RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 115- Testo della trasmissione di lunedì 25 aprile 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:                                                                             

Insieme, artefici della pace: così Benedetto XVI ai rappresentanti delle religioni del mondo, ricevuti in Sala Clementina. E alle delegazioni delle Chiese cristiane, il Papa ribadisce l’irreversibile impegno ecumenico preso dal Concilio Vaticano II

 

Festoso incontro in Aula Paolo VI tra il Pontefice e i pellegrini tedeschi

 

Il Papa si reca oggi alle 18.30 a San Paolo fuori le Mura per l’omaggio al Sepolcro di San Paolo, apostolo delle genti. E’ la sua prima uscita ufficiale dal Vaticano. Con noi padre Edmund Power.

 

Una Chiesa viva e giovane che cerca l’umanità sperduta nei deserti della povertà e dell’amore distrutto: il commento del nostro direttore padre Pasquale Borgomeo all’omelia di Benedetto XVI ieri per la Messa d’inizio Pontificato

 

IN PRIMO PIANO:

Dopo trent’anni, le truppe siriane lasciano il Libano: ai nostri microfoni Camille Eid

 

Gli armeni hanno ricordato il 90° anniversario dei massacri compiuti dall’Impero Ottomano contro il loro popolo: intervista con padre Mikael Mouradian

 

Oggi in Italia la festa della Liberazione dal nazi-fascismo compie 60 anni: con noi Tina Anselmi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si è chiusa questa mattina a Rimini la 28.ma Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito

 

In Afghanistan si allungano le ombre delle barbare esecuzioni dei talebani

 

Arrestati 40 cristiani in Arabia Saudita. I fedeli stavano partecipando ad una Messa celebrata in un’abitazione privata

 

Riflettori accesi sulla Giornata africana della malaria 2005

 

Gli Oblati di Maria Immacolata hanno festeggiato a Loreto il decennale della canonizzazione del loro fondatore, Sant’Eugenio de Mazenod

 

Dal 28 aprile all’11 maggio prossimi si svolgerà a Roma una mostra dedicata alla vita della Vergine: “Vita di Maria nell’arte dal ‘300 al ‘400”

 

24 ORE NEL MONDO:

Tragedia in Giappone: un treno deraglia e si schianta contro un condominio di 9 piani. Almeno 50 i morti ed oltre 300 i feriti

 

Oggi pomeriggio, in Lussemburgo, la firma del trattato di adesione di Romania e Bulgaria all’Unione Europea.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

25 aprile 2005

 

 

INSIEME, ARTEFICI DELLA PACE: COSI’ BENEDETTO XVI AI RAPPRESENTANTI

DELLE RELIGIONI DEL MONDO, RICEVUTI IN SALA CLEMENTINA.

E ALLE DELEGAZIONI DELLE CHIESE CRISTIANE, IL PAPA RIBADISCE

L’IRREVERSIBILE IMPEGNO ECUMENICO PRESO DAL CONCILIO VATICANO II

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Diventiamo assieme artefici di pace: è l’invito di Benedetto XVI ai delegati delle Chiese cristiane, comunità ecclesiali e altre tradizioni religiose, ricevuti stamani in Sala Clementina. Il Pontefice ha ribadito con forza l’impegno della Chiesa cattolica a lavorare per l’unità dei Cristiani. Quindi, ha ringraziato i rappresentanti delle religioni che hanno voluto essere presenti alla Messa di inizio Pontificato, così come nei momenti di congedo dal compianto predecessore Giovanni Paolo II. Sull’udienza interreligiosa di Benedetto XVI, il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Sulle orme dei miei predecessori, in particolare Paolo VI e Giovanni Paolo II sento il bisogno di riaffermare con forza l’impegno irreversibile preso dal Concilio Vaticano II a percorrere la strada verso l’unità dei Cristiani. E’ quanto sottolineato da Benedetto XVI, che ha ribadito come “il cammino verso la piena comunione voluta da Gesù per i suoi discepoli” comporti “una docilità concreta perché lo Spirito dia alle Chiese coraggio, dolcezza, fermezza e speranza per conquistare questo traguardo”. D’altro canto, comporta anche una continua preghiera per ottenere dal Buon Pastore il dono dell’unità del suo popolo:

 

“Nel salutarvi vorrei rendere grazie al Signore che ci ha benedetto con la sua misericordia ed ha infuso in noi una sincera disposizione a fare nostra la sua preghiera: ut unum sint. Egli ci ha reso così sempre più consapevoli dell'importanza di camminare verso la piena comunione”.

 

 “Con fraterna amicizia – ha proseguito – possiamo scambiarci i doni ricevuti dallo Spirito e ci sentiamo spinti a incoraggiarci a vicenda perché annunciamo Cristo ed il suo messaggio al mondo, che oggi appare spesso turbato e inquieto, inconsapevole e indifferente”. Molto cammino è stato fatto durante gli anni del Pontificato di Giovanni Paolo II, ha evidenziato Benedetto XVI, aggiungendo che la partecipazione al lutto della Chiesa per la scomparsa del suo Pastore ha mostrato “quanto vera e grande sia la comune passione per l’unità”. 

 

(NOTRE RENCONTRE DE CE JOUR…)

 

Il nostro incontro, ha aggiunto in francese, è particolarmente significativo. La vostra presenza, “al di là di ciò che ci divide e che getta delle ombre sulla nostra comunione piena e visibile” è un segno di aiuto per il vescovo di Roma.

 

(I TURN NOW TO YOU, DEAR FRIENDS…)

 

Quindi, parlando in inglese, si è rivolto ai rappresentanti delle altre tradizioni religiose. Un ringraziamento particolare lo ha dedicato alla comunità musulmana. Benedetto XVI si è felicitato per “la crescita del dialogo tra musulmani e cristiani, a livello locale e internazionale”. Ha così assicurato che la Chiesa “vuole continuare a costruire ponti di amicizia fra i seguaci di ogni religione”. La promozione della pace, ha detto ancora, è un impegno imprescindibile per tutti i credenti:

 

All’inizio del mio Pontificato rivolgo a voi e a tutti i credenti delle tradizioni religiose che rappresentate, come pure a quanti ricercano con cuore sincero la Verità, un forte invito a diventare assieme artefici di pace, in un reciproco impegno di comprensione, di rispetto e di amore.

 

Il mondo in cui viviamo, ha constatato il Papa, è spesso “segnato da conflitti, violenza e guerra ma vuole ardentemente la pace, una pace che è soprattutto un dono di Dio, pace per la quale dobbiamo pregare senza sosta”. La pace, è stato il suo richiamo, è un “dovere a cui tutte le persone sono chiamate, ma soprattutto quanti professano un credo religioso”. I nostri sforzi per “alimentare il dialogo – ha concluso – sono un valido contributo a costruire la pace su solide fondamenta”. E’ allora necessario “impegnarsi in un autentico e sincero dialogo, costruito sul rispetto della dignità di ogni essere umano”, creato ad immagine e somiglianza di Dio.

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LA GIOIA E LA FIDUCIA DEL PAPA NELLA “CHIESA GIOVANE”

CHE SI RADUNERA’ A COLONIA: NELL’UDIENZA AI PELLEGRINI TEDESCHI,

LE CONFIDENZE DI BENEDETTO XVI SULLA SUA ELEZIONE:

NON HO FATTO NULLA PER ESSERE ELETTO, HO DETTO IL MIO SI’

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Un Papa scelto dalla volontà di Dio, che non ha chiesto né sperato nell’elezione, cosciente della propria inadeguatezza. Un Pontefice “adottato” da Roma, ma sempre profondamente legato alle sue origini tedesche e bavaresi. Un Papa fiducioso nell’integrità di una Chiesa che considera viva e giovane, non macchiata dal materialismo e dalle ingiustizie, il cui specchio è nella coscienza di quei ragazzi che tra meno di quattro mesi saranno alla GMG di Colonia. Tra applausi, qualche battuta di spirito e molti sorrisi si è svolta questa mattina, in Aula Paolo VI, l’udienza di Benedetto XVI ai pellegrini tedeschi, giunti a Roma per la sua Messa di inizio Pontificato. Il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Un’udienza vissuta dando voce al cuore, alla rievocazione personale. Dopo la cerimonia di inizio Pontificato di ieri mattina – in cui il senso collettivo della festa era inserito nella cornice di un rituale solenne e scandito da gesti di alto valore simbolico - per Benedetto XVI è arrivato questa mattina il momento dei sentimenti e del racconto privato, nel contesto più libero e familiare dell’incontro con i pellegrini tedeschi. In sei-settemila, si sono stretti con affetto attorno al Papa, che non ha lesinato loro confidenze sulla sua elezione, chiedendo sostegno e comprensione.

 

(applausi - musica organo)

 

Già al momento dell’ingresso del Pontefice in Aula Paolo VI sulle note di un organo, si è percepito il clima di un entusiasmo, per così dire, più “intimo”. Benedetto XVI, sorridente, ha stretto dozzine di mani, passando nello stretto corridoio creato tra i fedeli, ed ha raggiunto il suo posto, scusandosi scherzosamente per aver fatto aspettare i presenti. La battuta ha sciolto ulteriormente l’atmosfera in una platea dalla quale spuntavano, tra le altre, delle bandiere della Baviera, terra d’origine del nuovo Papa. Osservandole, Benedetto XVI ha detto di essere rimasto un bavarese anche da vescovo di Roma, nonostante si trovi nella capitale da 23 anni. Tra queste due distinte zone geografiche, ha osservato Benedetto XVI, si è verificato uno scambio fruttuoso, durante i secoli. La Baviera e Roma, ha proseguito, hanno sempre avuto buoni rapporti e da Roma alla Baviera è venuto il Vangelo. Poi, nel 18.mo secolo, anche dalla Baviera è giunto un dono alla Chiesa, attraverso il Santo cappuccino bavarese Corrado, ma anche attraverso padre Rupert Mayer, il gesuita che sfidò Hitler.

 

L’ascolto dei pellegrini si è fatto meno rumoroso e più attento quando Benedetto XVI ha raccontato qualcosa della sua elezione, pur senza violare il segreto, come ha tenuto a specificare. Il Papa ha rivelato di non aver mai pensato di essere eletto, né di essersi speso perché ciò avvenisse, aggiungendo di aver ricordato – quando ormai l’elezione si profilava come certa – le parole contenute nella lettera consegnatagli da un cardinale. Questi gli ricordava che se il Signore avesse rivolto a lui il suo ‘seguimi’, allora egli avrebbe dovuto ricordare quanto detto ai funerali di Giovanni Paolo II e non negarsi alla chiamata. Le strade del Signore non sono comode, ha quindi aggiunto Benedetto XVI, ma noi non siamo fatti per essere comodi e quindi non ho potuto fare altro che dire sì. Proprio nei giorni della morte di Giovanni Paolo II, ha affermato il Papa, è apparso chiaro a tutti che lui era percepito come un padre, e quindi la Chiesa non era chiusa in se stessa, ma è di tutti: la Chiesa – ha ripetuto nuovamente tra gli applausi - non è vecchia, ma è giovane, ribadendo di guardare con gioia all’appuntamento di Colonia, dove i giovani e il mondo s’incontreranno con Gesù.

 

Prima di concludere il suo saluto, Benedetto XVI si è rivolto direttamente al cuore dei suoi connazionali, chiedendo loro di camminare insieme e di confidare nel loro aiuto, chiedendo nel contempo comprensione per gli eventuali errori, dai quali non è esente nessun uomo, e fiducia. Un grande applauso ha suggellato queste parole, con tutta l’assemblea che si alzava in piedi per manifestare il proprio apprezzamento. Il Papa ha concluso intonando il Padre Nostro e l’Ave Maria, attorniato da due cardinali tedeschi, Meisner di Colonia, e Wetter di Monaco, suo successore nella diocesi tedesca, il quale ha donato al Pontefice una croce pettorale d’oro finemente lavorata.

 

(applausi)

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IL PAPA SI RECA OGGI ALLE 18.30  A SAN PAOLO FUORI LE MURA

 PER L’OMAGGIO AL SAPOLCRO DI SAN PAOLO, APOSTOLO DELLE GENTI.

E’  LA SUA PRIMA USCITA UFFICIALE  DAL VATICANO

- Intervista con Edmund Power -

 

Una visita “per esprimere il legame inseparabile della Chiesa di Roma con l’Apostolo delle genti”. Sta in questo il senso della prima uscita ufficiale dal Vaticano di Benedetto XVI, che questa sera, alle 18.30, si recherà nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, per venerare la tomba dell’Apostolo. Una visita resa ancor più significativa dalla presenza, nella Basilica, dell’Ordine dei padri Benedettini, al cui fondatore il nome del nuovo Pontefice si riferisce esplicitamente. La nostra emittente seguirà l’evento in radiocronaca diretta con commento in italiano sulle frequenze di 585 kHz per l’onda media e di 105 MHz per la modulazione di frequenza. Alla vigilia di questa visita, Marco Cardinali ha intervistato padre Edmund Power, priore amministratore del Monastero di S. Paolo:

 

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R. - Siamo molti onorati dal fatto che il Santo Padre abbia deciso di prendere il nome di Benedetto, patriarca del monachesimo occidentale ed anche patrono d’Europa. Tutti questi aspetti hanno senz’altro influenzato il Santo Padre nella sua decisione di venire qui a San Paolo, che è anche un monastero benedettino da 1300 anni, per pregare in modo molto più semplice e sereno. Entrerà in processione con i monaci e poi pregheremo insieme. Il Papa starà davanti al santuario dell’Apostolo, pregherà, proclamerà una brano delle Sacre Scritture, che sarà tratto dalla Lettera di San Paolo ai Romani. Poi ci sarà una breve omelia e la benedizione. Sarà una cosa molto semplice concentrata soltanto sulla parola di Dio, sulla preghiera profonda in questo contesto monastico.

 

D. – In qualche modo questa visita potremmo leggerla anche nel bisogno di preghiera, di silenzio, di riflessione che ha già espresso Benedetto XVI nei suoi primi discorsi, per poter poi portare frutto nel ministero come successore dell’Apostolo Pietro?

 

R.- Noi abbiamo un’antica tradizione monastica, la Lectio Divina, cioè la meditazione e la preghiera sulla base delle Sacre Scritture e questo come fondamento di qualsiasi azione cristiana. Sono sicuro che il Santo Padre si rende conto fortemente di questa realtà della vita, non soltanto della vita monastica, ma anche della vita cristiana come la base di qualsiasi azione. Si possono fare tante cose per la gente pastoralmente, ma se questa azione non è radicata nella meditazione profonda della parola di Dio non è veramente cristiana. Vediamo che il cardinale Ratzinger, prima di essere eletto Papa, ha avuto dei contatti molto buoni con i benedettini. Noi ci sentiamo molto onorati dal fatto che un Papa così influenzato dallo spirito monastico benedettino sia adesso sul trono di Pietro. Noi crediamo che senz’altro egli vorrà sottolineare questo aspetto contemplativo e scritturale del suo ministero.

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UNA CHIESA VIVA E GIOVANE CHE CERCA L’UMANITA’ SPERDUTA NEI DESERTI

DELLA POVERTA’ E DELL’AMORE DISTRUTTO: IL COMMENTO DEL NOSTRO DIRETTORE, PADRE PASQUALE BORGOMEO, ALL’OMELIA DI BENEDETTO XVI

IERI PER LA MESSA D’INIZIO PONTIFICATO

 

La Chiesa è viva e giovane, e nel nome del Cristo Risorto deve andare in cerca degli uomini sperduti nel deserto della povertà, dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto, per condurli “verso l’amicizia con il Figlio di Dio” che  dona “la vita in pienezza”. Con queste parole Benedetto XVI, durante l’omelia della solenne Messa di ieri in San Pietro,  ha inaugurato il suo Pontificato. Il Papa, che ha di nuovo chiesto ai fedeli di pregare per lui, ha parlato della gioia dell’uomo che incontra Dio. E ha riecheggiato le parole di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura di Cristo!... Aprite, spalancate le porte a Cristo e troverete la vera vita”. Sulla giornata di ieri ascoltiamo la riflessione del direttore generale della Radio Vaticana padre Pasquale Borgomeo:

 

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Il primo incontro del nuovo Pastore della Chiesa con il popolo che il Signore gli ha affidato è stata la luminosa, consolante rivelazione che molti si attendevano. E’ stata una stupenda meditazione sul mistero di Cristo e dell’uomo, della Chiesa e del ministero di Pietro. Meditazione proposta con una catechesi semplice e profonda, ancorata ai testi e ai gesti della liturgia, di solido spessore dottrinale ma vibrante di una passione appena contenuta.

        

La limpidezza dell’omelia era quella dell’antico professore, ma il calore e la forza persuasiva di ogni parola rivelavano il cuore del Pastore diventato Maestro nella fede, l’innamorato di Cristo che fa di se stesso, con umiltà autentica, dono incondizionato alla Chiesa e al mondo. Il suo saluto è andato, ben al di là della Chiesa Cattolica, alle Chiese sorelle, con le quali il comune battesimo è pegno di sospirata unità, ai fratelli maggiori della casa d’Israele per i quali la promessa di Dio è irrevocabile, ai credenti di altre religioni, ai non credenti. E’, in questo abbraccio universale, il respiro di una Chiesa viva, di una Chiesa giovane, come Benedetto XVI ha affermato con serena certezza.

        

Il nuovo Papa non ha inteso esporre il suo programma di governo. Ma ha di fatto iniziato a governare da Pastore il suo gregge, dicendosi pronto ad ascoltare, per attuarla, la volontà di Dio, ad ascoltare le aspirazioni profonde dell’uomo, che non è prodotto di un capriccio del caso, ma frutto del pensiero di Dio, ciascuno singolarmente voluto e amato da Dio. Ha affermato con convinzione che compito del Pastore è mettersi al servizio della gioia del gregge; ha ricordato che quello che redime non è il potere ma l’amore, ha portato come testimonianza la sua personale esperienza per ribadire che far entrare Cristo nella propria vita non toglie niente a nessuno, ma piuttosto apporta libertà, gioia e bellezza.

        

“Aprite le porte a Cristo”: Benedetto XVI ha concluso la sua omelia con le stesse parole con le quali l’amato Papa Giovanni Paolo II iniziò il suo Pontificato. In mutate condizioni storiche, ma in continuità con il suo grande Predecessore, Benedetto XVI ha ripreso il “Non abbiate paura”, rivolgendolo ancora una volta ai Grandi della terra, ma anche a ciascuno di noi e anche a se stesso. “Abbiamo tutti paura che Cristo ci porti via qualche cosa”. Là il Pastore va umilmente e coraggiosamente a toccare il segreto travaglio di ogni autentica esperienza di fede. Pastore e Padre, Pastore e fratello. E ci chiede di pregare per lui perché impari ad amare tutti, perché non fugga davanti ai lupi. E ci ricorda che è il Signore colui che porta la Chiesa, e che perciò nella Chiesa  dobbiamo portarci l’un l’altro, tutti compreso il Papa.

 

Questo è il mistero della Chiesa pellegrinante nella storia verso il suo Signore.Chiesa che oggi ringrazia il Signore Gesù, per averle dato un Pastore umile e sorridente che inizia il suo ministero avviandola con amore sui sentieri della speranza.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Il Santo Padre ha ricevuto oggi in udienza l’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

 

Il Papa ha promosso all'ordine dei vescovi il cardinale Francis Arinze, assegnandogli la sede suburbicaria di Velletri-Segni.

 

Il Santo Padre ha quindi confermato i membri dei Dicasteri della Curia Romana, fino al termine del quinquennio per il quale sono stati nominati dal compianto Sommo Pontefice Giovanni Paolo II.

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Sento fortemente il bisogno di affermare l'impegno irreversibile verso la piena comunione voluta da Gesù": l'udienza di Benedetto XVI ai delegati delle altre Chiese e Comunità ecclesiali e di altre Tradizioni religiose convenuti a Roma per l'Elezione.

 

Nelle vaticane, il discorso di Benedetto XVI ai pellegrini convenuti dalla Germania in occasione dell'Elezione.

 

Nelle estere, Contributo della Santa Sede alla XIII sessione della Commissione per lo sviluppo sostenibile dell'ONU: promuovere il principio di sussidarietà come strumento di ricostruzione della solidarietà e del tessuto sociale che unisce le persone di ciascuna comunità.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Luciana Frapiselli su una recente mostra per il primo centenario della fondazione del Museo di Piazza di Spagna dedicato al poeta inglese John Keats.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il sessantesimo anniversario della Liberazione.                                      

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

25 aprile 2005

 

 

DOPO TRENT’ANNI, LE TRUPPE SIRIANE LASCIANO IL LIBANO:

AL RIMPATRIO DELL’ESERCITO DI DAMASCO SONO ANCHE SEGUITE LE DIMISSIONI

DEL CAPO DEI SERVIZI SEGRETI SIRIANI

- Intervista con Camille Eid -

 

Il Libano sta vivendo in queste ore un momento atteso da trent’anni: nella notte gran parte delle truppe siriane si sono ritirate dalle ultime postazioni nella valle della Beqaa dove si trovano ancora solo pochi soldati di Damasco. Il capo dell’intelligence militare siriana in Libano ha dichiarato che il ritiro sarà ultimato nelle prossime ore. L’esercito di Damasco occupava il territorio libanese dal 1976, quando era intervenuto per sedare la guerra che fino al 1990 ha insanguinato il Libano. Il servizio di Francesca Fraccaroli:

 

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Ieri, oltre 100 mezzi militari di Damasco hanno lasciato la Valle della Bekaa e oramai solo poche centinaia di militari siriani restano nel Paese dei cedri. Il presidente Bashar al-Assad ha ultimato il ridispiegamento prima del 30 aprile, data che aveva annunciato in accoglimento della risoluzione dell’ONU 1559, approvata lo scorso settembre. Le pressioni su Damasco non sono però destinate a cessare. Oggi è attesa a Beirut una prima parte della Commissione di inchiesta delle Nazioni Unite che dovrà indagare sull’assassinio dell’ex premier, Rafik Hariri, che l’opposizione libanese attribuisce proprio ai servizi segreti siriani. E’ di ieri, intanto, la notizia che Saad Hariri, uno dei figli dell’ex primo ministro, si candiderà alle elezioni politiche che dovrebbero tenersi il mese prossimo. Il giovane Hariri ha detto in un’intervista alla rete americana CNN di voler seguire la strada del padre e si è detto certo che prima o poi verrà fatta piena luce sull’attentato del 14 febbraio.

 

Per la Radio Vaticana, Francesca Fraccaroli.

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Al ritiro delle truppe di Damasco hanno fatto seguito, questa mattina, le dimissioni del capo dei servizi segreti filosiriani. Per il Paese, dunque, si prospetta davvero una svolta. Andrea Sarubbi ne ha parlato con il giornalista libanese Camille Eid, collaboratore di “Avvenire”:

 

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R. - Per molti libanesi il ritiro militare siriano è un evento storico. Molti erano sicuri che un giorno la Siria si sarebbe ritirata dal Libano. Altri, invece, ritenevano poco probabile un rimpatrio completo. Nell’accordo di Tajif, che regolava il rapporto tra i due Paesi, era comunque previsto il dispiegamento di un contingente siriano nella Valle della Bekaa. Il ritiro deciso da Damasco è invece completo. Comprende anche i membri dei servizi segreti che dettavano ai responsabili della polizia libanese gli orientamenti politici ed economici. Quello che avviene oggi in Libano dovrebbe dunque costituire una svolta per il Paese. Ci sono già alcuni segnali di un cambiamento. Tra questi, si deve registrare la prossima scarcerazione del leader delle forze libanesi Samir Geàgeà, in carcere da 11 anni. Sarà fondamentale capire cosa significherà questo ritiro a livello politico. Lo capiremo in modo evidente grazie alle elezioni che dovrebbero tenersi il 29 o il 31 maggio.

 

D. – Israele ha detto: “Dopo il ritiro siriano si può ricominciare a parlare di pace tra noi e il Libano”. E’ uno scenario possibile?

 

R. – Sarà possibile ma non subito. Il Libano sostiene di voler essere l’ultimo Paese arabo a sottoscrivere un accordo di pace con Israele. Ci sono ancora delle questioni sospese: ci sono alcuni detenuti libanesi nelle carceri israeliane e soprattutto c’è un legame di solidarietà con la Siria. Il Libano, per tranquillizzare Damasco, ha detto che mai avrebbe intavolato dei negoziati con Israele prima del recupero da parte della Siria delle Alture del Golan. Siamo in una fase delicata: il popolo libanese ha bisogno di recuperare fiducia nell’avvenire. Abbiamo altri nodi che adesso vengono al pettine dopo il ritiro siriano. Il più importante è quello del disarmo degli Hezbollah e delle milizie palestinesi. E’ importante, comunque, non acuire tensioni che potrebbero portare ad una spaccatura interna libanese.

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GLI ARMENI HANNO RICORDATO IL 90° ANNIVERSARIO DEI MASSACRI COMPIUTI DALL’IMPERO OTTOMANO CONTRO IL LORO POPOLO

- Intervista con padre Mikael Mouradian -

 

Milioni di armeni in tutto il mondo hanno ricordato ieri il 90.mo anniversario dei massacri compiuti da parte dell’esercito ottomano contro il loro popolo, piccola minoranza cristiana dell’Impero. Una eliminazione sistematica degli armeni che ebbe il suo picco fra il 1915 e il 1916, proseguendo fino al 1923, quando all’Impero Ottomano subentrò la Repubblica turca. Secondo le stime degli storici, morirono un milione e mezzo di persone. La Turchia, erede di quell’Impero, nega però che vi fosse la volontà di sterminare un popolo.  Ma a che punto si trova attualmente il processo di riconoscimento del genocidio degli armeni a livello internazionale? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a padre Mikael Mouradian, rettore del Pontificio Collegio Armeno:

 

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R. - Purtroppo, fin dal primo momento, le grandi potenze non hanno accettato questo genocidio, non l’hanno riconosciuto fino a tal punto che quando Hitler decise di fare lo sterminio del popolo giudeo disse: “Ma chi si ricorda mai del genocidio degli armeni!?”. Perciò, il non riconoscere il genocidio armeno ha dato luogo ad altri massacri nel XX secolo. Ma grazie a Dio, pian piano tante nazioni hanno accettato l’esistenza storica di questa tragedia che ha vissuto il popolo armeno. Recentemente è stata la Polonia a riconoscere che storicamente è avvenuto il genocidio armeno … anni fa la Francia … qui in Italia ci sono comuni che hanno accettato, altri che stanno studiano la cosa.

 

D. – Fra i diversi Paesi la Turchia non accetta la denominazione di sterminio e parla, piuttosto, di centinaia di migliaia di armeni uccisi in una rivolta civile durante la prima guerra mondiale …

 

R. – Io penso che un popolo che non accetta la sua storia non può andare avanti, non può costruire il futuro su una strada buona e giusta. Io penso che è arrivato il tempo di ridare giustizia agli armeni, di accettare la verità storica che è accaduta in Turchia nel 1915, e di entrare in Europa in maniera corretta.

 

D. - In questi giorni il premier turco Erdogan ha invitato gli storici ad esaminare gli archivi per stabilire la verità ...

 

R. – Questi documenti sono già conosciuti in tutti gli archivi del mondo e non penso ci sia bisogno di ritornare a documenti per dare ragione dell’esistenza di questo genocidio.

 

D. – Quali sono le richieste dei sopravvissuti e, soprattutto, del popolo armeno?

 

R. – Questo genocidio è come una spada nel cuore di ogni armeno. Basterebbe dare ragione alla verità, perché se non accettiamo tutti i torti che sono stati fatti nella storia, non andiamo avanti, e il più grande esempio di questo è stato Sua Santità Giovanni Paolo II quando ha chiesto perdono, a nome della Chiesa e dei cristiani, di tutti i torti che i cristiani avevano fatto a chiunque. Perciò, prego il Signore affinché apra la mente di tutti i responsabili del mondo, affinché riconoscano questa verità, non soltanto per dare diritto agli armeni, ma perché non succeda più qualcosa del genere nel mondo.

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IN ITALIA OGGI LE CELEBRAZIONI PER IL 25 APRILE,

60.MO ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE DAL NAZI-FASCISMO,

APERTE DAL PRESIDENTE CIAMPI AL QUIRINALE

- A.V. ha incontrato l’On. Tina Anselmi, partigiana durante la Resistenza,

poi parlamentare e ministro della Repubblica italiana -

 

Questa mattina dal Quirinale a Roma il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha aperto le celebrazioni per il 60esimo anniversario della Liberazione in Italia dal nazi-fascismo. ''Lo spirito della Resistenza vive nel testo della Costituzione Repubblicana'': questo il passaggio più applaudito del suo discorso, in cui ha ammonito sul “dovere della memoria”. ''Il ricordo di quei giorni - ha detto il Capo dello Stato - ci fa guardare con fiducia al nostro futuro. Ci fa sentire il dovere di essere uniti tutti nell'amore per la Patria italiana ed europea, uniti nell'orgoglio delle nostre grandi tradizioni di civiltà, uniti nell'impegno a contribuire al progresso e alla pace di tutti i popoli''.

 

Festeggiamenti oggi in tutta Italia, capofila Milano con la presenza dei rappresentanti dei partiti politici e sindacali, atteso lo stesso Ciampi mentre è polemica per l’assenza del Capo del Governo Berlusconi, di Alleanza Nazionale e Lega. Sul significato storico e sull’attualità del 25 aprile, A.V. ha intervistato l’On. Tina Anselmi, che fu staffetta partigiana durante la Resistenza, prima di partecipare alla vita della Repubblica italiana come parlamentare e prima donna ministro.

 

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R. - In passato abbiamo rischiato che si trasformasse in un fatto rituale. Invece, quest’anno, soprattutto per merito della scuola, c’è stata una ripresa di attenzione, un dialogo fra i giovani e gli adulti. C’è un messaggio che io trasmetto sempre ai giovani: “Tenete la vita, e la vita del vostro Paese, nelle vostre mani. Non rinunciate a partecipare, perché se ciascuno di noi non assolve il suo compito non ci sarà un grande uomo che risolverà tutto per tutti”.

 

D. – Oggi, però, si parla anche di “pacificare la storia”. E’ possibile riunire le parti che furono contrapposte, o devono essere mantenute delle differenze?

 

R. – Ma le differenze erano nelle cose, erano nelle situazioni. Quando io sono stata obbligata, insieme ai miei compagni di scuola, ad andare a vedere i partigiani impiccati, non c’erano disquisizioni che potessero farci ignorare che quei ragazzi impiccati fossero i nostri amici, i nostri fratelli. Dobbiamo domandarci perché il Fascismo ha messo piede nel nostro Paese, perché ci sono state tante uccisioni, tanti delitti, tanta sofferenza … Quando le leggi, come in questo caso, non rispettano alcuni valori, non è che questi valori si cancellino o si introducano perché è comodo politicamente ... La politica non può essere convenienza, deve essere fedeltà ai valori che si vivono.

 

D. – Quanto conta la politica e quanto contano anche le decisioni individuali?

 

R. – Si intrecciano, perché la politica esige assunzione di responsabilità, e queste responsabilità me le devo assumere con gli altri, con quanti vivono come me in questa comunità; è dalla somma di questo impegno che deriva una società più giusta. Quindi, sempre la storia può e deve essere riletta, ma non deve essere deformata, non deve essere una storia fatta su misura, ma una storia rispettosa della verità. E in questa verità ognuno porta la sua parte, il suo impegno, il suo senso dello Stato, la sua comprensione di quello che la guerra è stata come tragedia, e della rinuncia che noi dobbiamo fare all’uso della forza e della violenza, sempre! Perché, per quella strada, quella della violenza, quella della rinuncia all’impegno, noi rischiamo di trovarci nuovamente a pagare un prezzo molto alto anche per la nostra società.

 

D. – Alla base della nostra Costituzione italiana, proprio quei valori proclamati dalla Resistenza …

 

R. – Diceva Giorgio La Pira: “Nessun valore, di quelli in cui crediamo noi cattolici, è stato nella Costituzione tradito”. Leggete la Costituzione, e troverete quanti valori, quante idee, quante indicazioni ci vengono date che possono aiutarci a capire anche il presente e a costruire un presente più ricco di significato. Io do un giudizio positivo sulla nostra Costituzione. Dico che il Paese cambia, che la società cambia, che quindi questo vestito può essere anche modificato, ma altro è modificare la Costituzione, altro è tradirla nei suoi valori essenziali.

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CHIESA E SOCIETA’

25 aprile 2005

 

 

SI E’ CHIUSO QUESTA MATTINA A RIMINI LA 28.ESIMA CONVOCAZIONE NAZIONALE

DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO

- A cura di Luciano Castro -

 

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RIMINI. = “Benedetto XVI dice il vero: la Chiesa è viva!”. Così il coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito, Salvatore Martinez, ha concluso stamani la 28.esima Convocazione del Movimento. Queste parole del Papa, pronunciate ieri dal sagrato di San Pietro, sono state accolte dal grande applauso dei quasi 25 mila presenti a Rimini. Martinez ha sottolineato che il Rinnovamento “non si stancherà mai di gridare con il Papa che la Chiesa è viva, perché – ha detto – abitata dal Vivente Gesù Cristo e animata dallo Spirito Santo”. “Continueremo a moltiplicare gli sforzi – ha aggiunto Martinez – perché la spiritualità carismatica che il Rinnovamento porta sia di tutti, perché i nostri gruppi e comunità siano sempre più garanzia di fedeltà alla Chiesa, al suo Magistero, alle sue aspettative”. Dopo aver annunciato un seminario di Vita Nuova per sacerdoti e religiosi – che si terrà a Loreto a metà giugno – Martinez ha anche ricordato i temi del “Meeting sulla Vita”, svoltosi ieri sera a Rimini, in vista del referendum abrogativo della legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita. “In piena adesione alla campagna astensionistica promossa dalla Chiesa italiana – ha detto – il 12 giugno non andremo a votare. Organizzeremo, invece, incontri di preghiera e pellegrinaggi”. Guardando poi al prossimo agosto, Martinez ha confermato la presenza numerosa dei giovani del Rinnovamento alla Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia.

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IN AFGHANISTAN, SI ALLUNGANO LE OMBRE DELLE BARBARE ESECUZIONI

DEI TALEBANI. LAPIDATA UNA GIOVANE DONNA 29.ENNE, ACCUSATA DI ADULTERIO

 

FAIZABAD. = L’Afghanistan ripiomba nell’orrore. Una donna di 29 anni, sposata, è stata uccisa a sassate in pubblico per adulterio. Il suo amante è stato frustato e poi liberato. E’ la prima volta che si verifica un episodio così inquietante, dopo la caduta del regime dei Talebani e l’ascesa del nuovo Afghanistan di Hamid Karzai. La polizia ha specificato che la “condanna alla lapidazione” è stata eseguita giovedì scorso, nel distretto di Argo, a ovest di Faizabad, capoluogo della provincia di Badakhshan, sulla scorta di una sentenza di una Corte distrettuale. Sul caso è stata aperta un’inchiesta. Secondo quanto ha riferito un testimone, la giovane, Amina, è stata trascinata fuori dalla casa dei genitori da funzionari locali, mentre il marito l’ha uccisa a sassate. La Commissione indipendente afghana dei diritti dell’uomo, invece, ha riferito che la donna non è stata lapidata, ma uccisa dalla famiglia del marito. Ieri, reporter locali hanno dichiarato che si tratta della seconda e non della prima lapidazione di una donna dalla sconfitta del regime. Negli anni ’90, nella remota provincia del Badakhshan, vari uomini e donne sono stati puniti con la lapidazione. Alcuni di questi misfatti sono stati menzionati dall’Associazione delle donne afghane Rawa. La pratica divenne comune con il regime ultra-fondamentalista dei Talebani, cacciati dal Paese appunto alla fine del 2001. Una delle tante regole emanate dai Taleban, per restringere la libertà femminile, prevedeva – oltre al divieto di ridere, di apparire sul balcone di casa e così via – la lapidazione pubblica per le donne accusate di aver relazioni sessuali al di fuori del matrimonio. Molte esecuzioni pubbliche di donne avevano luogo in stadi sportivi. Nella nuova Costituzione sottoscritta il 4 gennaio 2003, agli uomini e alle donne vengono attribuiti gli stessi diritti, mentre uno dei punti fondamentali è la protezione dei diritti umani. (B.C.)

 

ARRESTATI 40 CRISTIANI IN ARABIA SAUDITA. I FEDELI STAVANO PARTECIPANDO

AD UNA MESSA CELEBRATA IN UN’ABITAZIONE PRIVATA

RIAD. = La polizia saudita ha tratto in arresto sabato quaranta pakistani di religione cristiana, che assistevano ad una messa celebrata in un’abitazione privata. In Arabia Saudita, è vietata la pratica di qualsiasi fede che non sia l’Islam. La polizia ha fatto irruzione in una casa della capitale Riad, dove il gruppo di fedeli, uomini, donne e bambini, assisteva alla celebrazione eucaristica. Non è tutt’ora chiaro quali iniziative saranno prese contro le persone fermate. Gravi violazioni della libertà di culto in Arabia Saudita erano state denunciate lo scorso anno anche dagli Stati Uniti, in un rapporto annuale redatto dal Pentagono. (B.C.)

 

 

RIFLETTORI ACCESI SULLA GIORNATA AFRICANA DELLA MALARIA 2005.

IL TERRIBILE MALE CAUSA DUE MILIONI DI VITTIME OGNI ANNO

 

GINEVRA. = Si celebra oggi la “Giornata africana della malaria 2005”, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sul tema “Uniti contro la malaria” e con lo slogan “Insieme possiamo vincere la malaria”. Il terribile male, infatti, uccide nel continente africano un bambino ogni 30 secondi e quasi due milioni di persone in tutto ogni anno. Sebbene manchi ancora un vaccino capace di immunizzare l’organismo contro i protozoi parassiti trasmessi dalle zanzare anofele, le terapie combinate a base di Artemisia (ACT) hanno già riscosso grandi successi. In proposito, l’OMS ha fatto delle ACT il cardine del proprio programma internazionale di lotta “Roll back malaria”, raccogliendo la risposta positiva di 50 sistemi sanitari nazionali. Prevedere l’uso delle ACT, tuttavia, non significa poterne disporre. In proposito, denunciano con forza diverse organizzazioni non governative, i farmaci efficaci contro la malaria continuano in realtà a mancare proprio dove sono più necessari. La Giornata di oggi, dunque, sarà un’occasione per riflettere sulle cause profonde che hanno prodotto fin qui il fallimento delle campagne internazionali. (B.C.)

 

 

GLI OBLATI DI MARIA IMMACOLATA HANNO FESTEGGIATO A LORETO IL DECENNALE

DELLA CANONIZZAZIONE DEL LORO FONDATORE, SANT’EUGENIO DE MAZENOD

 

LORETO. = Si sono concluse ieri a Loreto le celebrazioni per il decennale della canonizzazione di Sant’Eugenio De Mazenod, fondatore dei Missionari Oblati di Maria Immacolata (OMI). Giovanni Paolo II ha proclamato santo il vescovo di Marsiglia e fondatore dei missionari OMI il 3 dicembre 1995. “Eugenio de Mazenod – disse Papa Wojtyla in quell’occasione – è stato uno di quegli apostoli che hanno preparato i tempi moderni, il nostro tempo. Aveva, in effetti, profondamente sentito l’universalità della missione della Chiesa”. Le iniziative si sono svolte presso il Centro Giovanni Paolo II, affidato da alcuni anni ai missionari OMI. Nella serata di ieri, inoltre, si è svolta una veglia di preghiera nel Santuario, con la partecipazione di un gruppo di pellegrini della Germania e di padre Vincent Gruber, oblato francese che ha presentato sette quadri sulla vita di Eugenio De Mazenod. I Missionari Oblati di Maria Immacolata oggi sono 4.400, presenti in 70 nazioni di tutti i continenti. (B.C.)

 

 

“LA VITA DI MARIA NELL’ARTE DAL ‘300 AL ’400”. DAL 28 APRILE ALL’11 MAGGIO

PROSSIMI, A ROMA, UNA MOSTRA PER RIPERCORRERE LA VITA DELLA VERGINE,

TRA DIPINTI E ANTICHE PREGHIERE

 

ROMA. = Dal 28 aprile all’11 maggio prossimi, si svolgerà a Roma, presso il Centro Culturale Giovanni Paolo II, una mostra dedicata alla vita della Vergine, dall’Immacolata Concezione all’Assunzione ed Incoronazione in cielo. La rassegna, intitolata “Vita di Maria nell’arte dal ‘300 al ‘400”, si svolgerà con il patrocinio del Servizio diocesano per la Pastorale giovanile di Roma, dell’Assessorato alla cultura del Comune di Roma e dell’ANCO, l’Associazione nazionale commercianti. L’iniziativa è curata e realizzata da Paola e Gabriella Bruni. Il loro intento è quello di trasmettere, attraverso un mezzo raffinato e sempre vivo come l’arte, le tappe fondamentali della vita della Vergine Maria, mostrandone i suoi colori e le intense sfumature. L’arte diviene, quindi, uno strumento educativo ed insieme di contemplazione religiosa, il tutto immerso nell’incantevole cornice della Basilica dei Santi Ambrogio e Carlo. Nelle sale sotterranee della chiesa, sarà possibile ammirare 29 pannelli raffiguranti le opere di artisti come Giotto, Paolo Uccello, Piero della Francesca, Masaccio e Beato Angelico, che ritraggono episodi della vita della Madonna. Inoltre, queste pitture saranno intervallate da alcune antiche preghiere dedicate a Maria, in un periodo compreso tra il XIV e XV secolo. I visitatori potranno anche ammirare, accanto alle tombe monumentali, tra cui quella del cardinale Federico Borromeo, la cripta della Basilica, aperta al pubblico per la prima volta dopo un lungo periodo di restauro. (M.V.S.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

25 aprile 2005

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Si aggrava il bilancio della sciagura avvenuta stamani nella città di Amagasaki, in Giappone: i morti sono almeno 50 ed i feriti oltre 300. Un convoglio è deragliato ed è andato a schiantarsi contro un condominio di 9 piani. E’ il più grave incidente ferroviario verificatosi in Giappone negli ultimi 40 anni. La polizia sospetta che la tragedia sia stata provocata dall’eccesso di velocità. Il capotreno aveva segnalato poco prima che il convoglio viaggiava con un ritardo di un minuto e mezzo. Nelle ore di punta i treni interurbani viaggiano in rapida successione con intervalli di circa tre minuti l’uno dall’altro. Ogni piccolo ritardo provoca, quindi, scompensi generalizzati sull’intera linea.

 

Il rafforzamento della democrazia è l’obiettivo principale del Cremlino. Nel suo discorso annuale alla nazione, Vladimir Putin si è impegnato a far fronte alle critiche della comunità internazionale sui temi della tutela dei diritti umani e dello stato di diritto: “Il principale compito ideologico e politico”, ha detto il presidente di fronte al parlamento in seduta congiunta e in diretta televisiva, è lo sviluppo della Russia nelle direzioni della libertà e della democrazia.

 

In Iraq, a quasi tre mesi dalle elezioni generali dello scorso 30 gennaio, è atteso in giornata l’annuncio del nuovo governo transitorio iracheno. Lo ha riferito Jawad Maliki, numero due del ‘Dawa’, lo stesso partito del primo ministro designato Ibrahim al-Jaafari. Fonti coinvolte nei negoziati hanno dichiarato che l’ex premier ad interim, Iyyad Allawi, non sarà coinvolto nel nuovo esecutivo.

 

Strage evitata in Afghanistan: la polizia ha sventato un attentato dinamitardo che avrebbe potuto avere conseguenze spaventose a Herat, capoluogo dell’omonima provincia occidentale. E’ stata intercettata e subito neutralizzata un’auto-bomba imbottita con circa mezza tonnellata di esplosivi.

 

Resta alta la tensione in Israele dopo l’inizio della Pasqua ebraica che si concluderà il prossimo primo maggio. Tre attivisti palestinesi sono stati arrestati dall’esercito israeliano perché accusati di pianificare un attentato durante i riti delle celebrazioni.

 

Nella Repubblica Ceca si è dimesso il primo ministro Stanislav Gross, al centro di uno scandalo sull’origine del suo patrimonio personale. L’incarico di premier dovrebbe essere ora conferito al vice presidente dei socialdemocratici, Jiri Paroubek, ministro uscente per lo Sviluppo Locale.

In Lussemburgo, nella suggestiva cornice dell’abbazia di Neumünster, si terrà oggi pomeriggio, alle 17, la cerimonia per la firma del Trattato di adesione di Romania e Bulgaria all’Unione Europea. Alla cerimonia parteciperanno i capi di Stato e di governo, o i loro rappresentanti, dei 25 Stati membri dell’UE. Dopo la firma dei documenti di adesione, sono previsti inoltre i discorsi del primo ministro della Repubblica di Bulgaria, Simeone di Sassonia-Coburgo e del presidente della Romania, Traian Basescu. Il nostro servizio:

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La data di adesione è fissata per il primo gennaio del 2007. Fino ad allora i due Paesi candidati dovranno proseguire sulla via delle riforme per rispondere pienamente ai criteri di Copenaghen. Romania e Bulgaria dovranno recuperare velocemente terreno in alcuni settori chiave, a partire da quelli della giustizia, della concorrenza e della pubblica amministrazione se non vorranno incorrere in uno slittamento dell’ingresso nell’UE. I 25, infatti, potranno ritardare l’adesione fino al 2008 se i due Paesi non si conformeranno alle normative comunitarie. Nel mese di novembre Bruxelles dovrà pubblicare i rapporti di valutazione sui risultati ottenuti dai governi di Bucarest e Sofia: a quel punto si saprà con maggiore certezza se la data del primo gennaio del 2007 potrà essere rispettata. L’Unione Europea ha più volte insistito sulla necessità di intensificare la lotta alla corruzione in Romania e sull’urgenza di ammodernare il sistema giudiziario in Bulgaria. I due Paesi, con un prodotto interno lordo che nel 2004 non superava il 30 per cento della media comunitaria, saranno i primi beneficiari dei fondi per la coesione territoriale. Ma questi finanziamenti - fanno notare a Bruxelles - dovranno trovare terreno fertile perché possano dare effettivamente buoni frutti.

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In un clima di grande tensione, il Togo ha votato ieri per eleggere il successore del presidente Gnassingbé Eyadéma, morto a febbraio dopo 38 anni di potere assoluto. Dopo la chiusura dei seggi, almeno tre persone sono morte e 13 sono rimaste ferite nella notte a Lomè, capitale togolese, durante scontri scoppiati tra opposte fazioni.  Il delicato momento dello Stato africano viene sottolineato anche in un messaggio inviato all’Agenzia Ansa dai padri comboniani di Lomè. “Ci sono tutte le condizioni – si legge nel testo – perché si verifichi un nuovo drammatico caso Ruanda”.

E’ arrivata stamani in Etiopia la terza ed ultima parte della stele di Axum. Si è completata così la complessa operazione con cui lo Stato italiano ha restituito al Paese africano l’obelisco portato a Roma nel 1937 dalle truppe di Mussolini.

Si è conclusa con un completo successo la missione spaziale ‘Eneide’: sono rientrati nella notte con la navetta ‘Soyuz’ gli astronauti Roberto Vittori, Salizhan Sharipov e Leroy Chiao. I tre uomini dell’equipaggio stanno bene e adesso stanno affrontando i controlli medici nel centro di addestramento di Città delle Stelle, nei pressi di Mosca, dove sono arrivati questa mattina dal Kazakhstan.

 

 

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