RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 344 - Testo della trasmissione di sabato 10 dicembre 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Fedeltà a Dio e ai rispettivi carismi, ma anche coraggio e creatività nella missione: l’esortazione di Benedetto XVI ai religiosi e alle religiose della diocesi di Roma, ricevuti in Aula Paolo VI

 

E’ dedicato al disagio mentale il Messaggio di Benedetto XVI per la  prossima Giornata mondiale del malato che si celebrerà l’11 febbraio 2006 ad Adelaide, in Australia

 

Telegramma di congratulazioni del Santo Padre al direttore generale dell’AIEA El Baradei in occasione della consegna, oggi,  del premio Nobel per la pace 2005

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Si celebra oggi la Giornata mondiale dei diritti umani: ce ne parla Paolo Pobbiati

 

Veglia di preghiera ieri sera a Loreto per la festa della traslazione della Santa Casa di Nazareth, 

dove la Vergine Maria disse il suo sì a Dio: intervista con padre Marzio Calletti

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nel Laos, il governo blocca un'ordinazione sacerdotale. Sarebbe stata la prima in 30 anni

 

Indonesia: incendiata ieri una chiesa protestante. Gruppi di volontari musulmani pronti a proteggere i luoghi di culto cristiani

 

Appello dei vescovi dell’America Centrale a “costruire un futuro di speranza”

 

Premiati ieri a Stoccolma i vincitori del Nobel alternativo

 

Concerto di Natale oggi a Roma, nella Basilica di Sant’Agostino, per aiutare le popolazioni del Perú

 

24 ORE NEL MONDO:

Il generale croato Ante Gotovina trasferito in Olanda per essere giudicato dal Tribunale Penale Internazionale per crimini di guerra

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

10 dicembre 2005

 

 

FEDELTA’ A DIO, AI RISPETTIVI CARISMI MA ANCHE CORAGGIO E CREATIVITA’

NELLA MISSIONE: L’ESORTAZIONE DI BENEDETTO XVI AI RELIGIOSI

DELLA DIOCESI DI ROMA, RICEVUTI IN AULA PAOLO VI

 

Una persona che “vive nel tempo”, ma con il “cuore proiettato oltre il tempo” e rivolto all’uomo contemporaneo, spesso troppo distratto dal mondo per cogliere la voce del divino. E’ questo il ritratto che Benedetto XVI ha fatto degli uomini e delle donne consacrati, durante l’udienza concessa, in Aula Paolo VI, a migliaia di religiosi e religiose della diocesi di Roma. Guidati dal cardinale vicario Camillo Ruini, i religiosi hanno atteso il Papa meditando e recitando il Rosario per poi esplodere in una calorosa ovazione all’ingresso del Pontefice. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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(musica)      

 

Poveri, casti e obbedienti perché il mondo ha bisogno di riscoprirsi dai suoi eccessi sobrio, puro e docile a Dio. Non ha dubbi Benedetto XVI sul valore che la testimonianza religiosa può assumere nella Chiesa e nella società di oggi. Una testimonianza - ha affermato il Papa davanti alle migliaia di religiosi, comprese alcune suore di clausura, che hanno affollato festosamente l’Aula Paolo VI - che deve lasciare nella vita quotidiana il segno del coraggio e dell’amore per Dio, vissuto con la misura biblica che chiede “tutto il cuore”, “tutta l’anima” e “tutte le forze” e che viene, ha precisato Benedetto XVI, “prima di ogni altra persona e cosa”, giacché è questo il connotato che da sempre distingue la vita religiosa: la “sete di Dio”:

 

“Non abbiate paura di presentarvi, anche visibilmente, come persone consacrate, e cercate in ogni modo di manifestare la vostra appartenenza a Cristo, il tesoro nascosto per il quale avete lasciato tutto. Fate vostro il ben noto motto programmatico di San Benedetto: “Niente sia anteposto all'amore di Cristo”.

 

Per il loro servizio svolto in un contesto sociale e culturale “complesso” come quello capitolino, Benedetto XVI ha definito i religiosi della diocesi romana “una preziosa presenza”, riconoscendo le molte “sfide” e le “difficoltà” che oggi si incontrano sul fronte della missione. Il Papa ha invitato a più riprese i consacrati alla “fedeltà” ai rispettivi carismi, ribadendo i perni sui quali deve ruotare la quotidianità di un consacrato: “fedeltà alla preghiera e all’ascolto della Parola di Dio”, al” servizio degli uomini e delle donne del nostro tempo”, “all'insegnamento della Chiesa, a partire da quello sulla vita consacrata”, ai “sacramenti della Riconciliazione e dell'Eucaristia, che ci sostengono nelle situazioni difficili della vita”.

 

“Parte costitutiva della vostra missione è poi la vita comunitaria. Impegnandovi a realizzare comunità fraterne, voi mostrate che grazie al Vangelo anche i rapporti umani possono cambiare, che l’amore non è un'utopia, ma anzi il segreto per costruire un mondo più fraterno”.

 

Quarant’anni fa, ha ricordato Benedetto XVI, il Concilio Vaticano II parlò nel Decreto Perfectae caritatis dei consacrati come di un “richiamo di quella mirabile unione” tra la Chiesa e Cristo. Il Papa ha ripreso quell’affermazione, esortando i religiosi ad una vita in grado di affrontare con “coraggio e creatività le sfide del tempo presente”. Un passaggio, questo, più volte interrotto da applausi scroscianti:

 

“Di fronte all'avanzata dell'edonismo, a voi è richiesta la coraggiosa testimonianza della castità, come espressione di un cuore che conosce la bellezza e il prezzo dell'amore di Dio. Di fronte alla sete di denaro, la vostra vita sobria e pronta al servizio dei più bisognosi ricorda che Dio è la ricchezza vera che non perisce. Di fronte all'individualismo e al relativismo, che inducono le persone ad essere unica norma a se stesse, la vostra vita fraterna, capace di lasciarsi coordinare e quindi capace di obbedienza, conferma che voi ponete in Dio la vostra realizzazione”.

        

Al termine del suo discorso, Benedetto XVI, avvicinatosi alla platea, è stato salutato da canti, acclamazioni e un fitto sventolio di fazzoletti dei circa settemila presenti: una folla eppure una minima parte di coloro – tra le 23 mila religiose, i 4.500 religiosi e le contemplative dei 30 monasteri della diocesi romana – che oggi avrebbero voluto esprimere personalmente il proprio amore al Papa.

 

(applausi)

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Prima dell’incontro con Benedetto XVI, Alessandro Gisotti ha raccolto, in Aula Paolo VI, alcune testimonianze tra i religiosi e le religiose che hanno partecipato all’evento. Ascoltiamo:

 

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R. – Sono Maria Carla Frison, canossiana. Questo è un incontro che abbiamo veramente atteso. Papa Benedetto XVI ha un’unzione tutta particolare. Lo sentiamo molto vicino a noi religiosi proprio per questa sua attenzione a quello che lo Spirito dice alla Chiesa.

 

R. – Mi chiamo Italina, faccio parte della Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth, nata a Brescia.

 

D. – Che cosa significa oggi essere qui? Soprattutto cosa significa per la vostra missione?

 

R. – Vuol dire essere in perfetta comunione con la Chiesa e con quella che è la nostra missione in questa Chiesa. Ci dice che vogliamo essere testimoni di Cristo nella Chiesa.

 

R. – Mi chiamo padre Giovannino Tolu, sono il Maestro generale dei Mercedari. Questo incontro con il Santo Padre ci riempie di gioia!

 

D. – Quest’incontro che avviene, tra l’altro, a un paio di giorni, dal quarantesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II...

 

R. –  Mi riempie di gioia perché io quest’anno compio 40 anni di sacerdozio! Quindi ho vissuto, da studente, nei primi anni di sacerdozio, il clima di rinnovamento del Concilio Vaticano II. Ho conosciuto il Beato Giovanni XXIII…

 

D. –   E Benedetto XVI, dall’inizio del suo Pontificato, come Giovanni Paolo II dice che il Concilio Vaticano II è la “bussola per la Chiesa nell’oceano del terzo millennio”...

 

R. – Ovviamente noi siamo con il Santo Padre perché davvero indica dei punti fermi sia per la vita della Chiesa che per la vita religiosa e sacerdotale. In mezzo a questo grande disordine, a questa confusione che, alcune volte, tocca da vicino anche a noi purtroppo, perché vivendo nel mondo ci lasciamo toccare, servono questi punti fermi come il Concilio, questa bussola è molto importante.

 

R. – Mi chiamo Philippe, sono monaco benedettino. Credo che per il mondo attuale, la vita monastica e religiosa possa offrire una parola di speranza per il mondo di oggi. Sappiamo che San Benedetto ha portato la sua soluzione in un’epoca veramente di crisi perché è nato quattro anni dopo la caduta dell’impero romano!

 

D. – Per un benedettino è anche particolarmente significativo avere un Pontefice che si chiama Benedetto…

 

R. –  Certo che è significativo conoscendo i suoi pensieri per cui la Chiesa ha una parola da dare al mondo in pieno cambiamento culturale. L’ha detto anche il primo aprile scorso a Subiaco, quando era ancora cardinale. Questo me lo ricordo bene perché il nostro abate presidente ha partecipato a questo incontro a Subiaco ed è stato un momento davvero forte.

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E’ DEDICATO AL DISAGIO MENTALE IL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI

PER LA  PROSSIMA GIORNATA MONDIALE DEL MALATO CHE SI CELEBRERA’

 L’11 FEBBRAIO 2006 AD ADELAIDE, IN AUSTRALIA

 

E’ un appello a “chinarsi con particolare sollecitudine” su quanti soffrono problemi connessi al disagio mentale il Messaggio di Benedetto XVI per la 14ª Giornata Mondiale del Malato che si terrà l’11 febbraio 2006, memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes, ad Adelaide, in Australia. Il Papa vuole richiamare l’attenzione di tutti su un problema drammatico “che colpisce ormai un quinto dell’umanità e costituisce una vera e propria emergenza socio-­sanitaria”. Il servizio di Sergio Centofanti.

 

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“In molti Paesi – sottolinea il Papa nel Messaggio - non esiste ancora una legislazione in materia ed in altri manca una politica definita per la salute mentale”. Ci sono poi i conflitti armati, le catastrofi naturali, il dilagare del terrorismo, che “oltre a causare un numero impressionante di morti, hanno generato in non pochi superstiti traumi psichici, talora difficilmente recuperabili”. “Nei Paesi ad alto sviluppo economico – nota poi Benedetto XVI - all’origine di nuove forme di malessere mentale gli esperti riconoscono anche l’incidenza negativa della crisi dei valori morali”. E questo “accresce il senso di solitudine, minando e persino sfaldando le tradizionali forme di coesione sociale, ad iniziare dall’istituto della famiglia, ed emarginando i malati, particolarmente quelli mentali, considerati sovente come un peso per la famiglia e per la comunità”.

 

Benedetto XVI rende merito a quanti “operano perché non venga meno lo spirito di solidarietà, ma si perseveri nel prendersi cura di questi nostri fratelli e sorelle, ispirandosi a ideali e principi umani ed evangelici”.

 

Incoraggia quindi “gli sforzi di chiunque si adoperi perché a tutti i malati di mente sia dato accesso alle cure necessarie. Purtroppo – nota - in molte parti del mondo i servizi per questi malati risultano carenti, insufficienti o in stato di disfacimento. Il contesto sociale non sempre accetta i malati di mente con le loro limitazioni, e anche per questo si registrano difficoltà nel reperire le risorse umane e finanziarie di cui c’è bisogno”.

 

Il Papa esorta ad associare ad appropriate terapie una “sensibilità nuova di fronte al disagio, così da permettere agli operatori del settore di andare incontro più efficacemente a quei malati ed alle famiglie, che da sole non sarebbero in grado di seguire adeguatamente i congiunti in difficoltà”. La prossima Giornata Mondiale del Malato diventerà così un’occasione “per esprimere solidarietà alle famiglie che hanno a carico persone malate di mente”.

 

Benedetto XVI si rivolge poi ai malati invitandoli ad “offrire insieme con Cristo la … condizione di sofferenza al Padre, sicuri che ogni prova accolta con rassegnazione è meritoria ed attira la benevolenza divina sull’intera umanità”. E conclude con una esortazione alla comunità ecclesiale: ogni cristiano – afferma il Papa – “è chiamato a dare il suo apporto affinché venga riconosciuta, rispettata e promossa la dignità di questi nostri fratelli e sorelle”.

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TELEGRAMMA DI CONGRATULAZIONI DEL SANTO PADRE

AL DIRETTORE GENERALE DELL’AIEA EL BARADEI

PER IL PREMIO NOBEL PER LA PACE 2005

 

In occasione della consegna oggi ad Oslo del premio Nobel per la pace 2005 al direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), Mohamed El Baradei, ed alla stessa AIEA, di cui la Santa Sede è membro fondatore dal 1957, Benedetto XVI ha inviato un telegramma al responsabile dell’Agenzia, in cui esprime le sue “sincere congratulazioni”. “Ancora oggi – scrive il Papa - 60 anni dopo i devastanti attacchi su Hiroshima e Nagasaki, è evidente che la pace del mondo continua ad essere messa a rischio dalla diffusione delle armi nucleari. Il servizio che voi avete reso alla comunità internazionale – continua il Pontefice – promuovendo la non proliferazione nucleare e contribuendo al processo di disarmo atomico merita il più alto elogio. Prego – conclude Benedetto XVI nel suo telegramma ad El Baradei – che Dio continui a guidare gli sforzi di quanti lavorano per la pace specialmente di coloro che cercano di prevenire qualsiasi ulteriore utilizzo delle armi di distruzione di massa”.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, Sua Beatitudine, il cardinale Ignace Moussa I Daoud, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Nel pomeriggio, è in programma l’udienza al cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

Il Papa ha nominato segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti l’arcivescovo Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, finora nunzio apostolico in Indonesia e in Timor Orientale.

 

In Giappone, il Pontefice ha nominato vescovo di Sendai Martin Tetsuo Hiraga, finora in veste amministratore diocesano. Sessantun’anni il prossimo gennaio, battezzato a 18 anni dai Padri Missionari di Betlemme, mons. Tetsuo Hiraga ha frequentato la Facoltà di Educazione dell'Università statale di Iwate, ottenendovi il Baccellierato, quindi ha compiuto gli studi ecclesiastici di Filosofia e Teologia nel Seminario Maggiore di Tokyo. A Roma, ha ottenuto la Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Urbaniana. Ha svolto più volte il ministero di parroco. Dal luglio 2004 è Amministratore diocesano di Sendai.

 

La Diocesi di Sendai, suffraganea dell'Arcidiocesi di Tokyo, è stata eretta nel 1891. Ha una superficie di 46 mila kmq e una popolazione di 7 milioni 300 mila abitanti, dei quali circa 11 mila cattolici. Le parrocchie sono 56, 11 le stazioni missionarie, 50 i sacerdoti (27 diocesani, 23 religiosi), 3 i seminaristi maggiori e 289 le religiose.

 

In Messico, Benedetto XVI ha nominato ausiliare della diocesi di León il sacerdote Juan Frausto Pallares, vicario episcopale della medesima diocesi. Il neo presule, 64 anni, ha svolto gli studi umanistici ed ecclesiastici nel Seminario di León. E’ stato, tra l’altro, parroco, cappellano del Sanatorio S. Francesco, rettore della chiesa del Señor de los Milagros di Léon. Il 16 agosto 2004 è stato nominato cappellano di Sua Santità.

 

         Sempre in Messico, il Papa ha nominato ausiliare della diocesi di Ciudad Juárez il sacerdote José Guadalupe Torres Campos, vicario generale della diocesi di Irapuato. Mons. Torres Campos ha 45 anni. Ha studiato a Roma, licenziandosi in Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana. Ha lavorato in varie parrocchie e nella Curia diocesana del suo Paese, divenendo nel 1998 vicario episcopale per la zona pastorale di Irapuato.

 

 

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 OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina – “Fedeltà agli impegni assunti, al carisma del vostro Istituto e agli orientamenti della Chiesa locale”: l’udienza di Benedetto XVI ai religiosi, alle religiose, ai membri di Istituti secolari e di Società di vita apostolica della diocesi di Roma raccolti nell’Aula Paolo VI.

 

Servizio vaticano - Una pagina dedicata alla celebrazione della solennità dell’Immacolata Concezione nelle diocesi italiane.

 

Servizio estero - Per la rubrica dell’“Atlante geopolitica” un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo “Laos: prospettive di sviluppo economico e sociale”.

 

Servizio culturale - Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo “Sconfiggere la povertà: una sfida che non si può ignorare”; il tema delle condizioni di estrema miseria in cui versano oggi milioni di persone al centro di un volume di Jeffrey Sachs.

 

Servizio italiano - In primo piano la questione del Tav: incontro a Palazzo Chigi con i rappresentanti della Val di Susa; il Governo cerca una soluzione che soddisfi anche la popolazione locale.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

10 dicembre 2005

 

 

 

SI CELEBRA OGGI LA GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI

- Intervista con Paolo Pobbiati -

 

Punta il dito sulla tortura, il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, in occasione dell’odierna Giornata mondiale per i diritti umani. Il numero uno del Palazzo di Vetro invita i Paesi a non ricorrere in nessun caso a questa pratica, definita “uno strumento di terrorismo”. Sulla situazione dei diritti umani, a 57 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, Eugenio Bonanata ha raccolto il commento di Paolo Pobbiati, presidente di Amnesty International Italia:

 

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R. – Quello che vediamo, purtroppo, oggi è un tragico rallentamento, se non un’inversione di tendenza in quelli che sono gli impegni della comunità internazionale per garantire il rispetto dei diritti umani. Dall’altra parte vediamo che una fetta molta consistente dell’umanità oggi non gode dei diritti umani fondamentali: il diritto all’acqua, al cibo, all’istruzione, ad avere un’assistenza sanitaria decente. Queste persone aspettano una risposta dalla comunità internazionale che non arriva e sono gli Stati più ricchi quelli che maggiormente si sottraggono a questo impegno. E’ importante ricordare che i diritti umani non sono una sovrastruttura alla società, ma sono qualche cosa di estremamente essenziale per la vita delle persone.

 

D. – Almeno 130 Paesi utilizzano la tortura. Cosa dire al riguardo?

 

R. - La tortura è una delle piaghe dell’umanità in questo inizio millennio. Tortura utilizzata per estorcere confessioni piuttosto che per annichilire la personalità dei detenuti, soprattutto se imprigionati per motivi politici o di opinione. Due osservazioni vengono spontanee. La prima che la tortura non è mai o quasi mai un qualche cosa che si manifesta isolatamente, c’è sempre un sistema che regola l’utilizzo della tortura; c’è sempre qualcuno che la ordina e qualcuno che la esegue fattivamente. La seconda osservazione è che , mentre fino a pochi anni fa si riteneva che, a parte casi sporadici, la tortura appartenesse alle dittature più sanguinarie che governano alcuni Paesi, oggi vediamo che c’è un tentativo, nell’ambito della lotta contro il terrorismo, di sdoganare questa pratica, magari cambiandole il nome, anche da parte delle grandi democrazie. Questo deve essere fonte di grandissima preoccupazione perché la lotta al terrorismo ovviamente non deve prescindere da quello che è la tutela e il rispetto dei diritti umani.

 

D. -  In diversi Paesi non esiste la libertà religiosa. Qual è la situazione in questo  senso?

 

R. – La repressione della libertà religiosa è endemica in tante parti del nostro pianeta. Due esempi: l’Eritrea, dove proprio in queste settimane sono state arrestate alcune persone aderenti ad una Chiesa protestante, e la Cina, che un po’ per i grandi numeri che ha e un po’ per una lunga tradizione di repressione della libertà religiosa, è purtroppo all’avanguardia in questo settore. In molti Paesi dell’area islamica, praticare un’altra religione è considerato un reato di apostasia.

 

D. – Cosa fare per sensibilizzare la gente sulla tutela dei diritti?

 

R. - Noi lanceremo la maratona delle azioni urgenti. Si tratta di una serie di appelli che chiederemo alle persone di firmare. Ci sono  casi diversi fra di loro, ma che hanno tutti il denominatore comune di persone arrestate per aver espresso liberamente le loro opinioni e che si trovano oggi in grave pericolo.

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 VEGLIA DI PREGHIERA IERI SERA A LORETO PER LA FESTA

DELLA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH, 

DOVE LA VERGINE MARIA DISSE IL SUO SI’ A DIO

- Intervista  con padre Marzio Calletti -

 

Migliaia di fedeli hanno partecipato ieri sera alla veglia di preghiera nella Basilica di Loreto nella “Notte della Venuta”, in questa cittadina delle Marche, della Santa Casa di Nazareth, dove abitò la Vergine Maria. L’arcivescovo prelato Gianni Danzi ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica, seguita dalla processione con la statua della Madonna Nera di Loreto, di cui oggi ricorre la memoria liturgica. Secondo la tradizione le pietre della Casa di Maria  furono trasportate da Nazareth  a Loreto, dove giunsero,  dopo un lungo viaggio, nella notte tra il 9 e il 10 dicembre del 1294. Ma ci sono delle prove storiche di questa tradizione? Giovanni Peduto lo ha chiesto al rettore del Santuario di Loreto,  padre Marzio Calletti:

 

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R. – Sì. Intanto, il tutto va riferito alla cosiddetta Tradizione Lauretana, che vede nel volo angelico quel trasporto delle pietre della casa di Nazareth. Però, in questi secoli, specialmente in questi ultimi decenni, grazie agli studi portati avanti, sia in senso archeologico, sia in senso storico basato su documenti, si pensa che siano stati i crociati che, tra le altre denominazioni, venivano anche indicati come “angeli”, che di ritorno dalla Terra Santa, specialmente dalla cacciata definitiva dalla Terra Santa, portarono queste reliquie della casa della Madonna: prima nei Balcani, nel 1291, e poi, essendo questi territori abbastanza vicini all’impero ottomano, le reliquie furono successivamente trasportate qui sul colle lauretano, in questo territorio che apparteneva al comune di Recanati.

 

D. - Cosa trovano in questo luogo i tanti pellegrini che giungono da tutto il mondo a Loreto?

 

R. – Trovano sicuramente un momento di crescita nella fede perché alla scuola di Maria accolgono proprio il progetto di Dio e si sentono, proprio trasportati dallo spirito di Dio, a pronunciare il loro sì. E le pietre parlano, trasudano “l’eccomi” di Maria, il sì di Maria, il fiat di Maria alla volontà di Dio. Per cui è un momento di crescita, è un momento anche di consolazione spirituale, è un momento in cui, dinnanzi alla Madre, proprio nella spiritualità della Santa Casa, si aprono al mistero di Dio.

 

D. – Come vivere, nel modo più proficuo, il pellegrinaggio a Loreto?

 

R. – Innanzitutto, il pellegrinaggio richiama fortemente il senso della vita perché la vita è un prolungato pellegrinaggio verso la casa del Padre. Per cui è accentuato questo senso della transitorietà, questo senso dell’andare oltre. Quindi, il pellegrinaggio porta sempre a guardare al di là, proprio sostenuti dalla speranza. Poi, contemporaneamente, ci richiama all’impegno quotidiano, perché in fondo, entrare pellegrini nella Santa Casa, vuol dire immergerci nella quotidianità che fu di Maria e che oggi è anche nostra.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 11 dicembre, 3a Domenica di Avvento, la Liturgia ci presenta ancora una volta la figura di Giovanni Battista, “un uomo mandato da Dio” venuto “per rendere testimonianza alla luce”.  I Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti ad interrogarlo: «Chi sei tu?». E alle loro domande risponde di non essere lui il Cristo, né Elia, né il profeta. Quindi dice:

 

«Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore».

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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In questo tempo, così fortemente concentrato sull’uomo, sull’autocoscienza del soggetto, con l’esaltazione dell’identità di sé, Giovanni il Battista colpisce con la sua triplice risposta alla domanda “chi sei”. Giovanni per tre volte risponde con un “non sono”. Non sono il Messia, non sono Elia, non sono il Profeta. Con queste risposte smonta l’immaginario che l’attesa ha fissato lungo i tempi. Anzi, rivelando la sua identità di voce che grida, lui fa vedere che l’identità dell’uomo proviene dalla sua vocazione. La vocazione esplicita una giusta gerarchia relazionale. Il Signore chiama, perciò è Lui la fonte, e l’uomo, accogliendo la voce, accogliendo la vocazione, vive la propria verità. A quelli che invece creano i cliché fissi, applicandoli a Dio, ai Profeti e alla religione come tale, Giovanni dice che proprio nel togliere questi veri e propri ostacoli, si prepara la via al Signore.

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CHIESA E SOCIETA’

10 dicembre 2005

 

LAOS: IL GOVERNO BLOCCA UN'ORDINAZIONE SACERDOTALE. DA TRENT’ANNI,

NEL PAESE, NESSUN SACERDOTE LAOTIANO. LE AUTORITÀ NON HANNO FORNITO

SPIEGAZIONI SULLA DECISIONE. SORVEGLIATA LA CHIESA DI VENTIANE

DOVE AVREBBE DOVUTO SVOLGERSI IL RITO

 

VIENTIANE. = Il governo del Laos vieta l’ordinazione di un sacerdote. Sophone Vilavongsy, 32 anni, laotiano e missionario Oblato di Maria Immacolata, ieri, come riferisce l’agenzia Asianews, avrebbe dovuto essere il primo sacerdote ordinato in Laos dopo 30 anni. All’ultimo momento, tuttavia, il governo ha negato il permesso. “I soldati - racconta mons. J. Khamsé Vithavong, vicario apostolico di Vientiane, unico e ultimo Oblato laotiano, ordinato il 25 gennaio 1975 - sorvegliano la chiesa per essere sicuri che l’ordine venga eseguito. Adesso bisognerà aspettare e vedere come si svilupperà la situazione”. Nessuna spiegazione sarebbe stata fornita dalle autorità per spiegare il rifiuto di un rito che era stato autorizzato, seppure con limitazioni: non poteva svolgersi nel villaggio natale dell'ordinando e non doveva avere eccessiva partecipazione. La Chiesa del Laos nel 1975, al momento della conquista del potere da parte del comunista Patheth Lao, ha visto espulsi, e con nessuna possibilità di ritorno, tutti i missionari stranieri. Oggi ha un solo seminario controllato dal governo. (T.C.)

 

 

UNA CHIESA PROTESTANTE DI MANADO, IN INDONESIA, È STATA INCENDIATA IERI

DA PERSONE NON IDENTIFICATE. STATO DI ALLERTA PER PREVENIRE ATTENTATI

NEL PERIODO NATALIZIO. GRUPPI DI VOLONTARI MUSULMANI SI SONO OFFERTI

PER ASSICURARE LA PROTEZIONE DEI LUOGHI DI CULTO CRISTIANI

 

MANADO. = Incendiata a Manado, in Indonesia, la chiesa protestante di Beth Eden. Ne notizia l’agenzia AsiaNews. Le fiamme hanno invaso anche la casa dove vive il pastore con la sua famiglia. L’unico testimone oculare dell’attentato è un bambino di 10 anni che però non è stato in grado di fornire elementi utili alle indagini. Gruppi di volontari islamici adesso stanno organizzandosi per proteggere i luoghi di culto. Stephen Liow, pastore di Beth Eden, ha dichiarato che negli ultimi mesi ha ricevuto molte telefonate di persone anonime che minacciavano di incendiare la chiesa. La polizia di Bali ha dispiegato seimila uomini per garantire la sicurezza nel periodo natalizio. Il portavoce della polizia locale ha spiegato che sono sotto stretto controllo diverse zone dell'isola, in particolare chiese, altri luoghi di culto, luoghi di incontro e centri commerciali. Preoccupazione per un eventuale attacco nel periodo delle celebrazioni natalizie è stata espressa dalla Conferenza episcopale indonesiana (CEI). Ai fedeli cattolici è stato chiesto di portare in chiesa solo lo stretto necessario, per evitare le perquisizioni del personale di sorveglianza. In una lettera pastorale, intitolata “Non perdiamo il coraggio (perchè Dio ci assiste sempre)”, cattolici e protestanti concordano sul fatto che in Indonesia il problema sicurezza è uno dei più gravi degli ultimi anni. La CEI spera che la situazione possa migliorare in tempi brevi. “La nascita di Gesù – si legge in un documento - dovrebbe aumentare la consapevolezza dell’intera società indonesiana della necessità di stringere relazioni fraterne fra tutti i cittadini”. Secondo quanto dichiarato dal responsabile nazionale indonesiano dell’intelligence, Syamsir Siregar, ad un incontro fra i responsabili di polizia e capi religiosi protestanti, cattolici, musulmani, buddisti, e Indù, alcuni gruppi radicali musulmani avevano programmato degli attentati per Natale. Il reverendo Chrysta Budi Prasetyanto della Chiesa protestante dell’East Java ha detto che “il Natale andrebbe accolto con gioia e non con paura”. Padre Alex Soesilo Widjojo, segretario generale esecutivo della CEI, ha dichiarato che una stretta collaborazione fra cristiani e musulmani è necessaria per prevenire ogni minaccia. (T.C.)

 

 

APPELLO DEI VESCOVI DELL’AMERICA CENTRALE PER “COSTRUIRE UN FUTURO

DI SPERANZA”. IN UN DOCUMENTO, L’ANALISI DELLA REALTÀ SOCIALE E POLITICA

E DELLA VITA DELLA CHIESA NEI PAESI CENTROAMERICANI

 

CITTÀ DEL PANAMÁ. = “Costruiamo un futuro di speranza”: è il titolo del documento dei vescovi centroamericani, membri del SEDAC (Segretariato dei vescovi dell’America Centrale). Stilato al termine della loro assemblea annuale, svoltasi dal 22 al 25 novembre, a Città del Panamá, è stato reso noto solo in questi giorni. Il testo, citato dall’agenzia Fides, mette in evidenza luci e ombre della realtà Centroamericana, della vita e della missione della Chiesa. Preoccupazione viene espressa per il persistente deterioramento della situazione sociale dell’area: gli attentati contro la vita umana sono aumentati; persiste la violenza; cresce la povertà; numerosi sono i malati di Aids; corruzione e impunità prosperano; si assiste al deterioramento sempre più irreversibile dell'ecosistema; i governi non si mostrano sempre capaci di fronteggiare, prevenire o mitigare gli effetti dei disastri naturali; continua la migrazione dalla campagna verso le città ed all'estero. I vescovi rilevano anche la mancanza di sensibilità di molte comunità cristiane davanti al dramma della povertà e dell'ingiustizia; carenze nei processi di educazione nella fede, che non sempre raggiungono l’obiettivo di portare i battezzati ad un incontro personale con Gesù Cristo, ad una vera conversione e alla comunione piena con la Chiesa. Povero lo spirito missionario in molte aggregazioni ecclesiali; c’è poca attenzione verso settori chiave come la famiglia, la gioventù e gli educatori; scarsa incidenza dei fedeli laici in campi vitali come l'economia, la politica ed i mezzi di comunicazione sociale e il vuoto pastorale agevola il proselitismo delle sette. Malgrado il quadro descritto, la realtà delle nazioni Centroamericane lascia comunque intravedere anche segni positivi di speranza. Tra questi, lo spirito dei Paesi che non si lasciano piegare dalle contrarietà, i politici che si sentono sempre più interpellati, la Chiesa che sta dando priorità alla pastorale sociale. Viene pure fortemente sottolineata la presa di coscienza da parte di tanti laici, della loro missione nella Chiesa, e si registra inoltre il rinnovamento della liturgia e dell'amore per la Parola di Dio e ancora l’incremento delle vocazioni sacerdotali. (T.C.)

 

 

PREMIATI IERI A STOCCOLMA I VINCITORI DEL NOBEL ALTERNATIVO. LA CERIMONIA

SI È SVOLTA NELLA SEDE DEL PARLAMENTO SVEDESE. I RICONOSCIMENTI A DUE

CANADESI, UNA MALAYSIANA, UN AFRICANO E ALL’ORGANIZZAZIONE “PRIMO POPOLO” DA LUI FONDATA PER DIFENDERE I DIRITTI DELLE POPOLAZIONI DEL KALAHARI

- A cura di Vincenzo Lanza -

 

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STOCCOLMA. = I cinque premiati di quest’anno si aggiungono al centinaio di laureati col Nobel alternativo che, provenienti da 48 Paesi, si sono succeduti fino ad oggi. L’idea fondamentale del premio Nobel alternativo si basa sul principio che ciascuna persona dovrebbe potere avere un’occupazione onesta e che possa rispettare in pieno gli altri esseri umani e la natura del nostro mondo. Ciò significa sentirsi responsabili delle conseguenze delle nostre azioni e utilizzare per se stessi soltanto una giusta parte delle risorse del mondo. Dal 1985, la cerimonia di premiazione si tiene nel Parlamento svedese ed avviene il giorno prima della tradizionale cerimonia di premiazione dei premi Nobel cosiddetti ufficiali. Da alcuni anni, è lo stesso presidente del Parlamento svedese a pronunciare il discorso inaugurale, seguito dal fondatore del Nobel alternativo, Jakob von Uexkull. I cinque premiati di quest’anno sono Maude Barlow e Tony Clarke, canadesi, per il loro impegno a far riconoscere il diritto umano riguardante la disponibilità di acqua; Irene Fernandes, della Malaysia, per il suo eccezionale e coraggioso lavoro nel contrastare la violenza sulle donne e gli abusi sui lavoratori poveri migranti ed ancora due quinti del Premio sono ripartiti tra l’organizzazione Primo Popolo del Kalahari ed il suo fondatore, originario della Repubblica africana del Botswana, Roy Se sana, per la decisa resistenza allo sradicamento dalle terre ancestrali dei popoli indigeni e la inflessibile volontà nel difendere il diritto al mantenimento del loro tradizionale stile di vita.

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CONCERTO DI NATALE PER AIUTARE LE POPOLAZIONI DEL PERÙ. OGGI A ROMA,

NELLA BASILICA DI SANT’AGOSTINO, I “VERSUS” ESEGUONO BRANI DI MUSICA CLASSICA DIRETTI DAL MAESTRO, ZORAN MILENKOVIC.

OFFERTA LIBERA PER L’INGRESSO.

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ROMA. = Un concerto per aiutare le popolazioni andine del Perú, per sostenere gli oltre 200 progetti di sviluppo promossi dall’associazione Apurímac, ONLUS che affianca in particolare le missioni agostiniane. I giovani musicisti dell’ensemble Versus, diretti dal maestro Zoran Milenkovic, eseguiranno musiche di Brahms, Schubert, Verdi, Schumann, Gounod, Vivaldi, Mozart e Bohm nella basilica di Sant’Agostino, a Roma, alle 19.30. L’offerta libera per l’ingresso consentirà di raccogliere fondi da destinare ai peruviani delle Ande. I musicisti arrivano da Brentonico, nella provincia di Trento. Prima e dopo il concerto di beneficenza, si potrà visitare il tradizionale mercatino della solidarietà, che Apurímac allestisce per le feste natalizie. I manufatti originali della regione andina raccolgono, in un’euforia di colori, terracotta, lana e figure latinoamericane. L’associazione Apurimac ha finanziato, dal 1990 ad oggi, 170 progetti di sviluppo sociale, ha offerto assistenza all’infanzia attraverso borse di studio annuali, fornitura di banchi e sedie per scuole elementari e medie, acquisto di materiale scolastico; inoltre ha sostenuto diversi programmi sanitari. (T.C.)

 

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24 ORE NEL MONDO

10 dicembre 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Antonella Ratti -

 

Il premio Nobel per la Pace 2005 è stato consegnato poco fa, ad Oslo, all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e al suo direttore, Mohamed El Baradei. Ieri, El Baradei aveva detto che “il mondo sta perdendo la pazienza sull’Iran e sul suo piano di riarmo nucleare”. Il direttore dell’Agenzia dell’ONU ha anche fortemente criticato le dichiarazioni del presidente  iraniano Ahmadinejad, che nei giorni scorsi ha messo in dubbio l’Olocausto e ha definito Israele un “tumore”. Intanto, dopo l’annuncio della ripresa dei negoziati tra l’Europa e l’Iran sul nucleare, il governo di Teheran ha fatto sapere che continuerà nel processo di arricchimento dell’uranio.

 

In Medio Oriente, il ministro della Difesa israeliano, Shaul Mofaz, ha dichiarato che il governo Sharon non intende imporre il blocco economico nella Striscia di Gaza. Sul terreno, intanto, non si arresta la violenza: un pescatore palestinese è stato ucciso all’alba dalla marina israeliana.

 

Sono ore di attesa per la sorte dei 4 ostaggi occidentali rapiti in Iraq da un gruppo ribelle che minaccia di ucciderli se non verranno liberati alcuni prigionieri iracheni. Le autorità hanno precisato di non aver avuto alcun contatto. A nord di Baghdad è stato ritrovato, inoltre, il corpo senza vita di un egiziano che collaborava con le forze statunitensi. L’uomo era stato rapito ieri a Tikrit. Fonti del comando americano hanno riferito, poi, che un soldato è rimasto ucciso nell’esplosione di un’autobomba nel distretto di Abu Ghraib.

 

Consenso dell’Opec per mantenere le quote di produzione del petrolio invariate. Lo ha reso noto il presidente del cartello, Ahmed al-Fahd al-Sabah, aggiungendo che sono ancora necessarie delle discussioni per valutare il possibile incremento di due milioni di barili di petrolio al giorno.

 

Sono almeno 9 i poliziotti uccisi nell’attacco perpetrato ieri notte dalla guerriglia talebana nella provincia di Helmand, nel sud dell’Afghanistan. Durante gli scontri, avvenuti presso alcuni commissariati del distretto di Garmser, hanno perso la vita anche 5 insorti. La provincia meridionale di Helmand era uno dei bastioni chiave delle forze talebane, prima che una coalizione internazionale di circa 20.000 uomini, guidata dagli Stati Uniti, rovesciasse nel 2001 il loro regime. L’assalto di questa notte si inserisce nel clima di violenze seguito all’uccisione, da parte delle forze statunitensi, di una dozzina di combattenti talebani, avvenuta la scorsa settimana nelle vicine province di Kandahar e Oruzgan.   

 

Il generale croato Ante Gotovina, arrestato mercoledì scorso alle isole Canarie dopo una latitanza di quattro anni, è arrivato poco fa a Rotterdam, nei Paesi Bassi. Sarà trasferito all’Aja per essere giudicato dal Tribunale Penale Internazione per la ex Jugoslavia. Il nostro servizio:

 

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Gotovina è accusato di crimini di guerra: lex generale era stato rinviato a giudizio nel 2001, anno di inizio della sua latitanza, per crimini commessi dall’esercito croato nel corso di un’offensiva contro i serbi nel 1995. E’ ritenuto responsabile, in particolare, dell’uccisione di 150 civili serbi durante le operazioni militari nella regione di Craina. Gotovina, nato nel 1955 vicino a Zara, a 18 anni si arruolò nella Legione straniera. All’inizio della guerra di indipendenza croata, nel 1991, rientrò in patria. Proprio grazie alla sua esperienza nella Legione, guadagnò i gradi di generale. Secondo l’atto di accusa dell’Aja, Gotovina ha pianificato, istigato e ordinato azioni come la persecuzione, l’uccisione, la deportazione, il saccheggio e la distruzione di città e villaggi. Ma mentre la giustizia internazionale lo ritiene un criminale di guerra, molti croati lo considerano un eroe dell’indipendenza nazionale. Stando ad un sondaggio pubblicato dall’istituto Puls, il 61 per cento dei croati giudica la notizia del suo arresto negativa. Solo il 14 per cento degli intervistati si dice, invece, soddisfatto per la cattura. Domani a Spalato è prevista un’altra manifestazione in favore dell’ex generale, dopo gli scontri di giovedì sera a Zagabria. Alle manifestazioni di piazza, in favore di Gotovina, si contrappone poi la posizione del governo, che ha espresso la propria soddisfazione per la sua cattura. Dopo questo arresto la Croazia è più vicina all’Europa: “E’ stato eliminato – fanno sapere da Bruxelles – un ostacolo nell’avanzamento dei negoziati per l’adesione”.

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La conferenza sul clima a Montreal si è chiusa con un accordo sulla riduzione dei gas serra e con l’impegno a promuovere nuovi negoziati sui cambiamenti climatici. Gli oltre 150 Paesi, riuniti a Montreal per salvare il clima del pianeta da un disastroso surriscaldamento, hanno trovato un’intesa su come contenere l’effetto serra dopo il 2012. Gli Stati Uniti, che non hanno ancora ratificato il Protocollo, hanno aderito invece alla proposta di nuovi negoziati informali per discutere sulle azioni da adottare contro il surriscaldamento planetario. L’amministrazione americana ha comunque fatto capire di non voler approvare i limiti che il Protocollo pone alle attività industriali. Il documento elenca per la prima volta anche i doveri dei Paesi in via di sviluppo come Cina ed India, in base a quanto richiesto da Washington.

 

Il Giappone sarà in prima linea nella lotta all’influenza aviaria. In occasione del vertice dei Paesi dell’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN), che si aprirà in Malaysia martedì prossimo, il primo ministro giapponese, Junichiro Koizumi, annuncerà infatti la predisposizione di un vasto piano di aiuti da parte del Paese per incrementare le scorte del farmaco Tamiflu, considerato la migliore difesa contro il morbo. Tra gli Stati membri dell’ASEAN, il Vietnam è il più colpito dalla malattia con 93 persone contagiate e 42 vittime. I timori per una diffusione del virus crescono anche in Europa. In Ucraina, il ministero delle Politiche Agricole conferma la presenza, dell’influenza aviaria di ceppo H5N1 nel sud del Paese. Il virus era stato già localizzato in alcuni distretti della penisola della Crimea, dove il presidente Viktor Yuschenko, ha dichiarato lo stato di emergenza. L’allarme è alto anche negli Stati Uniti. Alla Casa Bianca si è tenuta una simulazione per valutare il livello di preparazione del governo americano in caso di scoppio di un’eventuale epidemia.

 

Oltre 8 milioni di elettori cileni si recheranno domani alle urne per eleggere il nuovo presidente e capo del governo. Nettamente in testa nei sondaggi per la successione a Ricardo Lagos, capo di Stato uscente, è la candidata social-democratica, Michelle Bachelet.

 

 

 

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