RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 114 - Testo della trasmissione di domenica 24 aprile 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:   

Noi non siamo soli. La Chiesa è viva, la Chiesa è giovane: nel segno della speranza, Benedetto XVI inizia il suo Ministero Petrino. La Messa solenne di inizio Pontificato, seguita in Piazza San Pietro da oltre 300 mila fedeli. Il Papa chiede il sostegno della preghiera per un compito che supera ogni capacità umana e ripete con Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo!”

 

Numerosissime le delegazioni civili e religiose giunte da tutte il mondo

 

Le voci dei pellegrini venuti a salutare il nuovo Pontefice.        

 

IN PRIMO PIANO:

A cinque giorni dall’elezione del nuovo Papa Benedetto XVI le testimonianze del cardinale di Firenze, Ennio Antonelli e dell’arcivescovo Angelo Comastri

 

La scelta del nome del nuovo Pontefice, che si è ispirato a San Benedetto da Norcia, patrono d’Europa, e a Benedetto XV, il Papa che cercò di fermare la prima guerra mondiale. La riflessione dell’abate di Subiaco padre Mauro Meacci.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Speciale benedizione di Benedetto XVI agli oltre 20 mila partecipanti alla 28.ma Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo iniziata venerdì a Rimini

 

‘I cattolici della Russia con gratitudine a Dio e speranza accolgono l’elezione del nuovo Papa e lo considerano un grandissimo dono’: così l’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, Kondrusiewicz, in un messaggio ai fedeli dell’arcidiocesi sull’elezione di Papa Benedetto XVI

 

Anche gli ebrei pregano per il Papa seppur non presenti in Piazza San Pietro per i riti della Pasqua

 

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Wendy Chamberlin, è in visita in Sudan per incontrare i profughi della guerra civile.

 

24 ORE NEL MONDO:

 Dopo 29 anni di presenza in Libano, le truppe siriane lasciano il Paese dei cedri

 

In Italia si presenterà martedì prossimo alla Camera il nuovo esecutivo guidato da Silvio Berlusconi

 

Nel Togo urne aperte per eleggere il nuovo presidente. E’ dato per favorito il figlio del defunto presidente Eyadema, Faure Gnassingbè.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 aprile 2005

 

 

NOI NON SIAMO SOLI. LA CHIESA E’ VIVA, LA CHIESA E’ GIOVANE:

NEL SEGNO DELLA SPERANZA, BENEDETTO XVI INIZIA IL SUO MINISTERO PETRINO.

LA MESSA SOLENNE DI INIZIO PONTIFICATO, SEGUITA IN PIAZZA SAN PIETRO

DA OLTRE 300 MILA FEDELI

- Servizio di Alessandro Gisotti -

        

Un giorno luminoso per la Chiesa e per il mondo: nell’abbraccio emozionante dei fedeli, Benedetto XVI ha iniziato il suo Ministero di Pastore universale della Chiesa cattolica. Almeno 350 mila persone si sono raccolte in piazza San Pietro e via della Conciliazione per seguire la Messa di inizio Pontificato, celebrata dal Papa sul sagrato della Basilica Vaticana. Tanti i tedeschi, venuti dalla terra patria di Benedetto XVI per vedere ed ascoltare Papa Jospeh Ratzinger. Durante la celebrazione, il momento solenne dell’imposizione del Pallio Petrino e la consegna dell’Anello del Pescatore. Al termine della Messa, bagno di folla per il Santo Padre, che a bordo di una autovettura scoperta ha percorso piazza San Pietro. Il servizio di Alessandro Gisotti:

        

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(LAUDES REGIAE)

 

La Chiesa è viva, la Chiesa è giovane, noi non siamo soli: con queste parole che infondono speranza, che aprono i cuori dei fedeli di tutto il mondo, Benedetto XVI inizia il suo ministero di Pastore universale. La celebrazione eucaristica con il quale il Papa comincia ufficialmente il suo servizio sottolinea, in particolare, lo stretto legame tra San Pietro e il suo Successore, tra il vescovo di Roma e il martirio dell’Apostolo. Ecco allora che prima della Messa - concelebrata assieme a circa 150 cardinali - Benedetto XVI, con i Patriarchi delle Chiese Orientali, sosta in preghiera ed incensa la Tomba di Pietro, laddove egli ha confessato con il sangue la sua fede in Cristo.

 

(APPLAUSI)

 

Sono passati pochi minuti dopo le 10: gremita e festosa, ornata da 20 mila fiori, piazza San Pietro accoglie Benedetto XVI. Sul sagrato - con i cardinali, i vescovi, i rappresentanti delle altre religioni e i Capi di Stato – c’è anche il fratello del Papa, don Georg Ratzinger. Dalla Loggia della Basilica, sotto lo stemma del Pontificato, pende l’arazzo della pesca miracolosa, in cui è raffigurato il dialogo di Gesù con Pietro. Le Letture richiamano a Cristo, pietra scartata che è diventata testata d’angolo della Chiesa e a Pietro chiamato a esserne il “fondamento roccioso”.

 

(ALLELUJA)

 

Il Vangelo di Giovanni ci mostra Gesù che chiede a Pietro se lo ama e sia pronto a pascere le sue pecorelle. Una domanda ripetuta per tre volte, seguita dall’esortazione: “Seguimi”. Dopo la lettura, il momento forte, solenne e suggestivo dell’imposizione del Pallio e della consegna dell’Anello del Pescatore, le due insegne episcopali petrine. Il Pallio, intessuto della lana di agnelli e di pecore, reca impresse cinque croci rosse, raffiguranti le piaghe del Signore e tre spille, uno per ogni chiodo della Crocifissione. E’ il cardinale protodiacono Jorge Arturo Medina Estevez ad imporlo sulle spalle del Papa. Quindi, il cardinale vice decano Angelo Sodano consegna a Benedetto XVI l’Anello del Pescatore, con l’immagine del principe degli Apostoli, sigillo che autentica la fede e rappresenta il compito affidato a Pietro di confermare i suoi fratelli.

 

(TU ES PETRUS)

 

Al canto del “Tu es Petrus”, una rappresentanza di 12 persone presta obbedienza al Pontefice: tra loro 3 cardinali, capi dei tre ordini, e ancora religiosi e laici. Poi, poco dopo le 11, il momento tanto atteso: l’omelia di Benedetto XVI. Il Pontefice dedica le sue prime parole all’amato predecessore Giovanni Paolo II. Nonostante ci siamo sentiti abbandonati dopo la sua dipartita, sottolinea, noi non siamo soli. Egli stesso “varcava la soglia verso la vita”, ma non compiva questo passo da solo. “Chi crede, non è mai solo – ha detto – non lo è nella vita e neanche nella morte”. E così nel Conclave: vescovi di diverse culture e Paesi hanno trovato il Successore di Pietro, sapendo di non essere soli, ma “condotti e guidati dagli amici di Dio”:

 

“Ed ora, in questo momento, io debole servitore di Dio devo assumere questo compito inaudito, che realmente supera ogni capacità umana. Come posso fare questo? Come sarò in grado di farlo? Voi tutti, cari amici, avete appena invocato l'intera schiera dei santi, rappresentata da alcuni dei grandi nomi della storia di Dio con gli uomini. In tal modo, anche in me si ravviva questa consapevolezza: non sono solo. Non devo portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo. La schiera dei santi di Dio mi protegge, mi sostiene e mi porta. E la Vostra preghiera, cari amici, la Vostra indulgenza, il Vostro amore, la Vostra fede e la Vostra speranza mi accompagnano”.

 

“Noi tutti siamo la comunità dei Santi”, aggiunge Benedetto XVI, evidenziando come la Chiesa sia viva, perché “Cristo è vivo, perché egli è veramente risorto”:

 

“Sì, la Chiesa è viva - questa è la meravigliosa esperienza di questi giorni. Proprio nei tristi giorni della malattia e della morte del Papa questo si è manifestato in modo meraviglioso ai nostri occhi: che la Chiesa è viva. E la Chiesa è giovane. Essa porta in sé il futuro del mondo e perciò mostra anche a ciascuno di noi la via verso il futuro”.

 

La Chiesa è viva, ripete il Santo Padre, che ha salutato con gioia e gratitudine quanti radunati in piazza San Pietro, rivolgendosi a tutti, credenti e non credenti. Un pensiero particolare viene rivolto al popolo ebraico a cui, afferma, “siamo legati da un grande patrimonio spirituale comune, che affonda le sue radici nelle irrevocabili promesse di Dio”. Benedetto XVI spiega con quale spirito si appresti ad intraprendere il ministero di Pastore universale della Chiesa:

 

“Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia”.

 

Il Pontefice si sofferma così sul significato delle insegne petrine. L’antichissimo segno del Pallio, constata, è un’immagine del “giogo di Cristo”, che il vescovo di Roma prende su di sè. La lana con cui è intessuto il Pallio rappresenta la pecorella smarrita che il pastore mette sulle sue spalle e “conduce alle acque della vita”. Tutti noi, avverte, siamo pecorelle smarrite:

 

“L’umanità – noi tutti - è la pecora smarrita che, nel deserto, non trova più la strada. Il Figlio di Dio non tollera questo; Egli non può abbandonare l’umanità in una simile miserevole condizione. Balza in piedi, abbandona la gloria del cielo, per ritrovare la pecorella e inseguirla, fin sulla croce. La carica sulle sue spalle, porta la nostra umanità, porta noi stessi – Egli è il buon pastore, che offre la sua vita per le pecore”.

 

Benedetto XVI mette l’accento sulla missione del pastore nel mondo di oggi, contrassegnato da molteplici forme di deserto:

 

“La santa inquietudine di Cristo deve animare il pastore: per lui non è indifferente che tante persone vivano nel deserto. E vi sono tante forme di deserto. Vi è il deserto della povertà, il deserto della fame e della sete, vi è il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto. Vi è il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi. Perciò i tesori della terra non sono più al servizio dell’edificazione del giardino di Dio, nel quale tutti possano vivere, ma sono asserviti alle potenze dello sfruttamento e della distruzione”.

 

La Chiesa nel suo insieme, è la sua esortazione, deve “mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita”, verso il Signore, che “ci dona la vita, la vita in pienezza”. Il Papa, “Servo dei Servi di Dio”, ribadisce che la forza dell’amore, non il potere, vince sul male:

 

“Non è il potere che redime, ma l’amore! Questo è il segno di Dio: Egli stesso è amore. Quante volte noi desidereremmo che Dio si mostrasse più forte. Che Egli colpisse duramente, sconfiggesse il male e creasse un mondo migliore. Tutte le ideologie del potere si giustificano così, giustificano la distruzione di ciò che si opporrebbe al progresso e alla liberazione dell’umanità. Noi soffriamo per la pazienza di Dio. E nondimeno abbiamo tutti bisogno della sua pazienza. Il Dio, che è divenuto agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini”.

 

Una delle caratteristiche fondamentali del pastore, aggiunge Benedetto XVI, deve essere quella di amare gli uomini che gli sono stati affidati. “Pasci le mie pecore, dice Cristo a Pietro, ed a me in questo momento”, ribadisce il Santo Padre e chiede a tutti i fedeli di pregare affinché possa imparare “sempre più ad amare il Signore”:

 

“Pregate per me, perché io impari ad amare sempre più il suo gregge – voi, la Santa Chiesa, ciascuno di voi singolarmente e voi tutti insieme. Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi”.

 

Benedetto XVI parla poi del significato dell’Anello del Pescatore. Come fu per Pietro, avverte, “anche oggi viene detto alla Chiesa e ai Successori degli Apostoli di prendere il largo nel mare della storia e di gettare le reti per conquistare gli uomini al Vangelo, a Dio, a Cristo, alla vera vita”.

 

“Noi esistiamo per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio, comincia veramente la vita. Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa è la vita. Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario. Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui”. 

 

Il Pontefice rileva come nelle immagini del pastore e del pescatore emerga in modo esplicito la “chiamata all’unità”. Bisogna perciò fare tutto il possibile “per percorrere la via verso l’unità” promessa dal Signore. “Fa’ che siamo un solo pastore ed un solo gregge! - è l’invocazione di Benedetto XVI - Non permettere che la tua rete si strappi ed aiutaci ad essere servitori dell’unità!” Il Santo Padre torna poi con la memoria al 22 ottobre del 1978, quando Giovanni Paolo II iniziò il suo ministero, torna a quel “Non abbiate paura”, scolpito nei cuori di tutti i fedeli:

 

“Il Papa parlava ai forti, ai potenti del mondo, i quali avevano paura che Cristo potesse portar via qualcosa del loro potere, se lo avessero lasciato entrare e concesso la libertà alla fede. Sì, egli avrebbe certamente portato via loro qualcosa: il dominio della corruzione, dello stravolgimento del diritto, dell’arbitrio. Ma non avrebbe portato via nulla di ciò che appartiene alla libertà dell’uomo, alla sua dignità, all’edificazione di una società giusta”.

 

“Chi fa entrare Cristo non perde nulla”, è il richiamo di Benedetto XVI. Solo nell’amicizia con Cristo, “si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana”. Il Papa ribadisce il valore salvifico di questa amicizia:

 

“Solo in quest’amicizia noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che libera. Così, oggi, io vorrei, con grande forza e grande convinzione, a partire dall’esperienza di una lunga vita personale, dire a voi, cari giovani: non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo – e troverete la vera vita”.

 

E’ la conclusione dell’omelia, scandita da ben 37 scrosci di applausi dei fedeli. Interruzioni spesso accompagnate da Benedetto XVI con un gesto di saluto della mano. I fedeli pregano per il Santo Padre, affinché serva la Chiesa e sia “coraggioso testimone del Vangelo”, ma anche per i responsabili delle nazioni e quanti soffrono o “lottano smarriti nella vita”. Tra le lingue utilizzate nelle preghiere anche l’arabo e il cinese, segno dell’universalità della Chiesa.

 

(Musica di Bach)

 

Dopo la recita del Regina Coeli, il Padre riceve il caloroso abbraccio dei suoi figli: sulle note di Bach, Papa Benedetto XVI percorre, per una decina di minuti, piazza San Pietro a bordo di una camionetta, mentre le campane suonano a distesa. Il Santo Padre è in piedi, saluta la folla. Alle ovazioni dei fedeli, risponde con un sorriso, quel dolce sorriso che il mondo ha già imparato ad amare

 

(Campane a festa)

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NUMEROSISSIME LE DELEGAZIONI DI TUTTO IL MONDO PRESENTI ALLA MESSA

PER L’INIZIO DEL PONTIFICATO

- A cura di Tiziana Campisi -

 

E’ lungo l’elenco delle delegazioni presenti oggi in piazza San Pietro alla solenne celebrazione per l’inizio del Pontificato di Benedetto XVI. Il Santo Padre le ha incontrate al termine della Santa Messa nella Basilica Vaticana. Oltre quaranta le delegazioni politiche. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

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Con il presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi la moglie Franca, quindi a porgere il suo saluto anche il premier Silvio Berlusconi. Dalla Germania, Paese di origine di Benedetto XVI, è giunto il presidente Horst Koehler con il cancelliere Gerard Schroeder, dalla Polonia il presidente Aleksander Kwasniewski, e dalla Gran Bretagna il principe Carlo e il duca di Edimburgo. Non sono mancati i reali di Spagna Juan Carlos e Sofia e dal Belgio l’erede al trono Filippo con la moglie Mathilde. Dal Principato di Monaco Alberto di Monaco.

 

Tra le numerose rappresentanze europee il presidente della Repubblica Ceca Vaclav Klaus, il presidente dell’Austria Heinz Fischer e il presidente della Slovacchia Ivan Gasparovic. Hanno attraversato l’Oceano Atlantico il fratello del presidente degli Stati Uniti Jeb Bush, governatore della Florida; i capi di Stato dell’Argentina Nestor Kirchner, della Repubblica Dominicana Leonel Fernandez e di El Salvador Tony Saca. Hanno raggiunto la capitale anche delegazioni dei Paesi africani e arabi: tra questi il presidente del Libano Emile Lahoud.

 

Diversi anche i rappresentanti delle Chiese cristiane che hanno preso parte alla Messa. Numerosissimi i rappresentanti delle Chiese Ortodosse: tra questi il Metropolita di Efeso Chrysostomos e per il Patriarcato di Mosca, Kirill, Metropolita di Smolensk e Kaliningrad. A rappresentare la Comunione Anglicana il primate Rowan Williams, arcivescovo di Canterbury. Non sono mancati metodisti, luterani e pentecostali e delegazioni di altre religioni.

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LE VOCI DEI FEDELI IN PIAZZA SAN PIETRO

 

Circa 350 mila i fedeli giunti in Piazza San Pietro e Via della Conciliazione da tutto il mondo. Migliaia i tedeschi. Ascoltiamo, adesso, le voci di alcuni pellegrini raccolte da Roberta Moretti:

 

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R. - A me ha colpito più di tutto il richiamo ai giovani ad aprire la loro vita a Cristo. E’ stato come sentire di nuovo Giovanni Paolo II che ci richiamava a non avere paura.

 

R. – Mi ha colpito il fatto di affidarsi tanto alle preghiere dei fedeli …

 

D. – Quindi lei si sente anche una certa responsabilità nei confronti di questo Papa …?

 

R. – Sì. E non mi sento più sola.

 

R. – Io lo vedo come l’uomo di Dio, l’uomo che ci conduce a Cristo e che ha preso l’eredità di Giovanni Paolo II per annunciare a tutti la salvezza.

 

R. – E’ simpatico. Sì, molto simpatico.

 

R. – Vedendolo, soprattutto in questi giorni, nella sua semplicità, la sua spiritualità che è veramente profonda … la sua voce … Sono stato veramente contento e penso che sia davvero il degno successore di Giovanni Paolo II.

 

D. – Da dove vieni?

 

R. - Vengo dall’Uganda.

 

R. – Da quando lo abbiamo visto ai funerali di Papa Wojtyla, a quando è diventato Papa è già cambiato moltissimo!

 

D. – In che senso?

 

R. – Si è aperto molto. Sì, a me piace molto.

 

R. – Lo vedo come un Papa creativo, quindi credo che avremo delle sorprese in positivo …

 

R. – E’ fedele a Cristo.

 

R. – E’ un padre per tutti noi, quindi poche parole, chiare: è come se fosse mio padre. Quello che noi dobbiamo chiedere al Signore è la grazia di poterlo seguire.

 

R. – Vedo un Pastore, ricco di esperienza, aperto all’universalità, attento alle diversità e, personalmente, lo ho accolto con molta gioia. Direi che me lo aspettavo.

 

D. – Cosa si aspetta, appunto, dal suo Pontificato?

 

R. – Mi aspetto una Chiesa che cammini in comunione, in fraternità e in unità e favorisca la giustizia e la pace di cui ha bisogno il mondo.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina, titolo d'apertura "Un servizio alla gioia"; Benedetto XVI, dinanzi ad una straordinaria moltitudine di fedeli convenuti in Piazza San Pietro, assume il Ministero petrino.

All'interno servizi sull'evento.

Un articolo di Armando Rigobello sulla figura di Benedetto XVI.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

24 aprile 2005

 

 

A CINQUE GIORNI DALL’ELEZIONE DEL NUOVO PAPA BENEDETTO XVI

LE TESTIMONIANZE DEL CARDINALE DI FIRENZE ENNIO ANTONELLI

E DELL’ARCIVESCOVO ANGELO COMASTRI

 

A cinque giorni dall’elezione di Benedetto XVI è ancora vivissima l’emozione di quanti hanno partecipato al Conclave. Un’elezione rapida, giunta al quarto scrutinio, segnata da un grande consenso tra i cardinali elettori. Al microfono di Fabio Colagrande, ascoltiamo quali sentimenti ha in cuore uno dei protagonisti del Conclave, il cardinale Ennio Antonelli, arcivescovo di Firenze:

 

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R. – C’è un sentimento, innanzitutto, di gratitudine al Signore, perché il Conclave ci ha dato modo di sperimentare l’unità profonda che c’è tra tutti i cardinali. Ci ha dato modo anche di conoscere la situazione della Chiesa nei vari continenti, con le sue ombre e con le sue luci ...

 

D. – Non le chiedo, ovviamente, di violare la segretezza del Conclave ma, dal punto di vista umano, quali emozioni ha riportato dopo questa importante pagina della storia della Chiesa?

 

R. – Intanto, durante il Conclave stesso sono rimasto molto preso dal clima di raccoglimento, di preghiera, che sempre accompagnava tutte le operazioni di voto. Un clima che ha accompagnato anche la nostra convivenza nella Casa di Santa Marta, dove la Cappella era sempre affollata. Ecco: questo clima mi ha fatto riflettere seriamente sul primato assoluto che deve avere la preghiera, il rapporto con il Signore, costantemente, anche in mezzo al lavoro. E poi, un senso anche di grande fiducia, di grande pace, di grande serenità. Questo perché, vedendo la convergenza rapida di tutti sulla stessa decisione, mi ha fatto pensare che nella Chiesa non ci sono interessi contrastanti, non ci sono partiti ... Quando si mette al centro il Signore e si cerca di discernere la sua volontà, l’accordo si trova!

 

D. – Quali sono i tratti umani che la colpiscono di più del nuovo Papa? Alcuni mass media ne diffondono un’immagine di severità ...

 

R. – Direi che la sua è una severità del pensiero, cioè un pensiero rigoroso, idee chiare e questa è una benedizione di Dio in un tempo in cui c’è tanta confusione, tante forme approssimative di pensiero, di dottrina. Poi, mi colpisce la sua mitezza: la sua grande mitezza nel trattare le persone, nei rapporti, nel colloquio e la limpidezza dei suoi occhi, in cui sembra di vedere, appunto, la limpidezza dell’animo.

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Benedetto XVI succede al terzo Pontificato più lungo della storia. E in molti in questi giorni hanno tentato di ricorrere a schemi puramente umani per raffrontare il nuovo Papa a Giovanni Paolo II. In proposito Andrea Sarubbi ha sentito l’opinione dell’arcivescovo Angelo Comastri, vicario del Papa per lo Stato della Città del Vaticano:

 

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R. – I Papi evidentemente si succedono e sono tutti diversi l’uno dall’altro e per certi aspetti sono imprevedibili. La ricchezza di un Papato la si scopre generalmente sempre dopo. Quando morì Pio XII io mi ricordo – ero ragazzo – tutti dicevano: “Non è possibile un successore di un Papa così grande”. Venne Papa Giovanni e spiazzò tutti. Muore Papa Giovanni e si tornò a dire: “E’ impossibile un altro come lui!”. E’ invece è arrivato Paolo VI con un’eredità difficilissima. Muore Paolo VI e ricordo il sorriso di Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e adesso Benedetto XVI. Io sono convinto che anche in questa continua varietà dei Papi la cosa a cui dobbiamo guardare è la continuità di Gesù Cristo. Non dimentichiamo che la Chiesa è un mistero ed è un mistero che ha un volto umano. Sono gli uomini che passano, anche noi, ma dietro c’è la mano di Dio, c’è Gesù Cristo. Quando martedì sera guardavo Benedetto XVI che si affacciava dalla loggia della Basilica, ho pensato subito a Gesù. La continuità non è il Papa che si ispira all’altro - questo sa il Signore come farlo – la continuità è Gesù che guida la Chiesa attraverso questi uomini.

 

D. – Se c’è una cosa, quindi, che unisce Benedetto XVI a Giovanni Paolo II è questo forte radicamento nella fede, nella preghiera …

 

R. – Certamente. Quando io ho predicato gli esercizi in Vaticano la cosa che mi ha colpito di più è stata la preghiera di Giovanni Paolo II. Io lo vedevo mettersi in ginocchio con grande fatica, perché già ormai il corpo era minato, eppure non rinunciava a stare in ginocchio, perché era aggrappato alla vera roccia che è Gesù Cristo. Ratzinger è un uomo di preghiera, è un uomo di profonda preghiera, ed è anche un uomo di grande umiltà. Talvolta la sua decisione e la sua fermezza sono state scambiate come un fondamentalismo, ma la fermezza di Ratzinger non è altro che l’obbedienza a quello che Gesù ha consegnato alla Chiesa. Un Papa non può fare quel che vuole. Un Papa ha il dovere di dire quello che Gesù vuole che si dica, di conservare quello che Gesù ha consegnato alla Chiesa e di custodire l’identità che Gesù ha dato alla Chiesa.

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LA SCELTA DEL NOME DEL NUOVO PONTEFICE, CHE SI E’ ISPIRATO

A SAN BENEDETTO DA NORCIA, PATRONO D’EUROPA, E A BENEDETTO XV,

IL PAPA CHE CERCO’ DI FERMARE LA PRIMA GUERRA MONDIALE

- Intervista con l’abate di Subiaco padre Mauro Meacci -

 

Il nuovo Pontefice, come ha detto lui stesso, si è ispirato per il nome a San Benedetto da Norcia, patrono d’Europa, e a Benedetto XV, il Papa che cercò di fermare la prima guerra mondiale. Qual è il significato di questa scelta? Ci risponde l’abate di Subiaco, il padre benedettino Mauro Meacci, al microfono di Fabio Colagrande:

 

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R. - Il significato lo trovo in una espressione che il Santo Padre ha detto nell’omelia la mattina di lunedì quando affermava che ‘adulta e matura, è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo’. Io vedo una profonda assonanza tra questa espressione e quella che il Santo Padre conosce benissimo che è nella regola di San Benedetto e che dice: “Niente anteporre all’amore del Cristo”. E’ segno di un ministero che vuol centrarsi proprio sulla proposta del Cristo come unico Signore della nostra vita.

 

D. – Qual è, secondo lei, l’attualità del carisma del Santo di Norcia, al quale il nuovo Papa si è esplicitamente riferito nella scelta del nome?

 

R. – Credo che il carisma sia questa laboriosità semplice. Questo passo sicuro, orientato esclusivamente dalla luce che viene dal Vangelo, dalla luce che viene dal Cristo e da questa volontà di arrivare a quella meta, la meta, appunto, che è Dio, pienamente rivelato in Gesù, che è l’unica cosa che dà senso e speranza alla vita dell’uomo.

 

D. - Il primo aprile, la Fondazione che lei dirige aveva assegnato all’allora cardinale Ratzinger il premio San Benedetto. Con quale motivazione?

 

R. – La motivazione era dettata nei tanti interventi che l’allora cardinale Ratzinger aveva fatto intorno all’Europa e alla centralità del dibattito culturale che avviene in Europa, valido non solo per i destini del nostro continente, ma per i destini dell’umanità, cioè quel dibattito che verte in questo confronto, talvolta aspro, fra un illuminismo radicale con le sue derive di relativismo etico e veritativo e la grande tradizione culturale che promana dal cristianesimo e, come in alcune circostanze anche il cardinale ha evidenziato, una delle frontiere fondamentali di questi dibattiti accesi, sono proprio le tematiche relative alla vita e alla famiglia come crinale di civiltà.

 

D. – In quell’occasione, il nuovo Papa ebbe a dire: “Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto da Norcia”, una conferma di quanto stavamo dicendo …

 

R. – Sì, l‘uomo sprofondato in Dio’, secondo un’espressione stupenda del Santo Padre.

 

D. – In occasione della consegna del premio San Benedetto, l’allora cardinale Ratzinger tenne una relazione dedicata all’Europa nella crisi delle culture e parlò anche della vera motivazione dell’esclusione del riferimento alle radici cristiane nel preambolo del Trattato costituzionale europeo. Come ricorda quel momento della relazione?

 

R. - E’ un’espressione che, chiaramente, deve essere, poi, reinserita nel contesto complessivo per essere meglio articolata e compresa. Tuttavia, in un passo, l’attuale Pontefice afferma che le motivazioni per questa esclusione, e cito adesso ‘presuppongono l’idea che soltanto la cultura illuminista radicale, la quale ha raggiunto il suo pieno sviluppo nel nostro tempo, potrebbe essere costitutiva per l’identità europea’ e, a questo, vorrei aggiungere anche l’invito alla responsabilità che il cardinale fece allora a tutti noi cristiani: perché in questo dibattito, intorno alla definizione dell’Europa, intorno alla sua nuova forma politica, non si giocava una qualche nostalgica battaglia di retroguardia della storia, ma, piuttosto, una grande responsabilità per l’umanità di oggi.

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CHIESA E SOCIETA’

24 aprile 2005

 

 

BENEDETTO XVI HA INVIATO UN MESSAGGIO E UNA SPECIALE BENEDIZIONE

AGLI OLTRE 20 MILA PARTECIPANTI ALLA 28.MA CONVOCAZIONE NAZIONALE DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO,

INIZIATA VENERDI’ SCORSO A RIMINI

- A cura di Luciano Castro -

 

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RIMINI. = “Il Sommo Pontefice assicura per il vostro incontro un particolare ricordo nella preghiera”. E’ quanto ha scritto il segretario di Stato, cardinale Angelo Sodano, in un messaggio inviato al Rinnovamento nello Spirito. Le parole di Benedetto XVI sono state accolte con grande gioia e da numerosi applausi dai quasi 25 mila partecipanti alla Convocazione nazionale del movimento, che oggi da Rimini hanno anche seguito in diretta satellitare la solenne benedizione del Santo Padre dal sagrato di San Pietro. Il cardinale Sodano ha sottolineato che il Papa “desidera proseguire” il servizio avviato da Giovanni Paolo II di guidare “il cammino dei movimenti, delle associazioni e delle comunità ecclesiali”. Ciò, affinché “i doni che il Signore dispensa alla sua Chiesa – si legge nel messaggio – siano pienamente valorizzati e orientati nel migliore dei modi all’edificazione del Corpo di Cristo che è la Chiesa”. “Con tali sentimenti – conclude il cardinale Sodano – il Papa imparte di cuore a tutti voi la Benedizione Apostolica”. E una speciale benedizione del Pontefice per il Rinnovamento è giunta ieri a Rimini anche tramite l’arcivescovo di Genova, il cardinale Tarcisio Bertone: “Ho informato il Papa che sarei venuto alla vostra Convocazione – ha detto – ed egli ha concesso volentieri la sua benedizione”. Il porporato ha anche sottolineato che “i movimenti hanno un ruolo molto positivo, dinamizzano la Chiesa, le restituiscono entusiasmo e la lanciano verso la nuova evangelizzazione”. Intanto la Convocazione del Rinnovamento prosegue nel suo programma. Stamattina incontri dedicati all’approfondimento dell’Amore di Dio in sessioni separate per le famiglie e per i giovani. Stasera previsto un grande Meeting per la difesa della vita e per la campagna sul non-voto al referendum abrogativo della legge 40 sulla fecondazione assistita.

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L’ARCIVESCOVO DELLA MADRE DI DIO A MOSCA KONDRUSIEWICZ SCRIVE UN MESSAGGIO AI FEDELI

SULL’ELEZIONE DELLA NUOVA GUIDA DELLA CHIESA UNIVERSALE, PAPA BENEDETTO XVI.

SARÀ LETTO OGGI DAI SACERDOTI IN TUTTE LE CHIESE

 

MOSCA. = “I cattolici della Russia con gratitudine a Dio e speranza accolgono l’elezione del nuovo Papa e lo considerano un grandissimo dono. Essi esprimono a lui la propria devozione e obbedienza, vedendo in lui il Buon Pastore che li condurrà nel nuovo tempo, che si prenderà cura di loro, che difenderà il ‘piccolo gregge’ nell’attesa dell’incontro con lui sulla terra russa”, così l’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, Tadeusz Kondrusiewicz, in un messaggio ai fedeli dell’arcidiocesi che sarà letto oggi in tutte le chiese. Kondrusiewicz ha invitato anche i sacerdoti a celebrare una Messa per il Santo Padre Benedetto XVI. Ieri una liturgia di ringraziamento per l’elezione del Pontefice si è svolta nella cattedrale moscovita dedicata all’Immacolata Concezione. (T.C.)

 

 

“GLI EBREI PREGANO PER IL PAPA ANCHE SE NON PRESENTI IN PIAZZA SAN PIETRO PER I RITI DELLA PASQUA”.

LO AFFERMA IL RABBINO CAPO DI ROMA RICCARDO DI SEGNI CHE HA INVIATO I SUOI AUGURI A BENEDETTO XVI

AUSPICANDO LA PROSECUZIONE DEL DIALOGO INIZIATO CON GIOVANNI PAOLO II

 

ROMA. = “Vicini nello spirito anche se non fisicamente presenti”, sono le parole del Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha assicurato la preghiera degli ebrei per Benedetto XVI nel giorno dell’inaugurazione del suo Pontificato. ''Per una coincidenza significativa il momento del suo insediamento corrisponde al primo giorno della nostra Pasqua che ci coinvolge intensamente con i suoi riti”. Per questo motivo la comunità ebraica non ha potuto essere presente in Piazza San Pietro. In un telegramma inviato nei giorni scorsi a Papa Benedetto XVI, il Rabbino Capo di Roma ha espresso i propri auguri per l'ascesa al soglio Pontificio, confidando nella prosecuzione di un dialogo proficuo nel rispetto delle diversità. (T.C.)

 

 

L’ALTO COMMISSARIO DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI WENDY CHAMBERLIN IN VISITA IN SUDAN

PER INCONTRARE I PROFUGHI DELLA GUERRA CIVILE. “IL GOVERNO DI KHARTOUM – HA DETTO IN UN COMUNICATO LA CHAMBERLIN –

DEVE GARANTIRE LORO IL RITORNO NELLE PROPRIE TERRE NEL RISPETTO DEI DIRITTI FONDAMENTALI”

 

KHARTOUM. = L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati ad interim Wendy Chamberlin, ha dato inizio alla sua missione di cinque giorni in Sudan e Ciad esortando il governo sudanese ad aiutare i propri cittadini, costretti a fuggire a causa della guerra civile, a fare ritorno nelle proprie case. La signora Chamberlin ha visitato due località ai margini della capitale Khartoum, abitate dagli sfollati. Oltre sei milioni le persone che hanno lasciato il Sud del Paese cui si aggiungono più di 500 mila rifugiati nei Paesi limitrofi, principalmente Uganda, Kenya e Repubblica Democratica del Congo. La firma dell'accordo di pace dello scorso gennaio, che ha messo fine alla guerra civile, pone le basi per il ritorno di sfollati e rifugiati alle proprie case, ma tanti temono che il viaggio sia troppo costoso, che i loro figli non avranno scuole buone quanto quelle di Khartoum e che non ci saranno terreni da coltivare. La Chamberlin ha assicurato loro l’appoggio delle Nazioni Unite perché vengano rispettati i loro diritti. (T.C.)


 

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24 ORE NEL MONDO

24 aprile 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq, due nuovi attacchi della guerriglia contro le forze di polizia hanno provocato a Tikrit la morte di almeno sette persone. Un attentatore suicida si è fatto esplodere nei pressi di una scuola di polizia. A pochi minuti di distanza da questa esplosione, un secondo kamikaze ha lanciato la propria auto tra quanti stavano portando i primi soccorsi ai feriti. I due attacchi sono avvenuti mentre un gruppo di poliziotti si apprestava a lasciare la scuola per andare in Giordania a seguire un corso di addestramento. Un consigliere politico della presidenza rumena ha annunciato, intanto, che le autorità di Bucarest sono riuscite a stabilire un contatto con i sequestratori dei tre giornalisti rumeni. Negli Stati Uniti sono stati assolti i generali e gli alti ufficiali sotto inchiesta per lo scandalo degli abusi su detenuti iracheni nel carcere di Abu Ghraib, a Baghdad.

 

Si terrà probabilmente all’inizio di maggio il nuovo incontro, annunciato ieri, tra il premier israeliano Ariel Sharon ed il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. Lo riferiscono fonti delle due parti aggiungendo che al centro dei colloqui ci dovrebbe essere il cosiddetto piano ‘Sharon’ per il ritiro unilaterale israeliano dalla Striscia di Gaza. Sharon ed Abu Mazen si sono già incontrati lo scorso 8 febbraio a Sharm el-Sheikh, in Egitto. Nei Territori Abu Mazen ha nominato, intanto, tre nuovi comandanti dei servizi di sicurezza palestinesi. Tarek Abu Rajab sarà alla guida dell’intelligence, Suleiman Heles prenderà il comando della sicurezza nazionale e Alaa Husni della polizia.

 

In Arabia Saudita, una lista di islamici moderati, sostenuta da influenti ulema, ha riportato una vittoria schiacciante nelle elezioni amministrative. Chiari successi sono stati conseguiti in particolare a Gedda, alla Mecca, a Medina e a Taef. Ad eccezione della regione di al-Qassim, considerata una roccaforte dell’integralismo di stampo wahabita, gli islamici moderati si sono aggiudicati tutti i seggi in palio in questo terzo ed ultimo scrutinio che ha eletto la metà dei membri dei consigli municipali nelle province dell’ovest e del nord del Paese. Nel Regno Saudita, intanto, sono stati arrestati 40 cristiani pachistani, tra cui donne e bambini, per aver partecipato ad una Messa in una casa nella capitale Riad. In Arabia Saudita è considerata illegale la pratica di qualsiasi religione diversa dall’Islam.

 

Dopo 29 anni di presenza in Libano, le truppe siriane lasciano il Paese dei cedri. I blindati con a bordo i soldati siriani hanno iniziato a lasciare ieri sera l’ultima postazione nella valle della Bekaa. La Siria, che si è impegnata a ritirare tutti i soldati dal Libano entro il 30 aprile, dovrebbe completare il rimpatrio nella giornata di oggi. Prima dell’assassinio del primo ministro libanese Rafic Hariri, che ha innescato l’ondata di proteste interne e internazionali sfociate nella richiesta di ritiro, erano 14 mila i soldati di Damasco in Libano. Sul versante politico, il figlio di Hariri ha annunciato, intanto, che si presenterà alle elezioni presidenziali libanesi del prossimo 29 maggio.

 

In Italia si presenterà martedì prossimo alla Camera il nuovo esecutivo guidato da Silvio Berlusconi, il 59° nella storia della Repubblica, che ieri pomeriggio ha giurato nelle mani del capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi. Le novità nella squadra di governo hanno provocato qualche tensione all’interno della maggioranza e molte critiche dall’opposizione. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Porteremo a termine il programma elaborato nel 2001. Berlusconi anticipa così il discorso che terrà martedì pomeriggio a Montecitorio. Un programma che sarà incentrato sulle tre nuove priorità: il sostegno alle imprese, il potere d’acquisto delle famiglie e il Mezzogiorno, per il quale ci sarà una delega particolare all’interno del nuovo ministero per lo Sviluppo e la Coesione territoriale affidato a Gianfranco Micciché di Forza Italia. Berlusconi assicura, poi, che al centro dell’azione del governo resteranno le riforme istituzionali, il cui dicastero è stato confermato nelle mani del leghista Roberto Calderoli. Soddisfatto Umberto Bossi anche per il rientro nell’esecutivo di Giulio Tremonti, come vicepremier al fianco di Gianfranco Fini con il quale ebbe, in passato, contrasti tali da indurlo a dimettersi da ministro dell’Economia. Come vicepremier, Tremonti prende il posto di Marco Follini, che ha deciso di lavorare a tempo pieno come segretario dell’UDC. Tra le altre novità di rilievo, Storace di AN al Ministero della salute e la travagliata staffetta interna ad Alleanza Nazionale, con Landolfi che sostituisce Gasparri al Ministero delle Poste. Il centrosinistra, con Romano Prodi, definisce il Berlusconi bis una vittoria della Lega e dell’asse del Nord. E tutto il centrosinistra prevede vita breve per il nuovo governo. 

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In Italia si commemora, domani, il 60.mo anniversario della liberazione  dall’occupazione nazifascista. Il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, sarà a Milano dove parteciperà alle manifestazioni commemorative in prefettura e in Piazza Duomo. La data del 25 aprile ricorda l’insurrezione di Milano del 1945.

 

Un importante passo per superare la crisi nelle relazioni tra Cina e Giappone. Così le autorità di Tokyo hanno giudicato l’incontro tenutosi ieri a Giakarta, dopo la chiusura del vertice Asia-Africa, tra il presidente cinese Hu Jintao ed il primo ministro giapponese Junichiro Koizumi. La reazione di Pechino, invece, è stata più fredda. Hu Jintao ha auspicato migliori relazioni con il Giappone, e dopo aver invitato il governo nipponico “a riflettere sul periodo bellico”, ha chiesto di risolvere le controversie con il dialogo. La tensione tra i due Paesi asiatici è scoppiata dopo la decisione, da parte di Tokyo, di adottare testi scolastici nei quali vengono minimizzati i crimini commessi dall’esercito giapponese in Asia durante la seconda guerra mondiale. Un ulteriore raffreddamento nelle relazioni è stato provocato dalle aspirazioni del Giappone ad un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dalla concessione di licenze ad alcune compagnie nipponiche per ispezioni in un tratto del Mar Cinese Orientale, rivendicato da entrambi gli Stati. Poco dopo l’incontro a Giakarta, a Tokyo si è tenuta la prima manifestazione anti-cinese. Circa duecento persone hanno manifestato nel quartier centrale di Shinjuku contro le violenze antigiapponesi in Cina.

 

Ennesimo incidente in una miniera cinese: a causa di un allagamento, sessantanove operai sono rimasti intrappolati in una miniera di Jiaohe, nella provincia di Jilin. Squadre di soccorritori sono al lavoro per tentare di liberare i minatori, bloccati in profondità dall’acqua che ostruisce alcuni tunnel.

 

Urne aperte nel Togo per eleggere il nuovo presidente dopo la morte di Eyadema Gnassingbè. Gli oltre due milioni di elettori sono chiamati a scegliere tra due candidati: il figlio del defunto presidente Eyadema, Faure Gnassingbè, ed il rappresentante dell’opposizione, Bob Akitani. La vigilia è stata segnata dal licenziamento, da parte del governo ad interim di Lomè, del ministro dell’Interno Francois Boko. Il ministro aveva chiesto il rinvio della tornata elettorale ritenendo la data del 24 aprile “troppo vicina” per organizzare elezioni libere e democratiche. Il Togo è precipitato sull’orlo di una guerra civile lo scorso mese di febbraio quando le autorità militari avevano fatto approvare una modifica della Costituzione per far succedere alla guida del Paese il figlio di Eyadema. Nei mesi successivi, si sono registrati nella capitale violenti scontri con un bilancio di almeno 7 morti. Il figlio del presidente aveva quindi deciso di dimettersi e convocare nuove elezioni.

 

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha reso noto che gli sforzi per controllare la diffusione della febbre emorragica di Marburg, nel nord dell’Angola, devono essere intensificati. Il momento resta critico – avverte l’OMS – anche se negli ultimi giorni si sono registrati dei progressi soprattutto nella provincia di Uige, epicentro della malattia. L’epidemia ha ucciso, finora, 239 delle 266 persone colpite dal virus.

 

L’ex presidente dell’Ecuador, Lucio Gutierrez, ha lasciato l’ambasciata brasiliana a Quito ed è diretto in Brasile, Paese che gli ha accordato l’asilo politico. Lo ha annunciato il ministro dell’Interno dell’Ecuador, Mauricio Gándara. Gutierrez

 

 

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