RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 109 - Testo della trasmissione di martedì 19 aprile 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:    

Seconda fumata nera del Conclave, stamani, seguita con emozione dai fedeli in piazza San Pietro.

I cardinali torneranno a riunirsi nella Cappella Sistina, oggi pomeriggio, intorno alle 16

 

Le testimonianze dei fedeli, raccolte in piazza San Pietro

 

Ieri, poco dopo le 20, grande emozione e incertezza per la prima fumata del Conclave

 

Nel pomeriggio di ieri, l’“extra omnes” e l’inizio del Conclave per eleggere il nuovo Pontefice

 

Carità e verità, binomio inscindibile per l’annuncio della speranza cristiana nel mondo contemporaneo: un commento del vescovo Vincenzo Paglia sull’omelia del cardinale Ratzinger, pronunciata ieri durante la Messa pro eligendo Papa

 

IN PRIMO PIANO:

L’esperienza del “sarto del Papa”: la sartoria ecclesiastica “Eredi Annibale Gammarelli” veste da decenni i Pontefici. Il racconto di Lorenzo Gammarelli

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il mondo raccolto in preghiera, in attesa di conoscere il prossimo Successore di Pietro

 

In un rapporto dell’ONU, Kofi Annan denuncia la grave situazione di pericolo che affligge il Darfur

 

Continua la repressione in Vietnam contro i Montagnard, etnia degli altopiani centrali, a larga maggioranza cristiana, accusati formalmente di “secessione

 

Si terrà a Vicenza la prima edizione del Festival biblico

 

Ancora ignote le cause dell’agguato mortale, consumato ieri mattina a Mogadiscio, contro un’operatrice umanitaria somala, Maryam Kuusow

 

24 ORE NEL MONDO:

 

 Raggiunto l’accordo in Libano per la formazione di un nuovo governo

 

Resta incerta la situazione politica in Italia: domani il premier Berlusconi si presenterà alla Camera e al Senato

 

Manifestazioni in Ecuador contro il presidente Lucio Gutiérrez

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 aprile 2005

 

 

SECONDA FUMATA NERA DEL CONCLAVE, STAMANI.

 I CARDINALI TORNERANNO A RIUNIRSI NELLA CAPPELLA SISTINA,

 OGGI POMERIGGIO, INTORNO ALLE 16.00

 

         Grande emozione stamani tra i tanti fedeli, che si sono raccolti in piazza San Pietro per attendere l’elezione del nuovo Pontefice. Alle 11.50 è comparso uno sbuffo di fumo dal comignolo sul tetto della Cappella Sistina. Ma la fumata, la seconda dall’inizio del Conclave, è stata nera come quella di ieri sera, pochi minuti dopo le 20.00 Dunque, i 115 cardinali elettori, al terzo voto, non hanno ancora scelto il 264.mo Successore di Pietro. Il collegio cardinalizio tornerà a riunirsi nella Sistina intorno alle 16.00, per la terza sessione di voto. Una nuova fumata è attesa per le 19.00, a meno che i porporati, che in questo momento si trovano nella Domus Sanctae Marthae,  eleggano il Pontefice alla prima delle due votazioni previste oggi pomeriggio. Ma torniamo alle emozioni vissute stamani in piazza San Pietro con il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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         E’ il momento dell’attesa. Attesa che in piazza San Pietro viene vissuta in modi diversi. C’è chi prega, chi intona dei canti. Molti scattano una foto per immortalare un evento, che ha già il sapore della storia. Tutti rivolgono lo sguardo al comignolo montato sul tetto della Cappella Sistina, dove fin dal 1492 i padri cardinali eleggono il Successore di Pietro. Verso le 10.00, la grande piazza comincia a riempirsi. Molti i religiosi che si raccolgono nell’emiciclo, quasi abbracciati dal colonnato del Bernini. Qui, ascoltando le lingue dei pellegrini, si coglie bene l’universalità della Chiesa cattolica. E tante sono anche le bandiere di Paesi vicini e lontani. Dalla Francia al Messico. Immancabili i vessilli della Polonia, terra patria di Giovanni Paolo II.

 

Certo, si guarda al comignolo ma anche al terzo piano del Palazzo Apostolico. A quella finestra, dalla quale lungo i suoi 26 anni di Pontificato Papa Wojtyla si è affacciato tante volte per benedirci, incoraggiarci, testimoniare il messaggio salvifico del Vangelo. D’altro canto, mentre cresce la folla di fedeli in attesa della fumata, aumenta anche la fila di pellegrini che si recano alle Grotte Vaticane, per rendere omaggio alla tomba di Giovanni Paolo II. Sono le 11.50 quando sui maxischermi ai lati della Basilica Vaticana, che trasmettono costantemente l’immagine ravvicinata del comignolo, si nota uno sbuffo di fumo.

 

Un silenzio irreale accompagna l’evento, poi guardando al tetto della Sistina si comprende che la fumata non è ancora quella buona. I fedeli cominciano a lasciare la piazza, quando - colpo di scena - poco dopo mezzogiorno, dal comignolo si leva nuovamente una colonna di fumo, all’apparenza di colore bianco. Boato dei fedeli, poi uno scrosciante applauso, molti corrono verso il sagrato. Ma ancora una volta,  in questa grigia mattinata romana,  il fumo assume un colore nerastro. Sui volti di qualcuno traspare un po’ di delusione. Ma ci si prepara già a tornare nel pomeriggio per attendere la nuova fumata e forse quell’annuncio, quell’Habemus Papam, ascoltato l’ultima volta il 16 ottobre di tanti anni fa.

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A SEGUIRE LA FUMATA IN PIAZZA SAN PIETRO TANTE PERSONE

IN UN CLIMA DI FORTE EMOZIONE

 

Delle sensazioni e delle impressioni della tanta gente in piazza San Pietro, ci parla nel servizio Fausta Speranza:

 

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“E’ nera, è nera. No, è bianca, è bianca. E’ nera”…

 

Un bambino che proprio non ci vuole credere. E d’altra parte per un attimo la fumata non è abbastanza scura, ma poi l’impressione è netta: ancora non è il momento. La reazione sulla piazza è di silenzio e qualcuno spiega cosa c’è dietro il proprio silenzio:

 

R. – Pensavo fosse bianca… magari! Ma, purtroppo… speriamo la prossima volta, speriamo che sia qualcosa di grande come lo sono stati gli altri Papi nel passato. Speriamo che sia comunque un uomo con la mano di Dio su di sé.

 

R. – Per me è ancora troppo presto per farlo:  è una scelta importantissima, dopo Giovanni Paolo II. La scelta è veramente importante adesso.

 

Resta dunque l’attesa per conoscere il prossimo Papa. In Piazza San Pietro suore francesi riprendono a pregare dopo attimi di sospensione e altri esprimono speranze e sensazioni:

 

(Canti)

 

R. – Aspettiamo che il nuovo Papa venga eletto, per non restare senza guida, perché adesso ci sentiamo come dei figli senza il loro padre. Io spero che sia come è accaduto per Giovanni Paolo II: un cardinale che nessuno conosceva e che poi ha fatto grandi cose. Penso che immaginare il nuovo Papa sarebbe racchiuderlo in confini o in schemi, invece lasciando la massima libertà sarà ancora più bello e significativo.

 

R. – Io non mi sento orfana, perché penso che ci sia il Santo Padre che ci accompagna anche adesso. Assolutamente non mi sento orfana. Non mi aspetto niente, aspetto solo che lo Spirito Santo dia un Papa giusto per questi tempi.

 

R. – Anche stare qui a San Pietro e aspettare il nuovo Papa è una cosa buona, ma una forma di conversione per tutti noi.

 

R. – Ho la sensazione di sentire da vicino questa grande esplosione di fede.

 

In tanti ricordano la fumata decisiva del 1978. Qualcuno sottolinea come l’annuncio di un nome non potrà significare la comprensione della ricchezza o delle particolarità del prossimo papato, perché questa sarà storia tutta da vivere e da scrivere.

 

R. – Io ero qui e quando ho sentito del Papa polacco e in tanti ci chiedevamo chi fosse. Poi in un momento è esploso un applauso e così è stato accolto. Si è fatto voler bene e ha voluto bene a tutti.

 

Quasi una raccomandazione: all’annuncio non sarà il momento di capire il nuovo Papa, ma di accoglierlo.

 

(musica)

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IERI GRANDE EMOZIONE E INCERTEZZA PER LA

PRIMA FUMATA DEL CONCLAVE

 

Momenti di grande emozione ieri sera alla prima fumata del Conclave. Diverse migliaia di persone hanno atteso alcune ore in Piazza San Pietro. Poi alle 20.04 si è visto il primo sbuffo dal comignolo della Cappella Sistina con la grande incertezza sul colore della fumata. Riviviamo quei momenti con la diretta della nostra emittente e il dialogo tra Luca Collodi e Marco Cardinali in studio e Roberto Piermarini in Piazza San Pietro:

 

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Piermarini: - C’è stato un boato da parte della folla appena è uscito del fumo. Sembra una fumata bianca, ma non si riesce a definire esattamente se sia bianca  o nera. Sembra bianca!

 

Cardinali: - Sembra bianca!

 

Collodi: - Sembra bianca! Sono le 20.04!

 

Piermarini: - La gente si sta stringendo sotto la Basilica. Sembra bianca … ma se fosse bianca, suonerebbero le campane, questo segno sarebbe accompagnato dalle campane.

 

Cardinali: - Sì, dovrebbero suonare le campane. No, no, non è bianca!

 

Piermarini: -   No, non è bianca!

 

Collodi: - In questo momento il colore …

 

Piermarini: - … è abbastanza scuro. A occhio nudo il colore è decisamente scuro. Sui maxi-schermi posti qui in Piazza San Pietro sembrava più chiaro. Quindi, non è una fumata bianca. La gente aveva cominciato a gridare: “Bianca, bianca!”. Invece, in realtà la fumata è nera. C’è stata un po’ di delusione tra le persone presenti. Abbiamo qui un sacerdote che viene dalla Colombia:

 

Sacerdote: - Pensavo di poter avere la grazia di vedere la fumata bianca, ma è una cosa un po’ prematura. Forse domani ...

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Dopo le fumate nere di ieri sera e questa mattina, il Conclave entra oggi pomeriggio nella terza sessione di votazioni. Difficile prevedere quanto possa durare, anche confrontando i dati dell’ultimo secolo. Sentiamo Andrea Sarubbi:

 

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La statistica non è una scienza esatta e, soprattutto, lo Spirito soffia dove vuole. Non stupisce, quindi, che i numeri del Novecento confermino la difficoltà di fare previsioni: 5 giorni per eleggere Pio XI, solo due per Pio XII e per Giovanni Paolo I. In mezzo, tutti gli altri: Pio X, Paolo VI e Giovanni Paolo II eletti al terzo giorno; Benedetto XV e Giovanni XXIII eletti al quarto. Qualche fumata bianca, nella storia, si è vista anche il primo giorno: accadde, ad esempio, ad Innocenzo V. Era il 1276 e la costituzione Ubi Periculum non lasciava scampo: chiusi in una stanza comune, i cardinali sarebbero stati ridotti alla fame se non si fossero accordati entro 72 ore. Lo aveva deciso Gregorio X, memore della sua esperienza: era stato nominato dopo quasi tre anni di Sede Vacante, conclusi con l’assalto dei fedeli viterbesi al Palazzo Pontificio. Ma sono aneddoti ormai lontani: il prossimo Papa sarà,  a meno di una durata eccezionale del Conclave  il primo eletto in aprile negli ultimi 335 anni.

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IERI POMERIGGIO L’“EXTRA OMNES”

E L’INIZIO DEL CONCLAVE

La preghiera e il silenzio dei 115 cardinali elettori nell’Aula della Benedizione hanno dato inizio ieri pomeriggio alla solenne processione che ha portato i porporati alla Cappella Sistina per l’avvio del Conclave. Ad aprire la liturgia sono state le invocazioni in latino intonate dal decano del collegio cardinalizio Joseph Ratzinger. I cardinali erano preceduti dalla Croce e seguiti dal Libro del Vangelo. Dopo il giuramento, poco dopo le 17.25 è arrivato l’“extra omnes”, cioè “fuori tutti”, per dare inizio al Conclave. Il servizio è di Paolo Ondarza:

 

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(Litanie)

 

Ad accompagnare la lunga fila degli elettori provenienti da 52 nazioni di tutti e cinque il continente è il canto delle Litanie.

 

(Veni Creator)

 

Arrivati in Cappella Sistina dopo il Veni Creator, i 115 cardinali, 113 dei quali hanno ricevuto la berretta cardinalizia da Giovanni Paolo II, hanno pronunciato il seguente giuramento:

 

“Soprattutto promettiamo e giuriamo di osservare con la massima fedeltà e con tutti, sia chierici che laici, il segreto su tutto ciò che avviene nel luogo dell’elezione, concernente direttamente o indirettamente lo scrutinio; di non violare in alcun modo questo segreto sia durante, sia dopo l’elezione del nuovo Pontefice, a meno che non ne sia stata concessa esplicita autorizzazione dallo stesso Pontefice”.

 

Questa la formula letta per primo dal cardinale Ratzinger che, a nome di tutti, si è anche impegnato ad osservare "fedelmente e scrupolosamente tutte le prescrizioni contenute nella Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis promulgata da Papa Wojtyla. “Chiunque di noi, per divina disposizione, sia eletto Romano Pontefice – hanno giurato i porporati - si impegnerà a svolgere fedelmente il ‘Munus Petrinum’ di Pastore della Chiesa universale e non mancherà di affermare strenuamente i diritti spirituali e temporali, nonché la libertà della Santa Sede”. Al termine del giuramento il Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, mons. Piero Marini, ha intimato l’“extra omnes”. A questo punto, ultima sequenza documentata pubblicamente dalle immagini del Centro Televisivo Vaticano, salutata dai numerosi fedeli in Piazza san Pietro con un applauso, gli estranei al Conclave hanno lasciato la Cappella Sistina. Tutti, salvo l’arcivescovo Marini e il cardinale non elettore Tomas Spidlik, incaricato di tenere la meditazione di rito. Al termine, anche gli ultimi due non votanti rimasti in cappella hanno abbandonato la sede degli scrutini ai 115 elettori.

 

(Veni Creator)

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CARITA’ E VERITA’, BINOMIO INSCINDIBILE PER L’ANNUNCIO DELLA SPERANZA CRISTIANA NEL MONDO CONTEMPORANEO: UN COMMENTO DEL VESCOVO VINCENZO PAGLIA ALL’OMELIA DEL CARDINALE RATZINGER, PRONUNCIATA IERI

DURANTE LA MESSA PREPARATORIA DEL CONCLAVE

- Intervista con il presule -

 

Sullo sfondo dell’attesa per l’elezione del nuovo Papa, è ancora forte oggi l’eco delle parole pronunciate ieri dal cardinale Joseph Ratzinger all’omelia per la Messa pro eligendo Romano Pontifice. Un intervento che ha raccolto, in particolare nel mondo laico e in quello dei media  commenti di segno più vario. A colpire, soprattutto, è stata la nettezza dei toni usati dal porporato nel tracciare alcuni degli attuali orizzonti in cui la Chiesa e il mondo contemporaneo si trovano a muoversi e a interagire. Per una lettura del discorso del cardinale decano, Alessandro De Carolis ha chiesto un commento al vescovo di Terni, Vincenzo Paglia:

 

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R. – Il passaggio centrale dell’omelia che a me pare importante sottolineare è quando il cardinale Ratzinger enuncia questo rapporto: fare la verità nella carità. In questo binomio così stretto tra verità e carità che, come dice il cardinale, in Cristo coincidono, mi pare vi sia la misura che meglio descrive la vita del credente, sempre, ma particolarmente in questo tempo. Mi viene da pensare a quanto diceva Sant’Agostino: “La verità deve apparire, ma deve anche muovere e attrarre”. Inoltre, bisogna considerare anche l’esempio lasciatoci dall’ultimo Papa: Giovanni Paolo II non ha avuto timore all’inizio del suo Pontificato di dire: “Aprite le porte a Cristo!”. E non ha neppure avuto timore di andare a dirlo in tutto il mondo.

 

D. – Le convinzioni del cardinale Ratzinger, espresse senza reticenze, hanno suscitato, soprattutto in certa parte del mondo laico, commenti piuttosto critici sulla radicalità delle sue asserzioni. Ma a ben guardare, come diceva lei, il cardinale ha sostenuto la necessità di parlare della verità sia pure nella carità …

 

R. – Io credo che il problema che si pone è quello della passione necessaria per dire a tutti che Gesù è davvero il Salvatore della vita di tutti. Non mi metterei tanto a parlare, come in tanti hanno fatto, di pessimismo e ottimismo. Quello del cardinale Ratzinger non era un testo di dogmatica, era un’omelia. Se letta nella sua complessità, si apre tutta una grande dinamica, che guarda anche alla speranza.

 

D. – Che impressione le ha suscitato l’affermazione di una “nascente dittatura del relativismo”, contro la quale il cardinale Ratzinger si è espresso con molta schiettezza?

 

R. – Ma questo è da tempo che il cardinale Ratzinger lo va affermando. In uno dei suoi ultimi libri peraltro un bellissimo volume, “Fede, verità e tolleranza” il relativismo fa indubbiamente da “pendant” con il fondamentalismo. A mio avviso, entrambi sono patologie sia della fede che della ragione. Quando la ragione diventa relativista o fondamentalista, tradisce se stessa. Ma anche la fede, se diventa relativismo o fondamentalismo, poi tradisce se stessa. Il cardinale forse ha voluto accentuare questo aspetto, che è molto presente anche in altri ambiti. Ma certamente, ci troviamo di fronte ad una situazione complessa…

 

D. – Cristo, Figlio di Dio, misura del vero umanesimo: la risposta cristiana alle ideologie, proposta dal cardinale Ratzinger, riprende un tema assai caro a Giovanni Paolo II…

 

R. – Assolutamente sì. Già la prima enciclica del Papa, Redemptor Hominis, porta questa identificazione straordinaria di Cristo con l’uomo, che appunto fa dire che davvero in Gesù, l’uomo raggiunge il suo culmine. All’interno di quest’orizzonte, poi, si apre tutto il grandissimo tema del dialogo, dell’incontro, della tolleranza, dell’approccio con le altre religioni… Io sono convinto di una cosa: che Giovanni Paolo II ha ridato orgoglio alla Chiesa e a noi cristiani. Una responsabilità grandissima, però: come spendere questo patrimonio? Credo che la Chiesa debba continuare ad essere questo punto saldo di riferimento che, proprio perché tale, non riesce a stare fermo e gira in tutto il mondo per dare speranza a chiunque, soprattutto a chi è più abbandonato, è più emarginato, è più schiacciato dalla violenza dell’ingiustizia.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina: I Cardinali in Conclave; seconda fumata nera.

Un articolo di Marco Impagliazzo dal titolo "La preghiera del Popolo di Dio".

 

Nelle vaticane, due pagine di telegrammi e di messaggi di cordoglio per la morte di Giovanni Paolo II.

 

Nelle estere, Iraq: nuovi attentati dinamitardi a Baghdad e a Bassora.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giovanni Marchi dal titolo "La fede cristiana di un maestro di teatro"; cinquant'anni dalla morte di Silvio D'Amico.

Per l' "Osservatore libri", un articolo di M. Antonietta De Angelis in merito al volume "Le pitture italiane del Museo Condé a Chantilly". 

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione del Governo.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

19 aprile 2005

 

GIA’ PRONTO L’ABITO BIANCO CHE IL PROSSIMO PONTEFICE

INDOSSERA’ PER LA SUA PRIMA BENEDIZIONE

- Intervista con Lorenzo Gammarelli -

 

La sartoria ecclesiastica “Eredi Annibale Gammarelli” di Roma, incaricata da decenni di vestire i Papi, ha già preparato tutto in vista dell’elezione del nuovo Pontefice che farà la sua prima apparizione dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana per la Benedizione Urbi et Orbi. La difficoltà principale chiaramente è quella di approntare taglie adeguate alle misure del nuovo Papa. Veronica Scarisbrick ha sentito in proposito Lorenzo Gammarelli:

 

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R. – Prepariamo tre corredi completi in tre misure: piccola, media e grande. Ogni completo contiene una sottana con pellegrina di lana, una sottana di seta mohair con mozzetta di raso rosso, una fascia, uno zucchetto e le scarpe. In realtà le scarpe non sono tre ma sono cinque. Sono scarpe di pelle rossa.

 

D. – Voi praticamente consegnate questi abiti due giorni prima più o meno, ma c’è qualcuno poi ad aiutare il Papa a vestirsi quando viene eletto?

 

R. – No, in realtà noi consegniamo i tre completi prima che il Conclave apra, dopo di che quando il Papa sarà eletto ci penseranno le suore del Vaticano, se dovesse essere necessario, ad aggiustare la sottana per il futuro Pontefice.

 

D. – So che c’è un aneddoto che raccontate a proposito di Giovanni XXIII …

 

R. – L’aneddoto che si racconta su Giovanni XXIII è che quando fu eletto la sottana che noi gli facemmo era troppo stretta. Ma questo non è esattamente ciò che è successo. In realtà noi avevamo preparato le solite tre sottane, piccola, media e grande, ma per Papa Giovanni XXIII fu aperta la scatola sbagliata e quindi gli fu data la sottana piccola, per questo fu necessario sistemarla con delle spille dietro la schiena. In realtà, la leggenda familiare vuole che il giorno dopo mio nonno, Buonaventura Gammarelli, andasse in Vaticano, aprisse la scatola che era ancora tutta sigillata, tirasse fuori la sottana e trionfalmente la desse al nuovo Papa che se la mise e gli stava perfettamente.

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CHIESA E SOCIETA’

19 aprile 2005

 

 

IL MONDO RACCOLTO IN PREGHIERA, IN ATTESA DI CONOSCERE

IL PROSSIMO SUCCESSORE DI PIETRO

- A cura di Barbara Castelli -

 

ROMA. = E’ corale e intensa la preghiera che nel mondo accompagna queste ore di trepidazione. “La mia unica aspettativa è che il nuovo Papa si impegni nella lotta contro il peccato, che in Africa prende la forma dell’ingiustizia, della mancanza di diritti, della povertà e dello sfruttamento da parte dei potenti”. A dare corpo alle speranze dell’Africa è l’arcivescovo di Gitega, in Burundi, mons. Simon Ntamwana. Da Nairobi, in Kenya, gli fa eco il gesuita padre Anastas Njeru: “Non importa da dove proverrà il prossimo Pontefice – ha sottolineato all’agenzia Misna – quello che più ci aspettiamo è che sia vicino a chi soffre e che come il suo predecessore sappia viaggiare per andare incontro alle masse di indigenti e disperati che vivono nella miseria”. Dolore per la scomparsa di Papa Wojtyla e speranza e fiducia nell’opera dello Spirito Santo per la scelta del prossimo Successore di Pietro sono i sentimenti che scandiscono queste ore in Algeria, mentre in Etiopia i fedeli dell’Eparchia di Adigrad hanno dato vita a incontri ecumenici e interreligiosi. Numerose le iniziative organizzate dalle comunità latinoamericane: la Chiesa del Messico invita tutti al raccoglimento, mentre la Conferenza episcopale cilena ha aperto la sua Assemblea plenaria con una solenne celebrazione eucaristica. “Preghiamo ed aspettiamo con fiducia la volontà dello Spirito Santo – ha dichiarato mons. Joseph Prathan Sridarunsil, vescovo di Surat Thani, estremo sud della Thailandia, una delle zone colpite dallo tsunami del 26 dicembre scorso – che ci darà anche questa volta una guida capace di dare le giuste risposte alle sfide della storia”. In Corea del Sud, mons. Nicholas Cheong Jin-suk, arcivescovo di Seoul, ha organizzato un rosario e una messa ogni sera, fino all’elezione del nuovo Pontefice. Fervide preghiere si elevano anche e soprattutto dalla Terra Santa. A Gerusalemme i cristiani portano ceri da accendere di fronte alle immagini sacre della cappella del Santo Sepolcro e intonano litanie in arabo. Non meno caldo il cuore dell’Europa. A Lourdes i pellegrini vivono il Conclave facendo tesoro di quel “regalo di silenzio” offerto da Giovanni Paolo II alla grotta di Massabielle. Fervida preghiera e intenso raccoglimento anche nella piccola cittadina portoghese di Fatima, dove è ancora forte il ricordo di Papa Wojtyla, a Loreto e ad Assisi, la città della pace e del dialogo, che su intuizione di Giovanni Paolo II ha abbracciato i credenti di tutto il mondo.

 

 

 

 

 

 

 

IN UN RAPPORTO DELL’ONU, KOFI ANNAN, DENUNCIA LA GRAVE SITUAZIONE DI PERICOLO CHE AFFLIGGE IL DARFUR. LA REGIONE NORD OCCIDENTALE DEL SUDAN, NONOSTANTE GLI ACCORDI DI PACE, E’ ANCORA TEATRO DI SCONTRI E VIOLENZE

 

KHARTOUM. = Il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, in un rapporto pubblicato ieri, ha denunciato la violenza che, nonostante i precedenti accordi di pace, imperversa nel Darfur. La situazione “non migliora”, ha affermato Kofi Annan, perché il governo sudanese continua ad attaccare ancora i gruppi ribelli presenti nella regione nord occidentale sudanese, sostenendo anche che “i massacri di civili e gli scontri tra i combattenti devono cessare e le parti devono impegnarsi a osservare un vero cessate il fuoco”. Nella relazione, Annan riconosce che sono stati fatti relativamente dei passi in avanti, perché anche se gli attacchi contro la popolazione civile sono lievemente diminuiti e il governo ha dislocato nella zona nuove truppe, questi risultati vengono però eclissati a causa dell’incremento delle azioni militari e delle aggressioni contro il personale internazionale delle organizzazioni umanitarie. Per questo, “rispetto al rapporto di febbraio, non è possibile sostenere che le condizioni di sicurezza in Darfur abbiano subito un qualche miglioramento”. Inoltre, si legge nel rapporto mensile consegnato al Consiglio di sicurezza dell’Onu, che soltanto nel mese di marzo si è registrato un notevole incremento del “banditismo, dei saccheggi e del furto di veicoli”. Nella nota, il segretario generale dell’Onu chiede alla comunità internazionale di “agire rapidamente” e di aumentare le donazioni. La crisi del Darfur, cominciata nel febbraio del 2003, ha provocato finora un numero imprecisato di vittime e oltre due milioni di sfollati. (M.V.S.)

 

 

CONTINUA LA REPRESSIONE IN VIETNAM CONTRO I MONTAGNARD, ETNIA

DEGLI ALTOPIANI CENTRALI, A LARGA MAGGIORANZA CRISTIANA, ACCUSATI FORMALMENTE DI “SECESSIONE”: LA DENUNCIA RIPORTATA DALL’AGENZIA FIDES

 

HO CHI MINH CITY. = Non accenna a diminuire la persecuzione contro i montagnard, etnie degli altopiani centrali del Vietnam, a larga maggioranza cristiana. La denuncia arriva attraverso l’agenzia Fides, che riferisce di un accordo firmato nei giorni scorsi dal ministro vietnamita della Sicurezza pubblica e il ministro dell’Interno cambogiano per “migliorare la cooperazione bilaterale” nelle regioni di frontiera”. L’accordo cita “forze ostili che tendono a sabotare l’amicizia che esiste” tra i due popoli, riferendosi ai montagnard. In questi ultimi anni, infatti, molte tribù dei monti, per sfuggire alla repressione di Hanoi, si sono  rifugiate in Cambogia, che ha più volte respinto i montagnard, violando le Convenzioni Onu sui rifugiati politici. Tanto che nel gennaio scorso il Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati è intervenuto a favore dei montagnard, ottenendo che i fuggitivi potessero recarsi in un Paese terzo o tornare in patria. Ma dei 700 montagnard fuggiti in Cambogia al momento della firma dell’accordo, solo 35 sono ad oggi ritornati in Vietnam. Le autorità di Hanoi continuano infatti – secondo quanto riferisce l’agenzia Fides - a reprimere le tribù dei monti, con l’accusa di “secessione”, e spingono la popolazione vietnamita a espropriare le loro terre. Intanto il 12 aprile il Tribunale supremo del popolo di Ho Chi Minh City ha condannato in via definitiva a 3 e 2 anni di carcere due leader della Chiesa mennonita (confessione protestante non riconosciuta ufficialmente). Si tratta del pastore Nguyen Hong Quang, noto per il suo impegno a favore della libertà religiosa e dei diritti umani, e il suo aiutante Pham Ngoc Thach, giudicati colpevoli di “azioni contro le autorità locali” per avere protestato contro l’arresto illegale di altri mennoniti. Da ricordare inoltre che nell’aprile 2004, durante la Settimana Santa, in alcune dimostrazioni pacifiche 10 montagnard erano stati uccisi dalle Forze dell’ordine nella provincia di Daklak. (R.G.)

 

 

SI TERRA’ A VICENZA LA PRIMA EDIZIONE DEL FESTIVAL BIBLICO. L’EVENTO, DAL 25 AL 28 MAGGIO, PREVEDE NUMEROSE ED ORIGINALI INIZIATIVE, DESTINATE A CHIUNQUE INTENDA AVVICINARSI ALLA SACRA SCRITTURA

 

VICENZA. = Dal 25 al 28 maggio si svolgerà a Vicenza il primo Festival biblico. Lo ha annunciato lo scorso 16 aprile l’arcivescovo Cesare Nosiglia, vescovo di Vicenza in occasione dell’apertura dell’undicesima edizione di “Koiné”, la rassegna internazionale di arredi, oggetti liturgici e componenti dell’edilizia per il culto. Il Festival prevede una fitta lista di appuntamenti lungo le vie e le piazze vicentine.  Mons. Nosiglia ha affermato che “l’iniziativa è rivolta a tutti coloro che vogliono avvicinarsi alla Bibbia”, spiegando che “fondamentale è l’incontro dell’uomo con il Libro Sacro, nel quale Dio si manifesta, si fa conoscere e fa conoscere il suo progetto, affinché la persona, nella sua libertà, possa accoglierlo o rifiutarlo”. L’evento, unico nel panorama nazionale, propone curiose ed originali iniziative. Infatti ad essere coinvolti saranno i cinque sensi, attraverso incontri, laboratori, letture, “aperitivi biblici”, mostre, spettacoli, feste e momenti di preghiera. Tutto ciò per confrontarsi sull’importanza del Libro Sacro, sempre fonte di nuove scoperte. Infatti, continua mons. Nosiglia, “pur affondando le sue radici lontano dal nostro tempo, la Bibbia rimane Parola viva, attuale, in grado di rispondere alle attese e spesso alle angosce dell’uomo contemporaneo”. A presiedere la conferenza di apertura del Festival sarà, nel pomeriggio del 25 maggio, mons. Gianfranco Ravasi. (M.V.S.)

 

 

ANCORA IGNOTE LE CAUSE DELL’AGGUATO MORTALE, CONSUMATO IERI MATTINA

A MOGADISCIO, CONTRO UN’ OPERATRICE UMANITARIA SOMALA, MARYAM KUUSOW,

 AGGREDITA A COLPI D’ARMA DA FUOCOMENTRE STAVA ENTRANDO SU UN AUTO IN UNA SCUOLA

 

MOGADISCIO. = E' stata uccisa ieri mattina a Mogadiscio un'operatrice sanitaria somala che lavorava per un'organizzazione umanitaria occidentale,“International aid services” (Ias). La vittima, Maryam Kuusow, è stata raggiunta alla testa e al petto dai proiettili sparati da un gruppo di uomini contro la macchina su cui viaggiava insieme ad altre persone. L’agguato è avvenuto mentre l’auto stava entrando nella scuola del distretto di Waberi, dove la Kuusow, esperta di malattie tropicali e aids, avrebbe dovuto tenere una lezione. Stando a un comunicato della stessa organizzazione Ias, l'autista somalo del mezzo è stato ferito al volto e a una coscia, mentre un medico keniota è stato colpito a un piede. Non sono ancora chiare le motivazioni dell'attacco. Nonostante la formazione di un nuovo Parlamento somalo, di un governo e la nomina di un presidente e di un primo ministro, l'insicurezza nell'ex-colonia italiana - priva di una qualsiasi forma di Stato dal 1991- resta ancora molto alta. Una situazione che costringe le nuove istituzioni, scaturite dal processo di pace voluto dalla Comunità internazionale, ad avere sede nel confinante Kenya, in attesa che a Mogadiscio e nel resto del Paese la situazione migliori. (R.G).

 

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

19 aprile 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Libano, il premier incaricato Najib Miqati ha raggiunto un accordo per la formazione del nuovo governo. Miqati è riuscito a dar vita ad un gabinetto di “unità nazionale” composto da esponenti sia della maggioranza filosiriana sia dell’opposizione antisiriana. Il servizio di Francesca Fraccaroli:

 

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Il premier incaricato, Najib Miqati, ce l’ha fatta: dopo sei settimane di vuoto istituzionale, ha raggiunto un accordo per il nuovo governo. Lo ha riferito stamani la tv libanese NBC dopo l’incontro di Miqati con il capo dello Stato, Emile Lahoud, ed il presidente del Parlamento, Nabih Berry. Il nuovo esecutivo è composto da 14 ministri non candidati alle elezioni legislative, ma rappresentanti sia della maggioranza filosiriana sia dell’opposizione antisiriana. Un gabinetto di unità nazionale quindi che avrà il compito di traghettare il Libano alle prossime elezioni attese per maggio. Era stato lo stesso Miqati, designato solo venerdì scorso, ad assicurare che la sua principale missione era quella di arrivare al voto il più presto possibile. Il Libano pare così orientato ad uscire da una situazione di stallo che durava da oltre 2 mesi. Il Paese infatti era senza governo dal 28 febbraio scorso, quando il precedente gabinetto, guidato da Omar Karami, era stato costretto alle dimissioni per le forti proteste di piazza, seguite all’uccisione dell’ex premier Rafik Hariri, nel sanguinoso attentato del giorno di San Valentino.

 

Francesca Fraccaroli, per la Radio Vaticana.

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In Iraq si susseguono gli attacchi della guerriglia contro le forze di sicurezza irachene: un kamikaze alla guida di un minibus, imbottito di esplosivo, si è lanciato a Baghdad contro un centro di reclutamento. L’esplosione ha provocato la morte di almeno 4 giovani iracheni. In un altro agguato condotto dai ribelli contro una pattuglia della guardia nazionale a Kaldiya, ad ovest della capitale, sono rimasti uccisi cinque persone. I militari iracheni, appoggiati dai soldati statunitensi, sono riusciti inoltre a riprendere il controllo di al Madaen, cittadina dove venerdì scorso era stato annunciato il sequestro, da parte di insorti sunniti, di almeno 100 sciiti. I militari non hanno trovato alcuna traccia né degli ostaggi, né dei rapitori.

 

“Incoraggiato” dagli sforzi di pace tra India e Pakistan: con queste parole il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha accolto calorosamente la dichiarazione congiunta del pakistano Musharraf e dell’indiano Singh, nella quale  il dialogo tra Islamabad e New Delhi è stato definito “irreversibile”.

 

Il ritiro israeliano da Gaza, inizialmente in programma a partire dal prossimo 20 luglio, è stato rinviato ad altra data. Lo ha deciso stamani una commissione governativa riunitasi a Gerusalemme, su richiesta dell’esecutivo, nel tentativo di venire incontro alla sensibilità dei coloni, che a cavallo di luglio e agosto osservano un periodo di lutto in memoria della distruzione dei due templi di Gerusalemme.

 

In Italia, situazione ancora di grande incertezza per il governo e la maggioranza di centrodestra. Il premier Berlusconi, che ieri sera ha riferito al Capo dello Stato senza tuttavia presentare le dimissioni, spiegherà domani la situazione in parlamento. Il leader di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini, ha dichiarato di non “condividere la decisione del presidente del Consiglio” . Le mancate dimissioni di Berlusconi - ha aggiunto Fini - rendono più difficile rilanciare il governo con la partecipazione diretta di tutti i partiti della coalizione.  Al premier – ha poi precisato il leader di AN - non faremo comunque mancare la fiducia. Il servizio di Giampiero Guadagni:   

 

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E alla fine Berlusconi ha spiazzato tutti. Ieri sera è salito al Quirinale con il sottosegretario Letta. Ma, contrariamente a quanto concordato in giornata con i suoi alleati, non ha presentato le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato. Un passaggio che sembrava obbligato dopo il ritiro dal governo dei ministri UDC e in vista di un reincarico sulla base di un nuovo programma. E invece il premier ci ha ripensato, per la soddisfazione della Lega, il cui leader Bossi aveva tuonato: vogliono far fuori Berlusconi per far fallire le riforme istituzionali e la devolution. Un asse quello tra il premier e il Carroccio che sembra dunque consolidarsi. Mentre da AN e UDC filtra grande irritazione. Marco Follini aveva garantito un leale appoggio esterno dell’UDC al presidente del consiglio. E ora si limita a dire: aspetto Berlusconi in Parlamento. Il premier nella pienezza del suo mandato si presenterà domani al Senato e alla Camera per spiegare la situazione. Il Capo dello stato, stupito dalle mancate dimissioni, ha infatti sollecitato il premier a non perdere tempo. In passato va detto ci sono stati altri tre casi in cui situazioni analoghe sono state risolte senza l’apertura formale di una crisi e con un semplice passaggio parlamentare. Invocato da tempo dall’opposizione che ora parla di ‘farsa indecente’ ma considera anche la convenienza politica ad avere Berlusconi alla guida di un governo indebolito. E intanto il centrosinistra si gode la vittoria nell’appendice del voto amministrativo nella Regione Basilicata e nei ballottaggi in cinque comuni e una provincia.

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E’ arrivata in Etiopia la prima parte dell’obelisco di Axum, la monumentale stele trafugata dalle truppe italiane nel 1937. Alto 24 metri, pesante almeno 160 tonnellate, l’obelisco è realizzato in basalto e risale al terzo secolo dopo Cristo, periodo dell’apogeo del regno Axumita. La stele, smontata nel novembre del 2003 dalla piazza romana di Porta Capena, sarà ricomposta con la collaborazione del ministero italiano per i Beni Culturali.

 

Un impegno a riparare i danni all’ambasciata giapponese a Pechino, provocati dieci giorni fa da una violenta manifestazione anti-nipponica. È la posizione del governo cinese, che però non fa cenno ad un eventuale indennizzo in denaro per l’accaduto. Tokyo invoca invece le scuse ufficiali di Pechino per le violente manifestazioni che hanno colpito sedi diplomatiche e uffici di rappresentanza di compagnie giapponesi, ma anche ristoranti e negozi in tutto il Paese. I dimostranti, in piazza da settimane, contestano la lettura storica del Giappone che minimizza le atrocità commesse nelle guerre contro la Cina, dal ‘31 al ‘45.

 

In Ecuador, due cortei, uno favorevole al  governo del presidente Lucio Gutierrez ed un secondo contrario al capo di Stato, hanno sfilato ieri sera a Guayaquil. Il Congresso nazionale ha deciso, intanto, l’azzeramento della Corte suprema. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Teatro della più importante manifestazione contro Lucio Gutiérrez è stata Guayaquil, seconda città per importanza e porto industriale, dove almeno 60 mila persone hanno risposto all’appello del sindaco, Jaime Nebot, e sono scese in piazza. Contemporaneamente, però, un gruppo considerevolmente minore di sostenitori del capo dello Stato hanno partecipato ad una contromarcia organizzata dal Movimento ‘Sociedad Patriotica’, fondato da Gutiérrez, per la campagna elettorale del 2002. I due cortei ad un certo punto si sono incrociati, ma la polizia è prontamente intervenuta ad evitare incidenti importanti. Anche a Quito, dove venerdì Gutiérrez aveva imposto lo stato di emergenza per 19 ore, la gente ha continuato a protestare, sollecitando il primo cittadino ad andarsene. In serata, infine, la popolazione di vari quartieri della capitale ha spento le luci per 15 minuti, dando vita ad un originale blackout politico.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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L’opposizione cubana ha denunciato la morte di tre detenuti nel corso di una rivolta in carcere soffocata nel sangue dalla polizia. Secondo Elizardo Sanchez, presidente della Commissione per i diritti umani e la riconciliazione nazionale, 3 detenuti nel carcere di ‘Combinado del Este’, alla periferia dell'Avana, sono morti in seguito alle percosse degli agenti.

 

Il principe Ernst di Hannover ha lasciato l’ospedale di Monaco, dove era stato ricoverato per una grave forma di pancreatite. Lo hanno annunciato fonti del palazzo reale.

 

 

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