RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
116 - Testo della trasmissione di martedì 26 aprile 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Secoli
di storie, leggende e tradizioni religiose bavaresi nello stemma pontificio di
Benedetto XVI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Nota
dei vescovi spagnoli in occasione del decimo anniversario dell’Evangelium Vitae
Nel mondo le bambine
soldato sono circa 120 mila
L’Etiopia in festa: completata ieri la restituzione della Stele di Axum
Il Parlamento della Tanzania ha ratificato la Convenzione sulla protezione dei materiali radioattivi
Fonti
militari statunitensi anticipano il rapporto del Pentagono sulla morte di
Calipari: i soldati americani che hanno ucciso l’agente italiano non sono
colpevoli
In Togo Faure
Gnassingbe, candidato del partito al potere nel Paese africano, ha vinto le
presidenziali con oltre il 60 per cento dei voti
26
aprile 2005
VIGILIA DELLA PRIMA UDIENZA GENERALE DI BENEDETTO
XVI,
CHE IERI, NELLA CELEBRAZIONE A SAN PAOLO FUORI LE
MURA, HA AUSPICATO
CHE IL SUO PONTIFICATO SIA NEL MONDO UN SEGNO DI
FERVORE APOSTOLICO
- Servizio di Giada Aquilino -
A una settimana esatta dalla sua
elezione, per Benedetto XVI è arrivato il tempo delle prime udienze private e
pubbliche, in Vaticano. Dopo quella concessa ieri all’arcivescovo Angelo Amato,
segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, questa mattina il
Papa ha ricevuto i cardinali Nasrallah Pierre Sfeir, Patriarca di Antiochia dei
Maroniti, in Libano, Stephen Kim Sou-hwan, arcivescovo emerito di Seul, e
Rosalio Castillo Lara, presidente emerito della Pontificia Commissione per lo
Stato della Città del Vaticano. Ma tra i tanti “primi” impegni di Benedetto
XVI, un evento è certamente quello in programma per domani mattina, quando sul
sagrato della Basilica di San Pietro, alle 10.30, il nuovo Papa presiederà la
prima udienza generale del suo Pontificato. La nostra emittente la seguirà in
radiocronaca diretta a partire dalle 10.15, con commento in italiano sull’onda
media di 585 kHz, l’onda corta di 5.885 kHz e la modulazione di frequenza di
105 MHz.
Dal
prevedibile, nuovo bagno di folla di domani, ritorniamo per qualche istante a
quello di ieri pomeriggio, quando Benedetto XVI è stato accolto da 20 mila
persone nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, durante la prima uscita
ufficiale del Pontefice dal Vaticano.
Per noi c’era Giada Aquilino:
**********
(musica e canti)
Una rinnovata fioritura della
Chiesa, alimentata dall’impegno di un Papa che non avrà pace di fronte alle urgenze
di annunciare il Vangelo al mondo del terzo millennio. È il messaggio lanciato
da Benedetto XVI, in visita ieri alla Basilica romana di San Paolo fuori le
Mura. Arrivato attorno alle 18.20, il Santo Padre ha fatto in processione il
suo ingresso in Basilica, preceduto dai benedettini della locale comunità
monastica, dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, e dal cardinale
vicario, Camillo Ruini.
(applausi)
Acclamato da una folla di romani accorsi a salutare
il loro vescovo e di pellegrini provenienti da tutto il mondo – tra loro
ovviamente anche i connazionali tedeschi – il Papa ha compiuto, ha detto, un “gesto di fede”, espressione non soltanto del legame inseparabile
della Chiesa di Roma con l’Apostolo Paolo ma di un pellegrinaggio “tanto desiderato” che lo ha portato “alle
radici della missione”. Quella stessa missione che Cristo risorto affidò a
Pietro, agli Apostoli e, in modo singolare, a Paolo, spingendolo ad annunciare
il Vangelo alle genti, anche pagane, fino a giungere a Roma. Sulla via
Ostiense, dove c’è la tomba di Paolo, il Papa si è soffermato in preghiera, a
venerare il “Trofeo” del Santo,
cioè il segno del suo martirio per la fede. Non a caso, Benedetto XVI ha voluto
ricordare che il secolo ventesimo, appena trascorso, “è stato un
tempo di martirio”, mai dimenticato da Giovanni Paolo II, l’amato e venerato
predecessore che - ha aggiunto il Pontefice - ha chiesto alla Chiesa di
aggiornare il Martirologio e ha canonizzato e beatificato numerosi martiri
della storia recente:
“Se dunque il sangue dei martiri è seme di nuovi
cristiani, all’inizio del terzo millennio è lecito attendersi una rinnovata
fioritura della Chiesa, specialmente là dove essa ha maggiormente sofferto per
la fede e per la testimonianza del Vangelo”.
D’altra parte,
“la Chiesa è per sua natura missionaria” e suo compito primario - ha continuato
Benedetto XVI - “è l’evangelizzazione”: oggi la Chiesa sente “con rinnovata
vivezza che il mandato missionario di Cristo è più che mai attuale”. Il
Concilio Vaticano II - annunciato al mondo nel gennaio del ’59 da Giovanni
XXIII proprio a San Paolo fuori le Mura - ha dedicato all’attività missionaria
il Decreto Ad Gentes del ’65,
ricordando che è compito dei successori degli Apostoli dare continuità alla
predicazione “della verità”. Ecco perché il Papa ha spiegato che - come
successore di Pietro, ma anche sull’esempio di San Benedetto a cui ha voluto
consacrare il proprio Pontificato - è giunto a San Paolo per ravvivare nella
fede la “grazia dell’apostolato”, quella grazia che per mezzo di Cristo abbiamo
ricevuto “per ottenere l’obbedienza alla fede da parte di tutte le genti”: sono
parole di San Paolo tratte dalla Lettera ai Romani, proclamate ieri in Basilica
e fatte proprie dal Papa il quale, secondo un’altra espressione dell’Apostolo
delle Genti, ha ricordato come Dio gli abbia affidato “la sollecitudine per
tutte le Chiese”. In tal senso, “inimitabile” - ha precisato ancora il Santo
Padre - rimane l’esempio di Giovanni Paolo II, che “con i suoi oltre 100 viaggi
apostolici” al di là dei confini d’Italia è stato davvero “un Papa missionario”,
spinto da quello stesso amore di Cristo che trasformò l’esistenza di San Paolo:
“Voglia il Signore alimentare anche in me un
simile amore, perché non mi dia pace di fronte alle urgenze dell’annuncio
evangelico nel mondo di oggi”.
Un amore che a San Paolo fuori le Mura il Pontefice
ha voluto manifestare, baciando simbolicamente uno dei tanti bambini accorsi a
salutarlo.
**********
E sulla visita di ieri di
Benedetto XVI alla Basilica di San Paolo fuori le Mura, in particolare sui
contenuti della sua omelia, Gabriella Ceraso ha raccolto i pareri di alcuni
presenti:
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R. – Il Santo Padre riesce a
coniugare una forte proposta della vita cristiana con una grande ansia
missionaria. Questo ci spiega anche il segreto dell’ansia missionaria: cioè,
una fede chiara, nitida. Quindi le due cose sono perfettamente una conseguente
all’altra.
R. – Ha chiesto un rifiorire
della Chiesa, soprattutto nei punti più martoriati.
R. – Sì, c’è bisogno sicuramente
– come diceva anche Giovanni Paolo II – di una nuova Pentecoste che deve
iniziare soprattutto dall’interno, per essere efficace fuori.
D. – Cosa le è rimasto più
impresso delle parole del Papa?
R. – La continuità con il suo
predecessore e con Pietro, e anche quel sentimento di ottimismo per il futuro.
D. – Il Papa ha parlato della
Chiesa missionaria...
R. – Sì, credo anche che nella
storia, proprio oggi la Chiesa esprima a tutto il mondo la propria bellezza, il
proprio essere di Cristo, e quindi credo che tutto questo porterà tanti a
Cristo e alla salvezza.
R. – Mi è piaciuto molto di
sentirlo non come il “professore”; come una persona: il “pastore”. Il Papa
pastore delle genti...
R. – Torno nella mia parrocchia,
in Francia, e porto nel cuore una grande gioia: quella di sentire il Santo
Padre veramente prossimo a noi, sacerdoti e parrocchie, per portare il Vangelo
nel mondo.
R. – Penso che non possa essere
mai dissociabile il suo ruolo di Pontefice con la missione: Dio chiama per
inviare.
D. – Si è parlato molto anche
dell’apostolo Paolo, di questa vicinanza ad un Papa che sia viaggiatore,
predicatore, anche coraggioso. Che ne pensate?
R. – Indubbiamente, oggi un Papa
è inutile che rimanga nella sua sede petrina: oggi bisogna evangelizzare,
cercare – più che altro – anche di portare la pace nel mondo; una voce
autorevole, insomma...
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Diventare assieme artefici di pace: è l’esortazione espressa ieri mattina
da Benedetto XVI ai delegati delle Chiese cristiane, comunità ecclesiali e altre
tradizioni religiose. Il Papa ha ribadito l’impegno della Chiesa cattolica a
lavorare per l’Unità dei Cristiani. All’udienza, era presente tra gli altri il
Metropolita greco-ortodosso per l’Italia, l’arcivescovo Gennadios Zervos. Paolo
Ondarza lo ha intervistato:
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R. –
Per noi l’elezione di Sua Santità, il Papa di Roma, Benedetto XVI, è veramente
una grande cosa ed una gioia veramente profonda. E’ una personalità ricca di
spiritualità, di umanità, di teologia, di capacità. Per noi è veramente
un’esultanza spirituale.
D. – Eminenza, c’è un augurio in
particolare che lei vuole rivolgere a Benedetto XVI?
R. – Che si possa, tutti
insieme, lavorare, collaborare, pregare perché diventi realtà la volontà di
Dio, cioè che tutti siano una cosa sola. La sua dichiarazione, che lui lavorerà
per l’unità dell’Oriente e dell’Occidente, per noi è una gioia immensa. Questo
è il nostro sogno, il nostro sacro desiderio.
D. – Nell’omelia di domenica
scorsa, il Papa ha commentato la massiccia presenza delle varie confessioni
cristiane alle esequie di Giovanni Paolo II, come segno tangibile di quanto
vera e grande sia la comune passione per l’unità…
R. – Questo reciproco rispetto,
questo reciproco amore… Due grandi personalità del mondo cristiano che ci
spingono veramente ad arrivare alla volontà di Dio.
D. – Unità dei cristiani
auspicata da Benedetto XVI come premessa per una riscoperta efficace delle
radici cristiane dell’Europa…
R. – Il Papa, ma anche i nostri
Patriarchi, insieme, uniti, possono cambiare questa Europa, che ha bisogno di
questo fondamento della sua civiltà e della sua speranza.
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E ricevendo i rappresentanti delle Chiese e comunità cristiane e di altre
religioni convenuti a Roma per l’elezione del Papa, Benedetto XVI ha dedicato
parole anche al rapporto tra cristianesimo e islam, felicitandosi per la
crescita del dialogo a livello locale ed internazionale. “La promozione della
pace - ha detto – è un impegno imprescindibile per tutti i credenti”.
Ascoltiamo, al microfono di Paolo Ondarza, Muhammad Nour Dachan, presidente
dell’Unione delle Comunità ed Organizzazioni islamiche in Italia.
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R. – Noi abbiamo interpretato
l’elezione di Benedetto XVI nel segno della continuità: per 20 anni, infatti,
lui ha lavorato con Giovanni Paolo II.
D. – In qualità di presidente
dell’Unione delle Comunità e Organizzazioni islamiche in Italia, c’è un augurio
che vuole rivolgere al Papa?
R. – Buon lavoro e soprattutto buon impegno nella
dottrina, nella pratica, perché la gente torni alla propria fede.
D. – Il Papa si è felicitato per la crescita del dialogo
tra islam e cristiani, a livello locale ed internazionale…
R. –
Questo era un nostro augurio a lui, personalmente, di continuare questo dialogo.
D. – Il Papa ha anche detto che
la promozione della pace è un impegno imprescindibile per tutti i credenti, di
qualsiasi religione…
R. – Questo è vero, perché non
c’è una religione che inviti alla guerra o una che inviti alla pace. Tutti
invitano alla pace, bisogna vedere i punti di contatto, i punti visibili per
portarli avanti.
D. – Dal suo punto di vista, c’è
un interlocutore privilegiato con cui può confrontarsi Benedetto XVI nei
confronti della religione islamica?
R. - Io direi che ci sono molti
punti di contatto. C’è anche la Commissione del dialogo interreligioso
islamo-cristiana. Noi auspichiamo che si realizzi quell’invito e quella
proposta che abbiamo fatto di creare la Giornata islamo-cristiana del dialogo,
scegliendo il 29 novembre, giorno in cui il Santo Padre aveva invitato i
cristiani a digiunare con i musulmani.
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Nella
visita alla Basilica di San Paolo, Benedetto XVI ha messo l’accento sulla
natura missionaria della Chiesa. Un aspetto particolarmente significativo, dopo
il Pontificato di Giovanni Paolo II, sul quale si sofferma padre Francesco
Compagnoni, rettore dell’Angelicum, intervistato da Alessandro Gisotti:
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R. –
Innanzitutto è chiaro che il fatto di andare come prima uscita presso la tomba
dell’Apostolo delle Genti è molto significativo. Poi, sulla missionarietà mi
sembra che sia importante rilevare questo: una Chiesa che ha una forte identità
è anche una Chiesa missionaria e viceversa. Nella missionarietà la Chiesa
aumenta la propria identità e questa mi sembra sia stata una priorità anche di
Giovanni Paolo II.
D. – Il secolo XX ha detto Benedetto XVI nella
Basilica di San Paolo è stato “un tempo di martirio”. Se, dunque, il sangue dei
martiri è “seme dei nuovi cristiani” – ha aggiunto il Pontefice – “è lecito
attendersi una rinnovata fioritura della Chiesa”. E’ un’affermazione che induce
alla speranza?
R. – Certamente i martiri di questo secolo non sono
stati pochi. Anche attualmente ci sono persecuzioni. In questo senso, mi pare
che il Papa riceva informazioni, ma reagisca anche con una forma di ottimismo
che è quello della fede.
D. – Ad una settimana dall’elezione sta emergendo
tutta l’umanità del Papa. Molti si sono sorpresi, ma forse la sorpresa è solo
di chi non conosceva la personalità dell’uomo Joseph Ratzinger…
R. – Lui è sempre stato conosciuto, prima di
diventare un cardinale di Curia, come un professore. I professori si
manifestano sempre attraverso le loro opere scritte. In quel senso, non c’è
dubbio che la sua accademicità poteva coprire la sua umanità, ma in questi
giorni mi sembra che questa sia diventata evidente per tutti. Emerge una
persona semplice, diretta, molto meno complicata di quanto ci si potrebbe aspettare.
D. – Al soglio di Pietro è salito un insigne
teologo, un uomo di grande cultura. Lei che è rettore di un Pontificio Ateneo
come valuta questo aspetto di Benedetto XVI?
R. - Lui è ancora un teologo! E’
stato un insigne professore. Ho insegnato anche in ambito tedesco, nella
Svizzera tedesca, e Ratzinger era famoso perché a 32 anni era già professore
ordinario. Davvero un teologo molto in vista e molto dotato.
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SECOLI DI STORIE, LEGGENDE E TRADIZIONI RELIGIOSE
BAVARESI
NELLO STEMMA PONTIFICIO DI BENEDETTO XVI
- Servizio di Alessandro De Carolis -
Uno scudo tripartito, con tre
simboli che condensano in un’immagine secoli di storie e di leggende religiose
della Baviera. Lo stemma pontificio di Benedetto XVI, del quale l’arcidiocesi
di Frisinga ha offerto una nota dettagliata, accoglie tutti gli elementi che
caratterizzavano il suo stemma episcopale come arcivescovo di Monaco e Frisinga
(Muenchen und Freising), e poi come prefetto della Congregazione per la
Dottrina della Fede. La descrizione dello stemma nel servizio di Alessandro De
Carolis.
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(musica)
Sormontato da una mitra, il
copricapo papale di forma triangolare, e non da una tiara come nei precedenti
stemmi pontifici - e ornato inoltre con il pallio metropolita - lo stemma di
Benedetto XVI – del quale i colori sono ancora allo studio - presenta nel primo
simbolo in alto a sinistra l’effigie del “moro di Frisinga”. Si tratta di una
testa di moro coronata e rivolta verso sinistra già presente nello stemma
dell’antica Diocesi-principato di Frisinga nel 1316, ai tempi del vescovo
Corrado III, e da quel momento in poi adottata da tutti gli arcivescovi succedutisi
a capo di quella sede. L’immagine a destra del moro raffigura un orso con il
basto, il cosiddetto “orso di Corbiniano”. Costui – racconta una leggenda – fu
l’evangelizzatore della Baviera dell’ottavo secolo dopo Cristo. Durante un
viaggio verso Roma, un orso divorò la sua bestia da soma. San Corbiniano
comandò alla belva di portare essa stessa fino a Roma il suo bagaglio,
lasciandola poi libera di ritornare nei boschi della sua patria. “Il
significato è chiaro – spiega la nota dell’arcidiocesi di Frisinga - Il
cristianesimo ammansì e addomesticò il selvaggio paganesimo e pose così
nell’antica Baviera i fondamenti di una grande cultura”. Inoltre, come
“portatore di Dio”, l’orso di Corbiniano simboleggia l’onere del ministero
episcopale.
C’è poi la conchiglia, il terzo
simbolo in basso, al centro dello stemma. Essa si riferisce anzitutto a una
famosa leggenda che riguarda Sant’Agostino. Durante una passeggiata in riva del
mare, meditando sull’imperscrutabile mistero della Trinità di Dio, il Santo
incontrò un fanciullo che con una conchiglia versava l’acqua del mare in una
piccola buca. Quando Agostino gli chiese che cosa facesse, il bambino rispose:
“Io verso il mare in questa buca”. Un’allegoria ambivalente, che rivela la
conchiglia sia come mezzo per immergersi nel mare sconfinato della divinità,
sia come simbolo del Ratzinger accademico il quale, nel 1953, conseguì il
Dottorato in teologia proprio con una dissertazione su “Il popolo e la casa di
Dio nell’insegnamento di Agostino sulla Chiesa”. Ancora, come “conchiglia del
pellegrino”, la valenza simbolica si estende a un concetto centrale del
Concilio Vaticano II, cioè il “popolo di Dio pellegrinante”, di cui
l’arcivescovo Ratzinger e ora Benedetto XVI si riconosce pastore. “Come arcivescovo
– prosegue la nota - egli aveva inserito intenzionalmente questo simbolo nel
suo stemma anche come ‘conchiglia di San Giacomo’”: immagine situata nello
stemma del Convento degli Scozzesi a Ratisbona”, nella cui università l’allora
prof. Ratzinger insegnò Dogmatica e Storia del dogma dal ’69 al ’77.
(musica)
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo "Voglia il Signore che non mi dia pace di fronte
alle urgenze dell'annuncio evangelico nel mondo di oggi": il
pellegrinaggio "tanto desiderato" di Benedetto XVI nella Basilica
ostiense per venerare il sepolcro dell'Apostolo Paolo.
Nelle
vaticane, una pagina dedica alla preghiera della Chiesa per Benedetto XVI.
Nelle
estere, Medio Oriente: il Presidente russo Putin in missione nella regione per
rilanciare il ruolo del Cremlino nei negoziati di pace; previsti incontri ad
alto livello in Egitto, in Israele e nei Territori autonomi
palestinesi.
Nella
pagina culturale, un articolo di Paolo Miccoli dal titolo "Il perentorio
'no' di Kant al suicidio": le riflessioni pubblicate nel testo di un
Anonimo del '700.
Nell'
"Osservatore libri" un articolo di Marco Testi dal titolo
"Dall'impero di Giustiniano alla conquista degli ottomani": una nuova
edizione di "Bisanzio nella sua letteratura" a cura di Albini e
Maltese.
Nelle
pagine italiane, in primo piano la situazione nel nuovo Governo.
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26
aprile 2005
UFFICIALMENTE CONCLUSO IL RITIRO DELLE TRUPPE
SIRIANE DAL LIBANO, DOVE OGGI
IL PREMIER MIQATI HA ANCHE PRESENTATO IL PROGRAMMA
DEL NUOVO GOVERNO
- Intervista con mons. Béchara Raï -
Giornata storica in Libano: dopo
29 anni si è ufficialmente conclusa la presenza delle truppe siriane nel Paese
dei Cedri. L’ultimo contingente della Siria ha lasciato stamani il Libano, dopo
una cerimonia di commiato tenutasi nella base militare di Rafiq. Sul versante
politico, si deve poi rimarcare che il premier libanese, Miqati, ha presentato
il programma del nuovo governo. Il voto di fiducia del Parlamento è previsto
per domani. In Libano, dove restano comunque in sospeso le questioni del
disarmo degli Hezbollah e il futuro rapporto di Te Aviv con Beirut, anche la Chiesa
locale ha espresso grande soddisfazione per il ritiro siriano. Ascoltiamo la
testimonianza, raccolta da Andrea Sarubbi, del vescovo di Jbeil dei Maroniti,
mons. Béchara Raï:
**********
R. – La Chiesa e la popolazione
libanese, sia cristiana sia musulmana, sono soddisfatte e contente perché la
presenza dei siriani in Libano aveva paralizzato non solo la vita politica, ma
anche l’economia: i siriani hanno sfruttato le risorse libanesi, hanno invaso
il mercato per quanto riguarda i prodotti agricoli e industriali. Molte
fabbriche libanesi hanno dovuto chiudere. Ecco perché adesso i libanesi si
sentono non solo liberati politicamente ma anche economicamente.
D. – A sentire la Siria, si
tratta addirittura di un ritiro in anticipo sulle scadenze. Per i libanesi, in realtà,
è un ritiro molto atteso…
R. – Le truppe siriane hanno
tardato a ritirarsi dal Libano: avrebbero dovuto farlo già prima. Ci sono
risoluzioni del Consiglio di Sicurezza in merito che risalgono agli anni Ottanta.
D. – Mons. Rai, proprio in
queste ore si sta discutendo a Beirut del nuovo governo. Cosa si aspetta da
questo nuovo corso politico libanese?
R. – La vita politica si normalizzerà,
la vita democratica riprenderà. Il popolo libanese potrà, d’ora in poi,
esercitare il suo diritto democratico per quanto riguarda le elezioni, sia dal
punto di vista della presentazione delle candidature, sia dal punto di vista di
elezioni libere. E noi tutti sappiamo bene che quando la vita politica è
stabile, anche la vita economica lo è.
D. – Dopo trent’anni di
occupazione, lei che genere di relazioni si aspetta ora tra Libano e Siria, tra
Beirut e Damasco?
R. – Noi speriamo che con il
ritiro dei sirani, il Libano e la Siria possano avere rapporti migliori fondati
sul diritto internazionale. Auspichiamo che Beirut e Damasco possano avere
rapporti diplomatici, che attualmente non esistono.
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“AVANTI UNITI”, CON LA GUIDA DI BENEDETTO XVI:
L’IMPEGNO IN ITALIA
DEL MOVIMENTO “RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO”, IN
VISTA DI IMPORTANTI
APPUNTAMENTI, COME IL CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE, LA GIORNATA
MONDIALE DELLA GIOVENTU’ ED IL REFERENDUM SULLA
PROCREAZIONE ASSISTITA
- Intervista con Salvatore Martinez -
“Andiamo avanti uniti!”. Con
rinnovato entusiasmo in omaggio a Giovanni Paolo II e raccogliendo l’appello
del nuovo Papa Benedetto XVI, si sono conclusi ieri i lavori del grande Raduno
nazionale del movimento “Rinnovamento dello Spirito”, cui hanno partecipato, a
Rimini, circa 25 mila persone, adulti, giovani famiglie, bambini. Ma quale
clima si è respirato in questa assise, alla luce dei giorni straordinari che ha
vissuto la Chiesa universale ed il mondo intero, nel passaggio da un
pontificato ad un altro? Roberta Gisotti lo ha chiesto al dott. Salvatore Martinez,
coordinatore in Italia del “Rinnovamento nello Spirito”:
**********
R. – Un clima di profondo stupore
e gratitudine intanto all’indirizzo di Benedetto XVI, che amabilmente ha voluto
inviarci per il tramite del cardinale segretario di Stato, Sodano, una lettera
autografa nella quale sottolineava l’importanza del dono dei movimenti e dei
nuovi carismi e la sua intenzione di proseguire nel cammino che il suo
predecessore Giovanni Paolo II ha iniziato. A ben vedere, le giornate di Rimini
hanno respirato di questo clima pentecostale. Il Santo Padre ha affermato
irreversibile il cammino ecumenico e irrinunciabile lo slancio missionario. Queste
parole noi riteniamo siano parole che lo Spirito sta fortemente pronunciando in
questo nostro tempo. La Chiesa è viva – ha detto Benedetto XVI - quando gioiosamente professa di essere di Cristo
e di un Cristo vivo.
D. – Due importanti appuntamenti
attendono i movimenti cattolici: il congresso nazionale eucaristico, in maggio
a Bari, e la Giornata mondiale della gioventù in agosto a Colonia. Quale
contributo offrirà il Rinnovamento nello Spirito?
R. –
Riteniamo correlati i due eventi. Bisogna riportare gli uomini dinanzi a Dio.
Bisogna riportarli in ginocchio, noi diciamo. L’adorazione, in fondo, è questo:
tacere per riascoltare le ragioni di Dio, farle proprie e attraverso lo Spirito
testimoniarle senza vergogna. I giovani, in modo particolare, hanno bisogno di
tutto questo. Li condurremo in questo pellegrinaggio e faremo loro vivere alla
vigilia un festival internazionale, dove sperimenteranno la bellezza dell’unità
intorno a Cristo. L’Eucaristia ci fa vedere in trasparenza le sofferenze di
questo nostro tempo, ma ci fa vedere anche le gioie, la Resurrezione di Dio. Gesù
è vivo. E’ vivo in mezzo a noi e noi abbiamo il dovere di farlo vedere anche
nella gioia che i giovani sono capaci di esprimere.
D. – Sul piano dell’impegno civico
dei cattolici c’è, invece, l’appuntamento con il referendum sulla legge 40
sulla procreazione assistita. Lei pensa che la grande adesione popolare che si
è riscontrata in questo ultimo mese intorno alla Chiesa e ai suoi pastori, possa
influenzare il risultato di questa consultazione?
R. – Bisogna che si dia
particolare ascolto in questo momento alla scelta coraggiosa che i nostri
vescovi italiani hanno fatto. Hanno riconosciuto la legittimità e la validità
della scelta di non partecipare al voto referendario. La questione antropologica,
noi lo sappiamo, è una sfida decisiva. Quale uomo vogliamo servire e di quale
uomo stiamo parlando? I diritti dell’uomo vanno difesi soprattutto nel momento
più debole della propria esistenza, quindi sin dal concepimento. Noi questo lo
vogliamo riaffermare e ci siamo impegnati qui da Rimini a sostenere una causa
che riteniamo decisiva, cioè quella di formare ed informare la gente che talvolta
sembra essere disorientata. Noi riteniamo che non si possa mettere la vita ai
voti, ma è anche vero che il mondo cattolico sta registrando intorno a questo tema
una unità nuova, un’amicizia nuova e questo fa ben sperare.
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26
aprile 2005
“LA VITA UMANA E’ SACRA PERCHE’ FIN DAL SUO INIZIO
COMPORTA L’AZIONE
CREATRICE DI DIO E RIMANE SEMPRE IN UNA SPECIALE
RELAZIONE CON IL CREATORE”:COSI’ I VESCOVI SPAGNOLI, IN UN DOCUMENTO PUBBLICATO
IN OCCASIONE DEL DECIMO ANNIVERSARIO DELL’ENCICLICA “EVANGELIUM VITAE”
MADRID. = “La vita umana, dono
prezioso di Dio”: è il titolo del documento pubblicato recentemente dalla
sottocommissione per la Famiglia e la Difesa della Vita della Conferenza
episcopale spagnola, in occasione del decimo anniversario dell’enciclica “Evangelium
Vitae”. Nel documento, diviso in otto capitoli, i vescovi ricordano come “tutte
le culture abbiano riconosciuto il valore e la dignità della vita umana” come
fondamento per la convivenza. Sottolineando poi come Dio sia il solo signore
della vita e come nessuno possa attribuirsi il diritto di uccidere, i presuli
ribadiscono che “dal momento della fecondazione c’è vita umana e, pertanto,
dignità personale” e di conseguenza “l’essere umano deve essere rispettato e
trattato come persona dall’istante del suo concepimento”. I grandi progressi
della scienza, dunque, rappresentano “potenti mezzi a servizio dell’uomo, tenendo
conto dei principi etici”. I vescovi spagnoli ricordano, quindi, l’importanza
della famiglia come santuario, dove la persona è “concepita degnamente”,
“accolta con gioia” e “celebrata nella vita quotidiana”: essa, aggiungono, è
“l’ambito dove i figli imparano il significato della sessualità al servizio
dell’amore e della vita”. Nel documento, infine, viene lanciato un appello agli
scienziati, ai professionisti della sanità, ai professionisti cattolici
dell’informazione e alle associazioni affinché si adoperino per difendere
attivamente la famiglia, denunciando ogni pratica che attenti all’integrità o
alla vita delle persone e proclamando con coraggio il valore sacro della vita
umana. (B.C.)
IL BURUNDI VERSO LA
PACE. IL CAPO DELL’ULTIMO GRUPPO RIBELLE SI E’
IMPEGNATO AL NEGOZIATO
CON IL GOVERNO DI BUJUMBURA
BUJUMBURA. = Ulteriore passo in
Burundi sul cammino di pace. Per la prima volta Aghaton
Rwasa, leader dell’ultimo gruppo ribelle del Paese africano, le Forze di
liberazione nazionale (FNL), si è impegnato a negoziare la pace con il governo
di Bujumbura. In un incontro con il presidente della Tanzania, Benjamin Mkapa,
infatti, Rwasa ha confermato l’intesa firmata due settimane fa dal suo
movimento: colloqui diretti con le autorità del Burundi e disarmo dei ribelli
per mettere fine a un conflitto che dal 1993 ha provocato oltre 300.000
vittime. La disponibilità al dialogo delle FNL conferma, dunque, il processo di
pace in Burundi, anche se non mancano le difficoltà. Secondo quanto riferisce
l’agenzia Misna, infatti, ieri tutti i ministri del partito CNDD-FDD, composto
dagli ex-ribelli delle Forze per la difesa della democrazia, che alla fine del
2003 hanno deposto le armi entrando nel governo, non hanno partecipato alla
riunione dell’esecutivo. Alla base dell’assenza, ci sarebbero i contrasti con
il presidente burundese, Domitien Ndayzeiye. (B.C.)
NEL MONDO LE BAMBINE
SOLDATO SONO CIRCA 120 MILA. LA DRAMMATICA REALTA’
DI QUESTA INFANZIA RUBATA NELL’ULTIMO RAPPORTO DI
SAVE THE CHILDREN
LONDRA. = Nel mondo un esercito
di 120 mila bambine lavora o combatte al fianco di vari gruppi armati. E’ la
drammatica realtà che emerge dall’ultimo rapporto dell’organizzazione non
governativa britannica “Save The Children”. In Paesi come Uganda, Congo e
Sierra Leone, bambine dagli otto anni in su vengono sottratte alle loro famiglie
e costrette a lavorare per i gruppi armati, alcune come combattenti, altre come
cuoche ed assistenti. Quasi tutte poi subiscono violenze sessuali. Nel
rapporto, intitolato “Forgotten Casualties of War: Girls in Armed Conflict”
(“Le vittime dimenticate della guerra: le ragazzine nei conflitti armati), l’organizzazione
umanitaria sottolinea che dei circa 300 mila bambini arruolati dai gruppi
armati, circa il 40 per cento è composto da femmine. Al termine dei conflitti,
si evince ancora dal rapporto, il ritorno a casa per queste bambine è spesso
doloroso quanto la partenza. Le loro famiglie e la comunità, infatti, le
ostracizzano per via delle loro esperienze sessuali e belliche, considerate
immorali. Secondo “Save The Children”, i programmi di “disarmo, smobilitazione
e reintegrazione” (DDR) messi in atto dopo un conflitto dalle Nazioni Unite e
dalla Banca Mondiale, non sono stati progettati in modo da affrontare i
problemi che affliggono queste bambine. Invece di distribuire “pacchetti
assistenziali” volti a fornire cibo, soldi e finanziamenti per l’istruzione dei
bambini coinvolti in conflitti armati, conclude il rapporto, è necessario che
la comunità internazionale metta in atto un lavoro di mediazione tra le
ragazzine e le loro comunità, offrendo loro la possibilità di reinserirsi nel
tessuto sociale. (B.C.)
L’ETIOPIA IN FESTA: COMPLETATA IERI LA RESTITUZIONE DELLA STELE DI AXUM
ADDIS ABEBA. = “Non è solo un pezzo di pietra, ma il simbolo di
un’identità: la nostra e della nostra gente, che ha molto rispetto per questo
monumento”. Così ieri il primo ministro etiope, Meles Zenawi, all’arrivo del
terzo e ultimo troncone dell’obelisco di Axum, restituito al Paese africano
dall’Italia, a 68 anni distanza da quando le truppe fasciste lo sottrassero per
portarlo a Roma. “È la fine di un brutto capitolo”: ha aggiunto il premier. La
stele, un monumento funebre di granito e pietra basaltica, è alto 24 metri e
pesa 160 tonnellate. Malgrado un accordo di pace del 1947, l’Italia ha
impiegato quasi 60 anni per restituire il monumento, che venne sottratto dalle
truppe di occupazione coloniale nel 1937, per celebrare il XV anniversario
della marcia su Roma. Le fasi della restituzione dell’obelisco, riferisce
l’agenzia Misna, sono state molto seguite in Etiopia: ieri la televisione di
Stato ha trasmesso in diretta l’arrivo dell’ultimo frammento, accolto con canti
tradizionali e balli da una folla festosa. Le autorità etiopi hanno reso noto
che l’antico manufatto verrà posizionato laddove si trovava, in un’area accanto
ad altri monumenti funebri, in collaborazione con l’UNESCO, che ha dichiarato
Axum “patrimonio dell’umanità”. (B.C.)
PASSO AVANTI NELLA TUTELA AMBIENTALE DEL PIANETA:
IL PARLAMENTO DELLA TANZANIA HA RATIFICATO LA
CONVENZIONE
SULLA PROTEZIONE DEI MATERIALI RADIOATTIVI,
AGGIUNGENDOSI ALL’OTTANTINA DI PAESI CHE GIA’ VI
HANNO ADERITO
DAR ES SALAAM. = A
15 anni dalla firma, l’Assemblea nazionale tanzaniana, riunita in sessione
ordinaria a Dodoma, ha ratificato, nei gironi scorsi, la Convenzione sulla protezione
fisica dei materiali radioattivi, aggiungendosi all’ottantina di Paesi che
hanno già compiuto questo passo, alcuni dei quali africani (in particolare, Sud
Africa, Zimbabwe, Kenya). “È importante che il Paese controlli e aumenti la
protezione dei materiali nucleari, così da impedire ai criminali di usarli contro
civili innocenti”: ha dichiarato il ministro della Scienza tanzaniano, Pius
Ng’wandu, accogliendo con favore il provvedimento. Ratificando la Convenzione,
Dar Es Salaam si impegna ad attenersi strettamente ai protocolli dell’Agenzia internazionale
per l’energia atomica (AIEA) per la protezione delle fonti e il trasporto in
sicurezza dei materiali nucleari, compresi quelli esausti. (R.G.)
PUBBLICATA PER CONTO DELLA LIBRERIA EDITRICE
VATICANA LA RACCOLTA
DELLE MEDITAZIONI CHE IL VESCOVO DI NOVARA, MONS.
RENATO CORTI,
HA TENUTO AL PAPA E ALLA CURIA ROMANA NEL CORSO
DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI,
IN VATICANO LA SCORSA QUARESIMA
- A cura di Giovanni Peduto -
CITTA’ DEL VATICANO. = “La
Chiesa a servizio della nuova ed eterna alleanza”: è stato il tema, la scorsa
Quaresima, degli Esercizi spirituali predicati in Vaticano, a Papa Giovanni
Paolo II e alla Curia Romana, dal vescovo di Novara, mons. Renato Corti. Ed è
pure il titolo del volume che ne raccoglie tutte le meditazioni. L’opera,
appena uscita, a cura della Libreria Editrice Vaticana in una elegante veste
tipografica, si apre con la Lettera autografa del defunto Pontefice che ringraziava
il presule, sottolineando come gli esercizi erano stati per lui occasione
provvidenziale di prolungato raccoglimento.
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26
aprile 2005
- A cura
di Amedeo Lomonaco e Maria Vittoria Savini -
In Iraq cresce l’attesa per
l’annuncio del nuovo governo, previsto nella giornata di oggi. La formazione
dell’esecutivo continua, però, ad essere ostacolata da divergenze tra la
maggioranza sciita e la coalizione curda sull’assegnazione di alcuni ministeri.
Fonti militari americane hanno rivelato, intanto, che il terrorista giordano,
Al Zarqawi, è recentemente sfuggito alla cattura da parte delle truppe
statunitensi. Altre fonti dell’esercito statunitense hanno anticipato, intanto,
le conclusioni dell’inchiesta del Pentagono sull’uccisione di Nicola Calipari:
“I soldati americani che hanno ucciso l’agente italiano – si leggerebbe nel
testo – non sono colpevoli”. Nel pomeriggio è atteso a Palazzo Chigi
l’ambasciatore degli Stati Uniti, Mel Sembler, per riferire sul caso
‘Calipari’. Intanto, è trapelata solo oggi la notizia di un attentato della
guerriglia contro la Commissione di inchiesta incaricata di far luce
sull’omicidio di Calipari. La bomba a mano, lanciata nei primi giorni di lavoro
della Commissione, non ha fortunatamente provocato vittime. Sul rapporto del
Pentagono, Paolo Mastrolilli:
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Il
Rapporto finale non è ancora stato pubblicato ma è pronto: c’è un profondo
rimorso, ha detto la fonte militare per quanto è accaduto, aggiungendo che i
soldati al posto di blocco hanno seguito le procedure di ingaggio e non sono
colpevoli. Il rappresentante del Pentagono ha anche precisato che gli Stati
Uniti sono pronti a rendere pubbliche le loro conclusioni, ma finora non
l’hanno fatto perché l’Italia vuole ancora chiarire dei punti. Gli elementi di
disaccordo tra Washington e Roma riguardano in particolare la velocità con cui
procedeva la macchina. Gli americani ribadiscono che l’auto viaggiava ad alta
velocità mentre gli italiani sostengono il contrario. L’altro delicato nodo da
sciogliere riguarda le comunicazioni tra le parti: Roma sostiene che Calipari
aveva informato i colleghi degli Stati Uniti del suo arrivo imminente
all’aeroporto di Baghdad. Secondo Washington, invece, tali informazioni non
sono mai state fornite. Il portavoce dell’ambasciata americana a Roma ha detto
di sperare ancora in un rapporto congiunto. Ma il governo italiano non sembra
disposto ad accettare le conclusioni dell’inchiesta del Pentagono sulla morte
di Calipari.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Sarà
garantita la sicurezza nei Territori occupati. Lo ha annunciato ieri il leader
dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, in una conferenza stampa nell’ambito della riorganizzazione del
vertice dei Servizi segreti palestinesi. Abu Mazen ha anche posto l’accento
sulla necessità di disarmare tutti i movimenti fondamentalisti dopo il ritiro
dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza, previsto per questa estate.
Alle dichiarazioni del presidente palestinese, è subito seguita la replica di
Hamas: il portavoce del movimento, Mushir al-Masri, ha reso noto che l’ingresso
nel Parlamento palestinese “non significa automaticamente la trasformazione di
Hamas in un partito politico”.
Il bilancio
provvisorio del grave incidente ferroviario avvenuto ieri in Giappone è salito
a 73 morti e almeno 440 feriti. La sciagura, avvenuta ad Amagasaki, è la più
grave nel Paese negli ultimi 40 anni. Nella notte, tre persone sono state
estratte ancora in vita dalle lamiere. Altre 10 sono tuttora intrappolate nella
prima carrozza. Il capotreno del convoglio, sopravvissuto all’impatto, ha
confermato intanto che il treno viaggiava ad un’eccessiva velocità. Un nuovo
incidente è avvenuto stamani nel Paese asiatico: un espresso si è scontrato
frontalmente con un camion bloccato ad un passaggio al livello vicino alla
stazione di Hatori. Nella collisione è rimasto leggermente ferito una persona.
La Russia ritirerà le proprie
truppe e smantellerà le sue basi in Georgia entro il primo gennaio del 2008. Lo
ha annunciato il ministro degli Esteri georgiano, Salome Zurabishvili, dopo
l’incontro a Mosca con il collega russo, Serghiei Lavrov. In Georgia sono
attualmente dislocati circa 3000 militari russi nelle basi di Batumi e Akhalkalaki.
Romania e
Bulgaria hanno firmato ieri, in Lussemburgo, i trattati di adesione all’Unione
Europea. L’ingresso dei due Paesi è previsto per il primo gennaio del 2007.
L’adesione di Romania e Bulgaria potrebbe però slittare fino al 2008 se i
governi di Bucarest e Sofia non si conformeranno alle normative comunitarie.
Dopo la cerimonia della firma, svoltasi nell’abbazia di Neumünster, i ministri degli
Esteri dei 25 hanno espresso perplessità sulla posizione della Turchia, che non
ha ancora fatto registrare progressi sul fronte dei diritti umani.
In Italia, dopo la crisi di
governo seguita alla sconfitta della Casa delle Libertà alle elezioni regionali
del 3 e del 4 aprile, il premier Berlusconi chiede oggi la fiducia alla Camera
dei deputati. La seduta si aprirà alle 18. Il capitolo più atteso del discorso
del presidente del Consiglio sarà quello delle misure da prendere per sostenere
lo sviluppo, le imprese, il Mezzogiorno e per aumentare il potere di acquisto
dei cittadini.
In Togo, Faure Gnassingbè, il
candidato del partito al potere, ha vinto le elezioni presidenziali con il
60,22 per cento dei voti. Il candidato dell’opposizione, Emmanuel Akitani Bob,
ha ottenuto il 38,19 per cento delle preferenze. Lo ha annunciato la
Commissione elettorale nazionale. Il capo di Stato nigeriano Obasanjo,
presidente dell’Unione africana, ha annunciato intanto che il Togo si avvia ad
un governo di unità nazionale.
In Ecuador,
il nuovo presidente, Alfredo Palacio, ha annunciato che non si terranno
elezioni anticipate. Nominato la scorsa settimana, dopo che il Congresso aveva
sfiduciato l’ex capo di Stato, Lucio Gutierrez, Palacio ha annunciato che
porterà a termine gli ultimi due anni del mandato del suo predecessore,
rifugiatosi nell’ambasciata brasiliana. L’Organizzazione degli Stati americani
ha inviato una delegazione per approfondire la legalità del cambio al vertice.
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