RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
336 - Testo della trasmissione di venerdì 2 dicembre 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Papa e la Famiglia Pontificia ascoltano la prima
predica di Avvento di padre Raniero Cantalamessa
Il cardinale Martino ha
presentato a Mosca il Compendio
della dottrina sociale della Chiesa
OGGI IN PRIMO PIANO:
Oggi si celebra la Giornata mondiale per l’abolizione della schiavitù: ce ne parla Giampiero Cofano
CHIESA E SOCIETA’:
Il web cattolico è a quota diecimila. Il dato rilevato
dalla redazione dei siti cattolici italiani
Kofi
Annan richiama i Paesi donatori a soccorrere le vittime di catastrofi naturali
e conflitti
Il presidente palestinese Abu Mazen a Roma: Ciampi auspica uno Stato
palestinese indipendente che conviva in pace con Israele
Incendio in un ostello per senza tetto in Germania: almeno dieci i morti
IL PAPA E LA FAMIGLIA PONTIFICIA ASCOLTANO LA
PRIMA PREDICA DI AVVENTO
DI
PADRE RANIERO CANTALAMESSA. IL RELIGIOSO CAPPUCCINO INVITA
A
RIPORTARE CRISTO AI LONTANI CON UN ANNUNCIO
DEL VANGELO
CHE
NON SIA SCHIACCIATO DALLA DOTTRINA
La fede in Cristo è stato il tema al centro della prima
predica di Avvento di padre Raniero Cantalamessa, stamane nella Cappella
Redemptoris Mater in Vaticano, alla presenza di Benedetto XVI e della Famiglia
Pontificia. Il religioso cappuccino ha ringraziato il Papa per la fiducia accordatagli nel chiedergli di continuare nell’incarico di
Predicatore della Casa Pontificia: incarico a cui è stato chiamato da Giovanni
Paolo II nel lontano 1980. Il servizio di Sergio Centofanti:
*********
Padre
Cantalamessa è partito dal ruolo che Gesù ha nella nostra cultura e ha parlato
di una presenza-assenza di Cristo:
“A un certo
livello – quello dei mass-media in generale – Gesù Cristo è molto presente,
addirittura una ‘Superstar’, secondo il titolo di un noto musical su di lui … Ma se guardiamo all’ambito della
fede, al quale egli in primo luogo appartiene, notiamo, al contrario, una
inquietante assenza, se non addirittura rifiuto della sua persona. In cosa credono, in realtà, quelli che si
definiscono ‘credenti’ in Europa e altrove? Credono, il più delle volte,
nell’esistenza di un Essere supremo, di un Creatore; credono che esiste un
‘aldilà’. Questa però è una fede deistica, non ancora una fede cristiana … Gesù
Cristo è in pratica assente in questo tipo di religiosità”.
Di fronte a questa nuova situazione – ha affermato il
religioso – occorre fare un grande atto
di fede perché Gesù ci ha detto di aver vinto il mondo. Il mondo in ciò che ha
in sé di resistente al Vangelo. Dunque, nessuna paura o rassegnazione:
“Fanno
sorridere le ricorrenti profezie sull’inevitabile fine della Chiesa e del
cristianesimo nella società tecnologica del futuro. Noi abbiamo una profezia ben
più autorevole cui attenerci: i cieli e la terra passeranno, ma le mie parole
non passeranno”.
Per rievangelizzare il mondo post-cristiano, padre
Cantalamessa ha detto che bisogna ripartire dal Kerygma, l’annuncio forte di
due fatti: Gesù è morto per i nostri peccati ed è risorto per la nostra
giustificazione. Venire alla fede è l’improvviso e stupito aprire gli occhi a
questa luce: Gesù è il Signore! Il problema – secondo il religioso – è quando
la Chiesa schiaccia con la dottrina l’annuncio evangelico e quindi il miracolo
del venire alla fede. Siamo più preparati – ha detto – a essere pastori che
pescatori di uomini: spesso ci si preoccupa solo di quanti vengono in chiesa e
non di quelli che si sono allontanati o vivono ai margini:
“È questa una
delle cause per cui in certe parti del mondo tanti cattolici abbandonano la
Chiesa cattolica per altre realtà cristiane; sono attratti da un annuncio
semplice ed efficace che le mette in diretto contatto con Cristo e fa loro
sperimentare la potenza del suo Spirito. Poche settimane fa è venuto a Roma una
famoso predicatore evangelico. Sono andato, c’erano 15 mila persone dentro il
Palalottomatica all’EUR ed anche fuori, tra cui io, perché era pieno e non ci
lasciavano entrare. Fuori ho domandato alla gente: ma perché siete qui? Erano
cattolici, decisi a rimanere tali, per fortuna. Risposta: cerchiamo qualcosa
che non c’è nelle nostre parrocchie”.
Ma cosa vuol dire: Gesù è il Signore?
“Dire ‘Gesù è il Signore!’ significa prendere una
decisione di fatto. È come dire: Gesù Cristo è il ‘mio’ Signore; gli riconosco
ogni diritto su di me, gli cedo le redini della mia vita; io non voglio vivere
più ‘per me stesso’, ma ‘per lui che è morto e risorto per me’. Proclamare Gesù
come proprio Signore, significa sottomettere a lui ogni zona del nostro essere,
far penetrare il Vangelo in tutto ciò che facciamo. Significa, per ricordare
una frase del venerato Giovanni Paolo II, aprire, anzi spalancare le porte a
Cristo”.
Quindi padre Cantalamessa ha concluso con una immagine la
sua prima predica di Avvento:
“Mi è capitato a volte di trovarmi ospite di qualche
famiglia e ho visto cosa succede quando suona il citofono e si annuncia una
visita inattesa, La padrona di casa si affretta a chiudere le porte delle
stanze in disordine, con il letto non rifatto, in modo da guidare l’ospite nel
locale più accogliente. Con Gesù bisogna fare esattamente il contrario:
aprirgli proprio le ‘stanze in disordine’ della vita, soprattutto la stanza
delle intenzioni … Per chi lavoriamo e per che cosa lo facciamo? Per noi stessi
o per Cristo, per la nostra gloria o per quella di Cristo? È il modo migliore
per preparare in questo Avvento una culla accogliente a Cristo che viene a
Natale. Così sia”.
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UDIENZE E NOMINE
Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in
successive udienze, un gruppo di presuli polacchi in visita ad Limina. Nel pomeriggio, è in
programma l’udienza all’arcivescovo William Joseph Levada,
prefetto della
Congregazione per la Dottrina della Fede, con il segretario del medesimo
dicastero, l’arcivescovo Angelo Amato.
In
Costa Rica, il Papa ha nominato vescovo di Limón il sacerdote José Rafael Quirós
Quirós, del clero
dell’arcidiocesi di San José de Costa Rica, finora vicario generale
dell’arcidiocesi. Il nuovo presule, 50 anni, ha ottenuto la
Licenza in Diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.
Dopo l’ordinazione, ha svolto tra l’altro gli incarichi di vicario
parrocchiale, formatore e professore di Diritto canonico del Seminario Centrale
a San José, direttore esecutivo del Segretariato della Conferenza episcopale costaricense.
TEMPO
DI AVVENTO, TEMPO PER RISVEGLIARE LA SPERANZA DI RINNOVARE IL MONDO: L’INVITO
DEL PAPA E LA RESPONSABILITA’ DEI LAICI AD UNA TESTIMONIANZA GIOIOSA
- Intervista con Enzo Bianchi e
Luigi Bobba -
Risvegliare
“la speranza di potere, con l’aiuto di Dio, rinnovare il mondo”: l’invito di Benedetto
XVI, all’Angelus nella prima domenica di Avvento. “L’attesa di una terra nuova
– ha spiegato il Papa - non deve però indebolire, bensì piuttosto stimolare la
sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente”. Su questa riflessione
del Santo Padre, Fabio Colagrande ha chiesto un commento ad Enzo Bianchi,
priore della comunità ecumenica di Bose.
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R. – Se la nostra speranza è davvero il Regno dei cieli,
se crediamo davvero ad un cielo nuovo e ad una terra nuova, non possiamo che
vivere gioiosamente, come ci chiede il tempo dell’Avvento. E se viviamo
gioiosamente la speranza, gli uomini, i quali sono in cerca di speranza, si
renderanno conto che questa speranza è in noi e ci chiederanno di comunicarla
agli altri.
D. – Dice la prima lettera di Pietro che bisogna saper
anche rendere ragione della speranza che è in noi. Questo chiama tutti i
cattolici ad un compito importante, anche nella comunicazione e nella
testimonianza…
R. – Sì, attraverso - come dice però Pietro nella sua
lettera - prima ancora che con le parole, con il comportamento bello. Pietro
dice ai cristiani abbiate un bel comportamento in mezzo ai non cristiani, ma un
comportamento che sia capace di simpatia con gli uomini, che narri loro che noi
viviamo di speranza e di amore, non viviamo di legge e non siamo chiamati ad
una guerra contro di loro.
D. – Il Papa poi ha invitato ad essere vigilanti nell’attesa
dell’ultima venuta di Cristo. Come vivere questo tempo di Avvento, facendosi
trovare pronti?
R. – Soprattutto con l’attenzione, l’attenzione è sempre
un’assunzione di responsabilità verso noi stessi, verso la storia e verso i
fratelli. E soprattutto pensiamo come responsabilità la preghiera. La preghiera
è il più grande atto di responsabilità che un cristiano può fare nei confronti
dell’umanità e della storia.
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“Nel
tempo di Avvento – ha osservato ancora Benedetto XVI - la comunità cristiana avverte
in sé un fremito di gioia, che si comunica in certa misura all’intera società”.
Ma qual è il ruolo precipuo dei laici nel trasmettere questa adesione gioiosa
alla vita. Fabio Colagrande lo ha chiesto a Luigi Bobba, presidente della Acli,
Associazioni cristiane lavoratori italiani.
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R. – E’ come se si dicesse che la testimonianza cristiana
non può essere mai rinchiusa, rinserrata in un qualche foro privato della
coscienza, quasi che bastasse fare i conti personalmente con il buon Dio. Ma
questa testimonianza è viva, vitale, vivificante solo se in grado di animare,
cioè di essere segno, in tutte le realtà temporali. Le realtà temporali sono
proprio quelle che sono consegnate ai laici, dove vive la loro specifica
missione, il loro specifico ministero.
D. – Qual è secondo lei il modo migliore, perché questa
attività dei laici avvenga in collaborazione con l’episcopato?
R. – Io credo che qui ci sia, da un lato la necessità che
i laici si assumano fino in fondo le loro responsabilità e rischino con la loro
intelligenza. Lo possono fare se si alimentano continuamente a quel Magistero
sociale della Chiesa che oggi appare di straordinaria modernità, non mettendolo
tra parentesi, né tanto meno facendolo a pezzetti, prendendo quello che serve
più a giustificare scelte già fatte, che non ad essere criterio di discernimento
e guida all’azione. Poi, dentro questa autonomia e questa capacità di azione e
di responsabilità nelle realtà temporali, confrontarsi, verificarsi
continuamente con i pastori, perché questa loro azione in qualche modo va
illuminata e giudicata sulla base del Vangelo e sulla base dell’insegnamento
costante della Chiesa. Ma, prima di tutto, credo che sia un invito a non
sottrarsi alle proprie personali responsabilità.
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LE PROSPETTIVE COMUNI ALLA CHIESA CATTOLICA E ALLA
CHIESA ORTODOSSA RUSSA
IN
CAMPO SOCIALE, POSTE IN RILIEVO DAL CARDINALE RENATO MARTINO
CHE HA
PRESENTATO A MOSCA
IL COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
- A
cura di Paolo Scappucci -
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Il Compendio della
dottrina sociale della Chiesa,
pubblicato l’anno scorso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace,
e I Fondamenti della Concezione Sociale,
documento approvato dal Concilio dei Vescovi della Chiesa Ortodossa Russa
nell’agosto del 2001, hanno un comune orizzonte, costituito soprattutto
dall’idea di fondo che l’insegnamento sociale
e la presenza attiva nella storia a servizio dell’uomo appartengono alla
natura stessa della Chiesa. Lo ha affermato ieri pomeriggio a Mosca il
Presidente del dicastero vaticano, cardinale Renato Raffaele Martino,
aggiungendo che “l’integralità del messaggio di salvezza di Cristo e il
servizio della Chiesa al mondo per la piena liberazione umana, nella storia e
oltre la storia, sono prospettive comuni ad entrambi i documenti”.
Il porporato che, accompagnato dal Segretario del
dicastero, vescovo Giampaolo Crepaldi,
ha presentato il Compendio presso la Casa della Cultura della capitale
russa nell’ambito della Mostra del libro culturale russo, ha sottolineato che
nei due testi si possono anche individuare i temi sociali emergenti nel
prossimo futuro per il dialogo e la collaborazione tra Chiesa cattolica e
Chiesa ortodossa russa. Essi sono il tema dei diritti umani, quello della
democrazia, quello della dignità e promozione del lavoro, il tema della tutela
dell’ambiente e soprattutto quello della pace.
Tratteggiando le linee principali del Compendio, definito “un manifesto per realizzare un nuovo umanesimo
integrale, solidale e aperto alla trascendenza”, il cardinale Martino ha messo
in rilievo la necessità di riscoprire il bene comune, inteso come la dimensione
sociale e comunitaria del bene morale,
e l’inscindibile rapporto dell’economia con l’etica, giacché entrambe trovano
il loro fondamento e la loro ragion d’essere nell’uomo ed entrambe tendono,
secondo prospettive diverse, a comprenderlo in tutta la sua piena dignità per
la costruzione di un ordine economico
eticamente orientato a servizio della
persona.
Il presidente di Giustizia e Pace ha anche evidenziato che
la democrazia, secondo il Compendio,
è il sistema politico che, meglio degli altri, favorisce la partecipazione e
quindi la solidarietà reciproca e la collaborazione, ma la democrazia stessa va
intesa non solo come libertà politica ed elettorale, ma anche e soprattutto
come tutela e sviluppo della persona. Come problema etico va poi oggi percepito anche il problema
ecologico, evitando l’idolatria della natura ma neppure concependo quest’ultima
come campo indiscriminato di esercizio
della tecnica. “Quando l’uomo vuole porsi al posto di Dio – ha ammonito il
cardinale Martino – perde di vista anche se stesso e la sua responsabilità di governo della natura”.
Presiedendo mercoledì sera a Mosca una concelebrazione eucaristica nella cattedrale
dell’Immacolata Concezione, il porporato, che è rientrato oggi a Roma, ha detto
nell’omelia che “come la Madonna del Magnificat
la Chiesa è e deve essere strumento eletto che annuncia e attualizza la
giustizia e la santità di Dio, la sua potenza che disperde i superbi, rovescia
i potenti e rimanda i ricchi a mani vuote… Quel canto si spande su tutta la
terra per incitare a costruire, nella giustizia e nella pace, un mondo nuovo
fatto di fratelli e di amici”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre
con un articolo sull’Iraq dal titolo: “Non finiscono gli atti barbari; video
con l’assassinio di un iracheno”.
Sempre in prima, Stati
Uniti: eseguita la millesima condanna a morte in un carcere della North
Carolina.
Servizio vaticano - La
prolusione del cardinale Angelo Sodano in occasione del XXXIV Convegno
nazionale della Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia, a
Montecatini Terme.
Un articolo di Giampaolo
Mattei sulla visita pastorale del cardinale Crescenzio Sepe in Vietnam. Il
titolo dell’articolo è “Quegli applausi gioiosi e travolgenti segno di fedeltà
e di comunione con il Papa”.
Servizio estero -
Terrorismo: l’azione politica di prevenzione, cardine della strategia europea;
riunione dei Ministri dell’interno dell’Unione Europea all’indomani
dell’aggiornamento dei lavori alle Nazioni Unite.
Un pagina speciale - a
cura di Pieluigi Natalia e Gabriele Nicolò – sull’Africa: “Grandi Laghi di
dolore”.
Servizio culturale - Un articolo
di Armando Rigobello dal titolo “La psicanalisi travolta dal crollo delle
ideologie”: un recente volume pubblicato in Francia.
Servizio italiano - In
rilievo il tema dell’economia: l’aumento dei tassi - deciso dalla Banca
centrale europea - preoccupa le famiglie.
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2 dicembre 2005
SERVE UN LIBERO CONFRONTO DELLE IDEE PER
SUPERARE LE CONTRAPPOSIZIONI
TRA SOSTENITORI E OPPOSITORI DEL RELATIVISMO ETICO: E’ QUANTO ESORTA
IL CARDINALE CAMILLO RUINI, INTERVENUTO STAMANI, A ROMA,
AL VII FORUM DEL PROGETTO CULTURALE.
IL PRESIDENTE DELLA CEI HA INOLTRE SOTTOLINEATO
CHE LA SOGGETTIVITÀ PERSONALE E’ IL VERO MOTIVO DI CONTRASTO
NEI RAPPORTI STATO-CHIESA
Sì “al libero confronto delle idee” tra i sostenitori
e gli oppositori del relativismo nel campo dell’etica pubblica: è la proposta
avanzata dal cardinale vicario Camillo Ruini, al VII Forum del Progetto
culturale su “Cattolicesimo italiano e futuro del Paese", apertosi oggi a
Roma proprio con la prolusione del presidente della CEI. Il porporato si è
anche soffermato sui rapporti Chiesa-Stato e sul dialogo tra fede e scienza. Ce
ne parla Alessandro Gisotti:
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“Affidarsi al libero confronto delle idee,
rispettandone gli esiti democratici pure quando non possiamo condividerli”: è
quanto esorta il cardinale Camillo Ruini, quale via per “superare, a livello
pratico, lo stallo generato dalla contrapposizione tra i sostenitori e gli avversari
dell’approccio relativistico in materia di etica pubblica, senza obbligare né
gli uni né gli altri a recedere dall’agire secondo i propri convincimenti”. E
ciò, ha aggiunto, “per stemperare il clima di un confronto che prevedibilmente
si protrarrà assai a lungo, arricchendosi di sempre nuovi argomenti”. Da una
parte, ha constatato, “i fautori del relativismo continueranno a pensare che in
certi casi siano stati violati i “diritti di libertà”, mentre i sostenitori di
un approccio collegato all’essere dell’uomo continueranno a ritenere che in
altri casi siano stati violati diritti fondati sulla natura, e perciò antecedenti ad ogni umana decisione”. Ma, è
stato il suo richiamo “non vi sarà motivo di accusarsi reciprocamente di
oltranzismo antidemocratico”.
Il cardinale Ruini ha sottolineato che il 2005 è stato
“un anno particolarmente intenso" per la Chiesa in cui “l’Italia ha
fortemente percepito la sua anima e il suo fondo cattolici”.
Momenti più significativi di questo anno “la malattia e la morte di Giovanni Paolo
II” e la “rapida elezione di Benedetto XVI”. Il presidente della CEI si è
quindi soffermato sul referendum sulla legge sulla procreazione assistita.
“Esso – ha rilevato - ha rappresentato un forte motivo di impegno e di unità
per i cattolici italiani e al contempo di incontro e convergenza con
significativi rappresentanti della cultura laica”. D’altro canto, ha riconosciuto
il porporato, il referendum ha contribuito anche a “far emergere una nuova e
certamente non desiderabile fase di tensione nei rapporti con altri laici,
soprattutto sul piano politico e mediatico, mentre nella realtà concreta del
Paese una simile difficoltà sembra di gran lunga meno presente”. Ha poi
evidenziato come dato particolarmente incoraggiante il fatto che le grandi
domande sull’uomo e sulla vita interessino e coinvolgano “con forza crescente
proprio coloro che più sono impegnati nella ricerca scientifica”.
Oggi, ha detto ancora il cardinale Ruini, nei rapporti Stato-Chiesa “i veri
motivi di contrasto” fanno “riferimento all’area della soggettività personale e
delle norme pubbliche entro le quali occorre in qualche modo inquadrarla”. In
particolare, ha avvertito, recentemente si è “diffusa e tende ad affermarsi
come unica valida nello spazio pubblico, la posizione secondo la quale la
libertà individuale e i diritti di libertà costituiscono il valore
fondamentale che misura tutti gli altri, con la conseguente esclusione di ogni
vera o presunta discriminazione ai danni di qualcuno”. Ma se questo è “l’unico
criterio regolatore dell’etica pubblica”, ha osservato, ne deriva che “non
potrebbe essere ammesso, a livello pubblico, alcun riferimento a ciò che è bene
o male in se stesso”.
“Si comprende quindi facilmente – è stata la
riflessione del cardinale Ruini – come questa libertà individuale che non
discrimina, per la quale in ultima analisi tutto è relativo al soggetto, tenda
ad escludere o sottomettere ogni altra posizione, che può essere lecita, sempre
a livello pubblico, soltanto finché rimane subordinata e non in contraddizione
rispetto a un tale criterio relativistico”. È questo, ha evidenziato, “il vero
motivo di contrasto non solo con ogni pretesa di valenza pubblica di un’etica
di ispirazione cristiana, o di altra matrice religiosa, ma anche con un’etica
che si richiami a un proprio oggettivo fondamento umanistico”.
Rivolgendo poi l’attenzione al rapporto tra scienza e
fede, si è soffermato sul dibattito relativo alla teoria dell’evoluzione. L'evoluzionismo non è più una semplice ipotesi ma una vera
teoria, ha ricordato il cardinale Ruini, ma occorre tenere aperto lo spazio per
una intelligenza creatrice. Non deve esserci perciò una “proiezione filosofica
e ateistica dell'evoluzionismo”.
Nella sua prolusione, il porporato ha quindi richiamato
l’esortazione di Benedetto XVI ad “allargare gli spazi della razionalità”.
Quella scientifica, ha detto il cardinale Ruini, ha certo una sua “legittimità”
ma “se dimentica il proprio carattere di scelta metodologica e pretende di
costituire l’unica forma di conoscenza della realtà contraddice quel canone e
quel limite che essa stessa si è giustamente imposta”. Per questo, “abbiamo
bisogno di un ethos più autenticamente umano” ispirato “all'amore concreto del
prossimo”. Un grande compito, ha esortato, “nel quale i cristiani laici hanno
un ruolo essenziale e determinante”. Ancora, ha detto il presidente della CEI,
abbiamo bisogno di “un’etica della pace, dell’andare oltre il proprio interesse
particolare”, finalmente, di “un’etica dell’amore concreto del prossimo”.
Intervenendo
all’incontro, il filosofo Luigi Alici, presidente nazionale dell’Azione Cattolica
Italiana, ha sottolineo che per “superare la crisi attuale della cultura che
non parla più oggi di persona umana ma soltanto individui” va rimessa “al
centro della questione antropologica il tema dell'unità, integralità e dignità
della persona umana, come orizzonte capace di ispirare un'idea di umanità
aperta e inclusiva". Quindi, parlando delle “coppie di fatto”, ha detto
che queste sono una sorta di “organismi sociali geneticamente modificati”, che
"con disinvoltura si cerca di trapiantare nel vissuto collettivo
prefigurando una loro sostanziale omologazione giuridica rispetto allo statuto
di società naturale, che la nostra Costituzione riconosce alla famiglia fondata
sul matrimonio”.
Dal canto suo,
il direttore del quotidiano della CEI, “Avvenire”, Dino Boffo ha messo
l’accento sul rischio dell’omologazione nei mezzi di comunicazione di oggi.
D’altra parte, ha espresso l’auspicio che nel dibattito culturale del Paese
“non continui ad affiorare esclusivamente l’autorevole esercizio di
discernimento condotto dal presidente dei vescovi italiani, che nelle sue
prolusioni dà voce al formarsi di un giudizio collegiale. Servono invece – ha
aggiunto – tante e tante mini-prolusioni. Non importa se scritte: importa che
segnalino processi di pensiero”.
Da ultimo,
mons. Gianni Ambrosio, consulente del Servizio nazionale CEI per il progetto
culturale ha affermato che dinanzi alla “novità” e alla “drammaticità” della
nuova questione antropologica è necessario che le democrazie occidentali
ripensino il loro “modo di rapportarsi alle tradizioni religiose e all'etica
pubblica”. Ripensamento, ha aggiunto, che riguarda anche “le stesse tradizioni
religiose e dunque anche il cattolicesimo italiano”.
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CON I VESPRI SOLENNI NELLA CATTEDRALE DI PAMPLONA
SI APRE L’ANNO SAVERIANO PER IL QUINTO CENTENARIO DELLA NASCITA DI SAN
FRANCESCO SAVERIO
E A
450 ANNI DALLA MORTE DI SANT’IGNAZIO DI LOYOLA
-
Intervista con padre Bartolomeo Sorge -
Con i
Vespri solenni celebrati nella Cattedrale di Pamplona (capitale della regione
della Navarra, in Spagna) iniziano questa sera le celebrazioni del quinto
centenario della nascita di San Francesco Saverio, nato nel Castello di Saverio
il 6 aprile del 1506 e morto nell’isola di Sancian alle porte della Cina
continentale il 3 dicembre del 1552. La Compagnia di Gesù, con un anno
giubilare, ricorda anche i 450 anni dalla morte di Sant’Ignazio di Loyola e il
500° anniversario della nascita del Beato Pierre Fabre. Si tratta dei fondatori
della Compagnia di Gesù. A presiedere la celebrazione sarà l’arcivescovo di
Pamplona, mons. Fernando Sebastián Aguilar. Saranno presenti anche il Preposito
generale della Compagnia di Gesù, padre Peter Hans Kolvenbach, i Provinciali di
tutto il mondo e numerose autorità civili e politiche. Il servizio di padre
Ignacio Arregui.
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Nei
suoi 11 anni di evangelizzazione lungo il Continente asiatico, Francesco
Saverio e stato considerato come uno dei più grandi apostoli dei tempi moderni:
ha aperto nuove strade alla Chiesa in alcuni tra i più importanti Paesi come
l’India e il Giappone e preparando l’ingresso nella Cina continentale. E’ stato
proclamato Patrono delle Missioni, titolo che più tardi è stato conferito anche
a Santa Teresa del Bambin Gesù. Oggi la persona e l’opera di San Francesco
Saverio interessa intere Nazioni, un gran numero di università e istituzioni
culturali di Europa e Asia.
L’inaugurazione
ufficiale del quinto centenario saveriano avrà luogo domani, 3 dicembre,
festività liturgica di San Francesco Saverio nel Castello Santuario dove è nato
il 6 aprile del 1506. Da parte della Compagnia di Gesù, può definirsi eccezionale la presenza di tutti i Superiori
Provinciali gesuiti del mondo, circa 128, che in questi giorni insieme con il
Preposito partecipano ai lavori di una assemblea straordinaria nel Santuario di
Sant’Ignazio di Loyola.
Per la
giornata di domani nel Castello di Saverio è prevista l’inaugurazione della
mostra saveriana e dell’archivio di tutta la documentazione raccolta da padre
Shurhammer lungo la sua vita come storico. Quindi, dopo una manifestazione
musicale e multiculturale con la quale sarà anche inaugurato il nuovo
auditorium, l’arcivescovo di Pamplona, mons. Sebastian, darà inizio alle 12.00
alla solenne celebrazione eucaristica.
I
giornali della Navarra e dei Paesi Baschi offrono oggi una ampia informazione
sulle celebrazioni del quinto centenario della nascita di San Francesco
Saverio. In un breve articolo pubblicato da un giornale della Navarra, padre
Kolvenbach scrive: “San Francesco Saverio ha aperto nuove strade, ha avuto come
obiettivo il Regno di Dio, ha dato la sua vita, ancora giovane, convinto che
valeva la pena di darla nella sequela di Cristo”.
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Tiziana Campisi ha chiesto al padre gesuita Bartolomeo
Sorge come riscoprire oggi le personalità dei fondatori della Compagnia di
Gesù:
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R. – Fin dall’inizio, questi primi gesuiti sono stati gli
uomini della strada che portavano l’ideale, la gloria di Dio, nutriti dagli
Esercizi, nelle trincee più avanzate.
D. – In che modo sintetizzare la spiritualità ignaziana e
riproporla all’uomo di oggi?
R. – Ci disse Paolo VI che l’identità del gesuita è
trovarsi ad arare i campi più difficili, quindi dove ci sono difficoltà. Nei
crocevia delle ideologie, nelle trincee sociali, dove culturalmente si
confrontano le idee, dove l’uomo nasce, vive e muore e pensa: lì sono i gesuiti
per vocazione. Quindi, il nostro ideale – per la maggior gloria di Dio – è
quello di essere, per dirla ancora con una frase di Paolo VI, agli avamposti
dell’evangelizzazione, essere un po’ i marines
della Chiesa, i marines di Dio. E questo
spirito ci viene dagli Esercizi che ci rendono incarnati nelle situazioni
storiche, ci fanno condividere socialmente in ogni epoca le situazioni dei più
bisognosi o gli interrogativi anche più profondi che la mente e la coscienza
umana si pongono; e al tempo stesso, portiamo – nonostante la nostra fragilità
ed i nostri limiti – la luce del Vangelo. Quindi il gesuita vive in comunità
però, come diceva Sant’Ignazio, “noi stiamo insieme per disperderci, per andare
in ogni luogo dove ci aspetta la gloria di Dio”. Questo oggi è ancora vero
perché è lo spirito del carisma perché, con il variare degli eventi dei tempi,
il carisma non invecchia ma si ravviva di volta in volta.
D. – Quale realtà missionaria vive, nel Terzo Millennio,
la Compagnia di Gesù e a quali mete guarda?
R. – Siamo ormai 20 mila, sparsi in 113 Paesi del mondo,
con oltre 100 università, facoltà teologiche e filosofiche, cercando di formare
circa 2 milioni di studenti l’anno, e questa è una delle forme nuove, cioè
quello che muove gli uomini sono le idee, e Sant’Ignazio ha sempre posto
l’accento sulla priorità dell’impegno culturale, il che vuol dire oggi presenza
nei mass media, nella comunicazione sociale. Poi, accanto a questo,
l’apostolato sociale, un’altra delle componenti del carisma ignaziano, quindi
le missioni estere, iniziate da Francesco Saverio, si sono sviluppate in modo
ormai nuovo, diverso ma con lo stesso fervore; in genere, con forme nuove di
presenza sociale secondo le situazioni locali: l’assistenza agli immigrati e
tutte queste nuove forme che aprono un futuro diverso, di un mondo ormai
unificato, soprattutto valorizzando la vocazione dei laici all’interno stesso
della Compagnia, nella Chiesa e nella società. Una delle nuove frontiere della
Compagnia di Gesù nel nuovo Millennio è portare il Vangelo nel confronto delle
culture, imparando a vivere uniti nella diversità e cercando, attraverso
l’incontro con le religioni, soprattutto quelle monoteistiche, ma insomma con
tutte le religioni del mondo, per potere realizzare una umanità di pace e di
giustizia.
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DUE
MILIONI DI PERSONE, SOPRATTUTTO DONNE E BAMBINI,
VITTIME
DELLA TRATTA DI ESSERI UMANI.
APPELLO
DI KOFI ANNAN PER LA GIORNATA MONDIALE
PER
L’ABOLIZIONE DELLA SCHIAVITU’
Si è aggiornata adeguandosi alle esigenze moderne, la
schiavitù, che continua ad essere una piaga infamante per centinaia di migliaia
di disperati. Perdita della dignità, umiliazioni, abusi fisici e psicologici
accompagnano le vittime delle nuove schiavitù nella loro quotidianità fatta di
lavori forzati o di sfruttamento sessuale, con donne e bambini a rappresentare
il baluardo più indifeso in mano ai nuovi “schiavisti”. L’odierna Giornata per
l’abolizione della schiavitù stigmatizza una situazione ancora drammatica, come
ci riferisce nel suo servizio Giovanni Augello.
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Il pieno rispetto dell’essere umano esige tolleranza zero
nei confronti della schiavitù. E’ questo il messaggio del segretario generale
delle Nazioni Unite, Kofi Annan, in occasione della Giornata per l’abolizione
della schiavitù. Il fenomeno ha assunto diverse forme, identificandosi nello
sfruttamento sessuale, nel lavoro forzato e nel traffico di esseri umani. Ma lo
stretto legame con la criminalità ne fa molto spesso una realtà nascosta. Al
mondo, infatti, sono circa 12 i milioni di esseri umani sottoposti a lavoro
forzato e quasi 2 milioni e mezzo di loro sono le vittime silenziose della
tratta. A più di 50 anni dall’adozione di una convenzione internazionale per
reprimere il traffico di esseri umani la piaga della schiavitù resta ancora una
ferita del nostro tempo, come ci conferma Giampiero Cofano, responsabile del
servizio antitratta internazionale dell’Associazione Papa Giovanni XXIII:
“La situazione
è grave a livello europeo. Una relazione del commissario Frattini parla di
circa un milione di persone che sono vittime del traffico di esseri umani, di
cui l’80 per cento è costituito da donne e bambini. Il 70 per cento, poi, delle
vittime viene utilizzato per lo sfruttamento a scopo sessuale. In Italia, si
tratta sempre di un settore illegale, pieno di ombre e quindi è difficile avere
stime precise, però possiamo tranquillamente affermare che sono circa 10 mila
le vittime, e di queste un 40 per cento sono minori”.
In primo piano, il problema del traffico di esseri umani.
Chiedendo alla comunità internazionale maggiore concretezza nei confronti della
criminalità organizzata, responsabile della tratta, Kofi Annan ha esortato
tutti gli Stati a ratificare il protocollo contro il traffico di esseri umani.
Molti, infatti, sono gli Stati che non hanno ancora adottato il protocollo e
l’Italia è tra questi, pur con qualche eccezione. Ancora Giampiero Cofano:
“In Italia
siamo stati i primi ad emanare delle leggi. Dal 1998, abbiamo una legge che
consente la protezione, l’accoglienza, il portare a nuova vita queste vittime
che sfuggono dalle maglie criminali. Una nuova legge c’è per il contrasto alla
tratta, però tutto questo sembra che non sia sufficiente. D’altra parte, però,
c’è una fortissima responsabilità anche da parte nostra”.
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A ROMA LA TRADIZIONALE MOSTRA “100 PRESEPI”
-
Interviste con il cardinale Francesco Marchisano e con Mariacarla Menaglia -
160 presepi, 10 regioni italiane e 20 paesi esteri
coinvolti: sono solo alcuni numeri della mostra “100 presepi”, inaugurata nei
giorni scorsi (24 novembre n.d.r.) a
Roma nelle Sale del Bramante di piazza del Popolo. Una rassegna ormai
tradizionale che quest’anno festeggia la 30° edizione e che resterà aperta per
tutto il periodo natalizio, fino all’8 gennaio. Il servizio di Isabella Piro.
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(musica)
Ci sono i classici napoletani, con le statuine rivestite
di panno, e gli alternativi costruiti con le matite colorate. E poi, c’è quello
tutto bianco dedicato ai bambini di Beslan. Sono solo alcuni dei presepi
esposti alla mostra “100 presepi”. Arrivano da tutto il mondo, dall’Italia,
Irlanda, Croazia, Brasile, dagli Stati Uniti. Tre le iniziative speciali di
quest’anno, per festeggiare la 30° edizione della mostra. Mariacarla Menaglia,
direttrice della rassegna:
“C’è l’annullo filatelico speciale che abbiamo fatto
insieme all’Ente delle Poste Italiane; per la seconda cosa, siamo riusciti
finalmente a fare il catalogo in tre lingue, italiano, francese ed inglese.
L’altra cosa importante è il presepe come gioco, che facciamo ormai da sette
anni, ma che quest’anno abbiamo iniziato da settembre, prendendo cinque scuole
a campione della periferia di Roma, quattro elementari ed una prima media,
hanno fatto un presepe e adesso faremo votare i bambini che partecipano al
laboratorio ‘presepe come gioco’ nel periodo della mostra e sceglieranno loro
il presepe più bello”.
Fu San Francesco a costruire il primo presepe; da allora
questo simbolo si è consolidato nel tempo. Il cardinale Francesco Marchisano,
arciprete della Basilica Vaticana:
“Questi presepi sono una pre-evangelizzazione di
primissimo ordine, che anche i bambini comprendono bene. Ciò che lo rende
speciale sempre è la facilità di essere compreso e capito, non soltanto dagli
adulti, ma anche dai bambini. E’ una rappresentazione molto immediata, molto
umana: è Gesù che nasce e rappresenta veramente ciò che capita in tutte le
famiglie quando nasce un bambino. Gesù poteva nascere, poteva presentarsi al
mondo in mille modi. Dio ha voluto nascere da una donna perché è la cosa più
bella che c’è sulla terra, la figura di una mamma, che è capace di creare una
nuova persona. E Gesù ha voluto lui stesso farci capire quanto sia bello avere
una famiglia, avere una mamma”.
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2
dicembre 2005
ESEGUITA ALL’ABA CONDANNA A MORTE DI KENNETH BOYD NEL
NORD CAROLINA.
E’ IL
CONDANNATO NUMERO MILLE DA QUANDO LA PENA CAPITALE
E’ STATA REINTRODOTTA NEL 1976. NEGLI STATI UNITI
E NEL MONDO LE PRESSIONI PER METTERE FINE ALLA PRATICA DELLE ESECUZIONI
CONTINUANO
WASHINGTON. = “Dopo aver
esaminato attentamente fatti e circostanze del caso, non vedo alcuna ragione di
accordare la grazia “. Sono bastate poche parole al governatore dello stato del
Nord Carolina per gelare le speranze di vedere sospesa o commutata la condanna
a morte per Kenneth Boyd. 57 anni, reduce dal Vietnam,
Boyd è stato giustiziato con un’iniezione letale alle 2 e 30 del mattino,
mentre decine di dimostranti tenevano alti i loro cartelli di protesta fuori
dal carcere. Prima di morire - ha raccontato l’avvocato difensore – la sua
principale paura è stata di perdere la propria identità in un numero: quello
del condannato a morte numero 1000. “Sono una persona” avrebbe detto lo stesso
Boyd - “non una statistica”. Ma il giorno dopo la sua morte sono proprio le
statistiche a mostrare l’inquietante realtà della pena capitale. Dal 1977 ad
oggi, segnala un rapporto di Amnesty International,
l’80 per cento delle esecuzioni negli Stati Uniti è avvenuto in pochi stati del Sud, moltissimi tra i
giustiziati appartenevano ad una minoranza etnica, avevano difficoltà
economiche o una difesa inadeguata, mentre non sono mancati casi di esecuzioni
ai danni di persone minorenni al momento del reato o con gravi malattie
mentali. Dati che fanno eco a una situazione mondiale ancor più
preoccupante. Solo nel 2004 sono state eseguite almeno 3797 condanne su un
totale di 25 Paesi. La Cina rimane in testa nella macabra classifica delle pene
capitali, con 3400 esecuzioni ufficialmente effettuate, a seguire Iran e
Vietnam. I dati di cui disponiamo sono quelli forniti dalle autorità,
sottolinea tuttavia Amnesty, secondo cui molti Stati continuano a praticare
esecuzioni in segreto. Quanto allo Stato con il più alto numero di esecuzioni
per abitanti, il primato spetta a Singapore. Proprio la città Stato asiatica
metteva a morte ieri un giovane australiano sorpreso nel dicembre 2002 con 400
grammi di eroina. Intanto nel mondo continuano le iniziative di pressione sugli
Stati che ancora esercitano la pena capitale. Due giorni fa, il 30 novembre è
stata celebrata la Giornata mondiale contro le esecuzioni.
IN ITALIA IL WEB CATTOLICO E’ A QUOTA DIECIMILA.
IL DATO E’ STATO
RILEVATO
DALLA REDAZIONE DEI SITI CATTOLICI ITALIANI, CHE EVIDENZIA
LA COSTANTE
CRESCITA DEL MONDO CATTOLICO ON LINE.
TRA LE REALTA’ PIU’ VITALI, LE PARROCCHIE
ROMA. = In Italia i siti
Internet legati al mondo ecclesiale raggiungono quota diecimila. A rilevarlo è
la redazione dei Siti cattolici, gruppo che attraverso il Web si occupa di
monitorare lo sviluppo delle pagine legate alla Chiesa, in modo da poter
favorire la creazione di una sorta di Rete del mondo cattolico telematico. www.agescilanciano2.it; www.benedetto16.ircq.it. Sono solo
gli indirizzi degli ultimi due Siti aperti. Ma negli ultimi due anni, secondo i
dati mostrati sul sito www.siticattolici.it , il mondo cattolico on line ha
mostrato una vitalità costante, con tassi di crescita mai inferiori al 25 %.
Tra i settori “trainanti” delle reti cattoliche, i siti dedicati alla musica,
alle radio e alle televisioni cattoliche e anche quello delle pagine specializzate
in arte sacra. Ma quali sono le tipologie del web ecclesiale, e quali i siti
più apprezzati? La fotografia della
situazione attuale ce la restituisce
Francesco Diani, informatico mantovano, che dal giugno 1997 si occupa di
registrare in una banca dati tutte le nuove pagine. Scorrendo la lista
aggiornata, la categoria prevalente risulta essere quella della parrocchie con
2391 siti all’attivo, seguito dalle associazioni (2067) e dagli ordini
religiosi (1222). Più distanti i siti istituzionali (Cei, diocesi e uffici pastorali
diocesani). Quanto alla classifica dei siti più apprezzati, al vertice, per
numero di clic, si attesta il sito ufficiale di Azione Cattolica Italiana, la
più antica associazione laicale nazionale, seguita da Rinnovamento, sito che
offre agli utenti la possibilità di scaricare i Canti del rinnovamento con
tanto di testi e accordi. “Internet è un modo per essere Chiesa nel terzo millennio”
osserva Diani, soffermandosi su questa realtà in costante movimento, e
sottolineando come il mondo ecclesiale, quello di base e quello ufficiale,
abbiano mostrato una notevole capacità di adeguamento rispetto alle nuove tecnologie
offerte.
“IL VOTO E’ UNA DELLE CONQUISTE PIU’ PREZIOSE DEL
CANADA”: CON UN MESSAGGIO
AI CITTADINI, IL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CONFERENZA
EPISCOPALE
DEL CANADA, ESORTA A NON DISERTARE LE URNE,
IN VISTA DELLE ELEZIONI DEL 23 GENNAIO
OTTAWA. = “Il diritto di eleggere
democraticamente un governo è una delle conquiste più preziose del nostro
Paese”. Queste le parole scelte dalla Consiglio permanente della Conferenza
episcopale canadese per esortare i cittadini a recarsi alle urne alle prossime
elezioni federali, che si terranno il 23 gennaio 2006. Al centro del messaggio
diffuso dai vescovi, le riflessioni sul senso della politica al giorno d’oggi e
del bene comune. La funzione politica è oggi sottovalutata da troppi cittadini,
sottolineano i presuli, che ricordano come essa abbia invece un ruolo
fondamentale nel determinare gli indirizzi della società. “Ma – ribadiscono -
la politica deve avere come scopo l’autentico interesse comune” e per questo è importante esprimersi
attraverso il voto. L’impegno del cittadino non deve tuttavia limitarsi alla
compilazione della scheda. “Gli elettori” sottolineano i presuli “devono informarsi
sugli orientamenti dei candidati, interrogarli sui valori che li animano ed
insistere sulle attuali sfide sociali, economiche ed etiche con cui il Canada
si sta confrontando oggi e dovrà fare i conti in futuro. Il pensiero dei
vescovi canadesi va soprattutto alle categorie più deboli della società: i
poveri, le famiglie e i bambini. Del resto, in questi ultimi anni, i vescovi
canadesi sono intervenuti più volte su diverse questioni scottanti che hanno
diviso il mondo politico e la società canadese. Tra queste, i due controversi
progetti di legge sui matrimoni omosessuali e sulla procreazione assistita.
ONU:
KOFI ANNAN RICHIAMA I PAESI DONATORI A SOCCORRERE LE VITTIME
DI CATASTROFI
NATURALI E CONFLITTI. SERVONO ALMENO 4,7 MILIARDI DI AIUTI
PER I 31 MILIONI DI SINISTRATI DEL MONDO
NEW YORK. = “L’anno che sta per
concludersi è stato uno dei più negativi per le vittime delle catastrofi
naturali e dei conflitti”. Il Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan
approfitta dei primi giorni di dicembre per trarre un bilancio sul 2005 e
richiamare gli Stati donatori a mantenere i propri impegni negli aiuti
umanitari. “E’ in nome dei 31 milioni di sfollati, evacuati, vittime di
disastri naturali e di guerre, che vi parlo” ha detto Kofi Annan. Un anno
nefasto il 2005, ha ribadito, connotato da una serie eventi con conseguenze
tragiche per le popolazioni civili. Tra questi il conflitto in Darfur, gli
uragani in America centrale e settentrionale, i disordini in Uganda, nella
Repubblica Democratica del Congo, in Burundi, le carestie in Niger, Mali e
Burkina Faso. “In nome dei milioni di sfollati e sinistrati chiedo 4,7 miliardi
di dollari di aiuti” questa la cifra necessaria a ridurre le sofferenze delle
popolazioni colpite. “Non si può dire che non abbiamo i mezzi per pagare. La
cifra che vi chiedo per un anno di aiuti è pari a soli due giorni di spese
militari”. Altro capitolo, l’organizzazione degli aiuti umanitari, che in molti
casi si è rivelata causa di ritardi e inefficienze. “Bisogna intervenire per
ridurre sprechi e versamenti tardivi”,
ha ribadito il segretario dell’Onu. Tra le proposte presentate in passato al
Palazzo di Vetro la creazione di un Fondo mondiale per le urgenze, da cui si
possa attingere, ogni volta che si manifesti una crisi”.
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2 dicembre 2005
- A cura
di Amedeo Lomonaco ed Antonella Ratti -
L’Italia darà un appoggio
concreto al processo di pace in Medio Oriente. E’ quanto ha assicurato questa
mattina il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi al leader
dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, in visita ufficiale a Roma. Tra
i colloqui di Abu Mazen, anche quelli con il premier Berlusconi, con i
presidenti di Senato e Camera, Pera e Casini, e con il leader dell’Unione,
Prodi. E domani l’udienza in Vaticano da Papa Benedetto XVI. Servizio di
Giampiero Guadagni:
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L’uomo che incarna la
speranza dei palestinesi, il dirigente che persegue il nobile obiettivo di una
pace giusta e duratura. Così Carlo Azeglio Ciampi ha salutato Abu Mazen, in
visita ufficiale a Roma a meno di un
anno dalla sua nomina al vertice dell’Autorità nazionale palestinese, e a due
mesi dalle elezioni palestinesi previste per il 25 gennaio. Ciampi ha
assicurato il continuo, determinato sostegno dell’Italia all’obiettivo del
popolo palestinese: uno Stato indipendente e sovrano che conviva con Israele in
pace e sicurezza entro confini certi e riconosciuti. Un traguardo, afferma Ciampi,
che oggi sembra più vicino, come dimostra tra l’altro il disimpegno israeliano
da Gaza. Il dialogo politico deve svilupparsi secondo le tappe fondamentali
indicati nella Road Map perché lo Stato palestinese non può nascere da una
somma di atti unilaterali, ma quale esito – aggiunge Ciampi - di un percorso
condiviso, aiutato dalla comunità internazionale. E il leader palestinese si
rivolge soprattutto ad Unione Europea e Stati Uniti, per un maggiore impegno a
far avanzare il processo di pace su questa strada. Abu Mazen ha sottolineato la
scelta della trattativa come mezzo per risolvere il conflitto arabo-israeliano,
e ha ricordato i nodi fondamentali da risolvere: lo status di Gerusalemme, la
questione degli insediamenti ebraici nei Territori e il problema dei rifugiati
palestinesi. Abu Mazen ha invitato Ciampi a visitare i Territori come presidente
amico in rappresentanza di un popolo amico. Il leader dell’Autorità nazionale
palestinese si è detto favorevole alla proposta avanzata nei giorni scorsi dal
premier Berlusconi, che ha offerto la disponibilità dell’Italia a ospitare e
finanziare i negoziati di pace.
Giampiero Guadagni, per la Radio
Vaticana.
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E intanto le primarie di Al Fatah, la corrente maggioritaria
dell’OLP che fa capo al presidente palestinese Abu Mazen, hanno subito un nuovo
arresto. Operazioni di voto sospese,
infatti, in una cittadina non distante da Nablus, in Cisgiordania, dove i
responsabili di seggio hanno trovato le urne bruciate. Nei giorni scorsi, in
seguito a brogli e violenze, il presidente palestinese si era visto costretto a
sospendere il voto nella Striscia di Gaza e in diverse località della Cisgiordania.
Le
autorità libanesi hanno deciso di chiedere all’ONU di prorogare di altri 6 mesi
il mandato della Commissione di inchiesta sull’assassinio dell’ex premier Rafic
Hariri, ucciso in un attentato a Beirut lo scorso 14 febbraio. I risultati
dell’indagine dovrebbero essere presentati il prossimo 15 dicembre.
Nuova operazione congiunta degli eserciti statunitense ed
iracheno, questa mattina, contro la presenza dei ribelli a Ramadi, all'indomani
di un'azione breve ma spettacolare degli insorti in nella città sunnita. Lo ha
annunciato il comando americano.
Tragedia in Germania: almeno
dieci persone sono morte ed altre cinque sono rimaste ferite per un incendio
divampato in un ostello per senza tetto nella cittadina di Halberstadt, nello
Stato centrale della Sassonia-Anhalt. Il nostro servizio:
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Non è ancora noto il numero
esatto delle persone che abitavano nel centro di raccolta per persone senza
fissa dimora di Halberstadt, nella ex Germania orientale. I vigili del fuoco
sono intervenuti all’alba. Le fiamme si sono sprigionate nel pieno della notte,
per motivi ancora non chiari, in uno dei container che fungevano da ricovero
provvisorio nell’ostello. In ognuno dei container - hanno rivelato fonti della
polizia - potevano dormire fino a 15 persone. Le stesse fonti hanno anche
precisato che l’incendio è stato domato. La tragedia rievoca altri drammi
analoghi: il più recente è il rogo divampato lo scorso mese di agosto a Parigi,
in uno stabile abitato in prevalenza da immigrati africani. In quell’occasione,
sono morte 17 persone. In seguito ad un altro
incendio, scoppiato il 9 agosto e avvenuto in un palazzo di Berlino abitato
soprattutto da extracomunitari, 9 persone erano rimaste uccise. A questa serie
di tragedie bisogna poi aggiungere il rogo del 15 aprile in un albergo di
Parigi, costato la vita a 24 immigrati.
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Al via, in Bielorussia, misure
autoritarie anti-sommossa: il Parlamento di Minsk ha approvato a larga
maggioranza un pacchetto di provvedimenti legislativi che inaspriscono le pene
per i reati di istigazione alla protesta, di appartenenza a organizzazioni
sediziose e di diffusione di notizie che pregiudichino gli interessi nazionali.
Queste misure riducono i margini di garanzia di alcune libertà fondamentali,
come la libertà di manifestazione del pensiero e quella di associazione. Non a
caso, molti leader politici bielorussi sono accusati da tempo di gravi
violazioni dei diritti umani. La Commissione Affari legali e Diritti dell’uomo
dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) ha condannato, in una
dichiarazione adottata lo scorso 16 settembre a Parigi, la repressione che
viene sistematicamente “condotta contro i giornalisti indipendenti e alcuni
militanti della società civile nella Repubblica di Bielorussia”.
Dopo
cinque anni, la Banca Centrale Europea (BCE) ha alzato il costo del denaro.
L’intervento, deciso ieri per frenare l’andamento dell’inflazione, prevede un
incremento dei tassi di interesse. Il nostro servizio:
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Il rialzo dei tassi deciso ieri dalla Banca centrale europea è
positivo per l’economia europea. Lo ha affermato il governatore di Banca di
Francia, Christian Noyer, dopo il primo incremento della BCE in cinque anni. I
tassi dell’area euro sono passati dal minimo storico del 2 per cento al 2,25
per cento. Il presidente della BCE, Jean-Claude Trichet, ha negato
che la mossa di ieri impegni il direttivo “in una serie di rialzi” e ha
ribadito che “non c’è nessuna decisione prestabilita”. Si agirà di volta in
volta – ha aggiunto - tenendo conto della situazione congiunturale. Secondo il premier lussemburghese, Jean
Claude Juncker, questo incremento dello 0,25 per cento non frenerà la crescita
economica. I governi, gli imprenditori, i
capi dei sindacati temono, invece, un rallentamento della ripresa economica. I
principali effetti immediati di questo rialzo riguardano, soprattutto, il
mercato immobiliare: i mutui
diventano, infatti, più onerosi per chi decide di acquistare una casa. Chi ha
già stipulato un mutuo a tasso variabile vedrà le proprie rate aumentare. Sarà
anche più oneroso accendere un nuovo mutuo. Secondo i calcoli dell’ADUSBEF,
l’aggravio per le famiglie che pagano un mutuo sarà compreso tra i 150 e i 300
euro l’anno. Sono previsti rincari anche nel caso di finanziamenti e prestiti.
Il rialzo avrà anche effetti positivi: i conti correnti diventano, infatti, più
remunerativi e i titoli di Stato più appetibili. Per quanto riguarda l’Italia,
lo 0,25 per cento in più comporterà un aggravio sugli interessi che si devono
pagare sul debito pubblico, ormai prossimo a 1.500 miliardi di euro.
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Il premier britannico Tony Blair, presidente di turno dell’Unione
Europea e i premier di Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia non
hanno raggiunto un accordo sul prossimo piano finanziario comunitario
2007-2013. Lo hanno annunciato lo stesso Blair e il premier ungherese Ferenc
Gyurcsany in una conferenza stampa tenutasi stamani a Budapest.
Processo SME in Italia. I giudici della corte d'appello di Milano
hanno confermato la condanna di Cesare Previti a cinque anni così come quella
di Attilio Pacifico a 4, mentre hanno ridotto la pena a 7 anni per l’ex capo
del Gip di Roma Renato Squillante che in primo grado era stato condannato a 8
anni.
In Sri
Lanka, il governo ha respinto l’ultimatum dei ribelli Tamil, che hanno proposto
una risoluzione definita “razionale” del conflitto etnico entro la fine
dell’anno, pena la ripresa della guerra civile. E’ quanto ha dichiarato il
ministro degli Affari costituzionali del Paese asiatico.
In Nepal, giungono segnali di
distensione dai ribelli maoisti che lottano contro il potere monarchico del re
Gyanendra. Il leader del partito comunista nepalese (UML), Prachanda, ha
annunciato la decisione di prolungare il “cessate il fuoco” di un mese. La
notizia, diffusa solo alcune ore prima dello scadere dei termini di una tregua
precedente, è stata accolta con soddisfazione da tutti gli schieramenti
politici del Paese. Si tratta, infatti, di un importante passo in avanti dei
maoisti verso la rinuncia all’utilizzo della violenza per la restaurazione
della democrazia. La guerriglia antimonarchica maoista, iniziata nel 1996, ha
causato, finora, più di 12.500 morti. La situazione politica del piccolo Stato
dell’Asia meridionale si è ulteriormente inasprita dallo scorso febbraio,
quando il sovrano ha destituito il governo, dichiarato lo Stato di emergenza e
assunto su di sé tutto il potere esecutivo. Manifestazioni di protesta contro
il re, appena rientrato dall’Africa, si sono verificate proprio oggi nel Paese,
causando 12 feriti.
Disordini in Costa d’Avorio: un gruppo di uomini
armati ha assalito, nella notte, una stazione di polizia di Abidjan, capitale
commerciale del Paese. Al momento non si hanno notizie di morti o feriti, ma le
forze di sicurezza - secondo alcune testimonianze - sono riuscite a ristabilire
immediatamente la calma nel quartiere popolare di Adjamé. L’irruzione armata
nella stazione avviene in un momento estremamente delicato per la stabilità del
Paese africano. Non è stato ancora raggiunto, infatti, un accordo fra i vari
schieramenti politici per la scelta del primo ministro di transizione. Si
tratta di una figura prevista dalla risoluzione numero 1633 del Consiglio di
Sicurezza dell’ONU, con lo scopo di coadiuvare il capo dello Stato, Laurent Gbagbo,
ad organizzare il disarmo e le operazioni elettorali in Costa d’Avorio, prima
delle presidenziali del 31 ottobre 2006.
Ad Haiti, sono stati
tutti rilasciati gli 11 bambini rapiti ieri nella capitale Port-au-Prince da un
commando armato, mentre si stavano recando a scuola su un minibus. Lo ha
riferito la polizia. I rapitori hanno liberato gli scolari poche ore dopo il
sequestro, in cambio di un riscatto.
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