RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 113 - Testo della trasmissione di sabato 23 aprile 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:                                                                             

La Chiesa guarda con interesse ai mezzi di comunicazione sociale, che la spingono a modernizzare l’annuncio del Vangelo. Il saluto e la gratitudine del Papa agli operatori dei media, impegnati in queste particolari giornate nell’incontro con i giornalisti nell’Aula Paolo VI

 

Illustrati ai giornalisti, in sala stampa, i riti di inizio del Pontificato di Benedetto XVI, che si terranno domani mattina. Tra le novità: l’anello del pescatore che sostituisce quello gemmato e il pallio con croci di seta rossa.

 

IN PRIMO PIANO:

La preghiera e la gioia per Benedetto XVI ma anche un commosso ricordo di Giovanni Paolo II alla 28.ma Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito a Rimini

 

“Siamo grati al Signore per l’elezione del cardinale Ratzinger al soglio pontificio”: così il presidente di Comunione e Liberazione. Intervista con Julián Carrón

 

L’Università LUMSA conserva l’affettuoso e recente ricordo della Laurea Honoris Causa conferita al cardinale Ratzinger: con noi Giuseppe dalla Torre

 

L’attuale preside della facoltà teologica dell’Italia centrale sottolinea la ricchezza del pensiero del cardinale Ratzinger: ce ne parla don Andrea Bellandi

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Decine di migliaia di e-mail all’inconfondibile indirizzo creato sul sito ufficiale del Vaticano: benedettoXVI@vatican.va

 

La partecipazione alle elezioni è un dovere civico dal quale non bisogna astenersi. E’ questa la posizione dei vescovi etiopi in vista delle terze elezioni in Etiopia che si svolgeranno nel mese di maggio

 

L’ultimo rapporto FAO avverte: è emergenza alimentare per almeno 23 Paesi dell’Africa sub-sahariana

 

In India 200 facinorosi armati con falci e torce hanno bruciato una Chiesa non gradita perché collocata nel mezzo di una località a maggioranza indù

 

Riconoscere il genocidio armeno è una necessità per la democrazia turca. Lo ha dichiarato Ghagik Bagdassarian, ambasciatore della Repubblica d’Armenia in Italia, in occasione del 90.mo anniversario dello sterminio di un milione e mezzo di armeni

 

In occasione dell’ultima sessione della Commissione ONU per i diritti umani, i Paesi membri si sono confrontati sulla crisi che sta affrontando l’Organismo

 

24 ORE NEL MONDO:

 In Italia Berlusconi scioglie la riserva. Il giuramento del nuovo governo alle 18.00

 

Rafforzata in Israele la sicurezza per la Pasqua ebraica. Gli auguri di Abu Mazen a Sharon

 

Incontro a Giakarta tra il premier giapponese Koizumi ed il presidente cinese Hu Jintao per rilanciare le relazioni tra Cina e Giappone.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 aprile 2005

 

 

LA CHIESA GUARDA CON INTERESSE AI MEZZI DI COMUNICAZIONE SOCIALE,

CHE LA SPINGONO A MODERNIZZARE L’ANNUNCIO DEL VANGELO.

IL SALUTO E LA GRATITUDINE DEL PAPA AGLI OPERATORI DEI MEDIA,

IMPEGNATI IN QUESTE STORICHE GIORNATE,

ESPRESSO NELL’INCONTRO IN AULA PAOLO VI

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Al quinto giorno dalla sua elezione, Benedetto XVI ha voluto incontrare questa mattina, in Aula Paolo VI, i giornalisti e gli operatori dei media, che nelle ultime due settimane hanno raccontato al mondo avvenimenti cruciali ed emozioni legati alla morte di Giovanni Paolo II e alla scelta del suo successore. Un’udienza affollata, che ha permesso al nuovo Pontefice di esprimere la propria visione sull’attuale rapporto tra Chiesa e mass media:

 

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Un grazie suo personale e a nome di tutti i cattolici rivolto a coloro che, in questi giorni, sfidando stanchezza e disagi, hanno portato nelle case di milioni di telespettatori “gli eventi ecclesiali di storica importanza” che hanno riguardato la Chiesa negli ultimi venti giorni. E un impegno: quello di proseguire in un fruttuoso dialogo con i media, nel solco aperto da Giovanni Paolo II e nella consapevolezza che il fenomeno delle comunicazioni sociali spinge la Chiesa a riconsiderarne l’impatto, nell’ottica di un modo moderno di concepire lo stesso lavoro pastorale. Sono alcuni degli spunti che hanno caratterizzato l’intervento di Benedetto XVI in Aula Paolo VI, durante la breve ma apprezzata e applauditissima udienza concessa ai circa 5 mila tra giornalisti e operatori presenti:

 

“Si può dire che, grazie al vostro lavoro, per diverse settimane l’attenzione del mondo intero è rimasta fissa sulla Basilica, sulla Piazza San Pietro e sul Palazzo Apostolico, all’interno del quale il mio Predecessore, l’indimenticabile Papa Giovanni Paolo II ha chiuso serenamente la sua terrena esistenza, e dove in seguito, nella Cappella Sistina, i Signori Cardinali hanno eletto me come suo Successore”.

 

Nel ricordare come già il Concilio Vaticano II guardasse con interesse al “promettente sviluppo” dei mass media, ulteriormente seguito da Giovanni Paolo II in oltre 26 anni di “costanti e fecondi rapporti”, Benedetto XVI, che si è rivolto alla platea in italiano, inglese, francese e tedesco, ha nuovamente apprezzato i “prodigi e le straordinarie potenzialità” dei moderni mezzi di comunicazione sociale. Ed ha aggiunto, in francese:

 

JE SOUHAITE POURSUIVRE CE DIALOGUE FRUCTUEUX…

E’ mio desiderio proseguire questo fruttuoso dialogo e condivido, in proposito, quanto ha osservato Giovanni Paolo II che cioè “il fenomeno attuale delle comunicazioni sociali spinge la Chiesa ad una sorta di revisione pastorale e culturale così da essere in grado da affrontare in modo adeguato il passaggio epocale che stiamo vivendo”.

 

Dall’impegno della Chiesa, il Papa ha spostato l’attenzione al potere dei media e il loro impatto sulle coscienze, soffermandosi sul bisogno di “chiari riferimenti alla responsabilità etica” di chi lavora nel settore mediatico. “E’ necessaria - ha affermato in tedesco Benedetto XVI - una sempre migliore comprensione delle prospettive e delle responsabilità che il loro sviluppo comporta”, specialmente per ciò che attiene la ricerca della verità e il rispetto della dignità umana:

 

NUR UNTER DIESEN VORAUSSETZUNGEN …

Solo a queste condizioni i media possono rispondere al disegno di Dio che li ha posti a nostra disposizione “per scoprire, usare, far conoscere la verità, anche la verità sulla nostra dignità e sul nostro  destino  di figli suoi, eredi del suo Regno eterno”.

 

L’udienza si è conclusa con la recita del Padre Nostro e la lunga, affettuosa acclamazione dei giornalisti al nuovo Papa.

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Al termine dell’udienza di questa mattina, Roberto Piermarini ha raccolto alcuni commenti di giornalisti presenti in Aula Paolo VI:

 

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D. - Renzo Giacomelli di ‘Famiglia Cristiana’ …

 

R. - E’ interessante che abbia fatto due richiami, il primo al Vaticano II, che è stato un primo passo per rendere più vicini i media alla Chiesa. E poi il riferimento a Giovanni Paolo II, che è senz’altro stato un grande mito della stampa.

 

D. - Paloma Borrero di ‘Radio Cope’ …

 

R. - E’ stato un incontro molto bello e molto dolce. La sua intelligenza è straordinaria e credo che sia la persona di cui aveva bisogno la Chiesa oggi. Condurrà questa “barca di Pietro” con mano ferma, ma anche con il sorriso. Certamente mi sarebbe piaciuto sentirlo parlare in spagnolo, visto che ha parlato in tedesco, in inglese, in francese e in italiano e visto che c’è un continente che parla spagnolo. Speriamo di sentirlo presto.

 

R. - Io sono Fra Paolo, un cappuccino tedesco, di una trasmissione televisiva tedesca. Non hanno fatto un incontro barocco, ma semplice. Ha iniziato con “in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Finito l’applauso e finita la gioia ha subito iniziato, in maniera tipica tedesca.

 

R. - Paul Badde di ‘Die Welt’ … Oggi ha ricevuto tutta la stampa per dimostrare la sua conoscenza delle principali lingue. Domani rivelerà il suo programma. La mia impressione è che cambierà presto tutta la Germania.

 

D. - Orazio Petrosillo, una tua impressione su questo incontro …

 

R. - Non è stato l’incontro del Papa con un mondo che non conosce. Soprattutto molti di noi, vaticanisti, siamo sempre stati ammiratori di Ratzinger, perché lui aveva la capacità di spiegare con parole terrene, di rispondere a qualunque domanda e spiegare tutto. Avevamo bisogno di un maestro che ci spiegasse tante cose con molta serenità, con il sorriso sulle labbra. Adesso lo ritroviamo anche Padre. Stiamo cominciando a vivere la filialità con Benedetto XVI e lui la paternità. Il rapporto, però, è cominciato da tanti anni e la stima non può che crescere esponenzialmente.

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ILLUSTRATI AI GIORNALISTI, IN SALA STAMPA, I RITI DI INIZIO DEL PONTIFICATO

DI BENEDETTO XVI, CHE SI TERRANNO DOMANI MATTINA. TRA LE NOVITÀ:

L’ANELLO DEL PESCATORE CHE SOSTITUISCE QUELLO GEMMATO

E IL PALLIO CON CROCI DI SETA ROSSA

 

E in tarda mattinata, nella sala stampa della Santa sede, si è svolta una conferenza stampa: mons. Crispino Valenziano, consultore dell'ufficio delle celebrazioni liturgiche, ha parlato della solenne Messa di domani mattina. La parola a Tiziana Campisi che l’ha seguita per noi:

 

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La solenne celebrazione con la quale Benedetto XVI inizierà ufficialmente il suo ministero evidenzierà la dimensione petrina del Pastore della Chiesa Cattolica. Con la consegna del pallio e dell’anello per il successore di Pietro, vengono evocati i compiti affidati da Cristo Risorto a Simone di Betsaida, particolarmente evidenziati dai luoghi in cui si svolgeranno i riti. Questi simboli introdurranno delle novità.

 

Benedetto XVI sosterà anzitutto dinanzi alla tomba di Pietro, accompagnato dai Patriarchi delle Chiese Orientali. E’ il luogo della Confessione Apostolica, cosiddetto perché il primo degli Apostoli confessò con il sangue la sua fede.

 

Dalla Loggia della Basilica Vaticana penderà l’arazzo della pesca miracolosa che raffigura il dialogo del Cristo Risorto con Pietro cui faranno riferimento la Liturgia della Parola e le orazioni.

 

Due i diaconi che porteranno sull’altare della celebrazione il pallio pastorale e l’anello del pescatore e che saranno consegnati al Santo Padre dopo la proclamazione del Vangelo. Le laudes regiae, che accompagneranno la processione dei celebranti, sostituiranno il canto d’ingresso e l’atto penitenziale; nuove le formulazioni dei 3 auspici tratte dalla Lumen Gentium.

 

L’anello sarà consegnato dal primo dei vescovi. Realizzato dall’associazione degli orafi romani, reca l’effigie di Pietro pescatore che credette nella Parola di Gesù e trasse le reti della pesca miracolosa; simboleggia il compito a lui affidato di confermare i suoi fratelli nella fede ed è il suggello che la autentica. Con il pontificato di Benedetto XVI scompare l’anello gemmato, il papa indosserà sempre quello del pescatore, identico al timbro che verrà usato per alcuni atti.

 

Il pallio, insegna liturgica d’onore e di giurisdizione, sarà diverso da quello usuale. In lana bianca ricavata da pecore e agnelli, a differenza di quello dei vescovi confezionato con sola lana di agnelli, penderà dalla spalla sinistra e recherà cinque croci di seta rossa per ricordare il sangue versato da Cristo. Sarà ornato con tre spille che ricordano i chiodi della crocifissione. E’ simbolo del Buon Pastore che prende sulle proprie spalle la pecorella smarrita e della triplice risposta di Pietro a Gesù sul lago di Tiberiade.

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Ricordiamo che la nostra emittente trasmetterà in radiocronaca diretta la solenne Messa di inaugurazione del Pontificato di Benedetto XVI domani a partire dalle ore 9.50, con commenti in italiano, inglese, tedesco, francese, spagnolo e, solo per il satellite, in portoghese.

 

Ma come si prepara Roma ad accogliere i circa 500 mila pellegrini attesi per la messa di inizio pontificato di Benedetto XVI? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Paolo Molinari, dirigente della Protezione Civile italiana:

 

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R. - In queste ore si stanno allestendo le varie strutture che poi dovranno servire ai servizi ai vari pellegrini che arriveranno. Si stanno posizionando i vari punti medici avanzati della sanità e, nello stesso tempo, si sta provvedendo ad installare i bagni chimici, i transennamenti e i punti di distribuzione di acqua minerale per la giornata di domani.

 

D. – Per quanto riguarda la viabilità intorno a San Pietro?

 

R. - Naturalmente il consiglio sarà quello di utilizzare, sicuramente, i mezzi pubblici che sono stati appositamente potenziati dal Comune di Roma per la giornata di domani.

 

D. – Non ci sarà il blocco del traffico totale?

 

R. – Non ci sarà il blocco del traffico totale. Ci saranno delle buone limitazioni nell’area di San Pietro.

 

D. – E per chi prenderà parte proprio alla Cerimonia, per chi si troverà, appunto, nelle folla, quali sono i consigli?

 

R. – Se si viene la mattina abbastanza  presto  di prevedere un abbigliamento adeguato sia alla prime ore della mattina, quando sarà abbastanza fresco, e, durante la giornata, essere pronti, invece, ad avere a che fare con una temperatura più alta. Procurarsi ed essere autosufficienti dal punto di vista di cibo e bevande e, nello stesso tempo, di utilizzare i mezzi pubblici.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina: Domenica 24 aprile 2005 in Piazza San Pietro - Benedetto XVI inizia il Ministero di Pastore universale della Chiesa.

Il discorso del Papa ai rappresentanti dei mezzi di comunicazione sociale presenti in Roma in occasione delle esequie di Giovanni Paolo II, del Conclave e della elezione del Successore di Pietro: responsabilità etica degli operatori della comunicazione nella ricerca della verità e nella salvaguardia della centralità e della dignità della persona.

Numerosi contributi sulla figura di Benedetto XVI.

Riguardo alla politica estera, in evidenza il vertice Asia-Africa a Jakarta: la riforma delle Nazioni Unite fra i temi cruciali del dibattito. Intervento di Kofi Annan sugli obiettivi politici ed economici e sulle sfide del futuro. 

Nelle pagine italiane, in primo piano la formazione del nuovo Governo.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

23 aprile 2005

 

 

LA PREGHIERA E LA GIOIA PER BENEDETTO XVI

MA ANCHE UN COMMOSSO RICORDO DI GIOVANNI PAOLO II

ALLA 28.MA CONVOCAZIONE NAZIONALE DEL RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO A RIMINI

 

La preghiera per Benedetto XVI e un commosso ricordo di Giovanni Paolo II ha aperto ieri a Rimini la 28.ma Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo. Il servizio di Luciano Castro:

 

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Tutti in piedi, in oltre 20 mila, provenienti da tutta l’Italia e da diversi Paesi del mondo, hanno a lungo applaudito le parole del coordinatore nazionale del Rinnovamento, Salvatore Martinez: “Questa Convocazione – ha detto – è offerta alla memoria di Giovanni Paolo II e in ringraziamento per Benedetto XVI. Le nostre lodi, le nostre suppliche, i nostri sacrifici, i nostri pensieri, la nostra unità – ha proseguito – sono tutte orientate a Roma, alla comunione ecclesiale con il Sommo Pontefice”.

 

Martinez ha ricordato le 5 udienze concesse al Rinnovamento da Giovanni Paolo II ed ha confermato il desiderio del movimento di “mettersi al servizio – ha detto – dell’importante missione di Benedetto XVI nella Chiesa e nel mondo”. Tanti i messaggi giunti alla Convocazione. Il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, cardinale Alfonso Lopez Trujillo, ha sottolineato la “provvidenziale opportunità per aiutare con la preghiera e la collaborazione il nuovo Successore di Pietro”. A sua volta, il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, l’arcivescovo Stanislaw Rylko, ha invitato il movimento ad essere promotore della “spiritualità della comunione e della cultura della Pentecoste nella Chiesa e nel mondo”.

 

Nel suo messaggio, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Camillo Ruini, ha poi invitato il Rinnovamento ad “un fattivo impegno in difesa della vita”: proprio domani pomeriggio, qui a Rimini si svolgerà, infatti, un grande meeting sul tema “Vivi la Vita! Senza la Famiglia non possiamo vivere”. Stasera, la celebrazione eucaristica sarà presieduta dall’arcivescovo di Genova, il cardinale Tarcisio Bertone, che ha annunciato di portare agli oltre 20 mila partecipanti alla Convocazione la speciale benedizione di Benedetto XVI.

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“SIAMO GRATI AL SIGNORE PER L’ELEZIONE DEL CARDINALE RATZINGER

AL SOGLIO PONTIFICIO”: COSI’ IL PRESIDENTE DI COMUNIONE E LIBERAZIONE

- Intervista con Julián Carrón -

 

“Siamo grati al Signore per l’elezione del cardinale Ratzinger al soglio pontificio e per l’importanza che il Papa ha in questo momento particolare della storia della Chiesa e del mondo, che è sempre alla ricerca di un punto di riferimento”.  E’ quanto affermato da don Julián Carrón, presidente di Comunione e Liberazione, alla notizia dell’elezione del cardinale Ratzinger al soglio di Pietro. Ascoltiamolo al microfono di Lucia Carbone Sarinelli:

 

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R. - Con una grande gratitudine per la Chiesa e per il mondo, con la speranza tutta tesa a scoprire come il Signore chiamerà alla conversione attraverso di lui, con una disponibilità totale a collaborare alla sua missione. Don Giussani aveva nel cardinale Ratzinger un interlocutore abituale, quasi ogni due mesi andava a trovarlo e parlava del contenuto della proposta di Comunione e Liberazione. Per questo noi abbiamo sentito sempre il cardinale Ratzinger molto vicino alla nostra esperienza, che poi si è dimostrato nel desiderio di celebrare anche lui il funerale di Don Giussani, cosa della quale noi gli saremo sempre grati.

 

D. – Quali sono, adesso, le vostre attese per questo nuovo Pontificato?

 

R. – Che venga sottolineata la vera natura del Cristianesimo e, cioè, il Cristianesimo come un avvenimento che può interessare di nuovo il cuore dell’uomo, in modo che vi possa trovare una risposta alla sua attesa e gli faccia capire la ragionevolezza della fede per l’uomo di oggi.

 

D. – Un augurio, quindi, che Comunione e Liberazione vorrebbe fare in questo momento a Papa Benedetto XVI?

 

R. – Che sia testimone instancabile dell’amicizia con Cristo, come pienezza del cuore umano, in modo così potente che gli uomini possano vedere che c’è una risposta al dramma del vivere.

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L’UNIVERSITA’ LUMSA CONSERVA L’AFFETTUOSO E RECENTE RICORDO

DELLA LAUREA HONORIS CAUSA CONFERITA AL CARDINALE RATZINGER

- Intervista con Giuseppe dalla Torre -

 

Il 10 novembre del 1999, l’Università LUMSA, Libera Università Maria Santissima Assunta, conferì una Laurea Honoris Causa in giurisprudenza al cardinale Joseph Ratzinger, futuro Papa Benedetto XVI. Un riconoscimento dovuto al contributo dato dal porporato per i suoi studi sulla fondazione del diritto. Ascoltiamo, al microfono di Marina Tomarro, il ricordo di quella giornata del rettore della LUMSA, Giuseppe dalla Torre:

 

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R. - Il ricordo di quella giornata è il ricordo di una bellissima lectio magistralis tenuta dal cardinale Ratzinger sulla funzione del diritto nella società contemporanea e sul fondamento filosofico e teologico del diritto. L’altro ricordo che ho di quella giornata è la grande festa dell’Università, la grande accoglienza e, nello stesso tempo, anche l’immediatezza del contatto del cardinale con tutta la comunità universitaria.

 

D. – Come mai gli fu data questa Laurea ad honoris causa?

 

R. – La Laurea fu data perché la nostra Facoltà di Giurisprudenza era stata costituita da pochi anni, aveva cominciato a fare un percorso di ricerca sui fondamenti del diritto e ci imbattemmo sulla necessità di approfondimenti sia a livello filosofico che a livello teologico e venimmo a scoprire come il pensiero del cardinale Ratzinger, sia pure non diretto immediatamente alle problematiche giuridiche, costituiva una base teologica importante per immaginare un diritto che incarnasse la giustizia.

 

D. – Cosa ha pensato quando è stato eletto Papa?

 

R. – Ho avuto una grande soddisfazione, una grande commozione avendolo conosciuto personalmente e apprezzandone moltissimo le doti di intellettuale, di fine teologo, ma direi, prima ancora, di sacerdote. Certo la solidarietà gli è assicurata dalla comunità accademica della LUMSA che lo ricorda e che prega per lui.

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L’ATTUALE PRESIDE DELLA FACOLTA’ TEOLOGICA DELL’ITALIA CENTRALE

SOTTOLINEA LA RICCHEZZA DEL PENSIERO DEL CARDINALE RATZINGER

- Intervista con Don Andrea Bellandi -

 

 

Sono molti gli studi compiuti sul pensiero di Papa Ratzinger quando era ancora cardinale. Tra questi c’è la tesi di laurea nel 1992 di Don Andrea Bellandi, ora preside della facoltà teologica dell’Italia Centrale. Don Bellandi racconta di aver avuto l’impressione di un uomo con un grande amore per la Chiesa. Ma è lo stesso preside della Facoltà teologica dell’Italia centrale a parlarci della personalità di Benedetto XVI:

 

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R. – Questo amore profondo a Cristo, considerato come il tesoro più prezioso della fede cristiana, non un personaggio del passato, ma una realtà presente nella Chiesa.

 

D. – In modo molto generico, alcuni giornali lo hanno definito un conservatore. Lei che ne pensa?

 

R. – Mi sembra che queste definizioni siano definizioni che partono da letture di tipo sociologico o politico. Credo invece che la figura di Benetto XVI debba essere inquadrata all’interno di quella passione per il vero, per la verità, che è Cristo, che fa leggere anche i cambiamenti intervenuti nella storia, per cui se è vero che come collaboratore del cardinale Prings, al Concilio, egli fu uno di coloro che si batterono per l’accoglienza di nuove istanze provenienti dal mondo teologico e dalla vita ecclesiale e quindi contribuì anche a quel rinnovamento che il Concilio ha fatto proprio, è anche vero che fu  pronto a rendersi conto di quali possibili deviazioni potevano derivare da un’interpretazione conciliare menomata.

 

D. – Don Bellandi, nella prima omelia del Papa c’è stato un forte richiamo al concilio Vaticano II. Questo, secondo lei, ne farà un Papa del dialogo?

 

R. – Credo che l’intelligenza, la chiarezza di fede e anche l’esperienza della Chiesa universale che, attraverso il suo ruolo, in questi anni ha saputo vivere, lo farà senz’altro entrare in un dialogo intelligente e rispettoso verso anche esperienze religiose e culturali diverse dal cattolicesimo.

 

D. – Lei, precedentemente, ha detto che, da cardinale, Papa Ratzinger ha sempre saputo leggere i cambiamenti epocali della storia. Questa sua capacità, secondo lei, lo potrebbe aiutare a rievangelizzare l’Europa?

 

R. – Io credo che è significativo il fatto che questo Papa venga da un territorio, come quello della Germania, che ha subito le devastazioni del nazismo e quindi poi della seconda guerra mondiale, un Paese che oggi, bene o male, è al cuore dell’Europa Occidentale.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 24 aprile, 5a Domenica di Pasqua, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù invita i suoi discepoli a non temere e ad avere fede perché nella Casa del Padre vi sono molti posti. Lui va a preparare un posto per i suoi. Tommaso gli chiede: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?”, Gesù gli risponde:

 

“Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.”

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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La via è il cammino ed il cammino prevede una meta. Cristo si dichiara via perché porta al Padre, perciò è venuto. Chiunque riconosce il Padre, si riconosce figlio. La vita in Cristo è il passaggio da schiavo a figlio. La verità è ciò che è saldo, che non viene meno. Questo non va cercato né nelle cose, tanto meno nei concetti. L’unica cosa sicura e solida, più che il cielo e la terra, è la Parola del Signore perché in essa il Signore è fedele. La fedeltà di Dio è la verità. La comunione divina è l’unica a non crollare, perciò l’amore di Dio è la verità. E proprio questa comunione divina è la vita che rimane. Avere il Padre, essere generati e mai abbandonati questa è la vita. “Chi vede me, vede il Padre Mio”. Anche nel Figlio morto si vede l’amore del Padre che risuscita e lo risuscita. Niente può distruggere l’amore del Padre. E alla fine del cammino di ogni persona che ama, si trova la vita.

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CHIESA E SOCIETA’

23 aprile 2005

 

 

All’indomani dell’elezione di Papa Benedetto XVI sul sito ufficiale

del Vaticano, www.vatican.va, è stato creata una e-mail dall’inconfondibile indirizzo: benedettoxvi@vatican.va. Grazie a questo strumento da tutto il mondo una pioggia di messaggi

augura buon lavoro al nuovo Pontefice

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

CITTA’ DEL VATICANO. = Sono decine di migliaia i messaggi che stanno arrivando all’indirizzo di Papa Benedetto XVI. Ieri, dopo sole 48 ore dalla sua istituzione, la casella di posta elettronica ne registrava più di 60.000, provenienti da tutto il mondo. Un numero in rapida crescita: le e-mail arrivano a getto continuo. Così, Antonio, dopo aver chiesto il permesso di dare del tu al Santo Padre, scrive: “prendere il posto di Giovanni Paolo II non sarà difficile, ma di sicuro ci riuscirai. Ci vediamo ad agosto, nella tua Germania”. Non mancano saluti, richieste, certezze anche in relazione al rapporto con gli stessi “Papaboys” di Giovanni Paolo II. “Che lei possa rubare tutti i nostri cuori, ancora in lacrime per la scomparsa del suo Grande predecessore”, augura Eugenio che si dice sicuro: “lei darà tutto se stesso e continuerà ad essere il Papa tra la gente, amato da noi giovani”. Valentin Luis manda “un grande abbraccio” a Papa Ratzinger invitandolo in Brasile ed esprime “profonda ammirazione” per la scelta fatta dai cardinali. Una famiglia intera, dagli Stati Uniti, spiega di aver “molto ammirato e rispettato il cardinale Ratzinger” ed esprime “un profondissimo grazie per aver accettato il compito di supremo pontefice”. E non mancano auspici in tema di politica estera. Una fedele americana, Elizabeth, chiede a Benedetto XVI di non abbandonare i fedeli di Taiwan: “anche se Pechino ti chiede di interrompere le relazioni diplomatiche con Taipei, tu sei una persona tanto intelligente e vicina a Dio e spero che un giorno possa visitare Taiwan o la Cina. Come americana – conclude - spero di vederti presto negli Stati Uniti”. Shane, canadese 17enne, insieme agli auguri chiede al Papa di suggerirgli una preghiera, mentre Kurt, dalle Filippine, insieme alle congratulazioni spedisce una preghiera di incoraggiamento lunga un paio di pagine. Maria Victoria scrive in spagnolo per ricordare che “non importa la razza, non importa il colore della pelle, non importa la lingua, è importante che Dio sia tra noi”. Da un’università spagnola giunge anche l'e-mail di un professore di latino “sempre a contatto con i giovani” che racconta come al momento dell’annuncio dell’elezione tutti i suoi ragazzi sono scattati in piedi non riuscendo a trattenere la contentezza.

 

 

La partecipazione alle elezioni è un dovere civico dal quale non bisogna

astenersi. È questa la posizione dei vescovi etiopi in vista delle elezioni

che si svolgeranno nel mese di maggio in etiopia

 

ADDIS ABEBA. = “Astenersi dal voto significa non adempiere ai doveri di cittadino". Così l’arcivescovo metropolita di Addis Abeba, Berhaneyesus Souraphiel, nel “Messaggio dei vescovi cattolici in occasione delle terze elezioni in Etiopia”, che si svolgeranno alla metà di maggio. “Un altro atteggiamento chiaramente da evitare è cedere alle pressioni economiche o politiche” esercitate da altri, si legge ancora nel documento sottoscritto dai presuli del Paese. Inoltre, i vescovi richiamano all’attenzione degli elettori le proposte politiche che salvaguardano “la libertà di coscienza, il rispetto della vita umana, la libertà di religione e i diritti umani”. Tra tre settimane, oltre 25 milioni di elettori, su 70 milioni di abitanti, dovranno scegliere 110 senatori e 557 deputati delle due camere del Parlamento di Addis Abeba. I cattolici costituiscono una minoranza pari a circa l’1% della popolazione, mentre gran parte della popolazione è quasi equamente divisa tra la Chiesa ortodossa d’Etiopia e l’Islam. (E. B.)

 

 

l’ultimo rapporto fao avverte: è emergenza alimentare per almeno 23 Paesi dell’africa Sub-sahariana. secondo il documento, presentato nei giorni scorsi, Le cause sono diverse e vanno dalla guerra civile, alle avversità climatiche al dissesto delle economie nazionali

 

ROMA. = Sono almeno 23 i Paesi dell’Africa Sub-sahariana che avranno bisogno di aiuti alimentari nei prossimi mesi a causa di conflitti armati e condizioni climatiche sfavorevoli che colpiscono la regione. Lo sostiene l’ultimo rapporto della FAO, diffuso nei giorni scorsi. Il documento sottolinea il caso del Darfur, la regione occidentale del Sudan teatro da oltre due anni di scontri e violenze; ma si parla anche di altre zone del sud del Paese martoriate da anni di guerra, spostamenti forzati di civili e siccità. La sicurezza alimentare resta fragile in Eritrea, soprattutto a causa di anni consecutivi di scarse precipitazioni, e in Etiopia, nonostante gli ultimi raccolti siano stati più abbondanti dei precedenti. In Africa Occidentale, è la situazione della Mauritania che preoccupa maggiormente la Fao, a causa di una siccità che perdura da anni. Inoltre, in Guinea, Liberia e Sierra Leone aiuti alimentari sono ancora necessari soprattutto per i civili che vivono in campi profughi. E la produzione agricola in Costa d’Avorio è minacciata ancora dall’insicurezza, dalla mancanza di manodopera e dalla divisione tra nord e sud. In Africa Centrale, la Fao stima che il Burundi possa subire un calo del 5% della produzione alimentare generale. E in Rwanda sarebbero necessarie 30.000 tonnellate di aiuti addizionali per l’anno in corso. In Africa Australe le scarse piogge minacciano la produzione agricola soprattutto in Zimbabwe, Namibia, Botswana, Lesotho e Swaziland. Più incoraggianti le previsioni sui raccolti in Angola, nel nord dello Zambia, in Malawi e Mozambico. Le cose vanno meglio in Sudafrica, principale produttore di mais della regione, dove si prevede un aumento dell’8% dei raccolti con un surplus da esportare nei Paesi vicini più bisognosi. L’Aids/Sida e l’Hiv vengono segnalati come ulteriore significativa concausa per l’emergenza alimentare. (E. B.)

 

 

IN INDIA 200 FACINOROSI ARMATI CON FALCI E TORCE HANNO BRUCIATO UNA CHIESA, COLLOCATA IN UNA LOCALITÀ A MAGGIORANZA INDÙ. “QUESTI EPISODI DI VIOLENZA SONO DISASTROSI - HA DICHIARATO L’ARCIVESCOVO

DI IMPHAL, MONS. DOMINIQUE LUMON - CHE AVVERTE: “NON VOGLIAMO

CHE LA SITUAZIONE DETERIORI ANCORA DI PIÙ”

 

NUOVA DELHI. =  Nel nord-est dell’India, in un villaggio nei pressi di Imphal, la capitale del Manipur, circa 200 persone, armate con falci, picchetti e torce, hanno dato fuoco ad una chiesa. L’attacco è avvenuto martedì 19 aprile, giorno dell’elezione di Benedetto XVI. Mons. Dominic Lumon, arcivescovo coadiutore di Imphal, ha affermato che gli assalitori  non hanno gradito la costruzione della chiesa proprio nel mezzo di una località a maggioranza indù. “Queste persone –continua - hanno iniziato prima ad obiettare sull'idea di costruire l’edificio, poi hanno cercato di bloccare la posa della prima pietra e i lavori di edificazione”. Tuttavia, secondo il prelato, il terreno su cui è costruita la chiesa è di proprietà della Chiesa, dunque, “non vi possono essere obiezioni legali alla costruzione dell’edificio in quel punto”. “Questo attacco ha molto addolorato  i cristiani del Manipur” – ha specificato mons. Lumon - il quale racconta che l’intera comunità ha marciato fino all’ufficio del governatore chiedendo l’arresto dei colpevoli ed il restauro della chiesa a spese dell’amministrazione pubblica. Dopo le proteste, il governatore ha assicurato “comprensione e solidarietà” ai cristiani della zona e li ha definiti “cittadini modello”. Secondo Kesho Khundongbam, funzionario della polizia di Imphal, “la polizia ha agito in maniera rapida arrestando anche 4 dei colpevoli”. Secondo il racconto del sotto ispettore, nell’attacco sono rimasti feriti più di 10 cristiani, perché hanno tentato in “maniera disperata” di impedire agli aggressori di bruciare la chiesa. Secca la conclusione di Mons. Lumon che afferma “questa situazione è troppo incerta e questi incidenti di violenza sono disastrosi. Dobbiamo discutere una linea d’azione, non vogliamo che la situazione comune si deteriori ancora”. (E. B.)

 

 

RICONOSCERE IL GENOCIDIO ARMENO È UNA NECESSITÀ PER LA DEMOCRAZIA TURCA:

LO HA DICHIARATO GHAGIK BAGDASSARIAN, AMBASCIATORE DELLA REPUBBLICA D’ARMENIA IN ITALIA, IN VISTA DEL 90.MO ANNIVERSARIO DELLO STERMINIO

DI UN MILIONE E MEZZO DI ARMENI. I SOPRAVVISSUTI CONTINUANO DA DECENNI

A CHIEDERE AL MONDO DI NON DIMENTICARE

 

EREVAN-ROMA. = “Riconoscere il genocidio armeno rappresenterebbe per la Turchia un passo importante verso la completa democratizzazione del Paese ed un guadagno di prestigio a livello internazionale”. Lo ha detto Ghagik Bagdassarian, ambasciatore della Repubblica d’Armenia in Italia, che come tutti gli armeni a distanza di decenni continua a chiedere alla Turchia di ammettere le sue responsabilità e al mondo di non dimenticare. Domani, 24 aprile, ricorre il 90.mo anniversario dell’inizio dello sterminio di oltre un milione e mezzo di armeni tra il 1915 e il 1923. La Turchia non accetta la denominazione di “sterminio”: per Ankara, infatti, 300 mila armeni e migliaia di turchi furono uccisi in una “rivolta civile” durante la prima guerra mondiale, quando i primi si ribellarono al potere ottomano. Le accuse di pulizia etnica sono definite dal governo turco un’ “invenzione per indebolire la nazione”. Tuttavia, questo fronte, di recente, ha fatto apparire alcune crepe e anche in Turchia si comincia a parlare di una “questione armena”. In previsione del futuro ingresso della Turchia nell’Unione Europea, ad Ankara sono giunte ripetute esortazioni da parte dei parlamenti di Francia, Canada e Svizzera per arrivare ad un riconoscimento ufficiale del genocidio. Recep Tayyp Erdogan, premier turco, ha esortato gli storici ad esaminare gli archivi del suo Paese per stabilire la verità. “Gruppi di storici delle due parti - ha detto il primo ministro - possono condurre studi sui nostri documenti di allora perché non vogliamo che le future generazioni vivano sotto l’ombra dell’odio e del risentimento”. Intanto, sui media nazionali è scoppiata un’accesa polemica per tentare di convincere l’opinione pubblica che questa indagine, voluta dall’Europa, sia un ricatto per assecondare le pretese e le rivendicazioni infondate degli armeni. Un piccolo gruppo di intellettuali turchi ha cominciato a mettere in dubbio la versione del governo, ma la cosa sembra non essere stata gradita. Gli armeni, soprattutto quelli che vivono ancora in territorio turco, solo 80 mila, non pretendono altro se non che il genocidio del loro popolo smetta di essere “un crimine senza nome”, ma venga riconosciuto come una profonda ferita per tutta l’umanità. Come sottolineano alcuni sopravvissuti, “90 anni non sono niente se, ancora oggi, c’è chi fa finta di non ricordare, chi antepone gli interessi economici o politici ai principi di verità e giustizia. Non vale nulla il sacrificio di quei martiri se sui libri di storia neppure una riga è dedicata a loro, se la ricorrenza passa sotto silenzio, se si giustifica e si diventa complici dei criminali di allora”. (E. B.)

 

 

IN OCCASIONE DELL’ULTIMA SESSIONE DELLA COMMISSIONE ONU PER I DIRITTI UMANI, I PAESI MEMBRI SI SONO CONFRONTATI SULLA CRISI CHE STA AFFRONTANDO L’ORGANISMO, ANALIZZANDO I LATI POSITIVI E NEGATIVI

DI QUESTI ANNI DI ATTIVITA’

 

GINEVRA. = Si è conclusa ieri a Ginevra la 61esima sessione annuale della Commissione ONU per i diritti umani in cui, i 53 Paesi membri, analizzeranno progressi e arretramenti del mondo in materia di rispetto dei diritti umani. “E’ improbabile che la prossima commissione possa aver formato, composizione e struttura di quella attuale”, ha detto l’Alto rappresentante delle Nazioni Unite per i diritti umani, Louise Arbour. Secondo il Segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, la Commissione ha subito durante i suoi 60 anni di attività un progressivo calo di “credibilità e di legittimità”. Egli, per rimediare a questa crisi della Commissione, ha perciò proposto la nascita di un nuovo organismo, dedicato appositamente alla tutela dei diritti umani, di cui si discuterà nella sessione straordinaria di giugno. Durante questi incontri, le critiche maggiori sono state rivolte contro Corea del Nord, Cuba, Myanmar e Israele, per l’occupazione dei Territori Palestinesi. Inoltre anche altre questioni hanno suscitato forti polemiche. Tra queste, il rifiuto di inviare osservatori a verificare il trattamento subito dai detenuti nella base militare Usa a Guantanamo, il silenzio sui comportamenti della Russia in Cecenia, la posizione del Sudan nei confronti della crisi in Darfur, ritenuta troppo conciliante;anche il fatto di non aver accolto l’allarme sulle violazioni dei diritti di minoranze etniche e religiose nella Repubblica Popolare Cinese. Accanto alle critiche però non sono mancati gli elogi per le iniziative innovative della Commissione. Particolari apprezzamenti infatti ci sono stati per l’invio di un gruppo di osservatori in Nepal a causa dell’aggravarsi della situazione, l’istituzione di un relatore per esaminare i contenuti delle leggi anti-terrorismo adottate dagli Stati, la firma di una risoluzione europea per l’abolizione della pena di morte ed infine la nomina di un rappresentante sulla responsabilità delle imprese e delle multinazionali nelle violazioni dei diritti umani. (M.V.S.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

23 aprile 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Italia Silvio Berlusconi ha comunicato la lista di ministri che aveva presentato al capo dello Stato Ciampi. Il nuovo governo giurerà al Quirinale questo pomeriggio alle 18.00. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Sciolta la riserva, parte dunque il Berlusconi bis. Non sono poche, e anche di rilievo, le novità nella squadra di governo. A partire dal ritorno dell’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti, che diventa vicepremier al fianco di Gianfranco Fini e al posto di Marco Follini, che ha deciso di lavorare a tempo pieno come segretario dell'UDC. Storace, (Alleanza nazionale), sostituisce Sirchia al ministero della Salute. Scaiola, (Forza Italia), il suo collega di partito Marzano alle attività produttive. Cambio della guardia alle Poste, con Landolfi, AN, in sostituzione di Gasparri, anch’egli di AN. Entrano poi Micciché, Forza Italia, come responsabile del nuovo ministero dello sviluppo e della coesione territoriale; il socialista Caldoro all’attuazione del programma e il repubblicano La Malfa alle politiche comunitarie al posto di Buttiglione che passa ai Beni culturali. La Lega mantiene i dicasteri che ha finora guidato, primo tra tutti quello delle riforme istituzionali con Calderoli. E le riforme saranno ancora al centro della politica del Governo. Ma Berlusconi ha annunciato tre nuove priorità per quest'ultimo scorcio di legislatura: il Sud, le imprese e la tutela dei redditi delle famiglie. Oggi pomeriggio, il giuramento dei nuovi ministri al Quirinale. La prossima settimana il dibattito parlamentare, martedì al Senato e giovedì alla Camera, per il voto di fiducia.

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In Medio Oriente è stata rafforzata la sicurezza: in Israele si celebra, infatti, la Pasqua in un clima di allerta, nel timore che la ricorrenza religiosa sia funestata da attentati. Per i prossimi giorni, dunque, su ordine delle autorità militari, i valichi di transito con i Territori palestinesi rimarranno chiusi. In questo clima di tensione non mancano, comunque, importanti segnali di apertura. Il servizio di Francesca Fraccaroli:

 

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Primi segnali di disgelo tra il presidente israeliano, Ariel Sharon, ed il presidente palestinese, Abu Mazen. Un riavvicinamento grazie alle pressioni americane – dice la stampa locale – ma di certo complice è stata la Pasqua ebraica. E’ infatti con una telefonata di auguri di Abu Mazen a Sharon che ieri sera si è riaperto il dialogo tra i due leader, dopo settimane di tensione, con una tregua in perenne bilico. Risultato è stato un incontro fissato per maggio. Sul tavolo, questioni delicate, quali il rilascio dei prigionieri palestinesi, il passaggio sotto il controllo dell’ANP di altre città cisgiordane, l’allentamento della presenza militare israeliana nei Territori ed il coordinamento del ritiro delle colonie da Gaza, previsto per luglio e slittato probabilmente al 15 agosto. Questioni che hanno già visto, nelle ultime settimane, impegnati i vertici israeliani e palestinesi, con un susseguirsi di meeting frenetici tra i vari ministri, al fine di preparare il terreno per uno storico vertice. Intanto, è iniziata oggi la settimana di festa per la Pasqua ebraica. Tra i vari riti della tradizione, è previsto anche il falò nel quale bruciare i vecchi oggetti di casa. L’auspicio è che sia davvero l’inizio di un nuovo ciclo.

 

Da Gerusalemme, per la Radio Vaticana, Francesca Fraccaroli.

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Un’altra giornata di sangue in Iraq. A Baquba, roccaforte della guerriglia, due bombe esplose vicino alla casa dell’ex presidente del Consiglio municipale hanno causato due morti. Si tratta di una bimba di 10 anni e di un altro civile. Un attentato è stato condotto dalla guerriglia anche a Baghdad: l’attacco suicida ha provocato la morte di un civile. Cresce, intanto, l’angoscia per la sorte dei giornalisti rumeni: i sequestratori hanno minacciato di ucciderli, se il governo di Bucarest non ritirerà le truppe entro martedì.

 

Disinnescare la crisi diplomatica tra Cina e Giappone. E’ questo l’obiettivo dell’incontro, iniziato poco fa a Giakarta, tra il primo ministro giapponese, Koizumi, ed il presidente cinese, Hu Jintao. Il summit si tiene a margine del vertice Asia-Africa, inaugurato ieri. Il nostro servizio:

 

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“Spero di conseguire un’intesa condivisa sull’importanza dell’amicizia tra la Cina e il Giappone”, ha dichiarato il premier giapponese, Koizumi, auspicando un esito positivo del colloquio con il presidente cinese, Hu Jintao. Il summit costituisce un’importante opportunità per distendere i rapporti tra Cina e Giappone, raggelatisi dopo la pubblicazione a Tokyo di testi scolastici nei quali vengono ridimensionate le responsabilità dell’esercito nipponico per gli abusi perpetrati in Asia durante la II Guerra mondiale. Alla pubblicazione dei manuali sono seguite, in Cina, manifestazioni di protesta di migliaia di cinesi contro il Giappone. Le autorità di Pechino hanno anche contestato la richiesta di Tokyo di avere un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Un ulteriore raffreddamento delle relazione tra i due Paesi asiatici è stato poi provocato dalla decisione giapponese di voler procedere a lavori di perforazione per ricercare gas naturale in un’area del Mar cinese orientale, contesa tra Cina e Giappone. A questi fattori di tensione sono poi seguiti tentativi di distensione: ieri le autorità cinesi hanno bloccato i siti internet che hanno promosso le manifestazioni anti-giapponesi. In apertura della conferenza Asia-Africa, il premier nipponico Koizumi ha inoltre chiesto scusa per le sofferenze inflitte dall’esercito giapponese in vari Paesi asiatici durante la seconda guerra mondiale. Da queste aperture si è poi arrivati all’organizzazione dell’odierno vertice tra Koizumi e Hu Jintao, un incontro forse decisivo per il superamento dell’attuale fase di tensione nei rapporti tra Cina e Giappone.

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A margine del summit di Giakarta, si sono incontrate anche delegazioni ad alto livello delle due Coree, nel tentativo di sbloccare la crisi nucleare nordcoreana. A parte una generica dichiarazione di voler riprendere il dialogo, però, non si è deciso nulla di concreto. Gli Stati Uniti hanno accusato Pyongyang di progettare un test nucleare ed hanno chiesto l’intervento della Cina.

 

All’indomani del suo insediamento, il nuovo presidente dell’Ecuador, Alfredo Palacio, ha revocato gli incarichi al capo di Stato maggiore delle Forze Armate e al capo della Polizia. Il nuovo ministro degli Esteri, Antonio Parra Gil, intanto, ha dichiarato ieri che il governo non intende creare un salvacondotto per l’ex presidente, Lucio Gutiérrez, rifugiatosi nell’ambasciata brasiliana a Quito.

 

 

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