RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 336 - Testo della trasmissione di venerdì 2 dicembre 2005

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa e la Famiglia Pontificia ascoltano la prima predica di Avvento di padre Raniero Cantalamessa

 

Tempo di Avvento, tempo per risvegliare la speranza di rinnovare il mondo: l’invito del Papa commentato da  Enzo Bianchi e Luigi Bobba

 

Il cardinale Martino ha presentato a Mosca il Compendio della dottrina sociale della Chiesa

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Serve un libero confronto delle idee per superare le contrapposizioni tra sostenitori e oppositori del relativismo etico: è quanto esorta il cardinale Camillo Ruini, intervenuto stamani, a Roma, al VII Forum del Progetto culturale

 

Con i Vespri solenni nella Cattedrale di Pamplona, in Spagna, si apre stasera l’Anno Saveriano, a 500 anni dalla nascita di San Francesco Saverio: intervista con padre Bartolomeo Sorge

 

Oggi si celebra la Giornata mondiale per l’abolizione della schiavitù: ce ne parla  Giampiero Cofano

 

A Roma la tradizionale mostra dei “100 presepi”: con noi il cardinale Francesco Marchisano e Mariacarla Menaglia

 

CHIESA E SOCIETA’:

Negli Stati Uniti è stata eseguita all’alba la condanna a morte di Kenneth Boyd. E’ il condannato numero mille da quando la pena di morte e’ stata reintrodotta nel 1976

 

Il web cattolico è a quota diecimila. Il dato rilevato dalla redazione dei siti cattolici italiani

 

Con un messaggio ai cittadini, il Consiglio permanente della Conferenza episcopale del Canada esorta a non disertare le urne in vista delle elezioni del 23 gennaio

 

Kofi Annan richiama i Paesi donatori a soccorrere le vittime di catastrofi naturali e conflitti

 

24 ORE NEL MONDO:

Il presidente palestinese Abu Mazen a Roma: Ciampi auspica uno Stato palestinese indipendente che conviva in pace con Israele

 

Incendio in un ostello per senza tetto in Germania: almeno dieci i morti

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 dicembre 2005

 

IL PAPA E LA FAMIGLIA PONTIFICIA ASCOLTANO LA PRIMA PREDICA DI AVVENTO

DI PADRE RANIERO CANTALAMESSA. IL RELIGIOSO CAPPUCCINO INVITA

A RIPORTARE CRISTO AI LONTANI CON UN ANNUNCIO  DEL VANGELO

CHE NON SIA SCHIACCIATO DALLA DOTTRINA

 

La fede in Cristo è stato il tema al centro della prima predica di Avvento di padre Raniero Cantalamessa, stamane nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano, alla presenza di Benedetto XVI e della Famiglia Pontificia. Il religioso cappuccino ha ringraziato il Papa per la fiducia accordatagli nel chiedergli di continuare nell’incarico di Predicatore della Casa Pontificia: incarico a cui è stato chiamato da Giovanni Paolo II nel lontano 1980. Il servizio di Sergio Centofanti:

 

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Padre Cantalamessa è partito dal ruolo che Gesù ha nella nostra cultura e ha parlato di una presenza-assenza di Cristo:

 

“A un certo livello – quello dei mass-media in generale – Gesù Cristo è molto presente, addirittura una ‘Superstar’, secondo il titolo di un noto musical su di lui … Ma se guardiamo all’ambito della fede, al quale egli in primo luogo appartiene, notiamo, al contrario, una inquietante assenza, se non addirittura rifiuto della sua persona.  In cosa credono, in realtà, quelli che si definiscono ‘credenti’ in Europa e altrove? Credono, il più delle volte, nell’esistenza di un Essere supremo, di un Creatore; credono che esiste un ‘aldilà’. Questa però è una fede deistica, non ancora una fede cristiana … Gesù Cristo è in pratica assente in questo tipo di religiosità”.

 

Di fronte a questa nuova situazione – ha affermato il religioso – occorre fare  un grande atto di fede perché Gesù ci ha detto di aver vinto il mondo. Il mondo in ciò che ha in sé di resistente al Vangelo. Dunque, nessuna paura o rassegnazione:

 

“Fanno sorridere le ricorrenti profezie sull’inevitabile fine della Chiesa e del cristianesimo nella società tecnologica del futuro. Noi abbiamo una profezia ben più autorevole cui attenerci: i cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”.

 

Per rievangelizzare il mondo post-cristiano, padre Cantalamessa ha detto che bisogna ripartire dal Kerygma, l’annuncio forte di due fatti: Gesù è morto per i nostri peccati ed è risorto per la nostra giustificazione. Venire alla fede è l’improvviso e stupito aprire gli occhi a questa luce: Gesù è il Signore! Il problema – secondo il religioso – è quando la Chiesa schiaccia con la dottrina l’annuncio evangelico e quindi il miracolo del venire alla fede. Siamo più preparati – ha detto – a essere pastori che pescatori di uomini: spesso ci si preoccupa solo di quanti vengono in chiesa e non di quelli che si sono allontanati o vivono ai margini:

 

“È questa una delle cause per cui in certe parti del mondo tanti cattolici abbandonano la Chiesa cattolica per altre realtà cristiane; sono attratti da un annuncio semplice ed efficace che le mette in diretto contatto con Cristo e fa loro sperimentare la potenza del suo Spirito. Poche settimane fa è venuto a Roma una famoso predicatore evangelico. Sono andato, c’erano 15 mila persone dentro il Palalottomatica all’EUR ed anche fuori, tra cui io, perché era pieno e non ci lasciavano entrare. Fuori ho domandato alla gente: ma perché siete qui? Erano cattolici, decisi a rimanere tali, per fortuna. Risposta: cerchiamo qualcosa che non c’è nelle nostre parrocchie”.

 

Ma cosa vuol dire: Gesù è il Signore?

 

“Dire ‘Gesù è il Signore!’ significa prendere una decisione di fatto. È come dire: Gesù Cristo è il ‘mio’ Signore; gli riconosco ogni diritto su di me, gli cedo le redini della mia vita; io non voglio vivere più ‘per me stesso’, ma ‘per lui che è morto e risorto per me’. Proclamare Gesù come proprio Signore, significa sottomettere a lui ogni zona del nostro essere, far penetrare il Vangelo in tutto ciò che facciamo. Significa, per ricordare una frase del venerato Giovanni Paolo II, aprire, anzi spalancare le porte a Cristo”.

 

Quindi padre Cantalamessa ha concluso con una immagine la sua prima predica di Avvento:

 

“Mi è capitato a volte di trovarmi ospite di qualche famiglia e ho visto cosa succede quando suona il citofono e si annuncia una visita inattesa, La padrona di casa si affretta a chiudere le porte delle stanze in disordine, con il letto non rifatto, in modo da guidare l’ospite nel locale più accogliente. Con Gesù bisogna fare esattamente il contrario: aprirgli proprio le ‘stanze in disordine’ della vita, soprattutto la stanza delle intenzioni … Per chi lavoriamo e per che cosa lo facciamo? Per noi stessi o per Cristo, per la nostra gloria o per quella di Cristo? È il modo migliore per preparare in questo Avvento una culla accogliente a Cristo che viene a Natale. Così sia”.

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UDIENZE  E NOMINE

 

Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, un gruppo di presuli polacchi in visita ad Limina. Nel pomeriggio, è in programma l’udienza all’arcivescovo William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con il segretario del medesimo dicastero, l’arcivescovo Angelo Amato.

 

In Costa Rica, il Papa ha nominato vescovo di Limón il sacerdote José Rafael Quirós Quirós, del clero dell’arcidiocesi di San José de Costa Rica, finora vicario generale dell’arcidiocesi. Il nuovo presule, 50 anni, ha ottenuto la Licenza in Diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Dopo l’ordinazione, ha svolto tra l’altro gli incarichi di vicario parrocchiale, formatore e professore di Diritto canonico del Seminario Centrale a San José, direttore esecutivo del Segretariato della Conferenza episcopale costaricense.

 

 

TEMPO DI AVVENTO, TEMPO PER RISVEGLIARE LA SPERANZA DI RINNOVARE IL MONDO: L’INVITO DEL PAPA E LA RESPONSABILITA’ DEI LAICI AD UNA TESTIMONIANZA GIOIOSA

- Intervista con Enzo Bianchi e Luigi Bobba -

 

Risvegliare “la speranza di potere, con l’aiuto di Dio, rinnovare il mondo”: l’invito di Benedetto XVI, all’Angelus nella prima domenica di Avvento. “L’attesa di una terra nuova – ha spiegato il Papa - non deve però indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente”. Su questa riflessione del Santo Padre, Fabio Colagrande ha chiesto un commento ad Enzo Bianchi, priore della comunità ecumenica di Bose.

        

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R. – Se la nostra speranza è davvero il Regno dei cieli, se crediamo davvero ad un cielo nuovo e ad una terra nuova, non possiamo che vivere gioiosamente, come ci chiede il tempo dell’Avvento. E se viviamo gioiosamente la speranza, gli uomini, i quali sono in cerca di speranza, si renderanno conto che questa speranza è in noi e ci chiederanno di comunicarla agli altri.

 

D. – Dice la prima lettera di Pietro che bisogna saper anche rendere ragione della speranza che è in noi. Questo chiama tutti i cattolici ad un compito importante, anche nella comunicazione e nella testimonianza…

 

R. – Sì, attraverso - come dice però Pietro nella sua lettera - prima ancora che con le parole, con il comportamento bello. Pietro dice ai cristiani abbiate un bel comportamento in mezzo ai non cristiani, ma un comportamento che sia capace di simpatia con gli uomini, che narri loro che noi viviamo di speranza e di amore, non viviamo di legge e non siamo chiamati ad una guerra contro di loro.

 

D. – Il Papa poi ha invitato ad essere vigilanti nell’attesa dell’ultima venuta di Cristo. Come vivere questo tempo di Avvento, facendosi trovare pronti?

 

R. – Soprattutto con l’attenzione, l’attenzione è sempre un’assunzione di responsabilità verso noi stessi, verso la storia e verso i fratelli. E soprattutto pensiamo come responsabilità la preghiera. La preghiera è il più grande atto di responsabilità che un cristiano può fare nei confronti dell’umanità e della storia.

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“Nel tempo di Avvento – ha osservato ancora Benedetto XVI - la comunità cristiana avverte in sé un fremito di gioia, che si comunica in certa misura all’intera società”. Ma qual è il ruolo precipuo dei laici nel trasmettere questa adesione gioiosa alla vita. Fabio Colagrande lo ha chiesto a Luigi Bobba, presidente della Acli, Associazioni cristiane lavoratori italiani.

        

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R. – E’ come se si dicesse che la testimonianza cristiana non può essere mai rinchiusa, rinserrata in un qualche foro privato della coscienza, quasi che bastasse fare i conti personalmente con il buon Dio. Ma questa testimonianza è viva, vitale, vivificante solo se in grado di animare, cioè di essere segno, in tutte le realtà temporali. Le realtà temporali sono proprio quelle che sono consegnate ai laici, dove vive la loro specifica missione, il loro specifico ministero.

 

D. – Qual è secondo lei il modo migliore, perché questa attività dei laici avvenga in collaborazione con l’episcopato?

 

R. – Io credo che qui ci sia, da un lato la necessità che i laici si assumano fino in fondo le loro responsabilità e rischino con la loro intelligenza. Lo possono fare se si alimentano continuamente a quel Magistero sociale della Chiesa che oggi appare di straordinaria modernità, non mettendolo tra parentesi, né tanto meno facendolo a pezzetti, prendendo quello che serve più a giustificare scelte già fatte, che non ad essere criterio di discernimento e guida all’azione. Poi, dentro questa autonomia e questa capacità di azione e di responsabilità nelle realtà temporali, confrontarsi, verificarsi continuamente con i pastori, perché questa loro azione in qualche modo va illuminata e giudicata sulla base del Vangelo e sulla base dell’insegnamento costante della Chiesa. Ma, prima di tutto, credo che sia un invito a non sottrarsi alle proprie personali responsabilità.

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LE PROSPETTIVE COMUNI ALLA CHIESA CATTOLICA E ALLA CHIESA ORTODOSSA RUSSA

IN CAMPO SOCIALE, POSTE IN RILIEVO DAL CARDINALE RENATO MARTINO

CHE HA PRESENTATO A MOSCA

IL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

- A cura di Paolo Scappucci -

 

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Il Compendio della dottrina sociale  della Chiesa, pubblicato l’anno scorso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e I Fondamenti della Concezione Sociale, documento approvato dal Concilio dei Vescovi della Chiesa Ortodossa Russa nell’agosto del 2001, hanno un comune orizzonte, costituito soprattutto dall’idea di fondo che l’insegnamento sociale  e la presenza attiva nella storia a servizio dell’uomo appartengono alla natura stessa della Chiesa. Lo ha affermato ieri pomeriggio a Mosca il Presidente del dicastero vaticano, cardinale Renato Raffaele Martino, aggiungendo che “l’integralità del messaggio di salvezza di Cristo e il servizio della Chiesa al mondo per la piena liberazione umana, nella storia e oltre la storia, sono prospettive comuni ad entrambi i documenti”.

 

Il porporato che, accompagnato dal Segretario del dicastero, vescovo Giampaolo Crepaldi,  ha presentato il Compendio  presso la Casa della Cultura della capitale russa nell’ambito della Mostra del libro culturale russo, ha sottolineato che nei due testi si possono anche individuare i temi sociali emergenti nel prossimo futuro per il dialogo e la collaborazione tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa russa. Essi sono il tema dei diritti umani, quello della democrazia, quello della dignità e promozione del lavoro, il tema della tutela dell’ambiente e soprattutto quello della pace.

 

Tratteggiando le linee principali del Compendio, definito “un manifesto per realizzare un nuovo umanesimo integrale, solidale e aperto alla trascendenza”, il cardinale Martino ha messo in rilievo la necessità di riscoprire il bene comune, inteso come la dimensione sociale  e comunitaria del bene morale, e l’inscindibile rapporto dell’economia con l’etica, giacché entrambe trovano il loro fondamento e la loro ragion d’essere nell’uomo ed entrambe tendono, secondo prospettive diverse, a comprenderlo in tutta la sua piena dignità per la costruzione di un  ordine economico eticamente orientato  a servizio della persona.  

 

Il presidente di Giustizia e Pace ha anche evidenziato che la democrazia, secondo il Compendio, è il sistema politico che, meglio degli altri, favorisce la partecipazione e quindi la solidarietà reciproca e la collaborazione, ma la democrazia stessa va intesa non solo come libertà politica ed elettorale, ma anche e soprattutto come tutela e sviluppo della persona. Come problema etico  va poi oggi percepito anche il problema ecologico, evitando l’idolatria della natura ma neppure concependo quest’ultima come campo indiscriminato  di esercizio della tecnica. “Quando l’uomo vuole porsi al posto di Dio – ha ammonito il cardinale Martino – perde di vista anche se stesso  e la sua responsabilità di governo della natura”.

 

Presiedendo mercoledì sera  a Mosca una concelebrazione eucaristica nella cattedrale dell’Immacolata Concezione, il porporato, che è rientrato oggi a Roma, ha detto nell’omelia che “come la Madonna del Magnificat la Chiesa è e deve essere strumento eletto che annuncia e attualizza la giustizia e la santità di Dio, la sua potenza che disperde i superbi, rovescia i potenti e rimanda i ricchi a mani vuote… Quel canto si spande su tutta la terra per incitare a costruire, nella giustizia e nella pace, un mondo nuovo fatto di fratelli e di amici”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

La prima pagina si apre con un articolo sull’Iraq dal titolo: “Non finiscono gli atti barbari; video con l’assassinio di un iracheno”.

Sempre in prima, Stati Uniti: eseguita la millesima condanna a morte in un carcere della North Carolina.

 

Servizio vaticano - La prolusione del cardinale Angelo Sodano in occasione del XXXIV Convegno nazionale della Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia, a Montecatini Terme.

Un articolo di Giampaolo Mattei sulla visita pastorale del cardinale Crescenzio Sepe in Vietnam. Il titolo dell’articolo è “Quegli applausi gioiosi e travolgenti segno di fedeltà e di comunione con il Papa”.

 

Servizio estero - Terrorismo: l’azione politica di prevenzione, cardine della strategia europea; riunione dei Ministri dell’interno dell’Unione Europea all’indomani dell’aggiornamento dei lavori alle Nazioni Unite.

Un pagina speciale - a cura di Pieluigi Natalia e Gabriele Nicolò – sull’Africa: “Grandi Laghi di dolore”.

 

Servizio culturale - Un articolo di Armando Rigobello dal titolo “La psicanalisi travolta dal crollo delle ideologie”: un recente volume pubblicato in Francia.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema dell’economia: l’aumento dei tassi - deciso dalla Banca centrale europea - preoccupa le famiglie.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

2 dicembre 2005

 

SERVE UN LIBERO CONFRONTO DELLE IDEE PER SUPERARE LE CONTRAPPOSIZIONI

TRA SOSTENITORI E OPPOSITORI DEL RELATIVISMO ETICO: E’ QUANTO ESORTA

IL CARDINALE CAMILLO RUINI, INTERVENUTO STAMANI, A ROMA,

AL VII FORUM DEL PROGETTO CULTURALE.

IL PRESIDENTE DELLA CEI HA INOLTRE SOTTOLINEATO

CHE LA SOGGETTIVITÀ PERSONALE E’ IL VERO MOTIVO DI CONTRASTO

 NEI RAPPORTI STATO-CHIESA

 

Sì “al libero confronto delle idee” tra i sostenitori e gli oppositori del relativismo nel campo dell’etica pubblica: è la proposta avanzata dal cardinale vicario Camillo Ruini, al VII Forum del Progetto culturale su “Cattolicesimo italiano e futuro del Paese", apertosi oggi a Roma proprio con la prolusione del presidente della CEI. Il porporato si è anche soffermato sui rapporti Chiesa-Stato e sul dialogo tra fede e scienza. Ce ne parla Alessandro Gisotti:

 

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“Affidarsi al libero confronto delle idee, rispettandone gli esiti democratici pure quando non possiamo condividerli”: è quanto esorta il cardinale Camillo Ruini, quale via per “superare, a livello pratico, lo stallo generato dalla contrapposizione tra i sostenitori e gli avversari dell’approccio relativistico in materia di etica pubblica, senza obbligare né gli uni né gli altri a recedere dall’agire secondo i propri convincimenti”. E ciò, ha aggiunto, “per stemperare il clima di un confronto che prevedibilmente si protrarrà assai a lungo, arricchendosi di sempre nuovi argomenti”. Da una parte, ha constatato, “i fautori del relativismo continueranno a pensare che in certi casi siano stati violati i “diritti di libertà”, mentre i sostenitori di un approccio collegato all’essere dell’uomo continueranno a ritenere che in altri casi siano stati violati diritti fondati sulla natura, e perciò  antecedenti ad ogni umana decisione”. Ma, è stato il suo richiamo “non vi sarà motivo di accusarsi reciprocamente di oltranzismo antidemocratico”.

 

Il cardinale Ruini ha sottolineato che il 2005 è stato “un anno particolarmente intenso" per la Chiesa in cui “l’Italia ha fortemente percepito la sua anima e il suo fondo cattolici”. Momenti più significativi di questo anno “la malattia e la morte di Giovanni Paolo II” e la “rapida elezione di Benedetto XVI”. Il presidente della CEI si è quindi soffermato sul referendum sulla legge sulla procreazione assistita. “Esso – ha rilevato - ha rappresentato un forte motivo di impegno e di unità per i cattolici italiani e al contempo di incontro e convergenza con significativi rappresentanti della cultura laica”. D’altro canto, ha riconosciuto il porporato, il referendum ha contribuito anche a “far emergere una nuova e certamente non desiderabile fase di tensione nei rapporti con altri laici, soprattutto sul piano politico e mediatico, mentre nella realtà concreta del Paese una simile difficoltà sembra di gran lunga meno presente”. Ha poi evidenziato come dato particolarmente incoraggiante il fatto che le grandi domande sull’uomo e sulla vita interessino e coinvolgano “con forza crescente proprio coloro che più sono impegnati nella ricerca scientifica”.


Oggi, ha detto ancora il cardinale Ruini, nei rapporti Stato-Chiesa “i veri motivi di contrasto” fanno “riferimento all’area della soggettività personale e delle norme pubbliche entro le quali occorre in qualche modo inquadrarla”. In particolare, ha avvertito, recentemente si è “diffusa e tende ad affermarsi come unica valida nello spazio pubblico, la posizione secondo la quale la libertà individuale e i diritti di libertà costituiscono il valore fondamentale che misura tutti gli altri, con la conseguente esclusione di ogni vera o presunta discriminazione ai danni di qualcuno”. Ma se questo è “l’unico criterio regolatore dell’etica pubblica”, ha osservato, ne deriva che “non potrebbe essere ammesso, a livello pubblico, alcun riferimento a ciò che è bene o male in se stesso”.

 

“Si comprende quindi facilmente – è stata la riflessione del cardinale Ruini – come questa libertà individuale che non discrimina, per la quale in ultima analisi tutto è relativo al soggetto, tenda ad escludere o sottomettere ogni altra posizione, che può essere lecita, sempre a livello pubblico, soltanto finché rimane subordinata e non in contraddizione rispetto a un tale criterio relativistico”. È questo, ha evidenziato, “il vero motivo di contrasto non solo con ogni pretesa di valenza pubblica di un’etica di ispirazione cristiana, o di altra matrice religiosa, ma anche con un’etica che si richiami a un proprio oggettivo fondamento umanistico”.

        

Rivolgendo poi l’attenzione al rapporto tra scienza e fede, si è soffermato sul dibattito relativo alla teoria dell’evoluzione. L'evoluzionismo non è più una semplice ipotesi ma una vera teoria, ha ricordato il cardinale Ruini, ma occorre tenere aperto lo spazio per una intelligenza creatrice. Non deve esserci perciò una “proiezione filosofica e ateistica dell'evoluzionismo”.

        

Nella sua prolusione, il porporato ha quindi richiamato l’esortazione di Benedetto XVI ad “allargare gli spazi della razionalità”. Quella scientifica, ha detto il cardinale Ruini, ha certo una sua “legittimità” ma “se dimentica il proprio carattere di scelta metodologica e pretende di costituire l’unica forma di conoscenza della realtà contraddice quel canone e quel limite che essa stessa si è giustamente imposta”. Per questo, “abbiamo bisogno di un ethos più autenticamente umano” ispirato “all'amore concreto del prossimo”. Un grande compito, ha esortato, “nel quale i cristiani laici hanno un ruolo essenziale e determinante”. Ancora, ha detto il presidente della CEI, abbiamo bisogno di “un’etica della pace, dell’andare oltre il proprio interesse particolare”, finalmente, di “un’etica dell’amore concreto del prossimo”.

 

Intervenendo all’incontro, il filosofo Luigi Alici, presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, ha sottolineo che per “superare la crisi attuale della cultura che non parla più oggi di persona umana ma soltanto individui” va rimessa “al centro della questione antropologica il tema dell'unità, integralità e dignità della persona umana, come orizzonte capace di ispirare un'idea di umanità aperta e inclusiva". Quindi, parlando delle “coppie di fatto”, ha detto che queste sono una sorta di “organismi sociali geneticamente modificati”, che "con disinvoltura si cerca di trapiantare nel vissuto collettivo prefigurando una loro sostanziale omologazione giuridica rispetto allo statuto di società naturale, che la nostra Costituzione riconosce alla famiglia fondata sul matrimonio”.

 

Dal canto suo, il direttore del quotidiano della CEI, “Avvenire”, Dino Boffo ha messo l’accento sul rischio dell’omologazione nei mezzi di comunicazione di oggi. D’altra parte, ha espresso l’auspicio che nel dibattito culturale del Paese “non continui ad affiorare esclusivamente l’autorevole esercizio di discernimento condotto dal presidente dei vescovi italiani, che nelle sue prolusioni dà voce al formarsi di un giudizio collegiale. Servono invece – ha aggiunto – tante e tante mini-prolusioni. Non importa se scritte: importa che segnalino processi di pensiero”.

 

Da ultimo, mons. Gianni Ambrosio, consulente del Servizio nazionale CEI per il progetto culturale ha affermato che dinanzi alla “novità” e alla “drammaticità” della nuova questione antropologica è necessario che le democrazie occidentali ripensino il loro “modo di rapportarsi alle tradizioni religiose e all'etica pubblica”. Ripensamento, ha aggiunto, che riguarda anche “le stesse tradizioni religiose e dunque anche il cattolicesimo italiano”.

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CON I VESPRI SOLENNI NELLA CATTEDRALE DI PAMPLONA SI APRE L’ANNO SAVERIANO PER IL QUINTO CENTENARIO DELLA NASCITA DI SAN FRANCESCO SAVERIO

E A 450 ANNI DALLA MORTE DI SANT’IGNAZIO DI LOYOLA

- Intervista con padre Bartolomeo Sorge -

        

Con i Vespri solenni celebrati nella Cattedrale di Pamplona (capitale della regione della Navarra, in Spagna) iniziano questa sera le celebrazioni del quinto centenario della nascita di San Francesco Saverio, nato nel Castello di Saverio il 6 aprile del 1506 e morto nell’isola di Sancian alle porte della Cina continentale il 3 dicembre del 1552. La Compagnia di Gesù, con un anno giubilare, ricorda anche i 450 anni dalla morte di Sant’Ignazio di Loyola e il 500° anniversario della nascita del Beato Pierre Fabre. Si tratta dei fondatori della Compagnia di Gesù. A presiedere la celebrazione sarà l’arcivescovo di Pamplona, mons. Fernando Sebastián Aguilar. Saranno presenti anche il Preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Peter Hans Kolvenbach, i Provinciali di tutto il mondo e numerose autorità civili e politiche. Il servizio di padre Ignacio Arregui.

 

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Nei suoi 11 anni di evangelizzazione lungo il Continente asiatico, Francesco Saverio e stato considerato come uno dei più grandi apostoli dei tempi moderni: ha aperto nuove strade alla Chiesa in alcuni tra i più importanti Paesi come l’India e il Giappone e preparando l’ingresso nella Cina continentale. E’ stato proclamato Patrono delle Missioni, titolo che più tardi è stato conferito anche a Santa Teresa del Bambin Gesù. Oggi la persona e l’opera di San Francesco Saverio interessa intere Nazioni, un gran numero di università e istituzioni culturali di Europa e Asia.

 

L’inaugurazione ufficiale del quinto centenario saveriano avrà luogo domani, 3 dicembre, festività liturgica di San Francesco Saverio nel Castello Santuario dove è nato il 6 aprile del 1506. Da parte della Compagnia di Gesù, può definirsi  eccezionale la presenza di tutti i Superiori Provinciali gesuiti del mondo, circa 128, che in questi giorni insieme con il Preposito partecipano ai lavori di una assemblea straordinaria nel Santuario di Sant’Ignazio di Loyola.

 

Per la giornata di domani nel Castello di Saverio è prevista l’inaugurazione della mostra saveriana e dell’archivio di tutta la documentazione raccolta da padre Shurhammer lungo la sua vita come storico. Quindi, dopo una manifestazione musicale e multiculturale con la quale sarà anche inaugurato il nuovo auditorium, l’arcivescovo di Pamplona, mons. Sebastian, darà inizio alle 12.00 alla solenne celebrazione eucaristica.

 

I giornali della Navarra e dei Paesi Baschi offrono oggi una ampia informazione sulle celebrazioni del quinto centenario della nascita di San Francesco Saverio. In un breve articolo pubblicato da un giornale della Navarra, padre Kolvenbach scrive: “San Francesco Saverio ha aperto nuove strade, ha avuto come obiettivo il Regno di Dio, ha dato la sua vita, ancora giovane, convinto che valeva la pena di darla nella sequela di Cristo”.

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Tiziana Campisi ha chiesto al padre gesuita Bartolomeo Sorge come riscoprire oggi le personalità dei fondatori della Compagnia di Gesù:

 

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R. – Fin dall’inizio, questi primi gesuiti sono stati gli uomini della strada che portavano l’ideale, la gloria di Dio, nutriti dagli Esercizi, nelle trincee più avanzate.

 

D. – In che modo sintetizzare la spiritualità ignaziana e riproporla all’uomo di oggi?

 

R. – Ci disse Paolo VI che l’identità del gesuita è trovarsi ad arare i campi più difficili, quindi dove ci sono difficoltà. Nei crocevia delle ideologie, nelle trincee sociali, dove culturalmente si confrontano le idee, dove l’uomo nasce, vive e muore e pensa: lì sono i gesuiti per vocazione. Quindi, il nostro ideale – per la maggior gloria di Dio – è quello di essere, per dirla ancora con una frase di Paolo VI, agli avamposti dell’evangelizzazione, essere un po’ i marines della Chiesa, i marines di Dio. E questo spirito ci viene dagli Esercizi che ci rendono incarnati nelle situazioni storiche, ci fanno condividere socialmente in ogni epoca le situazioni dei più bisognosi o gli interrogativi anche più profondi che la mente e la coscienza umana si pongono; e al tempo stesso, portiamo – nonostante la nostra fragilità ed i nostri limiti – la luce del Vangelo. Quindi il gesuita vive in comunità però, come diceva Sant’Ignazio, “noi stiamo insieme per disperderci, per andare in ogni luogo dove ci aspetta la gloria di Dio”. Questo oggi è ancora vero perché è lo spirito del carisma perché, con il variare degli eventi dei tempi, il carisma non invecchia ma si ravviva di volta in volta.

 

D. – Quale realtà missionaria vive, nel Terzo Millennio, la Compagnia di Gesù e a quali mete guarda?

 

R. – Siamo ormai 20 mila, sparsi in 113 Paesi del mondo, con oltre 100 università, facoltà teologiche e filosofiche, cercando di formare circa 2 milioni di studenti l’anno, e questa è una delle forme nuove, cioè quello che muove gli uomini sono le idee, e Sant’Ignazio ha sempre posto l’accento sulla priorità dell’impegno culturale, il che vuol dire oggi presenza nei mass media, nella comunicazione sociale. Poi, accanto a questo, l’apostolato sociale, un’altra delle componenti del carisma ignaziano, quindi le missioni estere, iniziate da Francesco Saverio, si sono sviluppate in modo ormai nuovo, diverso ma con lo stesso fervore; in genere, con forme nuove di presenza sociale secondo le situazioni locali: l’assistenza agli immigrati e tutte queste nuove forme che aprono un futuro diverso, di un mondo ormai unificato, soprattutto valorizzando la vocazione dei laici all’interno stesso della Compagnia, nella Chiesa e nella società. Una delle nuove frontiere della Compagnia di Gesù nel nuovo Millennio è portare il Vangelo nel confronto delle culture, imparando a vivere uniti nella diversità e cercando, attraverso l’incontro con le religioni, soprattutto quelle monoteistiche, ma insomma con tutte le religioni del mondo, per potere realizzare una umanità di pace e di giustizia.

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DUE MILIONI DI PERSONE, SOPRATTUTTO DONNE E BAMBINI,

VITTIME DELLA TRATTA DI ESSERI UMANI.

APPELLO DI KOFI ANNAN PER LA GIORNATA MONDIALE

PER L’ABOLIZIONE DELLA SCHIAVITU’

 

Si è aggiornata adeguandosi alle esigenze moderne, la schiavitù, che continua ad essere una piaga infamante per centinaia di migliaia di disperati. Perdita della dignità, umiliazioni, abusi fisici e psicologici accompagnano le vittime delle nuove schiavitù nella loro quotidianità fatta di lavori forzati o di sfruttamento sessuale, con donne e bambini a rappresentare il baluardo più indifeso in mano ai nuovi “schiavisti”. L’odierna Giornata per l’abolizione della schiavitù stigmatizza una situazione ancora drammatica, come ci riferisce nel suo servizio Giovanni Augello.

 

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Il pieno rispetto dell’essere umano esige tolleranza zero nei confronti della schiavitù. E’ questo il messaggio del segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, in occasione della Giornata per l’abolizione della schiavitù. Il fenomeno ha assunto diverse forme, identificandosi nello sfruttamento sessuale, nel lavoro forzato e nel traffico di esseri umani. Ma lo stretto legame con la criminalità ne fa molto spesso una realtà nascosta. Al mondo, infatti, sono circa 12 i milioni di esseri umani sottoposti a lavoro forzato e quasi 2 milioni e mezzo di loro sono le vittime silenziose della tratta. A più di 50 anni dall’adozione di una convenzione internazionale per reprimere il traffico di esseri umani la piaga della schiavitù resta ancora una ferita del nostro tempo, come ci conferma Giampiero Cofano, responsabile del servizio antitratta internazionale dell’Associazione Papa Giovanni XXIII:

 

“La situazione è grave a livello europeo. Una relazione del commissario Frattini parla di circa un milione di persone che sono vittime del traffico di esseri umani, di cui l’80 per cento è costituito da donne e bambini. Il 70 per cento, poi, delle vittime viene utilizzato per lo sfruttamento a scopo sessuale. In Italia, si tratta sempre di un settore illegale, pieno di ombre e quindi è difficile avere stime precise, però possiamo tranquillamente affermare che sono circa 10 mila le vittime, e di queste un 40 per cento sono minori”.

 

In primo piano, il problema del traffico di esseri umani. Chiedendo alla comunità internazionale maggiore concretezza nei confronti della criminalità organizzata, responsabile della tratta, Kofi Annan ha esortato tutti gli Stati a ratificare il protocollo contro il traffico di esseri umani. Molti, infatti, sono gli Stati che non hanno ancora adottato il protocollo e l’Italia è tra questi, pur con qualche eccezione. Ancora Giampiero Cofano:

 

“In Italia siamo stati i primi ad emanare delle leggi. Dal 1998, abbiamo una legge che consente la protezione, l’accoglienza, il portare a nuova vita queste vittime che sfuggono dalle maglie criminali. Una nuova legge c’è per il contrasto alla tratta, però tutto questo sembra che non sia sufficiente. D’altra parte, però, c’è una fortissima responsabilità anche da parte nostra”.

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A ROMA LA TRADIZIONALE MOSTRA “100 PRESEPI”

- Interviste con il cardinale Francesco Marchisano e con Mariacarla Menaglia -

 

160 presepi, 10 regioni italiane e 20 paesi esteri coinvolti: sono solo alcuni numeri della mostra “100 presepi”, inaugurata nei giorni scorsi (24 novembre n.d.r.) a Roma nelle Sale del Bramante di piazza del Popolo. Una rassegna ormai tradizionale che quest’anno festeggia la 30° edizione e che resterà aperta per tutto il periodo natalizio, fino all’8 gennaio. Il servizio di Isabella Piro.

 

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(musica)

 

Ci sono i classici napoletani, con le statuine rivestite di panno, e gli alternativi costruiti con le matite colorate. E poi, c’è quello tutto bianco dedicato ai bambini di Beslan. Sono solo alcuni dei presepi esposti alla mostra “100 presepi”. Arrivano da tutto il mondo, dall’Italia, Irlanda, Croazia, Brasile, dagli Stati Uniti. Tre le iniziative speciali di quest’anno, per festeggiare la 30° edizione della mostra. Mariacarla Menaglia, direttrice della rassegna:

 

“C’è l’annullo filatelico speciale che abbiamo fatto insieme all’Ente delle Poste Italiane; per la seconda cosa, siamo riusciti finalmente a fare il catalogo in tre lingue, italiano, francese ed inglese. L’altra cosa importante è il presepe come gioco, che facciamo ormai da sette anni, ma che quest’anno abbiamo iniziato da settembre, prendendo cinque scuole a campione della periferia di Roma, quattro elementari ed una prima media, hanno fatto un presepe e adesso faremo votare i bambini che partecipano al laboratorio ‘presepe come gioco’ nel periodo della mostra e sceglieranno loro il presepe più bello”.

 

Fu San Francesco a costruire il primo presepe; da allora questo simbolo si è consolidato nel tempo. Il cardinale Francesco Marchisano, arciprete della Basilica Vaticana:

 

“Questi presepi sono una pre-evangelizzazione di primissimo ordine, che anche i bambini comprendono bene. Ciò che lo rende speciale sempre è la facilità di essere compreso e capito, non soltanto dagli adulti, ma anche dai bambini. E’ una rappresentazione molto immediata, molto umana: è Gesù che nasce e rappresenta veramente ciò che capita in tutte le famiglie quando nasce un bambino. Gesù poteva nascere, poteva presentarsi al mondo in mille modi. Dio ha voluto nascere da una donna perché è la cosa più bella che c’è sulla terra, la figura di una mamma, che è capace di creare una nuova persona. E Gesù ha voluto lui stesso farci capire quanto sia bello avere una famiglia, avere una mamma”.

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CHIESA E SOCIETA’

2 dicembre 2005

 

 

 

ESEGUITA ALL’ABA CONDANNA A MORTE DI KENNETH BOYD NEL NORD CAROLINA.

 E’ IL CONDANNATO NUMERO MILLE DA QUANDO LA PENA CAPITALE

E’ STATA REINTRODOTTA NEL 1976. NEGLI STATI UNITI E NEL MONDO LE PRESSIONI PER METTERE FINE ALLA PRATICA DELLE ESECUZIONI CONTINUANO

 

WASHINGTON. = “Dopo aver esaminato attentamente fatti e circostanze del caso, non vedo alcuna ragione di accordare la grazia “. Sono bastate poche parole al governatore dello stato del Nord Carolina per gelare le speranze di vedere sospesa o commutata la condanna a morte per Kenneth Boyd. 57 anni, reduce dal Vietnam, Boyd è stato giustiziato con un’iniezione letale alle 2 e 30 del mattino, mentre decine di dimostranti tenevano alti i loro cartelli di protesta fuori dal carcere. Prima di morire - ha raccontato l’avvocato difensore – la sua principale paura è stata di perdere la propria identità in un numero: quello del condannato a morte numero 1000. “Sono una persona” avrebbe detto lo stesso Boyd - “non una statistica”. Ma il giorno dopo la sua morte sono proprio le statistiche a mostrare l’inquietante realtà della pena capitale. Dal 1977 ad oggi, segnala un rapporto di Amnesty International, l’80 per cento delle esecuzioni negli Stati Uniti è avvenuto in pochi stati del Sud, moltissimi tra i giustiziati appartenevano ad una minoranza etnica, avevano difficoltà economiche o una difesa inadeguata, mentre non sono mancati casi di esecuzioni ai danni di persone minorenni al momento del reato o con gravi malattie mentali. Dati che fanno eco a una situazione mondiale ancor più preoccupante. Solo nel 2004 sono state eseguite almeno 3797 condanne su un totale di 25 Paesi. La Cina rimane in testa nella macabra classifica delle pene capitali, con 3400 esecuzioni ufficialmente effettuate, a seguire Iran e Vietnam. I dati di cui disponiamo sono quelli forniti dalle autorità, sottolinea tuttavia Amnesty, secondo cui molti Stati continuano a praticare esecuzioni in segreto. Quanto allo Stato con il più alto numero di esecuzioni per abitanti, il primato spetta a Singapore. Proprio la città Stato asiatica metteva a morte ieri un giovane australiano sorpreso nel dicembre 2002 con 400 grammi di eroina. Intanto nel mondo continuano le iniziative di pressione sugli Stati che ancora esercitano la pena capitale. Due giorni fa, il 30 novembre è stata celebrata la Giornata mondiale contro le esecuzioni.

 

 

IN ITALIA IL WEB CATTOLICO E’ A QUOTA DIECIMILA. IL DATO E’ STATO

 RILEVATO DALLA REDAZIONE DEI SITI CATTOLICI ITALIANI, CHE EVIDENZIA

 LA COSTANTE CRESCITA DEL MONDO CATTOLICO ON LINE.

TRA LE REALTA’ PIU’  VITALI, LE PARROCCHIE

 

ROMA. = In Italia i siti Internet legati al mondo ecclesiale raggiungono quota diecimila. A rilevarlo è la redazione dei Siti cattolici, gruppo che attraverso il Web si occupa di monitorare lo sviluppo delle pagine legate alla Chiesa, in modo da poter favorire la creazione di una sorta di Rete del mondo cattolico telematico. www.agescilanciano2.it; www.benedetto16.ircq.it. Sono solo gli indirizzi degli ultimi due Siti aperti. Ma negli ultimi due anni, secondo i dati mostrati sul sito www.siticattolici.it , il mondo cattolico on line ha mostrato una vitalità costante, con tassi di crescita mai inferiori al 25 %. Tra i settori “trainanti” delle reti cattoliche, i siti dedicati alla musica, alle radio e alle televisioni cattoliche e anche quello delle pagine specializzate in arte sacra. Ma quali sono le tipologie del web ecclesiale, e quali i siti più apprezzati?  La fotografia della situazione attuale ce la restituisce  Francesco Diani, informatico mantovano, che dal giugno 1997 si occupa di registrare in una banca dati tutte le nuove pagine. Scorrendo la lista aggiornata, la categoria prevalente risulta essere quella della parrocchie con 2391 siti all’attivo, seguito dalle associazioni (2067) e dagli ordini religiosi (1222). Più distanti i siti istituzionali (Cei, diocesi e uffici pastorali diocesani). Quanto alla classifica dei siti più apprezzati, al vertice, per numero di clic, si attesta il sito ufficiale di Azione Cattolica Italiana, la più antica associazione laicale nazionale, seguita da Rinnovamento, sito che offre agli utenti la possibilità di scaricare i Canti del rinnovamento con tanto di testi e accordi. “Internet è un modo per essere Chiesa nel terzo millennio” osserva Diani, soffermandosi su questa realtà in costante movimento, e sottolineando come il mondo ecclesiale, quello di base e quello ufficiale, abbiano mostrato una notevole capacità di adeguamento rispetto alle nuove tecnologie offerte.

 

 

“IL VOTO E’ UNA DELLE CONQUISTE PIU’ PREZIOSE DEL CANADA”: CON UN MESSAGGIO

AI CITTADINI, IL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE

DEL CANADA, ESORTA A NON DISERTARE LE URNE,

IN VISTA DELLE ELEZIONI DEL 23 GENNAIO

 

OTTAWA. = “Il diritto di eleggere democraticamente un governo è una delle conquiste più preziose del nostro Paese”. Queste le parole scelte dalla Consiglio permanente della Conferenza episcopale canadese per esortare i cittadini a recarsi alle urne alle prossime elezioni federali, che si terranno il 23 gennaio 2006. Al centro del messaggio diffuso dai vescovi, le riflessioni sul senso della politica al giorno d’oggi e del bene comune. La funzione politica è oggi sottovalutata da troppi cittadini, sottolineano i presuli, che ricordano come essa abbia invece un ruolo fondamentale nel determinare gli indirizzi della società. “Ma – ribadiscono - la politica deve avere come scopo l’autentico interesse comune” e  per questo è importante esprimersi attraverso il voto. L’impegno del cittadino non deve tuttavia limitarsi alla compilazione della scheda. “Gli elettori” sottolineano i presuli “devono informarsi sugli orientamenti dei candidati, interrogarli sui valori che li animano ed insistere sulle attuali sfide sociali, economiche ed etiche con cui il Canada si sta confrontando oggi e dovrà fare i conti in futuro. Il pensiero dei vescovi canadesi va soprattutto alle categorie più deboli della società: i poveri, le famiglie e i bambini. Del resto, in questi ultimi anni, i vescovi canadesi sono intervenuti più volte su diverse questioni scottanti che hanno diviso il mondo politico e la società canadese. Tra queste, i due controversi progetti di legge sui matrimoni omosessuali e sulla procreazione assistita.

 

 

ONU: KOFI ANNAN RICHIAMA I PAESI DONATORI A SOCCORRERE LE VITTIME

DI CATASTROFI NATURALI E CONFLITTI. SERVONO ALMENO 4,7 MILIARDI DI AIUTI

 PER I 31 MILIONI DI SINISTRATI DEL MONDO

 

NEW YORK. = “L’anno che sta per concludersi è stato uno dei più negativi per le vittime delle catastrofi naturali e dei conflitti”. Il Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan approfitta dei primi giorni di dicembre per trarre un bilancio sul 2005 e richiamare gli Stati donatori a mantenere i propri impegni negli aiuti umanitari. “E’ in nome dei 31 milioni di sfollati, evacuati, vittime di disastri naturali e di guerre, che vi parlo” ha detto Kofi Annan. Un anno nefasto il 2005, ha ribadito, connotato da una serie eventi con conseguenze tragiche per le popolazioni civili. Tra questi il conflitto in Darfur, gli uragani in America centrale e settentrionale, i disordini in Uganda, nella Repubblica Democratica del Congo, in Burundi, le carestie in Niger, Mali e Burkina Faso. “In nome dei milioni di sfollati e sinistrati chiedo 4,7 miliardi di dollari di aiuti” questa la cifra necessaria a ridurre le sofferenze delle popolazioni colpite. “Non si può dire che non abbiamo i mezzi per pagare. La cifra che vi chiedo per un anno di aiuti è pari a soli due giorni di spese militari”. Altro capitolo, l’organizzazione degli aiuti umanitari, che in molti casi si è rivelata causa di ritardi e inefficienze. “Bisogna intervenire per ridurre  sprechi e versamenti tardivi”, ha ribadito il segretario dell’Onu. Tra le proposte presentate in passato al Palazzo di Vetro la creazione di un Fondo mondiale per le urgenze, da cui si possa attingere, ogni volta che si manifesti una crisi”.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

2 dicembre 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco ed Antonella Ratti -

 

 

L’Italia darà un appoggio concreto al processo di pace in Medio Oriente. E’ quanto ha assicurato questa mattina il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi al leader dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, in visita ufficiale a Roma. Tra i colloqui di Abu Mazen, anche quelli con il premier Berlusconi, con i presidenti di Senato e Camera, Pera e Casini, e con il leader dell’Unione, Prodi. E domani l’udienza in Vaticano da Papa Benedetto XVI. Servizio di Giampiero Guadagni:

 

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L’uomo che incarna la speranza dei palestinesi, il dirigente che persegue il nobile obiettivo di una pace giusta e duratura. Così Carlo Azeglio Ciampi ha salutato Abu Mazen, in visita ufficiale a Roma  a meno di un anno dalla sua nomina al vertice dell’Autorità nazionale palestinese, e a due mesi dalle elezioni palestinesi previste per il 25 gennaio. Ciampi ha assicurato il continuo, determinato sostegno dell’Italia all’obiettivo del popolo palestinese: uno Stato indipendente e sovrano che conviva con Israele in pace e sicurezza entro confini certi e riconosciuti. Un traguardo, afferma Ciampi, che oggi sembra più vicino, come dimostra tra l’altro il disimpegno israeliano da Gaza. Il dialogo politico deve svilupparsi secondo le tappe fondamentali indicati nella Road Map perché lo Stato palestinese non può nascere da una somma di atti unilaterali, ma quale esito – aggiunge Ciampi - di un percorso condiviso, aiutato dalla comunità internazionale. E il leader palestinese si rivolge soprattutto ad Unione Europea e Stati Uniti, per un maggiore impegno a far avanzare il processo di pace su questa strada. Abu Mazen ha sottolineato la scelta della trattativa come mezzo per risolvere il conflitto arabo-israeliano, e ha ricordato i nodi fondamentali da risolvere: lo status di Gerusalemme, la questione degli insediamenti ebraici nei Territori e il problema dei rifugiati palestinesi. Abu Mazen ha invitato Ciampi a visitare i Territori come presidente amico in rappresentanza di un popolo amico. Il leader dell’Autorità nazionale palestinese si è detto favorevole alla proposta avanzata nei giorni scorsi dal premier Berlusconi, che ha offerto la disponibilità dell’Italia a ospitare e finanziare i negoziati di pace.

 

Giampiero Guadagni, per la Radio Vaticana.

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E intanto le primarie di Al Fatah, la corrente maggioritaria dell’OLP che fa capo al presidente palestinese Abu Mazen, hanno subito un nuovo arresto.  Operazioni di voto sospese, infatti, in una cittadina non distante da Nablus, in Cisgiordania, dove i responsabili di seggio hanno trovato le urne bruciate. Nei giorni scorsi, in seguito a brogli e violenze, il presidente palestinese si era visto costretto a sospendere il voto nella Striscia di Gaza e in diverse località della Cisgiordania.

 

Le autorità libanesi hanno deciso di chiedere all’ONU di prorogare di altri 6 mesi il mandato della Commissione di inchiesta sull’assassinio dell’ex premier Rafic Hariri, ucciso in un attentato a Beirut lo scorso 14 febbraio. I risultati dell’indagine dovrebbero essere presentati il prossimo 15 dicembre.

 

Nuova operazione congiunta degli eserciti statunitense ed iracheno, questa mattina, contro la presenza dei ribelli a Ramadi, all'indomani di un'azione breve ma spettacolare degli insorti in nella città sunnita. Lo ha annunciato il comando americano.

 

Tragedia in Germania: almeno dieci persone sono morte ed altre cinque sono rimaste ferite per un incendio divampato in un ostello per senza tetto nella cittadina di Halberstadt, nello Stato centrale della Sassonia-Anhalt. Il nostro servizio:

 

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Non è ancora noto il numero esatto delle persone che abitavano nel centro di raccolta per persone senza fissa dimora di Halberstadt, nella ex Germania orientale. I vigili del fuoco sono intervenuti all’alba. Le fiamme si sono sprigionate nel pieno della notte, per motivi ancora non chiari, in uno dei container che fungevano da ricovero provvisorio nell’ostello. In ognuno dei container - hanno rivelato fonti della polizia - potevano dormire fino a 15 persone. Le stesse fonti hanno anche precisato che l’incendio è stato domato. La tragedia rievoca altri drammi analoghi: il più recente è il rogo divampato lo scorso mese di agosto a Parigi, in uno stabile abitato in prevalenza da immigrati africani. In quell’occasione, sono morte 17 persone. In seguito ad un altro incendio, scoppiato il 9 agosto e avvenuto in un palazzo di Berlino abitato soprattutto da extracomunitari, 9 persone erano rimaste uccise. A questa serie di tragedie bisogna poi aggiungere il rogo del 15 aprile in un albergo di Parigi, costato la vita a 24 immigrati.

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Al via, in Bielorussia, misure autoritarie anti-sommossa: il Parlamento di Minsk ha approvato a larga maggioranza un pacchetto di provvedimenti legislativi che inaspriscono le pene per i reati di istigazione alla protesta, di appartenenza a organizzazioni sediziose e di diffusione di notizie che pregiudichino gli interessi nazionali. Queste misure riducono i margini di garanzia di alcune libertà fondamentali, come la libertà di manifestazione del pensiero e quella di associazione. Non a caso, molti leader politici bielorussi sono accusati da tempo di gravi violazioni dei diritti umani. La Commissione Affari legali e Diritti dell’uomo dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) ha condannato, in una dichiarazione adottata lo scorso 16 settembre a Parigi, la repressione che viene sistematicamente “condotta contro i giornalisti indipendenti e alcuni militanti della società civile nella Repubblica di Bielorussia”.

 

Dopo cinque anni, la Banca Centrale Europea (BCE) ha alzato il costo del denaro. L’intervento, deciso ieri per frenare l’andamento dell’inflazione, prevede un incremento dei tassi di interesse. Il nostro servizio:

 

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Il rialzo dei tassi deciso ieri dalla Banca centrale europea è positivo per l’economia europea. Lo ha affermato il governatore di Banca di Francia, Christian Noyer, dopo il primo incremento della BCE in cinque anni. I tassi dell’area euro sono passati dal minimo storico del 2 per cento al 2,25 per cento. Il presidente della BCE, Jean-Claude Trichet, ha negato che la mossa di ieri impegni il direttivo “in una serie di rialzi” e ha ribadito che “non c’è nessuna decisione prestabilita”. Si agirà di volta in volta – ha aggiunto - tenendo conto della situazione congiunturale. Secondo il premier lussemburghese, Jean Claude Juncker, questo incremento dello 0,25 per cento non frenerà la crescita economica. I governi, gli imprenditori, i capi dei sindacati temono, invece, un rallentamento della ripresa economica. I principali effetti immediati di questo rialzo riguardano, soprattutto, il mercato immobiliare: i mutui diventano, infatti, più onerosi per chi decide di acquistare una casa. Chi ha già stipulato un mutuo a tasso variabile vedrà le proprie rate aumentare. Sarà anche più oneroso accendere un nuovo mutuo. Secondo i calcoli dell’ADUSBEF, l’aggravio per le famiglie che pagano un mutuo sarà compreso tra i 150 e i 300 euro l’anno. Sono previsti rincari anche nel caso di finanziamenti e prestiti. Il rialzo avrà anche effetti positivi: i conti correnti diventano, infatti, più remunerativi e i titoli di Stato più appetibili. Per quanto riguarda l’Italia, lo 0,25 per cento in più comporterà un aggravio sugli interessi che si devono pagare sul debito pubblico, ormai prossimo a 1.500 miliardi di euro.

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Il premier britannico Tony Blair, presidente di turno dell’Unione Europea e i premier di Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia non hanno raggiunto un accordo sul prossimo piano finanziario comunitario 2007-2013. Lo hanno annunciato lo stesso Blair e il premier ungherese Ferenc Gyurcsany in una conferenza stampa tenutasi stamani a Budapest. 

 

Processo SME in Italia. I giudici della corte d'appello di Milano hanno confermato la condanna di Cesare Previti a cinque anni così come quella di Attilio Pacifico a 4, mentre hanno ridotto la pena a 7 anni per l’ex capo del Gip di Roma Renato Squillante che in primo grado era stato condannato a 8 anni.

 

In Sri Lanka, il governo ha respinto l’ultimatum dei ribelli Tamil, che hanno proposto una risoluzione definita “razionale” del conflitto etnico entro la fine dell’anno, pena la ripresa della guerra civile. E’ quanto ha dichiarato il ministro degli Affari costituzionali del Paese asiatico.

 

In Nepal, giungono segnali di distensione dai ribelli maoisti che lottano contro il potere monarchico del re Gyanendra. Il leader del partito comunista nepalese (UML), Prachanda, ha annunciato la decisione di prolungare il “cessate il fuoco” di un mese. La notizia, diffusa solo alcune ore prima dello scadere dei termini di una tregua precedente, è stata accolta con soddisfazione da tutti gli schieramenti politici del Paese. Si tratta, infatti, di un importante passo in avanti dei maoisti verso la rinuncia all’utilizzo della violenza per la restaurazione della democrazia. La guerriglia antimonarchica maoista, iniziata nel 1996, ha causato, finora, più di 12.500 morti. La situazione politica del piccolo Stato dell’Asia meridionale si è ulteriormente inasprita dallo scorso febbraio, quando il sovrano ha destituito il governo, dichiarato lo Stato di emergenza e assunto su di sé tutto il potere esecutivo. Manifestazioni di protesta contro il re, appena rientrato dall’Africa, si sono verificate proprio oggi nel Paese, causando 12 feriti. 

Disordini in Costa d’Avorio: un gruppo di uomini armati ha assalito, nella notte, una stazione di polizia di Abidjan, capitale commerciale del Paese. Al momento non si hanno notizie di morti o feriti, ma le forze di sicurezza - secondo alcune testimonianze - sono riuscite a ristabilire immediatamente la calma nel quartiere popolare di Adjamé. L’irruzione armata nella stazione avviene in un momento estremamente delicato per la stabilità del Paese africano. Non è stato ancora raggiunto, infatti, un accordo fra i vari schieramenti politici per la scelta del primo ministro di transizione. Si tratta di una figura prevista dalla risoluzione numero 1633 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con lo scopo di coadiuvare il capo dello Stato, Laurent Gbagbo, ad organizzare il disarmo e le operazioni elettorali in Costa d’Avorio, prima delle presidenziali del 31 ottobre 2006.

Ad Haiti, sono stati tutti rilasciati gli 11 bambini rapiti ieri nella capitale Port-au-Prince da un commando armato, mentre si stavano recando a scuola su un minibus. Lo ha riferito la polizia. I rapitori hanno liberato gli scolari poche ore dopo il sequestro, in cambio di un riscatto.

 

 

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