RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
338 - Testo della trasmissione di domenica 4 dicembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Avviate in Sudan le operazioni per il rimpatrio dei rifugiati
ospitati all’estero
Allarme ecologico in Antartide per la comparsa di
combustibile nelle acque vicino ad una base russa
Ancora decine di morti
in Iraq, mentre a Ramadi termina l’offensiva americana contro i ribelli
Radiogiornale
4
dicembre 2005
IL PAPA ALL’ANGELUS DENUNCIA CHE LA LIBERTA’
RELIGIOSA NEL MONDO,
TROPPO SPESSO NEGATA, VIENE ANCHE OSTACOLATA DAL
POTERE POLITICO E
DAL RELATIVISMO CULTURALE. NEL TEMPO DI AVVENTO
L’INVITO A TUTTI GLI UOMINI AD UNA RISPOSTA D’AMORE A DIO
La
libertà di culto troppo spesso negata per motivi ideologici o religiosi ed
anche ostacolata dal potere politico e dal predominio culturale del
relativismo: la denuncia di Benedetto XVI stamane all’Angelus, in questa
seconda domenica di Avvento, tempo di riflessione interiore, che chiama ogni
fedele “a rispondere – ha detto il Papa - con l’apertura, l’attesa, la ricerca,
l’adesione”. Il servizio di Roberta Gisotti
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“Dio attende una
risposta d’amore”
Benedetto XVI ha richiamato
tutti gli uomini ad “approfondire la propria relazione personale con Dio”. Se
Dio - ha spiegato il Papa - è “libero nel rivelarsi e nel donarsi”, “così anche
la persona umana è libera nel dare il suo, pur doveroso, assenso”. E “modello
perfetto di tale risposta” è la Vergine Maria, di cui la Chiesa festeggerà l’8
dicembre - l’Immacolata Concezione. “Colei che resta in ascolto, pronta sempre
a compiere la volontà del Signore” – ha detto il Santo Padre - “è un esempio
per il credente che vive nella ricerca di Dio”. Un tema di grande rilevanza,
cosi come il rapporto tra verità e libertà, cui – ha ricordato Benedetto XVI –
il Concilio Vaticano II, quarant’anni fa dedicò “un’attenta riflessione”, approvando
la Dichiarazione Dignatis Humanae sulla
libertà religiosa, cioè sul “diritto delle persone e delle comunità a poter
ricercare la verità e professare liberamente la loro fede”. Libertà che “deriva
dalla singolare dignità dell’uomo”.
“A motivo della loro dignità - dice il Concilio - tutti gli uomini, in
quanto sono persone, dotate di ragione e di libera volontà… sono spinti dalla
loro stessa natura e tenuti per obbligo morale a cercare la verità, in primo
luogo quella concernente la religione”
Ma
questo diritto alla libertà religiosa dei singoli e delle comunità pure “nel
rispetto delle legittime esigenze dell’ordine pubblico” – ha lamentato il Papa
- è ben lungi dall’essere garantito.
“Infatti la libertà religiosa è ben lontana dall’essere ovunque
effettivamente assicurata: in alcuni casi essa è negata per motivi religiosi o
ideologici;altre volte, pur riconosciuta sulla carta, viene ostacolata nei fatti
dal potere politico oppure, in maniera più subdola, dal predominio culturaledell’agnosticismo
e del relativismo”.
Dopo la recita dell’Angelus,
rivolto ai pellegrini di lingua
francese, ancora un appello di Benedetto XVI, in vista del 30mo anniversario,
il 9 dicembre, della Dichiarazione dei diritti delle persone handicappate,
proclamata dall’ONU.
“J’invite chacun à œuvrer toujours davantage
en faveur………. »
« Invito ciascuno – ha
detto il Papa - ad operare sempre più per favorire l’inserimento delle persone
handicapate nella società, nel mondo del lavoro, ma sopratutto nella comunità
cristiana, ricordandosi che ogni vita umana è degna di rispetto e deve essere
protetta dal suo concepimento e fino alla fine naturale ».
Tra i
fedeli in piazza, anche diversi polacchi, cui il Santo Padre ha ricordato
l’odierna memoria di Santa Barbara, affidandole tutti i minatori, di cui è patrona
e le loro famiglie. Infine un saluto ai partecipanti alle Giornata per la
Cooperazione italiana, « incoraggiando tutti coloro che uniscono i loro
sforzi per promuovere un mondo più giusto e solidale.
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IL VENEZUELA OGGI ALLE URNE PER IL VOTO
LEGISLATIVO, IN UN PAESE SPACCATO TRA CHAVISTI E ANTI-CHAVISTI. MOLTE LE
DEFEZIONI SUL FRONTE DELL’OPPOSIZIONE, CHE LAMENTA MANCATA TRASPARENZA NEL
PROCESSO ELETTORALE
-
Intervista con Roberto Da Rin –
Quattordici
milioni e mezzo di venezuelani sono chiamati oggi alle urne per il rinnovo dei
167 membri dell'Assemblea nazionale unicamerale. I circa 10 mila seggi saranno
aperti fino alle 17, le 22 in Italia. Dopo i disordini dei giorni scorsi, è
stato di allerta tra le autorità che ha dispiegato 120 mila militari nel
territorio per il timore di nuove violenze. Intanto l’opposizione
di destra, i socialdemocratici, i socialcristiani e i conservatori hanno
ritirato molti dei loro candidati dalla competizione per “mancanza di
trasparenza” nel processo elettorale, rivolgendo pesanti accuse al presidente
Hugo Chavez. Ce ne parla Roberto Da Rin, esperto di questioni latinoamericane
del Sole 24 Ore, intervistato da Giada Aquilino:
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R.
– Questo è un vecchio tema che l’opposizione ha già sollevato alle ultime
elezioni, e ancora un anno fa quando c’è stato il referendum abrogativo del
mandato di Chavez, referendum nel quale Chavez poi ha stravinto. Certo, c’è una
spaccatura totale, il Venezuela è un Paese diviso tra “chavisti” e
“anti-chavistI”. D’altra parte, però, l’opposizione – pur avendo molte frecce
al suo arco – non ha saputo fino ad ora trovare una linea comune. Una seconda
interpretazione può essere questa, di una – come dire – strategia politica, in
maniera di attirare di nuovo l’attenzione dei media internazionali sul caso
venezuelano.
D.
– Secondo Chavez, il ritiro dei candidati dell’opposizione dalla corsa
elettorale sarebbe una mossa degli Stati Uniti per destabilizzare il Venezuela
…
R. – Questo è un tasto su cui Chavez continua a
ribattere: gli Stati Uniti non hanno mai nascosto di essere schierati con gli
“anti-chavisti”. Quindi, Stati Uniti e Chavez hanno un rapporto faticosissimo e
questo non lo scopriamo oggi. Poi va detto, però, che tutti i media venezuelani
– per fare un’analisi più imparziale possibile – sono “anti-chavisti”. Va detto
che i “chavisti”, in questo momento, avrebbero stravinto, secondo la maggior
parte dei sondaggi.
D. – Ora, al di là delle polemiche, quali sono le
emergenze che il Parlamento dovrà affrontare, le emergenze del Paese: cioè,
quali problemi ha il Venezuela, oggi?
R. – Il problema del Venezuela è la ricchezza
distribuita in modo così sperequato. Non da oggi, naturalmente. Il Venezuela è
un Paese ricco di risorse petrolifere,
come noi sappiamo, dove però l’80 per cento della popolazione vive sotto
il livello della povertà. Il problema principe che il Venezuela dovrà
accollarsi, sarà quello di ristabilire una sorta di equilibrio sociale,
ripartendo magari anche da una politica economica che non sia solo quella della
produzione e dell’esportazione del petrolio, ma sia anche quella di
ripristinare, reinventare una piccola e media impresa che possa poi
rappresentare un primo momento forte di ricostituzione dell’economia!
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INIZIATA IN BRASILE LA
CAMPAGNA NAZIONALE D’AVVENTO PER L’EVANGELIZZAZIONE. TRA LE NUOVE GRANDI SFIDE
PER LA CHIESA: IL PLURALISMO CULTURALE E RELIGIOSO
- Intervista con mons.
Odìlo Scherer -
Con
l’inizio dell’Avvento la Chiesa brasiliana ha lanciato la tradizionale Campagna
nazionale per l’Evangelizzazione nel Paese. “ Se non si evangelizza – affermano
i vescovi - si verifica una rottura
nella trasmissione della fede, e la sua incidenza nella cultura e nella vita
della società è sempre più diluita, fino a scomparire”. Ma quali sono le
principali sfide per la Chiesa in Brasile? Silvonei Protz lo ha chiesto a mons.
Odìlo Scherer, segretario della Conferenza della Conferenza episcopale
brasiliana e vescovo ausiliare di San Paolo del Brasile:
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R. –
La Chiesa in Brasile si trova di fronte a sfide nuove, importanti come il pluralismo culturale e religioso. Sono
situazione nuove che la Chiesa in Brasile non ha mai vissuto, mentre adesso il
Brasile non è più un Paese esclusivamente cattolico, ma ci sono altre
confessioni religiose che devono essere tenute in conto. In mezzo a questo
pluralismo religioso è importante che noi diamo un annuncio chiaro, forte,
esplicito e gioioso del messaggio del Vangelo. Quindi il pluralismo culturale e
religioso fa sì che noi prendiamo nuova
coscienza di quello che siamo, di quello che dobbiamo fare come Chiesa cattolica
in Brasile.
D. –
Quali le altre sfide della Chiesa Brasiliana?
R. –
Altre sfide immense sono quelle della povertà, dell’emarginazione sociale che
continua malgrado il Brasile oggi sia un Paese che esporta molto, produce
molto, ma la solidarietà sociale, la condivisione dei beni si realizza molto a
stento e la struttura sociale è ancora molto ingiusta, molto egoista, quindi il
bene sociale non viene condiviso in maniera giusta e solidale. Un’altra sfida
molto grande è quella rappresentata dalla bioetica, dallo sviluppo delle
scienze e della tecnologia. Anche noi ci confrontiamo spesso con delle questioni
nuove dal punto di vista dell’etica, in cui dobbiamo affermare la dignità della
persona, il rispetto alla vita e che poi la scienza, la tecnica, come qualunque
attività umana, non sono al di sopra della morale e dell’etica. In questo senso
viviamo un momento di profezia, in cui la Chiesa cattolica tante volte deve
andare controcorrente.
D. –
Quali sono i progetti dei vescovi brasiliani?
R. –
Abbiamo un piano di evangelizzazione dal titolo “Vogliamo vedere Gesù”. E’ un progetto missionario che si propone
di dare nuovo impulso alla vita cristiana nelle comunità e far sì che i
cattolici siano contenti della loro fede, aderiscano in maniera più convinta e
poi diventino missionari in modo da andare in cerca di coloro che non vengono
in chiesa, di coloro che, pur essendo battezzati, non partecipano alla vita
della Chiesa e quindi sono sempre a rischio di perdersi per strada, di essere
in qualche modo attratti da altri gruppi religiosi oppure di finire nella
miscredenza o nell’indifferentismo. Questo è il rischio più grande.
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ALLA SECONDA EDIZIONE “IL VANGELO PER TUTTI”, CURATO
DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO, RIVOLTO IN PARTICOLARE AI DISABILI MENTALI
- Intervista con Andrea
Riccardi e Adriana Siciliani -
“Il
Vangelo per tutti: i disabili mentali e la domenica nella comunità ecclesiale”.
E’ il libro presentato ieri sera a Roma dalla Comunità di S.Egidio, in
occasione della Giornata internazionale delle persone disabili. Il testo, la
cui prefazione è curata da monsignor Gianfranco Ravasi, è alla sua seconda
edizione dopo il grande successo della prima tradotta in diverse lingue.
Presenti all’incontro anche la scrittrice Susanna Tamaro e monsignor Angelo Amato,
segretario della Congregazione per la dottrina della fede. Il servizio di
Marina Tomarro.
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In
questo Vangelo insieme alla parola di Dio i veri protagonisti sono proprio i
disabili figli prediletti del Signore”. Così monsignor Angelo Amato ha commentato
“Il Vangelo per tutti”, libro nato dalla comunità di S. Egidio e rivolto in
particolare ai disabili mentali, perché il loro handicap non rappresenti più un
ostacolo per comprendere e vivere il messaggio evangelico. Andrea Riccardi
presidente della comunità di S. Egidio:
“Questo libro è scritto dalle persone disabili in colloquio con tanti
altri ed è una visione comunionale di una esperienza di fede, di una esperienza
vissuta insieme, di una esperienza di gioia. Questo libro nasce da vite segnate
dal limite, le quali vite sentono la forza della Pasqua, la forza della
resurrezione”.
Oltre ai testi del Vangelo nel libro
sono presenti numerose testimonianze di persone disabili. Ascoltiamo ancora
Andrea Riccardi:
R - Ci sono le voci delle
persone che hanno camminato in questo percorso verso la Domenica ed è molto
bello perché è insieme un libro dove si porge la Parola di Dio, ma è anche un
libro dove si sentono gli echi della Parola di Dio stesso.
D. -
In che modo la comunità di Sant’Egidio aiuta queste persone ad avvicinarsi alla
Parola di Dio?
R. – Nel cammino che è
segnato in questo libro, che è come una mappa per avvicinarsi a quel Vangelo di
cui tutti abbiamo bisogno.
Ma quanto è importante per un disabile
il giorno della Domenica? Ascoltiamo la testimonianza di Adriana Siciliani:
R. –
Per me è importante vivere la domenica perché prima di tutto si sta con Gesù,
con gli amici, che si accettano per quelli che sono senza disprezzare mai
nessuno.
Nella
vita di Adriana è particolarmente importante la lettura quotidiana del Vangelo.
Ascoltiamola ancora:
R. - La Parola di
Dio solleva da tutti i mali, i peggiori., Non ti fa sentire pessimista, non ti
fa sentire inconcludente, che non vali niente, ma ti fa guardare in alto.
D. –
Invece gli amici di Sant’Egidio che cosa rappresentano per te?
R. –
Gli amici di Sant’Egidio rappresentano per me la mia famiglia, che non ho più,
perché io ho perso la mia famiglia. Sant’Egidio è diventata la mia famiglia.
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GIUSTIZIA MINORILE E
DIRITTI NEGATI: SE NE E’ PARLATO IN UN CONVEGNO A ROMA PROMOSSO DALL’ONU,
NELL’AMBITO DELLE GIORNATE PER LA COOPERAZIONE ITALIANA
- Intervista con Gioacchino Polimeni e Giovanni Conso -
Proseguono fino al 6 dicembre le Giornate per la Cooperazione Italiana,
allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica su temi di particolare
rilevanza politica e sociale. Tra le iniziative, il Convegno svoltosi a Roma su
“La giustizia minorile: i diritti negati”. L’incontro, promosso dall’UNICRI,
l’Istituto di ricerca dell’Onu sul crimine e la giustizia, ha visto la
partecipazione di rappresentanti del mondo politico e di esperti di diritto.
Andrea Rustichelli ha intervistato Gioacchino Polimeni, direttore dell’UNICRI
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“L’UNICRI è l’Istituto
delle Nazioni Unite che si occupa di ricerca e di attività di assistenza
tecnica nel settore della prevenzione del crimine e della giustizia, essenzialmente
della giustizia penale. Il settore della tutela dei diritti dei minori e della
giustizia minorile costituisce al momento uno dei campi di maggiore impegno
dell’Istituto. Abbiamo dei progetti operativi in corso in Paesi africani che
hanno bisogno di un notevole sostegno, perché la tutela dei diritti dei minori,
la giustizia minorile, possa funzionare secondo gli standard internazionali. In
Angola abbiamo rafforzato il tribunale per i minori costituto dai centri sociali
ed operiamo con questi progetti tanto nel campo specifico dei procedimenti
giudiziari, quanto nel campo della prevenzione, soprattutto della prevenzione
sociale, e soprattutto della protezione dei minori che sono a rischio di
delinquere se non vengono sostenuti ed aiutati”.
Ma se non mancano i Trattati e le Convenzioni internazionali a tutela dei
minori, dall’incontro emerge anche come resti assai problematica la loro
effettiva applicazione nei diversi contesti di crisi. Sentiamo Giovanni Conso,
presidente del Comitato per i Diritti Umani della Sioi, che ha presieduto il
Convegno:
“Nel quadro ci sarebbero.
Le Convenzioni internazionali, quella dell’ONU e quella europea, sono anche
abbastanza chiare e abbastanza forti, anzi parecchio forti, però poi non vengono
attuate. Il ritardo che si vede sul piano dell’attuazione delle direttive
internazionali è purtroppo sempre più forte, perché si fa troppo poco rispetto
a quanto si dovrebbe fare. Anche perché la Convenzione europea è più recente: è
entrata in vigore da troppo poco tempo e quindi manca la possibilità di fare
una valutazione precisa. E’ lo spirito che tarda ad estrinsecarsi. I valori
umani vanno posti al vertice di tutto, del comportamento di ogni istituzione e
di ogni corpo sociale. Finché questo non avverrà, le leggi potranno fare poco,
anche perché la volontà politica è frenata”.
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LA PIAGA SOCIALE DELLE
VITTIME DELLA STRADA: L’IMPORTANZA DI RISPETTARE
LA REVISIONE DEI VEICOLI
E LO SCANDALO DELLE CITYCAR
AFFIDATE A GIOVANISSIMI
O ADULTI PRIVI PATENTE
- Intervista con
Francesco Monni -
8 mila morti ogni anno: lo spaventoso
bilancio degli incidenti stradali in Italia, secondo le stime più attendibili.
Un male “sociale” lo ha definito Benedetto XVI, nella recente Giornata europea
delle vittime della strada, invitando “tutti gli automobilisti a una condotta
prudente e responsabile al fine di lottare efficacemente al fianco della
autorità contro questa piaga… e ridurre il numero delle vittime”. Ma da dove
cominciare a partire dalla responsabilità individuale di chi si pone alla guida
di un veicolo. Roberta Gisotti ha intervistato Francesco Monni, esperto di
sicurezza stradale.
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R.- Un veicolo per poter fornire il servizio a cui è chiamato deve –
secondo la direttiva europeo che lo stabilisce – essere sempre conforme alla
sua omologazione. Quindi avere i freni a posto, le ruote a posto, ecc. Cosa
garantisce questo? La revisione periodica. E’ stato stimato che una macchina a
posto può diminuire quasi del 25-30 per cento il rischio di un incidente
stradale. Noi avevamo suggerito al Ministero dei Trasporti di mettere un contrassegno
sul veicolo che indicasse la scadenza della revisione. Questo purtroppo non è
stato fatto. Da parte mio ho fatto un’inchiesta su 6 mila persone ed è
risultato che più dell’80 per cento non conosceva i rischi a cui ci si espone
viaggiando con la macchina alla quale è scaduta la revisione. C’è gente che fa
la revisione ad un anno e mezzo dalla scadenza. Questo è dovuto senz’altro ad
una mancanza di informazione, perché la percentuale è troppo alta.
D. – Mancanza di informazione: allora qui possiamo pensare a
responsabilità istituzionali?
R. – E’ chiaro. Non lo dice nessuno, ma il problema grave è questo: una
macchina a cui è scaduto il periodo di revisione praticamente perde le caratteristiche
che sono richieste dall’articolo 75 del Codice della Strada. Di fatti se la Polizia
stradale, i vigili fermano una macchina
con la revisione scaduta gli sequestrano la Carta di circolazione e la macchina
non può più circolare. Non solo, non può neanche essere parcheggiata per
strada, perché un veicolo parcheggiato per strada è comunque un veicolo in
circolazione. Ma c’è una cosa anche molto più grave e cioè praticamente la
macchina è priva di copertura assicurativa. Vale a dire che l’assicurazione di
quella macchina coprirà il danno nei confronti del terzo, ma a su volta si
rivolgerà al suo assicurato per farsi rifondere il danno.
D. –
Signor Monni, passando ad altro argomento sempre di sicurezza, ma anche di protezione
della gioventù: che senso ha avere immesso sul mercato già da diversi anni le cosiddette
‘minimacchine’ o citycar, che si
possono guidare senza patente, si è reso legale ciò che è illegale, ovvero
guidare senza alcuna preparazione, né titolo di patente?
R. – Si, spesso i ragazzi che le guidano non hanno la minima conoscenza
del concetto di un veicolo che circola nel traffico di tutti i giorni di una
città. La condizione necessaria è che a questi ragazzi vada insegnato cosa vuol
dire camminare per strada. Questi ragazzi possono fare tutto ciò che vogliono:
girano a sinistra, girano a destra, fanno inversioni ad U e poi hanno un mezzo
che non li protegge in caso di incidente.
D. – Queste ‘minimacchine’ sono state immesse sul mercato dietro
pressioni di interessi economici?
R. – Deve pensare che
qualcuno dice siano le macchine per coloro che non possono avere la patente,
cioè persone a cui è stata sequestrata la patente, cioè pregiudicati, drogati,
ed altri possono guidare questo tipo di macchine.
D.- Eppure ci sono state molte lamentale soprattutto da parte dei
genitori?
R.
- I genitori sì.
D. –
Ma le istituzioni sono assolutamente sorde…..
R. – Sono veicoli che
hanno anche una omologazione europea quindi ad un certo punto le istituzioni
hanno dovuto seguire quella che era una direttiva europea. E’ proprio l’idea
all’origine che è sbagliata.
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INAUGURATA OGGI A FORLI
UNA GRANDE MOSTRA, PATROCINATA DAI MUSEI VATICANI, DEDICATA AL PITTORE
RINASCIMENTALE MARCO PALMEZZANO. L’ESPOSIZIONE
- Intervista con Antonio
Paolucci, p. Timothy Verdon e Francesco Buranelli -
Per la prima volta in Italia, una retrospettiva
completa dedicata a Marco Palmezzano, pittore rinascimentale. Esposte sessanta
opere, che potranno essere ammirate nel Complesso Monumentale di San Domenico a
Forlì, da oggi al 30 aprile. La rassegna è patrocinata dai Musei Vaticani. Ce
ne parla Dorotea Gambardella:
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La
mostra “Marco Palmezzano - Il rinascimento nelle Romagne” – articolata in
quattro sezioni che ripercorrono l’intera opera del pittore forlinese - è il
frutto di anni di ricerche e di restauri. Restauri che hanno fatto emergere la
limpidezza dei colori tipica di questo artista, nato a metà Quattrocento. Ma
qual è il tratto più originale del suo stile? Antonio Paolucci, curatore
dell’esposizione:
R. – Lui è un pittore innamorato del paesaggio. Da Giovanni Bellini aveva
imparato che quando si costruisce uno sfondo, dietro la Madonna in trono o una
scena sacra, bisogna rappresentare il paesaggio che ti sta intorno, i luoghi
della tua patria. Questo naturalismo paesistico, molto elegante, è il carattere
distintivo di Palmezzano, la sua originalità.
D. -
Ma l’originalità di Marco Palmezzano va oltre. In tante sue tele, infatti, si
colgono intuizioni religiose straordinarie. Padre Timothy Verdon, membro del
Comitato scientifico della mostra:
R. –
Quando nella grande Annunciazione per la Chiesa del Carmine a Forlì, Marco Palmezzano
ci fa vedere Maria che legge mentre riceve l’annuncio, fa una cosa convenzionale.
Il verbo deve diventare carne. Maria spesso viene rappresentata come leggente o
avendo appena interrotto la sua lettura. Ma quando ci fa vedere le pagine del
suo libro, agitate da un leggero vento, e quindi quando ci fa pensare allo Spirito
che entra nelle parole del libro, parole che diventano carne nel grembo della
Vergine, fa una cosa nuova e fortemente originale. Ci sono molti esempi di
questo tipo. La mostra offre una possibilità di quasi infinita meditazione su
una realtà bella, sempre attuale che è il movimento dello Spirito nella storia.
D. -
Tra i dipinti esposti, anche i due frammenti restaurati del Melozzo, che decoravano
il catino absidale nella Chiesa romana dei S.S. Apostoli. Si tratta del
“l’Angelo che suona la viola” e della “Testa di Apostolo”. Francesco Buranelli,
direttore dei Musei Vaticani:
R. –
Marco Palmenzzano si firmava Marco di Melozzo, non indicava la sua paternità
naturale ma la sua paternità di Scuola d’arte. Per cui non poteva inaugurarsi
una mostra così monografica senza il capolavoro di Melozzo da Forlì.
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4
dicembre 2005
SUDAN: AVVIATE LE
OPERAZIONI PER IL RIMPATRIO DEI RIFUGIATI OSPITATI ALL’ESTERO. PER L'ALTO
COMMISSARIATO DELLE NAZIONI UNITE LA GUERRA CIVILE
HA CAUSATO 4 MILIONI DI SFOLLATI ALL'INTERNO
DEL PAESE
E LA FUGA DI 500 MILA PERSONE
IN ALTRE NAZIONI
KHARTOUM. = L'Alto Commissariato
delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) si prepara ad assistere i rifugiati
del sud del Sudan che vorranno rimpatriare. Ad oltre vent’anni dall’inizio
della guerra civile, riferisce l’agenzia Fides, nella regione teatro di
violenti scontri, si sta ristabilendo la pace. Avviate le cosiddette “go and
see visits”, le brevi visite dei rifugiati nelle aree di possibile rimpatrio.
Una delegazione di cinque anziani si è recata a Kapoeta, a 200 chilometri da
Juba, la nuova capitale del governo del Sudan meridionale. Una seconda
delegazione, composta da otto persone, ha raggiunto invece la città di Bor, 180
chilometri a nord di Juba. L'UNHCR ha inviato un team di emergenza per aprire
un nuovo ufficio e ha rafforzato la propria presenza a Kapoeta. I rifugiati
hanno incontrato le autorità locali e hanno anche incontrato familiari che non
vedevano da molti anni. Nonostante la carenza di servizi e la mancanza
infrastrutture, distrutte per lo più dalla guerra civile, sono molti i rifugiati
che hanno espresso il desiderio di ritornare a casa dopo anni di esilio e
l'UNHCR conta di poter avviare le operazioni di rimpatrio entro la fine
dell'anno. Nel campo di Kakuma si trovano attualmente 73 mila rifugiati
sudanesi, dei quali finora più di 2mila si sono già registrati con l'UNHCR per
essere rimpatriati nelle proprie aree di origine nel Sudan meridionale. Il
conflitto in Sudan, durato 21 anni, è cessato con l'accordo di pace del gennaio
2005, ha causato 4 milioni di sfollati all'interno del Paese e la fuga di altre
500 mila persone nei Paesi limitrofi. (T.C)
IL G7 APPROVA IL PROGETTO ITALIANO PER FINANZIARE
LA RICERCA DI VACCINI
CONTRO LE MALATTIE ENDEMICHE NEGLI STATI PIU’
POVERI. PROPOSTI NUOVI INVESTIMENTI PER LA PRODUZIONE DEL PETROLIO E CONFERMATO
L’IMPEGNO COMUNE DEI PAESI PIU’ INDUSTRIALIZZATI CONTRO IL TERRORISMO
- A cura di Tiziana Campisi -
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LONDRA. = Il G7 ha dato il via
libera al progetto italiano per avviare la ricerca e la produzione di vaccini
che ancora non esistono contro le malattie endemiche nei Paesi più poveri.
Entro aprile, prima del prossimo G7, partirà il primo progetto pilota. La
proposta italiana prevede un meccanismo economico nuovo, attraverso la garanzia
in anticipo, da parte dei Paesi del G7, di acquistare i vaccini una volta
pronti. Un sistema che crea in sostanza un mercato artificiale e che spinge le
case farmaceutiche a investire in ricerche. Lo scopo è far si che si producano
antidoti per i quali c’è una richiesta potenziale molto elevata, ma su cui non
ci sarebbe un effettivo mercato se la richiesta arrivasse da Paesi poveri, non
in grado di pagare per acquistarli. È assai probabile che la ricerca non cadrà
su malattie come la Tubercolosi, l’Aids e la malaria: troppo lunghi i tempi
previsti per arrivare a scoprire vaccini in grado di sconfiggerle, tra gli 11 e
i 15 anni prevedono gli esperti. Nella lista dei 'candidati' figurano invece il
Rotavirus, che ogni anno uccide circa mezzo milione di bambini, il Papilloma
virus che tra le donne fa circa 250 mila vittime e lo Pneumococco, che colpisce
oltre un milione e mezzo di persone, di cui 50% bambini sotto i cinque anni.
Per i primi due si prevede di poter raggiungere un risultato nel giro di due
anni, per l'ultimo ne potrebbero servire quattro. In tutti e tre i casi
l'esborso complessivo si aggira tra il miliardo e il miliardo e mezzo di
dollari, che equivale ad un impegno nominale annuo del G7 compreso tra i 250 e
i 300 milioni. Una commissione indipendente di esperti avrà il compito di
verificare se i nuovi vaccini creati siano in linea con gli standard richiesti.
Tra le altre proposizioni conclusive del G7 quella di aumentare ulteriormente
la trasparenza della domanda e fornire dati più chiari sul mercato del petrolio,
oltre che di incrementare gli investimenti in produzione e raffinazione. Il
Brasile ha giudicato invece insoddisfacenti le proposte sull'agricoltura
avanzate dai Paesi industrializzati per rilanciare il negoziato Wto. I sette
Grandi, infine, hanno ribadito l'intenzione di perseverare nella lotta contro
il finanziamento del terrorismo. (T.C)
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A CIRCA UN ANNO DAL MAREMOTO CHE HA COLPITO IL
SUD-EST ASISTICO, SAVE THE CHILDREN PRESENTA “CON GLI OCCHI DEI
BAMBINI”, UN RAPPORTO CHE ILLUSTRA TUTTI GLI INTERVENTI DI AIUTO ALLE
POPOLAZIONI VITTIME DELLA CATASTROFE NATURALE
ROMA. = Ristrutturazione e
ricostruzione di case e scuole, fornitura di materiale didattico, censimento e
ricongiungimento di minori separati e supporto psicologico a quelli
traumatizzati, allestimento di spazi di gioco per bambini e di rifugi
temporanei, aiuto alla ripresa delle attività lavorative e commerciali. È
quanto Save the Children, la grande organizzazione internazionale
indipendente per la difesa e la promozione dei diritti dei bambini, sta facendo
nei Paesi colpiti dallo tsunami, così come documentato in "Con gli occhi
dei bambini", un dettagliato rapporto ad un anno dal terremoto-maremoto
che ha colpito il Sud Est Asiatico. “I soccorsi alle popolazioni colpite dallo Tsunami
rappresentano il più ampio intervento di Save the Children nei suoi 85
anni di storia”, sottolinea Carlotta Sami, Direttore dei Programmi di Save
the Children Italia. Indonesia, Sri Lanka e India sono i Paesi in cui Save
the Children sta concentrando i suoi sforzi ma l'organizzazione è impegnata
anche in Thailandia, Somalia e Maldive. Sono state 625.000 le persone, di cui
250.000 bambini, aiutate dopo le devastazioni dello Tsunami, responsabile di
almeno 280.000 vittime, di cui 1/3 minori. 7mila i bambini separati dai
genitori censiti dagli operatori di Save the Children: 171 sono stati riuniti
alle famiglie di origine o a parenti. Almeno 1.700 gli alunni coinvolti in
programmi di supporto psicologico. 5.600 i bambini accolti nelle aree protette
di gioco (in Indonesia e Sri Lanka). 98 le scuole e 400 le nuove case in costruzione
(saranno 3.300 entro il 2007) in Indonesia. 1.050 i rifugi temporanei allestiti
in Indonesia, Sri Lanka e India. 261 milioni i dollari raccolti, di cui 35 milioni
spesi nella prima emergenza e 90 milioni nel corso del 2005. Queste le cifre
delle attività dell’organizzazione umanitaria. Dopo i primi aiuti di emergenza
- distribuzione di cibo, acqua potabile, ripari e assistenza medica - Save
the Children ha avviato e sta portando avanti il piano quinquennale “Unire,
Recuperare, Ricostruire” nei settori dell’educazione, protezione dei bambini,
assistenza sanitaria, miglioramento delle condizioni di vita, ricostruzione.
(T.C.)
ANTARTIDE: COMBUSTIBILE INQUINA UN’AREA VICINA
ALLA BASE RUSSA DI BELLINGSHAUSENM. EMERGENZA PER IL DELICATO EQUILIBRIO
ECOLOGICO LOCALE
BUENOS AIRES. = Una quantità
imprecisata di combustibile si è dispersa in una zona vicina alla Base russa di
Bellingshausenm, in Antartide, creando una emergenza per il delicato equilibrio
ecologico locale. Lo scrive l'agenzia di stampa Na. Citando fonti della
Marina argentina, l'agenzia precisa che una prima richiesta di aiuto è stata
inviata dal personale della base cilena Rey Jorge, vicina a quella
russa, e ricevuta dalla nave 'Suboficial Castillo'. Forze navali
argentine e cilene stanno ora collocando barriere di contenimento nell’area
inquinata. Risulta ancora poco chiara l’origine dell'incidente, potrebbe
trattarsi di petrolio fuoriuscito e congelatosi tempo fa sulla terraferma e che
ora, a causa dell'aumento della temperatura, si sarebbe sciolto. (T.C.)
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4 dicembre 2005
- A cura
di Eugenio Bonanata -
In Iraq
il Comando americano ha annunciato la fine dell’operazione contro i ribelli,
partita venerdì scorso a Ramadi. Molti episodi di violenza, intanto, hanno colpito
ancora diverse zone del Paese provocando decine di morti. Il nostro servizio:
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E’ terminata la vasta offensiva lanciata da Forze americane
e irachene a Ramadi per smantellare le reti dei ribelli. I dirigenti della comunità
sunnita hanno chiesto la fine immediata dell’operazione, che – hanno affermato
- “aumenta la distanza” tra governo e popolazione. In mattinata, tuttavia,
Bagdad è stata teatro di numerosi episodi di violenza. L’ennesima autobomba nel
cuore della città ha fatto due morti e decine di feriti fra i civili. In
diversi attacchi poi, nella capitale e a Kirkuk, hanno perso la vita 5 membri
delle forze di sicurezza irachene. Ma la tensione resta alta fra sciiti e
sunniti in vista della consultazione elettorale del prossimo 15 dicembre. Lo
confermano l’uccisione, a Bagdad, di uno stretto collaboratore del leader
sciita Moqtada al-Sadr e l’attacco ad un convoglio di fedeli in marcia verso la
città santa di Najaf. Sul fronte sequestri, tranne il moltiplicarsi degli
appelli per la liberazione dei 5 ostaggi in mano alla guerriglia, non ci sono
novità. Il neo-cancelliere tedesco, Merkel, assieme a
diversi rappresentati europei, ha chiesto che la sua connazionale archeologa
rapita, venga rilasciata al più presto. Ma i rapitori minacciano di uccidere la
donna se la Germania non smette di collaborare con il governo iracheno.
Riprenderà domani, infine, il processo a carico di Saddam Hussein.
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Ad
appesantire la situazione irachena si aggiunge poi la minaccia del Consiglio
degli Ulema, la maggior forza politica sunnita, di rivedere l’accordo di
riconciliazione raggiunto nei giorni scorsi. Motivo principale: le continue
violazioni dei diritti umani compiute dalle forze irachene e statunitensi nel
Paese.
L’Esercito
israeliano la notte scorsa ha lanciato diversi raid aerei sulla striscia di
Gaza, tuttavia, senza provocare vittime. Sul piano politico, il premier,
Sharon, che si è detto sicuro di vincere le prossime elezioni, ha affermato che
una volta conseguito quell'obiettivo, il novo alleato Peres sarà libero di
scegliere l'incarico che preferirà. Come previsto, inoltre, il nuovo leader del
Partito laburista, Peretz, lascia la guida del principale sindacato del Paese
per concentrarsi esclusivamente sul voto anticipato del 28 marzo 2006.
In
Afghanistan un parlamentare, già in passato sospettato di legami con i Talebani,
è stato ucciso in combattimenti tra la sua fazione e quella di un altro comandante.
E’ il primo membro del nuovo parlamento assassinato dopo le elezioni del 18
settembre scorso. Nel Paese, malgrado il programma di disarmo dell’ONU numerosi
comandanti locali, spesso ex signori della guerra, mantengono la loro milizia
armata.
Il
presidente iraniano Ahmadinejad ha nominato l’attuale reggente del ministero
del Petrolio ad assumere la carica di
ministro. Il parlamento, che aveva bocciato due dei precedenti candidati e costretto il terzo a ritirarsi,
deciderà il prossimo 11 dicembre se accettare o meno la nuova nomina. Intanto
il ministro nominato ha affermato che il “prezzo giusto” per il greggio dei
Paesi dell’OPEC è quello attuale, “intorno ai 50 dollari al barile”. Il responsabile
ha poi sottolineato come la ragione dell'impennata dei prezzi del greggio non
sia da imputare ai Paesi produttori che, per cercare di calmierare il mercato,
hanno anche accettato di produrre più del limite di 30 milioni di barili al
giorno.
Al via stamani le operazioni di voto in Kazakhstan per le
elezioni presidenziali. Per controllare lo svolgimento della competizione più
di 1.600 osservatori si sono recati nel Paese. Non sono tuttavia previste
sorprese. Secondo gli analisti il presidente uscente, Nazarbaiev, conserverà il
suo posto.
Il primo ministro cinese, Wen
Jiabao, è partito da Pechino per una visita di 4 giorni in Francia. Primo passo
è la definizione a Tolosa di un accordo commerciale che prevede l’acquisto di
120 apparecchi Airbus. Nei prossimi giorni seguiranno incontri con i vertici
francesi. Previste poi le tappe in Slovacchia, Repubblica Ceca e Portogallo.
Slitta ad “un momento più
opportuno” il vertice tra Cina,
Giappone e Corea del Sud previsto per metà dicembre in Malaysia. Ad
annunciarlo è il ministero degli Esteri cinese in una nota pubblicata sul
proprio sito web. La stampa giapponese aveva già riferito che il rinvio era
imputabile alla collera di Cina e Corea del Sud per le visite del premier giapponese
Koizumi al santuario di Yasukuni, per loro simbolo del passato militarismo
nipponico.
La CIA avrebbe “libero accesso”
negli aeroporti britannici per il trasporto di prigionieri sospettati di
terrorismo. E quanto sostiene il giornale inglese “Mail on Sunday” in un inchiesta
che dimostra “come aerei della CIA abbiano potuto decollare e atterrare in Gran
Bretagna senza venir controllati dalle autorità”. E sarebbero stati, invece,
oltre 430 - secondo il setttimanale tedesco Spiegel - i voli segreti della Cia
con a bordo sospetti terroristi transitati negli aeroporti della Germania.
Due
fosse comuni, con i resti di 26 corpi umani, sono state scoperte dalla polizia
libanese in un'area adiacente a un edificio che ospitava i servizi segreti
militari siriani, vicino l'abitato di Anjar, 56 km a Est di Beirut. Un giallo,
per ora, l'identità e la nazionalità della maggior parte dei corpi ritrovati.
Campioni sui resti sono stati prelevati per essere sottoposti alle analisi del
Dna.
Nuovo caso di
aviaria accertato in Romania dove, un volatile è risultato positivo ai test.
L’area, posta subito in quarantena, è quella del delta del Danubio, la stessa
dove ad ottobre il virus H5N1 fu scoperto per la prima volta su un volatile.