RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 352  - Testo della trasmissione di domenica 18 dicembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nella sua prima visita parrocchiale a Roma, il Papa parla del vero significato del Natale: la gioia di avere Dio vicino

 

Lasciamoci contagiare dal “silenzio” di San Giuseppe per prepararci al Natale: così il Papa all’Angelus ricorda il padre putativo di Gesù, “uomo giusto”, di cui era devoto Giovanni Paolo II

 

Un grande albero di Natale, donato dalla regione dell’Alta Austria, illumina da ieri sera Piazza San Pietro

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Accordo di massima al WTO. Da parte sua, la delegazione della Santa Sede ha raccomandato il bene comune dell’intera famiglia umana

 

“La migrazione internazionale è un attributo fondamentale del nostro mondo”: così, il segretario generale dell’ONU nell’odierna Giornata mondiale dei migranti. Intervista con Peter Schatzer

 

Al di là della questione del nucleare, si parla poco della realtà della Corea del Nord, dove 22 milioni di persone vivono isolati dal resto del mondo: con noi Luca D’Ammora, Geri Morellini, Bernardo Cervellera e Barbara Cori

 

“Le cronache di Narnia. Il leone, la strega e l’armadio”. Un film fantastico per bambini e  per adulti che racchiude riferimenti al cristianesimo

 

CHIESA E SOCIETA’:

Referendum costituzionale nella Repubblica democratica del Congo

 

I vescovi cattolici dell’Arizona, profondamente rattristati per le sofferenze che subiscono gli immigrati messicani, chiedono nuove forme per accoglierli ed integrarli nelle comunità

 

Promossa dalla Chiesa brasiliana la campagna di Fraternità 2006

 

Amnesty International festeggia le Giornate di Amnesty 2005 a sostegno dei diritti umani e delle donne nigeriane in particolare

 

Fuga di cervelli di massa dall’America Latina

 

24 ORE NEL MONDO:

La Macedonia è ufficialmente Paese candidato ad aderire all’Unione europea: la decisione a conclusione del Consiglio europeo - Una decina di vittime in diversi attacchi in Iraq, mentre si lanciano appelli alla collaborazione tra sciiti e sunniti

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

18 dicembre 2005

 

 

NELLA SUA PRIMA VISITA PARROCCHIALE A ROMA,

IL PAPA PARLA DEL VERO SIGNIFICATO DEL NATALE:

 LA GIOIA DI AVERE DIO VICINO

                                                

Un incontro affettuoso con i fedeli quello di Benedetto XVI, questa mattina a Roma, nella parrocchia di Santa Maria Consolatrice. E’ la prima ad essere visitata dal Papa nella capitale. Ne era stato cardinale titolare per 16 anni, dal 1977 al 1993. A dargli il benvenuto sul sagrato della chiesa, insieme a migliaia di persone, il cardinale vicario Camillo Ruini e il vicegerente e vescovo ausiliare per il settore est della diocesi di Roma Luigi Moretti. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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(Musica)

 

E’ accolto da numerosi fedeli Benedetto XVI nel quartiere romano di Casalbertone. I saluti convenevoli, poi il Papa si dirige subito verso quanti sono accalcati alle transenne. Stringe le mani di tante persone, accarezza i bambini. E’ poi il parroco, Enrico Pomili, a dargli il benvenuto e a presentargli la realtà parrocchiale:

 

“Anche nella nostra piccola realtà, nonostante l’impegno profuso quotidianamente, viviamo i segni dei tempi, non sempre positivi, e caratterizzati da un processo di scristianizzazione. Abbiamo quindi la necessità di riscoprire la nostra fede con una conoscenza più approfondita del Vangelo”.

 

E nell’omelia la risposta di Benedetto XVI non si fa attendere: è una grande lezione biblica quella che a braccio il Pontefice articola in tre momenti commentando l’annuncio dell’angelo Gabriele a Maria. Sceglie anzitutto il saluto alla Vergine, in greco kaire:

 

“Significa di per sé ‘gioisci’, ‘rallegrati’. Solo con questo dialogo dell’Angelo con Maria comincia realmente il Nuovo Testamento. Così possiamo dire che la prima parola del Nuovo Testamento è ‘gioisci’, ‘rallegrati’, è ‘gioia’”.

 

Servono poche parole al Papa per far comprendere che questo Dio fattosi carne è il Dio vero:

 

“Dio è vicino a noi, così vicino che si fa bambino”.

 

E se il mondo di oggi è dominato da paure ed incertezze è la gioia di questo Dio vicino all’uomo a spazzarle via, una gioia profonda che cambia la vita:

 

“La gioia è il vero dono di Natale, non i costosi doni che costano tempo e soldi, ma la gioia. E la gioia possiamo comunicarla in modo semplice: con un sorriso, con un gesto buono, con un piccolo aiuto, con un perdono”.

 

Il secondo commento è sull’espressione “non temere”. L’angelo rassicura Maria sul compito che Dio le ha affidato e Benedetto XVI guarda all’uomo di oggi:

 

Questo nostro mondo è un mondo di paure: paura della miseria e delle povertà, paura delle malattie, delle sofferenze, paura della solitudine, paura della morte. Possiamo cadere, ma alla fine cadiamo nelle mani di Dio. E le mani di Dio sono buone mani”.

 

Infine il sì di Maria: “Eccomi, sono la serva del Signore…”. E’ come dire sia fatta la tua volontà, Signore, chiarisce il Papa:

 

“Maria dice sì alla volontà grande, apparentemente troppo grande, per un uomo. Questo sì che appare talvolta così difficile. Vogliamo preferire la nostra volontà”.

 

Quindi Benedetto XVI ha concluso la sua omelia spiegando che cosa significa fare la volontà di Dio:

 

“Appare inizialmente come un peso quasi insopportabile, un giogo non da portare, ma in realtà non è un peso la volontà di Dio. La volontà di Dio ci dona ali per volare in alto”.

 

(musica)

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LASCIAMOCI CONTAGIARE DAL SILENZIO DI San Giuseppe PER PREPARARCI

AL NATALE: COSI’ IL Papa all’Angelus DELL’ULTIMA DOMENICA DI AVVENTO

 RICORDA il padre putativo di gesu’, “l’uomo giusto”,

di cui era molto devoto giovanni paolo ii

 

Negli ultimi giorni dell’Avvento, Benedetto XVI richiama i fedeli a contemplare in modo speciale la Vergine Maria e San Giuseppe, che – afferma - “hanno vissuto con intensità unica il tempo dell’attesa e della preparazione della nascita di Gesù. E al padre putativo di Gesù dedica la sua riflessione all’Angelus, celebrato nella Piazza San Pietro piena di gente e assolata. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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“Lasciamoci “contagiare” dal silenzio di San Giuseppe. Così il Papa invita al raccoglimento e all’ascolto della voce di Dio in occasione del Natale, che definisce grande mistero della fede. Di silenzio – sottolinea – “abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso”. Ricorda così la figura del padre putativo di Gesù:

 

“Egli è modello dell’uomo “giusto” (Mt 1,19), che in perfetta sintonia con la sua sposa accoglie il Figlio di Dio fatto uomo e veglia sulla sua crescita umana”.

 

E Benedetto XVI parla della particolare attitudine alla meditazione e contemplazione di San Giuseppe ricordando che Giovanni Paolo II, che al santo era molto devoto, l’ha messa in luce nella sua Esortazione apostolica Redemptoris Custos. Un silenzio – spiega il Papa ricordando la riflessione del predecessore – che è intessuto di preghiera costante: preghiera di benedizione, di adorazione e di affidamento. E che è unito ad una “totale disponibilità ai voleri divini”. E aggiunge:

 

“Non si esagera se si pensa che proprio dal “padre” Giuseppe Gesù abbia appreso – sul piano umano – quella robusta interiorità che è presupposto dell’autentica giustizia, la “giustizia superiore”, che Egli un giorno insegnerà ai suoi discepoli (cfr Mt 5,20)”.

 

Benedetto XVI spiega che la pagina evangelica odierna  di san Luca presenta la Vergine Maria come “sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe” (Lc 1,27), ma che è l’evangelista Matteo a dare “maggior risalto” al padre putativo di Gesù, sottolineando che, per suo tramite, il Bambino risultava legalmente inserito nella discendenza davidica e realizzava così le Scritture, nelle quali il Messia era profetizzato come “figlio di Davide”.

 

L’invito al raccoglimento si fa anche invito a “stabilire una sorta di colloquio spirituale con san Giuseppe” perché - aggiunge il Papa – ci aiuti a vivere in pienezza il Natale.

 

         Al momento dei saluti torna, nelle diverse lingue, l’esortazione a prepararsi al Natale. In francese, l’invito ad “aprire il cuore a Cristo”; in inglese, la benedizione per questi ultimi giorni di Avvento; in spagnolo l’augurio che l’avvicinarsi della natività aiuti a rinnovare le promesse cristiane; in polacco, la speranza che i cuori di tutti siano pronti ad accogliere Cristo. In italiano, un saluto particolare ai pellegrini provenienti da varie parti d’Italia, in particolare ai rappresentanti dell’Associazione Per una speranza in più, di Verona, e agli organizzatori del Presepe itinerante per aiutare chi soffre. E un “pensiero affettuoso” agli allievi delle Scuole di Calcio del Settore Giovanile Scolastico della Federazione Italiana Gioco Calcio (FIGC): per loro, l’augurio che lo sport sia “palestra” di vera preparazione alla vita.

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Un grande albero di Natale, donato dalla regione dell’Alta Austria,

illumina da ieri sera Piazza San Pietro

 

E ieri sera a Piazza San Pietro è avvenuta la suggestiva cerimonia dell’accensione dell’Albero di Natale alla presenza del primo ministro della regione dell’Alta Austria, Josef Puhringer e di mons. Ludwig Schwarz, vescovo di Linz. Il primo ministro, Puringher, ha ricordato che questo grande abete celebra il cinquantesimo anniversario del trattato di pace avvenuto nel 1955 tra l’Austria e i Paesi vincitori della Seconda Guerra Mondiale. Il servizio di Marina Tomarro.

 

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Un grande albero di Natale, donato dalla regione dell’Alta Austria, illumina da ieri sera Piazza San Pietro. Un simbolo di pace, pegno del grande affetto che gli austriaci nutrono per Benedetto XVI. Ludwig Schwarz, vescovo della diocesi di Linz:

 

“Noi tutti aspettiamo il Redentore del mondo. L’albero di Natale con il suo verde, con i rami, con le luci accese, è un segno di speranza, un segno di incoraggiamento, un segno di gioia”.

 

L’accensione dell’albero è stata accompagnata da un coro che ha eseguito alcuni canti natalizi della tradizione austriaca. Ma ascoltiamo l’intervento del cardinale Edmund Szoka, presidente del Governatorato della Città del Vaticano, presente alla suggestiva cerimonia:

 

“Nella forza di questo albero si riflette quella della gente dei monti. Anche questo abete, dalla sua nascita ad oggi, ha superato certamente venti forti e bufere tempestose, raggiungendo così la sua attuale grandiosità e bellezza. Il popolo dell’Alta Austria nell’offrire quest’anno l’abete vuole esprimere il proprio affetto al Santo Padre, l’ammirazione per il suo ministero apostolico nei confronti della Chiesa e del mondo, il proprio attaccamento alla Chiesa ed alla sede apostolica”.  

 

E sicuramente la speranza che nasce nel cuore di chi ammira questo grande abete è quella che possa diventare un augurio di pace verso tutti i Paesi nel mondo.

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OGGI IN PRIMO PIANO

18 dicembre 2005

 

 

 

intesa di massima sui sussidi all’export agricolo

al Vertice Mondiale del Commercio che si chiude oggi ad Hong Kong.

Da parte sua, la delegazione della Santa Sede

ha raccomandato il bene comune dell’intera famiglia umana

 

Raggiunta un’intesa di massima sui sussidi all’export agricolo, il capitolo più controverso dei negoziati del Vertice Mondiale del Commercio che si chiude oggi ad Hong Kong. Durante l’attesa del voto ufficiale dell’assemblea, la città è invasa da migliaia di manifestanti che protestano contro il vertice. Il servizio di Eugenio Bonanata:

 

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Sono momenti di attesa. I delegati dei 149 Paesi dovrebbero votare la bozza messa a punto faticosamente nei giorni scorsi che prevede la cancellazione dei sussidi agricoli entro la fine del 2013. E’ la scadenza che voleva l’Unione Europea, mentre gli Stati Uniti premevano per il 2010. Nel testo si parla anche dell’eliminazione di tutte le misure con effetto equivalente, con modalità da decidere, nell’ambito del primo periodo di implementazione. L’accordo prevede inoltre che i sussidi agli esportatori di cotone dovranno essere eliminati nel 2006 e che un accordo più ampio per i negoziati del Doha round sulla liberalizzazione del commercio dovrà essere raggiunto il 30 aprile 2006. Intanto sono migliaia i manifestanti che in corteo si muovono verso il luogo dove si svolge la Conferenza. Sono in maggior parte coltivatori di riso coreani, insieme con esponenti del movimento no-global, che chiedono la liberazione dei circa 900 manifestanti fermati ieri dalle forze dell’ordine. La polizia era infatti intervenuta con idranti e lacrimogeni per disperdere la folla. Gli scontri hanno provocato anche il ferimento di decine di dimostranti.

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La Santa Sede è intervenuta a ricordare le finalità dell’Organizzazione Mondiale del Commercio con un documento che ribadisce che “la liberalizzazione del commercio non va considerato come un fine in se stesso, ma come un mezzo per raggiungere obiettivi ulteriori quali lo sviluppo integrale di ogni persona e la riduzione della povertà”. I particolari nel servizio di Donika Lafratta:

 

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Si intitola “Riflessioni in occasione della 6° Conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del Commercio” il documento presentato ieri, ad Hong Kong, dalla delegazione vaticana rappresentata da mons. Silvano Tomasi. “Il summit – si evince dal testo - offre un’occasione per cercare il bene comune dell’intera famiglia umana, per questo le regole del commercio internazionale devono favorire il maggiore impegno per lo sviluppo umano e il miglioramento delle condizioni di vita dei poveri”. L’auspicio è che l’Organizzazione Mondiale del Commercio possa garantire a tutti i Paesi, specie a quelli meno sviluppati, uguali opportunità per la partecipazione e il contributo agli accordi commerciali e per la difesa dei loro diritti”. Il documento si richiama così a quanto stabilito durante il summit di Doha nel 2001, per ricordare che lo sviluppo di tutti deve essere il filo conduttore dei negoziati. “Preso atto delle diverse situazioni economiche e sociali degli Stati – si legge inoltre - occorre tenere presenti le priorità nei settori dell’alimentazione, la sanità, l’educazione, il lavoro e la tutela ambientale”. Il settore agricolo, ad esempio, è ritenuto un settore chiave per i Paesi in via di sviluppo. Si denunciano, quindi, le attuali imposizioni fiscali che ne ostacolano la produzione e si sottolinea la necessità di riconoscere a questi Paesi, un accesso privilegiato in tutti i settori commerciali”. Critiche vengono mosse anche all’attuale sistema degli aiuti alimentari che, seppur necessari, devono essere considerati solo quale sussidio d’emergenza, in grado di aiutare lo Stato povero a divenire autosufficiente. Anche per il settore non agricolo poi, occorre trovare un equilibrio tra l’opportunità di consentire l’accesso ai prodotti dei Paesi industrializzati e il pericolo che questi prodotti, soffochino le nascenti industrie negli Stati poveri. “In accordo con il dovere di solidarietà tra gli Stati membri dell’Organizzazione si dovrà, quindi, promuovere il trasferimento di tecnologia e conoscenze alle economie deboli per aumentarne la competitività”.

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“LA MIGRAZIONE INTERNAZIONALE È UN ATTRIBUTO FONDAMENTALE DEL NOSTRO MONDO”: COSÌ, IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, KOFI ANNAN,

NEL MESSAGGIO PER L’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DEI MIGRANTI

- Con noi, Peter Schatzer -

 

“Le nostre società sarebbero più povere senza il contributo degli immigrati”: è quanto afferma il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nel messaggio per l’odierna Giornata internazionale dei migranti. Una condizione, quella di chi lascia la propria patria, che coinvolge nel mondo 195 milioni di persone, che inviano ogni anno nelle nazioni di origine rimesse per 225 miliardi di dollari, 167 dei quali in Paesi in via di sviluppo. Questa cifra rappresenta il triplo di quanto i Paesi ricchi devolvono annualmente ai Paesi poveri come aiuto allo sviluppo. Ma qual è il contributo concreto dei migranti alle società che li accolgono? Roberta Moretti lo ha chiesto al capo missione in Italia dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), Peter Schatzer:

 

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R. – I migranti in generale hanno apportato sempre un arricchimento alle società, a livello culturale. Portano più colore nel mondo del teatro, della letteratura, della pittura, ma anche nella cucina. E poi, a livello economico, sono loro che facilitano la vita professionale, soprattutto alle donne, cui permettono di lavorare ed avere una famiglia, grazie all’apporto che viene dato da un immigrante al lavoro domestico. C’è anche il problema dell’invecchiamento delle popolazioni. Abbiamo sempre più bisogno di immigrati che si occupino degli anziani che stanno ormai spesso soli.

 

D. – Spesso si rivela forte l’ostilità nei confronti delle comunità di immigrati. Quanto ha influito il terrorismo internazionale nei processi di xenofobia?

 

R. – Ha naturalmente dato argomenti a tutti quelli che da sempre erano xenofobi e ha avuto influenza sulle misure di sicurezza, a livello di controlli internazionali e alle frontiere. L’argomento del terrorismo fa sì che oggi diventi molto più difficile per tanta gente avere un ingresso regolare, per studio, per lavoro e anche per ragioni familiari.

 

D. – Cosa è stato fatto e cosa occorre ancora fare dal punto di vista politico e istituzionale per migliorare la situazione degli immigrati nel mondo?

 

R. – Molto si può fare a livello di diritto internazionale, non creando nuovi diritti, ma applicando quelli che esistono già. C’è la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti di tutti i migranti e membri delle loro famiglie, che parecchi Paesi, soprattutto destinazioni di migranti, non hanno ancora sottoscritto e ratificato. Poi, c’è molto da fare nelle scuole, anche come informazione nei Paesi di origine, per far capire alle persone che vogliono emigrare che non è così facile la vita in un Paese straniero. E’ poi importante anche l’informazione al pubblico in generale per far capire che la maggior parte dei migranti sono costretti da ragioni economiche, e qualche volta anche da persecuzioni e da ragioni politiche, ad andarsene. Noi, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, stiamo proprio lavorando in questo senso.

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AL DI LA’ DELLA QUESTIONE DEL NUCLEARE, SI PARLA POCO

DELLA REALTA’ DELLA COREA DEL NORD, DOVE

22 MILIONI DI PERSONE VIVONO ISOLATE DAL RESTO DEL MONDO

- Con noi Luca D’Ammora, Geri Morellini, Bernardo Cervellera, Barbara Cori -

 

La Corea del Nord, Paese definito “canaglia” dal presidente americano Bush, è il regime più isolato del mondo. Sono davvero poche le notizie che riescono a superare i suoi confini, e quanto si conosce suscita indignazione. Il regime di Pyongyang appare in primo piano nelle cronache, in merito alla questione del nucleare, ma non c’è spazio nell’agenda del mondo per la drammatica condizione in cui sono costretti a vivere 22 milioni di persone. Il dossier è di Adriana Masotti:

 

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38.mo Parallelo: a sud la filoamericana Repubblica di Corea, a nord la comunista Repubblica democratica popolare di Corea. Tutto nel regime di Pyongyang ruota attorno al culto della personalità del leader Kim Jong Il e alla preparazione di fronte ad un eventuale attacco militare. Da anni il Paese vive una crisi economica profonda, la popolazione è esposta alla fame e alle malattie. Si stima che almeno in due milioni siano morti tra il 1995 e il 1997. Nel novembre scorso l’ONU ha approvato una risoluzione di condanna del regime per le gravi violazioni dei diritti umani. Il racconto di Luca Dammora, coordinatore di Amnesty Italia per la Corea del Nord:

 

R. – Ci sono casi di persone che sono state messe a morte per avere rubato ad esempio un certo quantitativo di mucche. E ci sono casi, ancora abbastanza frequenti, di esecuzioni che avvengono in pubblico. I campi di lavoro e di rieducazione ci sono e ci sono casi addirittura di giornalisti in questi campi semplicemente perché avevano sbagliato il nome di alcuni importanti ufficiali governativi. In questi campi la vita è durissima e molte persone muoiono letteralmente di stenti: o per il freddo o per la fame.

 

L’isolamento è uno degli aspetti più evidente e drammatici. La gente vive priva di contatti con il resto del mondo, in una civiltà irreale. Il giornalista e regista Geri Morellini, uno dei pochi stranieri che hanno potuto visitare la Corea del Nord:

 

R. – Le uniche informazioni dell’unico canale televisivo e dell’unica stazione radio sono immagini e informazioni di caos e di disordine, per cui la gente si è realmente convinta che la pace in qualche modo esista solo in Corea del Nord. Non esistono libri se non quelli scritti dai leader e manuali di comportamento del buon socialista. Ci sono tentativi di penetrare questo ‘sigillo’. Ci sono delle comunità cristiane nella Corea del Sud che quando il vento è forte legano delle Bibbie a dei palloni aerostatici, sperando che atterrino oltre la frontiera. Ci sono poi megafoni disposti intorno alla linea di confine con cui una radio della Corea del Sud incita la popolazione a ribellarsi.

 

Il governo di PyongYang dichiara che la libertà religiosa esiste nel Paese ed è garantita dalla costituzione. Il commento di Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia AsiaNews:

 

R. – La libertà religiosa in Corea del Nord esiste soltanto attraverso associazioni controllate dal governo. Ci sono alcune migliaia di cattolici che si incontrano nell’unica chiesa che c’è a Pyongyang, ogni domenica, ma non ci sono sacerdoti, non ci sono suore, non ci sono vescovi. Ci sono alcuni sacerdoti della Corea del Sud che si preparano ad evangelizzare il nord. Ci sono anche dei tentativi di far nascere una parrocchia proprio al confine tra Corea del Sud e Corea del Nord.

 

La Chiesa della Corea del Sud si sente molto vicina al popolo del nord e auspica una veloce riunificazione della penisola. Barbara Cori, italiana, membro del Movimento dei Focolari, da anni a Seoul:

 

R. – La riunificazione è una cosa che è attesa da tutto il popolo coreano. Attraverso le nostre preghiere siamo sicuri che Dio potrà, prima o poi, risanare questa ferita che c’è tra queste due nazioni.

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DA MERCOLEDI’ SUGLI SCHERMI ITALIANI

Le Cronache di Narnia. Il Leone, la Strega e l’Armadio. UN FILM

PER BAMBINI E PER ADULTI CHE RACCHIUDE NEL RACCONTO FANTASTICO

NUMEROSI RIFERIMENTI AL CRISTIANESIMO

 

Esce mercoledì prossimo sugli schermi italiani Le Cronache di Narnia. Il Leone, la Strega e l’Armadio: l’atteso film tratto dal primo dei sette libri di Clive S. Lewis che compongono la famosa saga per l’infanzia. Un racconto fantastico che vuole parlare anche agli adulti e nel quale sono racchiusi numerosi riferimenti al cristianesimo e al sacrificio pasquale di Cristo. Servizio di Luca Pellegrini:

 

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“Questa sera la grande magia verrà appagata. Ma domani noi prenderemo Narnia, per sempre”.

 

No, non sarà così: la Strega che incarna il male e affligge il Paese di Narnia con un eterno inverno senza mai un Natale, non riuscirà a prevaricare sulle forze del bene.  Perché il bene, dopo sacrifici e battaglie, avrà sempre l’ultima parola. Approda al cinema la celebre saga per l’infanzia, scritta dall’autore anglosassone negli anni Cinquanta e con oltre 100 milioni di copie vendute nel mondo. Approda con un bellissimo film, assai fedele al libro, diretto dal neozelandese Andrew Adamson che trasporta grandi e piccini nel mondo di Narnia attraversando, insieme ai quattro dolcissimi fratelli Pevensie, il mitico armadio. E c’è la cattiva Strega Bianca della fiaba di Clive S. Lewis, “il cui viso - scrive l’autore - era bianco, non semplicemente pallido, proprio bianco come la neve o lo zucchero a velo. Un foglio di carta su cui spiccava una bocca vermiglia”. Le Cronache vanno oltre la realtà, rivolgendosi ai bambini con un avvincente racconto fantastico, “perché è la forma migliore per esprimere quello che si ha da dire” e potendo inoltre sfruttare – sono ancora le parole dello stesso Lewis – “quella parte della natura umana in cui siamo loro pari”. E narrano dell’innocenza, della tentazione, del gelo del peccato e del calore della bontà. Narrano, tra fauni, centauri, ciclopi e animali parlanti, di come il leone Aslan si sacrifica, innocente e mansueto, per salvare una vita, molte vite. Ucciso dalla Strega, risorgerà all’indomani per portare finalmente nel Paese di Narnia la primavera, il bene, l’amicizia, la pace. Una sottile allegoria cristiana pervade, dunque, tutte le pagine della saga, cogliendo gli aspetti centrali della nostra fede. Lewis, e di conseguenza il film, non forzano sulle similitudini, non intellettualizzano la narrazione, non costringono a difficili interpretazioni. Seminano la fiaba, con naturalezza e raffinatezza, di significati semplici e superiori che tutti possono cogliere. Racconto e film non rimangono soltanto una splendida avventura dell’immaginazione, ma diventano una riflessione sulla natura umana e sulle sue più profonde aspirazioni, quelle che ci appaiono e incontriamo quando abbiamo il coraggio, anche da adulti, di credere ad un mondo nascosto oltre le ante di un misterioso armadio.

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CHIESA E SOCIETA’

18 dicembre 2005

 

 

IL PASSAPAROLA È IL METODO SCELTO DALLE SUORE MISSIONARIE DI CRISTO GESÚ

PER SPIEGARE IL SIGNIFICATO DEL REFERENDUM COSTITUZIONALE CHE SI TIENE OGGI NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

 

KINSHASA. = Tra le iniziative promosse dalla Chiesa cattolica per sensibilizzare i congolesi sul referendum costituzionale di oggi vi è quella avviata dalla comunità delle suore missionarie di Cristo Gesù nella città di Tembo, nel Sud del Paese. Secondo quanto riferisce l’Agenzia congolese DIA, a Tembo solo poche persone conoscono a grandi linee il progetto di Costituzione. Coscienti della non conoscenza del testo da parte della popolazione, la comunità delle Suore Missionarie del Cristo Gesù, composta da religiose di nazionalità spagnola e congolese, ha quindi deciso di condurre una campagna d’informazione popolare, con il proposito di raggiungere la maggior parte della popolazione locale. Il progetto è il risultato di un incontro delle religiose con un responsabile del CARTEC (Coordinamento delle Azioni per la riuscita della transizione della Chiesa Cattolica). La sessione di formazione si è svolta domenica 11 dicembre ed è stata seguita da una cinquantina di persone. I partecipanti, tra i quali vi erano alcuni membri di una Chiesa protestante, hanno appreso alcune tecniche per semplificare la spiegazione di un argomento complesso come è il progetto costituzionale. “Le maggiori difficoltà” - afferma uno dei promotori del progetto - “sono legate sia ai tempi ristretti, sia all’esigenza di spiegare il testo costituzionale a persone che non sono mai andate a scuola”. Le suore missionarie di Cristo Gesù hanno subito intrapreso l’opera di sensibilizzazione delle persone che si sono recate al loro centro sanitario. Le donne della maternità, come le persone che le accompagnavano, hanno avuto l’occasione di conoscere sia pure in modo sommario il contenuto del progetto costituzionale. Persino alcune persone di passaggio nella missione hanno potuto essere informate. Le donne ritornando a casa hanno a loro volta comunicato al coniuge quello che hanno appreso dalle religiose, creando una catena virtuosa che coinvolge tutti gli abitanti di Tembo. (Fides / D.L.)

 

 

I VESCOVI CATTOLICI DELL’ARIZONA, PROFONDAMENTE RATTRISTATI

PER LE SOFFERENZE CHE SUBISCONO GLI IMMIGRATI MESSICANI, CHIEDONO NUOVE FORME PER ACCOGLIERLI ED INTEGRARLI NELLE COMUNITÁ

 

ARIZONA. = I vescovi della Conferenza Episcopale Cattolica dell’Arizona (Diocesi di Gallup, Phoenix e Tucson) e dell’Eparchia Cattolica Bizantina di Van Nuys, in occasione della festività di Nostra Signora di Guadalupe (12 dicembre), hanno pubblicato una Lettera pastorale intitolata “Voi mi avete accolto”, nella quale denunciano con profonda preoccupazione e dolore gli episodi di sofferenza e di ostilità di cui sono vittime gli immigrati messicani e latinoamericani. “Noi, Vescovi cattolici dell’Arizona, siamo profondamente rattristati per la morte e la sofferenza che vediamo alla nostra frontiera. Siamo consapevoli che le nostre comunità si stanno dividendo sempre di più come risultato delle immigrazioni nel nostro Stato”. Pur riconoscendo la tensione che questa crisi produce nelle comunità di confine, i vescovi ritengono possibile trovare punti di intesa tra tutti coloro che sono coinvolti in questa situazione, per far sì che l’Arizona guidi il Paese verso una soluzione integrale e permanente del fenomeno migratorio. Gli immigrati costituiscono una crescente percentuale dei cattolici dell’Arizona. Quindi i Vescovi ritengono che “trovare nuove forme di accoglierli ed integrarli nella vita parrocchiale non può che rendere più forte e più unita la Chiesa nel Paese”. L’Arizona negli ultimi anni è diventata il punto focale del dibattito sull’immigrazione, poiché qui si concentra il passaggio della frontiera tra Stati Uniti e Messico. Tuttavia - rilevano i Vescovi - l’Arizona e il Messico hanno una lunga storia di interdipendenza e di integrazione. I Vescovi ricordano che circa 10 milioni di immigrati clandestini vivono attualmente negli Stati Uniti, e stanno dando importanti contributi alla società e alla Chiesa: “Una gran parte dell’economia del nostro stato dipende in alta percentuale dal contributo dei migranti, sia regolari che irregolari. Inoltre essi portano alle nostre comunità e parrocchie, tradizioni e pratiche religiose profondamente radicate. Molte nostre parrocchie stanno rifiorendo grazie ai contributi dei nuovi fedeli e delle loro famiglie”. Benché i Vescovi non approvino certamente l’immigrazione clandestina, tuttavia credono sia necessario trovare un modo per far emergere dalle ombre queste persone e inserirle nella società. A chiusura della Lettera pastorale, i Vescovi chiedono ai fedeli di unirsi a loro nell’impegno a favore dei migranti: di pregare per e con tutti i colpiti dalla crisi; di rendere più accoglienti le parrocchie; di formarsi circa questa problematica; di lanciare l’appello per una riforma integrale sull’immigrazione; di appoggiare gli sforzi per ridurre la povertà in Messico ed in America Latina; di associarsi con le diocesi sorelle in Messico; di unirsi a persone di altre confessioni e di buona volontà per trovare delle soluzioni idonee. (Fides / D.L.)

 

 

CONOSCERE I DISABILI E RIFLETTERE SULLA LORO REALTÀ, ALLA LUCE DELLA PAROLA

 DI DIO E DELL’ETICA CRISTIANA, PER SUSCITARE MAGGIORE FRATERNITÀ

 E SOLIDARIETÀ. È L’OBIETTIVO DELLA CAMPAGNA DI FRATERNITÀ 2006

PROMOSSA DELLA CHIESA BRASILIANA

 

BRASILIA. = La Chiesa brasiliana si prepara alla quarantesima Campagna di Fraternità, dedicata, il prossimo anno, ai disabili. Orientata alla promozione di una autentica cultura di solidarietà sociale, coerente con gli insegnamenti del Vangelo, avrà come tema la “Fraternità con le persone con disabilità”. La Campagna, che vedrà impegnati tanti fedeli, soprattutto nel periodo della Quaresima, come riferisce l’agenzia Fides, mette al centro dell’attenzione i problemi delle persone disabili, spesso vittime di preconcetti e discriminazioni, soprattutto nell’ambito di una cultura che privilegia i forti, i sani, i belli dal fisico perfetto, ed emargina o esclude coloro che hanno minori capacità per affermarsi. Scopo della Chiesa brasiliana è stimolare una riflessione sulla disabilità promuovendo svariate iniziative. In questa prospettiva si vuole far conoscere meglio la realtà dei disabili alla luce della Parola di Dio e dell’etica cristiana e far superare ogni forma di pregiudizio. (T.C.)

 

 

SABATO 17 E DOMENICA 18 DICEMBRE, L’ORGANIZZAZIONE NON GOVERNATIVA

 AMNESTY INTERNATIONAL, FESTEGGIA LE GIORNATE DI AMNESTY 2005

A SOSTEGNO DEI DIRITTI UMANI E DELLE DONNE NIGERIANE IN PARTICOLARE

 

ROMA. = Anche quest’anno a Natale, l’organizzazione non governativa Amnesty International porta la sua candela nelle principali piazze d’Italia. Ieri ed oggi, domenica 18 dicembre, infatti, gli attivisti dell’organizzazione non governativa, impegnata da anni nella difesa dei diritti di tutti gli uomini, sono presenti nelle piazze di diverse città del Paese per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei diritti umani e per promuovere una raccolta di fondi finalizzata a finanziare le attività umanitarie del movimento. Regalando la candela, si può aiutare Amnesty International ad essere più efficace nella sua azione quotidiana. Durante la manifestazione è possibile sottoscrivere gli appelli della campagna “Mai più violenza sulle donne”. (D.L.)

 

 

FUGA DI CERVELLI DI MASSA DALL’AMERICA LATINA. NEGLI ULTIMI 40 ANNI

SONO OLTRE UN MILIONE, TRA RICERCATORI E PROFESSORI,

COLORO CHE HANNO ABBANDONATO LA LORO TERRA D’ORIGINE IN CERCA

DI UN MAGGIORE RICONOSCIMENTO ECONOMICO E PROFESSIONALE

 

CITTÀ DEL MESSICO. = Sono più di un milione i ricercatori e i professori che negli ultimi 4 decenni hanno lasciato i Paesi dell’America Latina per emigrare laddove le loro capacità e conoscenze potessero trovare remunerazione e attenzione. Lo ha rivelato in un convegno svoltosi a Città del Messico (Encuentro Internacional de Educación Superior Unam-2005) Enrique del Val, segretario generale dell’Università nazionale autonoma del Messico (Unam), il principale ateneo pubblico del Paese. Al di là del costo umano e sociale di un simile flusso migratorio, del Val ha sottolineato quello politico ed economico causato dalla scelta di scienziati e insegnanti di lasciare i loro Paesi. La scarsa attenzione dell’America Latina per la ricerca è, d’altronde, messa in evidenza dal rapporto tra ricercatori e popolazione attiva nel mondo del lavoro: uno su 100.000 in America Centrale, Caraibi e Sudamerica; contro 5 ogni 100.000 nei Paesi più sviluppati. Con meno di 150.000 ricercatori attivi, l’intera America Latina rappresenta appena il 3,5% degli impiegati nel settore. (Misna / D.L.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

18 dicembre 2005

 

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

                                    

C’è grande soddisfazione fra i dirigenti della Macedonia per la decisione presa la notte scorsa dall'Unione Europea di accordare a Skopje lo status ufficiale di candidato all’adesione. In questo modo il Paese vede riconosciuti gli sforzi in materia di riforme economiche e politiche compiuti fino ad ora. Il governo macedone si è già riunito in sessione straordinaria per definire un ''piano d'azione'' sulle misure da prendere prima dell'avvio dei negoziati con l’Unione Europea, anche se Bruxelles non ha ancora fissato una data.

 

Proseguono, intanto, le felicitazioni dopo l’intesa sul bilancio europeo raggiunta ieri a Bruxelles. L’accordo, siglato grazie alle decisive concessioni di Londra e Berlino, prevede, fra le altre cose, di rivedere entro il 2008-09 tutti gli aspetti di spesa dell’Unione, inclusa la Politica  Agricola Comune e il rimborso britannico.

 

E’ giunta poco fa la notizia di una visita a sorpresa in Iraq del vice presidente americano, Cheney. Ha incontrato il presidente, Talabani e il primo ministro Jaafari. Intanto l’Iraq entra nel vivo del periodo post elettorale con un appello rivolto ieri dallo stesso primo ministro uscente, Jaafari, ai leader sunniti a lavorare insieme nel nuovo Parlamento dove questo gruppo si prepara ad entrare in forza. L’organizzazione terroristica di Al-Qaeda, da parte sua, attraverso un comunicato via internet, avverte di non fidarsi di questo “matrimonio democratico”. Dopo una calma relativa per l’appuntamento elettorale di giovedì, sul terreno del Paese arabo è ripresa la violenza: diversi attacchi nelle ultime ore hanno provocato una decina di vittime.

 

In Israele, il Likud si accinge a nominare il suo nuovo leader dopo la scissione compiuta dal premier Sharon. Domani 130 mila iscritti al partito si recheranno alle urne per scegliere fra quattro candidati: Benyamin Netanyahu, Silvan Shalom, Israel Katz e Moshe Feiglin. Secondo i sondaggi saranno i primi due a contendersi la carica.

 

Se il movimento estremista Hamas dovesse vincere le prossime elezioni palestinesi, il flusso di aiuti economici dell’Unione Europea in favore dell’Autorità Nazionale Palestinese potrebbe interrompersi. Lo ha affermato l’alto responsabile per la politica estera europea, Javier Solana, in visita nei Territori. Oltre all’indignazione degli esponenti di Hamas, anche il ministro palestinese Errikat ha definito ''inaccettabili'' le affermazioni di Solana. A suo dire “sono un diretto intervento nei nostri affari interni”.

   

Il presidente americano Bush ha ammesso di aver autorizzato intercettazioni telefoniche in territorio statunitense, confermando quanto rivelato ieri dal New York Times. Il capo della Casa Bianca ha però specificato che queste “hanno salvato vite di americani” all’indomani dell’11 settembre. In un discorso alla Nazione, Bush si è assunto la responsabilità del gesto criticando le rivelazioni giornalistiche su un programma che doveva restare segretissimo. Il presidente ha criticato anche i senatori che ieri hanno bloccato la legge antiterrorismo. Sotto la costante minaccia di attacchi – ha detto – servono misure straordinarie.

 

Strage a Chennai, nell’India meridionale dove almeno 45 persone sono morte per la calca verificatasi in un centro per la distribuzione di aiuti. Migliaia di persone colpite dalle recenti inondazioni si erano infatti radunate in una scuola trasformata in centro di distribuzione di aiuti e buoni alimentari. La distribuzione doveva cominciare alle 7:30, tuttavia la gente si è messa in fila con molte ore di anticipo, temendo che i buoni terminassero. Poi la pioggia battente ha causato una mischia per portarsi al coperto, che ha schiacciato le persone. La maggior parte delle vittime sono donne.

 

Urne aperte da stamani in Bolivia, dove più di 3,5 milioni di elettori sceglieranno il proprio presidente per i prossimi quattro anni. Sono otto i candidati per la carica che ha già visto tre diversi capi di Stato avvicendarsi negli ultimi tre anni. Si profila però una corsa a due fra il leader del movimento per il socialismo, Evo Morales, in vantaggio nei sondaggi rispetto al candidato conservatore, Jorge Quiroga. Sono più di 40 mila gli uomini dell’esercito che vigileranno sugli oltre 120 mila seggi e, soprattutto, sul regolare svolgimento del voto. Se nessun candidato raggiungerà il 50% dei voti più uno, sarà il parlamento a dover decidere con tre votazioni il nome del nuovo presidente. In caso non si trovasse un accordo, verrà nominato il candidato che ha preso più voti indipendentemente dal raggiungimento  della maggioranza assoluta.

 

Gli elettori della Repubblica Democratica del Congo alle 6:00 di questa mattina hanno iniziato a votare per il referendum con cui devono approvare o respingere la nuova costituzione. Il referendum, cui si sono iscritti circa 25 milioni di elettori, è il primo passo verso le elezioni locali, parlamentari e presidenziali previste entro il prossimo giugno. Un passo, questo, che dovrebbe porre fine a decenni di dittature e sanguinosi conflitti. I seggi resteranno aperti fino alle 17:00 locali, ma le operazioni potrebbero essere prorogate anche a domani.  Sulla correttezza del voto vigilano circa 280 osservatori internazionali e quasi 8mila nazionali.

 

Il nuovo presidente della Tanzania, il quarto dall'indipendenza dalla Gran Bretagna, è Jakaya Kikwete, attuale ministro degli Esteri e candidato del partito rivoluzionario, al potere dall'indipendenza nel 1961. Kikwete ha ottenuto l’87,4% dei consensi.

 

Sono tre le vittime del monsone che ha provocato ingenti inondazioni nelle Filippine. Circa 10mila persone sono state costrette ad abbandonare le loro abitazioni per il maltempo che da giorni imperversa nelle isole centrali dell’arcipelago. Secondo l’ufficio per la Difesa Civile, gli incidenti sono avvenuti nella città di Bulan e nella vicina provincia di Albay.

 

La polizia australiana ha lanciato una massiccia operazione per rendere più sicure le spiagge intorno a Sydney, dopo gli scontri razziali dei giorni scorsi. Agenti hanno pattugliato le spiagge a cavallo istituendo posti di blocco intorno ai principali luoghi di ritrovo lungo il mare, tra cui Bondi Beach dove più forti sono i timori per il riaccendersi della tensione tra la comunità dei surfisti e gruppi di immigrati mediorientali. 

 

Una bomba è esplosa ieri sera nei pressi di San Sebastian, nel Paese basco spagnolo, dopo che il gruppo separatista Eta aveva preavvertito dell'attentato. Lo scoppio, avvenuto davanti ad un’impresa basca, non ha provocato nè danni nè feriti. La telefonata di avvertimento è stata fatta, come di consueto, al giornale basco Gara.

 

 

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