RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
340- Testo della trasmissione di martedì 6
dicembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Celebrata
in Corea, lo scorso 4 dicembre, la 24.ma Domenica per i diritti umani
A Palermo, IV Conferenza nazionale italiana sulla
diffusione delle droghe
Presentato
a New Dehli il nuovo annuario della Chiesa indiana
Tragedia in Iran: almeno
10 morti per lo schianto di un aereo contro un palazzo di Teheran
Una trentina di persone
uccise in Iraq per il duplice attentato di due donne kamikaze. Continua a
Baghdad il processo contro Saddam Hussein
6
dicembre 2005
UDIENZE E NOMINE
La Prefettura della Casa
Pontificia ha reso noto oggi che Benedetto XVI ha ricevuto ieri sera in udienza
il cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia.
Il Papa ha nominato membro del
Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani l’arcivescovo
William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
In Inghilterra, il Pontefice ha
nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Westminster mons. John Arnold, del clero
della medesima arcidiocesi. Il neo presule ha 52 anni e ha compiuto gli studi
universitari di Diritto nel Trinity College di Oxford, venendo poi ammesso
dalla corporazione Middle Temple come barrister ed operando per
tre anni come avvocato civile qualificato. Gli studi ecclesiastici sono stati
condotti presso il Collegio A. Rosmini di Roma, e quindi proseguiti nel Venerabile
Collegio Inglese come allievo della Pontificia Università Gregoriana, dove
mons. Arnold ha ottenuto il Dottorato in Diritto Canonico. Ha svolto i seguenti
incarichi pastorali: cappellano nella Cattedrale di Westminster e in Ospedale,
viceamministratore della Cattedrale, parroco di Our Lady of Mount Carmel and
St. George, a Enfield.
I RECENTI INTERVENTI DI BENEDETTO XVI SUI
DOCUMENTI DEL CONCILIO
VATICANO II, A 40 ANNI DALLA CONCLUSIONE
DELL’ASSISE CONCILIARE.
DOPODOMANI, L’ANNIVERSARIO CELEBRATO SOLENNEMENTE DAL PAPA
CON UNA
MESSA IN SAN PIETRO
- Servizio di Alessandro Gisotti -
Fra due
giorni, nella solennità dell’Immacolata Concezione, la Chiesa celebrerà il
40.mo anniversario della conclusione del Concilio ecumenico Vaticano II.
Nell’occasione, il Papa presiederà una messa solenne nella Basilica di San
Pietro. Fin dall’inizio del suo Pontificato, Benedetto XVI ha sottolineato la
volontà di camminare sulla strada indicata da quello straordinario evento
ecclesiale a cui il giovane professore Joseph Ratzinger prese parte in qualità
di consulente dell’arcivescovo di Colonia. Molti gli interventi del Pontefice,
in questi mesi, sull’eredità del Concilio, ripercorsi nel servizio di Alessandro Gisotti:
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“Firmam
certamque voluntatem declamare volumus Concilii Vaticani continuandi exsecutionem”.
“Voglio affermare con forza la decisa volontà di proseguire
nell’impegno di attuazione del Concilio Vaticano II”. All’indomani
dell’elezione alla Cattedra di Pietro, Benedetto XVI dichiara solennemente di
voler continuare il cammino percorso da Giovanni Paolo II. Nella prima Messa da
Pontefice, il 20 aprile nella Cappella Sistina, rileva che con il passare degli
anni “i documenti conciliari non hanno perso di attualità”, ma anzi si rivelano
“particolarmente pertinenti in rapporto alle nuove istanze della Chiesa e della
presente società globalizzata”. Per Benedetto XVI, il Concilio Vaticano II non
è solo uno straordinario evento ecclesiale. E’ anche un’esperienza personale di
eccezionale valore. E’ lui stesso a confidarlo, il 18 agosto a Colonia,
parlando ai giovani venuti da tutto il mondo per la GMG:
“Besonders schön war es für
mich, daß mir der damalige Erzbischof Kardinal Frings von Anfang“.
“È stato molto bello per me - ricorda - il fatto che
l'allora arcivescovo, cardinale Frings, fin dall'inizio mi diede la sua totale
fiducia”, facendomi poi “il grande dono, sebbene io fossi giovane e inesperto,
di chiamarmi come suo teologo, di portarmi a Roma, così che potessi partecipare
al suo fianco al Concilio Vaticano II e vivere da vicino questo straordinario,
grande evento storico”. In quelle giornate di Colonia, il Papa richiama spesso
i documenti conciliari, in particolare la Nostra Aetate nella storica visita
alla sinagoga della città tedesca e nell’udienza ai rappresentanti delle
comunità musulmane, e il decreto conciliare Unitatis Redintegratio
nell’incontro ecumenico. D’altro canto, il Pontefice approfitta degli appuntamenti
domenicali dell’Angelus per offrire ai fedeli delle riflessioni sull’attualità
del Concilio. Il 30 ottobre, rammenta il 40.mo anniversario dell’approvazione
di alcuni documenti conciliari, tra i quali spicca la Dichiarazione Nostra
Aetate:
“Con la Dichiarazione Nostra Aetate i Padri del
Vaticano II hanno proposto alcune verità fondamentali: hanno ricordato con
chiarezza lo speciale vincolo che lega i cristiani e gli ebrei, hanno ribadito
la stima verso i musulmani ed i seguaci delle altre religioni ed hanno
confermato lo spirito di fraternità universale che bandisce qualsiasi
discriminazione o persecuzione religiosa”.
Sempre in quest’occasione, il Papa lancia un invito
a tutti i fedeli affinché tengano vivo lo spirito del Concilio:
“Cari fratelli e sorelle, mentre vi invito a riprendere tra
le mani questi documenti, vi esorto a pregare insieme con me la Vergine Maria,
affinché aiuti tutti i credenti in Cristo a tenere sempre vivo lo spirito del
Concilio Vaticano II, per contribuire ad instaurare nel mondo quella fraternità
universale che risponde alla volontà di Dio sull’uomo, creato a immagine di
Dio”.
La settimana dopo, all’Angelus del 6 novembre,
Benedetto XVI si sofferma sulla fruttuosa eredità della costituzione dogmatica Dei
Verbum. Grazie a questo documento, definito dal Papa, “una delle colonne
portanti dell’intero edificio conciliare”, si è dato un nuovo e forte impulso
alla valorizzazione della Parola di Dio:
“Tra i molteplici frutti di
questa primavera biblica mi piace menzionare la diffusione dell’antica pratica
della lectio divina, o “lettura spirituale” della Sacra Scrittura. Essa consiste
nel rimanere a lungo sopra un testo biblico, leggendolo e rileggendolo, quasi
“ruminandolo” come dicono i Padri, e spremendone, per così dire, tutto il
“succo”, perché nutra la meditazione e la contemplazione e giunga ad irrigare
come linfa la vita concreta”.
Il 20 novembre, poi, nella
solennità di “Cristo Re dell’Universo”, il Papa ribadisce che la missione della
Chiesa è annunciare la Buona Novella in ogni tempo. Impegno al quale ci esorta
uno dei documenti chiave del Concilio, la Gaudium et Spes:
“Alla
luce della centralità di Cristo, la Gaudium et Spes interpreta la condizione
dell’uomo contemporaneo, la sua vocazione e dignità, come pure gli ambiti della
sua vita: la famiglia, la cultura, l’economia, la politica, la comunità
internazionale. E’ questa la missione della Chiesa ieri, oggi e sempre:
annunciare e testimoniare Cristo, perché l’uomo, ogni uomo possa realizzare
pienamente la sua vocazione”.
La libertà religiosa è il
tema forte affrontato dal Papa all’Angelus di domenica scorsa. Ancora una
volta, Benedetto XVI prende spunto da un documento conciliare: questa volta è
la dichiarazione Dignitatis Humanae:
“A motivo della loro
dignità - dice il Concilio - tutti gli uomini, in quanto sono persone, dotate
di ragione e di libera volontà… sono spinti dalla loro stessa natura e tenuti
per obbligo morale a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la
religione”.
Nel giorno dell’Immacolata Concezione, Benedetto XVI
celebrerà dunque la Messa per la conclusione del Concilio Vaticano II, 40 anni
fa. Evento che per il giovane teologo di allora, oggi Papa, rappresenta una
“bussola con cui orientarsi nel vasto oceano del terzo millennio”.
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DIFESA DELLE VITTIME DEL TRAFFICO DI
ESSERI UMANI E
COLLABORAZIONE INTERNAZIONALE
NELLA LOTTA CONTRO IL TERRORISMO E LA
PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI:
ESORTAZIONE DI MONS. GIOVANNI LAJOLO
ALLA RIUNIONE DELL’OSCE IN SLOVENIA
- A cura di Alessandro De Carolis -
“La Santa Sede
apprezza fortemente l'intenzione degli Stati partecipanti di dare più stretta
attenzione al flagello del traffico di essere umani e di sostenere la volontà
di adottare un approccio rivolto alle vittime”. E' uno dei passaggi centrali
dell’intervento dell’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con
gli Stati, alla 13.ma riunione dei ministri degli Esteri dei 55 Stati
dell'OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, in
corso a Lubiana, in Slovenia. Mons. Lajolo, a capo della delegazione vaticana,
ha sottolineato l’importanza dell'OSCE che – ha rilevato – “può offrire un
valido contributo affinché le politiche degli Stati partecipanti abbiano come
riferimento l'unita' della famiglia umana, e della famiglia di ciascun
migrante, e offrano garanzie di prosperità con rispetto per tutti”. Valori che
in diverse circostanze non trovano purtroppo tutela né applicazione. “Nelle
aree del traffico di essere umani e dell'emigrazione - ha proseguito mons. Lajolo
– c’è bisogno di concrete misure di assistenza per alleviare le sofferenze di
tanti uomini e donne, e per ristabilire il rispetto della loro umana dignità”.
Il presule ha
dedicato un passaggio del suo intervento ad alcuni dei problemi più urgenti e in
crescita contro i quali la comunità internazionale si trova a lottare: dal
terrorismo, alla proliferazione delle armi di distruzione di massa, alle organizzazioni
criminali trans-nazionali, al traffico di esseri umani. “Gli obiettivi che gli
Stati partecipanti perseguono – ha concluso il segretario per i Rapporti con
gli Stati - rimangono gli stessi” ed uno di “fondamentale importanza” è “il
consolidamento della pace tramite il simultaneo affermarsi della sicurezza,
della stabilità, dello sviluppo e del rispetto per i diritti umani”.
“AMATE IL VOSTRO PAESE, AMATE
LA CHIESA, AMATE L’EUCARESTIA”:
QUESTO IL
MANDATO DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE AI GIOVANI VIETNAMITI,
INCONTRATI
DURANTE LA SUA MISSIONE PASTORALE,
CONCLUSASI
IERI, NEL PAESE ASIATICO
- A cura di Roberta Gisotti -
E’ rientrato oggi in Vaticano
dalla sua missione in Vietnam, il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della
Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. Durante la sua visita pastorale,
iniziata il 28 novembre scorso su invito della Conferenza episcopale del Paese asiatico,
il porporato ha sostato nelle arcidiocesi di Hanoi, Hué e Hochiminh Ville e nelle
diocesi di Hung Hoa e Bà Ria. Tra i momenti
salienti della missione, vi è stata l'ordinazione sacerdotale di 57 diaconi, il
29 novembre nella cattedrale di Hanoi, e la celebrazione ieri della creazione
della nuova diocesi di Bà Ria, con la presa di possesso del primo vescovo,
mons. Thomas Nguyên Vãn Trâm, nella cattedrale cittadina.
Nel corso della sua visita, il
cardinale Sepe ha inoltre incontrato diverse autorità civili, tra cui il primo ministro
vietnamita, Phan Van Kai, ed i membri della Commissione per gli affari
religiosi, oltre ai colloqui avuti con i vescovi del Paese, con i sacerdoti, i
religiosi e le religiose, i seminaristi e i giovani. Proprio a loro il
cardinale Sepe ha rivolto un particolare indirizzo di saluto, portando la benedizione
di Benedetto XVI: “Non abbiate paura - ha detto - di proporre Cristo a quanti
non lo conoscono ancora. Cristo è la risposta autentica, l’unica risposta, la
risposta più completa a tutte le questioni che toccano l’uomo e il suo destino.
Senza di Lui l’uomo diventa un enigma senza soluzione”, ha spiegato il porporato
ai giovani, esortandoli a scegliere come priorità assoluta i valori dello spirito
e raccomandando loro: “Amate il vostro Paese, amate la Chiesa, amate
l’Eucaristia, la Parola di Dio, la Santa Vergine Maria; siate fieri di essere
vietnamiti e di essere cattolici, siate i migliori cittadini e i migliori
cattolici del vostro Paese”.
PER INIZIATIVA DELLA CONGREGAZIONE PER IL CLERO,
SI TIENE OGGI E DOMANI
UN CONVEGNO ALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’
LATERANENSE PER IL 40° anniversario del
decreto conciliare presbyterorum ordinis,
sui ministri ordinati
- A cura di Giovanni Peduto -
Nella ricorrenza del 40°
anniversario della promulgazione del Decreto conciliare Presbyterorum Ordinis, la Congregazione per il Clero ha
organizzato, in collaborazione con la Pontificia Università Lateranense, un
Congresso internazionale sul tema “In
mezzo agli uomini come Pastori e fratelli”, per richiamare l’attenzione sul
ricco insegnamento del Concilio Ecumenico Vaticano II circa il presbitero e il
suo ministero. Il Congresso si tiene oggi e domani presso l’Aula Pio XI dell’ Università
Pontificia.
Al fine di raggiungere un vasto
coinvolgimento delle Chiese locali, la Congregazione per il Clero ha esteso
l’invito ai Presidenti delle Commissioni Episcopali per il Clero di ogni Conferenza
episcopale, ai rettori degli Atenei pontifici in Roma, come anche ai rettori
dei Collegi e Convitti ecclesiastici romani.
Il Congresso internazionale si è
aperto questa mattina e si concluderà domani pomeriggio con l’intervento del
cardinale prefetto della Congregazione per il Clero, Darío Castrillón Hoyos, avendo
come relatori presuli da diverse parti del mondo.
Gli interventi sono focalizzati
sulla persona e la vocazione del sacerdote, chiamato da Dio a rappresentare
sacramentalmente il Signore Gesù in mezzo agli uomini. I sacerdoti costituiscono
la capillarità della Chiesa, grazie ad essi, infatti, l’amore e l’opera sacramentale
di Gesù si estende in ogni tempo ed in ogni luogo.
La Presbyterorum Ordinis è
un grande dono del Concilio Vaticano II che ci aiuta a riscoprire ed
approfondire il mistero del sacerdozio ordinato. La Congregazione per il Clero,
commemorando questo grande documento, vuole dare un segno speciale
dell’attenzione e della gratitudine che la Chiesa intera riserva ai suoi
ministri ordinati, che mettono a disposizione di Dio e dei fratelli le loro energie
per l’edificazione del Regno di Dio sulla terra.
LA SANTA SEDE E LA BULGARIA, 15 ANNI DI RELAZIONI
DIPLOMATICHE
DALLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO AL TRAGUARDO
DELL’UNIONE EUROPEA
- Intervista con l’arcivescovo Giuseppe Leanza -
Il 6 dicembre di 15 anni fa,
poco più di un anno dopo la caduta del Muro di Berlino e il disfacimento dei
regimi comunisti nell’Europa orientale, la Bulgaria riallacciava formalmente i
rapporti diplomatici con la Santa Sede. Un ritorno storico, suggellato dodici
anni più tardi dalla visita apostolica di Giovanni Paolo II nel Paese. Mons.
Giuseppe Leanza, nunzio apostolico in Bulgaria, ricorda i passaggi principali
dell’ultimo quindicennio, al microfono di Dimitri Gantchev, del Programma
bulgaro della nostra emittente:
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R. – Innanzitutto ringrazio la
Radio Vaticana che mi offre opportunità di commemorare attraverso questa
intervista questo 15.mo anniversario. Poi, in questa occasione, vorrei anche
fare pervenire un cordiale saluto di tutto popolo bulgaro e in particolare alla
comunità cattolica che opera in Paese. Le relazioni diplomatiche tra la S. Sede
e la Bulgaria sono state allacciate il 6 dicembre 1990. Nondimeno, tra le due
istituzioni sono stati contatti che risalgono a un epoca molto antica. Basta
pensare ai contatti tra il principe Boris I e la S. Sede - parliamo dell'anno
852-889. E per quanto concerne relazioni diplomatiche vere e proprie tra la
Bulgaria e la Santa Sede, devo sottolineare che esse sono state possibili dopo
i cambiamenti democratici che hanno avuto luogo nel Paese, in seguito della caduta
del Muro di Berlino. Dopo il lungo e difficile periodo comunista, è stato
ritrovato un dialogo costrittivo tra la S. Sede e la Bulgaria che ha conosciuto
anche momenti molto significativi. Sotto il profilo storico, politico, religioso
e culturale in questi ultimi 15 anni la Bulgaria ha vissuto profonde
trasformazioni. Il 12 luglio 1991, il Paese ha adottato una nova Costituzione.
E in questi ultimi anni, è stata portata avanti, con determinazione e lungimiranza,
anche una politica euroatlantica. Nel 1997, la Bulgaria ha chiesto di aderire
alla NATO. La S. Sede ha seguito e segue con attenzione, interesse ed anche
simpatia questo processo di trasformazione del Paese. E sostiene il cammino
della Bulgaria verso l'integrazione europea. Benedetto XIV, rivolgendosi ai
vescovi bulgari a visita ad Limina,
ha affermato che l'intero popolo bulgaro si sente parte dalla grande famiglia
del continente europeo: “Formata da diverse componenti culturali e religiose,
la Bulgaria può divenire un esempio di saggia integrazione, di collaborazione e
di pacifica convivenza”. Per quanto concerne in particolare la Chiesa
Cattolica, essa ha potuto riprendere la propria attività religiosa, pastorale e
caritativa in un clima di libertà e di tolleranza. Nel 1990, è stata riconosciuta
come istituzione legale. Nel 1992, il Parlamento bulgaro ha approvato una legge
sulla restituzione della proprietà che erano state confiscate in precedenza dal
regime comunista. E alla base di questa legge, la Chiesa cattolica, come le
altre confessioni religiose, ha potuto recuperare parte dei suoi beni. Un altro
provvedimento importante è la nuova legge sulle confessioni religiose del
dicembre 2002, che ha sancito il diritto di confessione religiosa come fondamentale,
assoluto, soggettivo, personale e inviolabile. I rapporti tra la S. Sede e la
Bulgaria si sono consolidati sempre più in questi ultimi anni. Basti pensare
all'annuale visita di una delegazione governativa alla tomba di S. Cirillo a
Roma per il 21 di maggio. E questa ricorrenza si può dire che ha acquistato
negli anni sempre più grande importanza ed è occasione propizia per mettere in
evidenza i forti legami spirituali e culturali che uniscono il popolo bulgaro
ai Santi Cirillo e Metodio, portatori della fede cristiana, oltre che per
rafforzare i legami con la Santa Sede. Certamente, l'avvenimento più
importante, che rimarrà nella storia del Paese e che anche ha innalzato il velo
delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Bulgaria, è stato il
viaggio di Giovanni Paolo II nel maggio 2002. Tale visita del Papa in Bulgaria
ha anche posto le premesse per avviare un dialogo franco e cordiale con la
Chiesa ortodossa.
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Per un bilancio sui rapporti tra
la Chiesa ortodossa, maggioritaria in Bulgaria, e la Chiesa cattolica, Dimitri
Gantchev ha raccolto l’opinione dell’ambascia-tore bulgaro presso la Santa
Sede, Vladimir Gradev:
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R. – Un rapporto, direi,
positivo. Primo di tutto, perché rientrava nella benevolenza e nel desiderio del
Papa Giovanni Paolo II, il quale venendo in Bulgaria ha voluto incontrare Sua
Beatitudine, il Patriarca Maxim della Chiesa ortodossa. Questa visita è stata
in certa maniera restituita nel 2003 da una delegazione di sei metropoliti,
metà dei quali appartenenti al Santo Sinodo della Chiesa ortodossa Bulgara,
allo scopo di ringraziare Sua Santità.
Trovo un gesto simbolico e molto forte da parte di Giovanni Paolo II il donare
la chiesa di S.S. Vincenzo e Anastasio alla Fontana di Trevi alla comunità bulgara
di Roma per uso liturgico. Questo gesto è stato sentito non solo da parte dai
bulgari a Roma ma da tutto il popolo bulgaro. Penso che questi rapporti si
stiano sviluppando anche con le visite di alti esponenti della Curia Romana,
che vengono regolarmente in Bulgaria per incontrare i membri del Santo Sinodo e
il Patriarca. Da non dimenticare poi la possibilità, per molti studenti
ortodossi bulgari, di studiare a Roma. Uno scambio culturale che rafforza il
clima di mutua comprensione.
D. – Eccellenza, la nazione
bulgara si sta avviando verso l'integrazione europea: come viene avvertito
questo desiderio in Vaticano?
R. – Senza alcun dubbio,
l’atteggiamento della Segretaria di Stato, di tutta la Curia Romana e del Santo
Padre è positivo. Lo stesso Giovanni Paolo II aveva posto come obiettivo
l'integrazione completa di tutta l'Europa, perché sapeva che il popolo bulgaro
fa parte dell'Europa come gli italiani, gli irlandesi o i portoghesi, e che non
c'è nessuna differenza tra le due sponde del Mar Nero e dell’Atlantico. Nello
stesso tempo, la Santa Sede ci ricorda sempre che l'integrazione europea non si
basa solo sullo sviluppo economico e sul benessere materiale, ma soprattutto su
una cultura comune e sulle stesse radici europee che dobbiamo salvaguardare e sviluppare.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina l'Iraq: attentato di due donne "kamikaze"
all'Accademia di polizia di Baghdad.
Sempre
in prima, un articolo di Michele Zappella dal titolo "Uno scatto metafisico,
uno slancio spirituale": il discorso di Benedetto XVI per l'inaugurazione
dell'anno accademico dell'Università Cattolica.
Servizio
vaticano - Un articolo di Giovanni Velocci dal titolo "Nella coscienza si
realizzano le condizioni della vera religiosità": nuova versione della
"Grammatica dell'assenso" di John Henry Newman.
Servizio
estero - Due interventi della Santa Sede: "Tutela della pace e promozione
dei diritti umani: impegni fondamentali sempre attuali", nell'ambito della
riunione - a Ljubljana, in Slovenia - dei Ministri dei 55 Stati partecipanti
all'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Osce).
"Dialogo
e riconoscimento dei diritti dei migranti, vie maestre per
l'integrazione", in occasione della Sessione - a Ginevra - del Consiglio
dell'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (Oim).
Servizio
culturale - Un articolo di Giancarlo Galeazzi sul volume di Giovanni Fornero
"Bioetica cattolica e bioetica laica".
Per
l' "Osservatore libri" un articolo di Agnese Pellegrini dal titolo
"Con un'ironia ora lieve ora aggressiva ha rinnovato il dialogo
platonico": "I filosofi all'asta - Il pescatore - La morte di
Peregrino" di Luciano.
Servizio
italiano - Il primo piano la questione del Tav: sgomberati in Val Susa i
presidi dei dimostranti.
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6
dicembre 2005
IL MICROCREDITO, STRUMENTO DI COOPERAZIONE E
SVILUPPO PER IL SUD
DEL MONDO: SUL TEMA, SECONDA GIORNATA A ROMA
DELLA CONFERENZA EURO-MEDITERRANEA
- Ai nostri microfoni Riccardo Milano e Chiara
Fasolo -
Prosegue oggi, a Roma, la
Conferenza Euro-Mediterranea sul Microcredito, che rientra nel quadro delle
Giornate per la Cooperazione Italiana allo Sviluppo. Il servizio di Andrea
Rustichelli.
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Il microcredito come strumento
decisivo di cooperazione e sviluppo: è questo il principio che emerge con
chiarezza dalla due-giorni romana, patrocinata dal Senato della Repubblica. Non
è un caso che la Conferenza sia il momento culminante e conclusivo delle
Giornate per la Cooperazione: anche perché il 2005 è stato proclamato dall’ONU
“Anno Internazionale del Microcredito”. Sono 32 i Paesi rappresentati ai
lavori, con 157 enti, 12 istituzioni bancarie da tutto il mondo e numerosi
istituti di microcredito e microfinanza internazionali. Negli ultimi 15 anni,
il microcredito ha assunto crescente rilevanza come strumento di lotta alla
povertà e di sviluppo locale, consentendo di accedere a varie forme di finanziamento
anche alle persone o alle comunità che, per i rigidi parametri bancari
tradizionali, non offrirebbero sufficienti garanzie. Su scala mondiale,
compresi i Paesi industrializzati, si contano 2.572 programmi di microcredito,
per oltre 67 milioni di destinatari, di cui 41 milioni e mezzo vivono sotto la
soglia di povertà assoluta. Mentre parliamo, è in corso la presentazione della
“Dichiarazione Finale di Roma”, che intende delineare i modelli operativi più
idonei per la costruzione di una “via nazionale e internazionale” alla
microfinanza. E dai workshop preparatori che si sono tenuti nel pomeriggio di
ieri, sentiamo Riccardo Milano, di Banca Etica:
R. – Chiaramente, la microfinanza può fare tantissimo, in quanto può
riformare quella realtà economica che manca in tante persone. Quindi, si tratta
di riprendere in mano queste persone, accompagnarle, vivere con loro, capirle,
per dare l’opportunità non solo di finanziarle per dei progetti specifici, ma
anche per rimettere insieme una macchina che vada al microrisparmio, a tante
altre piccole cose, dalla scolarità e così via, per riuscire ad avere una cosa
fondamentale dell’uomo, che è la dignità dell’essere umano, la dignità della persona.
Sentiamo ora la testimonianza di
Chiara Fasolo, del consorzio Etimos, che stamani ha tenuto una relazione
sul tema “Donne e Microcredito”:
R. – Gran parte, forse il 50 per cento dei problemi del microcredito,
anzi forse di più - in alcuni Paesi la percentuale sale – si rivolgono
principalmente alle donne, con delle conseguenze piuttosto positive direi. Da
alcuni studi fatti, si vede come il microcredito, questo strumento, queste
piccole somme date alle donne, offrono benefici non solo alla donna e alla
piccola attività che conduce, ma anche a livello familiare e dell’intera comunità.
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LA SITUAZIONE DEGLI ADOLESCENTI STRANIERI IN ITALIA
PRESENTATA
NEL RAPPORTO CONGIUNTO DELLA CARITAS E DELL’UNICEF NEL PAESE
-
Intervista con Antonio Sclavi -
“Uscire dall’invisibilità”, è il titolo
programmatico del Rapporto congiunto Caritas Italiana e UNICEF Italia sulla
condizione dei minori e degli adolescenti stranieri presenti nel Paese. Diverse
le aree tematiche prese in considerazione, tra le quali la famiglia d’origine,
l’integrazione sociale, la scuola, la devianza. Antonio Sclavi, presidente
dell’UNICEF Italia, spiega i principali dati emersi dalla ricerca
nell’intervista di Stefano Leszczynski:
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R. – Noi abbiamo qualcosa come
491 mila minori stranieri in Italia, al momento attuale; 48 mila sono i bambini
figli di genitori stranieri, nati nel 2004, l’anno scorso. Dobbiamo dire che
come incidenza sulle nascite italiane rappresentano già l’8,6 per cento:
un’incidenza notevole, dunque.
D. – Tra questi, c’è sicuramente
la categoria rilevante dei bambini stranieri arrivati in Italia da soli, non
accompagnati…
R. – Questo è un numero enorme,
perché per essere da soli sono 5.573 bambini che sono soli, in Italia: giunti
soli, senza genitori… Lei consideri che arrivano qui, di solito con i barconi
oppure dal nord Europa, magari assieme ad altri, con i quali non si conoscono
neppure, e si fermano qua. Quindi, il problema è enorme: non è solo dar da
mangiare e da dormire a questi bambini, ma sono dei bambini, dei minori!
Quindi, occorre accoglierli per dar loro una sorta di cultura, di formazione,
in modo che se rimangono da noi, che diventino cittadini italiani in tutti i
sensi.
D. – Quali sono i rischi cui
vanno incontro questi minori, soprattutto quelli non accompagnati?
R. – Se non riusciamo ad
inserirli nel modo giusto, con persone che sostituiscano la famiglia, questi
ragazzi possono essere presi dalla criminalità, organizzata o meno,
disgraziatamente. E, devo dire la verità, le questure sono molto attente a
questo. Ma, evidentemente, non sono sufficienti le questure: occorre che tutti
gli organismi sociali – e in Italia ce ne sono, per la verità – agiscano in
sintonia e per questo abbiamo intenzione - dopo la presentazione di questa
indagine e in base ad essa - di organizzare confronti a livello locale,
territoriale. Noi e la Caritas, e perché no?, insieme alle istituzioni, insieme
anche ad altre organizzazioni sociali che esistono sul territorio.
D. – Insomma, un programma
d’azione intenso in favore dei minori stranieri in Italia…
R. – L’immigrato ha la sua cultura
di base che è bene rimanga, perché gli conferisce la sua individualità, la sua
formazione. Deve inserirsi nella nostra cultura per convivere con essa, ma non
deve annullare la sua cultura per prenderne un’altra: creeremmo degli spostati,
delle persone che poi non danno un apporto vero al nostro Paese.
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PRESENTATO A ROMA IL
RAPPORTO SUGLI INTERVENTI
SANITARI E DI SOCCORSO DELL’ORDINE DI MALTA
NELL’ATTUALITA’ INTERNAZIONALE
- Con noi, Fausto Solaro del Borgo -
“Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum”,
ovvero difesa della fede e servizio ai poveri. A nove secoli dalla fondazione,
l’Ordine dei Cavalieri di Malta rimane fedele ai suoi principi ispiratori.
Presente in oltre 120 Paesi con le proprie attività mediche, sociali e assistenziali,
l’Ordine può a ragione essere definito come l’unico ente sovrano di diritto
internazionale specificamente votato all’impegno verso i malati e i bisognosi.
Ieri, nella cornice di Palazzo Marini a Roma, è stato presentato il Rapporto
internazionale sulle iniziative benefiche dell’Ordine di Malta negli ultimi 4
anni. All’evento era presente anche il Gran Maestro, Fra’ Andrew Bertie.
Alessandro Gisotti ha chiesto al presidente dell’associazione italiana
dell’Ordine di Malta, Fausto Solaro del Borgo, cosa significhi oggi impegnarsi
sotto le insegne della Croce Ottagona:
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R. – Portare gli oltre 10 mila
membri dell’Ordine di oggi a capire il proprio compito, che viene loro dai 900
anni di storia: portare assistenza e fare in modo che l’Ordine possa mantenere
gli impegni del proprio motto che è “tuitio fidei et obsequium pauperum”. Per far questo, serve un coinvolgimento di
queste risorse umane proprio perché oggi è necessario nel mondo far vivere
questi principi.
D. – Quali sono state le
attività e le iniziative che maggiormente hanno contrassegnato l’attività
dell’Ordine di Malta? Cosa si è fatto in particolare sotto l’insegna della Croce
Ottagona, ultimamente?
R. – L’attività dell’Ordine si è
sviluppata enormemente. Prima di tutto, nel far fronte alle tragedie, in
situazioni tipo lo tsunami, il terremoto in Pakistan, eccetera. Oppure, gli
interventi per assistere le popolazioni in eventi drammatici di guerra: pensate
alla presenza dell’Ordine in tutta l’area della Jugoslavia, la presenza
dell’Ordine oggi in Afghanistan, guardate la presenza dell’Ordine nell’Africa
dilaniata da tante guerre. Poi, c’è l’assistenza materiale attraverso
istituzioni ospedaliere, l’assistenza sociosanitaria. La bandiera dell’Ordine
oggi è in quasi tutti i continenti. Non parliamo del Sud America, dove le
associazioni americane dell’Ordine di Malta stanno svolgendo attività veramente
meritevoli in situazioni molto difficili.
D. – Fin dal simbolo, è evidente
il radicamento cristiano del Sovrano Militare Ordine di Malta, ma l’Ordine fa un
punto d’onore il fatto che l’aiuto viene profuso senza distinzioni di sorta. In
questo senso, può essere anche uno strumento di dialogo tra popoli, culture e
religioni, l’attività dell’Ordine di Malta?
R. – Lo può essere senz’altro.
Uno dei nostri impegni primi è che non esistono distinzioni di razza, religione
e questo è quello che viene riconosciuto all’Ordine. Questo è accettato perché
è provato che siamo una organizzazione non legata ad alcun ambiente politico.
Siamo totalmente al servizio dei bisognosi e allo sviluppo e alla protezione
della fede. Però, senza mai interferire nelle religioni altrui.
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IL COMPLESSO DEL GEN ROSSO CELEBRA I 40 ANNI DI
ATTIVITA’
CON IL NUOVO CD “ZENIT”: I VALORI DELLA PACE E
DELL’UNITA’ FRA I POPOLI
RACCONTATI IN MUSICA
- Intervista con Mite Balduzzi e Roberto Tietto -
“Zenit”: si intitola così il
nuovo album del gruppo Gen Rosso, presentato a Roma in questi giorni. Questo
lavoro celebra i 40 anni di attività del gruppo e riunisce dieci brani più un
inedito, scelti tra le canzoni più importanti del vasto repertorio. Il servizio
di Marina Tomarro.
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(musica)
Quarant’anni ma non li dimostra
lo si può dire davvero del Gen Rosso, il gruppo nato nel 1966 da un idea di
Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari e da alcuni giovani che
desideravano comunicare la loro esperienza di Vangelo vissuto attraverso
la musica. Mite Balduzzi, uno dei
componenti del Gen Rosso:
R. – Il Gen Rosso è nato in
piena epoca beat, quando cantare di
pace, amore e libertà era di moda. E in tutti questi anni l’intenzione è
rimasta sempre quella: cantare la pace,
la fraternità, l’unità fra i popoli, al di là delle differenze di cultura, di
religione. E speriamo che in questo disco si percepisca questa dimensione e che
non solo si senta questo, ma siccome l’abbiamo voluto realizzare insieme con
alcuni cantanti amici, ospiti - come Francesco Guccini e Antonella Ruggiero -
che si senta anche della bella musica.
D. – Tante le canzoni che sono
ricordate in questo cd: come sono state scelte?
R. – Scegliere fra oltre 300 per
arrivare a 10 non è stato semplice. Ci siamo fatti intanto una griglia logica,
poi abbiamo rispettato la dimensione cronologica e abbiamo rispettato i
contenuti che da sempre hanno contraddistinto il Gen Rosso. Alla fine, però, è
anche prevalsa l’emozione, il sentimento: abbiamo scelto quelle che ci piacevano
di più.
Il ricavato dell’album
contribuirà a finanziare un centro multiculturale e interreligioso, in
costruzione a Gerusalemme. Ma qual è il messaggio che emerge da queste canzoni?
Roberto Tietto produttore esecutivo del Gen Rosso:
R. – Siamo venuti a conoscenza
che a Gerusalemme è in corso la progettazione ancora di un centro la cui
destinazione sarà proprio quella di favorire la pace e il dialogo tra le
religioni. Questi progetti così importanti incontrano tante difficoltà, tra le
quali anche quelle economiche. Noi, con queste iniziative, intendiamo dare un
piccolo contributo alla sua edificazione.
(musica)
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6
dicembre 2005
“UN PUNTO DI SVOLTA PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO”:
COSÌ,
I VESCOVI AUSTRALIANI HANNO DEFINITO LA
DICHIARAZIONE CONCILIARE
NOSTRA AETATE, A 40 ANNI DALLA PROMULGAZIONE
SYDNEY. = “La Nostra Aetate è stata un punto di svolta
per la storia del dialogo interreligioso”: lo affermano i vescovi australiani
in un comunicato rilasciato al termine di un recente incontro, in cui hanno
definito la Dichiarazione conciliare “documento che ha segnato un’epoca”. I
presuli ne hanno discusso in occasione del 40.mo anniversario della Nostra Aetate, promulgata da Paolo VI il
27 ottobre del 1965, esprimendo l’auspicio che tutte le religioni siano sempre
pronte a operare insieme per il bene comune dell’umanità, attraverso il
dialogo. Riferendosi al contesto australiano, i vescovi hanno sottolineato che
il documento ha dato il via alla costruzione di una serie di rapporti e
contatti con altri leader e comunità religiose nel Paese, ribadendo: “In
occasione di questo anniversario, ci impegniamo ad approfondire ancora di più
l’amicizia che è stata costruita e il mutuo rispetto”. I presuli hanno poi
ricordato i buoni rapporti esistenti con la comunità ebraica, sottolineando
come il dialogo sia cresciuto anche con la comunità islamica ed esprimendo così
grande gioia, “in quanto la pace nel Paese e nel mondo dipende anche dai
rapporti fra ebraismo, cristianesimo e islam”. L’episcopato australiano intende
incrementare le relazioni anche con le comunità induista e buddista. (R.M.)
“IL
DIRITTO ALLA VITA E LA LIBERTÀ RELIGIOSA SONO I VERI CARDINI DELLA SOCIETÀ
UMANA”: COSÌ, IL PRESIDENTE DELLA
COMMISSIONE “GIUSTIZIA E PACE” DELLA CONFERENZA EPISCOPALE COREANA, MONS.
BONIFACE CHOI KI-SAN, IN OCCASIONE
DELLA 24.MA DOMENICA PER I DIRITTI UMANI,
CELEBRATA NEL PAESE DUE GIORNI FA
SEOUL. =
“Esprimo profonda preoccupazione” per il “corso che sta prendendo la nostra
società, sempre più rivolta al disinteresse nei confronti del diritto alla
vita, il più importante dei diritti dell’uomo”: con queste parole, il presidente
della Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale coreana, mons.
Boniface Choi Ki-san, ha aperto il suo messaggio pubblicato il 4 dicembre
scorso, in occasione della 24.ma Domenica per i diritti umani. Nel testo,
intitolato “Per tutta la vita umana”, il presule spiega che “fra tutte le
creature, solo l’uomo riconosce ed è in grado di amare Dio, che lo chiama a
condividere la vita”. “La dignità dell’uomo – sottolinea – può essere garantita
solo tramite il rispetto e la realizzazione dei diritti umani”. Mons. Choi
esprime “particolare preoccupazione” anche per la situazione in Corea del Nord,
dove chiede con forza “che venga attuata e garantita la libertà religiosa,
indicatore importante del processo di umanizzazione della società”. Gli
elementi “che minacciano il diritto alla vita e violano la dignità umana” includono
i problemi collegati alla povertà ed all’invecchiamento della popolazione: il
presule auspica l’introduzione in Corea del Sud di “politiche, ad ogni livello
governativo, per contrastare questi fenomeni” e propone infine delle “difese
istituzionali” per la difesa del diritto alla vita e per fermare l’aborto, la ricerca
sulle cellule staminali embrionali e la pena di morte. (R.M.)
APPREZZAMENTO DEL
PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI, BARTOLOMEO I,
PER L’INCONTRO DELLA
PONTIFICIA OPERA DELL’INFANZIA MISSIONARIA DEI PAESI
DEL MEDITERRANEO E DELL’EST
EUROPEO, SVOLTOSI PER LA PRIMA VOTA IN GRECIA:
“IL VOSTRO LAVORO PORTI
INNUMEREVOLI FRUTTI PER IL BENE DEI PICCOLI
E PER LA GLORIA DELLA
SANTISSIMA TRINITÀ”
CORFÙ. =
Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, ha inviato un breve
messaggio di apprezzamento e di congratulazione ai partecipanti al quinto
Incontro dell’Infanzia Missionaria dei Paesi del Mediterraneo e dell’Est
europeo, svoltosi nei giorni scorsi per la prima volta in Grecia, a Corfù, sul
tema: “L’animazione missionaria nei nostri Paesi: contenuti, metodi e
strumenti”. “Fin dai tempi antichi –
spiega il Patriarca – la Grande Santa Madre Chiesa di Cristo ha sempre
mostrato enorme interesse pastorale ed ha sempre pregato, in tutte le sue sacre
liturgie, per i bambini. E’ pure conosciuto da tutti i cristiani – aggiunge –
che sono innumerevoli i bambini santi e martiri che hanno versato il loro
sangue in maniera ammirevole per la loro fede in Cristo”. Il messaggio prosegue:
“La Chiesa ha preso sempre a cuore il particolare interesse pastorale da parte
di tutti i suoi Pastori per i suoi membri più piccoli, tramite la catechesi e
la cultura spirituale ed umana”. Infine, Bartolomeo I esprime le sue
congratulazioni per questa iniziativa e auspica, con tutto il cuore, che il
lavoro dei partecipanti all’incontro e degli animatori, porti innumerevoli
frutti “per il bene dei piccoli e per la gloria della Santissima Trinità”.
(R.M.)
I CAMBIAMENTI CLIMATICI STANNO CAUSANDO DANNI E UN
NUMERO DI VITTIME
BEN PIÙ
ALTO DI QUANTO SI POTEVA IMMAGINARE: QUESTO, L’ALLARME LANCIATO
DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ ALLA CONFERENZA SUL CLIMA DELL’ONU,
IN CORSO A MONTREAL
- A cura di Elena Molinari -
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MONTREAL. = Negli ultimi 50 anni, gli stress termici e le
malattie provocate da un clima instabile hanno fatto ammalare e morire di più e
le previsioni per il futuro non lasciano presagire niente di buono: questo,
l’allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) alla
Conferenza sul clima dell’ONU, in corso a Montreal, in Canada. Stando all’OMS,
le ondate di calore solo per la città di Roma potrebbero costare 281 milioni di
euro nel 2020, mentre nel Regno Unito le stagioni roventi potrebbero causare un
aumento delle morti da 800 a 3300 l’anno. Altre minacce per la salute,
provocate dai guasti del clima, sono le malattie veicolate dall’acqua e dagli
alimenti, o trasmesse da insetti roditori, oltre ad allergie e alluvioni. Il solo
caldo è già costato 35 mila vite nel 2003, nella sola Europa occidentale, e 250
vittime per le alluvioni nel 2002. Senza contare, inoltre, l’aumento del 10 per
cento dei casi di salmonella e la dilatazione della stagione dei pollini di 11
giorni. Di qui la necessità secondo l’OMS di implementare sistemi di allarme
per le ondate di calore e le piene, rafforzare la sorveglianza delle malattie e
raccogliere dati sanitari, meteorologici e ambientali, senza perdere altro
tempo.
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INGENTE INCREMENTO IN ITALIA, NEI PRIMI NOVE MESI
DEL 2005,
DELLA DROGA SEQUESTRATA CON RITROVAMENTI SULLA
PERSONA:
È QUANTO
E’ EMERSO STAMANI, A PALERMO, ALLA IV CONFERENZA NAZIONALE ITALIANA SULLA
DIFFUSIONE DELLE DROGHE
- A cura di Alessandra Zaffiro -
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PALERMO. = Dal raffronto di dati relativi agli anni
2003-2004, nei primi 9 mesi del 2005, in Italia si riscontra un forte
incremento di merce sequestrata, specialmente hascisc e cocaina, con
ritrovamenti sulla persona. Mentre la forte flessione emersa nel raffronto tra
il 2003 e il 2004 dei sequestri realizzati per mezzo di spedizioni commerciali
registra nel 2005 un’inversione di tendenza. Il dato emerge dall’intervento
odierno di Cinzia Bricca dell’Agenzia delle Dogane, durante una delle sessioni
di lavoro della IV Conferenza nazionale italiana sulla diffusione delle droghe,
in corso a Palermo. I lavori della Conferenza sono iniziati ieri al teatro
Politeama, con una serie di interventi prevalentemente politici. “Bisogna dare pari
dignità agli operatori del pubblico e del privato”, ha dichiarato il ministro
italiano per i Rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, nel suo intervento
all’inaugurazione della Conferenza. Quanto agli aiuti alle famiglie dei
tossicodipendenti, Giovanardi ha annunciato che è stato siglato con i ministeri
italiani della Giustizia, della Pubblica Istruzione e della Sanità un progetto
che coinvolge sul territorio scuole statali e private, le società sportive, gli
oratori, ovvero, quelle “antenne esistenti sul territorio, specialmente nelle
zone più disagiate, dove la famiglia può trovare personale specializzato, che
la metta in guardia dai pericoli che la droga può recare ai loro figli”.
“Troppi episodi di cronaca – ha commentato poi il presidente della Camera, Pier
Ferdinando Casini – ci dimostrano che la cocaina è un fenomeno con cui si
convive”. “La tolleranza deve essere zero nei quartieri alti, come nei
quartieri bassi”, ha continuato, aggiungendo: “Dobbiamo contrastare il falso
mito della droga dei quartieri alti e il suo devastante messaggio negativo con
la forza dei valori e dei riferimenti ideali”. “In questa occasione – ha concluso,
a proposito della legge Fini, il presidente della Comunità per
tossicodipendenti “Incontro”, Don Pierino Gelmini – voglio invitarvi a
difendere le piccole comunità, perché non c’è nulla di piccolo quando si lavora
a favore dell’uomo. Che ve ne siano 6 di ragazzi o 60 non cambia nulla. E’ una
vita che si salva”.
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FORTE
PREOCCUPAZIONE DELL’ARCIVESCOVO DI LAHORE, IN PAKISTAN,
MONS. LAWRENCE JOHN SALDANHA, PER LE
RIPETUTE VIOLENZE DI GRUPPI FONDAMENTALISTI ISLAMICI CONTRO LA COMUNITA’
CRISTIANE
NEL PAESE. LA DENUNCIA, IN UNA LETTERA
AL GOVERNATORE DEL PANJAB
SANGLA HILL. = Circoli religiosi
islamici continuano a fomentare l’odio dei musulmani verso i cristiani a Sangla
Hill, in Pakistan. A denunciarlo, in una lettera al governatore del Panjab, è
mons. Lawrence John Saldanha, arcivescovo di Lahore. Il messaggio, inviato
sabato scorso, definisce “preoccupante” la situazione nel villaggio soprattutto
per l’avvicinarsi del Natale. Lo scorso 2 dicembre, infatti, i leader di alcuni
gruppi religiosi islamici, riuniti al Jamia Masjid Rizvia per la preghiera del
venerdì, hanno ribadito la condanna al cristiano, Yousaf Masih, ritenuto
colpevole di aver dissacrato il Corano, chiedendone l’impiccagione pubblica. Il
presunto caso di blasfemia aveva provocato gli attacchi del 12 novembre scorso
contro chiese e proprietà di cristiani, a Sangla Hill. I partecipanti al raduno
hanno chiesto anche il rilascio incondizionato degli 88 musulmani in custodia
della polizia in relazione alle violenze nel villaggio. Dopo la preghiera, la
polizia ha permesso ai fedeli di lasciare la moschea in piccoli gruppi. Nel suo
messaggio, mons. Saldanha denuncia che, “mentre l'inchiesta giudiziaria deve
ancora concludersi, i leader islamici danno per scontata la colpevolezza di
Yousaf Masih”. Rivolgendosi direttamente al governatore, il presule si augura
che anche lui concordi sulle “gravi ripercussioni” di queste dichiarazioni in
un ambiente già teso. L’arcive-covo di Lahore chiede che vengano individuati al
più presto i colpevoli di violenze contro i cristiani e che l’amministrazione
si impegni per la riconciliazione tra le due comunità, favorendo il dialogo.
Secondo il presule, è necessario, inoltre, che vengano fornite informazioni
precise sullo svolgimento dei fatti e che i risultati dell’inchiesta
giudiziaria siano resi pubblici il prima possibile. Mons. Saldanha sottolinea
infine l’urgenza di abolire la legge sulla blasfemia. (R.M.)
PRESENTATO A NEW DEHLI IL NUOVO ANNUARIO DELLA
CHIESA INDIANA:
UN
PREZIOSO TESTO A BENEFICIO DI TUTTE LE COMUNITÀ CATTOLICHE DEL PAESE
E
STRUMENTO DI EVANGELIZZAZIONE
NEW DELHI. = E’ un quadro
riassuntivo della vita e delle attività della Chiesa in India e ne illustra la
presenza viva e dinamica all’interno della società indiana: il nuovo Annuario
cattolico 2005 dell’India è stato presentato di recente a New Delhi dal
cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi e presidente della
Conferenza episcopale indiana. Il porporato si è congratulato con i missionari
Claretiani, compilatori del testo, per aver compiuto un utilissimo lavoro di
raccolta di dati dalle varie diocesi indiane e per averli sintetizzati e
racchiusi in un unico documento, accessibile a tutti e di facile consultazione.
Il cardinale Toppo ha sottolineato che l’Annuario servirà per molti scopi:
ricercare specifici contatti e aiutare a creare una rete fra le varie diocesi,
realtà ecclesiali, Congregazioni e case religiose del Paese. Ma sarà anche uno
strumento per mostrare alla società indiana il volto autentico della Chiesa
cattolica e per rompere alcuni pregiudizi anti-cristiani che circolano in
settori dell’opinione pubblica. In tal senso, l’Annuario potrà essere anche uno
strumento di evangelizzazione, perché restituisce a quanti lo leggono
l’immagine reale della Chiesa. In India, l’80 per cento di cittadini sono di
religione indù, il 12,5 per cento musulmani, il 2,6 per cento cristiani. Su 30
milioni di credenti in Cristo, i cattolici sono 16 milioni, suddivisi in 3 comunità di rito diverso: latino,
siro-malabarese e siro-malankarese. “Le tre comunità – ha auspicato il
cardinale Toppo – devono offrire una testimonianza di unità, attraverso una
spiritualità di comunione che già esiste ma che occorre approfondire e vivere.
Evangelizzazione e testimonianza camminano di pari passo”. (R.M.)
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6 dicembre 2005
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
Un aereo
militare si è schiantato in Iran contro un palazzo della capitale Teheran a
causa di un guasto tecnico. Al momento, sono stati recuperati dieci corpi ma il
bilancio sembra destinato a salire. Un responsabile del centro di emergenza
della polizia ha dichiarato che sarà difficile trovare superstiti. Si teme
anche per la sorte degli abitanti del palazzo, abitato da oltre 250 persone.
Ascoltiamo il servizio di Antonella Ratti:
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Una tragedia ha scosso l’Iran
alle 13.45 ora locale: un aereo militare, con a bordo 94 persone, è precipitato
in un quartiere residenziale nel sud-ovest di Teheran, schiantandosi contro un
edificio di 10 piani. L'impatto, avvenuto in un’area molto
popolosa, ha provocato un esteso incendio che ha avvolto gli appartamenti del
palazzo, ostacolando il lavoro dei soccorritori. Al momento, il bilancio
ancora provvisorio, fornito dall’agenzia di stampa iraniana ISNA, parla di
almeno 10 morti. La televisione di Stato ha precisato che il velivolo, un C130
diretto a Bandar Abbas, sul Golfo Persico, era appena decollato dalla capitale
iraniana. A causa di problemi tecnici, il pilota ha chiesto di rientrare in
aeroporto. Il pilota ha quindi tentato un atterraggio di fortuna nell’aeroporto
di Mehrabad da dove il presidente iraniano, Ahmadinejad, era partito poco prima
per recarsi in Arabia Saudita e partecipare al vertice dell'Organizzazione
della conferenza islamica. Un altro grave incidente aereo si è verificato, in
Iran, due anni fa: un aereo per il trasporto truppe è precipitato, il 19 febbraio
del 2003, nella parte sudorientale del Paese, provocando la morte di tutte le
276 persone a bordo, militari della Guardia rivoluzionaria e membri di
equipaggio.
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In Iraq, un doppio attentato
suicida, condotto da due donne kamikaze contro l’Accademia di polizia di
Baghdad, ha provocato la morte di almeno 27 persone. Nei pressi del confine con
la Giordania è stata trovata, intanto, una nuova fossa comune. A Baghdad si è
tenuta, intanto, la quarta udienza del processo all’ex rais e a sette suoi
collaboratori per l’uccisione di 148 sciiti avvenuta nel 1982, nel villaggio di
Dujail. Il nostro servizio:
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Le due donne kamikaze, addette
alle pulizie nell’Accademia, sono entrate in una delle classi e si sono fatte
esplodere in mezzo agli studenti. Tra le vittime, ci sono cadetti e ufficiali
iracheni. Si tratta del primo attacco suicida condotto in Iraq da due donne.
Sul terreno, si deve poi registrare un ennesimo, tragico, episodio: nella
turbolenta provincia di Al Anbar, roccaforte della guerriglia sunnita, la
polizia ha ritrovato i corpi di almeno 20 persone con indosso abiti civili e
uccise a colpi di arma da fuoco. L’esercito islamico ha annunciato poi, con un
video, il rapimento di un consulente della sicurezza americano. A Ramadi, un civile
è morto nel corso di uno scontro a fuoco tra soldati americani e ribelli. Nel
Paese arabo continua intanto, il processo, contro Saddam Hussein. Entrando
nell’aula, il deposto presidente iracheno si è rivolto in modo provocatorio
agli altri sette imputati. “Buongiorno - ha detto - a tutti coloro che
rispettano la legge”. Saddam, che ieri ha dichiarato di non temere la condanna
a morte, si è presentato con una copia del Corano, documenti e cartelle. La
quarta udienza del processo, trasmessa in differita dall’emittente araba
Al-Iraqiya, si è aperta, poi, con una nuova polemica tra l’ex rais e il
presidente della corte, il giudice curdo Mohammed al Amin. L’ex dittatore ha
contestato la decisione di non rivelare l’identità dei testimoni dell’accusa.
“Vogliamo conoscere i loro nomi”, ha aggiunto Saddam. Il processo è quindi
proseguito con la testimonianza di una
sopravvissuta al massacro di sciiti a Dujail, nel 1982. Durante la deposizione,
la donna è scoppiata in lacrime e l’udienza è stata interrotta. Con un
comunicato diffuso su internet, è stata smentita, infine, la morte di Ibrahim
al Douri, ex numero due del regime di Saddam. La notizia del decesso dell’ex
vice presidente era stata data dal disciolto partito Baath lo scorso 11
novembre.
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Facciamo tutto il possibile per
proteggere legalmente i nostri popoli. I servizi segreti sono la chiave per
combattere il terrorismo. Lo ha detto il segretario di Stato americano,
Condoleeza Rice, in visita a Berlino. Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha
sottolineato, inoltre, l’importanza di rispettare le leggi dei rispettivi Paesi
e gli accordi internazionali per promuovere la cooperazione, soprattutto tra
servizi segreti.
Gli Stati Uniti non sono ancora in grado di
prevenire un altro 11 settembre e di rispondere in maniera efficace a nuovi
attacchi del terrorismo internazionale. L’allarme è stato lanciato dalla
Commissione d’inchiesta sugli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono. Il
servizio di Paolo Mastrolilli:
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Gli Stati Uniti non sono ancora pronti a prevenire un
altro 11 settembre e a rispondere in maniera efficace in caso di nuovi
attacchi. La bocciatura è venuta dalla Commissione d’inchiesta sugli attentati
di New York e Washington, proprio nel giorno in cui il segretario di Stato,
Condoleeza Rice, alla vigilia della partenza per il suo viaggio in Europa, ha
difeso i metodi usati finora per combattere il terrorismo, nonostante le
polemiche sulle carceri segrete aperte dalla CIA. La Commissione aveva ricevuto
l’incarico di indagare sui problemi e gli errori che avevano consentito ai
terroristi di Al Qaeda di colpire l’America. Finito il suo lavoro, è rimasta in
carica con fondi privati per verificare l’applicazione delle misure per
migliorare la sicurezza suggerite nel luglio dell’anno scorso. I membri hanno
dato un giudizio negativo della risposta venuta dal governo e dal Congresso,
perché molte riforme non sono ancora avvenute: dall’aumento dei fondi per
prevenire gli attentati, al coordinamento delle forze incaricate di fornire la
prima assistenza in caso di attacco. “Noi crediamo - ha detto il presidente
della Commissione - che i terroristi torneranno a colpirci. Ne sono convinti
tutti gli esperti”. Il portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan, ha
detto che il governo sta combattendo i terroristi attaccandoli dove si trovano,
riferendosi quindi all’Iraq. Ma gli americani sono sempre meno convinti
dell’utilità di questa guerra. Invece la Rice, alla vigilia della sua partenza
per l’Europa, ha detto che i metodi usati sono legali, vengono appoggiati dagli
alleati e hanno salvato molte vite, anche nel Vecchio continente. Il segretario
di Stato non ha confermato o smentito l’esistenza di carceri segrete, usate
dalla CIA per interrogare i prigionieri nella guerra al terrorismo.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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La Corea del Nord potrebbe tornare a
boicottare il tavolo di lavoro internazionale sulla questione nucleare. Nell’editoriale
del Partito comunista della Corea del Nord, il “Rodong Sinmum”, si legge che il governo di Pyongyang potrebbe
non partecipare ai negoziati multilaterali sulla crisi nucleare nordcoreana,
condotti dalle due Coree, Stati Uniti, Cina, Giappone e Russia. Si tratta di un
annuncio non ancora ufficiale, secondo quanto precisato dal Ministero degli
affari esteri nordcoreano. Tuttavia, è grande il disappunto espresso dalla
Corea del Nord per le sanzioni finanziarie imposte a suo carico dagli Stati
Uniti. Da Pyongyang giungono, infatti, proteste nei confronti della linea dura
emersa a Washington. L’amministrazione statunitense ha accusato, lo scorso mese
di ottobre, 8 società nordcoreane sospettate di finanziare la corsa alla
produzione di ordigni nucleari con il riciclaggio di denaro sporco e la
contraffazione di valuta straniera. Per la Corea del Nord è stato disatteso, in
questo modo, lo spirito dell’accordo raggiunto il 19 settembre a Pechino, in
cui il Paese si è impegnato a rinunciare ai propri programmi nucleari, in
cambio di garanzie di sicurezza e di aiuti economici.
In Sri Lanka, almeno 7 soldati
sono rimasti uccisi a causa di un’esplosione avvenuta nella città di Jaffna,
400 km a nord della capitale Colombo. Le autorità governative hanno denunciato
l’azione come “un attacco terroristico pianificato”, da attribuire al movimento
separatista delle Tigri Tamil, che controlla il nord-est del Paese.
L’attentato, perpetrato in concomitanza con la nomina del nuovo comandante in
capo delle forze di sicurezza, è uno dei più gravi tra quelli compiuti dal
febbraio 2002, da quando il governo di Colombo ha firmato un “cessate il fuoco”
con i ribelli Tamil. I negoziati di pace per porre fine ad un conflitto che ha
provocato più di 60.000 morti appaiono bloccati dall’aprile 2003. Una revisione
è stata proposta di recente dal neo-presidente, Mahinda Rajapakse, che si è
dichiarato tuttavia contrario alla concessione dell’indipendenza al nord-ovest
del Paese.
In Birmania si è aperta ieri, vicino a
Rangoon, la sessione dell’Assemblea nazionale incaricata di redigere la nuova
Carta costituzionale del Paese. Sono però esclusi dal dibattito i
rappresentanti dell’opposizione che fa capo al premio Nobel per la pace, Aung
San Suu Kyi. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:
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Alla convention, che si tiene in un centro congressi a 25
km a nord della capitale, partecipano oltre mille delegati, tra politici,
leader di gruppi etnici, uomini d’affari e funzionari amministrativi. La lega
nazionale per la democrazia ha però boicottato l’evento, perché la giunta
militare birmana ha impedito la partecipazione della leader democratica
Aung-San-Suu-Kyi, che si trova ancora agli arresti domiciliari. Domenica
scorsa, il governo ha prolungato di altri sei mesi la sua detenzione. Non
partecipa all’assemblea anche un altro partito, che rappresenta il secondo
gruppo etnico del Paese, dopo quello burmese. Il regime di Rangoon è sotto
pressione da parte degli Stati Uniti, che venerdì hanno ottenuto una discussione
a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Una volta finiti i lavori
della Convention, un comitato per la stesura scriverà la nuova costituzione,
che sarà poi sottoposta a referendum, probabilmente nei prossimi sei mesi, in
tempo per la liberazione di Suu Kyi. Ma per via dell’esclusione delle voci
dell’opposizione, per la scelta non trasparente dei delegati, l’intero processo
ha già sollevato molte perplessità e critiche dalla comunità internazionale.
Per la Radio Vaticana, Maria
Grazia Coggiola.
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La
proposta della presidenza britannica sul bilancio dell'Unione europea 2007-2013
“è inaccettabile”. Con queste parole, il presidente della Commissione europea,
Josè Manuel Barroso, è intervenuto ieri a Bruxelles sulla controversa questione
delle prospettive finanziarie comunitarie. La bozza di compromesso avanzata dal
ministro degli Esteri britannico, Jack Straw, prevede un taglio di 14 miliardi
di euro agli aiuti allo sviluppo dei 10 nuovi Paesi membri. La misura farebbe
scendere la percentuale di spesa per l’Unione: allargata dall’1,06 per cento,
prevista nel giugno a Lussemburgo, all’1,03 per cento. Barroso auspica
l’adozione di una soluzione più equa proprio nei confronti dei neo-Stati
membri, poiché l’obiettivo è quello di costruire “un'Europa aperta, moderna e
allargata”.
Italia. Paralisi totale e manifestazioni più intense. Questa
la risposta della popolazione della Val di Susa, in Piemonte, dopo l’azione di
forza compiuta nella notte da Polizia e Carabinieri per
rimuovere il presidio di Venaus, istituito dai manifestanti contrari al
passaggio della linea ad alta velocità Tav. Almeno 11 persone sono rimaste
ferite in seguito ai disordini.
Si
conclude oggi a Lubjana, in Slovenia, il vertice annuale dei ministri degli
Esteri dei Paesi dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in
Europa (OSCE). I forti contrasti di ieri sul ruolo degli osservatori elettorali
dell’OSCE potrebbero far saltare la firma del documento comune previsto per oggi.
Una violenta scossa di terremoto di
magnitudo 7,5 della scala Richter ha colpito ieri il continente africano. Il
sisma è stato registrato nei pressi della riva orientale del Lago Tanganica,
non lontano dal confine tra la Tanzania e la Repubblica Democratica del Congo.
Secondo un primo bilancio, vi sarebbero almeno due morti e decine di feriti.
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