RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
113 - Testo della trasmissione di sabato 23 aprile 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik.
CHIESA E SOCIETA’:
Decine di migliaia di e-mail all’inconfondibile indirizzo
creato sul sito ufficiale del Vaticano: benedettoXVI@vatican.va
L’ultimo rapporto FAO avverte: è emergenza alimentare per almeno
23 Paesi dell’Africa sub-sahariana
In
Italia Berlusconi scioglie la riserva. Il giuramento del nuovo governo alle
18.00
Rafforzata in Israele la
sicurezza per la Pasqua ebraica. Gli auguri di Abu Mazen a Sharon
Incontro a Giakarta tra
il premier giapponese Koizumi ed
il presidente cinese Hu Jintao per rilanciare le relazioni tra Cina e Giappone.
23
aprile 2005
LA CHIESA GUARDA CON INTERESSE AI MEZZI DI
COMUNICAZIONE SOCIALE,
CHE LA SPINGONO A MODERNIZZARE L’ANNUNCIO DEL
VANGELO.
IL SALUTO E LA GRATITUDINE DEL PAPA AGLI OPERATORI
DEI MEDIA,
IMPEGNATI IN QUESTE STORICHE GIORNATE,
ESPRESSO NELL’INCONTRO IN AULA PAOLO VI
- Servizio di Alessandro De Carolis -
Al quinto giorno dalla sua
elezione, Benedetto XVI ha voluto incontrare questa mattina, in Aula Paolo VI,
i giornalisti e gli operatori dei media, che nelle ultime due settimane hanno
raccontato al mondo avvenimenti cruciali ed emozioni legati alla morte di
Giovanni Paolo II e alla scelta del suo successore. Un’udienza affollata, che
ha permesso al nuovo Pontefice di esprimere la propria visione sull’attuale
rapporto tra Chiesa e mass media:
**********
Un grazie suo personale e a nome
di tutti i cattolici rivolto a coloro che, in questi giorni, sfidando
stanchezza e disagi, hanno portato nelle case di milioni di telespettatori “gli
eventi ecclesiali di storica importanza” che hanno riguardato la Chiesa negli
ultimi venti giorni. E un impegno: quello di proseguire in un fruttuoso dialogo
con i media, nel solco aperto da Giovanni Paolo II e nella consapevolezza che
il fenomeno delle comunicazioni sociali spinge la Chiesa a riconsiderarne
l’impatto, nell’ottica di un modo moderno di concepire lo stesso lavoro pastorale.
Sono alcuni degli spunti che hanno caratterizzato l’intervento di Benedetto XVI
in Aula Paolo VI, durante la breve ma apprezzata e applauditissima udienza
concessa ai circa 5 mila tra giornalisti e operatori presenti:
“Si può dire che, grazie al vostro lavoro, per
diverse settimane l’attenzione del mondo intero è rimasta fissa sulla Basilica,
sulla Piazza San Pietro e sul Palazzo Apostolico, all’interno del quale il mio
Predecessore, l’indimenticabile Papa Giovanni Paolo II ha chiuso serenamente la
sua terrena esistenza, e dove in seguito, nella Cappella Sistina, i Signori
Cardinali hanno eletto me come suo Successore”.
Nel ricordare come già il
Concilio Vaticano II guardasse con interesse al “promettente sviluppo” dei mass
media, ulteriormente seguito da Giovanni Paolo II in oltre 26 anni di “costanti
e fecondi rapporti”, Benedetto XVI, che si è rivolto alla platea in italiano,
inglese, francese e tedesco, ha nuovamente apprezzato i “prodigi e le
straordinarie potenzialità” dei moderni mezzi di comunicazione sociale. Ed ha
aggiunto, in francese:
“JE SOUHAITE POURSUIVRE CE
DIALOGUE FRUCTUEUX…
E’ mio desiderio proseguire questo fruttuoso dialogo e condivido, in
proposito, quanto ha osservato Giovanni Paolo II che cioè “il fenomeno attuale
delle comunicazioni sociali spinge la Chiesa ad una sorta di revisione pastorale
e culturale così da essere in grado da affrontare in modo adeguato il passaggio
epocale che stiamo vivendo”.
Dall’impegno della Chiesa, il
Papa ha spostato l’attenzione al potere dei media e il loro impatto sulle
coscienze, soffermandosi sul bisogno di “chiari riferimenti alla responsabilità
etica” di chi lavora nel settore mediatico. “E’ necessaria - ha affermato in
tedesco Benedetto XVI - una sempre migliore comprensione delle prospettive e
delle responsabilità che il loro sviluppo comporta”, specialmente per ciò che
attiene la ricerca della verità e il rispetto della dignità umana:
“NUR UNTER DIESEN
VORAUSSETZUNGEN …
Solo a queste condizioni i media possono rispondere al disegno di Dio
che li ha posti a nostra disposizione “per scoprire, usare, far conoscere la
verità, anche la verità sulla nostra dignità e sul nostro destino
di figli suoi, eredi del suo Regno eterno”.
L’udienza si è conclusa con la
recita del Padre Nostro e la lunga, affettuosa acclamazione dei giornalisti al
nuovo Papa.
**********
Al termine dell’udienza di questa mattina, Roberto
Piermarini ha raccolto alcuni commenti di giornalisti presenti in Aula Paolo
VI:
**********
D. - Renzo Giacomelli di ‘Famiglia Cristiana’ …
R. - E’
interessante che abbia fatto due richiami, il primo al Vaticano II, che è stato
un primo passo per rendere più vicini i media alla Chiesa. E poi il riferimento
a Giovanni Paolo II, che è senz’altro stato un grande mito della stampa.
D. - Paloma Borrero di ‘Radio
Cope’ …
R. - E’ stato
un incontro molto bello e molto dolce. La sua intelligenza è straordinaria e
credo che sia la persona di cui aveva bisogno la Chiesa oggi. Condurrà questa
“barca di Pietro” con mano ferma, ma anche con il sorriso. Certamente mi
sarebbe piaciuto sentirlo parlare in spagnolo, visto che ha parlato in tedesco,
in inglese, in francese e in italiano e visto che c’è un continente che parla
spagnolo. Speriamo di sentirlo presto.
R. - Io sono Fra Paolo, un
cappuccino tedesco, di una trasmissione televisiva tedesca. Non hanno fatto un
incontro barocco, ma semplice. Ha iniziato con “in nome del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo”. Finito l’applauso e finita la gioia ha subito iniziato,
in maniera tipica tedesca.
R. -
Paul Badde di ‘Die Welt’ … Oggi ha ricevuto tutta la stampa per dimostrare la
sua conoscenza delle principali lingue. Domani rivelerà il suo programma. La
mia impressione è che cambierà presto tutta la Germania.
D. - Orazio Petrosillo, una tua
impressione su questo incontro …
R. - Non è stato l’incontro del
Papa con un mondo che non conosce. Soprattutto molti di noi, vaticanisti, siamo
sempre stati ammiratori di Ratzinger, perché lui aveva la capacità di spiegare
con parole terrene, di rispondere a qualunque domanda e spiegare tutto. Avevamo
bisogno di un maestro che ci spiegasse tante cose con molta serenità, con il
sorriso sulle labbra. Adesso lo ritroviamo anche Padre. Stiamo cominciando a
vivere la filialità con Benedetto XVI e lui la paternità. Il rapporto, però, è
cominciato da tanti anni e la stima non può che crescere esponenzialmente.
**********
ILLUSTRATI AI GIORNALISTI, IN SALA STAMPA, I RITI
DI INIZIO DEL PONTIFICATO
DI BENEDETTO XVI, CHE
SI TERRANNO DOMANI MATTINA. TRA LE NOVITÀ:
L’ANELLO DEL PESCATORE
CHE SOSTITUISCE QUELLO GEMMATO
E IL PALLIO CON CROCI
DI SETA ROSSA
E in tarda mattinata, nella sala
stampa della Santa sede, si è svolta una conferenza stampa: mons. Crispino
Valenziano, consultore dell'ufficio delle celebrazioni liturgiche, ha parlato
della solenne Messa di domani mattina. La parola a Tiziana Campisi che l’ha
seguita per noi:
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La solenne celebrazione con la
quale Benedetto XVI inizierà ufficialmente il suo ministero evidenzierà la
dimensione petrina del Pastore della Chiesa Cattolica. Con la consegna del
pallio e dell’anello per il successore di Pietro, vengono evocati i compiti
affidati da Cristo Risorto a Simone di Betsaida, particolarmente evidenziati
dai luoghi in cui si svolgeranno i riti. Questi simboli introdurranno delle
novità.
Benedetto XVI sosterà anzitutto
dinanzi alla tomba di Pietro, accompagnato dai Patriarchi delle Chiese
Orientali. E’ il luogo della Confessione Apostolica, cosiddetto perché il primo
degli Apostoli confessò con il sangue la sua fede.
Dalla Loggia della Basilica
Vaticana penderà l’arazzo della pesca miracolosa che raffigura il dialogo del
Cristo Risorto con Pietro cui faranno riferimento la Liturgia della Parola e le
orazioni.
Due i diaconi che porteranno
sull’altare della celebrazione il pallio pastorale e l’anello del pescatore e
che saranno consegnati al Santo Padre dopo la proclamazione del Vangelo. Le laudes
regiae, che accompagneranno la processione dei celebranti, sostituiranno il
canto d’ingresso e l’atto penitenziale; nuove le formulazioni dei 3 auspici
tratte dalla Lumen Gentium.
L’anello sarà consegnato dal
primo dei vescovi. Realizzato dall’associazione degli orafi romani, reca
l’effigie di Pietro pescatore che credette nella Parola di Gesù e trasse le
reti della pesca miracolosa; simboleggia il compito a lui affidato di
confermare i suoi fratelli nella fede ed è il suggello che la autentica. Con il
pontificato di Benedetto XVI scompare l’anello gemmato, il papa indosserà sempre
quello del pescatore, identico al timbro che verrà usato per alcuni atti.
Il pallio, insegna liturgica
d’onore e di giurisdizione, sarà diverso da quello usuale. In lana bianca
ricavata da pecore e agnelli, a differenza di quello dei vescovi confezionato
con sola lana di agnelli, penderà dalla spalla sinistra e recherà cinque croci
di seta rossa per ricordare il sangue versato da Cristo. Sarà ornato con tre
spille che ricordano i chiodi della crocifissione. E’ simbolo del Buon Pastore
che prende sulle proprie spalle la pecorella smarrita e della triplice risposta
di Pietro a Gesù sul lago di Tiberiade.
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Ricordiamo che la nostra
emittente trasmetterà in radiocronaca diretta la solenne Messa di inaugurazione
del Pontificato di Benedetto XVI domani a partire dalle ore 9.50, con commenti
in italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo e, solo per il satellite, in
portoghese.
Ma come si prepara Roma ad
accogliere i circa 500 mila pellegrini attesi per la messa di inizio pontificato
di Benedetto XVI? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Paolo Molinari, dirigente della
Protezione Civile italiana:
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R. - In queste ore si stanno
allestendo le varie strutture che poi dovranno servire ai servizi ai vari
pellegrini che arriveranno. Si stanno posizionando i vari punti medici avanzati
della sanità e, nello stesso tempo, si sta provvedendo ad installare i bagni
chimici, i transennamenti e i punti di distribuzione di acqua minerale per la
giornata di domani.
D. – Per quanto riguarda la
viabilità intorno a San Pietro?
R. - Naturalmente il consiglio
sarà quello di utilizzare, sicuramente, i mezzi pubblici che sono stati
appositamente potenziati dal Comune di Roma per la giornata di domani.
D. – Non ci sarà il blocco del
traffico totale?
R. – Non ci sarà il blocco del
traffico totale. Ci saranno delle buone limitazioni nell’area di San Pietro.
D. – E per chi prenderà parte
proprio alla Cerimonia, per chi si troverà, appunto, nelle folla, quali sono i
consigli?
R. – Se si viene la mattina
abbastanza presto di prevedere un abbigliamento adeguato sia
alla prime ore della mattina, quando sarà abbastanza fresco, e, durante la
giornata, essere pronti, invece, ad avere a che fare con una temperatura più
alta. Procurarsi ed essere autosufficienti dal punto di vista di cibo e bevande
e, nello stesso tempo, di utilizzare i mezzi pubblici.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina: Domenica 24 aprile 2005 in Piazza San Pietro - Benedetto XVI inizia il
Ministero di Pastore universale della Chiesa.
Il
discorso del Papa ai rappresentanti dei mezzi di comunicazione sociale presenti
in Roma in occasione delle esequie di Giovanni Paolo II, del Conclave e della
elezione del Successore di Pietro: responsabilità etica degli operatori della
comunicazione nella ricerca della verità e nella salvaguardia della centralità
e della dignità della persona.
Numerosi
contributi sulla figura di Benedetto XVI.
Riguardo
alla politica estera, in evidenza il vertice Asia-Africa a Jakarta: la riforma
delle Nazioni Unite fra i temi cruciali del dibattito. Intervento di Kofi Annan
sugli obiettivi politici ed economici e sulle sfide del futuro.
Nelle
pagine italiane, in primo piano la formazione del nuovo Governo.
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23
aprile 2005
LA
PREGHIERA E LA GIOIA PER BENEDETTO XVI
MA ANCHE UN COMMOSSO RICORDO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA 28.MA CONVOCAZIONE NAZIONALE DEL RINNOVAMENTO
NELLO SPIRITO A RIMINI
La
preghiera per Benedetto XVI e un commosso ricordo di Giovanni Paolo II ha aperto
ieri a Rimini la 28.ma Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito
Santo. Il servizio di Luciano Castro:
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Tutti
in piedi, in oltre 20 mila, provenienti da tutta l’Italia e da diversi Paesi
del mondo, hanno a lungo applaudito le parole del coordinatore nazionale del
Rinnovamento, Salvatore Martinez: “Questa Convocazione – ha detto – è offerta
alla memoria di Giovanni Paolo II e in ringraziamento per Benedetto XVI. Le
nostre lodi, le nostre suppliche, i nostri sacrifici, i nostri pensieri, la
nostra unità – ha proseguito – sono tutte orientate a Roma, alla comunione
ecclesiale con il Sommo Pontefice”.
Martinez
ha ricordato le 5 udienze concesse al Rinnovamento da Giovanni Paolo II ed ha
confermato il desiderio del movimento di “mettersi al servizio – ha detto –
dell’importante missione di Benedetto XVI nella Chiesa e nel mondo”. Tanti i
messaggi giunti alla Convocazione. Il presidente del Pontificio Consiglio per
la Famiglia, cardinale Alfonso Lopez Trujillo, ha sottolineato la
“provvidenziale opportunità per aiutare con la preghiera e la collaborazione il
nuovo Successore di Pietro”. A sua volta, il presidente del Pontificio
Consiglio per i Laici, l’arcivescovo Stanislaw Rylko, ha invitato il movimento
ad essere promotore della “spiritualità della comunione e della cultura della
Pentecoste nella Chiesa e nel mondo”.
Nel suo
messaggio, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale
Camillo Ruini, ha poi invitato il Rinnovamento ad “un fattivo impegno in difesa
della vita”: proprio domani pomeriggio, qui a Rimini si svolgerà, infatti, un
grande meeting sul tema “Vivi la Vita! Senza la Famiglia non possiamo vivere”.
Stasera, la celebrazione eucaristica sarà presieduta dall’arcivescovo di Genova,
il cardinale Tarcisio Bertone, che ha annunciato di portare agli oltre 20 mila
partecipanti alla Convocazione la speciale benedizione di Benedetto XVI.
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“SIAMO
GRATI AL SIGNORE PER L’ELEZIONE DEL CARDINALE RATZINGER
AL SOGLIO PONTIFICIO”: COSI’ IL PRESIDENTE DI
COMUNIONE E LIBERAZIONE
- Intervista con Julián Carrón -
“Siamo grati al Signore per
l’elezione del cardinale Ratzinger al soglio pontificio e per l’importanza che
il Papa ha in questo momento particolare della storia della Chiesa e del mondo,
che è sempre alla ricerca di un punto di riferimento”. E’ quanto affermato da don Julián Carrón,
presidente di Comunione e Liberazione, alla notizia dell’elezione del cardinale
Ratzinger al soglio di Pietro. Ascoltiamolo al microfono di Lucia Carbone
Sarinelli:
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R. - Con una grande gratitudine
per la Chiesa e per il mondo, con la speranza tutta tesa a scoprire come il
Signore chiamerà alla conversione attraverso di lui, con una disponibilità
totale a collaborare alla sua missione. Don Giussani aveva nel cardinale
Ratzinger un interlocutore abituale, quasi ogni due mesi andava a trovarlo e
parlava del contenuto della proposta di Comunione e Liberazione. Per questo noi
abbiamo sentito sempre il cardinale Ratzinger molto vicino alla nostra
esperienza, che poi si è dimostrato nel desiderio di celebrare anche lui il
funerale di Don Giussani, cosa della quale noi gli saremo sempre grati.
D. – Quali sono, adesso, le
vostre attese per questo nuovo Pontificato?
R. – Che venga sottolineata la
vera natura del Cristianesimo e, cioè, il Cristianesimo come un avvenimento che
può interessare di nuovo il cuore dell’uomo, in modo che vi possa trovare una
risposta alla sua attesa e gli faccia capire la ragionevolezza della fede per
l’uomo di oggi.
D. – Un augurio, quindi, che
Comunione e Liberazione vorrebbe fare in questo momento a Papa Benedetto XVI?
R. – Che sia testimone
instancabile dell’amicizia con Cristo, come pienezza del cuore umano, in modo
così potente che gli uomini possano vedere che c’è una risposta al dramma del
vivere.
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L’UNIVERSITA’ LUMSA CONSERVA L’AFFETTUOSO E RECENTE
RICORDO
DELLA
LAUREA HONORIS CAUSA CONFERITA AL CARDINALE RATZINGER
-
Intervista con Giuseppe dalla Torre -
Il 10
novembre del 1999, l’Università LUMSA, Libera Università Maria Santissima
Assunta, conferì una Laurea Honoris Causa in giurisprudenza al cardinale Joseph
Ratzinger, futuro Papa Benedetto XVI. Un riconoscimento dovuto al contributo
dato dal porporato per i suoi studi sulla fondazione del diritto. Ascoltiamo,
al microfono di Marina Tomarro, il ricordo di quella giornata del rettore della
LUMSA, Giuseppe dalla Torre:
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R. - Il
ricordo di quella giornata è il ricordo di una bellissima lectio magistralis
tenuta dal cardinale Ratzinger sulla funzione del diritto nella società
contemporanea e sul fondamento filosofico e teologico del diritto. L’altro
ricordo che ho di quella giornata è la grande festa dell’Università, la grande
accoglienza e, nello stesso tempo, anche l’immediatezza del contatto del
cardinale con tutta la comunità universitaria.
D. – Come mai gli fu data questa
Laurea ad honoris causa?
R. – La
Laurea fu data perché la nostra Facoltà di Giurisprudenza era stata costituita
da pochi anni, aveva cominciato a fare un percorso di ricerca sui fondamenti
del diritto e ci imbattemmo sulla necessità di approfondimenti sia a livello
filosofico che a livello teologico e venimmo a scoprire come il pensiero del
cardinale Ratzinger, sia pure non diretto immediatamente alle problematiche giuridiche,
costituiva una base teologica importante per immaginare un diritto che incarnasse
la giustizia.
D. – Cosa ha pensato quando è
stato eletto Papa?
R. – Ho avuto una grande
soddisfazione, una grande commozione avendolo conosciuto personalmente e
apprezzandone moltissimo le doti di intellettuale, di fine teologo, ma direi,
prima ancora, di sacerdote. Certo la solidarietà gli è assicurata dalla
comunità accademica della LUMSA che lo ricorda e che prega per lui.
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L’ATTUALE PRESIDE
DELLA FACOLTA’ TEOLOGICA DELL’ITALIA CENTRALE
SOTTOLINEA LA RICCHEZZA DEL PENSIERO DEL CARDINALE
RATZINGER
- Intervista con Don Andrea Bellandi -
Sono molti gli studi compiuti
sul pensiero di Papa Ratzinger quando era ancora cardinale. Tra questi c’è la
tesi di laurea nel 1992 di Don Andrea Bellandi, ora preside della facoltà
teologica dell’Italia Centrale. Don Bellandi racconta di aver avuto
l’impressione di un uomo con un grande amore per la Chiesa. Ma è lo stesso
preside della Facoltà teologica dell’Italia centrale a parlarci della personalità
di Benedetto XVI:
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R. –
Questo amore profondo a Cristo, considerato come il tesoro più prezioso della fede
cristiana, non un personaggio del passato, ma una realtà presente nella Chiesa.
D. – In
modo molto generico, alcuni giornali lo hanno definito un conservatore. Lei che
ne pensa?
R. – Mi sembra che queste
definizioni siano definizioni che partono da letture di tipo sociologico o
politico. Credo invece che la figura di Benetto XVI debba essere inquadrata
all’interno di quella passione per il vero, per la verità, che è Cristo, che fa
leggere anche i cambiamenti intervenuti nella storia, per cui se è vero che
come collaboratore del cardinale Prings, al Concilio, egli fu uno di coloro che
si batterono per l’accoglienza di nuove istanze provenienti dal mondo teologico
e dalla vita ecclesiale e quindi contribuì anche a quel rinnovamento che il
Concilio ha fatto proprio, è anche vero che fu
pronto a rendersi conto di quali possibili deviazioni potevano derivare
da un’interpretazione conciliare menomata.
D. – Don Bellandi, nella prima
omelia del Papa c’è stato un forte richiamo al concilio Vaticano II. Questo,
secondo lei, ne farà un Papa del dialogo?
R. – Credo che l’intelligenza,
la chiarezza di fede e anche l’esperienza della Chiesa universale che,
attraverso il suo ruolo, in questi anni ha saputo vivere, lo farà senz’altro entrare
in un dialogo intelligente e rispettoso verso anche esperienze religiose e
culturali diverse dal cattolicesimo.
D. – Lei, precedentemente, ha
detto che, da cardinale, Papa Ratzinger ha sempre saputo leggere i cambiamenti
epocali della storia. Questa sua capacità, secondo lei, lo potrebbe aiutare a
rievangelizzare l’Europa?
R. – Io
credo che è significativo il fatto che questo Papa venga da un territorio, come
quello della Germania, che ha subito le devastazioni del nazismo e quindi poi
della seconda guerra mondiale, un Paese che oggi, bene o male, è al cuore
dell’Europa Occidentale.
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Domani,
24 aprile, 5a Domenica di Pasqua, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui
Gesù invita i suoi discepoli a non temere e ad avere fede perché nella Casa del
Padre vi sono molti posti. Lui va a preparare un posto per i suoi. Tommaso gli
chiede: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”,
Gesù gli risponde:
“Io sono la via, la verità e la
vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.”
Su questo brano evangelico
ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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La via è il cammino ed il
cammino prevede una meta. Cristo si dichiara via perché porta al Padre, perciò
è venuto. Chiunque riconosce il Padre, si riconosce figlio. La vita in Cristo è
il passaggio da schiavo a figlio. La verità è ciò che è saldo, che non viene
meno. Questo non va cercato né nelle cose, tanto meno nei concetti. L’unica cosa
sicura e solida, più che il cielo e la terra, è la Parola del Signore perché in
essa il Signore è fedele. La fedeltà di Dio è la verità. La comunione divina è
l’unica a non crollare, perciò l’amore di Dio è la verità. E proprio questa
comunione divina è la vita che rimane. Avere il Padre, essere generati e mai
abbandonati questa è la vita. “Chi vede me, vede il Padre Mio”. Anche nel
Figlio morto si vede l’amore del Padre che risuscita e lo risuscita. Niente può
distruggere l’amore del Padre. E alla fine del cammino di ogni persona che ama,
si trova la vita.
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23
aprile 2005
All’indomani dell’elezione di Papa Benedetto XVI sul
sito ufficiale
del Vaticano, www.vatican.va,
è stato creata una e-mail dall’inconfondibile indirizzo:
benedettoxvi@vatican.va. Grazie a questo strumento da tutto il mondo una pioggia
di messaggi
augura buon lavoro al nuovo Pontefice
- A
cura di Eugenio Bonanata -
CITTA’
DEL VATICANO. = Sono decine di migliaia i messaggi che stanno arrivando
all’indirizzo di Papa Benedetto XVI. Ieri, dopo sole 48 ore dalla sua
istituzione, la casella di posta elettronica ne registrava più di 60.000,
provenienti da tutto il mondo. Un numero in rapida crescita: le e-mail arrivano
a getto continuo. Così, Antonio, dopo aver chiesto il permesso di dare del tu
al Santo Padre, scrive: “prendere il posto di Giovanni Paolo II non sarà
difficile, ma di sicuro ci riuscirai. Ci vediamo ad agosto, nella tua
Germania”. Non mancano saluti, richieste, certezze anche in relazione al
rapporto con gli stessi “Papaboys” di Giovanni Paolo II. “Che lei possa rubare
tutti i nostri cuori, ancora in lacrime per la scomparsa del suo Grande predecessore”,
augura Eugenio che si dice sicuro: “lei darà tutto se stesso e continuerà ad
essere il Papa tra la gente, amato da noi giovani”. Valentin Luis manda “un grande
abbraccio” a Papa Ratzinger invitandolo in Brasile ed esprime “profonda
ammirazione” per la scelta fatta dai cardinali. Una famiglia intera, dagli
Stati Uniti, spiega di aver “molto ammirato e rispettato il cardinale
Ratzinger” ed esprime “un profondissimo grazie per aver accettato il compito di
supremo pontefice”. E non mancano auspici in tema di politica estera. Una
fedele americana, Elizabeth, chiede a Benedetto XVI di non abbandonare i fedeli
di Taiwan: “anche se Pechino ti chiede di interrompere le relazioni diplomatiche
con Taipei, tu sei una persona tanto intelligente e vicina a Dio e spero che un
giorno possa visitare Taiwan o la Cina. Come americana – conclude - spero di
vederti presto negli Stati Uniti”. Shane, canadese 17enne, insieme agli auguri
chiede al Papa di suggerirgli una preghiera, mentre Kurt, dalle Filippine,
insieme alle congratulazioni spedisce una preghiera di incoraggiamento lunga un
paio di pagine. Maria Victoria scrive in spagnolo per ricordare che “non
importa la razza, non importa il colore della pelle, non importa la lingua, è
importante che Dio sia tra noi”. Da un’università spagnola giunge anche
l'e-mail di un professore di latino “sempre a contatto con i giovani” che
racconta come al momento dell’annuncio dell’elezione tutti i suoi ragazzi sono
scattati in piedi non riuscendo a trattenere la contentezza.
La
partecipazione alle elezioni è un dovere civico dal quale non bisogna
astenersi. È questa la posizione
dei vescovi etiopi in vista delle elezioni
che si svolgeranno nel mese di
maggio in etiopia
ADDIS
ABEBA. = “Astenersi dal voto significa non adempiere ai doveri di cittadino".
Così l’arcivescovo metropolita di Addis Abeba, Berhaneyesus Souraphiel, nel
“Messaggio dei vescovi cattolici in occasione delle terze elezioni in Etiopia”,
che si svolgeranno alla metà di maggio. “Un altro atteggiamento chiaramente da
evitare è cedere alle pressioni economiche o politiche” esercitate da altri, si
legge ancora nel documento sottoscritto dai presuli del Paese. Inoltre, i
vescovi richiamano all’attenzione degli elettori le proposte politiche che
salvaguardano “la libertà di coscienza, il rispetto della vita umana, la
libertà di religione e i diritti umani”. Tra tre settimane, oltre 25 milioni di
elettori, su 70 milioni di abitanti, dovranno scegliere 110 senatori e 557
deputati delle due camere del Parlamento di Addis Abeba. I cattolici
costituiscono una minoranza pari a circa l’1% della popolazione, mentre gran
parte della popolazione è quasi equamente divisa tra la Chiesa ortodossa
d’Etiopia e l’Islam. (E. B.)
l’ultimo rapporto fao avverte: è emergenza alimentare per
almeno 23 Paesi dell’africa Sub-sahariana. secondo il documento, presentato nei
giorni scorsi, Le cause sono diverse e vanno dalla guerra civile, alle
avversità climatiche al dissesto delle economie nazionali
ROMA. =
Sono almeno 23 i Paesi dell’Africa Sub-sahariana che avranno bisogno di aiuti
alimentari nei prossimi mesi a causa di conflitti armati e condizioni
climatiche sfavorevoli che colpiscono la regione. Lo sostiene l’ultimo rapporto
della FAO, diffuso nei giorni scorsi. Il documento sottolinea il caso del
Darfur, la regione occidentale del Sudan teatro da oltre due anni di scontri e
violenze; ma si parla anche di altre zone del sud del Paese martoriate da anni
di guerra, spostamenti forzati di civili e siccità. La sicurezza alimentare
resta fragile in Eritrea, soprattutto a causa di anni consecutivi di scarse
precipitazioni, e in Etiopia, nonostante gli ultimi raccolti siano stati più
abbondanti dei precedenti. In Africa Occidentale, è la situazione della
Mauritania che preoccupa maggiormente la Fao, a causa di una siccità che
perdura da anni. Inoltre, in Guinea, Liberia e Sierra Leone aiuti alimentari
sono ancora necessari soprattutto per i civili che vivono in campi profughi. E
la produzione agricola in Costa d’Avorio è minacciata ancora dall’insicurezza,
dalla mancanza di manodopera e dalla divisione tra nord e sud. In Africa
Centrale, la Fao stima che il Burundi possa subire un calo del 5% della
produzione alimentare generale. E in Rwanda sarebbero necessarie 30.000 tonnellate
di aiuti addizionali per l’anno in corso. In Africa Australe le scarse piogge
minacciano la produzione agricola soprattutto in Zimbabwe, Namibia, Botswana,
Lesotho e Swaziland. Più incoraggianti le previsioni sui raccolti in Angola,
nel nord dello Zambia, in Malawi e Mozambico. Le cose vanno meglio in Sudafrica,
principale produttore di mais della regione, dove si prevede un aumento dell’8%
dei raccolti con un surplus da esportare nei Paesi vicini più bisognosi.
L’Aids/Sida e l’Hiv vengono segnalati come ulteriore significativa concausa per
l’emergenza alimentare. (E. B.)
IN INDIA 200 FACINOROSI ARMATI CON FALCI E TORCE
HANNO BRUCIATO UNA CHIESA, COLLOCATA IN UNA LOCALITÀ A MAGGIORANZA INDÙ.
“QUESTI EPISODI DI VIOLENZA SONO DISASTROSI - HA DICHIARATO L’ARCIVESCOVO
DI IMPHAL, MONS. DOMINIQUE LUMON - CHE AVVERTE:
“NON VOGLIAMO
CHE LA SITUAZIONE DETERIORI ANCORA DI PIÙ”
NUOVA DELHI. = Nel
nord-est dell’India, in un villaggio nei pressi di Imphal, la capitale del
Manipur, circa 200 persone, armate con falci, picchetti e torce, hanno dato
fuoco ad una chiesa. L’attacco è avvenuto martedì 19 aprile, giorno
dell’elezione di Benedetto XVI. Mons. Dominic Lumon, arcivescovo coadiutore di
Imphal, ha affermato che gli assalitori non hanno gradito la
costruzione della chiesa proprio nel mezzo di una località a maggioranza indù.
“Queste persone –continua - hanno iniziato prima ad obiettare sull'idea di costruire
l’edificio, poi hanno cercato di bloccare la posa della prima pietra e i lavori
di edificazione”. Tuttavia, secondo il prelato, il terreno su cui è costruita
la chiesa è di proprietà della Chiesa, dunque, “non vi possono essere obiezioni
legali alla costruzione dell’edificio in quel punto”. “Questo attacco ha molto
addolorato i cristiani del Manipur” – ha specificato mons. Lumon - il
quale racconta che l’intera comunità ha marciato fino all’ufficio del
governatore chiedendo l’arresto dei colpevoli ed il restauro della chiesa
a spese dell’amministrazione pubblica. Dopo le proteste, il governatore ha
assicurato “comprensione e solidarietà” ai cristiani della zona e li ha
definiti “cittadini modello”. Secondo Kesho Khundongbam, funzionario della
polizia di Imphal, “la polizia ha agito in maniera rapida arrestando anche 4
dei colpevoli”. Secondo il racconto del sotto ispettore, nell’attacco
sono rimasti feriti più di 10 cristiani, perché hanno tentato in
“maniera disperata” di impedire agli aggressori di bruciare la chiesa. Secca la
conclusione di Mons. Lumon che afferma “questa situazione è troppo incerta e
questi incidenti di violenza sono disastrosi. Dobbiamo discutere una linea
d’azione, non vogliamo che la situazione comune si deteriori ancora”. (E. B.)
RICONOSCERE IL GENOCIDIO ARMENO È UNA NECESSITÀ
PER LA DEMOCRAZIA TURCA:
LO HA DICHIARATO GHAGIK BAGDASSARIAN, AMBASCIATORE
DELLA REPUBBLICA D’ARMENIA IN ITALIA, IN VISTA DEL 90.MO ANNIVERSARIO DELLO
STERMINIO
DI UN MILIONE E MEZZO DI ARMENI. I SOPRAVVISSUTI
CONTINUANO DA DECENNI
A CHIEDERE AL MONDO DI NON DIMENTICARE
EREVAN-ROMA. = “Riconoscere il
genocidio armeno rappresenterebbe per la Turchia un passo importante verso la
completa democratizzazione del Paese ed un guadagno di prestigio a livello
internazionale”. Lo ha detto Ghagik Bagdassarian, ambasciatore della Repubblica
d’Armenia in Italia, che come tutti gli armeni a distanza di decenni continua a
chiedere alla Turchia di ammettere le sue responsabilità e al mondo di non
dimenticare. Domani, 24 aprile, ricorre il 90.mo anniversario dell’inizio
dello sterminio di oltre un milione e mezzo di armeni tra il 1915 e il
1923. La Turchia non accetta la denominazione di “sterminio”: per Ankara,
infatti, 300 mila armeni e migliaia di turchi furono uccisi in una “rivolta
civile” durante la prima guerra mondiale, quando i primi si ribellarono al
potere ottomano. Le accuse di pulizia etnica sono definite dal governo turco
un’ “invenzione per indebolire la nazione”. Tuttavia, questo fronte, di
recente, ha fatto apparire alcune crepe e anche in Turchia si comincia a parlare di
una “questione armena”. In previsione del futuro ingresso della Turchia
nell’Unione Europea, ad Ankara sono giunte ripetute esortazioni da parte dei
parlamenti di Francia, Canada e Svizzera per arrivare ad un riconoscimento
ufficiale del genocidio. Recep Tayyp Erdogan, premier turco, ha
esortato gli storici ad esaminare gli archivi del suo Paese per stabilire la
verità. “Gruppi di storici delle due parti - ha detto il primo ministro -
possono condurre studi sui nostri documenti di allora perché non vogliamo che
le future generazioni vivano sotto l’ombra dell’odio e del risentimento”.
Intanto, sui media nazionali è scoppiata un’accesa polemica per tentare di
convincere l’opinione pubblica che questa indagine, voluta dall’Europa, sia un
ricatto per assecondare le pretese e le rivendicazioni infondate degli armeni.
Un piccolo gruppo di intellettuali turchi ha cominciato a mettere in dubbio la
versione del governo, ma la cosa sembra non essere stata gradita. Gli armeni,
soprattutto quelli che vivono ancora in territorio turco, solo 80 mila, non
pretendono altro se non che il genocidio del loro popolo smetta di essere “un
crimine senza nome”, ma venga riconosciuto come una profonda ferita per
tutta l’umanità. Come sottolineano alcuni sopravvissuti, “90 anni non sono
niente se, ancora oggi, c’è chi fa finta di non ricordare, chi antepone gli interessi
economici o politici ai principi di verità e giustizia. Non vale nulla il
sacrificio di quei martiri se sui libri di storia neppure una riga è dedicata a
loro, se la ricorrenza passa sotto silenzio, se si giustifica e si diventa
complici dei criminali di allora”. (E. B.)
IN OCCASIONE DELL’ULTIMA SESSIONE DELLA COMMISSIONE ONU PER
I DIRITTI UMANI, I PAESI MEMBRI SI SONO CONFRONTATI SULLA CRISI CHE STA
AFFRONTANDO L’ORGANISMO, ANALIZZANDO I LATI POSITIVI E NEGATIVI
DI QUESTI ANNI DI ATTIVITA’
GINEVRA.
= Si è conclusa ieri a Ginevra la 61esima sessione annuale della Commissione
ONU per i diritti umani in cui, i 53 Paesi membri, analizzeranno progressi e
arretramenti del mondo in materia di rispetto dei diritti umani. “E’
improbabile che la prossima commissione possa aver formato, composizione e
struttura di quella attuale”, ha detto l’Alto rappresentante delle Nazioni
Unite per i diritti umani, Louise Arbour. Secondo il Segretario generale
dell’Onu, Kofi Annan, la Commissione ha subito durante i suoi 60 anni di attività
un progressivo calo di “credibilità e di legittimità”. Egli, per rimediare a
questa crisi della Commissione, ha perciò proposto la nascita di un nuovo
organismo, dedicato appositamente alla tutela dei diritti umani, di cui si
discuterà nella sessione straordinaria di giugno. Durante questi incontri, le
critiche maggiori sono state rivolte contro Corea del Nord, Cuba, Myanmar e
Israele, per l’occupazione dei Territori Palestinesi. Inoltre anche altre
questioni hanno suscitato forti polemiche. Tra queste, il rifiuto di inviare
osservatori a verificare il trattamento subito dai detenuti nella base militare
Usa a Guantanamo, il silenzio sui comportamenti della Russia in Cecenia, la
posizione del Sudan nei confronti della crisi in Darfur, ritenuta troppo conciliante;anche
il fatto di non aver accolto l’allarme sulle violazioni dei diritti di
minoranze etniche e religiose nella Repubblica Popolare Cinese. Accanto alle
critiche però non sono mancati gli elogi per le iniziative innovative della
Commissione. Particolari apprezzamenti infatti ci sono stati per l’invio di un
gruppo di osservatori in Nepal a causa dell’aggravarsi della situazione,
l’istituzione di un relatore per esaminare i contenuti delle leggi
anti-terrorismo adottate dagli Stati, la firma di una risoluzione europea per
l’abolizione della pena di morte ed infine la nomina di un rappresentante sulla
responsabilità delle imprese e delle multinazionali nelle violazioni dei
diritti umani. (M.V.S.)
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23
aprile 2005
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
In
Italia Silvio Berlusconi ha comunicato la lista di ministri che aveva
presentato al capo dello Stato Ciampi. Il nuovo governo giurerà al Quirinale
questo pomeriggio alle 18.00. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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Sciolta la riserva, parte dunque
il Berlusconi bis. Non sono poche, e anche di rilievo, le novità nella squadra
di governo. A partire dal ritorno dell’ex ministro dell’economia Giulio
Tremonti, che diventa vicepremier al fianco di Gianfranco Fini e al posto di
Marco Follini, che ha deciso di lavorare a tempo pieno come segretario
dell'UDC. Storace, (Alleanza nazionale), sostituisce Sirchia al ministero della
Salute. Scaiola, (Forza Italia), il suo collega di partito Marzano alle
attività produttive. Cambio della guardia alle Poste, con Landolfi, AN, in
sostituzione di Gasparri, anch’egli di AN. Entrano poi Micciché, Forza Italia,
come responsabile del nuovo ministero dello sviluppo e della coesione
territoriale; il socialista Caldoro all’attuazione del programma e il
repubblicano La Malfa alle politiche comunitarie al posto di Buttiglione che
passa ai Beni culturali. La Lega mantiene i dicasteri che ha finora guidato,
primo tra tutti quello delle riforme istituzionali con Calderoli. E le riforme saranno
ancora al centro della politica del Governo. Ma Berlusconi ha annunciato tre
nuove priorità per quest'ultimo scorcio di legislatura: il Sud, le imprese e la
tutela dei redditi delle famiglie. Oggi pomeriggio, il giuramento dei nuovi
ministri al Quirinale. La prossima settimana il dibattito parlamentare, martedì
al Senato e giovedì alla Camera, per il voto di fiducia.
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In
Medio Oriente è stata rafforzata la sicurezza: in Israele si celebra, infatti,
la Pasqua in un clima di allerta, nel timore che la ricorrenza religiosa sia
funestata da attentati. Per i prossimi giorni, dunque, su ordine delle autorità
militari, i valichi di transito con i Territori palestinesi rimarranno chiusi.
In questo clima di tensione non mancano, comunque, importanti segnali di
apertura. Il servizio di Francesca Fraccaroli:
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Primi segnali di disgelo tra il
presidente israeliano, Ariel Sharon, ed il presidente palestinese, Abu Mazen.
Un riavvicinamento grazie alle pressioni americane – dice la stampa locale – ma
di certo complice è stata la Pasqua ebraica. E’ infatti con una telefonata di
auguri di Abu Mazen a Sharon che ieri sera si è riaperto il dialogo tra i due
leader, dopo settimane di tensione, con una tregua in perenne bilico. Risultato
è stato un incontro fissato per maggio. Sul tavolo, questioni delicate, quali
il rilascio dei prigionieri palestinesi, il passaggio sotto il controllo
dell’ANP di altre città cisgiordane, l’allentamento della presenza militare
israeliana nei Territori ed il coordinamento del ritiro delle colonie da Gaza,
previsto per luglio e slittato probabilmente al 15 agosto. Questioni che hanno
già visto, nelle ultime settimane, impegnati i vertici israeliani e
palestinesi, con un susseguirsi di meeting frenetici tra i vari ministri, al
fine di preparare il terreno per uno storico vertice. Intanto, è iniziata oggi
la settimana di festa per la Pasqua ebraica. Tra i vari riti della tradizione,
è previsto anche il falò nel quale bruciare i vecchi oggetti di casa. L’auspicio
è che sia davvero l’inizio di un nuovo ciclo.
Da Gerusalemme, per la Radio
Vaticana, Francesca Fraccaroli.
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“Spero
di conseguire un’intesa condivisa sull’importanza dell’amicizia tra la Cina e
il Giappone”, ha dichiarato il premier giapponese, Koizumi, auspicando un esito
positivo del colloquio con il presidente cinese, Hu Jintao. Il summit
costituisce un’importante opportunità per distendere i rapporti tra Cina e
Giappone, raggelatisi dopo la pubblicazione a Tokyo di testi scolastici nei
quali vengono ridimensionate le responsabilità dell’esercito nipponico per gli
abusi perpetrati in Asia durante la II Guerra mondiale. Alla pubblicazione dei
manuali sono seguite, in Cina, manifestazioni di protesta di migliaia di cinesi
contro il Giappone. Le autorità di Pechino hanno anche contestato la richiesta
di Tokyo di avere un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni
Unite. Un ulteriore raffreddamento delle relazione tra i due Paesi asiatici è
stato poi provocato dalla decisione giapponese di voler procedere a lavori di
perforazione per ricercare gas naturale in un’area del Mar cinese orientale,
contesa tra Cina e Giappone. A questi fattori di tensione sono poi seguiti
tentativi di distensione: ieri le autorità cinesi hanno bloccato i siti
internet che hanno promosso le manifestazioni anti-giapponesi. In apertura
della conferenza Asia-Africa, il premier nipponico Koizumi ha inoltre chiesto
scusa per le sofferenze inflitte dall’esercito giapponese in vari Paesi
asiatici durante la seconda guerra mondiale. Da queste aperture si è poi
arrivati all’organizzazione dell’odierno vertice tra Koizumi e Hu Jintao, un
incontro forse decisivo per il superamento dell’attuale fase di tensione nei
rapporti tra Cina e Giappone.
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A
margine del summit di Giakarta, si sono incontrate anche delegazioni ad alto
livello delle due Coree, nel tentativo di sbloccare la crisi nucleare
nordcoreana. A parte una generica dichiarazione di voler riprendere il dialogo,
però, non si è deciso nulla di concreto. Gli Stati Uniti hanno accusato
Pyongyang di progettare un test nucleare ed hanno chiesto l’intervento della
Cina.
All’indomani
del suo insediamento, il nuovo presidente dell’Ecuador, Alfredo Palacio, ha
revocato gli incarichi al capo di Stato maggiore delle Forze Armate e al capo
della Polizia. Il nuovo ministro degli Esteri, Antonio Parra Gil, intanto, ha dichiarato
ieri che il governo non intende creare un salvacondotto per l’ex presidente,
Lucio Gutiérrez, rifugiatosi nell’ambasciata brasiliana a Quito.
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