RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
344 - Testo della trasmissione di sabato 10 dicembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Si celebra oggi la Giornata mondiale
dei diritti umani: ce ne parla Paolo Pobbiati
Veglia di preghiera ieri sera a Loreto per la festa
della traslazione della Santa Casa di Nazareth,
dove la Vergine Maria disse il suo sì a
Dio: intervista con padre Marzio Calletti
Il
Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Nel Laos, il governo blocca
un'ordinazione sacerdotale. Sarebbe stata la prima in 30 anni
Appello dei vescovi
dell’America Centrale a “costruire un futuro di speranza”
Premiati
ieri a Stoccolma i vincitori del Nobel alternativo
Concerto di Natale oggi a Roma,
nella Basilica di Sant’Agostino, per aiutare le popolazioni del Perú
Il generale croato Ante Gotovina trasferito in
Olanda per essere giudicato dal Tribunale Penale Internazionale per crimini di guerra
10
dicembre 2005
FEDELTA’ A DIO, AI
RISPETTIVI CARISMI MA ANCHE CORAGGIO E CREATIVITA’
NELLA MISSIONE: L’ESORTAZIONE DI BENEDETTO XVI AI
RELIGIOSI
DELLA DIOCESI DI ROMA, RICEVUTI IN AULA PAOLO VI
Una persona che “vive nel
tempo”, ma con il “cuore proiettato oltre il tempo” e rivolto all’uomo
contemporaneo, spesso troppo distratto dal mondo per cogliere la voce del
divino. E’ questo il ritratto che Benedetto XVI ha fatto degli uomini e delle
donne consacrati, durante l’udienza concessa, in Aula Paolo VI, a migliaia di
religiosi e religiose della diocesi di Roma. Guidati dal cardinale vicario
Camillo Ruini, i religiosi hanno atteso il Papa meditando
e recitando il Rosario per poi esplodere in una calorosa ovazione all’ingresso
del Pontefice. Il servizio di Alessandro De Carolis.
**********
(musica)
Poveri, casti e obbedienti
perché il mondo ha bisogno di riscoprirsi dai suoi eccessi
sobrio, puro e docile a Dio. Non ha dubbi Benedetto XVI sul valore che
la testimonianza religiosa può assumere nella Chiesa e nella società di oggi. Una testimonianza - ha affermato il Papa davanti
alle migliaia di religiosi, comprese alcune suore di clausura, che hanno
affollato festosamente l’Aula Paolo VI - che deve lasciare nella vita
quotidiana il segno del coraggio e dell’amore per Dio, vissuto con la misura
biblica che chiede “tutto il cuore”, “tutta l’anima” e “tutte le forze” e che
viene, ha precisato Benedetto XVI, “prima di ogni
altra persona e cosa”, giacché è questo il connotato che da sempre distingue la
vita religiosa: la “sete di Dio”:
“Non abbiate paura di presentarvi, anche
visibilmente, come persone consacrate, e cercate in ogni modo di manifestare la
vostra appartenenza a Cristo, il tesoro nascosto per il quale avete lasciato
tutto. Fate vostro il ben noto motto programmatico di San Benedetto: “Niente
sia anteposto all'amore di Cristo”.
Per il loro servizio svolto in
un contesto sociale e culturale “complesso” come
quello capitolino, Benedetto XVI ha definito i religiosi della diocesi romana
“una preziosa presenza”, riconoscendo le molte “sfide” e le “difficoltà” che
oggi si incontrano sul fronte della missione. Il Papa ha invitato a più riprese
i consacrati alla “fedeltà” ai rispettivi carismi, ribadendo
i perni sui quali deve ruotare la quotidianità di un consacrato: “fedeltà alla
preghiera e all’ascolto della Parola di Dio”, al” servizio degli uomini e delle
donne del nostro tempo”, “all'insegnamento della Chiesa, a partire da quello
sulla vita consacrata”, ai “sacramenti della Riconciliazione e dell'Eucaristia,
che ci sostengono nelle situazioni difficili della vita”.
“Parte costitutiva della vostra missione è poi la vita comunitaria.
Impegnandovi a realizzare comunità fraterne, voi mostrate che grazie al Vangelo
anche i rapporti umani possono cambiare, che l’amore non è un'utopia, ma anzi
il segreto per costruire un mondo più fraterno”.
Quarant’anni fa, ha ricordato
Benedetto XVI, il Concilio Vaticano II parlò nel Decreto Perfectae caritatis dei consacrati come di un
“richiamo di quella mirabile unione” tra la Chiesa e Cristo. Il Papa ha ripreso
quell’affermazione, esortando i religiosi ad una vita in grado di affrontare
con “coraggio e creatività le sfide del tempo presente”. Un
passaggio, questo, più volte interrotto da applausi scroscianti:
“Di fronte all'avanzata dell'edonismo, a voi è richiesta la coraggiosa
testimonianza della castità, come espressione di un cuore che conosce la bellezza
e il prezzo dell'amore di Dio. Di fronte alla sete di denaro, la vostra vita
sobria e pronta al servizio dei più bisognosi ricorda che Dio è la ricchezza
vera che non perisce. Di fronte all'individualismo e al relativismo, che inducono le persone ad essere unica norma a se stesse, la
vostra vita fraterna, capace di lasciarsi coordinare e quindi capace di
obbedienza, conferma che voi ponete in Dio la vostra realizzazione”.
Al termine del suo discorso,
Benedetto XVI, avvicinatosi alla platea, è stato salutato da canti,
acclamazioni e un fitto sventolio di fazzoletti dei circa settemila presenti:
una folla eppure una minima parte di coloro – tra le 23 mila religiose, i 4.500
religiosi e le contemplative dei 30 monasteri della diocesi romana – che oggi
avrebbero voluto esprimere personalmente il proprio amore al Papa.
(applausi)
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Prima
dell’incontro con Benedetto XVI, Alessandro Gisotti ha raccolto, in Aula Paolo
VI, alcune testimonianze tra i religiosi e le religiose
che hanno partecipato all’evento. Ascoltiamo:
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R. –
Sono Maria Carla Frison, canossiana.
Questo è un incontro che abbiamo veramente atteso. Papa Benedetto XVI ha
un’unzione tutta particolare. Lo sentiamo molto vicino a noi religiosi proprio
per questa sua attenzione a quello che lo Spirito dice alla Chiesa.
R. – Mi chiamo Italina,
faccio parte della Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di
Nazareth, nata a Brescia.
D. – Che cosa
significa oggi essere qui? Soprattutto cosa significa per la vostra missione?
R. – Vuol dire essere in
perfetta comunione con la Chiesa e con quella che è la nostra missione in
questa Chiesa. Ci dice che vogliamo essere testimoni
di Cristo nella Chiesa.
R. – Mi chiamo padre
Giovannino Tolu, sono il Maestro generale dei Mercedari. Questo incontro con il Santo Padre ci riempie di
gioia!
D. – Quest’incontro che avviene, tra l’altro,
a un paio di giorni, dal quarantesimo anniversario
della chiusura del Concilio Vaticano II...
R. – Mi riempie di gioia perché io quest’anno
compio 40 anni di sacerdozio! Quindi ho vissuto, da
studente, nei primi anni di sacerdozio, il clima di rinnovamento del Concilio
Vaticano II. Ho conosciuto il Beato Giovanni XXIII…
D. – E Benedetto XVI, dall’inizio del suo
Pontificato, come Giovanni Paolo II dice che il Concilio Vaticano II è la
“bussola per la Chiesa nell’oceano del terzo millennio”...
R. – Ovviamente noi siamo con il
Santo Padre perché davvero indica dei punti fermi sia per la vita della Chiesa
che per la vita religiosa e sacerdotale. In mezzo a
questo grande disordine, a questa confusione che,
alcune volte, tocca da vicino anche a noi purtroppo, perché vivendo nel mondo
ci lasciamo toccare, servono questi punti fermi come il Concilio, questa
bussola è molto importante.
R. – Mi chiamo Philippe, sono monaco
benedettino. Credo che per il mondo attuale, la vita monastica e religiosa
possa offrire una parola di speranza per il mondo di oggi.
Sappiamo che San Benedetto ha portato la sua soluzione in un’epoca veramente di
crisi perché è nato quattro anni dopo la caduta
dell’impero romano!
D. – Per un benedettino è anche
particolarmente significativo avere un Pontefice che
si chiama Benedetto…
R. – Certo che è significativo conoscendo i
suoi pensieri per cui la Chiesa ha una parola da dare al mondo in pieno
cambiamento culturale. L’ha detto anche il primo aprile scorso a Subiaco, quando era ancora cardinale. Questo me lo ricordo
bene perché il nostro abate presidente ha partecipato a questo incontro a Subiaco ed è stato un momento davvero forte.
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E’ un appello a “chinarsi con
particolare sollecitudine” su quanti soffrono problemi connessi al disagio
mentale il Messaggio di Benedetto XVI per la 14ª Giornata Mondiale del Malato che si
terrà l’11 febbraio 2006, memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes, ad Adelaide, in Australia. Il Papa vuole richiamare
l’attenzione di tutti su un problema drammatico “che colpisce ormai un quinto
dell’umanità e costituisce una vera e propria emergenza socio-sanitaria”. Il
servizio di Sergio Centofanti.
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“In molti Paesi – sottolinea il Papa nel Messaggio - non esiste ancora una
legislazione in materia ed in altri manca una politica definita per la salute
mentale”. Ci sono poi i conflitti armati, le catastrofi naturali, il dilagare
del terrorismo, che “oltre a causare un numero impressionante di morti, hanno
generato in non pochi superstiti traumi psichici, talora difficilmente
recuperabili”. “Nei Paesi ad alto sviluppo economico – nota poi Benedetto XVI -
all’origine di nuove forme di malessere mentale gli esperti riconoscono anche
l’incidenza negativa della crisi dei valori morali”. E
questo “accresce il senso di solitudine, minando e persino sfaldando le
tradizionali forme di coesione sociale, ad iniziare dall’istituto della
famiglia, ed emarginando i malati, particolarmente quelli mentali, considerati
sovente come un peso per la famiglia e per la comunità”.
Benedetto XVI rende merito a
quanti “operano perché non venga meno lo spirito di solidarietà, ma si
perseveri nel prendersi cura di questi nostri fratelli
e sorelle, ispirandosi a ideali e principi umani ed evangelici”.
Incoraggia quindi “gli sforzi di
chiunque si adoperi perché a tutti i malati di mente
sia dato accesso alle cure necessarie. Purtroppo – nota - in
molte parti del mondo i servizi per questi malati risultano carenti,
insufficienti o in stato di disfacimento. Il contesto
sociale non sempre accetta i malati di mente con le loro limitazioni, e anche
per questo si registrano difficoltà nel reperire le risorse umane e finanziarie
di cui c’è bisogno”.
Il Papa esorta ad associare ad
appropriate terapie una “sensibilità nuova di fronte al disagio, così
da permettere agli operatori del settore di andare incontro più efficacemente a
quei malati ed alle famiglie, che da sole non sarebbero in grado di seguire
adeguatamente i congiunti in difficoltà”. La prossima Giornata Mondiale del
Malato diventerà così un’occasione “per esprimere solidarietà alle famiglie che
hanno a carico persone malate di mente”.
Benedetto XVI si rivolge poi ai
malati invitandoli ad “offrire insieme con Cristo la …
condizione di sofferenza al Padre, sicuri che ogni prova accolta con
rassegnazione è meritoria ed attira la benevolenza divina sull’intera umanità”.
E conclude con una esortazione alla comunità
ecclesiale: ogni cristiano – afferma il Papa – “è chiamato a dare il suo apporto
affinché venga riconosciuta, rispettata e promossa la dignità di questi nostri
fratelli e sorelle”.
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TELEGRAMMA DI CONGRATULAZIONI DEL SANTO PADRE
AL DIRETTORE GENERALE DELL’AIEA EL BARADEI
PER IL PREMIO NOBEL PER LA PACE 2005
In occasione della consegna oggi
ad Oslo del premio Nobel per la pace 2005 al direttore generale dell’Agenzia
Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), Mohamed El Baradei, ed alla stessa AIEA,
di cui la Santa Sede è membro fondatore dal 1957, Benedetto XVI ha inviato un
telegramma al responsabile dell’Agenzia, in cui esprime le sue “sincere
congratulazioni”. “Ancora oggi – scrive il Papa - 60 anni dopo i devastanti
attacchi su Hiroshima e Nagasaki, è evidente che la pace del mondo continua ad
essere messa a rischio dalla diffusione delle armi nucleari. Il servizio che
voi avete reso alla comunità internazionale – continua il Pontefice –
promuovendo la non proliferazione nucleare e contribuendo al processo di
disarmo atomico merita il più alto elogio. Prego – conclude
Benedetto XVI nel suo telegramma ad El Baradei – che Dio continui a guidare gli sforzi di quanti
lavorano per la pace specialmente di coloro che cercano di prevenire qualsiasi
ulteriore utilizzo delle armi di distruzione di massa”.
ALTRE UDIENZE E NOMINE
Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, Sua
Beatitudine, il cardinale Ignace Moussa
I Daoud, prefetto della Congregazione per le Chiese
Orientali. Nel pomeriggio, è in programma l’udienza al cardinale Giovanni Battista
Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.
Il Papa ha nominato segretario
della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
l’arcivescovo Albert Malcolm
Ranjith Patabendige Don,
finora nunzio apostolico in Indonesia e in Timor Orientale.
In Giappone, il Pontefice ha
nominato vescovo di Sendai Martin
Tetsuo Hiraga, finora in
veste amministratore diocesano. Sessantun’anni il
prossimo gennaio, battezzato a 18 anni dai Padri Missionari di Betlemme, mons. Tetsuo Hiraga ha frequentato la
Facoltà di Educazione dell'Università statale di Iwate, ottenendovi il Baccellierato,
quindi ha compiuto gli studi ecclesiastici di Filosofia e Teologia nel
Seminario Maggiore di Tokyo. A Roma, ha ottenuto la Licenza in Diritto Canonico
presso la Pontificia Università Urbaniana. Ha svolto
più volte il ministero di parroco. Dal luglio 2004 è Amministratore diocesano
di Sendai.
La Diocesi di Sendai, suffraganea
dell'Arcidiocesi di Tokyo, è stata eretta nel 1891. Ha una superficie di 46
mila kmq e una popolazione di 7 milioni 300 mila abitanti, dei quali circa 11 mila cattolici. Le parrocchie sono 56, 11 le stazioni
missionarie, 50 i sacerdoti (27 diocesani, 23 religiosi), 3 i seminaristi
maggiori e 289 le religiose.
In Messico, Benedetto XVI ha nominato
ausiliare della diocesi di León il sacerdote Juan Frausto Pallares,
vicario episcopale della medesima diocesi. Il neo presule, 64 anni, ha svolto
gli studi umanistici ed ecclesiastici nel Seminario di León.
E’ stato, tra l’altro, parroco, cappellano del Sanatorio S. Francesco, rettore
della chiesa del Señor de los
Milagros di Léon. Il 16
agosto 2004 è stato nominato cappellano di Sua Santità.
Sempre
in Messico, il Papa ha nominato ausiliare della diocesi di Ciudad
Juárez il sacerdote José Guadalupe
Torres Campos, vicario generale della diocesi di Irapuato. Mons.
Torres Campos ha 45 anni. Ha studiato a Roma, licenziandosi in Storia della Chiesa presso la Pontificia
Università Gregoriana. Ha lavorato in varie parrocchie e nella Curia diocesana
del suo Paese, divenendo nel 1998 vicario episcopale per la zona pastorale di Irapuato.
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OGGI SU
“L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina – “Fedeltà agli impegni assunti, al carisma del vostro Istituto e agli
orientamenti della Chiesa locale”: l’udienza di Benedetto XVI ai religiosi,
alle religiose, ai membri di Istituti secolari e di
Società di vita apostolica della diocesi di Roma raccolti nell’Aula Paolo VI.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata alla
celebrazione della solennità dell’Immacolata Concezione nelle diocesi italiane.
Servizio estero - Per la rubrica dell’“Atlante
geopolitica” un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo “Laos: prospettive di
sviluppo economico e sociale”.
Servizio
culturale - Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo
“Sconfiggere la povertà: una sfida che non si può ignorare”; il tema delle
condizioni di estrema miseria in cui versano oggi
milioni di persone al centro di un volume di Jeffrey Sachs.
Servizio
italiano - In primo piano la questione del Tav: incontro
a Palazzo Chigi con i rappresentanti della Val di Susa; il Governo cerca una soluzione che soddisfi
anche la popolazione locale.
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10
dicembre 2005
SI CELEBRA OGGI LA
GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI
- Intervista con Paolo Pobbiati
-
Punta il dito sulla tortura, il
segretario generale dell’Onu, Kofi
Annan, in occasione dell’odierna Giornata mondiale
per i diritti umani. Il numero uno del Palazzo di Vetro invita i Paesi a non
ricorrere in nessun caso a questa pratica, definita “uno strumento di
terrorismo”. Sulla situazione dei diritti umani, a 57 anni dalla Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo, Eugenio Bonanata ha
raccolto il commento di Paolo Pobbiati, presidente di Amnesty International
Italia:
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R. – Quello che vediamo,
purtroppo, oggi è un tragico rallentamento, se non un’inversione di tendenza in
quelli che sono gli impegni della comunità internazionale per garantire il
rispetto dei diritti umani. Dall’altra parte vediamo che una fetta molta
consistente dell’umanità oggi non gode dei diritti
umani fondamentali: il diritto all’acqua, al cibo, all’istruzione, ad avere
un’assistenza sanitaria decente. Queste persone aspettano una risposta dalla
comunità internazionale che non arriva e sono gli Stati più ricchi quelli che
maggiormente si sottraggono a questo impegno. E’
importante ricordare che i diritti umani non sono una sovrastruttura alla
società, ma sono qualche cosa di estremamente
essenziale per la vita delle persone.
D. – Almeno 130 Paesi utilizzano
la tortura. Cosa dire al riguardo?
R. - La tortura è una delle
piaghe dell’umanità in questo inizio millennio.
Tortura utilizzata per estorcere confessioni piuttosto che per annichilire la
personalità dei detenuti, soprattutto se imprigionati per motivi politici o di opinione. Due osservazioni vengono spontanee. La prima
che la tortura non è mai o quasi mai un qualche cosa
che si manifesta isolatamente, c’è sempre un sistema che regola l’utilizzo
della tortura; c’è sempre qualcuno che la ordina e qualcuno che la esegue
fattivamente. La seconda osservazione è che , mentre
fino a pochi anni fa si riteneva che, a parte casi sporadici, la tortura
appartenesse alle dittature più sanguinarie che governano alcuni Paesi, oggi
vediamo che c’è un tentativo, nell’ambito della lotta contro il terrorismo, di
sdoganare questa pratica, magari cambiandole il nome, anche da parte delle
grandi democrazie. Questo deve essere fonte di grandissima preoccupazione
perché la lotta al terrorismo ovviamente non deve prescindere da quello che è
la tutela e il rispetto dei diritti umani.
D. - In diversi Paesi non esiste la libertà
religiosa. Qual è la situazione in questo senso?
R. – La repressione della
libertà religiosa è endemica in tante parti del nostro pianeta. Due esempi:
l’Eritrea, dove proprio in queste settimane sono state arrestate alcune persone
aderenti ad una Chiesa protestante, e la Cina, che un
po’ per i grandi numeri che ha e un po’ per una lunga tradizione di repressione
della libertà religiosa, è purtroppo all’avanguardia in questo settore. In
molti Paesi dell’area islamica, praticare un’altra religione è considerato un
reato di apostasia.
D. – Cosa fare
per sensibilizzare la gente sulla tutela dei diritti?
R. - Noi lanceremo la maratona
delle azioni urgenti. Si tratta di una serie di appelli
che chiederemo alle persone di firmare. Ci sono casi diversi fra di loro, ma che hanno
tutti il denominatore comune di persone arrestate per aver espresso liberamente
le loro opinioni e che si trovano oggi in grave pericolo.
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VEGLIA DI PREGHIERA IERI SERA A LORETO PER LA FESTA
DELLA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH,
DOVE LA VERGINE MARIA DISSE IL SUO SI’ A DIO
- Intervista con padre Marzio Calletti
-
Migliaia di fedeli hanno partecipato
ieri sera alla veglia di preghiera nella Basilica di Loreto nella “Notte della
Venuta”, in questa cittadina delle Marche, della Santa Casa di Nazareth, dove abitò la Vergine Maria. L’arcivescovo prelato Gianni Danzi ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica,
seguita dalla processione con la statua della Madonna Nera di Loreto, di cui
oggi ricorre la memoria liturgica. Secondo la tradizione le
pietre della Casa di Maria furono
trasportate da Nazareth a Loreto, dove
giunsero, dopo un lungo viaggio, nella
notte tra il 9 e il 10 dicembre del 1294. Ma ci sono
delle prove storiche di questa tradizione? Giovanni Peduto lo ha chiesto al
rettore del Santuario di Loreto, padre Marzio Calletti:
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R. – Sì. Intanto,
il tutto va riferito alla cosiddetta Tradizione Lauretana,
che vede nel volo angelico quel trasporto delle pietre della casa di Nazareth.
Però, in questi secoli, specialmente in questi ultimi decenni, grazie agli
studi portati avanti, sia in senso archeologico, sia in senso storico basato su
documenti, si pensa che siano stati i crociati che, tra le altre denominazioni,
venivano anche indicati come “angeli”, che di ritorno dalla Terra Santa,
specialmente dalla cacciata definitiva dalla Terra Santa, portarono queste
reliquie della casa della Madonna: prima nei Balcani,
nel 1291, e poi, essendo questi territori abbastanza vicini all’impero
ottomano, le reliquie furono successivamente
trasportate qui sul colle lauretano, in questo
territorio che apparteneva al comune di Recanati.
D. - Cosa
trovano in questo luogo i tanti pellegrini che giungono da tutto il
mondo a Loreto?
R. – Trovano sicuramente un
momento di crescita nella fede perché alla scuola di Maria accolgono proprio il
progetto di Dio e si sentono, proprio trasportati dallo spirito di Dio, a
pronunciare il loro sì. E le pietre parlano, trasudano
“l’eccomi” di Maria, il sì di Maria, il fiat di Maria alla volontà di Dio. Per
cui è un momento di crescita, è un momento anche di
consolazione spirituale, è un momento in cui, dinnanzi alla Madre, proprio
nella spiritualità della Santa Casa, si aprono al mistero di Dio.
D. – Come vivere, nel modo più
proficuo, il pellegrinaggio a Loreto?
R. – Innanzitutto,
il pellegrinaggio richiama fortemente il senso della vita perché la vita è un
prolungato pellegrinaggio verso la casa del Padre. Per cui è
accentuato questo senso della transitorietà, questo senso dell’andare oltre.
Quindi, il pellegrinaggio porta sempre a guardare al
di là, proprio sostenuti dalla speranza. Poi, contemporaneamente, ci richiama
all’impegno quotidiano, perché in fondo, entrare pellegrini nella Santa Casa,
vuol dire immergerci nella quotidianità che fu di
Maria e che oggi è anche nostra.
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Domani, 11 dicembre, 3a Domenica
di Avvento, la Liturgia ci presenta ancora una volta
la figura di Giovanni Battista, “un uomo mandato da Dio” venuto “per rendere
testimonianza alla luce”. I Giudei gli
inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti ad
interrogarlo: «Chi sei tu?». E alle loro domande
risponde di non essere lui il Cristo, né Elia, né il profeta. Quindi dice:
«Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del
Signore».
Su questo brano evangelico
ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko
Ivan Rupnik:
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In questo tempo, così fortemente
concentrato sull’uomo, sull’autocoscienza del soggetto, con l’esaltazione
dell’identità di sé, Giovanni il Battista colpisce con la sua triplice risposta
alla domanda “chi sei”. Giovanni per tre volte risponde con un “non sono”. Non
sono il Messia, non sono Elia, non sono il Profeta. Con queste risposte smonta
l’immaginario che l’attesa ha fissato lungo i tempi. Anzi,
rivelando la sua identità di voce che grida, lui fa vedere che l’identità
dell’uomo proviene dalla sua vocazione. La vocazione esplicita una
giusta gerarchia relazionale. Il Signore chiama, perciò è Lui la fonte, e
l’uomo, accogliendo la voce, accogliendo la vocazione,
vive la propria verità. A quelli che invece creano i cliché fissi, applicandoli
a Dio, ai Profeti e alla religione come tale, Giovanni dice
che proprio nel togliere questi veri e propri ostacoli, si prepara la via al
Signore.
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10 dicembre 2005
LAOS: IL GOVERNO BLOCCA
UN'ORDINAZIONE SACERDOTALE. DA TRENT’ANNI,
NEL PAESE, NESSUN SACERDOTE LAOTIANO. LE
AUTORITÀ NON HANNO FORNITO
SPIEGAZIONI
SULLA DECISIONE. SORVEGLIATA LA CHIESA DI VENTIANE
DOVE AVREBBE DOVUTO SVOLGERSI IL RITO
VIENTIANE. = Il governo del Laos vieta l’ordinazione di un
sacerdote. Sophone Vilavongsy,
32 anni, laotiano e missionario Oblato di Maria Immacolata, ieri, come
riferisce l’agenzia Asianews, avrebbe dovuto essere
il primo sacerdote ordinato in Laos dopo 30 anni. All’ultimo momento, tuttavia,
il governo ha negato il permesso. “I soldati - racconta mons. J. Khamsé Vithavong, vicario apostolico
di Vientiane, unico e ultimo Oblato laotiano,
ordinato il 25 gennaio 1975 - sorvegliano la chiesa per essere sicuri che l’ordine
venga eseguito. Adesso bisognerà aspettare e vedere come
si svilupperà la situazione”. Nessuna spiegazione sarebbe stata fornita dalle
autorità per spiegare il rifiuto di un rito che era stato autorizzato, seppure
con limitazioni: non poteva svolgersi nel villaggio natale dell'ordinando e non
doveva avere eccessiva partecipazione.
UNA
CHIESA PROTESTANTE DI MANADO, IN INDONESIA, È STATA INCENDIATA IERI
DA
PERSONE NON IDENTIFICATE. STATO DI ALLERTA PER PREVENIRE ATTENTATI
NEL PERIODO
NATALIZIO. GRUPPI DI VOLONTARI MUSULMANI SI SONO OFFERTI
PER
ASSICURARE
MANADO. = Incendiata a Manado, in Indonesia, la chiesa protestante di Beth Eden. Ne dà notizia
l’agenzia AsiaNews. Le fiamme hanno invaso anche la casa dove vive il pastore
con la sua famiglia. L’unico testimone oculare dell’attentato è un bambino di
10 anni che però non è stato in grado di fornire
elementi utili alle indagini. Gruppi di volontari islamici adesso stanno
organizzandosi per proteggere i luoghi di culto. Stephen Liow,
pastore di Beth Eden, ha dichiarato che negli ultimi
mesi ha ricevuto molte telefonate di persone anonime che minacciavano di
incendiare la chiesa. La polizia di Bali ha
dispiegato seimila uomini per garantire la sicurezza nel periodo natalizio. Il
portavoce della polizia locale ha spiegato che sono sotto stretto controllo
diverse zone dell'isola, in particolare chiese, altri luoghi di culto, luoghi di incontro e centri commerciali. Preoccupazione per un eventuale
attacco nel periodo delle celebrazioni natalizie è stata espressa dalla Conferenza
episcopale indonesiana (CEI). Ai fedeli cattolici è stato chiesto di portare in
chiesa solo lo stretto necessario, per evitare le perquisizioni del personale
di sorveglianza. In una lettera pastorale, intitolata “Non perdiamo il coraggio
(perchè Dio ci assiste sempre)”, cattolici e protestanti concordano sul fatto
che in Indonesia il problema sicurezza è uno dei più gravi degli ultimi anni. La CEI spera che la situazione possa migliorare in tempi brevi.
“La nascita di Gesù – si legge in un documento - dovrebbe aumentare la
consapevolezza dell’intera società indonesiana della necessità di stringere relazioni fraterne fra tutti i cittadini”. Secondo
quanto dichiarato dal responsabile nazionale indonesiano dell’intelligence, Syamsir Siregar, ad un incontro
fra i responsabili di polizia e capi religiosi protestanti, cattolici,
musulmani, buddisti, e Indù, alcuni gruppi radicali musulmani avevano programmato
degli attentati per Natale. Il reverendo Chrysta Budi Prasetyanto della Chiesa
protestante dell’East Java ha detto
che “il Natale andrebbe accolto con gioia e non con paura”. Padre Alex Soesilo Widjojo,
segretario generale esecutivo della CEI, ha dichiarato che una stretta
collaborazione fra cristiani e musulmani è necessaria per prevenire ogni
minaccia. (T.C.)
APPELLO DEI VESCOVI
DELL’AMERICA CENTRALE PER “COSTRUIRE UN FUTURO
DI SPERANZA”. IN UN DOCUMENTO, L’ANALISI DELLA
REALTÀ SOCIALE E POLITICA
E
DELLA VITA DELLA CHIESA NEI PAESI CENTROAMERICANI
CITTÀ DEL PANAMÁ. = “Costruiamo un futuro di speranza”: è
il titolo del documento dei vescovi centroamericani, membri del SEDAC
(Segretariato dei vescovi dell’America Centrale). Stilato al termine della loro
assemblea annuale, svoltasi dal 22 al 25 novembre, a Città del Panamá, è stato reso noto solo in questi giorni. Il testo, citato
dall’agenzia Fides, mette in evidenza luci e ombre
della realtà Centroamericana, della vita e della missione della Chiesa. Preoccupazione
viene espressa per il persistente deterioramento della
situazione sociale dell’area: gli attentati contro la vita umana sono
aumentati; persiste la violenza; cresce la povertà; numerosi sono i malati di
Aids; corruzione e impunità prosperano; si assiste al deterioramento sempre più
irreversibile dell'ecosistema; i governi non si mostrano sempre capaci di
fronteggiare, prevenire o mitigare gli effetti dei disastri naturali; continua
la migrazione dalla campagna verso le città ed all'estero. I vescovi rilevano
anche la mancanza di sensibilità di molte comunità cristiane davanti al dramma
della povertà e dell'ingiustizia; carenze nei processi
di educazione nella fede, che non sempre raggiungono l’obiettivo di portare i
battezzati ad un incontro personale con Gesù Cristo, ad una vera conversione e
alla comunione piena con
PREMIATI
IERI A STOCCOLMA I VINCITORI DEL NOBEL ALTERNATIVO.
SI È
SVOLTA NELLA SEDE DEL PARLAMENTO SVEDESE. I RICONOSCIMENTI A DUE
CANADESI,
UNA MALAYSIANA, UN AFRICANO E ALL’ORGANIZZAZIONE “PRIMO POPOLO” DA LUI FONDATA
PER DIFENDERE I DIRITTI DELLE POPOLAZIONI DEL KALAHARI
- A
cura di Vincenzo Lanza -
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STOCCOLMA. = I cinque premiati di quest’anno si aggiungono
al centinaio di laureati col Nobel alternativo che, provenienti da 48 Paesi, si
sono succeduti fino ad oggi. L’idea fondamentale del premio Nobel alternativo
si basa sul principio che ciascuna persona dovrebbe potere avere un’occupazione
onesta e che possa rispettare in pieno gli altri esseri umani e la natura del
nostro mondo. Ciò significa sentirsi responsabili delle conseguenze delle
nostre azioni e utilizzare per se stessi soltanto una giusta parte delle
risorse del mondo. Dal 1985, la cerimonia di premiazione si tiene nel
Parlamento svedese ed avviene il giorno prima della tradizionale
cerimonia di premiazione dei premi Nobel cosiddetti ufficiali. Da alcuni anni,
è lo stesso presidente del Parlamento svedese a pronunciare il discorso inaugurale,
seguito dal fondatore del Nobel alternativo, Jakob von Uexkull. I cinque premiati di
quest’anno sono Maude Barlow
e Tony Clarke, canadesi, per il loro impegno a far
riconoscere il diritto umano riguardante la disponibilità di acqua;
Irene Fernandes, della Malaysia, per il suo
eccezionale e coraggioso lavoro nel contrastare la violenza sulle donne e gli
abusi sui lavoratori poveri migranti ed ancora due quinti del Premio sono
ripartiti tra l’organizzazione Primo Popolo del Kalahari
ed il suo fondatore, originario della Repubblica africana del Botswana, Roy Se sana, per la
decisa resistenza allo sradicamento dalle terre ancestrali dei popoli indigeni
e la inflessibile volontà nel difendere il diritto al mantenimento del loro tradizionale
stile di vita.
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CONCERTO DI NATALE PER AIUTARE LE POPOLAZIONI DEL
PERÙ. OGGI A ROMA,
NELLA
BASILICA DI SANT’AGOSTINO, I “VERSUS” ESEGUONO BRANI
DI MUSICA CLASSICA DIRETTI DAL MAESTRO, ZORAN
MILENKOVIC.
OFFERTA LIBERA PER L’INGRESSO.
ALLESTITA ANCHE UNA MOSTRA DI ARTIGIANATO PERUVIANO
ROMA. = Un concerto per aiutare le
popolazioni andine del Perú, per sostenere gli oltre
200 progetti di sviluppo promossi dall’associazione Apurímac,
ONLUS che affianca in particolare
le missioni agostiniane. I giovani musicisti dell’ensemble
Versus, diretti dal maestro Zoran Milenkovic,
eseguiranno musiche di Brahms, Schubert,
Verdi, Schumann, Gounod,
Vivaldi, Mozart e Bohm
nella basilica di Sant’Agostino, a Roma, alle 19.30. L’offerta libera per
l’ingresso consentirà di raccogliere fondi da destinare ai peruviani delle
Ande. I musicisti arrivano da Brentonico, nella
provincia di Trento. Prima e dopo il concerto di beneficenza,
si potrà visitare il tradizionale mercatino della solidarietà, che Apurímac allestisce per le feste natalizie. I
manufatti originali della regione andina raccolgono,
in un’euforia di colori, terracotta, lana e figure latinoamericane.
L’associazione Apurimac ha finanziato, dal 1990 ad
oggi, 170 progetti di sviluppo sociale, ha offerto assistenza all’infanzia
attraverso borse di studio annuali, fornitura di banchi e sedie per scuole elementari
e medie, acquisto di materiale scolastico; inoltre ha sostenuto diversi programmi
sanitari. (T.C.)
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10
dicembre 2005
- A cura di Amedeo
Lomonaco e Antonella Ratti -
Il premio Nobel per la Pace 2005 è stato
consegnato poco fa, ad Oslo, all’Agenzia Internazionale per l’Energia
Atomica e al suo direttore, Mohamed El Baradei. Ieri, El Baradei aveva detto che “il mondo sta perdendo la pazienza sull’Iran e sul
suo piano di riarmo nucleare”. Il direttore dell’Agenzia dell’ONU ha anche fortemente criticato le dichiarazioni
del presidente iraniano Ahmadinejad, che nei giorni scorsi ha messo in dubbio
l’Olocausto e ha definito Israele un “tumore”. Intanto, dopo l’annuncio della
ripresa dei negoziati tra l’Europa e l’Iran sul nucleare, il governo di Teheran ha fatto sapere che continuerà nel processo di arricchimento dell’uranio.
In Medio Oriente, il ministro
della Difesa israeliano, Shaul Mofaz,
ha dichiarato che il governo Sharon non intende imporre il blocco economico
nella Striscia di Gaza. Sul terreno, intanto, non si arresta la violenza: un
pescatore palestinese è stato ucciso all’alba dalla marina israeliana.
Sono ore di attesa
per la sorte dei 4 ostaggi occidentali rapiti in Iraq da un gruppo ribelle che
minaccia di ucciderli se non verranno liberati alcuni prigionieri iracheni. Le
autorità hanno precisato di non aver avuto alcun contatto. A nord di Baghdad è
stato ritrovato, inoltre, il corpo senza vita di un egiziano che collaborava
con le forze statunitensi. L’uomo era stato rapito ieri a Tikrit.
Fonti del comando americano hanno riferito, poi, che un soldato è rimasto
ucciso nell’esplosione di un’autobomba nel distretto di Abu Ghraib.
Consenso dell’Opec per mantenere le quote di
produzione del petrolio invariate. Lo ha reso
noto il presidente del cartello, Ahmed al-Fahd al-Sabah, aggiungendo che
sono ancora necessarie delle discussioni per valutare il possibile incremento
di due milioni di barili di petrolio al giorno.
Sono almeno 9 i poliziotti uccisi nell’attacco perpetrato
ieri notte dalla guerriglia talebana nella provincia
di Helmand, nel sud dell’Afghanistan. Durante gli
scontri, avvenuti presso alcuni commissariati del distretto di Garmser, hanno perso la vita anche 5
insorti. La provincia meridionale di Helmand era uno
dei bastioni chiave delle forze talebane, prima che
una coalizione internazionale di circa 20.000 uomini,
guidata dagli Stati Uniti, rovesciasse nel 2001 il loro regime. L’assalto di
questa notte si inserisce nel clima di violenze
seguito all’uccisione, da parte delle forze statunitensi, di una dozzina di
combattenti talebani, avvenuta la scorsa settimana nelle vicine province di
Kandahar e Oruzgan.
Il generale croato Ante Gotovina,
arrestato mercoledì scorso alle isole Canarie dopo una latitanza di quattro
anni, è arrivato poco fa a Rotterdam, nei Paesi Bassi.
Sarà trasferito all’Aja per essere giudicato dal
Tribunale Penale Internazione per la ex Jugoslavia. Il
nostro servizio:
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Gotovina è accusato di crimini
di guerra: l’ex generale era stato
rinviato a giudizio nel 2001, anno di inizio della sua latitanza, per crimini
commessi dall’esercito croato nel corso di un’offensiva contro i serbi nel
1995. E’ ritenuto responsabile, in particolare, dell’uccisione di
150 civili serbi durante le operazioni militari nella regione di Craina. Gotovina, nato nel 1955 vicino a Zara, a 18 anni si arruolò nella Legione straniera.
All’inizio della guerra di indipendenza croata, nel
1991, rientrò in patria. Proprio grazie alla sua esperienza nella Legione,
guadagnò i gradi di generale. Secondo l’atto di accusa
dell’Aja, Gotovina ha
pianificato, istigato e ordinato azioni come la persecuzione, l’uccisione, la
deportazione, il saccheggio e la distruzione di città e villaggi. Ma mentre la giustizia internazionale lo ritiene un criminale
di guerra, molti croati lo considerano un eroe dell’indipendenza nazionale.
Stando ad un sondaggio pubblicato dall’istituto Puls,
il 61 per cento dei croati giudica la notizia del suo arresto negativa. Solo il
14 per cento degli intervistati si dice, invece, soddisfatto per la cattura.
Domani a Spalato è prevista un’altra manifestazione in favore dell’ex generale, dopo gli scontri di giovedì sera a Zagabria.
Alle manifestazioni di piazza, in favore di Gotovina,
si contrappone poi la posizione del governo, che ha espresso la propria
soddisfazione per la sua cattura. Dopo questo arresto
la Croazia è più vicina all’Europa: “E’ stato eliminato – fanno sapere da
Bruxelles – un ostacolo nell’avanzamento dei negoziati per l’adesione”.
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La conferenza sul clima a Montreal si è chiusa
con un accordo sulla riduzione dei gas serra e con l’impegno a promuovere nuovi
negoziati sui cambiamenti climatici. Gli oltre 150 Paesi, riuniti a
Montreal per salvare il clima del pianeta da un disastroso surriscaldamento,
hanno trovato un’intesa su come contenere l’effetto serra dopo il 2012.
Gli Stati Uniti, che non hanno ancora ratificato il Protocollo, hanno aderito
invece alla proposta di nuovi negoziati informali per discutere sulle azioni da
adottare contro il surriscaldamento planetario. L’amministrazione americana ha comunque fatto capire di non voler approvare i limiti che il
Protocollo pone alle attività industriali. Il documento elenca per la prima
volta anche i doveri dei Paesi in via di sviluppo come Cina ed India, in base a quanto richiesto da Washington.
Il Giappone sarà in prima linea nella lotta all’influenza
aviaria. In occasione del vertice dei Paesi dell’Associazione delle Nazioni del
Sud-est asiatico (ASEAN), che si aprirà in Malaysia martedì prossimo, il primo
ministro giapponese, Junichiro Koizumi,
annuncerà infatti la predisposizione di un vasto piano
di aiuti da parte del Paese per incrementare le scorte del farmaco Tamiflu, considerato la migliore difesa contro il morbo.
Tra gli Stati membri dell’ASEAN, il Vietnam è il più colpito dalla malattia con
93 persone contagiate e 42 vittime. I timori per una diffusione del virus
crescono anche in Europa. In Ucraina, il ministero delle Politiche Agricole
conferma la presenza, dell’influenza aviaria di ceppo H5N1 nel sud del Paese.
Il virus era stato già localizzato in alcuni distretti della penisola della Crimea, dove il presidente Viktor
Yuschenko, ha dichiarato lo stato di
emergenza. L’allarme è alto anche negli Stati Uniti. Alla Casa Bianca si
è tenuta una simulazione per valutare il livello di preparazione del governo
americano in caso di scoppio di un’eventuale epidemia.
Oltre 8 milioni di elettori cileni si recheranno domani alle urne per
eleggere il nuovo presidente e capo del governo. Nettamente in testa nei
sondaggi per la successione a Ricardo Lagos, capo di Stato uscente, è la
candidata social-democratica, Michelle Bachelet.
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