAMENTI POLITICI IN ATTO IN AMERICA LATINA

- Intervista con Roberto Da Rin -

        

L’elezione alla presidenza della Bolivia di Evo Morales, primo capo dello Stato di etnia india dell’America Latina, è solo l’ultimo tassello del cambiamento politico in atto in tutta la regione, che modifica sensibilmente i rapporti anche con la comunità internazionale, in particolare con gli Stati Uniti, storicamente influenti in tutta l’area. Qual è, dunque, il significato della scelta di Morales? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Roberto Da Rin, inviato del Sole 24 Ore esperto di America Latina:

 

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R. – In questo momento l’elezione di Evo Morales in America Latina si allinea ad altre presidenze. Si va profilando un asse di sinistra che potrebbe avere delle conseguenze positive e altre negative. Morales è leader dei cocaleros, i coltivatori di coca, e sostiene di voler combattere il narcotraffico, ma legittimare la coltivazione di coca che in Bolivia ha una storia secolare. Certamente le risorse naturali boliviane fino a questo punto non sono andate a vantaggio della popolazione. Se le risorse, con Morales, verranno distribuite in modo più equo e la nazionalizzazione del gas dovesse portare ad uno sviluppo e ad una crescita del Paese tutti saremmo contenti. Se invece si dovesse prendere una deriva populista in cui la coltivazione di coca di fatto poi non interrompe la filiera di produzione che arriva alla cocaina e al narcotraffico, allora nessuno potrebbe dire che l’elezione di Evo Morales ha consentito di migliorare le condizioni dei boliviani.

 

D. – Questa situazione nasconde un segnale che è quello della riduzione dell’influenza degli Stati Uniti su tutta la regione…

 

R. – Per certi versi si è già verificato. L’Argentina e il Brasile hanno saldato gran parte dei debiti che hanno contratto con il Fondo Monetario Internazionale. Questo mira a sottolineare la volontà di liberarsi sempre di più dal cappio del Nord America. Certamente ci può essere un’evoluzione positiva se si andrà verso un consolidamento degli accordi regionali latino-americani e un rafforzamento delle democrazie. Certo gli Stati Uniti hanno commesso degli errori enormi nella gestione della crisi argentina, per esempio, e di quella brasiliana nel 2001 e nel 2002, che ha avuto poi come strascico una recessione economica drammatica in Argentina. Madeleine Albright, ex segretario di Stato, poco tempo fa ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno commesso errori imperdonabili nei confronti di gran parte dei popoli latino-americani, riferendosi in particolare alla complicità con il Cile ai tempi del golpe di Pinochet. Non ha negato che in molti altri casi non abbiano certamente incentivato i processi democratici in America Latina. Non potranno essere commessi altri errori. L’influenza, quindi, degli Stati Uniti potrà essere positiva se si riuscirà ad instaurare un nuovo rapporto.

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PRESENTATA LA 38.MA EDIZIONE DELLA MARCIA DELLA PACE CHE SI TERRA’ A TRENTO IL PROSSIMO 31 DICEMBRE

- Gli interventi di mons. Luigi Bressan, mons. Tommaso Valentinetti e

mons. Arrigo Miglio -

 

“Nella verità la pace”. Così il tema della 38esima Marcia per la pace che si terrà a Trento il prossimo 31 dicembre. Ieri la conferenza stampa di presentazione dell’evento presso la nostra emittente. Gli organizzatori: la Commissione CEI per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace; Pax Christi; Caritas Italiana e la Diocesi di Trento, hanno rimarcato la centralità del messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace del prossimo primo gennaio. Massimiliano Menichetti.

 

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Trento città ponte contro ogni violenza. E’ la sfida lanciata dalla 38.ma marcia per la pace. Centrale, ha detto mons. Luigi Bressan arcivescovo di Trento, l’azione della Chiesa “per sensibilizzare credenti e non sui temi della convivenza solidale tra i popoli e per invocare da Dio il dono della pace”:

 

“Ponte certamente fra due culture. Una città e una diocesi che può contare oltre 400 missionari in attività nel mondo. E pensiamo che anche questi siano dei ponti e costruttori di pace. Ma certamente la ricorrenza era anche i 90 anni dall’inizio del conflitto Italia-Austria, momento di riconciliazione, di affermare questo, e certamente di guardare avanti alla costruzione dell’Europa”.

 

Ripercorsa la storia della Marcia dal 1968 quando si tenne a Sotto il Monte, su invito di Papa Paolo VI, fino ad arrivare a Trento 2006. Ma cosa c’è di diverso oggi? Mons Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne e presidente di Pax Cristi Italia:

 

“C’è intanto uno scenario internazionale profondamente mutato. Ci sono molti conflitti in atto, che certamente stanno segnando gravemente la vita di tante comunità e di tante nazioni. E c’è forse un desiderio maggiore da parte dell’umanità di affermare fortemente che la pace è un valore inalienabile, un impegno concreto”.

 

Un’iniziativa che di fatto è un pellegrinaggio nazionale per meditare, pregare e sviluppare il tema del messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace del primo gennaio che quest’anno ha per titolo “Nella verità la pace”. Un testo ha ribadito il vescovo di Ivrea mons. Arrigo Miglio presidente della Commissione episcopale della CEI per i problemi sociali che lega la pace all’uomo e l’uomo a Cristo unica via verso la verità dell’esistenza:

 

“Il Santo Padre ci invita a guardare dentro noi stessi e a riconoscere i rischi di menzogna, che ci portiamo dentro, e che rischiano di falsare tutto il discorso sulla pace. Di solito quando si parla dei problemi della giustizia e della pace siamo più propensi a guardare le situazioni di ingiustizia nel mondo, nei vari continenti. In questo messaggio ho trovato interessante questo invito a guardare anche lontano come fa il messaggio, ma a guardare anche vicino, cominciando dentro di noi a vedere le contraddizioni che ci portiamo dentro, proprio perchè queste sono le basi per una vera cultura della pace”. 

 

         Articolato il programma dell’evento che prenderà avvio nel pomeriggio, alle 17, dal Palazzetto dello Sport di Gardolo, a Trento Nord con la presentazione e il saluto di mons. Bressan, e dal responsabile area internazionale della Caritas Italiana, Beccegato. Quindi la preghiera e la meditazione sul messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace, a cura di mons. Miglio e la proiezione di un video sulla Prima Guerra Mondiale. Dopo ci saranno testimonianze e dibattiti sui conflitti dimenticati e quelli attuali, alle 20 partirà la fiaccolata di 5 km fino alla Cattedrale di Trento, quindi la celebrazione eucaristica.

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LE BAMBINE DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI SCRIVONO UN LIBRO

PER RIPORTARE GESU’ AL CENTRO DEL NATALE

 

- Intervista con Lucia Velardi -

 

Leggende di Natale, racconti di un tempo, ma soprattutto storie vere, dei nostri giorni. Sono quelle delle bambine del Movimento dei Focolari che per ricordare agli adulti il vero significato delle festività natalizie raccontano la storia di Gesù per le strade. Ne è nato un libro dal titolo “Hanno sloggiato Gesù. Riportiamo il bambino al centro del Natale”. Sentiamo Tiziana Campisi.

 

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(Musica)

 

Ormai Gesù pare sia stato fatto sloggiare dal Natale, ma loro hanno voluto farLo tornare protagonista. Ogni anno centinaia di bambine del Movimento dei Focolari, di età compresa fra i 4 e gli 8 anni, le Gen 4, nelle piazze e nelle strade di tutto il mondo, offrono alle migliaia di persone in corsa per i regali piccoli Gesù Bambino di gesso. In cambio chiedono a chi può delle offerte per raccogliere fondi da destinare ai poveri. Le storie vissute da queste bambine che vogliono ricordare alla gente il significato vero della Natività sono finite nel libro “Hanno sloggiato Gesù”, pubblicato da Città Nuova, che raccoglie anche racconti sul Natale, leggende e tradizioni. Ma che cosa insegnano i bambini agli adulti? Ci risponde Lucia Velardi, curatrice del libro:

 

R. – Insegnano la profondità dell’amore, insegnano il candore dell’amore, perché in questa operazione che loro portano avanti sfidano il freddo, sfidano l’indifferenza con un sorriso che, appunto, nasce dal loro candore. Avvicinano tutti, chiedendo: “Ti vuoi portare a casa Gesù?”. Praticamente aprono questa finestra inedita sul Natale.

 

E abbiamo chiesto alle Gen 4 perché portare Gesù Bambino per le strade?

 

R. – Perchè ci sono persone che non conoscono Gesù Bambino e allora lo portiamo per le strade per farLo conoscere.

 

E così le Gen 4 spiegano lo scopo della loro iniziativa…

 

R. – Prima vendiamo i Gesù bambini e poi i soldi li mandiamo a Chiara Lubich, che li dà ai poveri.

 

E questa bambina pensa anche ai suoi coetanei e dei fondi raccolti dice…

 

R. – Li diamo ai bambini poveri, quelli meno fortunati di noi, che così si possono comprare vestiti, scarpe … possono comprarsi da mangiare e possono andare a scuola.

 

D. – Quando tu offri un Gesù Bambino che cosa ti rispondono?

 

R. – Certe persone mi dicono: “No, mi dispiace non ho i soldi”. Invece altre lo prendono.

 

         E con gli indifferenti come si comportano le Gen 4?

 

R. – Prego per queste persone che non vogliono ascoltare noi bambine e bambini.

 

(Musica)

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CHIESA E SOCIETA’

20 dicembre 2005

 

 

 

 

 

 

 

MAI COSI’ TANTI POVERI E DISOCCUPATI IN AFRICA: LA COMMISSIONE ECONOMICA ONU SOTTOLINEA LA CRESCITA ECONOMICA DEL CONTINENTE SPIEGANDO CHE

NON VA A VANTAGGIO DELLA GENTE

 

ADDIS ABEBA. = In Africa poveri e disoccupati non sono mai stati così tanti. Il drammatico dato emerge dal rapporto della Commissione economica dell'Onu per l’Africa (Eca), che ha sede  ad Addis Abeba. Secondo il rapporto, nonostante la crescita economica del 5,2% registrata in Africa nel 2005, “le persone beneficiano solo in minima parte dei miglioramenti economici”, perché “restano appannaggio delle grandi realtà produttive”. Inoltre lo studio, intitolato  “Meeting the Challenges of Unemployment and Poverty in Africa” e ripreso dall’agenzia missionaria MISNA,  sottolinea che  “solo pochi Paesi in Africa hanno conosciuto una crescita sostenuta nel corso degli anni, sebbene molti siano sulla buona strada”. (F.S.)

 

 

PROTESTE A DIVERSI LIVELLI PER IL PROGETTO USA

DI UN MURO AL CONFINE CON IL MESSICO: IL PRIMATE MESSICANO, CARDINALE RIVERA CARRERA, CHIEDE ‘PONTI’  E COERENZA CON LA GLOBALIZZAZIONE

 

MESSICO. = Il progetto statunitense per la costruzione di un muro al confine con il Messico, per frenare l’immigrazione clandestina, suscita nuove critiche da parte di vari settori politici e sociali del Paese, incluso il governo. Il cardinale Norberto Rivera Carrera, primate della Chiesa messicana, sottolinea che “gli Stati Uniti dovrebbero piuttosto stendere ponti e se proclamano la globalizzazione devono essere coerenti”. Da parte sua, il presidente del Messico, Vicente Fox, parla di “un pessimo segnale da parte di Washington verso un Paese che si professa democratico”. Inoltre, affermando che non dovrebbe esistere “una simile separazione nelle relazioni tra Messico e USA”, Fox aggiunge che “muri del secolo scorso  sono stati abbattuti dagli stessi cittadini in cerca di libertà e democrazia”.  Ricordiamo che l’iniziativa di legge recentemente approvata dalla Camera americana prevede la realizzazione di una muraglia lungo la frontiera tra Stati Uniti e Messico e converte in reato l’ingresso illegale nel territorio nazionale. Critiche vengono anche dalla ‘Confederación nacional campesina’, affiliata al ‘Partido revolucionario institucional’, che è oggi all’opposizione dopo 71 anni di governo senza interruzioni. Queste forze politiche sottolineano che “cinque milioni di contadini messicani potrebbero emigrare in USA nel 2006 a fronte di una diminuzione del 47% dei posti di lavoro nel settore rurale”. Va detto che, secondo statistiche ufficiali, ogni anno un milione di clandestini, provenienti da diversi Paesi dell’America Latina, attraversano il confine con gli Stati Uniti. Centinaia muoiono durante il percorso per lo più travolti dalle acque del Rio Bravo o nel deserto dell’Arizona. (F.S.)

 

 

LA CINA AL SESTO POSTO AL MONDO, PRIMA DELL’ITALIA, PER CRESCITA ECONOMICA:

E’ QUANTO EMERGE DA NUOVE RILEVAZIONI, MENTRE L’ONU SOTTOLINEA CHE PROPRIO IN CINA IL DIVARIO DI REDDITI TRA CITTA’ E CAMPAGNA E’ IL PIU’ ALTO AL MONDO

 

PECHINO. = Secondo la nuova valutazione, la crescita dell'economia cinese  nel 2004 ha superato quella italiana diventando la sesta del mondo. Inoltre, guardando al 2005 si scopre che la Cina potrebbe superare anche Francia e Regno Unito e sarebbe oggi la quarta del mondo dopo quelle di USA, Giappone e Germania. E’ quanto sottolineano diversi economisti considerando le variazioni nei tassi di cambio e i tassi di crescita dell’anno che si sta chiudendo. Per quanto riguarda il 2004, invece, i dati sono stati annunciati ufficialmente oggi a Pechino da Li Deshui, capo dell'Ufficio nazionale di  statistica. Si tratta di calcoli più corretti rispetto a quelli annunciati in precedenza, frutto di un miglioramento dei sistemi di rilevazione e di calcolo. Al centro di tutto c’è il  Prodotto Interno Lordo, che in Cina nel 2004 è stato pari a 15.987 trilioni di yuan, cioè il 16,8 per cento in  più di quanto si era ritenuto fino ad oggi. Intanto, di Cina parla il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite nel rapporto del 2005. Si tratta di uno studio, intitolato “Sviluppo umano in Cina”, che lancia un allarme sul grave divario di redditi tra città e campagna: le disuguaglianze si sono praticamente raddoppiate dal 1980. Oggi, il 10% più ricco della popolazione dispone del 41% della ricchezza nazionale. (F.S.)

 

 

PROMUOVERE I DIRITTI UMANI E PROTEGGERE I RIFUGIATI:

QUESTE LE RACCOMANDAZIONI DELLE CHIESE EUROPEE RIUNITE

NEI GIORNI SCORSI A GINEVRA

 

GINEVRA. = Promuovere i diritti umani e religiosi e proteggere gli immigrati: queste le due dichiarazioni approvate dal presidio della Conferenza delle Chiese Europee (Kek/Cec), riunitosi nei giorni scorsi a Ginevra e centrato sul tema della libertà religiosa e delle migrazioni. In una nota diffusa oggi dal Sir-,Servizio Informazione Religiosa della CEI, si esprime preoccupazione per “la questione delle restituzione delle proprietà ecclesiastiche confiscate, la riapertura dei luoghi di culto e l’educazione religiosa” in Paesi come Albania, Serbia-Montenegro e Turchia. Per questo, le Chiese europee chiedono ai governi di queste nazioni “di promuovere i diritti umani e religiosi e di fare ogni sforzo affinché i luoghi di culto confiscati durante il regime comunista” vengano restituiti ai fedeli. Ai Paesi dell’UE, invece, l’invito a ratificare la Convenzione internazionale sui diritti dei lavoratori immigrati. Facendo riferimento, infatti, ai recenti tragici eventi di Ceuta e Melilla e alle rivolte nelle banlieue francesi, le Chiese europee sottolineano la necessità di proteggere i rifugiati e di difendere un approccio umano per le politiche migratorie. (I.P.)

 

 

INDAGARE DI PIU’ SUL SETTORE DELLE ARMI, DI CUI L’ITALIA E’ TRA I MAGGIORI

PRODUTTORI: LO CHIEDE IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ITALIANA DELL’UNESCO.

 

ITALIA. = Indagare di più  sul settore della produzione e vendita delle armi, che  vede l'Italia tra i maggiori Paesi produttori. E' l'appello lanciato dal presidente della Commissione  italiana dell'Unesco, Giovanni Pugliesi, il quale ha ricordato  come sia impossibile portare avanti una politica di sviluppo  sostenibile se al contempo si sostiene una politica delle armi e  della guerra. L’occasione è stata ieri la presentazione  delle iniziative per il Decennio  dell'Educazione allo Sviluppo Sostenibile, proclamato dalle  Nazioni Unite e promosso dall'UNESCO per il periodo 2005-2014.  “E' chiaro - ha detto Pugliesi - che l'industria delle armi ha interesse a vendere il prodotto che produce e il mercato di riferimento è poi quello della guerra, della guerriglia e del terrorismo''. E, secondo il responsabile UNESCO, “la politica di sviluppo sostenibile e la politica sostenuta di produzione delle armi  confliggono in modo inconciliabile''. Pugliesi ha rivolto un duplice appello, ai mass media e al mondo politico: alla stampa, perché si parli di più del problema; alle autorità,  perché lo si metta  “un po' sotto controllo”. A proposito del decennio di Sviluppo sostenibile, Pugliesi ha spiegato che si tratta di promuovere  uno  sviluppo durevole di cui possano beneficiare  tutte le popolazioni del pianeta, presenti e future, e in cui le  tutele di natura sociale quali la lotta alla povertà, la  protezione dei diritti umani e della salute si integrino con  quelle ambientali di conservazione delle risorse, trovando  sostegno reciproco''. (F.S.)

 

 

NEL NORD DELLA  CECENIA  CONTINUA L’ALLARME PER AVVELENAMENTO DI BAMBINI. SCOPERTI 8 NUOVI CASI. IN ARRIVO UN LABORATORIO MOBILE

 

MOSCA. = Sei bambini, un docente e una bidella sono le nuove vittime dei misteriosi avvelenamenti che hanno colpito, dai giorni scorsi, il distretto di Shelkovskoi, nel nord della Cecenia. Dopo i circa 30 casi registrati in precedenza, oggi ci sono stati altri 8 ricoveri, fra cui due bambini in gravi condizioni. Ancora sconosciute le cause dell’epidemia che provoca cefalea, asfissia e svenimenti: secondo le autorità, si potrebbe trattare di un gas. Escluso l’avvelenamento alimentare. Nel distretto è stato inviato un laboratorio tossicologico mobile, mentre la procura cecena ha aperto un’indagine contro ignoti. (I.P.)

 

 

DARFUR: APPELLO DELL’UNICEF PER UNA SOLUZIONE DEFINITIVA DELLA CRISI. A RISCHIO IL FUTURO DI 3 MILIONI DI BAMBINI

 

LONDRA. = Sono 3 milioni i bambini a rischio nel Darfur, a causa della guerra civile che da anni devasta il Paese. Questo l’allarme lanciato dall’UNICEF, affinché si trovi una soluzione definitiva alla crisi. “Più di un milione di ragazzi impiegati in guerra – sottolinea Ted Chaiban, responsabile dell’UNICEF in Sudan – sono minori di 18 anni, mentre 320 mila hanno meno di 5 anni”. Inoltre, circa 3 milioni di bambini vivono nei campi, in zone devastate dalla povertà e inaccessibili agli aiuti umanitari. Per il 2006, l’Unicef ha richiesto “un finanziamento di 89 milioni di dollari per l’emergenza Darfur - continua Chaiban - ma ne ha ricevuti pochissimi. Le risorse attuali basteranno solo per coprire i mesi di gennaio e febbraio”. (I.P.)

 

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24 ORE NEL MONDO

20 dicembre 2005

 

- A cura di Alessandro Gisotti -

        

Alta tensione stamani a Betlemme: miliziani palestinesi hanno occupato per un'ora il municipio della cittadina cisgiordana e, armi in pugno, hanno cacciato i dipendenti dall'edificio, interrompendo i preparativi per il Natale. I miliziani delle Brigate dei Martiri di al Aqsa - una ventina - chiedevano soldi e lavoro. I miliziani, che chiedevano all'Autorità nazionale palestinese di dare lavoro a 300 militanti del movimento, hanno lasciato l'edificio quando il governatore di Betlemme si e' impegnato a occuparsi delle loro richieste. Per una testimonianza su quanto accaduto, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente in Terra Santa, padre Ibrahim Faltas, già custode della Basilica della Natività:

 

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R. - Abbiamo vissuto molto male, soprattutto perché in questi giorni a Betlemme, c’è l’arrivo dei pellegrini. Abbiamo ricevuto molte telefonate da fuori. La gente adesso ha paura che accada qualcosa di brutto, soprattutto in questi giorni… hanno scelto un momento molto sbagliato per fare queste cose.

 

D. – Padre, queste manifestazioni sono il segno di una fase di grande incertezza per il popolo palestinese?

 

R. – Si, veramente bisogna finire con tutte queste cose perché non si può sempre continuare così. In ogni momento, un gruppo fa queste cose davanti tutto il mondo, a Betlemme, dove adesso stanno per arrivare tutti.

 

D. – Quale appello si sente di fare ai pellegrini, ai fedeli che si stanno mettendo in cammino per venire a Betlemme a celebrare il Santo Natale?

 

R. – Io dico a tutti che non devono avere paura. Devono venire ugualmente, i pellegrini, perché il problema si è risolto presto è perché i miliziani hanno capito che non era una cosa giusta per Betlemme, soprattutto ora che è in attesa di migliaia di pellegrini.

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 Ancora in Medio Oriente, l'ictus subito da Ariel Sharon domenica sera non avrà alcun influenza sul lavoro del premier israeliano. Lo ha assicurato lo stesso Sharon, lasciando l'ospedale in cui e' stato ricoverato per due giorni in seguito a un lieve colpo apoplettico. Intanto, l'ex premier Benyamin Netanyahu è tornato la scorsa notte alla guida del Likud con un successo molto netto, secondo dati divulgati stamani dal suo partito. Netanyahu ha ottenuto il 44,4 per cento dei voti degli iscritti al Likud.

 

 In Iraq, i sunniti contestano il risultato del voto del 15 dicembre, che nella provincia di Baghdad assegnerebbe il 58 per cento delle preferenze agli sciiti dell'Alleanza degli iracheni uniti e il 18,6 per cento al Fronte di concordia nazionale. Intanto, mentre anche nelle ultime ore si registrano episodi di violenza, ieri sera il presidente americano, Bush, ha affermato nella conferenza stampa di fine anno che la guerra in Iraq non è stata un errore. Il nostro servizio:

 

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“Contestiamo i risultati annunciati dalla Commissione elettorale, se non farà giustizia alle altre liste, chiederemo nuove elezioni”, è quanto affermato stamani da Adnan al-Dulaimi, uno dei leader sunniti del Fronte di concordia nazionale. Una richiesta, peraltro, già respinta dai funzionari della commissione elettorale. Problemi dunque sul fronte politico interno. Dal canto suo, il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato che la guerra all'Iraq non è stata un errore, ma una decisione giusta. Bush si è inoltre dichiarato ottimista sul futuro dell’Iraq. Il difficile cammino verso la normalizzazione democratica si presenta, però, irto di ostacoli. Ieri, un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco con mitra contro un minibus su cui viaggiavano 12 persone della stessa famiglia: 4 donne sono rimaste uccise e altre 4 persone, tre donne e una bimba di 2 anni ferite. Il gruppo familiare sunnita si stava recando ad una festa di nozze a Baquba, citta a 60 km nord-est di Baghdad. Poco fa, invece, fonti diplomatiche di Amman hanno reso noto che è stato rapito l'autista dell'ambasciatore di Giordania in Iraq. Da ultimo, sul fronte economico, il ministro del Petrolio iracheno, Ibrahim al Ulum, minaccia di dimettersi, qualora il governo non ritiri l'annunciata decisione di alzare il prezzo della benzina. A Bassora, la polizia ha sparato in aria per disperdere i manifestanti che si erano radunati contro il caro-petrolio.

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Grande risonanza sulla stampa e negli ambienti economici di tutto il mondo alle dimissioni annunciate ieri dal governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio. Indagato nell’ambito della scalata ad Antonveneta, Fazio è con ogni probabilità l’ultimo governatore nominato con mandato a vita. L’esecutivo sta infatti mettendo a punto proprio in queste ore le nuove norme su mandato e poteri del numero uno della Banca d’Italia, che saranno contenute sotto forma di emendamenti nella legge sul risparmio che il governo intende far approvare dal Parlamento entro Natale. Servizio di Giampiero Guadagni.

 

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Il passo indietro c’è stato. Come ha fatto sapere lo stesso Fazio, la decisione è stata presa con tranquilla coscienza per riportare serenità nel superiore interesse del Paese. Qualcuno, come il premier Berlusconi, ha parlato di gesto di grande serietà e responsabilità. Qualcun altro, come il leader dell’Unione Prodi, di atto dovuto e atteso da gran tempo. Ma come ha ricordato ieri il presidente della Camera Casini, prima ancora delle persone vengono le regole. E dalle nuove regole potrebbe arrivare la vera svolta per il sistema bancario italiano soprattutto nel rapporto con gli investitori. Il Consiglio dei ministri di oggi vara la legge sul risparmio, attesissima soprattutto dopo i gravi scandali finanziari che hanno colpito centinaia di migliaia di risparmiatori italiani, a partire dai fallimenti Cirio e Parmalat, fino all’attuale vicenda della scalata Antonveneta, per la quale è indagato lo stesso Fazio che avrebbe favorito operazioni illecite dell’ex amministratore delegato della banca popolare italiana, Gianpiero Fiorani, agli arresti dalla settimana scorsa. Fazio ha sempre assicurato su la correttezza dei propri comportamenti. E nella nota ufficiale di ieri, Bankitalia ha ricordato i risultati centrati dal ’93 ad oggi, cioè da quando Fazio prese il posto di Ciampi, con il contributo decisivo ad abbattere l’inflazione consentendo l’ingresso dell’Italia nell’Unione monetaria. Poi l’opera di ristrutturazione del sistema bancario, che si è ampiamente privatizzato ed aperto alla concorrenza, pur nella difesa dell’italianità delle banche. Infine, la sottolineatura del richiamo costante da parte di Fazio al valore della solidarietà anche in economia. Ora, l’istituto di Via Nazionale volta pagina. Centrodestra e centrosinistra sembrano concordare sulla necessità di trovare insieme il successore. Tra i candidati circola il nome dell’ex commissario europeo alla concorrenza, Mario Monti.

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Tre militari italiani della forza di pace in Afghanistan sono rimasti feriti in modo non grave per un’esplosione avvenuta ad Herat. I soldati stavano scortando un convoglio umanitario, quando sono stati raggiunti da un'auto che ha tentato di tamponare il loro mezzo ed poi è esplosa. L'attacco, rivendicato dai talebani, avviene all’indomani della prima storica seduta del Parlamento afghano, dopo 30 anni.

A Londra, la polizia ha annunciato di aver arrestato un uomo che sarebbe implicato nei falliti attentati terroristici del 21 luglio scorso. Il presunto terrorista è stato arrestato appena sceso da un aereo proveniente dall’Etiopia.

 

 L'accordo raggiunto dai 25 membri dell’Unione Europea sulle prospettive finanziarie ha fatto capire a tutti che l'Europa ha “davvero bisogno di un bilancio seriamente riformato per il futuro”. Lo ha affermato il premier britannico Tony Blair, intervenendo al Parlamento europeo. Blair, in apertura del suo discorso ha reso omaggio al ruolo “importante” svolto dal premier lussemburghese, Jean  Claude Juncker, che ha messo “le fondamenta” per l'accordo raggiunto venerdì notte.

 

E l’Unione Europea rafforza l’impegno diplomatico per risolvere la questione del nucleare iraniano: i rappresentanti di Gran Bretagna, Francia e Germania incontrano oggi a Vienna autorità iraniane per discutere del programma nucleare di Teheran. Lo ha reso noto la portavoce dell'Alto rappresentante dell’Unione Europea, Cristina Gallach. “I colloqui sul nucleare riprenderanno discretamente - ha affermato - a livello dei direttori politici”. Intanto, secondo la stampa araba, il presidente iraniano, l'ultraconservatore Ahmadinejad, sarebbe uscito illeso da un attentato, la scorsa settimana.

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