RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
114 - Testo della trasmissione di domenica 24 aprile 2005
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Numerosissime le delegazioni civili e religiose
giunte da tutte il mondo
Le voci dei pellegrini venuti a salutare il nuovo
Pontefice.
IN PRIMO PIANO:
A cinque giorni dall’elezione del nuovo Papa
Benedetto XVI le testimonianze del cardinale di Firenze, Ennio Antonelli e dell’arcivescovo Angelo Comastri
CHIESA E SOCIETA’:
Anche
gli ebrei pregano per il Papa seppur non presenti in Piazza San Pietro per i
riti della Pasqua
Dopo
29 anni di presenza in Libano, le truppe siriane lasciano il Paese dei cedri
In
Italia si presenterà martedì prossimo alla Camera il nuovo esecutivo guidato da
Silvio Berlusconi
Nel
Togo urne aperte per eleggere il nuovo presidente. E’ dato per favorito il
figlio del defunto presidente Eyadema, Faure Gnassingbè.
24 aprile 2005
NOI NON SIAMO
SOLI. LA CHIESA E’ VIVA, LA CHIESA E’ GIOVANE:
NEL SEGNO DELLA SPERANZA, BENEDETTO XVI INIZIA IL
SUO MINISTERO PETRINO.
LA MESSA SOLENNE DI INIZIO PONTIFICATO, SEGUITA IN
PIAZZA SAN PIETRO
DA OLTRE 300 MILA FEDELI
- Servizio di Alessandro Gisotti -
Un giorno luminoso per la Chiesa e per il mondo:
nell’abbraccio emozionante dei fedeli, Benedetto XVI ha iniziato il suo
Ministero di Pastore universale della Chiesa cattolica. Almeno 350 mila persone
si sono raccolte in piazza San Pietro e via della Conciliazione per seguire la
Messa di inizio Pontificato, celebrata dal Papa sul sagrato della Basilica
Vaticana. Tanti i tedeschi, venuti dalla terra patria di Benedetto XVI per
vedere ed ascoltare Papa Jospeh Ratzinger. Durante la celebrazione, il momento
solenne dell’imposizione del Pallio Petrino e la consegna dell’Anello del
Pescatore. Al termine della Messa, bagno di folla per il Santo Padre, che a
bordo di una autovettura scoperta ha percorso piazza San Pietro. Il servizio di
Alessandro Gisotti:
**********
(LAUDES REGIAE)
La Chiesa è viva, la Chiesa è giovane, noi non siamo soli: con queste
parole che infondono speranza, che aprono i cuori dei fedeli di tutto il mondo,
Benedetto XVI inizia il suo ministero di Pastore universale. La celebrazione
eucaristica con il quale il Papa comincia ufficialmente il suo servizio
sottolinea, in particolare, lo stretto legame tra San Pietro e il suo
Successore, tra il vescovo di Roma e il martirio dell’Apostolo. Ecco allora che
prima della Messa - concelebrata assieme a circa 150 cardinali - Benedetto XVI,
con i Patriarchi delle Chiese Orientali, sosta in preghiera ed incensa la Tomba
di Pietro, laddove egli ha confessato con il sangue la sua fede in Cristo.
(APPLAUSI)
Sono passati pochi minuti dopo le 10: gremita e festosa, ornata da 20
mila fiori, piazza San Pietro accoglie Benedetto XVI. Sul sagrato - con i
cardinali, i vescovi, i rappresentanti delle altre religioni e i Capi di Stato
– c’è anche il fratello del Papa, don Georg Ratzinger. Dalla Loggia della
Basilica, sotto lo stemma del Pontificato, pende l’arazzo della pesca
miracolosa, in cui è raffigurato il dialogo di Gesù con Pietro. Le Letture
richiamano a Cristo, pietra scartata che è diventata testata d’angolo della
Chiesa e a Pietro chiamato a esserne il “fondamento roccioso”.
(ALLELUJA)
Il Vangelo di Giovanni ci mostra Gesù che chiede a Pietro se lo ama e sia
pronto a pascere le sue pecorelle. Una domanda ripetuta per tre volte, seguita
dall’esortazione: “Seguimi”. Dopo la lettura, il momento forte, solenne e suggestivo
dell’imposizione del Pallio e della consegna dell’Anello del Pescatore, le due
insegne episcopali petrine. Il Pallio, intessuto della lana di agnelli e di
pecore, reca impresse cinque croci rosse, raffiguranti le piaghe del Signore e
tre spille, uno per ogni chiodo della Crocifissione. E’ il cardinale protodiacono
Jorge Arturo Medina Estevez ad imporlo sulle spalle del Papa. Quindi, il
cardinale vice decano Angelo Sodano consegna a Benedetto XVI l’Anello del
Pescatore, con l’immagine del principe degli Apostoli, sigillo che autentica la
fede e rappresenta il compito affidato a Pietro di confermare i suoi fratelli.
(TU ES PETRUS)
Al canto del “Tu es Petrus”, una rappresentanza di 12 persone presta
obbedienza al Pontefice: tra loro 3 cardinali, capi dei tre ordini, e ancora
religiosi e laici. Poi, poco dopo le 11, il momento tanto atteso: l’omelia di
Benedetto XVI. Il Pontefice dedica le sue prime parole all’amato predecessore
Giovanni Paolo II. Nonostante ci siamo sentiti abbandonati dopo la sua
dipartita, sottolinea, noi non siamo soli. Egli stesso “varcava la soglia verso
la vita”, ma non compiva questo passo da solo. “Chi crede, non è mai solo – ha
detto – non lo è nella vita e neanche nella morte”. E così nel Conclave:
vescovi di diverse culture e Paesi hanno trovato il Successore di Pietro,
sapendo di non essere soli, ma “condotti e guidati dagli amici di Dio”:
“Ed ora, in questo momento, io
debole servitore di Dio devo assumere questo compito inaudito, che realmente
supera ogni capacità umana. Come posso fare questo? Come sarò in grado di
farlo? Voi tutti, cari amici, avete appena invocato l'intera schiera dei santi,
rappresentata da alcuni dei grandi nomi della storia di Dio con gli uomini. In
tal modo, anche in me si ravviva questa consapevolezza: non sono solo. Non devo
portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo. La schiera
dei santi di Dio mi protegge, mi sostiene e mi porta. E la Vostra preghiera,
cari amici, la Vostra indulgenza, il Vostro amore, la Vostra fede e la Vostra
speranza mi accompagnano”.
“Noi tutti siamo la comunità dei Santi”, aggiunge Benedetto XVI, evidenziando
come la Chiesa sia viva, perché “Cristo è vivo, perché egli è veramente risorto”:
“Sì, la Chiesa è viva - questa è
la meravigliosa esperienza di questi giorni. Proprio nei tristi giorni della
malattia e della morte del Papa questo si è manifestato in modo meraviglioso ai
nostri occhi: che la Chiesa è viva. E la Chiesa è giovane. Essa porta in sé il
futuro del mondo e perciò mostra anche a ciascuno di noi la via verso il futuro”.
La Chiesa è viva, ripete il Santo Padre, che ha salutato con gioia e
gratitudine quanti radunati in piazza San Pietro, rivolgendosi a tutti,
credenti e non credenti. Un pensiero particolare viene rivolto al popolo
ebraico a cui, afferma, “siamo legati da un grande patrimonio spirituale
comune, che affonda le sue radici nelle irrevocabili promesse di Dio”.
Benedetto XVI spiega con quale spirito si appresti ad intraprendere il
ministero di Pastore universale della Chiesa:
“Il mio vero programma di governo
è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi
in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del
Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la
Chiesa in questa ora della nostra storia”.
Il Pontefice si sofferma così sul significato delle insegne petrine.
L’antichissimo segno del Pallio, constata, è un’immagine del “giogo di Cristo”,
che il vescovo di Roma prende su di sè. La lana con cui è intessuto il Pallio
rappresenta la pecorella smarrita che il pastore mette sulle sue spalle e
“conduce alle acque della vita”. Tutti noi, avverte, siamo pecorelle smarrite:
“L’umanità – noi tutti - è la
pecora smarrita che, nel deserto, non trova più la strada. Il Figlio di Dio non
tollera questo; Egli non può abbandonare l’umanità in una simile miserevole
condizione. Balza in piedi, abbandona la gloria del cielo, per ritrovare la
pecorella e inseguirla, fin sulla croce. La carica sulle sue spalle, porta la
nostra umanità, porta noi stessi – Egli è il buon pastore, che offre la sua
vita per le pecore”.
Benedetto XVI mette l’accento sulla missione del pastore nel mondo di
oggi, contrassegnato da molteplici forme di deserto:
“La santa inquietudine di Cristo
deve animare il pastore: per lui non è indifferente che tante persone vivano
nel deserto. E vi sono tante forme di deserto. Vi è il deserto della povertà,
il deserto della fame e della sete, vi è il deserto dell’abbandono, della
solitudine, dell’amore distrutto. Vi è il deserto dell’oscurità di Dio, dello
svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino
dell’uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti
interiori sono diventati così ampi. Perciò i tesori della terra non sono più al
servizio dell’edificazione del giardino di Dio, nel quale tutti possano vivere,
ma sono asserviti alle potenze dello sfruttamento e della distruzione”.
La Chiesa nel suo insieme, è la sua esortazione, deve “mettersi in cammino,
per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita”, verso il
Signore, che “ci dona la vita, la vita in pienezza”. Il Papa, “Servo dei Servi
di Dio”, ribadisce che la forza dell’amore, non il potere, vince sul male:
“Non è il potere che
redime, ma l’amore! Questo è il segno di Dio: Egli stesso è amore. Quante volte
noi desidereremmo che Dio si mostrasse più forte. Che Egli colpisse duramente,
sconfiggesse il male e creasse un mondo migliore. Tutte le ideologie del potere
si giustificano così, giustificano la distruzione di ciò che si opporrebbe al
progresso e alla liberazione dell’umanità. Noi soffriamo per la pazienza di
Dio. E nondimeno abbiamo tutti bisogno della sua pazienza. Il Dio, che è
divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai
crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto
dall’impazienza degli uomini”.
Una delle caratteristiche
fondamentali del pastore, aggiunge Benedetto XVI, deve essere quella di amare
gli uomini che gli sono stati affidati. “Pasci le mie pecore, dice Cristo a
Pietro, ed a me in questo momento”, ribadisce il Santo Padre e chiede a tutti i
fedeli di pregare affinché possa imparare “sempre più ad amare il Signore”:
“Pregate per me, perché
io impari ad amare sempre più il suo gregge – voi, la Santa Chiesa, ciascuno di
voi singolarmente e voi tutti insieme. Pregate per me, perché io non fugga, per
paura, davanti ai lupi”.
Benedetto XVI parla poi
del significato dell’Anello del Pescatore. Come fu per Pietro, avverte, “anche
oggi viene detto alla Chiesa e ai Successori degli Apostoli di prendere il largo
nel mare della storia e di gettare le reti per conquistare gli uomini al
Vangelo, a Dio, a Cristo, alla vera vita”.
“Noi esistiamo per
mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio, comincia veramente la
vita. Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa
è la vita. Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione.
Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto,
ciascuno è amato, ciascuno è necessario. Non vi è niente di più bello che
essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello
che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui”.
Il Pontefice rileva come
nelle immagini del pastore e del pescatore emerga in modo esplicito la
“chiamata all’unità”. Bisogna perciò fare tutto il possibile “per percorrere la
via verso l’unità” promessa dal Signore. “Fa’ che siamo un solo pastore ed un
solo gregge! - è l’invocazione di Benedetto XVI - Non permettere che la tua
rete si strappi ed aiutaci ad essere servitori dell’unità!” Il Santo Padre
torna poi con la memoria al 22 ottobre del 1978, quando Giovanni Paolo II
iniziò il suo ministero, torna a quel “Non abbiate paura”, scolpito nei cuori
di tutti i fedeli:
“Il Papa parlava ai
forti, ai potenti del mondo, i quali avevano paura che Cristo potesse portar
via qualcosa del loro potere, se lo avessero lasciato entrare e concesso la
libertà alla fede. Sì, egli avrebbe certamente portato via loro qualcosa: il
dominio della corruzione, dello stravolgimento del diritto, dell’arbitrio. Ma
non avrebbe portato via nulla di ciò che appartiene alla libertà dell’uomo,
alla sua dignità, all’edificazione di una società giusta”.
“Chi fa entrare Cristo
non perde nulla”, è il richiamo di Benedetto XVI. Solo nell’amicizia con
Cristo, “si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione
umana”. Il Papa ribadisce il valore salvifico di questa amicizia:
“Solo in quest’amicizia
noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera. Così, oggi, io vorrei, con
grande forza e grande convinzione, a partire dall’esperienza di una lunga vita
personale, dire a voi, cari giovani: non abbiate paura di Cristo! Egli non
toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite,
spalancate le porte a Cristo – e troverete la vera vita”.
E’ la conclusione
dell’omelia, scandita da ben 37 scrosci di applausi dei fedeli. Interruzioni
spesso accompagnate da Benedetto XVI con un gesto di saluto della mano. I
fedeli pregano per il Santo Padre, affinché serva la Chiesa e sia “coraggioso
testimone del Vangelo”, ma anche per i responsabili delle nazioni e quanti
soffrono o “lottano smarriti nella vita”. Tra le lingue utilizzate nelle
preghiere anche l’arabo e il cinese, segno dell’universalità della Chiesa.
(Musica di Bach)
Dopo la recita del Regina
Coeli, il Padre riceve il caloroso abbraccio dei suoi figli: sulle note di
Bach, Papa Benedetto XVI percorre, per una decina di minuti, piazza San Pietro
a bordo di una camionetta, mentre le campane suonano a distesa. Il Santo Padre
è in piedi, saluta la folla. Alle ovazioni dei fedeli, risponde con un sorriso,
quel dolce sorriso che il mondo ha già imparato ad amare
(Campane a festa)
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NUMEROSISSIME LE
DELEGAZIONI DI TUTTO IL MONDO PRESENTI ALLA MESSA
PER L’INIZIO DEL PONTIFICATO
- A cura di Tiziana Campisi -
E’
lungo l’elenco delle delegazioni presenti oggi in piazza San Pietro alla
solenne celebrazione per l’inizio del Pontificato di Benedetto XVI. Il Santo
Padre le ha incontrate al termine della Santa Messa nella Basilica Vaticana.
Oltre quaranta le delegazioni politiche. Il servizio di Tiziana Campisi.
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Con il presidente italiano Carlo
Azeglio Ciampi la moglie Franca, quindi a porgere il suo saluto anche il
premier Silvio Berlusconi. Dalla Germania, Paese di origine di Benedetto XVI, è
giunto il presidente Horst Koehler con il cancelliere Gerard Schroeder, dalla
Polonia il presidente Aleksander Kwasniewski, e dalla Gran Bretagna il principe
Carlo e il duca di Edimburgo. Non sono mancati i reali di Spagna Juan Carlos e
Sofia e dal Belgio l’erede al trono Filippo con la moglie Mathilde. Dal
Principato di Monaco Alberto di Monaco.
Tra le numerose rappresentanze
europee il presidente della Repubblica Ceca Vaclav Klaus, il presidente dell’Austria
Heinz Fischer e il presidente della Slovacchia Ivan Gasparovic. Hanno
attraversato l’Oceano Atlantico il fratello del presidente degli Stati Uniti
Jeb Bush, governatore della Florida; i capi di Stato dell’Argentina Nestor
Kirchner, della Repubblica Dominicana Leonel Fernandez e di El Salvador Tony
Saca. Hanno raggiunto la capitale anche delegazioni dei Paesi africani e arabi:
tra questi il presidente del Libano Emile Lahoud.
Diversi anche i rappresentanti
delle Chiese cristiane che hanno preso parte alla Messa. Numerosissimi i
rappresentanti delle Chiese Ortodosse: tra questi il Metropolita di Efeso
Chrysostomos e per il Patriarcato di Mosca, Kirill, Metropolita di Smolensk e
Kaliningrad. A rappresentare la Comunione Anglicana il primate Rowan Williams,
arcivescovo di Canterbury. Non sono mancati metodisti, luterani e pentecostali
e delegazioni di altre religioni.
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LE VOCI DEI FEDELI IN PIAZZA SAN
PIETRO
Circa 350 mila i fedeli giunti
in Piazza San Pietro e Via della Conciliazione da tutto il mondo. Migliaia i
tedeschi. Ascoltiamo, adesso, le voci di alcuni pellegrini raccolte da Roberta
Moretti:
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R. - A me ha colpito più di tutto il richiamo ai
giovani ad aprire la loro vita a Cristo. E’ stato come sentire di nuovo
Giovanni Paolo II che ci richiamava a non avere paura.
R. –
Mi ha colpito il fatto di affidarsi tanto alle preghiere dei fedeli …
D. –
Quindi lei si sente anche una certa responsabilità nei confronti di questo Papa
…?
R. –
Sì. E non mi sento più sola.
R. –
Io lo vedo come l’uomo di Dio, l’uomo che ci conduce a Cristo e che ha preso
l’eredità di Giovanni Paolo II per annunciare a tutti la salvezza.
R. –
E’ simpatico. Sì, molto simpatico.
R. –
Vedendolo, soprattutto in questi giorni, nella sua semplicità, la sua spiritualità
che è veramente profonda … la sua voce … Sono stato veramente contento e penso
che sia davvero il degno successore di Giovanni Paolo II.
D. –
Da dove vieni?
R. -
Vengo dall’Uganda.
R. –
Da quando lo abbiamo visto ai funerali di Papa Wojtyla, a quando è diventato
Papa è già cambiato moltissimo!
D. –
In che senso?
R. –
Si è aperto molto. Sì, a me piace molto.
R. –
Lo vedo come un Papa creativo, quindi credo che avremo delle sorprese in positivo
…
R. –
E’ fedele a Cristo.
R. –
E’ un padre per tutti noi, quindi poche parole, chiare: è come se fosse mio
padre. Quello che noi dobbiamo chiedere al Signore è la grazia di poterlo
seguire.
R. –
Vedo un Pastore, ricco di esperienza, aperto all’universalità, attento alle diversità
e, personalmente, lo ho accolto con molta gioia. Direi che me lo aspettavo.
D. –
Cosa si aspetta, appunto, dal suo Pontificato?
R. –
Mi aspetto una Chiesa che cammini in comunione, in fraternità e in unità e
favorisca la giustizia e la pace di cui ha bisogno il mondo.
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OGGI
SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina, titolo d'apertura "Un servizio alla gioia"; Benedetto XVI,
dinanzi ad una straordinaria moltitudine di fedeli convenuti in Piazza San
Pietro, assume il Ministero petrino.
All'interno servizi
sull'evento.
Un
articolo di Armando Rigobello sulla figura di Benedetto XVI.
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24
aprile 2005
A CINQUE GIORNI DALL’ELEZIONE DEL NUOVO PAPA
BENEDETTO XVI
LE TESTIMONIANZE DEL CARDINALE DI FIRENZE ENNIO
ANTONELLI
E DELL’ARCIVESCOVO ANGELO COMASTRI
A cinque giorni dall’elezione di
Benedetto XVI è ancora vivissima l’emozione di quanti hanno partecipato al
Conclave. Un’elezione rapida, giunta al quarto scrutinio, segnata da un grande
consenso tra i cardinali elettori. Al microfono di Fabio Colagrande, ascoltiamo
quali sentimenti ha in cuore uno dei protagonisti del Conclave, il cardinale
Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze:
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R. – C’è un sentimento, innanzitutto, di gratitudine al Signore, perché
il Conclave ci ha dato modo di sperimentare l’unità profonda che c’è tra tutti
i cardinali. Ci ha dato modo anche di conoscere la situazione della Chiesa nei
vari continenti, con le sue ombre e con le sue luci ...
D. – Non le chiedo, ovviamente, di violare la segretezza del Conclave ma,
dal punto di vista umano, quali emozioni ha riportato dopo questa importante
pagina della storia della Chiesa?
R. – Intanto, durante il Conclave stesso sono rimasto molto preso dal
clima di raccoglimento, di preghiera, che sempre accompagnava tutte le
operazioni di voto. Un clima che ha accompagnato anche la nostra convivenza
nella Casa di Santa Marta, dove la Cappella era sempre affollata. Ecco: questo
clima mi ha fatto riflettere seriamente sul primato assoluto che deve avere la
preghiera, il rapporto con il Signore, costantemente, anche in mezzo al lavoro.
E poi, un senso anche di grande fiducia, di grande pace, di grande serenità.
Questo perché, vedendo la convergenza rapida di tutti sulla stessa decisione,
mi ha fatto pensare che nella Chiesa non ci sono interessi contrastanti, non ci
sono partiti ... Quando si mette al centro il Signore e si cerca di discernere
la sua volontà, l’accordo si trova!
D. – Quali sono i tratti umani che la colpiscono di più del nuovo Papa? Alcuni
mass media ne diffondono un’immagine di severità ...
R. – Direi che la sua è una severità del pensiero, cioè un pensiero
rigoroso, idee chiare e questa è una benedizione di Dio in un tempo in cui c’è
tanta confusione, tante forme approssimative di pensiero, di dottrina. Poi, mi
colpisce la sua mitezza: la sua grande mitezza nel trattare le persone, nei
rapporti, nel colloquio e la limpidezza dei suoi occhi, in cui sembra di vedere, appunto,
la limpidezza dell’animo.
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Benedetto
XVI succede al terzo Pontificato più lungo della storia. E in molti in questi
giorni hanno tentato di ricorrere a schemi puramente umani per raffrontare il
nuovo Papa a Giovanni Paolo II. In proposito Andrea Sarubbi ha sentito
l’opinione dell’arcivescovo Angelo Comastri, vicario del Papa per lo Stato
della Città del Vaticano:
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R. – I
Papi evidentemente si succedono e sono tutti diversi l’uno dall’altro e per
certi aspetti sono imprevedibili. La ricchezza di un Papato la si scopre
generalmente sempre dopo. Quando morì Pio XII io mi ricordo – ero ragazzo –
tutti dicevano: “Non è possibile un successore di un Papa così grande”. Venne
Papa Giovanni e spiazzò tutti. Muore Papa Giovanni e si tornò a dire: “E’
impossibile un altro come lui!”. E’ invece è arrivato Paolo VI con un’eredità
difficilissima. Muore Paolo VI e ricordo il sorriso di Giovanni Paolo I,
Giovanni Paolo II e adesso Benedetto XVI. Io sono convinto che anche in questa
continua varietà dei Papi la cosa a cui dobbiamo guardare è la continuità di
Gesù Cristo. Non dimentichiamo che la Chiesa è un mistero ed è un mistero che
ha un volto umano. Sono gli uomini che passano, anche noi, ma dietro c’è la
mano di Dio, c’è Gesù Cristo. Quando martedì sera guardavo Benedetto XVI che si
affacciava dalla loggia della Basilica, ho pensato subito a Gesù. La continuità
non è il Papa che si ispira all’altro - questo sa il Signore come farlo – la
continuità è Gesù che guida la Chiesa attraverso questi uomini.
D. – Se c’è una cosa, quindi,
che unisce Benedetto XVI a Giovanni Paolo II è questo forte radicamento nella
fede, nella preghiera …
R. – Certamente. Quando io ho
predicato gli esercizi in Vaticano la cosa che mi ha colpito di più è stata la
preghiera di Giovanni Paolo II. Io lo vedevo mettersi in ginocchio con grande
fatica, perché già ormai il corpo era minato, eppure non rinunciava a stare in
ginocchio, perché era aggrappato alla vera roccia che è Gesù Cristo. Ratzinger
è un uomo di preghiera, è un uomo di profonda preghiera, ed è anche un uomo di
grande umiltà. Talvolta la sua decisione e la sua fermezza sono state scambiate
come un fondamentalismo, ma la fermezza di Ratzinger non è altro che
l’obbedienza a quello che Gesù ha consegnato alla Chiesa. Un Papa non può fare
quel che vuole. Un Papa ha il dovere di dire quello che Gesù vuole che si dica,
di conservare quello che Gesù ha consegnato alla Chiesa e di custodire
l’identità che Gesù ha dato alla Chiesa.
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LA SCELTA DEL NOME DEL NUOVO PONTEFICE, CHE SI E’
ISPIRATO
A SAN BENEDETTO DA NORCIA, PATRONO D’EUROPA, E A
BENEDETTO XV,
IL PAPA CHE CERCO’ DI FERMARE LA PRIMA GUERRA
MONDIALE
- Intervista con l’abate di Subiaco padre Mauro
Meacci -
Il nuovo Pontefice, come ha
detto lui stesso, si è ispirato per il nome a San Benedetto da Norcia, patrono
d’Europa, e a Benedetto XV, il Papa che cercò di fermare la prima guerra
mondiale. Qual è il significato di questa scelta? Ci risponde l’abate di
Subiaco, il padre benedettino Mauro Meacci, al microfono di Fabio Colagrande:
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R. - Il
significato lo trovo in una espressione che il Santo Padre ha detto nell’omelia
la mattina di lunedì quando affermava che ‘adulta e matura, è una fede
profondamente radicata nell’amicizia con Cristo’. Io vedo una profonda
assonanza tra questa espressione e quella che il Santo Padre conosce benissimo
che è nella regola di San Benedetto e che dice: “Niente anteporre all’amore del
Cristo”. E’ segno di un ministero che vuol centrarsi proprio sulla proposta del
Cristo come unico Signore della nostra vita.
D. – Qual è, secondo lei,
l’attualità del carisma del Santo di Norcia, al quale il nuovo Papa si è
esplicitamente riferito nella scelta del nome?
R. – Credo che il carisma sia
questa laboriosità semplice. Questo passo sicuro, orientato esclusivamente
dalla luce che viene dal Vangelo, dalla luce che viene dal Cristo e da questa
volontà di arrivare a quella meta, la meta, appunto, che è Dio, pienamente rivelato
in Gesù, che è l’unica cosa che dà senso e speranza alla vita dell’uomo.
D. - Il primo aprile, la
Fondazione che lei dirige aveva assegnato all’allora cardinale Ratzinger il
premio San Benedetto. Con quale motivazione?
R. – La motivazione era dettata
nei tanti interventi che l’allora cardinale Ratzinger aveva fatto intorno
all’Europa e alla centralità del dibattito culturale che avviene in Europa, valido
non solo per i destini del nostro continente, ma per i destini dell’umanità,
cioè quel dibattito che verte in questo confronto, talvolta aspro, fra un
illuminismo radicale con le sue derive di relativismo etico e veritativo e la
grande tradizione culturale che promana dal cristianesimo e, come in alcune
circostanze anche il cardinale ha evidenziato, una delle frontiere fondamentali
di questi dibattiti accesi, sono proprio le tematiche relative alla vita e alla
famiglia come crinale di civiltà.
D. – In quell’occasione, il
nuovo Papa ebbe a dire: “Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto da Norcia”,
una conferma di quanto stavamo dicendo …
R. – Sì, l‘uomo sprofondato in
Dio’, secondo un’espressione stupenda del Santo Padre.
D. – In occasione della consegna
del premio San Benedetto, l’allora cardinale Ratzinger tenne una relazione
dedicata all’Europa nella crisi delle culture e parlò anche della vera
motivazione dell’esclusione del riferimento alle radici cristiane nel preambolo
del Trattato costituzionale europeo. Come ricorda quel momento della relazione?
R. - E’ un’espressione che,
chiaramente, deve essere, poi, reinserita nel contesto complessivo per essere
meglio articolata e compresa. Tuttavia, in un passo, l’attuale Pontefice
afferma che le motivazioni per questa esclusione, e cito adesso ‘presuppongono
l’idea che soltanto la cultura illuminista radicale, la quale ha raggiunto il
suo pieno sviluppo nel nostro tempo, potrebbe essere costitutiva per l’identità
europea’ e, a questo, vorrei aggiungere anche l’invito alla responsabilità che
il cardinale fece allora a tutti noi cristiani: perché in questo dibattito,
intorno alla definizione dell’Europa, intorno alla sua nuova forma politica,
non si giocava una qualche nostalgica battaglia di retroguardia della storia,
ma, piuttosto, una grande responsabilità per l’umanità di oggi.
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24 aprile 2005
BENEDETTO XVI HA INVIATO UN MESSAGGIO E UNA
SPECIALE BENEDIZIONE
AGLI
OLTRE 20 MILA PARTECIPANTI ALLA 28.MA CONVOCAZIONE NAZIONALE DEL RINNOVAMENTO
NELLO SPIRITO SANTO,
INIZIATA
VENERDI’ SCORSO A RIMINI
- A
cura di Luciano Castro -
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RIMINI. = “Il Sommo Pontefice
assicura per il vostro incontro un particolare ricordo nella preghiera”. E’
quanto ha scritto il segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, in un
messaggio inviato al Rinnovamento nello Spirito. Le parole di Benedetto XVI
sono state accolte con grande gioia e da numerosi applausi dai quasi 25 mila
partecipanti alla Convocazione nazionale del movimento, che oggi da Rimini
hanno anche seguito in diretta satellitare la solenne benedizione del Santo
Padre dal sagrato di San Pietro. Il cardinale Sodano ha sottolineato che il
Papa “desidera proseguire” il servizio avviato da Giovanni Paolo II di guidare
“il cammino dei movimenti, delle associazioni e delle comunità ecclesiali”.
Ciò, affinché “i doni che il Signore dispensa alla sua Chiesa – si legge nel
messaggio – siano pienamente valorizzati e orientati nel migliore dei modi
all’edificazione del Corpo di Cristo che è la Chiesa”. “Con tali sentimenti –
conclude il cardinale Sodano – il Papa imparte di cuore a tutti voi la
Benedizione Apostolica”. E una speciale benedizione del Pontefice per il
Rinnovamento è giunta ieri a Rimini anche tramite l’arcivescovo di Genova, il
cardinale Tarcisio Bertone: “Ho informato il Papa che sarei venuto alla vostra
Convocazione – ha detto – ed egli ha concesso volentieri la sua benedizione”.
Il porporato ha anche sottolineato che “i movimenti hanno un ruolo molto
positivo, dinamizzano la Chiesa, le restituiscono entusiasmo e la lanciano
verso la nuova evangelizzazione”. Intanto la Convocazione del Rinnovamento
prosegue nel suo programma. Stamattina incontri dedicati all’approfondimento
dell’Amore di Dio in sessioni separate per le famiglie e per i giovani. Stasera
previsto un grande Meeting per la difesa della vita e per la campagna sul
non-voto al referendum abrogativo della legge 40 sulla fecondazione assistita.
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L’ARCIVESCOVO
DELLA MADRE DI DIO A MOSCA KONDRUSIEWICZ SCRIVE UN MESSAGGIO AI FEDELI
SULL’ELEZIONE DELLA NUOVA GUIDA DELLA
CHIESA UNIVERSALE, PAPA BENEDETTO XVI.
SARÀ LETTO OGGI DAI SACERDOTI IN
TUTTE LE CHIESE
MOSCA. = “I cattolici della
Russia con gratitudine a Dio e speranza accolgono l’elezione del nuovo Papa e
lo considerano un grandissimo dono. Essi esprimono a lui la propria devozione e
obbedienza, vedendo in lui il Buon Pastore che li condurrà nel nuovo tempo, che
si prenderà cura di loro, che difenderà il ‘piccolo gregge’ nell’attesa
dell’incontro con lui sulla terra russa”, così l’arcivescovo della Madre di Dio
a Mosca, Tadeusz Kondrusiewicz, in un messaggio ai fedeli dell’arcidiocesi che
sarà letto oggi in tutte le chiese. Kondrusiewicz ha invitato
anche i sacerdoti a celebrare una Messa per il Santo Padre Benedetto XVI.
Ieri una liturgia di ringraziamento per l’elezione del Pontefice si è svolta
nella cattedrale moscovita dedicata all’Immacolata Concezione. (T.C.)
“GLI EBREI PREGANO PER IL PAPA ANCHE SE NON PRESENTI IN
PIAZZA SAN PIETRO PER I RITI DELLA PASQUA”.
LO
AFFERMA IL RABBINO CAPO DI ROMA RICCARDO DI SEGNI CHE HA INVIATO I SUOI AUGURI
A BENEDETTO XVI
AUSPICANDO
LA PROSECUZIONE DEL DIALOGO INIZIATO CON GIOVANNI PAOLO II
ROMA. = “Vicini nello spirito
anche se non fisicamente presenti”, sono le parole del Rabbino Capo di Roma,
Riccardo Di Segni, che ha assicurato la preghiera degli ebrei per Benedetto XVI
nel giorno dell’inaugurazione del suo Pontificato. ''Per una coincidenza significativa
il momento del suo insediamento corrisponde al primo giorno della nostra Pasqua
che ci coinvolge intensamente con i suoi riti”. Per questo motivo la comunità
ebraica non ha potuto essere presente in Piazza San Pietro. In un telegramma
inviato nei giorni scorsi a Papa Benedetto XVI, il Rabbino Capo di Roma ha
espresso i propri auguri per l'ascesa al soglio Pontificio, confidando nella
prosecuzione di un dialogo proficuo nel rispetto delle diversità. (T.C.)
L’ALTO
COMMISSARIO DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI WENDY CHAMBERLIN IN VISITA IN
SUDAN
PER INCONTRARE I
PROFUGHI DELLA GUERRA CIVILE. “IL GOVERNO DI KHARTOUM – HA DETTO IN UN
COMUNICATO LA CHAMBERLIN –
DEVE GARANTIRE LORO IL
RITORNO NELLE PROPRIE TERRE NEL RISPETTO DEI DIRITTI FONDAMENTALI”
KHARTOUM. = L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati ad interim Wendy
Chamberlin, ha dato inizio alla sua missione di cinque giorni in Sudan e Ciad
esortando il governo sudanese ad aiutare i propri cittadini, costretti a fuggire
a causa della guerra civile, a fare ritorno nelle proprie case. La signora Chamberlin
ha visitato due località ai margini della capitale Khartoum, abitate dagli
sfollati. Oltre sei milioni le persone che hanno lasciato il Sud del Paese cui
si aggiungono più di 500 mila rifugiati nei Paesi limitrofi, principalmente Uganda,
Kenya e Repubblica Democratica del Congo. La firma dell'accordo di pace dello
scorso gennaio, che ha messo fine alla guerra civile, pone le basi per il ritorno
di sfollati e rifugiati alle proprie case, ma tanti temono che il viaggio sia
troppo costoso, che i loro figli non avranno scuole buone quanto quelle di
Khartoum e che non ci saranno terreni da coltivare. La Chamberlin ha assicurato
loro l’appoggio delle Nazioni Unite perché vengano rispettati i loro diritti. (T.C.)
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24
aprile 2005
-
A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq, due nuovi attacchi
della guerriglia contro le forze di polizia hanno provocato a Tikrit la morte
di almeno sette persone. Un attentatore suicida si è fatto esplodere nei pressi
di una scuola di polizia. A pochi minuti di distanza da questa esplosione, un
secondo kamikaze ha lanciato la propria auto tra quanti stavano portando i
primi soccorsi ai feriti. I due attacchi sono avvenuti mentre un gruppo di
poliziotti si apprestava a lasciare la scuola per andare in Giordania a seguire
un corso di addestramento. Un consigliere politico della presidenza rumena ha
annunciato, intanto, che le autorità di Bucarest sono riuscite a stabilire un
contatto con i sequestratori dei tre giornalisti rumeni. Negli Stati Uniti sono
stati assolti i generali e gli alti ufficiali sotto inchiesta per lo scandalo
degli abusi su detenuti iracheni nel carcere di Abu Ghraib, a Baghdad.
Si terrà
probabilmente all’inizio di maggio il nuovo incontro, annunciato ieri, tra il
premier israeliano Ariel Sharon ed il presidente dell'Autorità nazionale
palestinese Abu Mazen. Lo riferiscono fonti delle due parti aggiungendo che al
centro dei colloqui ci dovrebbe essere il cosiddetto piano ‘Sharon’ per il
ritiro unilaterale israeliano dalla Striscia di Gaza. Sharon ed Abu Mazen si
sono già incontrati lo scorso 8 febbraio a Sharm el-Sheikh, in Egitto. Nei
Territori Abu Mazen ha nominato, intanto, tre nuovi comandanti dei servizi di sicurezza
palestinesi. Tarek Abu
Rajab sarà alla guida dell’intelligence, Suleiman Heles prenderà il comando
della sicurezza nazionale e Alaa Husni della polizia.
In
Arabia Saudita, una lista di islamici moderati, sostenuta da influenti ulema,
ha riportato una vittoria schiacciante nelle elezioni amministrative. Chiari
successi sono stati conseguiti in particolare a Gedda, alla Mecca, a Medina e a
Taef. Ad eccezione della regione di al-Qassim, considerata una roccaforte
dell’integralismo di stampo wahabita, gli islamici moderati si sono aggiudicati
tutti i seggi in palio in questo terzo ed ultimo scrutinio che ha eletto la
metà dei membri dei consigli municipali nelle province dell’ovest e del nord
del Paese. Nel Regno Saudita, intanto, sono stati arrestati 40 cristiani
pachistani, tra cui donne e bambini, per aver partecipato ad una Messa in una
casa nella capitale Riad. In Arabia Saudita è considerata illegale la pratica
di qualsiasi religione diversa dall’Islam.
Dopo 29
anni di presenza in Libano, le truppe siriane lasciano il Paese dei cedri. I
blindati con a bordo i soldati siriani hanno iniziato a lasciare ieri sera
l’ultima postazione nella valle della Bekaa. La Siria, che si è impegnata a
ritirare tutti i soldati dal Libano entro il 30 aprile, dovrebbe completare il
rimpatrio nella giornata di oggi. Prima dell’assassinio del primo ministro
libanese Rafic Hariri, che ha innescato l’ondata di proteste interne e
internazionali sfociate nella richiesta di ritiro, erano 14 mila i soldati di
Damasco in Libano. Sul versante politico, il figlio di Hariri ha annunciato,
intanto, che si presenterà alle elezioni presidenziali libanesi del prossimo 29
maggio.
In Italia si presenterà martedì
prossimo alla Camera il nuovo esecutivo guidato da Silvio Berlusconi, il 59°
nella storia della Repubblica, che ieri pomeriggio ha giurato nelle mani del
capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi. Le novità nella squadra di governo hanno
provocato qualche tensione all’interno della maggioranza e molte critiche
dall’opposizione. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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Porteremo a termine il programma
elaborato nel 2001. Berlusconi anticipa così il discorso che terrà martedì
pomeriggio a Montecitorio. Un programma che sarà incentrato sulle tre nuove
priorità: il sostegno alle imprese, il potere d’acquisto delle famiglie e il
Mezzogiorno, per il quale ci sarà una delega particolare all’interno del nuovo
ministero per lo Sviluppo e la Coesione territoriale affidato a Gianfranco
Micciché di Forza Italia. Berlusconi assicura, poi, che al centro dell’azione
del governo resteranno le riforme istituzionali, il cui dicastero è stato
confermato nelle mani del leghista Roberto Calderoli. Soddisfatto Umberto Bossi
anche per il rientro nell’esecutivo di Giulio Tremonti, come vicepremier al fianco
di Gianfranco Fini con il quale ebbe, in passato, contrasti tali da indurlo a
dimettersi da ministro dell’Economia. Come vicepremier, Tremonti prende il
posto di Marco Follini, che ha deciso di lavorare a tempo pieno come segretario
dell’UDC. Tra le altre novità di rilievo, Storace di AN al Ministero della
salute e la travagliata staffetta interna ad Alleanza Nazionale, con Landolfi
che sostituisce Gasparri al Ministero delle Poste. Il centrosinistra, con
Romano Prodi, definisce il Berlusconi bis una vittoria della Lega e dell’asse
del Nord. E tutto il centrosinistra prevede vita breve per il nuovo
governo.
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In Italia si commemora, domani,
il 60.mo anniversario della liberazione
dall’occupazione nazifascista. Il Presidente della Repubblica, Carlo
Azeglio Ciampi, sarà a Milano dove parteciperà alle manifestazioni
commemorative in prefettura e in Piazza Duomo. La data del 25 aprile ricorda
l’insurrezione di Milano del 1945.
Un
importante passo per superare la crisi nelle relazioni tra Cina e Giappone.
Così le autorità di Tokyo hanno giudicato l’incontro tenutosi ieri a Giakarta,
dopo la chiusura del vertice Asia-Africa, tra il presidente cinese Hu Jintao ed
il primo ministro giapponese Junichiro Koizumi. La reazione di Pechino, invece,
è stata più fredda. Hu Jintao ha auspicato migliori relazioni con il Giappone,
e dopo aver invitato il governo nipponico “a riflettere sul periodo bellico”,
ha chiesto di risolvere le controversie con il dialogo. La tensione tra i due
Paesi asiatici è scoppiata dopo la decisione, da parte di Tokyo, di adottare
testi scolastici nei quali vengono minimizzati i crimini commessi dall’esercito
giapponese in Asia durante la seconda guerra mondiale. Un ulteriore
raffreddamento nelle relazioni è stato provocato dalle aspirazioni del Giappone
ad un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dalla
concessione di licenze ad alcune compagnie nipponiche per ispezioni in un
tratto del Mar Cinese Orientale, rivendicato da entrambi gli Stati. Poco dopo l’incontro
a Giakarta, a Tokyo si è tenuta la prima manifestazione anti-cinese. Circa
duecento persone hanno manifestato nel quartier centrale di Shinjuku contro le
violenze antigiapponesi in Cina.
Ennesimo incidente in una miniera cinese: a causa
di un allagamento, sessantanove operai sono rimasti intrappolati in una miniera
di Jiaohe, nella provincia di Jilin. Squadre di soccorritori sono al lavoro per
tentare di liberare i minatori, bloccati in profondità dall’acqua che ostruisce
alcuni tunnel.
Urne aperte nel Togo per
eleggere il nuovo presidente dopo la morte di Eyadema Gnassingbè. Gli oltre due
milioni di elettori sono chiamati a scegliere tra due candidati: il figlio del
defunto presidente Eyadema, Faure Gnassingbè, ed il rappresentante
dell’opposizione, Bob Akitani. La vigilia è stata segnata dal licenziamento, da
parte del governo ad interim di Lomè, del ministro dell’Interno Francois Boko.
Il ministro aveva chiesto il rinvio della tornata elettorale ritenendo la data
del 24 aprile “troppo vicina” per organizzare elezioni libere e democratiche.
Il Togo è precipitato sull’orlo di una guerra civile lo scorso mese di febbraio
quando le autorità militari avevano fatto approvare una modifica della
Costituzione per far succedere alla guida del Paese il figlio di Eyadema. Nei
mesi successivi, si sono registrati nella capitale violenti scontri con un
bilancio di almeno 7 morti. Il figlio del presidente aveva quindi deciso di
dimettersi e convocare nuove elezioni.
L’Organizzazione mondiale della
sanità (OMS) ha reso noto che gli sforzi per controllare la diffusione della
febbre emorragica di Marburg, nel nord dell’Angola, devono essere
intensificati. Il momento resta critico – avverte l’OMS – anche se negli ultimi
giorni si sono registrati dei progressi soprattutto nella provincia di Uige,
epicentro della malattia. L’epidemia ha ucciso, finora, 239 delle 266 persone
colpite dal virus.
L’ex presidente dell’Ecuador,
Lucio Gutierrez, ha lasciato l’ambasciata brasiliana a Quito ed è diretto in
Brasile, Paese che gli ha accordato l’asilo politico. Lo ha annunciato il
ministro dell’Interno dell’Ecuador, Mauricio Gándara. Gutierrez
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