RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
350 - Testo della trasmissione di venerdì
16 dicembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E
SOCIETA’:
Nell’ultimo anno sono state 350 mila le vittime dei
disastri naturali nel mondo
16
dicembre 2005
IN
QUESTO PERIODO DI AVVENTO, I MILITARI SI PREPARINO ALL’INCONTRO
CON
CRISTO, PRINCIPE DELLA PACE: COSI’, BENEDETTO XVI AI COMPONENTI
DELLE FORZE ARMATE ITALIANE, CHE STAMANI
HANNO PRESO PARTE AD UNA MESSA
IN SAN PIETRO, CELEBRATA DALL’ORDINARIO
MILITARE, MONS. ANGELO BAGNASCO
In
questo periodo di Avvento, che “ci spinge alla fiducia”, i militari si preparino ad incontrare Cristo, “il Principe della
pace”: è l’esortazione di Benedetto XVI ai componenti delle Forze Armate
Italiane, che stamani hanno preso parte in San Pietro alla Santa Messa di
preparazione al Natale. Circa 8 mila militari delle 4 Armi: Esercito, Marina,
Aeronautica e Carabinieri hanno partecipato all’evento. La Messa è stata
presieduta dall’Ordinario militare, l’arcivescovo Angelo Bagnasco. Tra le
autorità presenti, anche il ministro della Difesa, Antonio Martino. Al termine
del rito, il Papa si è dunque recato nella Basilica per salutare i militari
italiani e offrire loro una riflessione sul significato del Natale. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
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(Cori)
Prepararsi ad accogliere Gesù
con “umiltà e sincerità”: è l’invito rivolto dal Papa ai militari italiani. Ha
così sottolineato come Cristo venga a liberare “con il suo amore il cuore
dell’uomo”. A Natale, ha ribadito il Pontefice in una Basilica
Vaticana dove - fatto inconsueto - spiccavano divise e stellette, “verrà l’atteso
Messia, Colui che nella sinagoga di
Nazaret applicherà a sé le antiche parole profetiche: Il Signore mi ha
mandato [...] per proclamare la liberazione ai prigionieri”. “Verrà a liberarci il Redentore
dell’uomo – ha detto ancora – e spezzerà i vincoli dell’errore, dell’egoismo,
del peccato, che ci rendono prigionieri”. Parole, queste, corredate da una
profonda riflessione:
“Nel mistero del Natale
di Cristo, il Padre celeste manifesta all’umanità la sua misericordia. Egli non
ha voluto abbandonare l’uomo a se stesso e al suo peccato, ma a lui è venuto
incontro, offrendogli il perdono che libera dall’oppressione del peccato con la
potenza della sua grazia. Possano allora questi ultimi giorni dell’Avvento
rendere ancora più forte in ognuno di voi, cari militari, il desiderio
dell’incontro con Cristo, il Principe della pace, sorgente della nostra
autentica gioia”.
“Ogni giorno – ha proseguito – sperimentiamo la precarietà
e la provvisorietà della vita terrena, ma, grazie all’incarnazione del Figlio
unigenito del Padre, il nostro sguardo riesce a cogliere sempre l’amore
provvidenziale di Dio che dà senso e valore a tutta la nostra esistenza”.
Quindi, ha sottolineato l’importanza dell’affidarsi a Maria affinché ci
“accompagni all’incontro con l’Emmanuele, il Dio-con-noi”.
Dal canto suo, nell’omelia, mons. Bagnasco ha
sottolineato la “particolare umanità” che i nostri militari hanno “nell’animo”.
Umanità, ha detto l’Ordinario Militare, che “brilla all'estero” nelle numerose
missioni di pace e che “attinge ispirazione dalle radici cristiane del nostro
Paese”. Parole ribadite nel saluto al Santo Padre:
“La vita dei militari, come è noto, richiede senso
di responsabilità, spirito di dovere, dedizione. Il loro servizio, negli anni
passati e recenti, testimonia la verità di questi valori, vissuti con
intelligenza e grande generosità e a volte, purtroppo, anche con il sacrificio
supremo della vita”.
Al termine della celebrazione,
l’arcivescovo Bagnasco ha consegnato al Santo Padre una raccolta della Rivista
“Il Cursore”, mensile dell’Ordinariato Militare, stampato in 35 mila copie e
inviato a tutte le parrocchie italiane. Inoltre, ha donato al Papa un cofanetto
contenente il Crest, il simbolo dell’Ordinariato Militare. Dal canto suo, il
ministro della Difesa, Antonio Martino, ha omaggiato il Pontefice con una targa
celebrativa dell’evento.
(Musica)
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BENEDETTO XVI INVITA
GLI UNIVERSITARI DI ROMA A PORTARE AVANTI LA RIFLESSIONE SUL NUOVO UMANESIMO E
A CONIUGARE, NELLE SFIDE DELL’EPOCA CONTEMPORANEA, FEDE E CULTURA. IERI
POMERIGGIO NELLA BASILICA VATICANA
L’INCONTRO DEL SANTO PADRE CON 10 MILA STUDENTI
Portate avanti la riflessione
sul nuovo umanesimo, tenendo conto delle grandi sfide dell’epoca contemporanea
e cercando di coniugare, in modo armonioso, fede e cultura. E’ l’esortazione
rivolta ieri pomeriggio da Benedetto XVI, nella Basilica di San Pietro, agli
studenti delle università romane e ai partecipanti alla convention europea
degli universitari che si è svolta in questi giorni nella capitale. Circa 10
mila i partecipanti alla Santa Messa, celebrata prima dell’incontro con il Papa
dal cardinale Vicario Camillo Ruini. Sentiamo il servizio di Tiziana Campisi.
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L’invito di Benedetto XVI agli
universitari è a riscoprire la bellezza di avere Cristo come Maestro di vita,
per rinnovare in modo libero e consapevole la propria professione di fede.
Accolto da calorosi applausi il Papa ha voluto sottolineare quanto importante
sia la ricerca culturale e spirituale; poi ha aggiunto:
“A voi, cari giovani, che vedo numerosi, auguro di compiere con gioia il
vostro itinerario di formazione cristiana, coniugandolo con lo sforzo quotidiano
di approfondimento delle conoscenze proprie dei rispettivi percorsi accademici”.
Il Santo Padre ha anche rivolto
un pensiero ai numerosi studenti provenienti dall’estero, perché possano essere
seguiti nel loro cammino di fede:
“I giovani che lasciano il proprio Paese per motivi di studio, vanno
incontro a non pochi problemi e soprattutto al rischio di una crisi di identità,
di uno smarrimento dei valori spirituali e morali. E’ importante proseguire nel
cammino intrapreso per venire incontro alle necessità di questi nostri fratelli
e sorelle”.
Il cardinale vicario Camillo
Ruini, che ha presieduto la Messa prima dell’incontro con Benedetto XVI, nella
sua omelia ha richiamato alla necessità per l’uomo di guardare alla propria
interiorità. Ed evidenziando la centralità che la figura di Cristo deve avere
nella vita del cristiano, ha paragonato ad un deserto tutti quei pericoli che
impediscono di volgere lo sguardo a Gesù:
“Il deserto, nel quale cerchiamo di vederlo è il
deserto di quelle tendenze e di quelle zone della cultura, della società, delle
istituzioni, delle nostre stesse vite e coscienze personali, nelle quali Dio
viene escluso o dimenticato. E così deperisce anche ciò che è autenticamente umano”.
E a nome degli universitari di
Roma una studentessa dell’Università Campus Biomedico, Gloria Ghezzi, ha
espresso le molte ragioni di gratitudine che legano gli studenti al Santo
Padre:
“Il primo ‘grazie’ è per averci incoraggiato a porre in gioco
l’intelligenza della nostra vita di fede e così, come ci ha indicato nelle
indimenticabili giornate di Colonia, conoscere Dio ‘sempre meglio per poter in
modo convincente guidare anche gli altri verso di Lui’”.
(canto)
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TERZA PREDICA DI
AVVENTO DI PADRE RANIERO CANTALAMESSA
ALLA PRESENZA DEL PAPA E DELLA FAMIGLIA PONTIFICIA
SUL TEMA DELLA GIUSTIFICAZIONE
“Giustificati per la fede in
Cristo” è stato il tema questa mattina della terza predica d’Avvento che padre Raniero Cantalamessa ha tenuto nella
Cappella Redemptoris Mater, in Vaticano, alla presenza del Papa e della
famiglia pontificia. Ce ne parla Sergio Centofanti.
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Il Predicatore della Casa Pontificia,
partendo dalla Lettera di San Paolo ai Romani,
ha affermato che annunciare la giustificazione gratuita mediante la fede
in Cristo è il cuore di una predicazione adatta a suscitare la fede là dove non
c’è ancora o dove è morta. Purtroppo – ha osservato – una tale predicazione è
tuttora “praticamente assente” nella Chiesa.
Invece è fondamentale sapere, come scrive San Paolo, che Dio “ci ha salvati
non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia”:
“Qui, secondo il mio piccolissimo
parere, sta la novità del cristianesimo. Ogni altra religione traccia all’uomo
una via di salvezza mediante osservanze ascetiche o speculazioni intellettuali,
promettendogli come premio finale la salvezza o la illuminazione, ma
lasciandolo sostanzialmente solo nel realizzare tale compito. Dà l’esempio, non
la forza. Il cristianesimo non comincia con quello che l’uomo deve fare per
salvarsi, ma con quello che Dio ha fatto per salvarlo. L’ordine è rovesciato!”
Convertirsi – ha continuato – non ha un significato
principalmente morale. La prima conversione consiste nel credere:
“Fortunati noi! Se Gesù avesse
detto che la porta per entrare nel Regno è l’innocenza o la penitenza o ...
poveri noi! Chissa: pochi sarebbero entrati! Ma invece, ha detto che la porta è
la fede, e nessuno può dire: ‘Io non ci posso entrare’, perché Dio ci ha
creati, proprio strutturati, in modo – forse ci ha fatti liberi proprio per
questo – di essere capaci di fare l’atto di fede. Perché basta che tu dici:
‘Gesù è il Signore’, e credi nel tuo cuore che Dio l’ha risuscitato dai morti,
sei salvo!”
Attraverso questa fede – ha
detto il religioso Cappuccino - ci appropriamo di ciò che è di Cristo: “mio
merito – diceva San Bernardo – è la misericordia di Dio”:
“E questo io lo chiamo il colpo
di audacia o il colpo d’ala nella vita spirituale. E, venerabili padri e
fratelli, bisognerebbe pregare Dio di non permettere che moriamo senza averlo
realizzato, nella nostra vita. Ed è un colpo che non si fa da giovani, perché
da giovani si crede di poter realizzare tutto
con le proprie forze. Ad una certa età, quando si sono sperimentate
tutte le vie e si vede che non portano lontano, siamo pronti forse a fare questo
colpo d’ala”.
Tutto ciò deve diventare per il
credente “esperienza vissuta consolante e liberante”. E noi cattolici – ha
detto padre Cantalamessa – abbiamo “un vantaggio enorme: i Sacramenti, in
particolare il Sacramento della Riconciliazione”. Nella Confessione “Cristo
prende su di sé i miei peccati e io prendo su di me la sua giustizia”:
“A Roma, come in ogni altra
grande città, venerabili padri e fratelli, ci sono tanti cosiddetti ‘barboni’,
poveri fratelli che hanno addosso stracci luridi, si trascinano appresso su un
carrettino tutto quello che hanno. Immaginiamo cosa succederebbe, un giorno, se
si diffondesse la voce, qui a Roma, che in Via Condotti – tutti sanno cosa c’è
a Via Condotti – c’è una boutique di lusso dove ognuno di questi ‘barboni’ può
andare, deporre i propri stracci, prendere una doccia e scegliersi il vestito
più bello che trova, quello che gli piace di più, e portarselo via, gratuitamente:
senza spesa, né denaro. Perché, per qualche ignoto motivo il proprietario è in
vena di generosità. E’ quello che avviene in ogni Confessione ben fatta”.
Padre Cantalamessa ricorda l’accordo del 1999 tra
cattolici e luterani sulla dottrina della Giustificazione, ma al di là delle
riflessioni sulla salvezza attraverso la fede o le opere richiama cosa è stato
centrale nell’esperienza di San Paolo:
“Per Paolo, il centro focale di
tutto non è una dottrina, fosse pure quella della Giustificazione mediante la
fede: è una Persona, Cristo! Quello che desidera sopra ogni altra cosa – dice –
è di essere trovato in Lui, ‘che io possa conoscere Lui!’. Io ricorderò sempre
l’impressione che mi fece questo pronome personale – ‘Autón’ – dopo che
avevo scritto, studiato la cristologia patristica, chissà, credevo di saperne
tante, di cose ... ho capito che quel pronome personale condivideva più verità
su Gesù di tutti i libri. Perché per Paolo, quando dice ‘conoscere Lui’,
intendeva una persona viva, vera, non un insieme di dottrine, di teorie ...
L’unione mistica con Cristo, mediante la partecipazione al suo Spirito, quello
che lui chiama ‘il vivere in Cristo’, ‘il vivere nello Spirito’: questo è per
Paolo il traguardo finale della vita cristiana! Quello che a lui preme
anzitutto affermare, non è che siamo giustificati per la fede: siamo
giustificati per la fede in Cristo! Non è tanto che siamo giustificati per la
grazia, quanto che siamo giustificati per la grazia di Cristo! E’ Cristo il
cuore del messaggio, prima ancora che la grazia e la fede”.
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ALTRE UDIENZE
In
mattinata il Papa ha ricevuto alcuni presuli della Conferenza Episcopale della
Polonia, in visita "ad Limina".
Nel pomeriggio Benedetto XVI
riceverà mons. William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la
Dottrina della Fede, con il segretario del medesimo dicastero mons. Angelo
Amato.
ELEVAZIONE DELLA CHIESA GRECO-CATTOLICA ROMENA AL
GRADO
DI CHIESA ARCIVESCOVILE MAGGIORE E NOMINA
DELL’ARCIVESCOVO MAGGIORE
Il Santo Padre ha elevato la
Chiesa metropolitana sui iuris greco-cattolica romena al grado di Chiesa
Arcivescovile Maggiore e, in pari tempo, ha promosso mons. Lucian Mureşan
alla dignità di Arcivescovo Maggiore di Făgăraş e Alba Iulia dei
Romeni.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo “Accoglienza, condivisione, leggi adeguate, piani sanitari
per i disabili mentali”, in riferimento al Messaggio di Benedetto XVI per la
quattordicesima Giornata mondiale del malato che si celebrerà l’11 febbraio
2006 ad Adelaide, in Australia.
Servizio
vaticano - Il discorso del Papa agli studenti delle università di Roma e del Lazio,
incontrati al termine della celebrazione pre-natalizia svoltasi nella Basilica
Vaticana: quanto è necessario in questo momento storico - ha sottolineato il
Santo Padre - coltivare un’attenta ricerca culturale e spirituale!
L’udienza
di Benedetto XVI alle Forze armate italiane.
Servizio
estero - Iraq: alta affluenza alle urne per le elezioni legislative.
Servizio
culturale - Per la rubrica “Oggi” una riflessione di Marco Bellizi dal titolo
“La semplice grandezza di una scelta”: la mamma peruviana che ha deciso di non
curarsi per far nascere la sua bambina.
Servizio
italiano - In rilievo il tema della finanziaria.
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16
dicembre 2005
GRANDE AFFLUSSO DI ELETTORI AI SEGGI PER LE
PARLAMENTARI DI IERI IN IRAQ.
LO SCRUTINIO PROSEGUE, MENTRE LA COMUNITA’
INTERNAZIONALE
FESTEGGIA UN TRAGUARDO CENTRALE PER LA DEMOCRAZIA
DEL PAESE
- Intervista con mons. Louis Sako -
Undici milioni su quindici,
ovvero i due terzi degli aventi diritto. Così ieri, in massa, gli iracheni
hanno risposto al primo atto di democrazia diretta nel loro Paese, dall’inizio
della seconda Guerra del Golfo e dalla caduta di Saddam Hussein. Mentre da
tutto il mondo arrivano a Baghdad le felicitazioni della comunità
internazionale per il voto legislativo - il presidente americano Bush ha
parlato di “pietra miliare” – gli oltre 120 mila osservatori internazionali
dislocati in Iraq hanno confermato la sostanziale correttezza della tornata
elettorale. Lo spoglio dei voti è tuttora in corso e i primi sondaggi parziali
indicherebbero un buona affermazione per il blocco sciita per l’ex premier,
Iyaq Allawi. Intanto, dopo la relativa tregua di ieri, alcune esplosioni sono state
udite oggi nei pressi della cosiddetta “zona verde”, che ospita gli uffici
ministeriali e il quartier generale delle forze alleate. Il servizio di
Alessandro De Carolis.
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Più
forte il desiderio di partecipare alla rinascita della propria terra che la
paura. Sta anche in questo la spiegazione di quel 70% di iracheni che ieri ha
sfidato la psicosi da attentato è si è sobbarcata file anche lunghissime nei
275 seggi per segnare col proprio voto la speranza di una svolta. E’ stata una
“sfida difficile”, ha commentato Paul Dacey, portavoce degli osservatori
internazionali, che ha riconosciuto agli organizzatori del voto parlamentare di
ieri l’ossequio degli standard internazionali, pur con tutte le attenuanti del
caso. Nonostante le stime siano ancora provvisorie, giacché lo scrutinio delle
schede non è ancora concluso nelle 18 province interessate, il dato del 70% di
votanti di ieri diventa ancor più indicativo se confrontato con il 59% del
gennaio scorso, nel voto per la formazione del Parlamento transitorio, e col
63% registrato due mesi fa durante il referendum costituzionale.
L’agenzia
britannica Reuters ha provato a sondare gli orientamenti di voto nel Paese. Pur
privi di pretese scientifiche, gli exit poll vedrebbero in vantaggio l’UIA, l’Alleaza
irachena unita, la principale componente dell’attuale coalizione tra sciiti e
curdi, che da parte sua si accredita un 57% di preferenze. Il partito laico di
Allawi ne avrebbe raccolte più del 14% guadagnate a gennaio, mentre – sempre
secondo la Reuters – ad Al Anbar, roccaforte sunnita, sarebbe in testa lo IAF,
il Fronte dell’accordo iracheno. La principale lista sunnita, il Fronte della
Concordia (Tawafuk), ha denunciato invece un “rischio-brogli su larga scala”.
Un allarme, riferiscono fonti giornalistiche locali, che potrebbe interessare
oltre a Baghdad, anche le città di Mossul, Tikrit e Kirkuk. Il rischio è stato
minimizzato dal presidente della Commissione elettorale indipendente irachena
(IECI), secondo la quale il livello dei brogli sarebbe “ridottissimo”.
Nell’atmosfera di tranquillità relativa che oggi si respira in Iraq, una
notizia di violenza arriva dalla Svezia, dove un gruppo che sostiene legami con
Al Qaeda ha rivendicato il fallito attentato con bombe incendiare lanciato ieri
contro un seggio per gli iracheni residenti a Stoccolma. Un’altra notizia
riguarda invece il pluriricercato capo di Al Qaeda in Iraq, Al Zarqawi. La CNN
- citando il viceministro dell’Interno a Baghdad, Kamal – ha riferito che nel
2004 le forze di sicurezza di irachene avrebbero catturato Al Zarqawi per poi
rilasciarlo senza averlo identificato.
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“Le lunghe file ai seggi
elettorali” per “eleggere il Parlamento sono un segno di speranza alla vigilia
del Natale”. E’ questo il commento rilasciato all’agenzia SIR dal vescovo
ausiliare di Baghdad, Shlemon Warduni. Un auspicio condiviso anche dal vescovo
di Kirkuk, Louis Sako, raggiunto telefonicamente in Iraq da Alessandro De
Carolis:
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R. – La situazione è calma. Le
persone sono chiuse in casa, perché non è permesso uscire in macchina. Ma non è
accaduto quasi niente, è tutto tranquillo.
D. – C’è più speranza per quello
che potrà cambiare o è soprattutto il timore a dominare gli animi delle
persone?
R. – La gente è andata a votare
in massa, come se fosse una festa per tutti, e i diversi gruppi - anche i
sunniti che per la prima volta hanno votato - tutti sono coscienti di
partecipare ad una fase politica, di dover dialogare per abbandonare la
violenza. Penso che ci sia una speranza: forse è un po’ fragile, ancora, perché
ci vuole tempo, ci vuole una formazione al dialogo, alla cultura... Tutto è
svanito, durante la guerra, e anche prima, durante i 35 anni del regime di
Saddam Hussein. Adesso, c’è tanta libertà, che però la gente non sa come
utilizzare.
D. – Quindi, eccellenza, quello
di cui c’è bisogno è una ricostruzione morale...
R. – Soprattutto.
Nell’educazione, nei programmi televisivi, nelle scuole, nelle moschee, anche
nelle chiese, nei giornali: per aiutare la gente ad uscire da questo contesto,
che non è una situazione normale. Ora, questo è solo un progetto, ma bisogna
pur cominciare, e secondo me, ieri, gli iracheni hanno compiuto un passo
formidabile per il futuro.
D. – Quali sono i sentimenti che
la Chiesa cattolica nutre in questo momento in Iraq qual è il suo ruolo?
R. – Secondo me, la Chiesa è
l’unica istituzione che può dire una parola di speranza, di pace per aiutare la
gente a fare ciò che è bene, ciò che è positivo per la collaborazione tra tutti
i gruppi, per il bene di tutti e il bene dell’Iraq, come entità, come nazione.
E così, dare anche un impulso alla convivenza tra cristiani, musulmani, arabi,
sunniti, sciiti: perché siamo tutti concittadini e persone. Una speranza per
guardare al futuro e dire basta con la violenza, con il male, con tutto ciò che
è cattivo.
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SABATO E DOMENICA PARTE IL “RIGIOCATTOLO”,
INIZIATIVA DI SOLIDARIETÀ
PROMOSSA DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO
- Intervista con Evelina Martelli -
18
città italiane e 8 metropoli straniere: tanti sono i luoghi in cui si svolge,
domani e dopodomani, il Rigiocattolo, l’iniziativa voluta dalla Comunità di
Sant’Egidio per donare i giochi ai bambini più sfortunati. All’evento
partecipano 40 mila ragazzi, italiani e stranieri, mentre i fondi raccolti
andranno a finanziare l’iscrizione anagrafica e scolastica dei bambini
africani. Il servizio di Isabella Piro.
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Il principio è semplice: non
tutto ciò che non si usa più è da buttare. Basta un semplice ritocco ed anche
un vecchio giocattolo può tornare a funzionare e a regalare un po’ di allegria
a tanti bambini. Nasce così l’iniziativa del “rigiocattolo”, come ci spiega Evelina
Martelli, membro della comunità di Sant’Egidio:
R. – Il Rigiocattolo è
un’iniziativa per ognuno di noi che ha a casa tanti giocattoli che non usa più
- ma non sono da buttare -, riciclandoli, si possono utilizzare tante risorse
per promuovere i diritti dei bambini nel mondo. Così, in questi anni, abbiamo costruito
scuole in Africa, abbiamo aiutato la ricostruzione di un ospedale in
Guinea-Bissau, e abbiamo pagato le cure mediche per tanti bambini in Mozambico.
Quest’anno iscriveremo bambini di diversi Paesi africani, all’anagrafe e a
scuola.
D. – E per l’edizione 2005 c’è
una novità: il balletto delle bambine zingare…
R. - L’idea nasce dal desiderio
di promuovere una visione positiva degli zingari. Far vedere le tante cose
belle, le tante ricchezze culturali degli zingari. Così, i bambini zingari,
oltre ad organizzare il balletto, si occupano anche di preparare le candele. Infatti
molto spesso i bambini zingari non hanno dei giocattoli da mettere a disposizione,
ma il principio del rigiocattolo è che nessuno è troppo piccolo o troppo debole
da non poter aiutare gli altri. Ciascuno può mettersi in campo per aiutare chi
è più povero. Così i bambini zingari riciclano le vecchie candele e ne fanno
delle nuove che possono essere vendute e messe sulle nostre tavole per Natale.
L’iniziativa
è organizzata insieme al Paese dell’Arcobaleno, il movimento nato dalla Comunità
di Sant’Egidio che vuole costruire un mondo più giusto, più umano e più solidale:
R. - Il Paese dell’Arcobaleno è
questo movimento di bambini e di ragazzi che è nato dall’esperienza della
comunità di Sant’Egidio per far vivere ai più giovani quelli che sono i valori
in cui crediamo. Quindi si rifà alla storia di Noè e vuole essere il mondo di
domani in cui ci sia una nuova alleanza tra Dio e gli uomini ma anche tra gli
uomini stessi, affinché imparino a vivere insieme, a rispettare la natura e a
godere delle differenze come un fattore di arricchimento e di bellezza.
D. – Nei giorni scorsi, Papa
Benedetto XVI ha sottolineato come il Natale non debba essere una festa
consumistica. In questo il “rigiocattolo” diventa uno strumento di insegnamento
per i più piccoli…
R. – E’ il modo per insegnare ai
bambini che il vero e più profondo senso del Natale è accogliere chi è più povero,
chi è in difficoltà. In particolare, quei bambini che tanto assomigliano al
nostro Gesù che è nato profugo e solo con i suoi genitori, in un posto freddo.
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CONCERTI NELLE CHIESE A
ROMA: RIPARTE DOMANI LA RASSEGNA POLIFONICA
DELLA SCUOLA ROMANA
- Intervista con mons. Domenico
Bartolucci -
La Fondazione Domenico Bartolucci con il suo Coro
si presenta nuovamente a Roma per la seconda edizione della rassegna La
Polifonia della scuola romana. Sono in programma due concerti, entrambi diretti
da mons. Domenico Bartolucci: il 16 dicembre nella Chiesa di San Carlo ai
Catinari e il 21 dicembre nella Chiesa di Sant’Agostino. Il servizio di Luca
Pellegrini
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Si apre con un doveroso omaggio
al compositore Pierluigi da Palestrina in occasione del 450° anniversario della
composizione della Missa Papae Marcelli, considerata uno dei capolavori
assoluti della musica sacra, questa interessante Rassegna dedicata alla polifonia.
Grande estimatore ed esecutore di Palestrina, mons. Domenico Bartolucci propone
nel concerto di questa sera il Credo della famosissima Messa, cui fanno da
corona una serie di mottetti tratti dal Libro degli Offertori per tutte le
Domeniche e Festività dell’anno liturgico, pubblicato dall’autore stesso nel
1593, e due mottetti dal Cantico dei Cantici. Secondo la tradizione, la Missa
Papae Marcelli fu richiesta a Palestrina da una Commissione cardinalizia
durante il Concilio di Trento, poiché si volevano stabilire i caratteri propri
della musica sacra liturgica. Lo stile dell’autore si rivela nella perfezione
della proporzione e del disegno architettonico, nell’atmosfera espressiva elevata,
dignitosa e persino austera, che lascia tuttavia adito alla semplicità, alla
chiarezza e alla piena intelligibilità del testo. Un capolavoro inserito nel
repertorio tradizionale della Cappella Sistina che annualmente la eseguiva a
San Pietro in occasione dell’anniversario dell’elezione del Papa. Abbiamo
chiesto a mons. Domenico Bartolucci che cosa rappresenta Palestrina oggi per la
musica sacra:
R. - Cominciò lui a fare veramente musica sul
serio, non soltanto tecnicismo ma vera musica. E da lì, è partito tutto il
nostro stile, musicalmente udibile dal pubblico. Poi, nel 500, cominciò questo
risveglio musicale, da lui promosso nella cultura occidentale. Quello che è
bello è che il fatto musicale, anche grammaticale, sintattico, ecc., è nato
proprio nelle cantorie di chiesa.
D. - Che cosa lascia in eredità
la polifonia sacra alla cultura cristiana di oggi?
R. - Ha lasciato uno stile particolare di verità
musicale, di essere comprensiva, di andare al cuore, all’anima del popolo, non
soltanto un tecnicismo, ma Palestrina ha indovinato quello che occorre per la
Liturgia. La musica nella Liturgia è una predica, non era mica un concerto. Il
cantore in chiesa è un predicatore che predica cantando. La Chiesa ha dato
questo impulso, questo bisogno di grande arte alla sua Liturgia. E Palestrina è
il punto di partenza.
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LA MARATONA RADIO-TELEVISIVA
PER LA RICERCA MEDICA
- Intervista con Marco
Piazza -
Alle 6,42 di questa mattina è
cominciata “Telethon”, la maratona televisiva e radiofonica per la ricerca
scientifica. E alle 7,10 è partito il numeratore che segnala le donazioni in
tempo reale. “Telethon 2005” ha così preso il via su Rai Uno: la
sedicesima edizione della lunga kermesse per la raccolta dei fondi in favore
della ricerca sulle malattie genetiche si concluderà nella prima serata di domenica,
dopo circa sessanta ore di diretta. Durante il fine settimana tutti i palinsesti
delle emittenti di Stato di radio e televisione saranno coinvolti
nell’iniziativa. Per le donazioni si può telefonare al 48548. Il servizio di
Andrea Rustichelli:
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Nata in Italia nel 1990 con l’obiettivo di
raccogliere fondi in favore della ricerca sulla distrofia muscolare, Telethon
finanzia oggi la ricerca sulle malattie genetiche rare. La priorità è alle
malattie neuromuscolari e a quelle monogeniche, causate cioè da alterazioni di
un singolo gene. L’organizzazione generale si vale di due strutture, il
Comitato Telethon Fondazione Onlus e la Fondazione Telethon, che lavorano tutto
l’anno: raccogliendo fondi, individuando i progetti di ricerca più validi,
finanziando l’attività dei migliori ricercatori italiani e gestendo
direttamente i propri istituti di ricerca. Dal ‘90 a oggi, Telethon ha
stanziato complessivamente quasi 208
milioni di Euro per la ricerca scientifica. “Sono certa che anche questa volta,
nonostante le difficoltà economiche, gli italiani dimostreranno la loro volontà
di sostenerci”, ha detto Susanna Agnelli, presidente di Telethon, in occasione
della presentazione, alla Camera dei Deputati, del bilancio dell’ultimo anno di
attività. Sentiamo Marco Piazza, che di Telethon è il responsabile della
comunicazione:
R. – Tre giorni di televisione per noi sono un
momento di grande visibilità, il momento in cui si fanno i numeri, si fa la
grande raccolta. Ma Telethon è una fondazione attiva tutto l’anno. Dal giorno
dopo della maratona televisiva di Telethon ci mettiamo a lavorare per preparare
quella successiva e soprattutto per gestire i fondi. Facciamo subito il
conteggio dei soldi raccolti e apriamo un bando di concorso per i ricercatori.
I migliori progetti che ci vengono presentati - ed è una commissione
scientifica internazionale a decidere quali siano, non siamo noi, sono
scienziati di grandissimo valore – i migliori progetti ricevono il
finanziamento e i ricercatori nel giro di pochi mesi dal momento del bando
cominciano a lavorare. Dopo questa tre giorni auspico che si faccia la maggiore
raccolta possibile. Diciamo sempre: “basta un euro in più dell’anno scorso”.
L’anno scorso abbiamo chiuso a 26 milioni e mezzo di euro. Quest’anno saremmo
tutti contenti se chiudessimo a 26 milioni e 500 mila euro ed uno. Quindi,
basta un euro in più e Telethon va avanti.
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16 dicembre 2005
APPELLO DEI VESCOVI
DELLA GRAN BRETAGNA E DEL GALLES A TUTTI I FEDELI
DEL REGNO UNITO PERCHE’
INTERVENGANO A FAVORE DELLE POPOLAZIONI NOMADI, CHE PATISCONO CONDIZIONI DI
VITA PARTICOLARMENTE SVANTAGGIATE
LONDRA. = I vescovi
dell’Inghilterra e del Galles esortano le parrocchie e i fedeli del Regno Unito
alla solidarietà con le popolazioni zingare e nomadi e ribadiscono l’impegno della
Chiesa per assicurare il rispetto dei loro diritti contro ogni forma di
discriminazione ed emarginazione. L’appello è contenuto in una dichiarazione
firmata da mons. Patrick O’Donoghue, dell’Ufficio episcopale per la
Responsabilità cristiana e la cittadinanza. Facendo eco alle parole di
Benedetto XVI all’udienza generale del 7 dicembre, in cui il Santo Padre aveva
ricordato il dovere dei governanti e dei cittadini di aiutare i poveri e gli oppressi,
i vescovi inglesi richiamano l’attenzione dei fedeli sulle difficili condizioni
di vita di queste popolazioni nel Regno Unito. Come confermano infatti i dati
ufficiali, tali popolazioni continuano ad essere una categoria sociale
particolarmente svantaggiata e vulnerabile, a causa soprattutto della
discriminazione di cui sono oggetto. Il problema principale resta quello di
un’adeguata sistemazione abitativa, spesso loro negata. Da questo problema, evidenzia
la dichiarazione, “discendono i tanti altri mali che li affliggono: malattia,
disoccupazione, povertà, bassa istruzione”. Di qui l’appello rivolto alle
autorità e ai cattolici in particolare ad aiutare i nomadi a trovare siti
attrezzati dove potere abitare in condizioni umane. I vescovi, da parte loro, si
impegnano a dare più sostegno a tutti coloro che nella Chiesa operano a favore
dei nomadi. Un sostegno che, affermano,
“è per noi una priorità”. (L.Z.)
SONO STATE NELL’ULTIMO ANNO 350 MILA LE VITTIME
DEI DISASTRI NATURALI,
INCLUSO LO TSUMANI, CHE HANNO CAUSATO DANNI
PER 200 MILA MILIONI DI DOLLARI:
LO HA RESO NOTO L’ORGANIZZAZIONE METEROLOGICA
MONDIALE
GINEVRA. = I disastri naturali
degli ultimi 12 mesi hanno provocato 350 mila vittime nel mondo. Il dato è
stato fornito ieri dall’Organizzazione metereologica mondiale (OMM) che fa capo
alle Nazioni Unite. I danni accertati per i cataclismi sono stati di circa 200
mila milioni di dollari. L’ultimo anno,
incluso lo Tsunami, è stato uno dei più distruttivi della storia per quanto
riguarda i disastri naturali e metereologici”, ha dichiarato il segretario
generale della ONM, Michel Jarraud. Tra i cataclismi più gravi, oltre al
maremoto del Sud-Est asiatico, il terremoto in Pakistan dello scorso ottobre e
le 26 tormente tropicali che hanno colpito i Caraibi e gli USA, con 14 uragani,
che superano il precedente record dei 12 del 1969. Il 2005 è stato anche il quarto anno più caldo da quando la
temperatura è rilevata modo strumentale, ossia dal 1861. L’aumento medio della
temperatura terrestre nel 2005 è stato di quasi mezzo grado (R.G.)
RAPPORTO DEL TRIBUNALE DELL’AJA SUI CRIMINI DI
GUERRA NELL’EX JUGOSLAVIA: TUTT’ORA SCARSA LA COLLABORAZIONE DELLA
SERBIA-MONTENEGRO
E DELLA BOSNIA-ERZEGOVINA PER LA CATTURA DEI
LEADER SERBO BOSNIACI
KARADZIC E MLADIC, ACCUSATI ENTRAMBI DI GENOCIDIO.
IL PROCURATORE GENERALE CARLA DEL PONTE CHIEDE AD EUROPA E STATI UNITI
DI SOLLECITARE IN TAL SENSO LE AUTORITA’ DI
BELGRADO E SARAJEVO
- A cura di Roberta Gisotti -
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L’AJA. = Forti critiche alle
autorità della Serbia-Montenegro e rilievi anche alla Bosnia-Erzegovina sono
contenuti nel Rapporto presentato ieri dal procuratore generale del Tribunale
internazionale dell’Aja sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia (TPI), Carla
Del Ponte, profondamente insoddisfatta per la mancata cattura degli ultimi
ricercati, in primo luogo i leader serbo-bosniaci, Karadzic e Mladic. Sotto
accusa la scarsa collaborazione dei vertici di Belgrado, a cinque anni ormai
dalla caduta del regime di Milosevic e dall'ascesa di una nuova leadership con
ambizioni d’integrazione europea. “La Serbia-Montenegro e la Bosnia Erzegovina
- ha affermato il procuratore - devono
assumersi la responsabilità per il mancato arresto ed estradizione di Radovan
Karadzic e Ratko Mladic”, accusati entrambi
di genocidio e di coinvolgimento diretto in atrocità come il massacro di
Srebrenica che causò 7000 morti. “Manca un piano seriamente articolato per
giungere alla cattura dei latitanti”, ha denunciato la capo inquirente del TPI,
lamentando “la carenza di coordinamento e le rivalità” tra i vertici politici
serbi, quelli montenegrini e quelli federali. Ma soprattutto, la Del Ponte ha
puntato il dito contro i comandi delle Forze armate ex jugoslave. “L’esercito
serbo-montenegrino - ha deplorato - continua in modo attivo o passivo a frenare
la collaborazione” alle indagini. Parole che il ministro degli Esteri di
Belgrado, Draskovic, ha accolto senza polemizzare, definendole “un ultimo
avvertimento” indirizzato alle forze serbe che restano legate al passato anche
a costo di “danneggiare gli interessi
dello Stato e del popolo”. Il procuratore ha quindi invitato Stati Uniti ed
Europa a intervenire in modo più deciso. “L’esperienza insegna che le pressioni
politiche (internazionali) sono un fattore essenziale per spingere i Paesi
inadempienti a cooperare con l’Aja”, ha osservato, facendo riferimento
indiretto all’efficacia delle sollecitazioni degli anni scorsi verso la
Croazia, capaci infine di indurre Zagabria a collaborare all'arresto
dell’ultimo ricercato di nazionalità croata: il generale Ante Gotovina, preso
una settimana fa. Il procuratore non ha risparmiato una “frecciata” alla Russia, dove sembra si sia rifugiato un altro
dei sei presunti criminali di guerra ancora in fuga, l’ex generale serbo di
Polizia, Djordjevic, chiedendo a Mosca di rintracciarlo e di consegnarlo senza
indugi al TPI. Rilievi anche al governo del Kosovo, provincia serba a
maggioranza albanese, riguardo le indagini in corso sulle vendette contro la
minoranza serba dopo la guerra del 1999. Del Ponte ha accusato le autorità
locali di Pristina di averle consegnato documenti “ritoccati” e di non fare
abbastanza per bloccare le intimidazioni nei confronti dei testimoni d’accusa.
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IL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU, KOFI ANNAN, HA
NOMINATO
L’EX PRESIDENTE AMERICANO GEORGE BUSH, SUO INVIATO
SPECIALE
PER LE VITTIME DEL TERREMOTO IN PAKISTAN
NEW YORK. = Il segretario
generale dell’ONU, Kofi Annan, ha nominato l’ex presidente americano George H.
W. Bush suo inviato speciale per i soccorsi alle vittime del terremoto in
Pakistan. In questo ruolo, Bush senior rappresenterà Annan e le Agenzie delle Nazioni
Unite nel coordinamento degli aiuti alle popolazioni colpite dal sisma dell’8
ottobre. Le funzioni dell’ex presidente americano sono identiche a quelle
conferite da Annan al suo successore Bill Clinton per le vittime dello tsunami
in Asia. Bush padre ha 81 anni ed è stato presidente americano dal 1989 al
1993. (R.G.)
IMPORTANTE ONORIFICENZA ASSEGNATA DAL PRESIDENTE
DEL KENYA ALLA MEMORIA DI MONS. LUIGI LOCATI, VICARIO APOSTOLICO DI ISIOLO,
UCCISO LO SCORSO 14 LUGLIO.
IL PRESULE E’ STATO RICORDATO PER AVERE PROMOSSO
DURANTE 40 ANNI
LO SVILUPPO SPIRITUALE DI CRISTIANI E MUSULMANI
NAIROBI. = Un’importante
onorificenza, la Stella d’argento del Kenya, è stata assegnata dal presidente,
Mwai Kibaki, alla memoria di mons. Luigi Locati, vicario apostolico di Isiolo,
ucciso lo scorso 14 luglio. Il presule è stato ricordato per “aver promosso per
40 anni lo sviluppo spirituale di cristiani e musulmani”. Il premio è stato
consegnato nei giorni scorsi durante la cerimonia per il 42° anniversario
dell’indipendenza del Kenya dalla Gran Bretagna. La Stella d’argento è stata
conferita complessivamente a 18 persone, di cui 5 alla memoria. “L’impegno del
vescovo defunto – si legge in un comunicato diffuso dalla presidenza keniana e
riportato dall’agenzia MISNA – ha influenzato in modo positivo, direttamente e
indirettamente, la vita di molta gente a Isiolo”. Lo scorso 5 dicembre, si era aperto
davanti all’Alta Corte di Nairobi il processo contro i sei imputati
dell’omicidio del vicario apostolico della località situata circa 200
chilometri a nord di Nairobi, assassinato a colpi di pistola vicino alla sua
residenza. Secondo le voci più diffuse, il presule sarebbe stato ucciso per
contrasti e gelosie relative alla sua intensa attività a favore dei giovani e
degli ammalati, che aveva permesso alla sua diocesi di gestire scuole e
dispensari. Per espressa indicazione di mons. Locati, le strutture erano aperte
a tutti, in una zona caratterizzata dalla presenza della comunità Borana, in
maggioranza musulmana. (R.G.)
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16 dicembre 2005
- A cura
di Eugenio Bonanata -
Il negoziato si chiuderà: è
questo l’obiettivo del vertice dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, in
corso ad Hong Kong. Tuttavia il commissario europeo al commercio, Mandeslson,
si è detto pessimista sull’effettiva possibilità di arrivare ad un accordo
entro questa settimana. Si infittisce, infatti, lo scontro sull’agricoltura tra
Unione Europea e Stati Uniti. Il servizio di Riccardo Cascioli:
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Anche se su alcuni aspetti, per
esempio il cotone e i farmaci anti-AIDS, degli accordi si sono trovati, questi
rischiano di essere vanificati dalla procedura stessa del negoziato, che
prevede solo la possibilità di un accordo globale, simultaneo su tutti i punti
in agenda. E la questione centrale resta l’agricoltura. Nei primi giorni era
chiaro che la partita era tra Europa e resto del Mondo. L’Unione Europea infatti,
non vuole cedere di un’unghia sul suo sistema di tariffe, soprattutto di
sussidi che secondo il rapporto dell’OCSE, ammontano a 133 miliardi di dollari,
pari ad un terzo dell’intero reddito agricolo, contro, per esempio, i 47 miliardi
degli Stati Uniti, pari al 18 per cento del reddito. Messa sotto accusa, dai
Paesi in via di sviluppo, l’Unione Europea sta pensando di uscirne mettendo in
difficoltà gli Stati Uniti. Ha infatti presentato un piano in cui si chiede, ai
Paesi ricchi, di liberalizzare l’accesso di tutti prodotti, (hanno raggiunto un
accordo su una bozza che garantirebbe libero accesso, sia sotto forma di dazi che sotto forma di quote
di ingresso, alle importazioni dei Paesi del Terzo Mondo nei mercati
industrializzati) Proposta rifiutata da Washington, preoccupata soprattutto per
il settore tessile. Da questa guerra tra Europa e Stati Uniti, emerge, nelle
ultime ore, una voglia dei Paesi in via di sviluppo, di compattarsi. Per oggi è
previsto infatti, un incontro dei negoziatori dei 110 Paesi di Africa, Asia ed
America Latina che cercheranno di concordare una linea comune per tentare di
ottenere qualche risultato in questi due ultimi giorni di negoziato. In
previsione di un sempre più probabile rinvio delle questioni più spinose, ad un
prossimo incontro.
Per la Radio Vaticana, Riccardo
Cascioli.
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E passiamo all’Italia dove si
allargano a macchia d’olio le indagini avviate dalle Procure romana e milanese
sugli scandali finanziari relativi alla Banca Popolare italiana, all’operato
del Governatore di Bankitalia Fazio e alla scalata per il controllo della
Unipol alla Banca Nazionale del Lavoro. Inevitabile il coinvolgimento del mondo
politico che tra polemiche e dichiarazioni di partito comincia a prendere
posizione. Il servizio è di Stefano Leszczynski.
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L’annuncio che il Governatore
della Banca d’Italia è indagato dalla Procura di Milano per insider trading,
e cioé per l’abuso di informazioni privilegiate e di manipolazione del mercato,
è in ordine di tempo l’ultimo pesante scossone alla credibilità del sistema
finanziario italiano. Un danno inaccettabile per il Ministro dell’economia
Tremonti che dichiara di voler introdurre nel Disegno di legge sul Risparmio
una norma perché la nomina del Governatore passi nelle mani dell’esecutivo,
“sentito il Parlamento e sentita e coinvolta anche l'opposizione”. Anche
l’Unione, del resto, assume una posizione di rigore nel chiedere le dimissioni
di Antonio Fazio soprattutto per il pesante coinvolgimento nel caso Fiorani in
cui sarebbe venuto meno proprio il ruolo di vigilanza sulla procedura di
autorizzazione dell’Offerta pubblica di acquisto (Opa) lanciata in primavera
dalla Popolare di Lodi sull’Antonveneta, a sua volta contesa agli olandesi di
Abn Amro. Forte l’imbarazzo per quest’ultimo scandalo anche in Europa dove la
BCE – la Banca Centrale Europea - continua a monitorare l’andamento delle
inchieste italiane. Ma la situazione potrebbe ulteriormente complicarsi da
domani quando l'ex amministratore delegato della Banca Popolare Italiana
Fiorani verrà interrogato dal gip Clementina Forleo. Nell'ordinanza del gip
Forleo viene inoltre tirato in ballo anche il presidente di Unipol Giovanni
Consorte che avrebbe partecipato alla scalata di Antonveneta, acquisendo
ulteriori azioni, oltre a quelle possedute, fino ad arrivare a raggiungere il
3,5%. In questo caso i reati ipotizzati dalla procura di Roma riguardano
l’aggiotaggio informativo (cioé la manipolazione di informazioni tendenziose
dirette ad influenzare il mercato azionario), la manipolazione del mercato
stesso e l’ostacolo all’autorità di vigilanza. Per quanto riguarda le reazioni
dei mercati l'iscrizione di Consorte nel registro degli indagati a Roma per il
momento ha lasciato indifferente la Borsa, diversa la sorte invece per i titoli
della Popolare italiana che soltanto ieri hanno bruciato in Borsa il 7,4% del
loro valore.
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Sono ore intense a Bruxelles per
cercare di superare lo stallo sulle prospettive finanziarie dell’Unione. Il
premier britannico, Blair, ha aperto la mattinata con una serie di incontri
bilaterali al termine dei quali è prevista una nuova proposta. Tutti si
attendono un ulteriore “sforzo” sul fronte dello sconto britannico rispetto
alla “rinuncia” agli otto miliardi in sei anni già offerti da Londra. Intanto,
pochi minuti fa, Francia, Germania e Spagna hanno presentato una proposta
congiunta per risolvere il nodo. Lo affermano fonti presenti al summit
precisando che la proposta punterebbe a scorporare dallo sconto britannico le
spese dell’allargamento e a prendere in considerazione la clausola di revisione
del bilancio, da applicare però solo dopo il 2013.
È tornata alta la tensione tra
israeliani e palestinesi, proprio mentre questi ultimi sono stati impegnati
nelle elezioni municipali. L'aviazione dello Stato ebraico ha compiuto nuovi
attacchi contro obiettivi di attivisti palestinesi nel nord della Striscia di
Gaza, in risposta al lancio di razzi. Sentiamo il nostro servizio:
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Israele ha ripreso in tarda
mattinata a colpire la zona Nord della striscia di Gaza, la stessa da dove ieri
sono stati sparati diversi razzi contro il territorio dello stato Ebraico. In
nottata una serie di raid aerei israeliani erano stati condotti sempre nella
stessa zona, tuttavia, senza provocare vittime. In seguito al deterioramento
della situazione, l’esercito israeliano ha imposto la chiusura di tutti i
valichi di frontiera verso la striscia di Gaza. Sul fronte delle elezioni
municipali palestinesi di ieri, considerate un test importante per le
parlamentari di gennaio, si profila una vittoria del movimento radicale Hamas
su Al Fatah, il partito del presidente Abu Mazen. I risultati, basati sul
conteggio dell’85% delle schede, confermano infatti una buona prestazione del
movimento nelle città più grandi. Notevole il risultato a Nablus dove Hamas ha
ottenuto il 73 % dei voti. Bene anche a Jenin. A Ramallah, dove ha sede il
quartier generale dell’Anp, al Fatah ha ottenuto solo sei seggi. Altri sei sono
andati al Fronte popolare di Liberazione della Palestina (Pflp) e tre ad Hamas. A
favorire Hamas sono state anche le forti divisioni all'interno di Fatah per la
composizione delle liste in vista del voto parlamentare di gennaio. I risultati
definitivi saranno resi noti domani, tuttavia, è un duro colpo per al Fatah.
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Il Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite ha approvato ieri sera all’unanimità una proroga di sei mesi
dell’inchiesta sull’omicidio dell’ex primo ministro libanese Rafiq Hariri. Ribadito
l’obbligo per il governo siriano di cooperare pienamente con gli inquirenti,
visto il coinvolgimento nella vicenda dei servizi segreti siriani confermato
dal procuratore capo della commissione, Mehlis. La risoluzione autorizza
inoltre l’istituzione di un tribunale internazionale, accogliendo la richiesta
del Libano di allargare il raggio dell’inchiesta anche ad altri attentati e
omicidi politici.
Il governo libanese ha deciso di
presentare una “denuncia urgente” al Consiglio di sicurezza dell’ONU contro il
perdurare delle “aggressioni” delle Forze armate israeliane “contro lo Stato
libanese e i suoi cittadini”. L’aviazione israeliana viola pressoché
quotidianamente lo spazio aereo libanese, nonostante gli appelli dell’ONU che
chiedono allo Stato ebraico di rispettare la sovranità del Libano. Nel corso di
una lunga riunione di cinque ore, svoltasi ieri in assenza dei ministri sciiti
- che da lunedì disertano le sedute per protesta contro la posizione dell'esecutivo
sul caso Hariri - il governo di Beirut ha deciso altresì di accelerare
l’inchiesta sulla vicenda dell’imam Mussa Sadr, capo della comunità sciita scomparso,
in quello che appare un gesto di distensione verso tale gruppo.
Il Partito Rivoluzionario, al
potere in Tanzania dal 1961, è dato in testa nelle elezioni presidenziali,
legislative e locali di mercoledì scorso. Lo ha indicato la Commissione
elettorale. Sembra dunque scontata l’affermazione dell’attuale ministro degli
Esteri, Kikwete alla presidenza del Paese africano.
Evacuato stamani il Parlamento
indiano in seguito ad una telefonata che avvertiva della presenza di un ordigno
all’interno dell’edificio. Entrambi i rami del Parlamento sono stati quindi
abbandonati da legislatori e dal personale, mentre il primo ministro Singh, è
stato portato in un luogo sicuro. Sono seguite perquisizioni da parte dei
reparti speciali della Polizia con l’aiuto di unità cinofile. Il mese scorso
New Dehli, la capitale indiana, era stata teatro di tre attentati suicidi presocchè
simultanei che causarono decine di morti.
In Cina è salito ad almeno 39
morti il bilancio dell’incendio che ha devastato il principale ospedale di
Liaoyuan, città situata nella provincia nord-orientale di Jilin. Lo ha riferito
l'agenzia di stampa ufficiale 'Xinhua', secondo cui mancano all’appello altre
24 persone. Per cause ancora in corso di accertamento, il rogo si sarebbe
innescato nella stanza di controllo dell'impianto elettrico. Il nosocomio, un
edificio di quattro piani con una superficie complessiva di 5mila metri
quadrati, è andato quasi completamente distrutto. Molte delle vittime sono
decedute per le gravi lesioni riportate, in gran parte dopo essersi lanciate
nel vuoto dalle finestre.
Allarme in Russia per
l’esplosione in una fabbrica a ridosso di una grossa centrale atomica di San
Pietroburgo. L’incidente, avvenuto la notte scorsa, ha causato il ferimento di
tre persone. A riferirne è l’agenzia di stampa russa RIA-Novosti, secondo la
quale i livelli delle radiazioni sarebbero rimasti normali. Secondo
l’amministrazione della regione l’episodio è imputabile al mancato rispetto delle norme di sicurezza.
La fabbrica in questione si trova vicinissima al reattore numero due che
secondo la direzione della centrale è fermo da luglio per lavori di riparazione
generale.
In Indonesia un uomo è morto a
causa del virus H5N1. Lo ha reso noto il ministro della Salute del Paese,
citando test di laboratorio. Sinora, in Indonesia, sono nove i morti causati
dalla variante più micidiale del virus dell’infezione aviaria. Cinque, invece,
i casi di pazienti sopravvissuti.
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