RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
111 - Testo della trasmissione di giovedì 21 aprile 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
IN PRIMO PIANO:
Le reazioni in Iraq all’elezione di
Benedetto XVI, nel racconto di mons. Fernando Filoni
CHIESA E SOCIETA’:
Ucciso dalla folla in Pakistan
un uomo, accusato di aver bruciato il Corano
Singolare marcia in Perù per ricordare le vittime della “guerra
sporca”
Lucca ospita il secondo Forum
della solidarietà.
Crisi di governo in Italia: dopo le dimissioni di ieri di Berlusconi Ciampi ha avviato stamani le consultazioni con Pera e Casini
In Ecuador, dimissioni del presidente Lucio Gutiérrez che si è
rifugiato nell’ambasciata brasiliana a Quito
21 aprile 2005
OGGI LE PRIME NOMINE DEL PONTIFICATO DI BENEDETTO
XVI.
CONFERMATI GLI INCARICHI OPERANTI SOTTO GIOVANNI
PAOLO II
A due giorni dalla sua elezione,
Papa Benedetto XVI ha proceduto oggi alle prime nomine del suo Pontificato
confermando tutti gli incarichi della Curia Romana operanti prima della
scomparsa di Giovanni Paolo II.
Ha così nominato segretario di
Stato il cardinale Angelo Sodano: la sua carica era decaduta nel periodo della
Sede Vacante. Il cardinale Sodano ha 77 anni e ricopre questo ruolo dal giugno
del 1991.
Benedetto XVI ha poi confermato,
“donec aliter provideatur”, cioè fino a che non si provveda altrimenti, i
cardinali, e gli arcivescovi capi dei Dicasteri della Curia Romana ed il
presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano,
il cardinale Edmund Casimir Szoka.
Il Santo Padre ha inoltre
confermato sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato
l’arcivescovo Leonardo Sandri, e segretario per i Rapporti con gli Stati l’arcivescovo
Giovanni Lajolo. Infine ha confermato, per il quinquennio in corso, i segretari
dei Dicasteri della Curia Romana.
CON I
CARDINALI E LA STAMPA I PROSSIMI APPUNTAMENTI DI BENEDETTO XVI,
MENTRE CRESCE L’ATTESA DEI FEDELI PER LA MESSA DI INIZIO
PONTIFICATO, DOMENICA PROSSIMA.
LUNEDI’ POMERIGGIO, IL PAPA RENDERA’ OMAGGIO AL SEPOLCRO
DELL’APOSTOLO PAOLO. IERI, PER IL SANTO PADRE, IL PRIMO BAGNO DI FOLLA FUORI
DAL VATICANO
- Con noi, il cardinale
Castrillón Hoyos -
Primi importanti appuntamenti per
il nuovo Pontefice: domani mattina, Benedetto XVI incontrerà tutti i cardinali
presenti a Roma. Il Papa rivedrà dunque i porporati che martedì scorso lo hanno
eletto Successore di Pietro. Sabato mattina, un momento particolarmente atteso:
l’incontro con i giornalisti e gli operatori della comunicazione sociale, alle
ore 11, nell’Aula Paolo VI. Quindi, domenica 24 aprile, alle ore 10, Benedetto
XVI presiederà la Messa solenne per l’inizio del suo Pontificato, sul sagrato
della Basilica Vaticana. Per questo evento, sono attese centinaia di migliaia
di fedeli da tutto il mondo ed in particolare dalla Germania, terra natale del
Papa. In tale occasione, Benedetto XVI sarà insignito del Pallio petrino e
dell’Anello del Pescatore. Lunedì mattina, poi, il Pontefice riceverà le
delegazioni ufficiali intervenute per la cerimonia di inaugurazione del
Pontificato. Nel pomeriggio di lunedì 25 aprile - alle ore 18.30 - Benedetto
XVI si recherà nella Basilica di San Paolo fuori le Mura “per esprimere il
legame inseparabile della Chiesa di Roma con l’Apostolo delle Genti insieme al
Pescatore di Galilea”. Ieri pomeriggio, intanto, il Santo Padre ha ricevuto il
suo primo abbraccio dei fedeli, fuori dal Vaticano. Ce ne parla Paolo Ondarza:
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Primo
bagno di folla per Benedetto XVI. La notizia della sua uscita dal Vaticano arriva
alle 16.00. Immediatamente i dintorni di Piazza della Città Leonina, dove fino
a pochi giorni fa il Papa ha abitato, si riempiono di gente. Il Santo Padre
entra nella sua ex residenza. Inizia l’attesa della folla e dei tanti
giornalisti.
(acclamazioni)
Arrivano le 19.10: grande
ovazione. Benedetto XVI esce, accarezza e bacia due bimbi francesi: Blandine e
Hubert. Poi saluta con ampi gesti le migliaia di persone, prima di salire
nell’auto che l’aspetta: una Mercedes nera con targa SCV1. Rientra in Vaticano
per la Porta Sant’Anna. Tra gli ex coinquilini del Santo Padre, il cardinale
Castrillón Hoyos, sorpreso da una visita tanto inaspettata:
R. – Era la semplicità del buon vicino che si congeda dai vicini di casa.
E’ stato nel suo appartamento. Forse è l’ultima volta che viene. Avrà fatto le
sue cose normali: guardare le carte, stare lì … Poi ha avuto questo gesto
cordiale di entrare negli appartamenti dei suoi vicini. Non lo immaginavo. Ha
fatto le scale…
Ed è stata forte l’emozione
della gente…
R. – Un pochino l’ho visto,
appena, appena.
R. – I’M COMING FROM…
Vengo dalla Baviera e sono molto
felice di vederlo.
R. – Sì, l’abbiamo visto in
macchina. E‘ stato bellissimo.
R. – Mi è
bastato vedere la spiritualità che trasmetteva.
Ed emozionatissimo si è detto lo
stesso Pontefice che si è rivolto in tono amichevole ad alcuni giornalisti.
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Un altro momento emozionante della giornata di ieri si è
registrato in tarda mattinata, quando il nuovo Papa ha salutato i suoi ex
collaboratori, negli Uffici della Congregazione per la Dottrina della Fede. A
loro, Benedetto XVI ha confessato il proprio stupore per l’elezione al soglio
di Pietro:
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Cari
amici, ancora non posso credere di stare adesso in un altro posto. Sì è realizzato
quanto il Signore ha detto a Pietro: “Tu sei guidato dove non volevi andare”.
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GRANDE ATTENZIONE DA
PARTE DI TUTTI AL PRIMO DISCORSO DI BENEDETTO XVI,
IERI MATTINA NELLA CAPPELLA SISTINA ALLA MESSA
CONCLUSIVA DEL CONCLAVE. ATTUAZIONE DEL CONCILIO VATICANO II, IMPEGNO
ECUMENICO, DIALOGO “APERTO
E SINCERO” CON NON CREDENTI O CREDENTI DI ALTRE
FEDI,
TRA I TANTI TEMI TOCCATI
- Intervista con Giorgio Rumi -
Grande
attenzione di tutti al primo discorso da Pontefice pronunciato ieri da Papa Benedetto
XVI al termine della Messa conclusiva del Conclave. Un discorso pronunciato
nella stessa lingua in cui tradizionalmente il neo eletto celebra la Messa
nella Cappella Sistina, e cioè in latino. Un’ampia panoramica di temi che
prende il via con una personalissima espressione di “contrastanti sentimenti”:
umano turbamento e senso di gratitudine a Dio. Una consapevolezza di base: il
Signore “mi ha voluto pietra su cui tutti possano poggiare con sicurezza”. Poi,
l’annuncio semplice ma deciso delle strade da percorrere quale successore di
Pietro: la prosecuzione dell’attuazione del Concilio Vaticano II; l’impegno ecumenico;
il dialogo “aperto e sincero” con le altre religioni, con chi non crede e con altre
civiltà. Il tutto sottolineando che il Pontificato inizia nell’Anno
dell’Eucaristia e invocando la materna intercessione di Maria. Ma per tornare a
riflettere sui contenuti del discorso di Benedetto XVI, ieri nella Cappella
Sistina, Fausta Speranza ha intervistato lo storico Giorgio Rumi:
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R. – Il punto centrale non è
continuità o discontinuità; è vedere che cosa dice questo Papa. Ho trovato una
rivendicazione forte dell’Eucaristia come centro della vita religiosa, ho
trovato un messaggio, se pur breve, nell’equilibrio del discorso, al clero, ai
preti, che devono essere rinfrancati nell’esercizio della loro missione; ho
trovato un riferimento ai giovani; ho trovato quello all’ecumenismo: ecumenismo
che è dialogo ma dialogo da parte di soggetti forti, cioè soggetti che hanno un
forte senso dell’identità, ecco. La Chiesa di Ratzinger è una Chiesa che sa chi
è. L’interlocutore sa con chi parla. Oltre ad una certa serenità, oltre ad una
– oserei dire anche – una certa affettuosità, una dolcezza che mi ha fatto
piacere.
D. – Un richiamo forte, una
ferma volontà di proseguire l’attuazione del Concilio Vaticano II. Che cosa
l’ha colpita di più: l’espressione ‘comunione collegiale’, oppure il fatto che
i documenti conciliari sono particolarmente pertinenti in rapporto alle nuove istanze
ed alla società globalizzata – espressioni tutte di Benedetto XVI?
R. –‘Comunione collegiale’ è
un’espressione molto bella, cioè non è la collegialità dei manager di
un’azienda, di un partito, di un’associazione o di un movimento; è una cosa
speciale dello stile romano-cattolico, ecco. E anche qui c’è anche l’idea di
quello che unisce i ‘collegianti’, diciamo così. E questo è molto importante. E
poi, la fiducia serena nel Concilio Vaticano di cui anche lui è stato
protagonista e che serve come passo avanti nel cammino della Chiesa.
D. – Professor Rumi, anche con
la semplicità che a volte può cadere nella banalizzazione giornalistica,
possiamo dire che quando Papa Benedetto XVI afferma, in particolare per
l’ecumenismo: “Non bastano le manifestazioni di buoni sentimenti, occorrono
gesti concreti”: possiamo aspettarci sorprese da questo Papa?
R. – Tante sorprese! Soprattutto
per chi ha quest’immagine conservatrice. Cioè: fatti, non parole, non
sentimenti!
D. – Professor Rumi, c’è
l’affettuoso abbraccio ai giovani e l’appuntamento a Colonia per quest’estate,
alla Giornata mondiale della Gioventù. Che ci dice a proposito?
R. – Molto importante, non
poteva mancare visti anche gli impressionanti funerali di Giovanni Paolo II; è
anche, in un certo senso, una sfida, una sfida ad esserci, a partecipare alla
vita della Chiesa, a non – come dire – buttarla sull’effimero, sulle emozioni,
su luoghi comuni e slogan che si sono ripetuti negli ultimi tempi. Ci invita ad
esserci nella Chiesa, appunto ad essere fedeli, leali, a partecipare e anche a
voler bene a Cristo in modo non effimero.
D. – Tanti i riferimenti
affettuosi, significativi a Giovanni Paolo II. Anche quel personale “sento la
sua voce che mi dice: non avere paura!” e “sento la stretta della sua mano forte”.
Ecco, però vorrei sottolineare il riferimento ai funerali di Giovanni Paolo II,
quando Benedetto XVI ha detto che l’intensa partecipazione è sembrata a molti
una corale richiesta d’aiuto da parte dell’umanità che, turbata da incertezze e
timori, si interroga sul suo futuro ...
R. – Sì. E’ un punto molto
importante, direi, nell’economia del discorso e probabilmente nel suo – se
posso usare questo termine – “progetto papale”. Quest’idea che il mondo abbia
bisogno della Chiesa e non solo la Chiesa sia alla rincorsa del mondo,
adattandosi, cosa su cui forse tanta cultura ha troppo insistito. L’idea è che
la Chiesa ha un tesoro di verità, di esperienza a cui il mondo possa
fruttuosamente attingere. Come dire: “Noi siamo qui. Ci siamo. Siamo a tua
disposizione. Ti vogliamo bene”. E’ molto bello, direi ...
D. – Professor Rumi, è un
accenno semplice, nel discorso di Benedetto XVI, nel primo che ha pronunciato
ieri, quello all’impegno dei cristiani a cooperare per un “autentico sviluppo
sociale, rispettoso della dignità di ogni essere umano”. E poi, ha nominato
anche i poveri e i piccoli. Ecco, un accenno: però, vogliamo dare spazio a
questo?
R. – Mi pare che in questo stile
papale, fatto anche di semplicità e di bonarietà, ora ci sia molta forza e
molta convinzione e, quando dice, non ha bisogno di calcare la mano, ripetere
retoricamente questa faccenda del sottosviluppo, della povertà: lo sappiamo; la
Chiesa vuole esserci, la Chiesa si propone per il ruolo che può svolgere con
umiltà, ma come fanno tanti, che si dedicano nella quotidianità, ai poveri e
agli umili e ai piccoli e agli ultimi. Lo dice, lo afferma e siamo sicuri che
lo farà. Non ha bisogno di gonfiamenti retorici.
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“NON DOBBIAMO PERDERE DIO DI VISTA SE VOGLIAMO CHE
LA DIGNITA’ UMANA
NON SPARISCA”. L’AFFERMAZIONE DEL FUTURO BENEDETTO
XVI CONTENUTA NEL SUO INTERVENTO DEL PRIMO APRILE SCORSO, A SUBIACO, IL GIORNO
PRECEDENTE
ALLA MORTE DI GIOVANNI PAOLO II
- Servizio di Alessandro De Carolis -
Il primo aprile di quest’anno,
ventiquattr’ore prima della morte di Giovanni Paolo II, il suo futuro
successore si trovava a Subiaco per ricevere una onorificenza, in quella
“culla” benedettina che ha in parte ispirato il nome del nuovo Papa. In quella
circostanza, l’allora cardinale Ratzinger, ricevendo il “Premio San Benedetto
per la promozione della Famiglia in Europa”, ha tenuto una “lectio magistralis”
sui motivi che hanno portato all’esclusione, nella Costituzione europea, del
riconoscimento delle radici cristiane, in rapporto al prepotente affermarsi del
pensiero relativistico. Alessandro De Carolis offre nel suo servizio una
sintesi di quell’intervento:
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“Nel dibattito intorno alla
definizione dell’Europa, intorno alla sua nuova forma politica, non si gioca una
qualche nostalgica battaglia ‘di retroguardia’ della storia, ma piuttosto una
grande responsabilità per l’umanità di oggi”. L’affermazione di Benedetto XVI -
nella sua lunga disamina di Subiaco, svolta ancora nelle vesti di cardinale –
fa da cerniera tra l’introduzione dell’intervento e l’analisi successiva.
All’inizio, il futuro Pontefice mette in chiaro come i grandi mali del mondo
contemporaneo – dalla fame al terrorismo, dallo scontro fra le culture alle
sperequazioni nella distribuzione dei beni della terra – siano il frutto di un
“dominio” sempre crescente dell’uomo sulla materia, cresciuto nell’ultimo secolo
alla pari del “suo potere di distruzione”. Un uomo brillante, acuto, giunto
ormai “a decifrare – constata – le componenti dell’essere umano”, al punto che
la creatura-uomo non viene più al mondo “come dono del Creatore” ma come “prodotto”
selezionato dall’uomo stesso, grazie alle sue acquisite “capacità di automanipolazione”.
Ma a fronte di questa crescita tecno-scientifica, osserva, “la forza morale non
è cresciuta assieme allo sviluppo della scienza”, ed è in questo squilibrio
“tra possibilità tecniche ed energia morale” che c’è “il vero, più grave
pericolo” del mondo di oggi.
Nel segno di questo stesso
squilibrio, si sono incrociate le due culture prevalenti europee: cristianesimo
ed illuminismo. Oggi, in Europa e in Occidente, si è affermato un generico
“moralismo” - basato su parole-chiave come giustizia, pace, conservazione del
creato – che attiene più alla sfera politico-sociale che non a quella religiosa
e spirituale in senso pieno. Da questo travisamento, dove a Dio si
sostituiscono le “grandi parole” che si “prestano a qualsiasi abuso”, risalgono
le conseguenze che hanno portato al misconoscimento del contributo del Vangelo
alla crescita dell’Europa. Il razionalismo sviluppatosi tra i suoi confini
all’epoca dei Lumi ha prodotto, per paradosso, che il continente dove il
cristianesimo “ha trovato la sua forma più efficace”, abbia generato anche le
più forti contraddizioni al suo messaggio. La cultura illuminista, afferma
l’intervento dell’allora cardinale Ratzinger, è in sostanza definita dai
diritti di libertà. Ma tale libertà, obietta, viene dilatata a tal punto da
essere l’unico valore di riferimento, incontestabile: in altre parole, un dogma,
analogo a quelli che il relativismo vorrebbe eliminare.
Non è sufficiente, asserisce,
che l’art. 52 della Costituzione europea garantisca pari diritti a tutte le
Chiese: ciò attiene al compromesso politico, non è un riconoscimento storico di
quanto esse abbiano fatto per l’Europa. E nemmeno convince l’affermazione che
la menzione delle radici cristiane possa offendere qualcuno “Chi verrebbe
offeso?”, si chiede il futuro Papa. Non certo i musulmani, che si sentono
piuttosto minacciati dal “secolarismo” occidentale che nega le proprie radici,
né tanto meno gli ebrei, giacché le loro radici e quelle cristiane “risalgono
al Monte Sion”. Considerare “morte” le radici del passato, che pure hanno
storicamente forgiato l’Europa, fa sì che nella nuova identità del continente,
“determinata esclusivamente dalla cultura illuminista”, Dio “non c’entri niente
con la vita pubblica e con le basi dello Stato”. Questa “confusa ideologia
della libertà – è la considerazione del relatore – conduce ad un dogmatismo che
si sta rivelando sempre più ostile verso la libertà”.
“Il relativismo che costituisce
il punto di partenza di tutto questo – è una delle considerazioni centrali di
tutta la riflessione – diventa così un dogmatismo che si crede in possesso
della definitiva conoscenza della ragione, ed in diritto di considerare tutto
il resto soltanto come uno stadio dell’umanità in fondo superato e che può
essere adeguatamente relativizzato. In realtà, ciò significa che abbiamo
bisogno di radici per sopravvivere e che non dobbiamo perdere Dio di vista, se
vogliamo che la dignità umana non sparisca”. Anche se ciò non vuol dire,
conclude Benedetto XVI, rifiutare l’illuminismo e la modernità, giacché viene
dal Concilio Vaticano II il riconoscimento della “profonda corrispondenza” tra
le due culture e l’invito “ad arrivare ad una vera conciliazione tra Chiesa e
modernità, che è il più grande patrimonio da tutelare da entrambe le parti”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina l’articolo di Andrea Riccardi dal titolo “Il nome di Benedetto
radice di fede, cultura e civiltà”.
Sempre
in prima in evidenza il titolo “Un grande popolo abbraccia il Papa”.
La
rassegna della stampa internazionale.
Le
reazioni in Germania e negli altri Paesi all’elezione di Benedetto XVI.
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21 aprile 2005
“SARA’ UN GRANDE PONTIFICATO,
CHE FARA’ STORIA”.
COSI’ IL CARDINALE ROBERTO TUCCI SUL NUOVO PAPA,
BENEDETTO XVI
- L’intervista di Rosario Tronnolone -
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R. – Benedetto XVI è un
uomo che scrive e parla molto bene, con una grande cultura, che si sente, ma
che non fa pesare. E’ una cultura non solo teologica, conosce molto bene il
pensiero moderno, e poi traspare sempre nella sua, chiamiamola catechesi di
alto livello, una profonda spiritualità. A me è piaciuto molto e ho riletto più
volte il suo libro “Introduzione al cristianesimo”, e altri libri più recenti
molto interessanti. Credo anche di aver capito, quando si parlava del suo desiderio
di essere messo a riposo, che il suo grande desiderio era quello di potersi
dedicare completamente alla ricerca di un linguaggio nuovo, perché più di una
volta ha detto che noi dovremmo saper dire con un linguaggio nuovo, più adatto
all’uomo moderno, le antiche e solide, salde verità della fede. Credo che già
“Introduzione al cristianesimo” seguisse questa linea, ma si vede che voleva
fare qualcosa di più adatto all’uomo moderno.
D. – A proposito della sua
capacità di dialogare con il mondo laico?
R. – Abbiamo avuto degli esempi.
Il suo colloquio con Habermas, con Galli della Loggia, con il presidente del
Senato, Marcello Pera. Ha una grande capacità di dialogare, perché è un uomo
sereno, estremamente colto e intelligente, ma sereno e pacato sempre nei colloqui.
Anche quando ho parlato con lui l’ho trovato sempre di una grande serenità,
irradia serenità. E’ molto pacato nella conversazione, fermo nei principi, ma
capace di comprendere l’altro, di ascoltare e quando risponde tiene conto di
quello che ha sentito, anche se non lo condivide pienamente e in un certo senso
arricchisce il suo stesso pensiero nella risposta che dà, ferma nei principi,
ma capace di modulare la risposta in modo che qualche cosa passi nel suo
interlocutore.
D. – Lei prima faceva
riferimento ai libri scritti dal nuovo Papa, quando era ancora cardinale.
Questo, forse, può ingenerare il pericolo di dare l’impressione di conoscere
già le linee di quello che sarà il suo Pontificato?
R. – Non credo. Credo che avremo
sorprese.Credo che sarà un grande pontificato, che farà storia. Questo perché
quando un uomo di spessore culturale e soprattutto di profondo spessore
religioso e spirituale viene elevato alla somma autorità nella Chiesa, alla successione
di Pietro, credo che si sviluppino in lui delle potenzialità che c’erano, ma
che non erano ancora pienamente manifeste neppure nei libri scritti finora.
Quindi c’è un’assunzione di responsabilità che trasforma in un certo senso
l’uomo e lo rende capace di esprimere delle potenzialità che prima erano
rimaste non del tutto ignote, sconosciute, ma non ancora espresse pienamente.
Questo, certamente, è il caso per esempio di Giovanni XXIII, ma anche di
Giovanni Paolo II. Non vedo perché non si debba pensare questo anche di questo
Papa, anzi direi ancora di più.
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L’UMANITA’ DI BENEDETTO
XVI TESTIMONIATA AI NOSTRI MICROFONI
DAL
GIORNALISTA E SCRITTORE VITTORIO MESSORI,
CHE CON IL
PAPA SCRISSE, NEL 1985, IL LIBRO RAPPORTO SULLA FEDE
Con i
primi discorsi e i primi incontri pubblici, i fedeli di tutto il mondo cominciano
a conoscere meglio la personalità del nuovo Pontefice, che, da cardinale, ha
retto per oltre 23 anni il dicastero vaticano per la Dottrina della Fede. Tra
quanti conoscono bene, e da tempo, Benedetto XVI c’è sicuramente il giornalista
e scrittore Vittorio Messori, che con il cardinale Ratzinger scrisse nel 1985
il libro-colloquio “Rapporto sulla fede”. Alessandro Gisotti ha chiesto a
Vittorio Messori una sua personale testimonianza sulla figura di Papa Joseph
Ratzinger:
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R. – Conoscendo Joseph Ratzinger
ormai da 25 anni, avendo fatto con lui un libro e soprattutto, quel libro è
stato l’inizio di un’amicizia, di una frequentazione, ho cercato di rovesciare
i cliché e le leggende nere che su di lui sono state create. Quest’uomo è
sempre stato dipinto da una certa stampa al contrario di quanto è. Joseph Ratzinger,
in realtà, è una delle persone più miti, accoglienti, cordiali, rispettose che
mi sia capitato di incontrare. Non ha nulla a che fare con le immagini di
grande inquisitore o sciocchezze di questo tipo. Certo, lo stile di Joseph
Ratzinger è diverso da quello di Karol Wojtyla – grazie a Dio! – perché ciascun
uomo porta il suo temperamento, il suo carattere sulla sede pontificia.
Ratzinger, come uomo di pensiero, come studioso, come professore, è certamente
portato alla meditazione, alla riflessione e direi che, in qualche modo, è
anche contrassegnato da una certa timidezza. Una timidezza che si è vista e mi
ha molto commosso nella prima apparizione alla Loggia delle Benedizioni. Credo
che la gente lo abbia capito. Ho ricevuto molti messaggi di persone che mi
dicevano che sono rimaste commosse più che dalle poche parole, dall’espressione
buona, comprensiva e generosa degli occhi. Più la gente lo conoscerà, più
accorrerà attorno a lui e non solo lo apprezzerà ma gli vorrà bene.
D. – Pur riconoscendo la
differenza nella personalità, molti fedeli percepiscono una continuità umana e
spirituale molto forte fra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. E’ una sensazione
che lei condivide?
R. – Certamente. Non
dimentichiamo che il cardinale Ratzinger ha presentato più e più volte le
dimissioni a Giovanni Paolo II e il Papa le ha sempre respinte. Le ha respinte
con un atto – in fondo – di santo e di sacro egoismo, perché Giovanni Paolo II
sapeva bene quanto il cardinal Ratzinger fosse prezioso alla Chiesa e il
cardinale Ratzinger ha accettato questa missione nonostante la sua vera
vocazione sarebbe stata quella di ritornare agli studi, di poter terminare un
paio di libri ai quali tiene molto. Il fatto, quindi, che Giovanni Paolo II non
abbia mai voluto privarsi, fino alla fine, dell’aiuto, del sostegno anche intellettuale,
ma anche umano, morale del cardinale Ratzinger, la dice lunga sulla sintonia
tra i due uomini. Direi che la sintonia sul piano del pensiero, per esempio, è
sempre stata totale. E direi che, in qualche modo, in fondo la cattolicità
della Chiesa ha fatto sì che fosse così fruttuosa e così affettuosa la
collaborazione tra un polacco ed un tedesco. Sappiamo bene come tra Germania e
Polonia i rapporti non siano mai stati facili, eppure un tedesco e un polacco
nel nome della Chiesa hanno saputo non solo convivere, ma anche sorreggersi a
vicenda come questi due grandi uomini.
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LE REAZIONI IN IRAQ
ALL’ELEZIONE DI BENEDETTO XVI
- Intervista con mons. Fernando Filoni -
L’elezione di Benedetto XVI ha
suscitato viva gioia anche nel tormentato Iraq. Roberto Piermarini ha raccolto
il commento di mons. Fernando Filoni, nunzio apostolico nel Paese del Golfo:
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R. –
Immediatamente, appena si è sparsa la notizia, tutte le campane hanno suonato a
distesa. Sembrava di non essere in un Paese islamico, ma lì in Piazza San
Pietro. Tutti i cristiani, quindi, hanno avuto la possibilità, subito, di
sapere che era stato eletto il nuovo Papa e in questo modo hanno manifestato la
loro gioia.
D. – Come è stato accolto anche
il nome che ha scelto il cardinale Ratzinger, Benedetto XVI?
R. – Qui in
Iraq il nome non era del tutto ignoto, almeno per coloro che hanno un po’ di
memoria storica. Ricordano che Benedetto XV aveva voluto creare proprio nella sede
della delegazione apostolica a Mossul un orfanotrofio, dove lui manteneva i bambini
che erano figli di martiri, di persone che erano state uccise, cristiani,
proprio durante la Prima Guerra Mondiale e che erano state vittime delle
atrocità dei turchi. Questo naturalmente ha fatto ricordare che c’è quasi un
legame tra questo nome di Benedetto XV e il nuovo Papa, Benedetto XVI. L’Iraq,
quindi, guarda a questo nome come ad una benedizione.
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AL VIA IERI IL XII
SEMINARIO INTERNAZIONALE DEI CAPPELLANI CATTOLICI
E DEGLI
OPERATORI PASTORALI DELL’AVIAZIONE CIVILE
-
Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto -
Si concluderà il prossimo 24 aprile a Roma il XII Seminario Internazionale
dei Cappellani Cattolici e degli Operatori Pastorali dell’Aviazione Civile,
organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli
Itineranti. L’incontro è stato aperto ieri mattina dall’arcivescovo Agostino
Marchetto, segretario del Dicastero Pontificio, che, al microfono di Giovanni
Peduto, illustra la realtà delle Cappellanie cattoliche nei principali
aeroporti internazionali:
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R. –
Nel mondo possiamo contare su 90 cappelle cattoliche d’aeroporto, nelle quali
operano 117 cappellani, presbiteri o diaconi permanenti, aiutati anche da laici
generosi. Lo stesso Giovanni Paolo II, durante i suoi numerosi viaggi
apostolici, ha incontrato molti di loro e si è fermato a pregare in alcune cappelle.
E’ ancora vivo, per esempio, il ricordo della sua visita all’aeroporto di
Roma-Fiumicino, nel dicembre del 1991. In quell’occasione il compianto
Pontefice sottolineò l’importanza della cappella, definendola “il cuore
dell’aeroporto” e mise in risalto, in essa, la presenza del sacerdote, il cui ministero
può così riassumersi: presenza, testimonianza e proclamazione. C’è da
sottolineare altresì che il servizio del cappellano d’aeroporto non è facile ed
è spesso segnato dalla solitudine.
D. –
Il tema scelto per questo Seminario è l’Eucaristia, fonte e culmine della
missione della Chiesa. Perché?
R. –
Gli aeroporti, essendo luoghi di incontro tra gente di cultura e religione differenti,
possono essere considerati dalla Chiesa come un nuovo areopago, ove si attesta
la presenza di Dio e si proclama il suo amore per tutti gli uomini, i popoli e
tutte le razze. Il cappellano cattolico si avvale quindi di ogni forma di
assistenza pastorale, cioè l’accoglienza, il dialogo, l’ascolto, l’annuncio e
l’aiuto concreto, per ricordare anzitutto alla comunità di lavoro aeroportuale,
ma anche ai viaggiatori, fondamentali verità di fede (è il Kerigma).
Orbene, momento privilegiato per manifestare tale presenza dell’amore di Dio è,
e rimane sempre, la celebrazione dell’Eucaristia, fondamentale per la vita di
ogni comunità, anche di quella aeroportuale. Essa la nutre, la plasma e la edifica.
L’Eucaristia fa, infatti, la Chiesa, anche se “è fatta” della Chiesa.
Dall’Eucaristia, poi, anche il cappellano trae forza e slancio per il suo
difficile ministero aeroportuale. C’è pure da ricordare che questo Seminario si
celebra nell’Anno dell’Eucaristia, voluto dal Papa Giovanni Paolo II, per cui
la scelta del tema è stata naturale e soprannaturale ed è ora un tributo di
amore per quel compianto Pontefice.
D. –
Quali altri temi o argomenti vi saranno trattati?
R. –
Oltre l’ecumenismo e il dialogo interreligioso – temi sempre attuali nel
ministero aeroportuale aperto ai 4 venti – si studierà altresì il Diaconato
permanente, vale a dire quel ministero che diventa sempre più frequente negli
aeroporti, anche per la mancanza di sacerdoti che colpisce molte Chiese particolari.
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21 aprile 2005
BENEDETTO XVI AUSPICA SEGNI CONCRETI SUL CAMMINO
ECUMENICO
E NEL DIALOGO
INTERRELIGIOSO
LE SPERANZE DI RINNOVATO
DIALOGO ESPRESSE DAI LEADER
DI DIVERSE CONFESSIONI CRISTIANE E DI ALTRE RELIGIONI
- Servizio di Roberta
Gisotti -
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“Lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della piena e
visibile unità di tutti i seguaci di Cristo”: è l’“impegno primario” che Papa
Benedetto XVI ha preso ieri davanti al mondo nella sua prima Messa, sulla
cattedra di Pietro. E incoraggianti segnali per realizzare quei “gesti concreti
che entrino negli animi e smuovano le coscienze” – come ha sottolineato il
Santo Padre – arrivano già da vari leader di diverse confessioni cristiane e di
altre religioni.
Il Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, è certo che Benedetto XVI,
“vorrà continuare” nel dialogo, ben conoscendo “il valore che rappresenta il
bene dell’unità e della collaborazione a favore della pace nell’ambito della
cristianità in Europa e nel resto del mondo”. Parole augurali anche dal primate
della Chiesa ortodossa bulgara, il Patriarca Maxim, perché Benedetto XVI possa
“consolidare la pace e la giustizia nel mondo” e “diffondere l’amore tra gli
uomini”, così pure il portavoce della Chiesa ortodossa romena, Costel Stoica,
ha salutato il nuovo Pontefice, profondo conoscitore della Chiesa orientale.
“Una scelta saggia”, ha commentato il Patriarca romeno Daniel; “Un teologo
eminente”, secondo l’arcivescovo Amfilohije, della Chiesa ortodossa serba.
Sul
fronte protestante, le congratulazioni del Primate anglicano, l’arcivescovo di
Canterbury, Rowan Williams: “Non vedo l’ora di incontrare il Papa – ha detto –
e di lavorare insieme a lui … nello stesso momento in cui puntiamo a promuovere
una comprensione condivisa fra le nostre Chiese”. E dalla Germania, le
felicitazioni del vescovo luterano di Ratisbona, Hans-Martin Weiss: “Tutti i bavaresi
sono fieri”.
Buoni
auspici anche dal mondo ebraico, verso “una personalità carica di saggezza e dottrina”,
ha dichiarato il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. Del resto, “i rapporti
tra ebrei e cattolici non sono mai stati cosi buoni”, ha sottolineato il premio
Nobel per la pace, Elie Wiesel, rimarcando la vicinanza e “la sintonia
perfetta” di Papa Wojtyla con l’allora cardinale Ratzinger, colui che “ha fornito
il sostegno teologico alla decisione di Giovanni Paolo II di allacciare
relazioni con Israele”, ha aggiunto Israel Singer, presidente del Congresso
ebraico mondiale.
In campo islamico, tante le manifestazioni di favore, da parte della Lega
araba, del Consiglio per gli Affari islamici e di singole personalità religiose,
come lo Ayatollah sciita di Beirut, Mohammed Fadlallah, sicuro che il nuovo
Papa continuerà il dialogo con i musulmani ed “avrà grande attenzione al
bisogno di giustizia e legalità che viene dal Medio Oriente”.
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UCCISO
DALLA FOLLA IN PAKISTAN UN UOMO,
RESPONSABILE
DI AVER BRUCIATO IL CORANO. GLI INQUIRENTI INDAGANO
PER
ARRESTARE GLI AUTORI DELLA TERRIBILE AZIONE
PESHAWAR.
= Lo scorso 19 aprile a Cherat, a circa 25 chilometri da Peshawar, è stato
barbaramente ucciso un pakistano, accusato di aver bruciato il Corano. L’uomo,
Ashiq Nabi, 30 anni, ha infranto la severa legge sulla blasfemia, vigente in
Pakistan dal 1986. La normativa punisce duramente chi insulta il profeta
Mohammad. Nonostante abbia cercato di nascondersi, Nabi è stato rincorso dalla
folla irata che prima ha tentato di lapidarlo e poi l’ha ucciso a colpi di arma
da fuoco. Gli stessi familiari e vicini di casa dell’accusato lo avevano
denunciato alla polizia per l’accaduto, ma gli agenti non sono riusciti a
mettergli le manette ai polsi, perché la folla l’ha giustiziato prima del loro
arrivo. Adesso le forze dell’ordine stanno indagando per rintracciare i
responsabili dell’aggressione e l’omicida. Il presidente pakistano, Pervez
Musharraf, nell’aprile del 2000 aveva annunciato che sarebbero state apportate
delle modifiche alla legge sulla blasfemia. Gli emendamenti, tuttavia, furono
ritirati nel maggio successivo per la forte pressione del popolo e degli ulema,
gli eruditi islamici. (M.V.S.)
SINGOLARE MARCIA IN
PERU’ PER RICORDARE LE VITTIME
DELLA “GUERRA SPORCA”.
DUE UOMINI E UNA DONNA PERCORRERANNO
2200 CHILOMETRI,
ATTRAVERSO LE ANDE, IN ONORE DELLE OLTRE 69.000 VITTIME
REGISTRATE NEL VENTENNIO
1980-2000
LIMA. = Il
prossimo primo maggio tre peruviani daranno il via ad una marcia per onorare la memoria delle vittime della
cosiddetta “guerra sporca” del ventennio 1980-2000. I tre, due uomini e una
donna, seguiranno i passi dei messaggeri Inca, chiamati “Chasquis”, e
percorreranno 2.200 chilometri attraverso le vette delle Ande. “Camminerò
pensando ai miei parenti che ho perso quando avevo solo due anni”: ha detto
Nilo de Guzmán, 20 anni, uno dei tre peruviani della singolare spedizione.
Nino, riferisce l’agenzia Misna, ha raccontato che ad un posto di blocco i suoi
genitori vennero prelevati da soldati, che li accusarono di collaborazionismo
con la guerriglia. Il 28 agosto 2003, la “Commissione per la verità e la
riconciliazione” ha rivelato al Paese che le vittime della “guerra sporca”
furono oltre 69.000, tra morti e desaparecidos,
il 54 per cento dei quali da ascrivere al movimento armato di ispirazione
maoista “Sendero Luminoso”. I dati resi noti superano di oltre il 60 per cento
le stime delle organizzazioni umanitarie e dello stesso governo peruviano.
(B.C.)
“I GIOVANI E LA
DIMENSIONE MISSIONARIA DELLA CHIESA”: E’ IL TEMA CHE
ACCOMPAGNERA’ IL
PROSSIMO INCONTRO PER RAGAZZI ORGANIZZATO IN SPAGNA
DALLE POM E DALLA
COMMISSIONE EPISCOPALE DELLE MISSIONI.
NEL PAESE, CIRCA 10.000
GIOVANI VIVONO OGNI ANNO,
DURANTE LE FERIE ESTIVE,
UN’ESPERIENZA IN TERRA DI MISSIONE
MADRID.
= Le Pontificie Opere Missionarie (POM) della Spagna e la Commissione episcopale
delle Missioni hanno organizzato, dal 22 al 24 aprile prossimi, un nuovo
incontro missionario per i ragazzi, sul tema “I giovani e la dimensione missionaria
della Chiesa”. In Spagna, ogni anno, circa 10.000 giovani vivono un’esperienza
missionaria durante le ferie estive, ha spiegato all’agenzia Fides padre Juan
Martínez, collaboratore della Commissione Episcopale delle Missioni e delle POM
della Spagna, ed è proprio in questo contesto che lo scorso anno ha preso corpo
l’iniziativa. “In Spagna – ha aggiunto
il sacerdote – si realizzano molte iniziative missionarie ed esistono molti
gruppi ed associazioni con questo fine, segno che il tema della missione
interessa ed attira i giovani”. L’incontro è diretto specialmente ai ragazzi
che si preparano ad andare in territorio di missione come volontari e ai
giovani interessati alla formazione ed alla vita missionaria. Obiettivi
dell’incontro: scambiare le esperienze sulla preparazione che stanno facendo i
giovani; approfondire la dimensione universale ed ecclesiale della cooperazione
missionaria e riflettere sulla formazione missionaria dei giovani. (B.C.)
LUCCA OSPITA IL SECONDO FORUM DELLA SOLIDARIETA’.
DAL 22 AL 25 APRILE
SI CONFRONTERANNO SU QUESTO TEMA I RAPPRESENTANTI
DELLE
ASSOCIAZIONI DI COOPERAZIONE PREVENIENTI DA TUTTO
IL MONDO
LUCCA.
= Si terrà dal 22 al 25 aprile prossimi, al Palazzo Ducale di Lucca, la seconda
edizione del Forum della solidarietà. L’evento, organizzato dalla Provincia e
dalle associazioni di cooperazione internazionale, ha per tema “L’altro visto
con i suoi occhi, incontri tra dignità”. Molti gli ospiti previsti, che in
queste ore stanno raggiungendo Lucca da tutto il mondo. A portare la loro
testimonianza, saranno i 27 rappresentanti delle associazioni partner,
provenienti da 14 Paesi diversi. L’obiettivo comune alla base di questa
iniziativa è quello di discutere sul futuro delle azioni di cooperazione e
sulla situazione dei diritti umani nel mondo. Il Forum della Solidarietà della
Provincia di Lucca coinvolgerà attivamente più di 37 associazioni di
solidarietà, 40 scuole e 9 Comuni. (M.V.S.)
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21 aprile 2005
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A cura di Amedeo Lomonaco -
Crisi di governo in Italia: dopo le dimissioni di ieri del
premier Berlusconi, il presidente Ciampi ha avviato stamani le consultazioni
incontrando i presidenti di Camera e Senato, Casini e Pera. A
partire dalle 17, Ciampi incontrerà le delegazioni del centrosinistra. Dopo le
19 è previsto invece l’arrivo al Quirinale dei gruppi di centrodestra. Nel
futuro politico italiano si prospettano adesso due opzioni: o una maggioranza
ricostituita o le elezioni anticipate. Il nostro servizio:
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Il secondo governo presieduto dal premier Silvio
Berlusconi, il più lungo della storia della Repubblica, è durato 1.422 giorni.
Il primo ministro ha rassegnato ieri sera le dimissioni al presidente Ciampi
aprendo formalmente la crisi di governo. Il capo di Stato italiano ha
avviato questa mattina, alle 9.30, le consultazioni per la formazione del nuovo
esecutivo incontrando i presidenti di Camera e Senato. Nel centrodestra si
lavora per trovare un’intesa e formare un nuovo governo. Uscendo dal Quirinale
il presidente della Camera Pierferdinando Casini ha detto che non ci sarà alcun
spazio per esecutivi tecnici o istituzionali: o verrà confermata l’attuale
maggioranza, oppure si andrà alle elezioni. “Rispetto ad un galleggiamento,
preferiamo anticipare l’appuntamento con le urne”, ha dichiarato
successivamente il ministro per le Politiche agricole Giovanni Alemanno.
Berlusconi ha parlato di tempi brevi per la composizione della nuova compagine
governativa e attende l’incarico per rilanciare il suo governo fino alla scadenza
della legislatura. In realtà, come ammettono gli stretti collaboratori del
premier, il raggiungimento di un’intesa tra i partiti del centrodestra è minato
da almeno due punti cruciali da sciogliere: la scelta del nuovo ministro per il
dicastero delle Riforme, che la Lega non vuole cedere, e l’eventuale
coinvolgimento del segretario dell’UDC, Marco Follini, nell’esecutivo. Le
reazioni di maggioranza e opposizione alle dimissioni di Berlusconi sono state
convergenti: Follini ha parlato di “gesto apprezzabile”, il ministro degli
Esteri Gianfranco Fini ha detto che la decisione del premier è “ottima”. Per il
leader dell’Unione Romano Prodi le dimissioni costituiscono “un atto dovuto”.
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In
Iraq è stato abbattuto un elicottero commerciale. Lo riferiscono fonti
americane aggiungendo che le nove persone a bordo del velivolo sono morte. Il gruppo di Al Zarqawi ha rivendicato,
inoltre, l’attentato di ieri contro il premier uscente Allawi, rimasto indenne
dopo l’esplosione di un’autobomba. Le indagini della polizia hanno portato
all’arresto di un ex ufficiale dell’esercito. La cellula di Al Qaeda in Iraq ha
rivendicato anche un attacco kamikaze condotto stamani nei pressi di Baghdad.
La deflagrazione ha causato la morte di due americani e un australiano.
“Un
arresto totale del terrorismo”. Lo chiede ai palestinesi il primo ministro
israeliano Ariel Sharon quale condizione “imprescindibile” per una ripresa dei
negoziati. In un’intervista rilasciata a Radio Israele, Sharon ha dichiarato
che la situazione è in una “fase delicata”. L’autorità nazionale palestinese –
ha aggiunto il primo ministro israeliano – ha preso delle misure ma non sono
state sufficienti.
Sembra
essersi placata la protesta in Ecuador, dopo le dimissioni del presidente Lucio
Gutiérrez. Gli è subentrato il suo vice, Alfredo Palacio, che ha ordinato
l’arresto del suo predecessore. Gutiérrez ha trovato rifugio nell’am-basciata
brasiliana a Quito. Sentiamo Andrea Sarubbi:
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La svolta, dopo momenti di grande tensione, è arrivata nel
pomeriggio, quando l’esercito ha deciso di ritirarsi dalle strade. E Gutiérrez,
già abbandonato poche ore prima dal capo della polizia, si è trovato solo. Ha
lasciato il palazzo presidenziale in elicottero, per sfuggire alla folla, ed è
atterrato nell’ambasciata brasiliana, dove ha chiesto ed ottenuto asilo.
Agitata anche la nomina di Palacio, che – contestato da una parte
dell’opposizione – ha immediatamente promesso una nuova Assemblea costituente.
Solo l’invito alla calma, da parte delle forze armate, ha posto fine
all’ennesima giornata di sangue: tre i morti di ieri, secondo la Croce rossa,
ed un centinaio i feriti. Ma è ancora presto per parlare di ritorno alla normalità:
proprio stamattina, dalla Lituania, Condoleeza Rice ha rinnovato il duplice invito
degli Stati Uniti: al neopresidente, perché indica subito nuove elezioni; alla
popolazione, perché cessino le violenze.
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Il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, ha
auspicato un cambio di regime in Bielorussia che ha definito “l’ultima
dittatura in Europa”. Anche l’UE auspica un cambio di regime nell’ex
Repubblica sovietica. L’Alto rappresentante per la Politica estera e di
sicurezza dell’UE, Javier Solana, ha sottolineato come sia “venuto il
momento per un cambiamento”. Il ministro degli Esteri russo,
Serghiei Lavrov, ha dichiarato inoltre che il processo di riforme in
Bielorussia non può essere imposto dall’esterno.
Tragedia
in Vietnam: trenta vietnamiti veterani di guerra hanno perso la vita in un
incidente di autobus, mentre erano in viaggio per partecipare alle cerimonie
commemorative del 30.mo anniversario della fine della guerra del Vietnam.
Grave
incidente anche in Colombia dove 21 persone sono morte e 37 sono rimaste ferite
in seguito ad uno scontro tra due autobus a Riohacha, nel nord del Paese. Due
automezzi sono entrati in collisione in una curva, “apparentemente nel corso di
una imprudente manovra di sorpasso effettuata da uno dei due conducenti”, ha
precisato il comandante della polizia stradale locale.
24
morti e più di 80 feriti. E’ il bilancio provvisorio dello scontro tra due
treni nell’ovest dell’India. Secondo fonti della polizia, il numero dei morti
potrebbe salire fino a quindici. La collisione è avvenuta tra un treno
passeggeri e uno merci nel distretto di Vadodara nello Stato di Gujara.
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