RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 350  - Testo della trasmissione di venerdì 16  dicembre 2005

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In questo periodo di Avvento, i militari si preparino all’incontro con Cristo, Principe della pace: così, Benedetto XVI ai componenti delle Forze armate italiane, che stamani hanno preso parte ad una Messa in San Pietro, celebrata dall’Ordinario militare, mons. Angelo Bagnasco

 

Benedetto XVI invita gli universitari di Roma a portare avanti la riflessione sul nuovo umanesimo. Ieri pomeriggio nella Basilica Vaticana l’incontro del Santo Padre con 10 mila studenti

 

Terza predica di Avvento di padre Raniero Cantalamessa alla presenza del Papa e della famiglia pontificia sul tema della giustificazione

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Grande afflusso di elettori ai seggi per le parlamentari di ieri in Iraq. La comunità internazionale festeggia un traguardo centrale per la democrazia del Paese: ce ne parla mons. Louis Sako

 

Sabato e domenica parte il “Rigiocattolo”, iniziativa di solidarietà promossa dalla Comunità di Sant’Egidio: intervista con Evelina Martelli

 

Concerti nelle chiese a Roma: riparte domani la rassegna polifonica della scuola romana. Ce ne parla mons. Domenico Bartolucci

 

Da oggi a domenica Telethon, la maratona radio-televisiva per la ricerca medica: con noi Marco Piazza

 

CHIESA E SOCIETA’:

Appello dei vescovi della Gran Bretagna e del Galles a tutti i fedeli del Regno Unito perché intervengano a favore delle popolazioni nomadi

 

Nell’ultimo anno sono state 350 mila le vittime dei disastri naturali nel mondo

 

Per il Tribunale dell’Aja è tutt’ora scarsa la collaborazione della Serbia-Montenegro e della Bosnia-Erzegovina per la cattura di Karadzic e Mladic, accusati entrambi di genocidio

 

Kofi Annan, ha nominato l’ex presidente USA George Bush, suo inviato speciale per le vittime del terremoto in Pakistan

 

Importante onorificenza assegnata dal presidente del Kenya alla memoria di mons. Luigi Locati, vicario apostolico di Isiolo, ucciso lo scorso 14 luglio

 

 

24 ORE NEL MONDO:

Pessimismo sulla possibilità di arrivare ad un accordo al vertice dell’OMC ad Hong Kong

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

16 dicembre 2005

 

 

IN QUESTO PERIODO DI AVVENTO, I MILITARI SI PREPARINO ALL’INCONTRO

CON CRISTO, PRINCIPE DELLA PACE: COSI’, BENEDETTO XVI AI COMPONENTI

 DELLE FORZE ARMATE ITALIANE, CHE STAMANI HANNO PRESO PARTE AD UNA MESSA

 IN SAN PIETRO, CELEBRATA DALL’ORDINARIO MILITARE, MONS. ANGELO BAGNASCO

 

In questo periodo di Avvento, che “ci spinge alla fiducia”, i militari si preparino ad incontrare Cristo, “il Principe della pace”: è l’esortazione di Benedetto XVI ai componenti delle Forze Armate Italiane, che stamani hanno preso parte in San Pietro alla Santa Messa di preparazione al Natale. Circa 8 mila militari delle 4 Armi: Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri hanno partecipato all’evento. La Messa è stata presieduta dall’Ordinario militare, l’arcivescovo Angelo Bagnasco. Tra le autorità presenti, anche il ministro della Difesa, Antonio Martino. Al termine del rito, il Papa si è dunque recato nella Basilica per salutare i militari italiani e offrire loro una riflessione sul significato del Natale. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(Cori)

 

Prepararsi ad accogliere Gesù con “umiltà e sincerità”: è l’invito rivolto dal Papa ai militari italiani. Ha così sottolineato come Cristo venga a liberare “con il suo amore il cuore dell’uomo”. A Natale, ha ribadito il Pontefice in una Basilica Vaticana dove - fatto inconsueto - spiccavano divise e stellette, “verrà l’atteso Messia, Colui che nella sinagoga di Nazaret applicherà a sé le antiche parole profetiche: Il Signore mi ha mandato [...] per proclamare la liberazione ai prigionieri. “Verrà a liberarci il Redentore dell’uomo – ha detto ancora – e spezzerà i vincoli dell’errore, dell’egoismo, del peccato, che ci rendono prigionieri”. Parole, queste, corredate da una profonda riflessione:

 

“Nel mistero del Natale di Cristo, il Padre celeste manifesta all’umanità la sua misericordia. Egli non ha voluto abbandonare l’uomo a se stesso e al suo peccato, ma a lui è venuto incontro, offrendogli il perdono che libera dall’oppressione del peccato con la potenza della sua grazia. Possano allora questi ultimi giorni dell’Avvento rendere ancora più forte in ognuno di voi, cari militari, il desiderio dell’incontro con Cristo, il Principe della pace, sorgente della nostra autentica gioia”.

 

“Ogni giorno – ha proseguito – sperimentiamo la precarietà e la provvisorietà della vita terrena, ma, grazie all’incarnazione del Figlio unigenito del Padre, il nostro sguardo riesce a cogliere sempre l’amore provvidenziale di Dio che dà senso e valore a tutta la nostra esistenza”. Quindi, ha sottolineato l’importanza dell’affidarsi a Maria affinché ci “accompagni all’incontro con l’Emmanuele, il Dio-con-noi”.

       

Dal canto suo, nell’omelia, mons. Bagnasco ha sottolineato la “particolare umanità” che i nostri militari hanno “nell’animo”. Umanità, ha detto l’Ordinario Militare, che “brilla all'estero” nelle numerose missioni di pace e che “attinge ispirazione dalle radici cristiane del nostro Paese”. Parole ribadite nel saluto al Santo Padre:

 

“La vita dei militari, come è noto, richiede senso di responsabilità, spirito di dovere, dedizione. Il loro servizio, negli anni passati e recenti, testimonia la verità di questi valori, vissuti con intelligenza e grande generosità e a volte, purtroppo, anche con il sacrificio supremo della vita”.

 

Al termine della celebrazione, l’arcivescovo Bagnasco ha consegnato al Santo Padre una raccolta della Rivista “Il Cursore”, mensile dell’Ordinariato Militare, stampato in 35 mila copie e inviato a tutte le parrocchie italiane. Inoltre, ha donato al Papa un cofanetto contenente il Crest, il simbolo dell’Ordinariato Militare. Dal canto suo, il ministro della Difesa, Antonio Martino, ha omaggiato il Pontefice con una targa celebrativa dell’evento.

 

(Musica)

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BENEDETTO XVI INVITA GLI UNIVERSITARI DI ROMA A PORTARE AVANTI LA RIFLESSIONE SUL NUOVO UMANESIMO E A CONIUGARE, NELLE SFIDE DELL’EPOCA CONTEMPORANEA, FEDE E CULTURA. IERI POMERIGGIO NELLA BASILICA VATICANA

L’INCONTRO DEL SANTO PADRE CON 10 MILA STUDENTI

 

Portate avanti la riflessione sul nuovo umanesimo, tenendo conto delle grandi sfide dell’epoca contemporanea e cercando di coniugare, in modo armonioso, fede e cultura. E’ l’esortazione rivolta ieri pomeriggio da Benedetto XVI, nella Basilica di San Pietro, agli studenti delle università romane e ai partecipanti alla convention europea degli universitari che si è svolta in questi giorni nella capitale. Circa 10 mila i partecipanti alla Santa Messa, celebrata prima dell’incontro con il Papa dal cardinale Vicario Camillo Ruini. Sentiamo il servizio di Tiziana Campisi.

 

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L’invito di Benedetto XVI agli universitari è a riscoprire la bellezza di avere Cristo come Maestro di vita, per rinnovare in modo libero e consapevole la propria professione di fede. Accolto da calorosi applausi il Papa ha voluto sottolineare quanto importante sia la ricerca culturale e spirituale; poi ha aggiunto:

 

“A voi, cari giovani, che vedo numerosi, auguro di compiere con gioia il vostro itinerario di formazione cristiana, coniugandolo con lo sforzo quotidiano di approfondimento delle conoscenze proprie dei rispettivi percorsi accademici”. 

 

Il Santo Padre ha anche rivolto un pensiero ai numerosi studenti provenienti dall’estero, perché possano essere seguiti nel loro cammino di fede:

 

“I giovani che lasciano il proprio Paese per motivi di studio, vanno incontro a non pochi problemi e soprattutto al rischio di una crisi di identità, di uno smarrimento dei valori spirituali e morali. E’ importante proseguire nel cammino intrapreso per venire incontro alle necessità di questi nostri fratelli e sorelle”.

 

Il cardinale vicario Camillo Ruini, che ha presieduto la Messa prima dell’incontro con Benedetto XVI, nella sua omelia ha richiamato alla necessità per l’uomo di guardare alla propria interiorità. Ed evidenziando la centralità che la figura di Cristo deve avere nella vita del cristiano, ha paragonato ad un deserto tutti quei pericoli che impediscono di volgere lo sguardo a Gesù:

 

“Il deserto, nel quale cerchiamo di vederlo è il deserto di quelle tendenze e di quelle zone della cultura, della società, delle istituzioni, delle nostre stesse vite e coscienze personali, nelle quali Dio viene escluso o dimenticato. E così deperisce anche ciò che è autenticamente umano”.

 

E a nome degli universitari di Roma una studentessa dell’Università Campus Biomedico, Gloria Ghezzi, ha espresso le molte ragioni di gratitudine che legano gli studenti al Santo Padre:

 

“Il primo ‘grazie’ è per averci incoraggiato a porre in gioco l’intelligenza della nostra vita di fede e così, come ci ha indicato nelle indimenticabili giornate di Colonia, conoscere Dio ‘sempre meglio per poter in modo convincente guidare anche gli altri verso di Lui’”.

 

(canto)

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TERZA PREDICA DI AVVENTO DI PADRE RANIERO CANTALAMESSA

ALLA PRESENZA DEL PAPA E DELLA FAMIGLIA PONTIFICIA

SUL TEMA DELLA GIUSTIFICAZIONE

 

“Giustificati per la fede in Cristo” è stato il tema questa mattina della terza  predica d’Avvento che padre Raniero Cantalamessa ha tenuto nella Cappella Redemptoris Mater, in Vaticano, alla presenza del Papa e della famiglia pontificia. Ce ne parla Sergio Centofanti.

 

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Il Predicatore della Casa Pontificia, partendo dalla Lettera di San Paolo ai Romani,  ha affermato che annunciare la giustificazione gratuita mediante la fede in Cristo è il cuore di una predicazione adatta a suscitare la fede là dove non c’è ancora o dove è morta. Purtroppo – ha osservato – una tale predicazione è tuttora “praticamente assente” nella Chiesa.  Invece è fondamentale sapere, come scrive San Paolo, che Dio “ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia”:

 

“Qui, secondo il mio piccolissimo parere, sta la novità del cristianesimo. Ogni altra religione traccia all’uomo una via di salvezza mediante osservanze ascetiche o speculazioni intellettuali, promettendogli come premio finale la salvezza o la illuminazione, ma lasciandolo sostanzialmente solo nel realizzare tale compito. Dà l’esempio, non la forza. Il cristianesimo non comincia con quello che l’uomo deve fare per salvarsi, ma con quello che Dio ha fatto per salvarlo. L’ordine è rovesciato!”

 

Convertirsi – ha continuato – non ha un significato principalmente morale. La prima conversione consiste nel credere:

 

“Fortunati noi! Se Gesù avesse detto che la porta per entrare nel Regno è l’innocenza o la penitenza o ... poveri noi! Chissa: pochi sarebbero entrati! Ma invece, ha detto che la porta è la fede, e nessuno può dire: ‘Io non ci posso entrare’, perché Dio ci ha creati, proprio strutturati, in modo – forse ci ha fatti liberi proprio per questo – di essere capaci di fare l’atto di fede. Perché basta che tu dici: ‘Gesù è il Signore’, e credi nel tuo cuore che Dio l’ha risuscitato dai morti, sei salvo!”

 

Attraverso questa fede – ha detto il religioso Cappuccino - ci appropriamo di ciò che è di Cristo: “mio merito – diceva San Bernardo – è la misericordia di Dio”:

 

“E questo io lo chiamo il colpo di audacia o il colpo d’ala nella vita spirituale. E, venerabili padri e fratelli, bisognerebbe pregare Dio di non permettere che moriamo senza averlo realizzato, nella nostra vita. Ed è un colpo che non si fa da giovani, perché da giovani si crede di poter realizzare tutto  con le proprie forze. Ad una certa età, quando si sono sperimentate tutte le vie e si vede che non portano lontano, siamo pronti forse a fare questo colpo d’ala”.

 

Tutto ciò deve diventare per il credente “esperienza vissuta consolante e liberante”. E noi cattolici – ha detto padre Cantalamessa – abbiamo “un vantaggio enorme: i Sacramenti, in particolare il Sacramento della Riconciliazione”. Nella Confessione “Cristo prende su di sé i miei peccati e io prendo su di me la sua giustizia”:

 

“A Roma, come in ogni altra grande città, venerabili padri e fratelli, ci sono tanti cosiddetti ‘barboni’, poveri fratelli che hanno addosso stracci luridi, si trascinano appresso su un carrettino tutto quello che hanno. Immaginiamo cosa succederebbe, un giorno, se si diffondesse la voce, qui a Roma, che in Via Condotti – tutti sanno cosa c’è a Via Condotti – c’è una boutique di lusso dove ognuno di questi ‘barboni’ può andare, deporre i propri stracci, prendere una doccia e scegliersi il vestito più bello che trova, quello che gli piace di più, e portarselo via, gratuitamente: senza spesa, né denaro. Perché, per qualche ignoto motivo il proprietario è in vena di generosità. E’ quello che avviene in ogni Confessione ben fatta”.

 

Padre Cantalamessa ricorda l’accordo del 1999 tra cattolici e luterani sulla dottrina della Giustificazione, ma al di là delle riflessioni sulla salvezza attraverso la fede o le opere richiama cosa è stato centrale nell’esperienza di  San Paolo:

 

“Per Paolo, il centro focale di tutto non è una dottrina, fosse pure quella della Giustificazione mediante la fede: è una Persona, Cristo! Quello che desidera sopra ogni altra cosa – dice – è di essere trovato in Lui, ‘che io possa conoscere Lui!’. Io ricorderò sempre l’impressione che mi fece questo pronome personale – ‘Autón’ – dopo che avevo scritto, studiato la cristologia patristica, chissà, credevo di saperne tante, di cose ... ho capito che quel pronome personale condivideva più verità su Gesù di tutti i libri. Perché per Paolo, quando dice ‘conoscere Lui’, intendeva una persona viva, vera, non un insieme di dottrine, di teorie ... L’unione mistica con Cristo, mediante la partecipazione al suo Spirito, quello che lui chiama ‘il vivere in Cristo’, ‘il vivere nello Spirito’: questo è per Paolo il traguardo finale della vita cristiana! Quello che a lui preme anzitutto affermare, non è che siamo giustificati per la fede: siamo giustificati per la fede in Cristo! Non è tanto che siamo giustificati per la grazia, quanto che siamo giustificati per la grazia di Cristo! E’ Cristo il cuore del messaggio, prima ancora che la grazia e la fede”.

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ALTRE UDIENZE

 

In mattinata il Papa ha ricevuto alcuni presuli della Conferenza Episcopale della Polonia, in visita "ad Limina".

 

Nel pomeriggio Benedetto XVI riceverà mons. William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con il segretario del medesimo dicastero mons. Angelo Amato.

 

 

ELEVAZIONE DELLA CHIESA GRECO-CATTOLICA ROMENA AL GRADO

DI CHIESA ARCIVESCOVILE MAGGIORE E NOMINA DELL’ARCIVESCOVO MAGGIORE

 

Il Santo Padre ha elevato la Chiesa metropolitana sui iuris greco-cattolica romena al grado di Chiesa Arcivescovile Maggiore e, in pari tempo, ha promosso mons. Lucian Mureşan alla dignità di Arcivescovo Maggiore di Făgăraş e Alba Iulia dei Romeni.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Accoglienza, condivisione, leggi adeguate, piani sanitari per i disabili mentali”, in riferimento al Messaggio di Benedetto XVI per la quattordicesima Giornata mondiale del malato che si celebrerà l’11 febbraio 2006 ad Adelaide, in Australia.

 

Servizio vaticano - Il discorso del Papa agli studenti delle università di Roma e del Lazio, incontrati al termine della celebrazione pre-natalizia svoltasi nella Basilica Vaticana: quanto è necessario in questo momento storico - ha sottolineato il Santo Padre - coltivare un’attenta ricerca culturale e spirituale! 

L’udienza di Benedetto XVI alle Forze armate italiane.  

 

Servizio estero - Iraq: alta affluenza alle urne per le elezioni legislative.

 

Servizio culturale - Per la rubrica “Oggi” una riflessione di Marco Bellizi dal titolo “La semplice grandezza di una scelta”: la mamma peruviana che ha deciso di non curarsi per far nascere la sua bambina.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema della finanziaria.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

16 dicembre 2005

 

 

GRANDE AFFLUSSO DI ELETTORI AI SEGGI PER LE PARLAMENTARI DI IERI IN IRAQ.

LO SCRUTINIO PROSEGUE, MENTRE LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE

FESTEGGIA UN TRAGUARDO CENTRALE PER LA DEMOCRAZIA DEL PAESE

- Intervista con mons. Louis Sako -

 

Undici milioni su quindici, ovvero i due terzi degli aventi diritto. Così ieri, in massa, gli iracheni hanno risposto al primo atto di democrazia diretta nel loro Paese, dall’inizio della seconda Guerra del Golfo e dalla caduta di Saddam Hussein. Mentre da tutto il mondo arrivano a Baghdad le felicitazioni della comunità internazionale per il voto legislativo - il presidente americano Bush ha parlato di “pietra miliare” – gli oltre 120 mila osservatori internazionali dislocati in Iraq hanno confermato la sostanziale correttezza della tornata elettorale. Lo spoglio dei voti è tuttora in corso e i primi sondaggi parziali indicherebbero un buona affermazione per il blocco sciita per l’ex premier, Iyaq Allawi. Intanto, dopo la relativa tregua di ieri, alcune esplosioni sono state udite oggi nei pressi della cosiddetta “zona verde”, che ospita gli uffici ministeriali e il quartier generale delle forze alleate. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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         Più forte il desiderio di partecipare alla rinascita della propria terra che la paura. Sta anche in questo la spiegazione di quel 70% di iracheni che ieri ha sfidato la psicosi da attentato è si è sobbarcata file anche lunghissime nei 275 seggi per segnare col proprio voto la speranza di una svolta. E’ stata una “sfida difficile”, ha commentato Paul Dacey, portavoce degli osservatori internazionali, che ha riconosciuto agli organizzatori del voto parlamentare di ieri l’ossequio degli standard internazionali, pur con tutte le attenuanti del caso. Nonostante le stime siano ancora provvisorie, giacché lo scrutinio delle schede non è ancora concluso nelle 18 province interessate, il dato del 70% di votanti di ieri diventa ancor più indicativo se confrontato con il 59% del gennaio scorso, nel voto per la formazione del Parlamento transitorio, e col 63% registrato due mesi fa durante il referendum costituzionale.

 

         L’agenzia britannica Reuters ha provato a sondare gli orientamenti di voto nel Paese. Pur privi di pretese scientifiche, gli exit poll vedrebbero in vantaggio l’UIA, l’Alleaza irachena unita, la principale componente dell’attuale coalizione tra sciiti e curdi, che da parte sua si accredita un 57% di preferenze. Il partito laico di Allawi ne avrebbe raccolte più del 14% guadagnate a gennaio, mentre – sempre secondo la Reuters – ad Al Anbar, roccaforte sunnita, sarebbe in testa lo IAF, il Fronte dell’accordo iracheno. La principale lista sunnita, il Fronte della Concordia (Tawafuk), ha denunciato invece un “rischio-brogli su larga scala”. Un allarme, riferiscono fonti giornalistiche locali, che potrebbe interessare oltre a Baghdad, anche le città di Mossul, Tikrit e Kirkuk. Il rischio è stato minimizzato dal presidente della Commissione elettorale indipendente irachena (IECI), secondo la quale il livello dei brogli sarebbe “ridottissimo”. Nell’atmosfera di tranquillità relativa che oggi si respira in Iraq, una notizia di violenza arriva dalla Svezia, dove un gruppo che sostiene legami con Al Qaeda ha rivendicato il fallito attentato con bombe incendiare lanciato ieri contro un seggio per gli iracheni residenti a Stoccolma. Un’altra notizia riguarda invece il pluriricercato capo di Al Qaeda in Iraq, Al Zarqawi. La CNN - citando il viceministro dell’Interno a Baghdad, Kamal – ha riferito che nel 2004 le forze di sicurezza di irachene avrebbero catturato Al Zarqawi per poi rilasciarlo senza averlo identificato.

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“Le lunghe file ai seggi elettorali” per “eleggere il Parlamento sono un segno di speranza alla vigilia del Natale”. E’ questo il commento rilasciato all’agenzia SIR dal vescovo ausiliare di Baghdad, Shlemon Warduni. Un auspicio condiviso anche dal vescovo di Kirkuk, Louis Sako, raggiunto telefonicamente in Iraq da Alessandro De Carolis:

 

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R. – La situazione è calma. Le persone sono chiuse in casa, perché non è permesso uscire in macchina. Ma non è accaduto quasi niente, è tutto tranquillo.

 

D. – C’è più speranza per quello che potrà cambiare o è soprattutto il timore a dominare gli animi delle persone?

 

R. – La gente è andata a votare in massa, come se fosse una festa per tutti, e i diversi gruppi - anche i sunniti che per la prima volta hanno votato - tutti sono coscienti di partecipare ad una fase politica, di dover dialogare per abbandonare la violenza. Penso che ci sia una speranza: forse è un po’ fragile, ancora, perché ci vuole tempo, ci vuole una formazione al dialogo, alla cultura... Tutto è svanito, durante la guerra, e anche prima, durante i 35 anni del regime di Saddam Hussein. Adesso, c’è tanta libertà, che però la gente non sa come utilizzare.

 

D. – Quindi, eccellenza, quello di cui c’è bisogno è una ricostruzione morale...

 

R. – Soprattutto. Nell’educazione, nei programmi televisivi, nelle scuole, nelle moschee, anche nelle chiese, nei giornali: per aiutare la gente ad uscire da questo contesto, che non è una situazione normale. Ora, questo è solo un progetto, ma bisogna pur cominciare, e secondo me, ieri, gli iracheni hanno compiuto un passo formidabile per il futuro.

 

D. – Quali sono i sentimenti che la Chiesa cattolica nutre in questo momento in Iraq qual è il suo ruolo?

 

R. – Secondo me, la Chiesa è l’unica istituzione che può dire una parola di speranza, di pace per aiutare la gente a fare ciò che è bene, ciò che è positivo per la collaborazione tra tutti i gruppi, per il bene di tutti e il bene dell’Iraq, come entità, come nazione. E così, dare anche un impulso alla convivenza tra cristiani, musulmani, arabi, sunniti, sciiti: perché siamo tutti concittadini e persone. Una speranza per guardare al futuro e dire basta con la violenza, con il male, con tutto ciò che è cattivo.

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SABATO E DOMENICA PARTE IL “RIGIOCATTOLO”, INIZIATIVA DI SOLIDARIETÀ

PROMOSSA DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO

- Intervista con Evelina Martelli -

 

18 città italiane e 8 metropoli straniere: tanti sono i luoghi in cui si svolge, domani e dopodomani, il Rigiocattolo, l’iniziativa voluta dalla Comunità di Sant’Egidio per donare i giochi ai bambini più sfortunati. All’evento partecipano 40 mila ragazzi, italiani e stranieri, mentre i fondi raccolti andranno a finanziare l’iscrizione anagrafica e scolastica dei bambini africani. Il servizio di Isabella Piro.

 

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Il principio è semplice: non tutto ciò che non si usa più è da buttare. Basta un semplice ritocco ed anche un vecchio giocattolo può tornare a funzionare e a regalare un po’ di allegria a tanti bambini. Nasce così l’iniziativa del “rigiocattolo”, come ci spiega Evelina Martelli, membro della comunità di Sant’Egidio:

 

R. – Il Rigiocattolo è un’iniziativa per ognuno di noi che ha a casa tanti giocattoli che non usa più - ma non sono da buttare -, riciclandoli, si possono utilizzare tante risorse per promuovere i diritti dei bambini nel mondo. Così, in questi anni, abbiamo costruito scuole in Africa, abbiamo aiutato la ricostruzione di un ospedale in Guinea-Bissau, e abbiamo pagato le cure mediche per tanti bambini in Mozambico. Quest’anno iscriveremo bambini di diversi Paesi africani, all’anagrafe e a scuola.

 

D. – E per l’edizione 2005 c’è una novità: il balletto delle bambine zingare…

 

R. - L’idea nasce dal desiderio di promuovere una visione positiva degli zingari. Far vedere le tante cose belle, le tante ricchezze culturali degli zingari. Così, i bambini zingari, oltre ad organizzare il balletto, si occupano anche di preparare le candele. Infatti molto spesso i bambini zingari non hanno dei giocattoli da mettere a disposizione, ma il principio del rigiocattolo è che nessuno è troppo piccolo o troppo debole da non poter aiutare gli altri. Ciascuno può mettersi in campo per aiutare chi è più povero. Così i bambini zingari riciclano le vecchie candele e ne fanno delle nuove che possono essere vendute e messe sulle nostre tavole per Natale.

 

         L’iniziativa è organizzata insieme al Paese dell’Arcobaleno, il movimento nato dalla Comunità di Sant’Egidio che vuole costruire un mondo più giusto, più umano e più solidale:

 

R. - Il Paese dell’Arcobaleno è questo movimento di bambini e di ragazzi che è nato dall’esperienza della comunità di Sant’Egidio per far vivere ai più giovani quelli che sono i valori in cui crediamo. Quindi si rifà alla storia di Noè e vuole essere il mondo di domani in cui ci sia una nuova alleanza tra Dio e gli uomini ma anche tra gli uomini stessi, affinché imparino a vivere insieme, a rispettare la natura e a godere delle differenze come un fattore di arricchimento e di bellezza.

 

D. – Nei giorni scorsi, Papa Benedetto XVI ha sottolineato come il Natale non debba essere una festa consumistica. In questo il “rigiocattolo” diventa uno strumento di insegnamento per i più piccoli…

 

R. – E’ il modo per insegnare ai bambini che il vero e più profondo senso del Natale è accogliere chi è più povero, chi è in difficoltà. In particolare, quei bambini che tanto assomigliano al nostro Gesù che è nato profugo e solo con i suoi genitori, in un posto freddo.

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CONCERTI NELLE CHIESE A ROMA: RIPARTE DOMANI LA RASSEGNA POLIFONICA

DELLA SCUOLA ROMANA

- Intervista con mons. Domenico Bartolucci -

 

La Fondazione Domenico Bartolucci con il suo Coro si presenta nuovamente a Roma per la seconda edizione della rassegna La Polifonia della scuola romana. Sono in programma due concerti, entrambi diretti da mons. Domenico Bartolucci: il 16 dicembre nella Chiesa di San Carlo ai Catinari e il 21 dicembre nella Chiesa di Sant’Agostino. Il servizio di Luca Pellegrini

 

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Si apre con un doveroso omaggio al compositore Pierluigi da Palestrina in occasione del 450° anniversario della composizione della Missa Papae Marcelli, considerata uno dei capolavori assoluti della musica sacra, questa interessante Rassegna dedicata alla polifonia. Grande estimatore ed esecutore di Palestrina, mons. Domenico Bartolucci propone nel concerto di questa sera il Credo della famosissima Messa, cui fanno da corona una serie di mottetti tratti dal Libro degli Offertori per tutte le Domeniche e Festività dell’anno liturgico, pubblicato dall’autore stesso nel 1593, e due mottetti dal Cantico dei Cantici. Secondo la tradizione, la Missa Papae Marcelli fu richiesta a Palestrina da una Commissione cardinalizia durante il Concilio di Trento, poiché si volevano stabilire i caratteri propri della musica sacra liturgica. Lo stile dell’autore si rivela nella perfezione della proporzione e del disegno architettonico, nell’atmosfera espressiva elevata, dignitosa e persino austera, che lascia tuttavia adito alla semplicità, alla chiarezza e alla piena intelligibilità del testo. Un capolavoro inserito nel repertorio tradizionale della Cappella Sistina che annualmente la eseguiva a San Pietro in occasione dell’anniversario dell’elezione del Papa. Abbiamo chiesto a mons. Domenico Bartolucci che cosa rappresenta Palestrina oggi per la musica sacra:

 

R. - Cominciò lui a fare veramente musica sul serio, non soltanto tecnicismo ma vera musica. E da lì, è partito tutto il nostro stile, musicalmente udibile dal pubblico. Poi, nel 500, cominciò questo risveglio musicale, da lui promosso nella cultura occidentale. Quello che è bello è che il fatto musicale, anche grammaticale, sintattico, ecc., è nato proprio nelle cantorie di chiesa.

 

D. - Che cosa lascia in eredità la polifonia sacra alla cultura cristiana di oggi?

 

R. - Ha lasciato uno stile particolare di verità musicale, di essere comprensiva, di andare al cuore, all’anima del popolo, non soltanto un tecnicismo, ma Palestrina ha indovinato quello che occorre per la Liturgia. La musica nella Liturgia è una predica, non era mica un concerto. Il cantore in chiesa è un predicatore che predica cantando. La Chiesa ha dato questo impulso, questo bisogno di grande arte alla sua Liturgia. E Palestrina è il punto di partenza.

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DA OGGI A DOMENICA TELETHON,

LA MARATONA RADIO-TELEVISIVA PER LA RICERCA MEDICA

- Intervista con Marco Piazza -

 

Alle 6,42 di questa mattina è cominciata “Telethon”, la maratona televisiva e radiofonica per la ricerca scientifica. E alle 7,10 è partito il numeratore che segnala le donazioni in tempo reale.  “Telethon 2005” ha così preso il via su Rai Uno: la sedicesima edizione della lunga kermesse per la raccolta dei fondi in favore della ricerca sulle malattie genetiche si concluderà nella prima serata di domenica, dopo circa sessanta ore di diretta. Durante il fine settimana tutti i palinsesti delle emittenti di Stato di radio e televisione saranno coinvolti nell’iniziativa. Per le donazioni si può telefonare al 48548. Il servizio di Andrea Rustichelli:

 

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Nata in Italia nel 1990 con l’obiettivo di raccogliere fondi in favore della ricerca sulla distrofia muscolare, Telethon finanzia oggi la ricerca sulle malattie genetiche rare. La priorità è alle malattie neuromuscolari e a quelle monogeniche, causate cioè da alterazioni di un singolo gene. L’organizzazione generale si vale di due strutture, il Comitato Telethon Fondazione Onlus e la Fondazione Telethon, che lavorano tutto l’anno: raccogliendo fondi, individuando i progetti di ricerca più validi, finanziando l’attività dei migliori ricercatori italiani e gestendo direttamente i propri istituti di ricerca. Dal ‘90 a oggi, Telethon ha stanziato complessivamente  quasi 208 milioni di Euro per la ricerca scientifica. “Sono certa che anche questa volta, nonostante le difficoltà economiche, gli italiani dimostreranno la loro volontà di sostenerci”, ha detto Susanna Agnelli, presidente di Telethon, in occasione della presentazione, alla Camera dei Deputati, del bilancio dell’ultimo anno di attività. Sentiamo Marco Piazza, che di Telethon è il responsabile della comunicazione:

 

R. – Tre giorni di televisione per noi sono un momento di grande visibilità, il momento in cui si fanno i numeri, si fa la grande raccolta. Ma Telethon è una fondazione attiva tutto l’anno. Dal giorno dopo della maratona televisiva di Telethon ci mettiamo a lavorare per preparare quella successiva e soprattutto per gestire i fondi. Facciamo subito il conteggio dei soldi raccolti e apriamo un bando di concorso per i ricercatori. I migliori progetti che ci vengono presentati - ed è una commissione scientifica internazionale a decidere quali siano, non siamo noi, sono scienziati di grandissimo valore – i migliori progetti ricevono il finanziamento e i ricercatori nel giro di pochi mesi dal momento del bando cominciano a lavorare. Dopo questa tre giorni auspico che si faccia la maggiore raccolta possibile. Diciamo sempre: “basta un euro in più dell’anno scorso”. L’anno scorso abbiamo chiuso a 26 milioni e mezzo di euro. Quest’anno saremmo tutti contenti se chiudessimo a 26 milioni e 500 mila euro ed uno. Quindi, basta un euro in più e Telethon va avanti.

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CHIESA E SOCIETA’

16 dicembre 2005

 

APPELLO DEI VESCOVI DELLA GRAN BRETAGNA E DEL GALLES A TUTTI I FEDELI

DEL REGNO UNITO PERCHE’ INTERVENGANO A FAVORE DELLE POPOLAZIONI NOMADI, CHE PATISCONO CONDIZIONI DI VITA PARTICOLARMENTE SVANTAGGIATE

 

LONDRA. = I vescovi dell’Inghilterra e del Galles esortano le parrocchie e i fedeli del Regno Unito alla solidarietà con le popolazioni zingare e nomadi e ribadiscono l’impegno della Chiesa per assicurare il rispetto dei loro diritti contro ogni forma di discriminazione ed emarginazione. L’appello è contenuto in una dichiarazione firmata da mons. Patrick O’Donoghue, dell’Ufficio episcopale per la Responsabilità cristiana e la cittadinanza. Facendo eco alle parole di Benedetto XVI all’udienza generale del 7 dicembre, in cui il Santo Padre aveva ricordato il dovere dei governanti e dei cittadini di aiutare i poveri e gli oppressi, i vescovi inglesi richiamano l’attenzione dei fedeli sulle difficili condizioni di vita di queste popolazioni nel Regno Unito. Come confermano infatti i dati ufficiali, tali popolazioni continuano ad essere una categoria sociale particolarmente svantaggiata e vulnerabile, a causa soprattutto della discriminazione di cui sono oggetto. Il problema principale resta quello di un’adeguata sistemazione abitativa, spesso loro negata. Da questo problema, evidenzia la dichiarazione, “discendono i tanti altri mali che li affliggono: malattia, disoccupazione, povertà, bassa istruzione”. Di qui l’appello rivolto alle autorità e ai cattolici in particolare ad aiutare i nomadi a trovare siti attrezzati dove potere abitare in condizioni umane. I vescovi, da parte loro, si impegnano a dare più sostegno a tutti coloro che nella Chiesa operano a favore dei nomadi. Un  sostegno che, affermano, “è per noi una priorità”. (L.Z.)

 

 

SONO STATE NELL’ULTIMO ANNO 350 MILA LE VITTIME DEI DISASTRI NATURALI,

INCLUSO LO TSUMANI, CHE HANNO CAUSATO DANNI

PER 200 MILA MILIONI DI DOLLARI:

LO HA RESO NOTO L’ORGANIZZAZIONE METEROLOGICA MONDIALE

 

GINEVRA. = I disastri naturali degli ultimi 12 mesi hanno provocato 350 mila vittime nel mondo. Il dato è stato fornito ieri dall’Organizzazione metereologica mondiale (OMM) che fa capo alle Nazioni Unite. I danni accertati per i cataclismi sono stati di circa 200 mila milioni di dollari.  L’ultimo anno, incluso lo Tsunami, è stato uno dei più distruttivi della storia per quanto riguarda i disastri naturali e metereologici”, ha dichiarato il segretario generale della ONM, Michel Jarraud. Tra i cataclismi più gravi, oltre al maremoto del Sud-Est asiatico, il terremoto in Pakistan dello scorso ottobre e le 26 tormente tropicali che hanno colpito i Caraibi e gli USA, con 14 uragani, che superano il precedente record dei 12 del 1969.  Il 2005 è stato anche il quarto anno più caldo da quando la temperatura è rilevata modo strumentale, ossia dal 1861. L’aumento medio della temperatura terrestre nel 2005 è stato di quasi mezzo grado (R.G.)

 

 

RAPPORTO DEL TRIBUNALE DELL’AJA SUI CRIMINI DI GUERRA NELL’EX JUGOSLAVIA: TUTT’ORA SCARSA LA COLLABORAZIONE DELLA SERBIA-MONTENEGRO

E DELLA BOSNIA-ERZEGOVINA PER LA CATTURA DEI LEADER SERBO BOSNIACI

KARADZIC E MLADIC, ACCUSATI ENTRAMBI DI GENOCIDIO. IL PROCURATORE GENERALE CARLA DEL PONTE CHIEDE AD EUROPA E STATI UNITI

DI SOLLECITARE IN TAL SENSO LE AUTORITA’ DI BELGRADO E SARAJEVO

- A cura di Roberta Gisotti -

 

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L’AJA. = Forti critiche alle autorità della Serbia-Montenegro e rilievi anche alla Bosnia-Erzegovina sono contenuti nel Rapporto presentato ieri dal procuratore generale del Tribunale internazionale dell’Aja sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia (TPI), Carla Del Ponte, profondamente insoddisfatta per la mancata cattura degli ultimi ricercati, in primo luogo i leader serbo-bosniaci, Karadzic e Mladic. Sotto accusa la scarsa collaborazione dei vertici di Belgrado, a cinque anni ormai dalla caduta del regime di Milosevic e dall'ascesa di una nuova leadership con ambizioni d’integrazione europea. “La Serbia-Montenegro e la Bosnia Erzegovina - ha affermato  il procuratore - devono assumersi la responsabilità per il mancato arresto ed estradizione di Radovan Karadzic e Ratko  Mladic”, accusati entrambi di genocidio e di coinvolgimento diretto in atrocità come il massacro di Srebrenica che causò 7000 morti. “Manca un piano seriamente articolato per giungere alla cattura dei latitanti”, ha denunciato la capo inquirente del TPI, lamentando “la carenza di coordinamento e le rivalità” tra i vertici politici serbi, quelli montenegrini e quelli federali. Ma soprattutto, la Del Ponte ha puntato il dito contro i comandi delle Forze armate ex jugoslave. “L’esercito serbo-montenegrino - ha deplorato - continua in modo attivo o passivo a frenare la collaborazione” alle indagini. Parole che il ministro degli Esteri di Belgrado, Draskovic, ha accolto senza polemizzare, definendole “un ultimo avvertimento” indirizzato alle forze serbe che restano legate al passato anche a costo  di “danneggiare gli interessi dello Stato e del popolo”. Il procuratore ha quindi invitato Stati Uniti ed Europa a intervenire in modo più deciso. “L’esperienza insegna che le pressioni politiche (internazionali) sono un fattore essenziale per spingere i Paesi inadempienti a cooperare con l’Aja”, ha osservato, facendo riferimento indiretto all’efficacia delle sollecitazioni degli anni scorsi verso la Croazia, capaci infine di indurre Zagabria a collaborare all'arresto dell’ultimo ricercato di nazionalità croata: il generale Ante Gotovina, preso una settimana fa. Il procuratore non ha risparmiato una “frecciata” alla  Russia, dove sembra si sia rifugiato un altro dei sei presunti criminali di guerra ancora in fuga, l’ex generale serbo di Polizia, Djordjevic, chiedendo a Mosca di rintracciarlo e di consegnarlo senza indugi al TPI. Rilievi anche al governo del Kosovo, provincia serba a maggioranza albanese, riguardo le indagini in corso sulle vendette contro la minoranza serba dopo la guerra del 1999. Del Ponte ha accusato le autorità locali di Pristina di averle consegnato documenti “ritoccati” e di non fare abbastanza per bloccare le intimidazioni nei confronti dei testimoni d’accusa.

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IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, KOFI ANNAN, HA NOMINATO

L’EX PRESIDENTE AMERICANO GEORGE BUSH, SUO INVIATO SPECIALE

PER LE VITTIME DEL TERREMOTO IN PAKISTAN

 

NEW YORK. = Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha nominato l’ex presidente americano George H. W. Bush suo inviato speciale per i soccorsi alle vittime del terremoto in Pakistan. In questo ruolo, Bush senior rappresenterà Annan e le Agenzie delle Nazioni Unite nel coordinamento degli aiuti alle popolazioni colpite dal sisma dell’8 ottobre. Le funzioni dell’ex presidente americano sono identiche a quelle conferite da Annan al suo successore Bill Clinton per le vittime dello tsunami in Asia. Bush padre ha 81 anni ed è stato presidente americano dal 1989 al 1993. (R.G.)

 

 

IMPORTANTE ONORIFICENZA ASSEGNATA DAL PRESIDENTE DEL KENYA ALLA MEMORIA DI MONS. LUIGI LOCATI, VICARIO APOSTOLICO DI ISIOLO,

UCCISO LO SCORSO 14 LUGLIO.

IL PRESULE E’ STATO RICORDATO PER AVERE PROMOSSO DURANTE 40 ANNI

LO SVILUPPO SPIRITUALE DI CRISTIANI E MUSULMANI

 

NAIROBI. = Un’importante onorificenza, la Stella d’argento del Kenya, è stata assegnata dal presidente, Mwai Kibaki, alla memoria di mons. Luigi Locati, vicario apostolico di Isiolo, ucciso lo scorso 14 luglio. Il presule è stato ricordato per “aver promosso per 40 anni lo sviluppo spirituale di cristiani e musulmani”. Il premio è stato consegnato nei giorni scorsi durante la cerimonia per il 42° anniversario dell’indipendenza del Kenya dalla Gran Bretagna. La Stella d’argento è stata conferita complessivamente a 18 persone, di cui 5 alla memoria. “L’impegno del vescovo defunto – si legge in un comunicato diffuso dalla presidenza keniana e riportato dall’agenzia MISNA – ha influenzato in modo positivo, direttamente e indirettamente, la vita di molta gente a Isiolo”. Lo scorso 5 dicembre, si era aperto davanti all’Alta Corte di Nairobi il processo contro i sei imputati dell’omicidio del vicario apostolico della località situata circa 200 chilometri a nord di Nairobi, assassinato a colpi di pistola vicino alla sua residenza. Secondo le voci più diffuse, il presule sarebbe stato ucciso per contrasti e gelosie relative alla sua intensa attività a favore dei giovani e degli ammalati, che aveva permesso alla sua diocesi di gestire scuole e dispensari. Per espressa indicazione di mons. Locati, le strutture erano aperte a tutti, in una zona caratterizzata dalla presenza della comunità Borana, in maggioranza musulmana. (R.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

16 dicembre 2005

 

 

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

                                    

Il negoziato si chiuderà: è questo l’obiettivo del vertice dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, in corso ad Hong Kong. Tuttavia il commissario europeo al commercio, Mandeslson, si è detto pessimista sull’effettiva possibilità di arrivare ad un accordo entro questa settimana. Si infittisce, infatti, lo scontro sull’agricoltura tra Unione Europea e Stati Uniti. Il servizio di Riccardo Cascioli:

 

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Anche se su alcuni aspetti, per esempio il cotone e i farmaci anti-AIDS, degli accordi si sono trovati, questi rischiano di essere vanificati dalla procedura stessa del negoziato, che prevede solo la possibilità di un accordo globale, simultaneo su tutti i punti in agenda. E la questione centrale resta l’agricoltura. Nei primi giorni era chiaro che la partita era tra Europa e resto del Mondo. L’Unione Europea infatti, non vuole cedere di un’unghia sul suo sistema di tariffe, soprattutto di sussidi che secondo il rapporto dell’OCSE, ammontano a 133 miliardi di dollari, pari ad un terzo dell’intero reddito agricolo, contro, per esempio, i 47 miliardi degli Stati Uniti, pari al 18 per cento del reddito. Messa sotto accusa, dai Paesi in via di sviluppo, l’Unione Europea sta pensando di uscirne mettendo in difficoltà gli Stati Uniti. Ha infatti presentato un piano in cui si chiede, ai Paesi ricchi, di liberalizzare l’accesso di tutti prodotti, (hanno raggiunto un accordo su una bozza che garantirebbe libero accesso, sia  sotto forma di dazi che sotto forma di quote di ingresso, alle importazioni dei Paesi del Terzo Mondo nei mercati industrializzati) Proposta rifiutata da Washington, preoccupata soprattutto per il settore tessile. Da questa guerra tra Europa e Stati Uniti, emerge, nelle ultime ore, una voglia dei Paesi in via di sviluppo, di compattarsi. Per oggi è previsto infatti, un incontro dei negoziatori dei 110 Paesi di Africa, Asia ed America Latina che cercheranno di concordare una linea comune per tentare di ottenere qualche risultato in questi due ultimi giorni di negoziato. In previsione di un sempre più probabile rinvio delle questioni più spinose, ad un prossimo incontro.

 

Per la Radio Vaticana, Riccardo Cascioli.

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E passiamo all’Italia dove si allargano a macchia d’olio le indagini avviate dalle Procure romana e milanese sugli scandali finanziari relativi alla Banca Popolare italiana, all’operato del Governatore di Bankitalia Fazio e alla scalata per il controllo della Unipol alla Banca Nazionale del Lavoro. Inevitabile il coinvolgimento del mondo politico che tra polemiche e dichiarazioni di partito comincia a prendere posizione. Il servizio è di Stefano Leszczynski.

 

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L’annuncio che il Governatore della Banca d’Italia è indagato dalla Procura di Milano per insider trading, e cioé per l’abuso di informazioni privilegiate e di manipolazione del mercato, è in ordine di tempo l’ultimo pesante scossone alla credibilità del sistema finanziario italiano. Un danno inaccettabile per il Ministro dell’economia Tremonti che dichiara di voler introdurre nel Disegno di legge sul Risparmio una norma perché la nomina del Governatore passi nelle mani dell’esecutivo, “sentito il Parlamento e sentita e coinvolta anche l'opposizione”. Anche l’Unione, del resto, assume una posizione di rigore nel chiedere le dimissioni di Antonio Fazio soprattutto per il pesante coinvolgimento nel caso Fiorani in cui sarebbe venuto meno proprio il ruolo di vigilanza sulla procedura di autorizzazione dell’Offerta pubblica di acquisto (Opa) lanciata in primavera dalla Popolare di Lodi sull’Antonveneta, a sua volta contesa agli olandesi di Abn Amro. Forte l’imbarazzo per quest’ultimo scandalo anche in Europa dove la BCE – la Banca Centrale Europea - continua a monitorare l’andamento delle inchieste italiane. Ma la situazione potrebbe ulteriormente complicarsi da domani quando l'ex amministratore delegato della Banca Popolare Italiana Fiorani verrà interrogato dal gip Clementina Forleo. Nell'ordinanza del gip Forleo viene inoltre tirato in ballo anche il presidente di Unipol Giovanni Consorte che avrebbe partecipato alla scalata di Antonveneta, acquisendo ulteriori azioni, oltre a quelle possedute, fino ad arrivare a raggiungere il 3,5%. In questo caso i reati ipotizzati dalla procura di Roma riguardano l’aggiotaggio informativo (cioé la manipolazione di informazioni tendenziose dirette ad influenzare il mercato azionario), la manipolazione del mercato stesso e l’ostacolo all’autorità di vigilanza. Per quanto riguarda le reazioni dei mercati l'iscrizione di Consorte nel registro degli indagati a Roma per il momento ha lasciato indifferente la Borsa, diversa la sorte invece per i titoli della Popolare italiana che soltanto ieri hanno bruciato in Borsa il 7,4% del loro valore.

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Sono ore intense a Bruxelles per cercare di superare lo stallo sulle prospettive finanziarie dell’Unione. Il premier britannico, Blair, ha aperto la mattinata con una serie di incontri bilaterali al termine dei quali è prevista una nuova proposta. Tutti si attendono un ulteriore “sforzo” sul fronte dello sconto britannico rispetto alla “rinuncia” agli otto miliardi in sei anni già offerti da Londra. Intanto, pochi minuti fa, Francia, Germania e Spagna hanno presentato una proposta congiunta per risolvere il nodo. Lo affermano fonti presenti al summit precisando che la proposta punterebbe a scorporare dallo sconto britannico le spese dell’allargamento e a prendere in considerazione la clausola di revisione del bilancio, da applicare però solo dopo il 2013.

 

È tornata alta la tensione tra israeliani e palestinesi, proprio mentre questi ultimi sono stati impegnati nelle elezioni municipali. L'aviazione dello Stato ebraico ha compiuto nuovi attacchi contro obiettivi di attivisti palestinesi nel nord della Striscia di Gaza, in risposta al lancio di razzi. Sentiamo il nostro servizio:

 

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Israele ha ripreso in tarda mattinata a colpire la zona Nord della striscia di Gaza, la stessa da dove ieri sono stati sparati diversi razzi contro il territorio dello stato Ebraico. In nottata una serie di raid aerei israeliani erano stati condotti sempre nella stessa zona, tuttavia, senza provocare vittime. In seguito al deterioramento della situazione, l’esercito israeliano ha imposto la chiusura di tutti i valichi di frontiera verso la striscia di Gaza. Sul fronte delle elezioni municipali palestinesi di ieri, considerate un test importante per le parlamentari di gennaio, si profila una vittoria del movimento radicale Hamas su Al Fatah, il partito del presidente Abu Mazen. I risultati, basati sul conteggio dell’85% delle schede, confermano infatti una buona prestazione del movimento nelle città più grandi. Notevole il risultato a Nablus dove Hamas ha ottenuto il 73 % dei voti. Bene anche a Jenin. A Ramallah, dove ha sede il quartier generale dell’Anp, al Fatah ha ottenuto solo sei seggi. Altri sei sono andati al Fronte popolare di Liberazione della Palestina (Pflp) e tre ad Hamas. A favorire Hamas sono state anche le forti divisioni all'interno di Fatah per la composizione delle liste in vista del voto parlamentare di gennaio. I risultati definitivi saranno resi noti domani, tuttavia, è un duro colpo per al Fatah.

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Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato ieri sera all’unanimità una proroga di sei mesi dell’inchiesta sull’omicidio dell’ex primo ministro libanese Rafiq Hariri. Ribadito l’obbligo per il governo siriano di cooperare pienamente con gli inquirenti, visto il coinvolgimento nella vicenda dei servizi segreti siriani confermato dal procuratore capo della commissione, Mehlis. La risoluzione autorizza inoltre l’istituzione di un tribunale internazionale, accogliendo la richiesta del Libano di allargare il raggio dell’inchiesta anche ad altri attentati e omicidi politici.

 

Il governo libanese ha deciso di presentare una “denuncia urgente” al Consiglio di sicurezza dell’ONU contro il perdurare delle “aggressioni” delle Forze armate israeliane “contro lo Stato libanese e i suoi cittadini”. L’aviazione israeliana viola pressoché quotidianamente lo spazio aereo libanese, nonostante gli appelli dell’ONU che chiedono allo Stato ebraico di rispettare la sovranità del Libano. Nel corso di una lunga riunione di cinque ore, svoltasi ieri in assenza dei ministri sciiti - che da lunedì disertano le sedute per protesta contro la posizione dell'esecutivo sul caso Hariri - il governo di Beirut ha deciso altresì di accelerare l’inchiesta sulla vicenda dell’imam Mussa Sadr, capo della comunità sciita scomparso, in quello che appare un gesto di distensione verso tale gruppo.

 

Il Partito Rivoluzionario, al potere in Tanzania dal 1961, è dato in testa nelle elezioni presidenziali, legislative e locali di mercoledì scorso. Lo ha indicato la Commissione elettorale. Sembra dunque scontata l’affermazione dell’attuale ministro degli Esteri, Kikwete alla presidenza del Paese africano.

 

Evacuato stamani il Parlamento indiano in seguito ad una telefonata che avvertiva della presenza di un ordigno all’interno dell’edificio. Entrambi i rami del Parlamento sono stati quindi abbandonati da legislatori e dal personale, mentre il primo ministro Singh, è stato portato in un luogo sicuro. Sono seguite perquisizioni da parte dei reparti speciali della Polizia con l’aiuto di unità cinofile. Il mese scorso New Dehli, la capitale indiana, era stata teatro di tre attentati suicidi presocchè simultanei che causarono decine di morti.

  

In Cina è salito ad almeno 39 morti il bilancio dell’incendio che ha devastato il principale ospedale di Liaoyuan, città situata nella provincia nord-orientale di Jilin. Lo ha riferito l'agenzia di stampa ufficiale 'Xinhua', secondo cui mancano all’appello altre 24 persone. Per cause ancora in corso di accertamento, il rogo si sarebbe innescato nella stanza di controllo dell'impianto elettrico. Il nosocomio, un edificio di quattro piani con una superficie complessiva di 5mila metri quadrati, è andato quasi completamente distrutto. Molte delle vittime sono decedute per le gravi lesioni riportate, in gran parte dopo essersi lanciate nel vuoto dalle finestre.

 

Allarme in Russia per l’esplosione in una fabbrica a ridosso di una grossa centrale atomica di San Pietroburgo. L’incidente, avvenuto la notte scorsa, ha causato il ferimento di tre persone. A riferirne è l’agenzia di stampa russa RIA-Novosti, secondo la quale i livelli delle radiazioni sarebbero rimasti normali. Secondo l’amministrazione della regione l’episodio è imputabile al  mancato rispetto delle norme di sicurezza. La fabbrica in questione si trova vicinissima al reattore numero due che secondo la direzione della centrale è fermo da luglio per lavori di riparazione generale.

 

In Indonesia un uomo è morto a causa del virus H5N1. Lo ha reso noto il ministro della Salute del Paese, citando test di laboratorio. Sinora, in Indonesia, sono nove i morti causati dalla variante più micidiale del virus dell’infezione aviaria. Cinque, invece, i casi di pazienti sopravvissuti.

 

 

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