RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
110 - Testo della trasmissione di mercoledì 20 aprile 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Ieri, il grande giorno: l’elezione di Benedetto
XVI
Dalla
giovinezza nella cattolica Baviera all’elezione a Successore di Pietro, la vita
di Benedetto XVI nel segno dell’umile servizio a Cristo e alla Chiesa - Le ragioni della scelta del nome Benedetto – La gioia dei fedeli in Piazza San Pietro.
IN PRIMO PIANO:
Autoritratto del nuovo Pontefice
in una intervista del 2001 al cardinale Ratzinger
CHIESA E SOCIETA’:
Gli auspici della comunità internazionale, all’indomani dell’elezione
di Benedetto XVI
In Iraq almeno due morti ed una decina di feriti a Baghdad per tre attentati contro le forze americane e irachene
In Ecuador una persona è
morta negli scontri di ieri sera tra manifestanti e polizia
In Italia Schifani,
capogruppo di Forza Italia al Senato, annuncia: il premier
Berlusconi presenterà oggi pomeriggio le dimissioni al presidente Ciampi.
20 aprile 2005
“ANNUNTIO VOBIS
GAUDIUM MAGNUM: HABEMUS PAPAM!
JOSEPHUM RATZINGER,
QUI SIBI NOMEN IMPOSUIT BENEDICTI XVI”
Benedetto XVI, al secolo Joseph
Ratzinger, è il successore di Giovanni Paolo II. Il nuovo Pontefice della
Chiesa universale, 264.mo Successore di Pietro e ottavo Papa tedesco della
storia, è stato eletto ieri al quarto scrutinio dai cardinali riuniti in
Conclave dal pomeriggio di lunedì scorso. Nella Cappella Sistina, che ha
ospitato una delle elezioni tra le più rapide riportate dagli annali – simile,
nei tempi, a quella di Papa Luciani del 26 agosto ’78 – questa mattina il nuovo
Pontefice ha presieduto la sua prima Messa – celebrata in latino e ripresa
dalle telecamere del Centro Televisivo Vaticano – circondato dai cardinali elettori
e dai ministranti. “Compito del Successore di Pietro è far risplendere la luce
di Cristo, non quella propria ma quella di Cristo”, ha affermato Benedetto XVI
nel lungo discorso pronunciato a conclusione della Messa. Ma molte sono state
le frasi forti e i passaggi densi di significato. Tanti anche i riferimenti a
Giovanni Paolo II e all’impegno di attuazione del Concilio Vaticano II. Il servizio di Fausta Speranza:
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“Giovanni
Paolo II lascia una Chiesa più coraggiosa, più libera, più giovane”. Sono
alcune delle parole che Benedetto XVI dedica al suo prede-cessore:
“Mi
sembra di sentire la sua mano forte che stringe la mia; - spiega - mi sembra di
vedere i suoi occhi sorridenti e di ascoltare le sue parole: ‘Non avere
paura!’”. Anche per questo il nuovo Papa sente di essere sostenuto di fronte
all’“enorme peso della responsabilità” che – dice – “si riversa sulle mie
povere spalle”. E lo sottolinea riconoscendo di avere due sentimenti
contrastanti: “Da una parte un senso di inadeguatezza e di umano turbamento –
riconosce – e dall’altra, una profonda gratitudine a Dio”. Ma spiega che
prevale l’intima riconoscenza per un dono della divina misericordia ed esprime
subito la sua certezza:
“Procul dubio immensa est divina potentia qua
inniti possumus”.
“E’
certamente smisurata la potenza divina su cui posso contare”. E lo fa
spiegando: il Signore “mi ha voluto pietra su cui tutti possano poggiare con
sicurezza”. Si richiama alla ricchezza del Papato di Giovanni Paolo II e a
quello che definisce il “tempo di straordinaria grazia” vissuto da tutti alla
sua morte e con i suoi funerali, un tempo in cui si è percepita – afferma – “la
potenza di Dio che attraverso la sua Chiesa vuole formare di tutti i popoli una
grande famiglia”. E Benedetto XVI illustra il suo impegno quale successore di
Pietro:
“Firmam certamque voluntatem
declamare volumus Concilii Vaticani continuandi exsecutionem”.
“Voglio
affermare con forza la decisa volontà di proseguire nell’impegno di attuazione
del Concilio Vaticano II”. “Ricorrerà proprio quest’anno il 40. mo anniversario della conclusione
dell’Assise conciliare (8 dicembre 1965)”, ricorda Benedetto XVI sottolineando
che col passare degli anni, i Documenti conciliari non hanno perso di
attualità; i loro insegnamenti – aggiunge – si rivelano anzi particolarmente
pertinenti in rapporto alle nuove istanze della Chiesa e della presente società
globalizzata.”
Il
richiamo al Concilio è forte anche quando con un pensiero ai cardinali e ai
vescovi, afferma che “il successore di Pietro e i vescovi successori degli
Apostoli devono essere tra loro strettamente uniti”. Parlando di “comunione
collegiale” spiega che, pur nella diversità dei ruoli e delle funzioni del
Romano Pontefice e dei Vescovi, tale comunione è a servizio della Chiesa e
dell’unità nella fede”. Benedetto XVI ritrova proprio l’espressione “successore
di Pietro” per parlare di sé o, meglio, degli impegni da assumere:
“Impegno
primario” definisce quello di “lavorare senza risparmio di energie alla
ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo”.
“Questa è la sua ambizione, questo il suo impellente dovere”, afferma parlando
in terza persona. Poi spiega di voler “promuovere la causa fondamentale
dell’ecumeni-smo”, sottolineando: “Non bastano le manifestazioni di buoni
sentimenti. Occorrono gesti concreti che entrino negli animi e smuovano le
coscienze, sollecitando ciascuno a quella conversione interiore che è il
presupposto di ogni progresso sulla via dell’ecumenismo”.
E con il
pensiero alle attese di tutti, Benedetto XVI ricorda ancora i funerali di
Giovanni Paolo II quando – sottolinea – “a lui ha guardato con fiducia il mondo
intero. E’ sembrato a molti che quella intensa partecipazione, amplificata sino
ai confini del pianeta dai mezzi di comunicazione sociale, fosse come una
corale richiesta di aiuto rivolta al Papa da parte dell’odierna umanità che,
turbata da incertezze e timori, si interroga sul suo futuro”. E parla di sé e
delle sue responsabilità quando afferma: “Mi rivolgo a tutti, anche a coloro
che seguono altre religioni o che semplicemente cercano una risposta alle
domande fondamentali dell’esistenza e ancora non l’hanno trovata. A tutti mi
rivolgo con semplicità ed affetto, - sottolinea - per assicurare che la Chiesa
vuole continuare a tessere con loro un dialogo aperto e sincero, alla ricerca
del vero bene dell’uomo e della società.”
“Invoco da Dio l’unità e la pace per la famiglia umana – afferma -
e dichiaro la disponibilità di tutti i cattolici a cooperare per un autentico
sviluppo sociale, rispettoso della dignità d’ogni essere umano”. E il suo
impegno si esprime proprio come una promessa quando dice: “Non risparmierò
sforzi e dedizione per proseguire il promettente dialogo avviato dai miei
venerati Predecessori con le diverse civiltà, perché dalla reciproca comprensione
scaturiscano le condizioni di un futuro migliore per tutti.”
“Quadam cum significatione Noster
Pontificatus incohatur, dum peculiarem Annum Eucharistiae dicatum vivit
Ecclesia”.
Ricordando che il Pontificato
“inizia mentre la Chiesa sta vivendo lo speciale Anno dedicato all’Eucaristia”,
Benedetto XVI afferma: “Come non cogliere in questa provvidenziale coincidenza
un elemento che deve caratterizzare il ministero al quale sono stato chiamato?”.
E spiega: “L’Eucaristia, cuore della vita cristiana e sorgente della missione
evangelizzatrice della Chiesa, non può non costituire il centro permanente e la
fonte del servizio petrino che mi è stato affidato”.
Parlando di futuro, il Papa si
rivolge ai giovani che definisce “interlocutori privilegiati del Papa Giovanni
Paolo II”. A loro – aggiunge – “va il mio affettuoso abbraccio nell’attesa, se
piacerà a Dio, di incontrarli a Colonia in occasione della prossima Giornata
Mondiale della Gioventù.” Ed è proprio
una promessa quella che pronuncia dicendo: “Con voi continuerò a dialogare,
ascoltando le vostre attese nell’intento di aiutarvi a incontrare sempre più in
profondità il Cristo vivente”.
A sostegno di questa promessa
invoca la materna intercessione di Maria Santissima, nelle cui mani – dice –
pongo il presente e il futuro della mia persona e della Chiesa. Intervengano
con la loro intercessione anche i Santi Apostoli Pietro e Paolo e tutti i
Santi.
A tutti una “speciale ed
affettuosa benedizione” del nuovo Papa che formulandola spiega di avere in
mente “coloro che partecipano al rito e quanti sono in ascolto mediante la televisione
e la radio”.
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Sempre stamane, dopo la
celebrazione nella Cappella Sistina Papa Benedetto XVI ha preso possesso
dell’appartamento pontificio, dal quale sono stati tolti i sigilli che lo chiudevano,
secondo le norme stabilite per la Sede Vacante. Il Santo Padre era accompagnato
dal cardinale Camerlengo, Martinez Somalo, dal cardinale Angelo Sodano, dal
sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Leonardo Sandri, e da altre
personalità della Curia.
Successivamente, si è recato in
visita alla Congregazione per la Dottrina della Fede, dove è stato salutato dal
segretario mons. Amato e dagli altri collaboratori. Il clima dell’incontro è
stato molto familiare e festoso: il Santo Padre ha tenuto un breve discorso in
cui ha salutato tutto il personale ed ha spiegato il significato della scelta
del nome, che si ispira al Pontificato di Benedetto XV, uomo di pace, e al
ruolo avuto dal Santo Patrono dell’Europa, Benedetto da Norcia.
Ieri sera, dopo il saluto alla
folla in Piazza San Pietro, il nuovo Papa ha fatto rientro nella Domus Sanctae
Martae dove ha cenato con tutti i cardinali elettori e ha trascorso la notte.
Ricordiamo che la Messa per la solenne inaugurazione del Pontificato di Benedetto
XVI sarà celebrata domenica prossima, 24 aprile, alle ore 10.00, nella Basilica
Vaticana.
IERI IL GRANDE GIORNO:
L’ELEZIONE DI BENEDETTO XVI
“Sono un semplice e umile
lavoratore nella vigna del Signore”. Con queste parole si è presentato ieri
alla folla e al mondo Benedetto XVI. Pochi minuti prima delle 19, il nuovo
Pontefice si è affacciato dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana per
salutare la folla e riceverne l’omaggio. Una folla che sin dalla mattina, in
maniera crescente, aveva atteso con trepidazione, in Piazza San Pietro, il
responso della fumata. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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(suono campane)
La “grande gioia” questa volta
ha l’inconfondibile eco sonora del “Campanone” e delle altre cinque campane
della Basilica Vaticana. Ma l’apoteosi certificata dai rintocchi era iniziata,
ancora una volta, in sordina, con la “suspense” prodotta da un’esile bava di
fumo. Alle 17.50, il primo ricciolo sbuffa incerto dal comignolo più celebre
del pianeta. In Piazza S. Pietro, a migliaia rumoreggiano. In molti, indicano
quel piccolo tubo brunito che sormonta le tegole della Cappella Sistina, troppo
lontano per capire, per sapere subito. Quel segno impalpabile di un codice
antico chiede di essere decifrato con pazienza. Trascorrono tre, cinque, otto
minuti d’incertezza: sullo sfondo grigio ghiaccio del cielo, il comignolo
moltiplicato in primissimo piano sui maxischermi assomiglia a un sottile e gigantesco
scrigno che esita a rivelare il suo tesoro. Poi i dubbi si dissipano come le
volute. La consapevolezza che si fa strada muta le frasi concitate che
serpeggiano qua e là tra la folla in un’unica esclamazione di giubilo: è
bianca, la fumata è bianca. Quelle volute – e poco più tardi le campane a
distesa - annunciano al mondo la fine di uno dei più brevi Conclavi della
storia e al miliardo di cattolici e al resto del pianeta l’avvento alla sede di
Pietro del nuovo, atteso Pontefice.
(applausi e grida)
“Annuntio
vobis, gaudium magnum, habemus Papam!”
Sono le 18.45 quando il
cardinale protodiacono, il cileno Jorge Arturo Medina Estevez, recita la
celebre formula e Piazza San Pietro è ormai un mare di teste – centomila almeno
– alimentato dal fiume di Via della Conciliazione, che per tanti – specialmente
giovani – diventa una pista da fare di corsa per arrivare il più vicino
possibile alla grande finestra della Loggia centrale. L’annuncio del cardinale
Medina Estevez viene interrotto dagli applausi, che scemano a mormorio d’attesa
al momento di conoscere il nome del nuovo Papa:
“Eminentissimum ac
reverendissimum dominum …”
Non c’è tempo per assimilare la
scelta, per figurarsi quasi, il volto del primo Papa eletto nel 21.mo secolo,
che egli stesso – contro tutte le previsioni di un cerimoniale solitamente
dilatato nei tempi – compare nell’ampio riquadro della Loggia, tre minuti
appena dopo l’annuncio. Le braccia che si aprono e poi si chiudono più volte in
un gesto di saluto, il sorriso sul volto emozionato. Gli applausi della Piazza
al crepuscolo, illuminata dai fari, diventano scroscianti e durano a ondate un
altro minuto, insieme ad acclamazioni, sventolio di fazzoletti, raffiche di
flash.
(acclamazioni)
Poi è il momento del microfono e
le prime parole di Benedetto XVI partono da dove aveva concluso il cardinale
Ratzinger, nell’ultima Messa prima del Conclave: dal ricordo di un nome caro a
lui e a tutti:
“Cari fratelli e care sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II,
i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna
del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare e agire anche con
strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere, nella
gioia del Signore risorto, fiduciosi del Suo aiuto permanente. Andiamo avanti,
il Signore ci aiuterà, e Maria, Sua Santissima Madre, sta dalla nostra parte.
Grazie.”
Un atto di umiltà, una richiesta
di sostegno a Dio, alla Vergine, ai fedeli. Il nuovo Papa si affaccia alla
finestra delle coscienze con la sobrietà e insieme la completezza che gli sono
proprie.
“Procediamo alla
Benedizione: Sancti Apostoli Petrus et Paulus” …
La Benedizione Urbi et Orbi non sottrae la vista del
Papa alla gente. Il saluto e il sorriso di Benedetto XVI riappaiono ancora,
finché il protocollo torna a reclamare i propri spazi tra la spontaneità delle
emozioni e dal braccio destro del colonnato del Bernini fa il suo ingresso la
fanfara dei Carabinieri. Il suono della banda si mescola agli applausi dei
fedeli e al suono sfumato delle sirene delle Forze dell’ordine, che continuano
a disciplinare l’ammassarsi della folla. Il Papa si ritira un minuto prima
delle diciannove, la grande finestra della Loggia viene chiusa. La scena
richiama alla memoria un’immagine simile, recente: le porte della Sistina che
si chiudono e la Chiesa che si raccoglie per scrivere, con Benedetto XVI, una
nuova pagina di storia, illuminata dallo Spirito nell’antico e moderno
“Cenacolo” del Conclave.
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DALLA
GIOVINEZZA NELLA CATTOLICA BAVIERA ALL’ELEZIONE
A SUCCESSORE DI PIETRO, LA VITA DI BENEDETTO
XVI
NEL
SEGNO DELL’UMILE SERVIZIO A CRISTO E ALLA CHIESA
Benedetto XVI è stato eletto Pontefice
nel giorno di Papa Leone IX, anch’egli tedesco. Per un profilo sulla figura del
264.mo Successore di Pietro, il servizio di Alessandro Gisotti:
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“Un umile lavoratore nella vigna
di Dio”: così, con la forza della semplicità, Benedetto XVI si è presentato al
mondo. E l’umiltà è proprio il tratto che contraddistingue la personalità del
nuovo Pontefice, “servo dei servi di Dio”. Umili le origini di Joseph
Ratzinger, che nasce il 16 aprile del 1927 a Marktl am Inn, piccolo centro
della Baviera, in una devota famiglia di agricoltori. E’ una giornata fredda e
nevosa, ma soprattutto è il sabato santo prima di Pasqua. “L’ho sempre
considerato come un significativo segno della Provvidenza”, dirà più volte il
nuovo Papa. Benedetto XVI cresce nella più cattolica tra le terre della
Germania, quella Baviera dove è ancora radicata la religiosità popolare. Grande
la devozione del giovane Joseph per la Madonna, culto mariano che lo accomuna
al suo predecessore.
Il padre è commissario di
gendarmeria: quando Hitler sale al potere, esprimerà pubblicamente la sua
ripugnanza per il nazismo. Profonda è l’influenza dei genitori sulla formazione
del suo carattere. Il 29 giugno del 1951, a 24 anni, viene ordinato sacerdote.
Con lui, pronuncia i voti anche il fratello maggiore Georg. Oltre al
sacerdozio, i due fratelli sono accomunati dall’amore per la musica. Joseph
suona il pianoforte ed è un estimatore di Mozart; il fratello diventerà direttore
del coro dei “Piccoli Cantori” di Ratisbona.
Gli studi teologici e filosofici
sono le grandi passioni giovanili di Benedetto XVI: del 1953 è la sua
dissertazione “Popolo e casa di Dio nella Dottrina della Chiesa di
Sant’Agostino”, con la quale consegue il dottorato in teologia. Nel 1957, a
soli 30 anni, ottiene la libera docenza grazie ad un lavoro su “La teologia
della Storia di San Bonaventura”. Brillante il suo cursus honorum: insegna
a Bonn e Münster, quindi dal 1966 al 1969 nella prestigiosa università di
Tubinga. Sempre nel 1969, il prof. Ratzinger diviene ordinario di Dogmatica e
di Storia dei Dogmi nell’ateneo di Ratisbona, del quale è anche nominato vice
presidente. La fama internazionale per il giovane studioso era, però, arrivata
già anni a dietro, quando nel 1962 intervenne al Concilio Vaticano II in veste
di consulente teologico dell’arcivescovo di Colonia, Frings. E’ allora che il
suo cammino comincia ad intrecciarsi con quello di Giovanni Paolo II, all’epoca
giovane vescovo polacco, anch’egli presente al Concilio.
Gli anni di insegnamento
accademico sono fecondi di pubblicazioni: un posto particolare occupano la
raccolta di lezioni universitarie sotto il titolo Introduzione al Cristianesimo,
pubblicata nel 1968, e l’antologia di saggi Dogma e Rivelazione, edita
nel 1973. In seguito, pubblicherà Rapporto sulla fede, nel 1985, e,
undici anni dopo, Il sale della terra.
Nel 1977, Paolo VI lo nomina
arcivescovo di München und Freising, primo sacerdote diocesano ad assumere,
dopo 80 anni, il governo pastorale della grande diocesi bavarese. Il motto
scelto per lo stemma arcivescovile è Cooperatores Veritatis,
“Collaboratori della Verità”. Missione, questa, a cui Benedetto XVI consacra
interamente la sua vita. “Lo scopo al quale fin dai primi anni del suo
sacerdozio, ha sempre mirato – gli scriverà Giovanni Paolo II in una lettera
per i suoi 50 anni di ordinazione, nel 2001 – è stato quello di servire la
Verità, cercando di conoscerla sempre più a fondo e di farla conoscere sempre
più ampiamente”. Nel concistoro del 27 giugno del 1977, Papa Montini lo crea
cardinale. Nei quattro anni alla guida della Chiesa bavarese – dove succede
alla grande figura del Concilio Vaticano II, il cardinal Döpfner – si impegna a
rimettere l’Eucaristia al centro della direzione spirituale e mostra grande
attenzione per le problematiche legate al matrimonio e alla famiglia.
Significativamente, nel 1980 interviene all’assemblea generale del Sinodo dei
Vescovi sul tema: “I compiti della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo”.
L’anno dopo, Giovanni Paolo II lo chiama a Roma per nominarlo prefetto
della Congregazione per la Dottrina della Fede. E’ il 25 novembre 1981,
l’inizio di una stretta collaborazione tra il Pontefice polacco e il porporato
tedesco, che si interromperà solo con la morte di Papa Wojtyla. Ma è anche
l’inizio di un’amicizia sincera tra due uomini, che hanno offerto la propria
vita a Cristo e al servizio della Chiesa. Sentimenti, che tutti hanno potuto
cogliere nella commozione di Benedetto XVI, durante la celebrazione della Messa
esequiale per Giovanni Paolo II. Un incarico, quello di difensore dell’identità
della fede, che il cardinale Ratzinger manterrà con serena fermezza per oltre
23 anni. “Questo mestiere – confiderà in un’intervista alla nostra emittente –
crea opposizione e reazioni negative. Ma devo dire che anche tanti sono grati perché
la Chiesa rimane una forza che esprime la fede e dà un fondamento sul quale
poter vivere e morire. E questo – spiegherà – è per me la cosa consolante”.
Presidente
della Pontificia Commissione Biblica e della Pontificia Commissione Teologica
Internazionale, nel 1993 entra a far parte dell'Ordine dei cardinali vescovi,
del titolo della Chiesa Suburbicaria di Velletri-Segni. Il 30 novembre 2002, il
Santo Padre approva l'elezione, fatta dai cardinali dell'ordine dei vescovi, a
Decano del collegio cardinalizio, del titolo della Chiesa suburbicaria di
Ostia. È stato presidente della commissione per la preparazione del Catechismo
della Chiesa Cattolica, che dopo sei anni di lavoro (1986-1992) ha potuto
presentare a Giovanni Paolo II.
Prima
di salire alla Cattedra di Pietro, Benedetto XVI si è più volte confrontato, in
questi ultimi anni, con intellettuali del mondo laico sui grandi temi
dell’oggi, dalla fede al relativismo. Da un incontro con il presidente del
Senato Italiano, Marcello Pera, è nato il volume “Senza Radici”, riflessione
sull’Europa, il Cristianesimo e l’Islam. Opera apprezzata per la sua chiarezza
e profondità da credenti e non. Grande anche l’attenzione mostrata dal nuovo
Pontefice nei confronti dei movimenti ecclesiali. Questi, ha dichiarato, “possono
essere di grande aiuto perché hanno lo slancio missionario degli inizi” e
“possono incoraggiare la vita del Vangelo nel mondo”.
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LA SCELTA DEL NOME
“BENEDETTO”
- Intervista con il cardinale Christoph Schönborn
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Con
la scelta del nome Benedetto, un Papa raccoglie dunque – per la sedicesima
volta nella storia della Chiesa – l’eredità di uno dei Santi più amati al
mondo. Il servizio di Andrea Sarubbi:
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“Ora
et labora”, prega e lavora. Un’invenzione semplice, che sconvolge il mondo. In
pieno sesto secolo, con le invasioni barbariche in atto, San Benedetto da
Norcia insegna all’Occidente la via del monachesimo. “Era necessario – dirà di
lui Giovanni Paolo II, quindici secoli dopo – che l’eroico diventasse normale,
quotidiano, e che il normale, quotidiano, diventasse eroico”.
Il
mondo lo conosce come il Santo della pace e del lavoro. L’Europa lo ha avuto
prima come Padre – per volontà di Pio XII – e poi come patrono. Così stabilisce
la lettera apostolica Pacis nuntius, di Paolo VI, che lo definisce “provvidenziale” per
la rinascita del Continente invaso dai barbari ed affida a lui il sogno di
un’Europa moderna che sta ancora cercando l’unità.
È il
24 ottobre 1964, e già numerosi Papi hanno scelto di chiamarsi come lui. Il
primo addirittura nel 575, a meno di trent’anni dalla sua morte: un nobile
romano ricordato come consolatore di un popolo oppresso dai Longobardi.
L’ultimo – il genovese Giacomo della Chiesa – è il Pontefice che invano tenta
di fermare la prima guerra mondiale, da lui definita “un’inutile strage”, e che
riconduce i cattolici all’impegno politico, in un’Italia che vede la nascita
del Partito Popolare. È lui, ci ha confidato ieri sera il cardinale Schönborn, che Benedetto XVI
ha citato davanti al Collegio cardinalizio:
“Ha
ricordato, ironicamente, che quello di Benedetto XV è stato un Pontificato
breve. Benedetto XV è stato il Papa della pace nel difficile periodo della
guerra. Poi, Joseph Ratzinger ha fatto riferimento a San Benedetto, il padre
del monachesimo, patrono d’Europa e uomo di grande fede. Ne ha citato la regola
- mettere Cristo davanti a tutto – che è e rimane un esempio anche per il nuovo
Pontefice”.
In
tutto, la lista comprende 15 Papi, tra cui un santo – il romano Benedetto II,
vissuto a fine settimo secolo – ed un beato: il trevigiano Benedetto XI, frate
domenicano contemporaneo di Dante Alighieri. Non manca qualche Pontificato
travagliato – come quello di Benedetto IX, che per due volte abbandonò il
soglio di Pietro – ed addirittura due antipapi, uno dei quali spagnolo. Tranne
il francese Fournier, dodicesimo della serie, non c’erano mai stati Pontefici
non italiani a prendere il nome del Santo. Fino a Benedetto XVI, appunto, che
riporta l’insegnamento del monaco di Norcia nel cuore dell’Europa.
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LE VOCI DEI FEDELI IN
PIAZZA SAN PIETRO
Prima
l’annuncio da parte del cardinale protodiacono, poi il saluto del nuovo Pontefice
alla folla. E a Piazza San Pietro è esplosa la gioia. Giada Aquilino ha raccolto
l’emozione dei presenti:
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R. –
Siamo molto emozionate. Siamo corse in piazza ad assistere. La mia bambina ha
quattro anni ed è la prima elezione a cui assistiamo entrambe: ci dà grande
gioia.
D. – Come ti chiami, piccola?
R. –
Maria Igea.
D. – Cosa c’è di nuovo adesso?
R. – Il Papa.
D. – Lei da dove viene?
R. – Dal Madagascar. Sembra che
sia il Signore a lavorare in questo momento: Papa Wojtyla è morto, ora la vita
deve continuare. C’è grande gioia per il nuovo Pontefice.
R. –
Sono polacca, e sono felicissima lo stesso. Ho sempre sperato che Joseph
Ratzinger divenisse Papa, perché era il più stretto collaboratore di Giovanni
Paolo II. Lo amo con tutto il cuore, conosco la sua vita e il suo grande sacrificio.
R. –
Sono siciliano. Mi aspettavo un Papa che continuasse l’opera di Giovanni Paolo II e Ratzinger sicuramente lo è.
Indimenticabile la bellissima omelia al funerale del suo predecessore.
R. –
Vengo dal Portorico. Sappiamo che è stato scelto dallo Spirito Santo. Si vede
che è un uomo forte e questa è la cosa più importante.
R. – (In coro) Benedetto!
Benedetto! Benedetto!
R. – Veniamo dalla Spagna e
siamo molto contente, perché volevamo un Papa che fosse un buon pastore per la
Chiesa.
D. – Tedeschi?
R. – Sì, la casa di Ratzinger è
a 20 km dalla mia.
D. – Felice?
R. – Tanto. Viva Ratzinger!
D. – Da dove venite?
R. – Dal Venezuela.
D. – Ve lo aspettavate questo
Papa?
R. – In effetti sì.
D. – Cosa chiedi al nuovo Papa?
R. – Che benedica tutti i
popoli.
D. – Da dove vieni?
R. – Dalla Baviera, come Papa
Ratzinger, e sono molto felice. E’ fantastico. È un miracolo che ci sia un
Pontefice tedesco.
D. – Da dove vieni?
R. – Anch’io dalla Germania.
D. – Cosa vorresti dire in
questo momento al Papa?
R. –
Viel Glück! Buona fortuna in tedesco!
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina. Titolo: “Nell’accingermi al servizio che è proprio del Successore di
Pietro, voglio affermare con forza la decisa volontà di proseguire nell’impegno
di attuazione del Concilio Vaticano II, sulla scia dei miei Predecessori e in
fedele continuità con la bimillenaria tradizione della Chiesa”; Benedetto XVI
celebra la “Santa Messa per la Chiesa universale” con i cardinali elettori
nella Cappella Sistina
La
dettagliata biografia di Benedetto XVI
Le
reazioni in Germania e negli altri Paesi del mondo
La
rassegna della stampa internazionale
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20 aprile 2005
AUTORITRATTO DEL NUOVO PONTEFICE.
UN’INTERVISTA AL CARDINALE RATZINGER NEL NOVEMBRE
DEL 2001
- A cura di Antonella Palermo -
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R. – E’ impossibile un
autoritratto; ed è difficile giudicare se stessi. Io posso soltanto dire che
vengo da una famiglia molto semplice, molto umile, e perciò non mi sento tanto
cardinale, mi sento un uomo semplice. In Germania vivo in un piccolo paese con
persone che lavorano nell’agricoltura, nell’artigianato e lì mi sento nel mio
ambiente. Nello stesso tempo cerco di essere così anche nel mio ufficio, se
riesco: non oso io giudicare. Io ricordo sempre con grande affetto la profonda
bontà di mio padre e di mia madre e naturalmente per me bontà implica anche la
capacità di dire “no”, perché una bontà che lascia correre tutto non fa bene
all’altro, qualche volta la forma della bontà può essere anche dire “no” e
rischiare così anche la contraddizione.
Ma anche questo deve essere realmente nutrito non da senso di potere, di
rivendicazione, ma deve provenire da un’ultima bontà, dal desiderio di fare
bene all’altro. Questi sono i miei criteri, questa la mia origine, altro
dovrebbero dire altri.
D. – Lei ha paura di Dio?
R. – Non ho paura di Dio perché Dio è buono. Naturalmente
sono consapevole della mia debolezza, dei miei peccati. In questo senso c’è un
timore di Dio che è altra cosa dalla paura intesa nel senso umano. Sant’Ilario
ha detto: “Tutta la nostra paura è nell’amore”. Quindi l’amore implica non
paura ma, diciamo, la preoccupazione di non contrastare il dono dell’amore, di
non far nulla che potrebbe distruggere l’amore. In questo senso, c’è qualcosa
d’altro, che non è paura: è riverenza, tanta, in modo che ci si sente obbligati
realmente a rispondere bene a questo amore e di non far nulla che potrebbe distruggerlo.
D. – Tanti anni nella
Congregazione per la Dottrina della Fede, a stretto contatto con Giovanni Paolo
II: i suoi ricordi più forti …
R. – I ricordi più forti sono
legati agli incontri col Papa nei grandi viaggi; poi al grande dramma della
teologia della liberazione, dove abbiamo cercato la strada giusta; e poi tutto
l’impegno ecumenico del Santo Padre, questa ricerca di una grande apertura
della Chiesa nella quale allo stesso tempo non perda la sua identità. Gli
incontri normali con il Papa sono forse l’esperienza più bella perché qui si
parla cuore a cuore e vediamo la comune intenzione di servire il Signore, e
vediamo come il Signore ci aiuta anche a trovare compagnia nel nostro cammino:
perché niente va fatto solo da me, ecco questo è molto importante, non prendere
solo decisioni personali ma in una grande collaborazione. Questo sempre in un
cammino di comunione con il Papa che ha una grande visione del futuro. Lui mi
conferma e mi guida nella mia strada.
D. – Ma come è il Papa, qualche
aggettivo da parte sua che potesse rendercelo anche più familiare…
R. – Il Papa è soprattutto molto
buono. E’ un uomo che ha un cuore aperto, anche un uomo scherzoso con il quale
si può parlare allegramente e in modo disteso. Non siamo sempre sulle grandi
nuvole, siamo in questa vita… Questa bontà personale del Papa mi convince
sempre di nuovo, non dimenticando la sua grande cultura, la sua normalità e il
fatto che sta con tutti e due i piedi sulla terra.
D. – Lei afferma che la Chiesa
“non ha ancora effettuato il balzo nel presente”: cosa intende?
R. – C’è ancora un grande lavoro
di traduzione da fare dei grandi doni della fede nel linguaggio di oggi, nel
pensiero di oggi. Le grandi verità sono le stesse: il peccato originale, la
creazione, la redenzione, la vita eterna… ma molte di queste cose si esprimono
ancora con un pensiero che non è più il nostro e bisogna farle arrivare nel
pensiero del nostro tempo e renderle accessibili per l’uomo perché veda davvero
la logica della fede. E’ un lavoro ancora da fare.
D. – Cosa dice oggi alle nuove
generazioni?
R. – Che devono aver fiducia,
che la Chiesa è sempre giovane ed il futuro sempre appartiene alla Chiesa.
Tutti gli altri regimi che sembravano molto più forti sono caduti, non esistono
più, sopravvive la Chiesa; sempre una nuova nascita appartiene alle
generazioni. Fiducia, questa è realmente la nave che conduce al porto.
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I COMMENTI ALL’ELEZIONE DI BENEDETTO XVI
- Intervista con l’arcivescovo Bruno Forte, il
presidente del Senato italiano Marcello Pera
e padre Michele Simone -
“Un
uomo di grande umanità e di profondo spirito, che sorprenderà il mondo con un Pontificato
centrato non solo sulla verità – per cui è noto – ma anche sulla carità”. E’
l’affermazione a caldo di mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, che
ha conosciuto da vicino il nuovo Pontefice e che da lui, appena sette mesi fa,
ha ricevuto l’ordinazione episcopale. Ecco il profilo di Benedetto XVI
tracciato da mons. Forte, al microfono di Marco Cardinali:
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R. - Veramente Gaudium Magnum
perché abbiamo il successore di Pietro, abbiamo il pastore universale ed
abbiamo questo successore di Pietro.
D. - Lei lo ha incontrato tante
volte. Ci dica qualcosa…
R. – Sono stato ordinato vescovo
da lui. Questa è una grazia molto grande.
D. – Quindi, cosa ci può dire…
R. – Io direi
questo: prima di tutto il cardinale Ratzinger è un uomo di straordinaria fede,
di straordinario spirito di povertà ed ha una umanità ed una capacità di
attenzione alle persone straordinaria. E’ un teologo di straordinaria
profondità, ma bisogna sottolineare questo aspetto della sua bontà. Sono convinto
che la verità che egli con forza annuncia al mondo e alla Chiesa l’annuncia per
amore e con amore. Questa sarà anche la forza del suo Pontificato: la capacità
di unire verità e carità. Sono convinto che porterà alla Chiesa un timone
sicuro, di cui essa ha bisogno, e, nello stesso tempo, il timone della carità
in cui la verità si irradia. Il suo stile, nella Commissione teologica
internazionale, è stato sempre quello di interventi di profonda fede. Un uomo
che ha cercato e cerca l’intelligenza delle cose al servizio della verità per
amore degli altri. Non sarà facile. D’altra parte, il nome che ha scelto
richiama Benedetto XV, alla distanza di circa un secolo, per essere come lui il
testimone della verità che libera e salva, il testimone dell’amore che dà
speranza, nonostante tutto. Prego Iddio perché lo sostenga, perché immagino che
il peso che gli è caduto sulle spalle sia immenso, ma so anche che il Signore è
fedele e so quanto Benedetto XVI ci creda.
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Tra le
personalità che hanno accolto con gioia l’elezione di Benedetto XVI, il presidente
del Senato italiano, Marcello Pera, che, insieme all’allora cardinale Joseph
Ratzinger, ha scritto il libro “Senza radici. Europa, relativismo,
Cristianesimo e Islam”. Ascoltiamo un suo commento, raccolto da Luca Collodi:
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R. – Io
considero l’elezione di Benedetto XVI un evento decisamente epocale. Siamo di
fronte alla continuità e al tempo stesso al consolidamento della missione e
della predicazione di Giovanni Paolo II. Io credo che ciò che è apprezzabile in
Benedetto XVI sia la consapevolezza della missione della Chiesa, dei rischi che
l’Occidente corre, l’Occidente che non trova più un’identità nel cristianesimo.
Lo considero anche uomo certamente sensibile, certamente aperto al confronto,
ma anche, sicuramente, avverso a diluire la fede cristiana e la dottrina
cristiana.
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In questo
momento storico, cosa, in primo luogo, la gente si aspetta dal nuovo Pontefice?
Stefano Leszczynski lo ha chiesto a padre Michele Simone, vice-direttore de “La
Civiltà Cattolica”:
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R. – Quello che
ci aspettiamo da questo Papa, che certamente sappiamo di dottrina sicura, è
quello che si aspetta la gente, cattolici e non cattolici. Con Giovanni Paolo
II il papato ha raccolto consensi e grande stima da parte di tutti: le persone
desiderano un Papa capace di comunicare speranza, a credenti e non credenti.
Viviamo in un momento di grandi incertezze per quel che riguarda il futuro e il
Papa – e Benedetto XVI sicuramente assolverà a questo compito – nel nome di
Gesù deve dare speranza ai cuori degli uomini.
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20
aprile 2005
GLI AUSPICI DELLE COMUNITA’ INTERNAZIONALE,
ALL’INDOMANI DELL’ELEZIONE
DI BENEDETTO XVI
- Servizio di Roberta
Gisotti -
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Mentre la Chiesa universale esulta, i potenti e i popoli del mondo intero
guardano al “semplice ed umile servitore nella vigna del Signore”, eletto ieri
alla cattedra di Pietro, ed esprimono auguri, speranze, promesse. Non mancano i
dubbi, le critiche, i timori raccolti dalla stampa internazionale, cosi come
sempre accade nel libero pensare e verso ciò che è ancora ignoto.
Tra i primi a felicitarsi, il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan,
che attende “ansiosamente i contributi” di Benedetto XVI per rafforzare i valori
che il Palazzo di Vetro e la Santa sede condividono: pace, giustizia sociale,
dignità umana, libertà di culto e reciproco rispetto tra le religioni,
augurando "tutta la forza e il coraggio" necessari nel momento in cui
egli "si assume tali formidabili responsabilità", portando il suo
“patrimonio di esperienza”.
Congratulazioni al nuovo Papa, “uomo di grande saggezza e conoscenza”,
dal presidente degli Stati Uniti, George Bush, e così anche dal presidente
della Commissione europea, José Manuel Barroso, e dal segretario del Consiglio
d’Europa, Terry Davis, che auspicano “determinazione” e “forza” a favore dei
diritti dell’uomo, della democrazia e dello stato di diritto. “Coraggio” è
l’incitamento che arriva dal presidente tedesco Horst Köhler, per soddisfare
“con grande intelligenza e fede” le tante aspettative della sua nomina. E fervidi
voti a nome del popolo italiano esprime il presidente Carlo Azeglio Ciampi,
sottolineando come l’Italia riconosca nei valori del cristianesimo “parte
integrante del proprio patrimonio culturale, etico e spirituale, di cui è
orgogliosa”. Dialogo fruttuoso con la Santa Sede nelle battaglie comuni per la
pace, la giustizia e la solidarietà promette il presidente francese Jacques
Chirac, e così pure, oltre al messaggio della Regina Elisabetta, dalla Gran
Bretagna, il premier Tony Blair auspica di collaborare con il Vaticano “su questioni
di estrema rilevanza internazionale, quali il sostegno all’Africa e allo
sviluppo”. Continuità per “il ravvicinamento fra lo Stato di Israele ed il
Vaticano, nonché fra la Chiesa cattolica ed il popolo ebraico”, chiede il
ministro degli Esteri, Silvan Shalom, e così anche il presidente palestinese, Mahmoud
Abbas, spera che “le buone storiche relazioni” con la Santa Sede proseguano
“per una pace giusta nella Terra Santa”. “Sincere congratulazioni” dal governo
giapponese, dove i cattolici sono appena l’1 per cento, mentre la Cina gioca
d’anticipo sul tavolo della diplomazia e detta le condizioni per migliorare le
sue relazioni con il Vaticano, interrotte nel ’51: rottura dei rapporti con
Taiwan e non ingerenza negli affari interni di Pechino.
A quasi 24 ore dalla sua elezione Benedetto XVI, dispone di una mole di
messaggi da parte degli Stati, dove tra le righe è possibile leggere le attese
non solo di tipo religioso, ma anche di indirizzo socio-politico verso questo
pontificato proiettato nel terzo Millennio.
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I
MEDIA DI TUTTO IL MONDO HANNO TRASMESSO I MOMENTI SALIENTI
DELL’ELEZIONE
DEL NUOVO PONTEFICE.
CON
GRANDE GIOIA TUTTI DANNO IL BENVENUTO A PAPA BENEDETTO XVI
- A
cura di Mariavittoria Savini -
I riflettori dei media di tutto il mondo sono
puntati su piazza San Pietro, per l’elezione del nuovo Papa. Dirette televisive
e radiofoniche, ma anche edizioni straordinarie e festosi titoli di prima
pagina hanno salutato con gioia l’elezione di Benedetto XVI.
In Germania sono state
interrotte tutte le trasmissioni, in onore del Papa tedesco, Joseph Ratzinger.
Sull’emittente “ARD” un semplice annuncio e poi un lungo silenzio, accompagnato
dalle prime immagini della folla esultante in piazza San Pietro. Le prime parole
di Benedetto XVI, pronunciate in lingua italiana, sono state trasmesse in
diretta e tradotte subito dopo in tedesco. “Siamo Papa!”: questo il titolo a
tutta pagina del quotidiano “Bild”, che con gioia saluta l’elezione del nuovo
Pontefice, scrivendo ancora “Il nostro cardinale Joseph Ratzinger è Benedetto
XVI”. In una sua biografia il giornale commenta che “Papa Giovanni Paolo II
sarebbe felice nell’apprendere questa notizia: il suo migliore amico adesso diventa
il suo successore”. Più sobrio invece il titolo su “Die Welt”: “Joseph Ratzinger
è il nuovo Papa”, ricostruendo poi la cronaca della giornata di ieri,
l’annuncio in piazza San Pietro, la benedizione e le prime parole del
Pontefice. In un articolo si legge che “i cristiani in Germania non potrebbero
essere stati più onorati e all’Europa non potrebbe essere stato conferito
maggiore peso”. Il quotidiano ha però sottolineato che secondo alcuni,
Ratzinger è considerato un conservatore per cui “molti in Europa non saranno
compiaciuti dell’elezione”, ma nonostante tutto la Chiesa, con questa rapida elezione,
ha dato senz’altro un segno di grande unità. La notizia ha avuto un ampio
risalto anche sul “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, che ha dedicato la prima pagina
all’evento e, cosa rara per il giornale, ha pubblicato una fotografia del nuovo
Papa. “L’elegante pensatore venuto dalla Baviera ha smentito il vecchio detto
secondo cui chi entra Papa nel Conclave ne esce cardinale”, si legge sul
quotidiano austriaco “Die Presse”, sottolineando come questa scelta “punti alla
stabilità”. Secondo il giornale, Ratzinger è sempre stato un difensore
dell’identità culturale cristiana dell’Europa ed il nome da lui scelto,
Benedetto, è proprio quello del patrono d’Europa.
La notizia dell’elezione del
cardinale Ratzinger al soglio pontificio ha ricevuto molta attenzione anche
dalla stampa americana e israeliana. Un quotidiano riporta una sua immagine a
tutta pagina titolando “Benvenuto in Vaticano”.
Sulle diverse agenzie di stampa
è possibile rintracciare le emozioni e le prime reazioni che giungono da tutto
il mondo a piazza San Pietro come una grande unico eco. L’agenzia AsiaNews, ad
esempio, riporta la gioia manifestata dai cattolici cinesi alla notizia
dell’elezione del nuovo Pontefice: “Leggiamo da tempo i suoi libri, ci piace
l’umiltà di Benedetto XVI” hanno dichiarato durante alcune interviste,
augurandosi inoltre di poter salutare presto Papa Ratzinger a Pechino.
Gli occhi di tutto il mondo,
ieri, erano fissi sul comignolo che sovrasta la Cappella Sistina, intenti a
catturare subito il colore degli sbuffi che annunciano l’esito delle votazioni.
Non appena assicuratisi del colore bianco della fumata, tutte le principali
televisioni hanno interrotto le loro programmazioni per sintonizzarsi in
diretta con piazza San Pietro. Questo è quello che è accaduto in Messico,
Brasile, Argentina, Francia, Belgio ma anche nelle principali Tv libanesi,
israeliane e in quelle arabe Al Jazeera e Al Arabyia che hanno trasmesso le
immagini provenienti dal Vaticano.
In Polonia, patria di Papa
Giovanni Paolo II, i diversi media, pubblici e privati, hanno partecipato in
diretta ai commoventi momenti dell’elezione del nuovo Pontefice, regalando ai
telespettatori le calde immagini della folla esultante alla vista della fumata
bianca sopra la Cappella Sistina. “Siamo felici, Polonia sempre fedele”, ha
detto da Piazza San Pietro un ragazzo polacco ai microfoni della televisione di
Varsavia.
Anche a Cuba si è gioito per
l’elezione del nuovo Papa. L’elezione è stata trasmessa in diretta anche dalla
Tv di Stato. Le campane delle chiese hanno suonato a festa dopo che si erano
udite quelle di piazza San Pietro. All’elezione di Joseph Ratzinger al soglio
pontificio è stato dato ampio risalto su tutti i notiziari diffusi dalle
emittenti cubane.
In Spagna tutti i media hanno
aspettato in diretta l’annuncio di Papa Benedetto XVI. Alla vista della fumata
bianca, tutte le altre notizie sono scomparse per dar voce all’unisono al tanto
atteso “Habemus Papam”, non solo da Radio e Tv, ma anche dai siti Internet dei
giornali on-line.
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20 aprile 2005
-
A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq, il dramma degli attentati ha nuovamente scosso
Baghdad. L’esplosione di un’autobomba, guidata da un terrorista suicida contro
un convoglio militare americano, ha provocato la morte di due civili iracheni.
Lo hanno riferito fonti del ministero dell’Interno precisando che una delle
vittime è un bambino. Un secondo ordigno è esploso nei pressi di un posto di
blocco della polizia nel quartiere di Doura. L’emittente araba Al Jazeera ha
riferito, senza fornire un bilancio preciso, che alcuni agenti sarebbero morti
in seguito alla deflagrazione. Una terza bomba, esplosa in un quartiere
meridionale di Baghdad, ha causato il ferimento di tre civili. Le autorità
statunitensi hanno annunciato, inoltre, che due soldati americani sono rimasti
uccisi in un attentato suicida condotto ieri sera dalla guerriglia a sud di Baghdad.
Commentando la vicenda di Madain, dove sabato scorso si era diffusa la notizia
di un sequestro di massa di 150 civili sciiti da parte di miliziani sunniti, il
ministro dell’interno iracheno Al Naqib ha rilasciato, intanto, dichiarazioni
destinate ad innescare nuove polemiche tra Iraq e Iran. Il ministro ha
affermato, infatti, che i servizi segreti iraniani hanno architettato un falso
rapimento per minare l’unità nazionale dell’Iraq. Due fosse comuni con i corpi
di oltre 50 persone sono state scoperte, inoltre, nel sud dell’Iraq e al di là
del confine con il Kuwait. Lo ha annunciato a Baghdad il ministro per i diritti
umani, Bikhtiyar Amin, ipotizzando che nelle fosse siano stati seppelliti
cittadini kuwaitiani uccisi nel 1990 o agli inizi del 1991 durante
l’occupazione del piccolo emirato da parte delle truppe di Saddam Hussein.
Sono ripresi “positivamente” ieri sera a Ginevra i colloqui
tecnici tra Iran, Francia, Germania e Gran Bretagna sul programma nucleare
iraniano. Lo ha dichiarato il segretario del Supremo consiglio per la sicurezza
nazionale dell’Iran, Hassan Rohani. “Pensiamo che gli europei siano
intenzionati a risolvere diverse questioni”, ha aggiunto Rohani prima di
partecipare ad una seduta a porte chiuse del Parlamento per informare i deputati sull’andamento
delle trattative.
Tragedia in Iran: cinque persone sono rimaste uccise per
un’esplosione avvenuta nella città di Ilam. Secondo il capo della polizia
locale, la deflagrazione è stata causata da un residuo bellico della guerra tra
Iraq e Iran, durata dal 1980 al 1988. Si stima che almeno 750 mila ettari della
provincia di Ilam siano ancora infestati da mine o bombe inesplose risalenti
alla guerra iracheno-iraniana. Il conflitto ha provocato almeno un milione di
morti.
L’esercito israeliano ha cominciato a ritirare le proprie
attrezzature dalla Striscia di Gaza in vista del rimpatrio previsto per
l’estate prossima. Lo ha reso noto un portavoce dell’esercito dello Stato
ebraico. In questo clima dominato dall’attesa per il ritiro israeliano da Gaza
è ripreso, intanto, il dialogo tra il governo di Tel Aviv e l’Autorità
nazionale palestinese. Secondo la radio israeliana, uno stretto consigliere del
premier Ariel Sharon si accinge ad incontrare nelle prossime ore due ministri
palestinesi, Saeb Erekat e Mohammed Dahlan. L’emittente ha anche precisato che
domani dovrebbe tenersi un incontro fra il primo ministro palestinese, Abu Ala,
ed il vicepremier dello Stato ebraico, Shimon Peres. La ripresa del dialogo è
stata vivamente sollecitata la settimana scorsa dal presidente americano,
George Bush, nel corso dell’incontro in Texas con Sharon.
Diciassette ex detenuti del
carcere statunitense di Guantanamo, recentemente trasferiti in un carcere
afghano, saranno rilasciati. Il provve-dimento è stato annunciato dalle
autorità di Kabul. Un ex detenuto ha accusato, inoltre, i militari americani di
abusi e maltrattamenti durante la prigionia nella base statunitense a Cuba.
In Ecuador il centro di Quito è
stato teatro, ieri sera, di gravi disordini quando almeno 15 mila manifestanti
si sono riuniti per marciare verso il palazzo del governo e chiedere le
dimissioni del presidente Gutiérrez. La
marcia è stata bloccata dalla polizia e durante gli scontri è morto un
fotografo. In seguito al fitto lancio di lacrimogeni, un bambino di otto mesi è
stato gravemente intossicato per l’inalazione di gas. I disordini sono
scoppiati dopo lo scioglimento, da parte di Gutiérrez, della Corte Suprema di Giustizia. L’aggravamento
della situazione è stato determinato anche dal fallimento della riunione del Congresso nazionale convocata ieri
per ricostituire la Corte: governo e opposizione, infatti, non hanno trovato
un’intesa. Il presidente Gutiérrez, che sta applicando una ferrea linea politica richiesta
dal Fondo monetario internazionale (FMI), ha comunque reso noto di non voler
rassegnare le dimissioni.
Crisi politica in Italia: il
capogruppo di Forza Italia al Senato, Renato Schifani, ha informato i senatori
del proprio partito che oggi pomeriggio il presidente del Consiglio, Silvio
Berlusconi, incontrerà il presidente, Carlo Azeglio Ciampi, per presentare le
proprie dimissioni. Attualmente, è in corso una riunione del gruppo dei
senatori azzurri con la partecipazione anche del ministro degli Affari
regionali, Enrico La Loggia. Dopo le dichiarazioni di Schifani, è stato aperto
un dibattito sulla crisi politica in corso e sulle procedure per affrontarla.
Il Parlamento greco ha
ratificato a larga maggioranza la Costituzione europea. La Grecia è il sesto
Paese dell’UE ad aver ratificato la Magna
Charta dopo Ungheria, Lituania, Slovenia, Italia e Spagna. In favore della
Costituzione si sono espressi 268 deputati. I voti contrari sono stati 17. La
ratifica è stata approvata dalle forze politiche di tutti gli schieramenti:
hanno votato a favore sia i conservatori, attualmente al governo, sia i
socialisti, all’opposizione. Parteci-pando ieri ad Atene alla nona riunione
annuale della rivista inglese “Economist”, il premier greco Costas Karamanlis
ha evidenziato intanto l’urgenza per l’UE di adottare efficaci misure di
riforma. In questa epoca caratterizzata dalla globaliz-zazione – ha detto
Karamanlis – l’Europa deve attuare una serie di riforme per diventare più
competitiva.
Nuova scossa sismica in Giappone: nell’isola meridionale di
Kyushu un terremoto di 5,7 gradi della scala Richter ha colpito la città di
Fukuoka senza fortunatamente provocare vittime. Lo ha reso noto l’Ufficio
sismologico giap-ponese precisando che non ci sono rischi di tsunami.
L’epicentro del sisma è stato localizzato ad una profondità di 10 chilometri al
largo di Fukuoka.
Una giovane donna cambogiana è morta in un ospedale del Vietnam
meridionale probabilmente in seguito al virus dell’influenza aviaria. Lo ha
riferito stamani un medico precisando che la donna è stata ricoverata ieri
nell’ospedale di Kien Giang, al confine con la Cambogia, per una grave
infezione polmonare. L’influenza dei polli ha ucciso 51 persone in Vietnam,
Thailandia e Cambogia da quando, nel 2003, è stato accertato l’inizio
dell’epidemia.
E’
stato trovato in un aeroporto di Beirut il campione del virus potenzialmente
letale dell’influenza asiatica spedito per errore in Libano. E’ quanto dichiara
Maria Cheng, portavoce dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, aggiungendo
che “il campione sarà distrutto nelle prossime ore”. Sono state eliminate,
inoltre, le partite del virus spedite in Corea del sud e in Messico. A causa di
un disguido, dagli Stati Uniti sono stati inviati circa quattro mila campioni
del virus a 61 laboratori in tutto il mondo. L’epidemia della cosiddetta
“influenza asiatica”, diffusasi nel 1957 e nel 1958, ha provocato oltre 4
milioni di vittime.
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