RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
108 - Testo della trasmissione di lunedì 18 aprile 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Nel pomeriggio l’inizio del Conclave: dopo il giuramento dei cardinali
l’extra omnes e forse la prima votazione per l’elezione del Pontefice
Le
attese e le speranze dei fedeli in Piazza San Pietro
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Forte
preoccupazione in Angola per la diffusione del virus di Marburg
A 125 anni dalla fondazione delle missionarie del
Sacro Cuore, si è svolto ieri a Milano un Convegno per
ricordare madre Francesca Cabrini
Le forze irachene hanno da oggi il controllo della città di Madaen – In Italia il
leader dell’UDC, Marco Follini, a colloquio con il presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi per risolvere la crisi politica.
18 aprile 2005
TESTIMONIANZA DEL VANGELO NELLA CARITA’ E NELLA
VERITA’,
ATTRAVERSO LA MISSIONE UNIVERSALE DI UN PASTORE
ILLUMINATO DA DIO.
CELEBRATA IN SAN PIETRO LA MISSA PRO ELIGENDO ROMANO PONTIFICE,
PRESIEDUTA DAL CARDINALE RATZINGER DAVANTI AL
COLLEGIO DEI PORPORATI,
ULTIMO ATTO PUBBLICO PRIMA DEL LORO INGRESSO IN
CONCLAVE
- Servizio di Alessandro De Carolis -
Una
Chiesa “matura”, non sballottata dalle onde delle ideologie relativistiche ma
saldamente fondata in Cristo, “misura del vero umanesimo”. Una Chiesa con una
“fede chiara”, libera, animata dalla “santa inquietudine” di portare la fede al
mondo, di testimoniare la carità nella verità. Una Chiesa, infine, capace di
seminare frutti destinati all’eternità, dove la terra e le sue miserie si
trasfigurano in “giardino di Dio”, grazie alla guida di un Papa “pastore”.
Richiami spirituali e teologici alle verità basilari del cristianesimo, ma anche
immagini simboliche e auspici: sono i contenuti e i toni autorevoli sui quali
il cardinale decano Joseph Ratzinger ha calibrato questa mattina, nelle sue
vesti di celebrante, l’omelia della Missa
pro eligendo Romano Pontifice, nella Basilica di San Pietro. La solenne celebrazione
ha costituito l’atto pubblico immediatamente precedente l’inizio del Conclave,
che oggi pomeriggio – dalle 16.30 - porterà il Collegio delle porpore alla
scelta del 265.mo pastore della Chiesa universale. Per rivivere il clima
dell’importante cerimonia di questa mattina, ascoltiamo il servizio di
Alessandro De Carolis:
**********
(canto iniziale)
Una
Basilica di San Pietro completamente gremita, dominata da macchie di colore
ordinate e convergenti verso l’altare della Cattedra: il rosso emiciclo dei
cardinali e, sul lato opposto del baldacchino del Bernini, il violaceo e il
bianco delle vesti episcopali e sacerdotali, e la lunga coda scura delle
migliaia di fedeli. Con questo colpo d’occhio, e in un’atmosfera di grande
raccoglimento, i massimi responsabili della vita della Chiesa - dopo i giorni
della commozione e del ricordo di Giovanni Paolo II - hanno imboccato questa
mattina, pochi minuti prima delle dieci, la strada che guarda al futuro. Una
celebrazione riassumibile, quasi, in un’unica e ripetuta invocazione allo
Spirito Santo per il dono del nuovo Pastore universale: “Un Pontefice – ha
letto il celebrante levando a Dio la preghiera della Colletta – che sia a Te
accetto per santità di vita, interamente consacrato al servizio del Tuo
popolo”.
(canto)
Prima
dell’inizio della Messa – alla quale erano presenti personalità istituzionali e
politiche italiane, tra cui il presidente della Camera dei deputati, Pierferdinando
Casini – i presenti e le centinaia di milioni di telespettatori di tutto il
mondo hanno assistito alla processione dei cardinali: una scena che ha fornito
un “assaggio” di ciò che avverrà nel pomeriggio, quando i 115 elettori
sfileranno di nuovo per chiudersi nel ritiro del Conclave. Ma prima di questo
atto cruciale, il cardinale Ratzinger ha richiamato l’attenzione dei suoi
confratelli del Collegio: “In quest’ora di grande responsabilità – è stata la
sua affermazione d’esordio all’omelia, durata circa 20 minuti - ascoltiamo con
particolare attenzione quanto il Signore ci dice con le sue stesse parole”.
(canto)
Il primo
spunto al cardinale decano lo ha fornito la celebre lettura del profeta Isaia
sul Messia venuto ad annunciare “l’anno di misericordia del Signore”. Quella
misericordia divina, osserva subito riecheggiando Giovanni Paolo II, che “pone
un limite al male”, perché impersonata da Cristo stesso, modello di ogni membro
dell’Ordine:
“Il mandato di Cristo è divenuto mandato nostro attraverso l’unzione sacerdotale;
siamo chiamati a promulgare – non solo a parole ma con la vita, e con i segni
efficaci dei sacramenti, l’anno di misericordia del Signore.
Il passo
del profeta Isaia è lo stesso che Gesù legge nella sinagoga attribuendolo a se
stesso e suscitando lo sdegno dei presenti. Ma nel testo della Scrittura
vecchio di secoli, parlando della promulgazione dell’anno di grazia, c’è una
frase conclusiva, all’apparenza contraddittoria, che Gesù non pronuncia: “Un
giorno di vendetta per il Signore”. Cosa significa? Il cardinale Ratzinger, sostenendo
che la “misericordia di Cristo non è una grazia a buon mercato”, spiega:
“Il giorno della vendetta e l’anno della misericordia coincidono nel
mistero pasquale, nel Cristo morto e risorto. Questa è la vendetta di Dio: egli
stesso, nella persona del Figlio, soffre per noi. Quanto più siamo toccati
dalla misericordia del Signore, tanto più entriamo in solidarietà con la sua
sofferenza – diveniamo disponibili a completare nella nostra carne “quello che
manca ai patimenti di Cristo”.
Dalla
misericordia alla “maturità di Cristo”: a questo punto, il celebrante si
sofferma sulla Lettera di Paolo agli Efesini, dedicata ai diversi carismi nella
Chiesa. La maturità di Gesù, asserisce, è quella “cui siamo chiamati ad
arrivare per essere realmente adulti nella fede:
“Non
dovremmo rimanere fanciulli nella fede, in stato di minorità. E in che cosa
consiste l’essere fanciulli nella fede? Risponde San Paolo: significa essere sballottati
dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina… Una descrizione
molto attuale!”
E’ il
preludio ad uno dei passaggi più forti dell’omelia. Il cardinale decano getta
uno sguardo al passato, ai “venti di dottrina” e alle “correnti ideologiche”
che hanno soffiato nel corso della storia, elencandole quasi con puntiglio –
“dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo - dice - dal collettivismo
all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso;
dall’agnosticismo al sincretismo e così via”. E nelle onde agitate
dall’alternanza di queste concezioni, il cardinale Ratzinger è netto nel
criticare la debolezza sovente dimostrata dai fedeli, che lui chiama “la
piccola barca del pensiero di molti cristiani”:
“Ogni
giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno
degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore. Avere una fede
chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo.
Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare qua e là da qualsiasi vento di
dottrina, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si
va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come
definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.
“Noi
invece, abbiamo un’altra misura – obietta subito il celebrante – il Figlio di
Dio, vero uomo:
“É lui la misura del vero umanesimo. Adulta non è una fede che segue
le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente
radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che
è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e
verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il
gregge di Cristo”.
Il
concetto dell’amicizia di Gesù con i suoi fratelli, introdotto a questo punto
dal cardinale decano, viene dal brano del Vangelo di Giovanni. E’ una pagina
che parla di un’amicizia fondata sulla “fiducia” di Cristo verso l’uomo, al
quale rivela la conoscenza di Dio e verso il quale mostra un “amore
appassionato” che arriva “alla follia della Croce”. Ma è anche un’amicizia la
cui cifra è rintracciabile nella “comunione delle volontà”. Anch’essa
conquistata da Gesù nel mistero della Passione:
“Nell’ora del Getsemani Gesù ha trasformato la nostra volontà umana ribelle
in volontà conforme ed unita alla volontà divina. Ha sofferto tutto il dramma
della nostra autonomia – e proprio portando la nostra volontà nelle mani di
Dio, ci dona la vera libertà: “Non come voglio io, ma come vuoi tu” (Mt 21,
39). In questa comunione delle volontà si realizza la nostra redenzione: essere
amici di Gesù, diventare amici di Dio”.
Ma c’è
anche un altro elemento nel Vangelo che riguarda la missionarietà della Chiesa
e che al cardinale Ratzinger preme sottolineare: il dovere di annunciare Cristo
e di radicarlo nel cuore dell’umanità:
“Dobbiamo essere animati da una santa inquietudine: l’inquietudine di
portare a tutti il dono della fede, dell’amicizia con Cristo. In verità,
l’amore, l’amicizia di Dio ci è stata data perché arrivi anche agli altri.
Abbiamo ricevuto la fede per donarla ad altri – siamo sacerdoti per servire
altri. E dobbiamo portare un frutto che rimanga”.
Ma
giacché, si chiede il porporato, “tutti gli uomini vogliono lasciare una
traccia che rimanga”, che cos’è che davvero rimane? Non il denaro, esclude. E
nemmeno la cultura dei libri. “Dopo un certo tempo, più o meno lungo, tutte
queste cose scompaiono. L’unica cosa, che rimane in eterno - afferma - è
l’anima umana, l’uomo creato da Dio per l’eternità:
“Il frutto che rimane è perciò quanto abbiamo seminato nelle anime
umane – l’amore, la conoscenza, la fede, il gesto capace di toccare il cuore, la
parola che apre l’anima alla gioia del Signore. Allora andiamo e preghiamo il
Signore, perché ci aiuti a portare frutto, un frutto che rimane. Solo così la
terra viene cambiata da valle di lacrime in giardino di Dio”.
Per
la costruzione di questo giardino, dunque, contano i doni elargiti da Dio alla
Chiesa, attraverso Cristo e quindi il ministero del sacerdozio. Un ministero
che, in quest’ora di scelte fondamentali, fa concludere il Cardinale Ratzinger
con una preghiera e un auspicio:
“In
questa ora, soprattutto, preghiamo con insistenza il Signore, perché dopo il
grande dono di Papa Giovanni Paolo II, ci doni di nuovo un pastore secondo il
suo cuore, un pastore che ci guidi alla conoscenza di Cristo, al suo amore,
alla vera gioia”.
Un
applauso dell’assemblea ha suggellato l’omelia, per una Messa che –terminata
verso le 11.35 – ha visto alcuni cardinali trattenersi ancora in preghiera sul
luogo dove sono custodite le spoglie di Giovanni XXIII. Forse un’ulteriore
richiesta di luce, attraverso un Pontefice che ha cambiato il corso degli
eventi ecclesiali, divenendo egli stesso un modello di quella santità che la
Chiesa ha sempre cercato e cerca nella sua guida suprema.
(canto)
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NEL POMERIGGIO L’INIZIO DEL CONCLAVE: DOPO IL
GIURAMENTO DEI CARDINALI L’EXTRA OMNES E FORSE LA PRIMA VOTAZIONE PER
L’ELEZIONE DEL PONTEFICE
- A cura di Andrea Sarubbi -
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Oggi pomeriggio i cardinali elettori si ritroveranno
nell'Aula della Benedizione. Preceduti dalla Croce e dal Libro dei Vangeli, al
canto delle Litanie dei Santi, i porporati alle 16.30 inizieranno la
processione verso la Cappella Sistina, dove - dopo il canto del Veni Creator
- pronunceranno il giuramento, con cui promettono di osservare fedelmente le
prescrizioni della Costituzione Apostolica
Universi Dominici Gregis e - per colui che verrà eletto Pontefice - di svolgere
fedelmente la missione di Pastore della Chiesa universale.
I porporati
si impegnano pure ad osservare il segreto su tutto ciò che riguarda il
Conclave. Dopo il giuramento, il maestro delle Celebrazioni Liturgiche
Pontificie, l’arcivescovo Piero Marini, pronuncerà l’extra omnes: gli
estranei al Conclave lasceranno la Cappella. Toccherà poi al cardinale non
elettore Tomas Spidlik tenere la meditazione ai Cardinali. In seguito anche
l’arcivescovo Marini e lo stesso cardinale Spidlik lasceranno la Cappella. Il
cardinal decano Ratzinger sottoporrà quindi al collegio degli elettori la
questione se si possa o no iniziare le operazioni per l’elezione. Se, a
giudizio della maggioranza degli elettori, nulla impedisce tale avvio, si
passerà immediatamente alla prima votazione.
Lo scrutinio è
segreto. Per l’elezione del Papa occorre una maggioranza di due terzi,
che significa – nell’attuale Conclave – 77 voti su 115. Ma che potrebbe anche
modificarsi se, al 34° scrutinio, gli elettori non dovessero trovare un’intesa:
a quel punto, si potrebbe optare anche per la sola maggioranza assoluta o per
il ballottaggio tra i due nomi più votati nello scrutinio immediatamente
precedente.
Il primo voto potrebbe esserci dunque già questo
pomeriggio. Poi quattro scrutini al giorno: due alla mattina, due al
pomeriggio.
Ogni cardinale scriverà la propria preferenza sulla
scheda e – prima di riporla nell’urna – dirà: “Chiamo a testimone Cristo Signore,
il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio,
ritengo debba essere eletto”. Dopo il conteggio le schede vengono bruciate
nella stufa di ghisa, per la tradizionale fumata, che quest’anno – in caso di
elezione – verrà accompagnata anche dal suono delle campane della Basilica di
San Pietro. In modo approssimativo le fumate
potrebbero essere attese alle 12 o alle 19, qualora non ci sia
l’elezione del Papa al primo scrutinio.
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L’UNIVERSALITA’ DELLA CHIESA CATTOLICA
RAPPRESENTATA
NEL CONCLAVE DAI CARDINALI, PROVENIENTI DAI 5
CONTINENTI,
PER ELEGGERE IL NUOVO PONTEFICE
Interamente europeo per lungo tempo, il
Collegio Cardinalizio è oggi espressione della Chiesa nei cinque continenti.
Sulla composizione per area geografica dei porporati in Conclave e altri dati
significativi sui 115 cardinali elettori, il servizio di Alessandro Gisotti:
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I confini della Chiesa Cattolica coincidono con i confini
del mondo: il Collegio cardinalizio, chiamato ad eleggere il 264.mo Successore
di Pietro, ne è una dimostrazione evidente. I 115 cardinali elettori (due
porporati, infatti, hanno dovuto rinunciare per motivi di salute) provengono da
52 nazioni di tutti e 5 i continenti. Passando in rassegna la provenienza
continentale: la maggioranza dei conclavisti proviene dall’Europa con 58
porporati, tra cui 20 italiani, 6 tedeschi e 6 spagnoli. Segue il continente
americano con 34 cardinali elettori, di cui 11 statunitensi, e, a seguire, come
gruppo più numeroso, quello dei brasiliani con 4 cardinali. Dall’Africa
provengono 11 porporati e 10 dal continente asiatico, di cui tre dall’India.
Due i porporati dell’Oceania. Nell’ultimo conclave, quello che il 16 ottobre
del 1978 ha eletto Giovanni Paolo II, i cardinali elettori erano 111, di cui 54
europei, 32 americani, 12 africani e 13 tra asiatici e provenienti
dall’Oceania.
Al di là delle distinzioni geografiche, va sottolineato
che il Collegio cardinalizio è distinto in tre ordini: vescovi, presbiteri e
diaconi. Dei 115 cardinali, chiamati ad eleggere il nuovo Pontefice, 113 hanno
ricevuto la berretta cardinalizia da Giovanni Paolo II nei nove concistori - il
primo nel giugno del 1979, l’ultimo nell’ottobre del 2003 - convocati lungo i
26 anni di Pontificato per la creazione di nuovi cardinali. Significativo anche
il dato dell’appartenenza dei conclavisti ad Istituti di vita consacrata o
Società di vita apostolica. Sono 20 i cardinali che appartengono ad ordini
religiosi: i più rappresentati sono i francescani con 4 porporati, seguiti da
gesuiti e salesiani con tre cardinali elettori. Guardando ai dati anagrafici,
si riscontra che l’età media dei cardinali elettori è di circa 71 anni. Ricordiamo
che il cardinale Karol Wojtyla aveva 58 anni al momento dell’elezione alla
Cattedra di Pietro.
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LE ATTESE E LE SPERANZE DEI FEDELI IN PIAZZA SAN PIETRO
È
carica di speranza l’attesa dei fedeli che, numerosi, hanno partecipato alla
Messa di questa mattina. Barbara Castelli ha chiesto ad alcuni di loro come stanno
attendendo questo Conclave:
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R. – Con la preghiera, perché lo
Spirito veramente suggerisca la guida giusta per questo momento storico.
R. – Come ci siamo preparate?
Abbiamo pregato. Ci siamo molto commosse per la morte di Papa Wojtyla, a cui
eravamo tanto affezionate. Adesso c’è molta attesa, per vedere chi guiderà la
Chiesa.
R. – ONLY TRUSTING IN THE LORD…
Bisogna avere fiducia in Dio e naturalmente nello Spirito
Santo. Oltre a questo non c’è nient’altro. Noi possiamo pensare solo in termini
umani, ma se realmente crediamo che Dio è a capo di tutto, allora possiamo
essere sicuri che verrà scelta la persona più adatta a questi tempi.
D. –
Cosa ci si aspetta dal nuovo Pontefice?
R. – Noi aspettiamo semplicemente un pastore, come lo è stato Giovanni
Paolo II. Un pastore aperto alla universalità della Chiesa, una Chiesa aperta
al mondo, in dialogo sempre sincero e diretto con tutte le persone.
R. – Che anche lui faccia di tutto per essere vicino ai poveri, ai
bambini e che continui l’opera di Papa Wojtyla.
D. –
Quali dovrebbero essere, secondo lei, gli aspetti peculiari del futuro Papa?
R. – DEBE SER…
Deve essere soprattutto un grande leader, una persona che
cerchi l’unione. Un Papa che predichi l’unione dei popoli, la tolleranza e il
rispetto, soprattutto delle differenze.
R. – Che dia spazio ai giovani e che
faccia conoscere la Parola del Signore in tutto il mondo, come ha fatto Papa
Giovanni Paolo II.
R. – Io direi che dovrebbe continuare lungo la linea tracciata da
Giovanni Paolo II: deve perseguire la comunione ecumenica; deve annunciare a
tutti i popoli la pace e la libertà e deve mantenere i valori fondamentali
dell’uomo. Papa Wojtyla era il Papa dell’uomo. Perché la gloria di Dio è l’uomo
vivente.
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LA CAPPELLA SISTINA DA OGGI AL CENTRO DELL’ATTENZIONE MONDIALE. LA BELLEZZA
DEGLI AFFRESCHI DI MICHELANGELO CANTATA DALLA POESIA DI GIOVANNI PAOLO II
La
Cappella Sistina, dunque, da oggi è al centro dell’attenzione di tutto il
mondo. La vasta aula, posta nel cuore del Vaticano, fatta costruire e decorare
da Papa Sisto IV, dal 1492 è il luogo dove per 50 conclavi, i cardinali hanno
eletto segretamente il Successore di Pietro. Ed è qui – sullo sfondo degli
splendidi affreschi michelangioleschi del Giudizio Universale - che Giovanni
Paolo II nel corso del suo Pontificato è tornato più volte con il pensiero al
giorno della sua elezione il 16 ottobre del 1978. Il servizio di Roberto
Piermarini.
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“L’ultima volta i Cardinali hanno eletto un Papa
sconosciuto…”
Così
Giovanni Paolo II scherzava sulla sua elezione, parlando ad un gruppo di
seminaristi nel 1985, in udienza nella Cappella Sistina. Ed è proprio in questo
luogo che all’omelia della Messa per l’inaugurazione dei restauri degli
affreschi di Michelangelo nel 1994, Papa Wojtyla rivelò – senza infrangere il
segreto del Conclave – un momento della sua elezione al Soglio di Pietro:
“In questo
luogo il Primate di Polonia, il Cardinale Wyszynski, mi ha detto: “Se ti eleggeranno,
ti prego di non rifiutare”. E qui, in spirito di obbedienza a Cristo e affidandomi
alla sua Madre, ho accettato l’elezione scaturita dal Conclave dichiarando al
Cardinale Camerlengo, Cardinale Villot, la mia disponibilità a servire la Chiesa”.
E la
bellezza degli affreschi della Sistina - anche in vista del Conclave che
avrebbe avuto luogo dopo la sua morte - ha spinto Giovanni Paolo II a scrivere
una delle pagine più belle, epilogo della sua
composizione poetica “Trittico romano”.
(Musica)
“E proprio qui,
ai piedi di questa splendida policromia sistina,
si riuniscono i
cardinali -
una comunità
responsabile per il lascito delle chiavi del Regno.
La policromia sistina
allora propagherà la parola del Signore:
Tu es Petrus -
udì Simone il figlio di Giona.
“A te
consegnerò le chiavi del Regno”.
La stirpe, a
cui è stata affidata la tutela del lascito delle chiavi,
si riunisce
qui, lasciandosi circondare dalla policromia sistina,
da questa
visione che Michelangelo ci ha lasciato.
Era così
nell’agosto e poi nell’ottobre,
del memorabile
anno dei due Conclavi
e così sarà
ancora,
quando se ne
presenterà l’esigenza dopo la mia morte.
All’uopo
bisogna che a
loro parli la visione di Michelangelo.
Bisogna che in
occasione del Conclave,
Michelangelo
insegni al popolo.
Non
dimenticate: tutte le cose sono nude e aperte davanti ai suoi occhi.
Tu che penetri
tutto - indica!
Lui additerà...
(Musica)
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la
prima pagina il titolo “Preghiamo con insistenza il Signore perché, dopo il
grande dono di Papa Giovanni Paolo II, ci doni di nuovo un Pastore secondo il
suo cuore”; nella Basilica Vaticana, la Santa Messa “pro eligendo Romano
Pontifice”.
Nelle
vaticane, una pagina sul tema: La Chiesa di Roma in preghiera per i cardinali riuniti
in Conclave.
Nelle
estere, India-Pakistan: il processo di pace è ormai “irreversibile”; la “diplomazia
del cricket” segna un importante successo.
Nella
pagina culturale, un articolo di Luigi Martellini dal titolo “Il
linguaggio dell’anima”; un volume a più voci sullo scrittore Nicola Lisi
(1893-1975).
Nelle
italiane, in primo piano la situazione del Governo.
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18
aprile 2005
I bambini nel cuore di Giovanni Paolo II, lo accompagnano nel suo lungo
Pontificato, allietano i suoi incontri con i fedeli, le sue visite nelle
parrocchie romane e i suoi viaggi più remoti nel resto del mondo, lo guardano e
gli sorridono nelle udienze, alcuni si
avvicinano e lui li bacia e li accarezza sulla testa, i bambini lo salutano
ogni domenica tra la folla in Piazza San Pietro, per mano o sulle spalle dei
genitori, con il nasino all’insù verso la sua finestra, e quando non possono
venire loro, è lui che li va a trovare, come quando da pochi mesi eletto al
soglio pontificio, divenuto vescovo di Roma, si reca per la festa dell’Epifania
tra i piccoli ricoverati nell’ospedale pediatrico “Bambin Gesù”:
“Sono salito quassù al Gianicolo apposta per voi, per vedervi, per esprimervi
di persona tutto l’affetto che sento per voi e per recare conforto alle vostre
sofferenze”
Siamo nel 1979, si apre l’Anno del fanciullo e Giovanni Paolo II fa la
sua prima visita, in ottobre, alla grande famiglia delle Nazioni Unite:
“Desidero...in
presenza dei rappresentanti qui riuniti di tante nazioni del globo, esprimere
la gioia che per ognuno di noi costituiscono i bambini, primavera della vita,
anticipo della storia futura di ognuna delle presenti patrie terrestri. Nessun
Paese del mondo, nessun sistema politico può pensare al proprio avvenire diversamente
se non tramite l’immagine di queste nuove generazioni che dai loro genitori
assumeranno il molteplice patrimonio dei valori, dei doveri, delle aspirazioni
della nazione alla quale appartengono, insieme con quello di tutta la famiglia
umana. La sollecitudine per il bambino, ancora prima della sua nascita, dal
primo momento della concezione e, in seguito, negli anni dell’infanzia e della
giovinezza è la prima e fondamentale verifica della relazione dell’uomo
all’uomo.”
I bambini dunque al centro della nostra vita, la misura di ogni azione
per il bene dell’umanità. A loro il Papa dedica, in quello stesso anno, il
Messaggio natalizio “Urbi et Orbi”:
“Il
bambino è sempre una nuova rivelazione della vita, che è data all’uomo dal
Creatore. È una nuova conferma dell’immagine e della somiglianza di Dio, impresse
sin dall’inizio nell’uomo. Il bambino è pure una grande e continua verifica
della nostra fedeltà a noi stessi. Della nostra fedeltà all’uomo, all’umanità.
È una verifica del rispetto per il mistero della vita, nel quale sin dal primo
momento del concepimento il Creatore inscrive l’impronta della sua immagine e
della sua somiglianza.”
Da qui la “massima responsabilità” dei genitori verso i figli piccoli e
di ogni settore sociale verso i giovanissimi cittadini.
“La
dignità del bambino richiede, da parte dei genitori e della società, una
vivissima sensibilità di coscienza. Poiché il bambino è quel punto nevralgico
intorno al quale si forma o si spezza la morale delle famiglie e, in seguito,
la morale delle nazioni intere e delle società”.
I bambini stessi devono capire che hanno un importante missione da svolgere.
Per questo Giovanni Paolo II rivolge loro una Lettera nell’Anno della Famiglia, è il 13 dicembre del 1994: “Cari
bambini vi scrivo pensando a quando anch’io molti anni fa ero bambino”. E poi
spiega loro quanto sono importanti “agli occhi di Gesu!” “Si potrebbe
addirittura osservare – annota il Papa - che il Vangelo è profondamente
permeato della verità del bambino” e che “lo si potrebbe leggere nel suo
insieme come il ‘Vangelo del bambino’”
Ma quanto sono lontani da questa verità i fatti ingiusti di questo mondo
che il Papa indica ai bambini stessi nella Lettera, come spiega all’Angelus del
18 dicembre:
“Ho guardato con loro alla sorte di tanti bambini segnati spesso dalla
fame, dalla miseria, dalla malattia, dalla guerra, dalla prepotenza e persino
dall’abbandono dei genitori, e li ho invitati a venire in soccorso di questi loro
coetanei soprattutto con la solidarietà dell’amore e della preghiera”
I bambini tanto più al centro dell’attenzione dei credenti come
sottolinea Giovanni Paolo II, aprendo il 2 gennaio le celebrazioni del 2000
proprio con il Giubileo dei Bambini.
“Prego perché il vostro grande e fedele amico Gesù faccia di voi la speranza
e la gioia del mondo”.
IN UNA FICTION TELEVISIVA, LA VITA DI KAROL WOJTYLA
PRIMA DELL’ELEZIONE A
PONTEFICE
- Con noi, Giacomo
Battiato -
La vita
di Wojtyla prima dell’elezione al soglio Pontificio è raccontata nel film “Karol,
un uomo diventato Papa” in onda oggi e
domani alle 21.00 su Canale 5. L’opera è tratta dal libro del vaticanista
Gianfranco Svidercoschi “Storia di Karol”. La regia è di Giacomo Battiato. Ce ne parla Paolo Ondarza.
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Un
affresco della Polonia negli anni del nazismo e dello stalinismo. Giorni bui,
di paura e sgomento. La domanda martellante è: “Dov’è Dio?” Risponde la
speranza data dalla fede di un giovane seminarista: “E’ nell’amore, nell’amore
per gli altri”. Il suo nome è Karol. Scopre la propria vocazione al sacerdozio
tra le macerie del suo Paese. Capisce che l’amore di Dio per l’uomo è il segno
distintivo dell’esistenza di ognuno. La giovinezza di Papa Wojtyla è
documentata dalla fiction “Un uomo diventato Papa”, tratta dal libro “Storia di
Karol” del vaticanista Gianfranco Svidercoschi. Nel cast Piotr Adamczyk, Malgorzata Bela e Raul Bova. Accompagnano i
fotogrammi del film le musiche di Ennio Morricone. Ascoltiamo il regista,
Giacomo Battiato:
R. – Mi
spaventava molto l’idea d fare questo film: mi sembrava un’impresa impossibile.
Poi ho studiato i testi di Wojtyla, soprattutto quelli giovanili, il teatro e
la poesia. Leggendoli ho capito che volevo scrivere e dirigere questo film. Le
scene sono state girate nei luoghi in cui Karol ha veramente vissuto, nei suoi
uffici. La canoa usata è quella che il professor Wojtyla maneggiava quando andava a vogare nei laghi Masuri.
D. –
Che impressione le ha fatto vedere in questi giorni tanta gente venire a Piazza
San Pietro a rendere omaggio al Papa defunto?
R. – Non
è stato qualcosa di sconvolgente per me. Non mi ha meravigliato. Proprio perché
avevo studiato bene la persona e i valori forti testimoniati dal Papa, ho
capito perfettamente il motivo di un afflusso di gente tanto imponente. Sinceramente…
non mi sono stupito!
D. – Si
è sentito di conoscere la persona…
R. –
Esattamente! Capivo perché tanta gente era disposta e voleva fare sacrifici.
Testimoniando così tanto affetto al
Papa.
La
fiction si conclude proprio laddove per la maggior parte della gente inizia la
storia di Giovanni Paolo II: l’elezione di Wojtyla e il suo primo discorso a
San Pietro.
(Musica)
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18 aprile 2005
FORTE
PREOCCUPAZIONE IN ANGOLA PER LA DIFFUSIONE DEL VIRUS
DI
MARBURG, CHE SECONDO L’ULTIMO BILANCIO HA GIA’ CAUSATO LA MORTE
DI 235
PERSONE. AL MOMENTO NON SI CONOSCE NE’ VACCINO NE’ TERAPIA EFFICACE PER COMBATTERE
L’EPIDEMIA
LUANDA. = Nuovo bilancio sulle
vittime in Angola dell’epidemia di febbre emorragica di Marburg, che ha causato
finora la morte di 235 persone, secondo gli ultimi dati pubblicati ieri dal
ministero della Sanità angolano e dall'Organizzazione mondiale della Sanità
(OMS). Vi sono poi altre 257 persone che hanno sviluppato la malattia e 513 che
sono sotto sorveglianza medica. Nella sola provincia di Uige, nel nord del Paese,
epicentro dell’epidemia dove nell’ottobre scorso sono stati scoperti i primi
casi, vi sono stati 219 decessi. Al momento non si conosce né vaccino né
terapia efficace contro tale virus, isolato nel 1967 nell’omonima città della
Germania, in seguito alla contaminazione di alcuni dipendenti di un laboratorio
venuti a contatto con scimmie originarie dell’Uganda. Il virus di Marburg si
trasmette per contatto con i fluidi corporei e provoca febbre alta, dolori
muscolari, emorragie e può portare alla morte in poco tempo. Finora la più
grave epidemia di febbre emorragica di Marburg era stata registrata nella
Repubblica democratica del Congo (ex Zaire), dove tra il 1998 e il 2000 vi
erano stati 123 morti. (R. G.)
BUONE
NOTIZIE SUL FRONTE DELLA PIENA PARITA’ TRA I SESSI SUI BANCHI DI SCUOLA:
L’OBIETTIVO SARA’ RAGGIUNTO QUEST’ANNO
DA BEN 125 PAESI SU 180 MONITORATI DALL’UNICEF. LE REGIONI PIU’ ARRETRATE
NELLA SCOLARIZZAZIONE FEMMINILE
SONO
NEL SUD DELL’ASIA E NELL’AFRICA CENTRO OCCIDENTALE
PARIGI. = Passi avanti in tutto
il mondo nella scolarizzazione femminile, nonostante il sensibile ritardo di
alcune regioni nel sud dell’Asia e nell'area centro-occidentale dell’Africa. Lo
documenta un rapporto dell’UNICEF dal titolo “Progresso per i bambini”, dove si
fa il punto dell’istruzione primaria e secondaria. Su 180 Paesi monitorati, 125
raggiungeranno entro quest’anno l’obiettivo fissato dalle Nazioni Unite di
eliminare la disparità tra i sessi sui banchi di scuola. Già quest’anno ci sono
96 bambine ogni cento maschi nelle scuole primarie. Vi sono però ancora
squilibri all’interno di alcune regioni, specie nel sud dell’Asia e nell’Africa
centro-occidentale, mentre in Medio Oriente e nell’Africa del Nord vi sono
stati, comunque progressi rilevanti negli ultimi anni. La direttrice generale
dell'UNICEF, Carol Bellamy, sostiene che l’istruzione è più importante dell'apprendistato
in quanto una giovane che non ha studiato ''corre più rischi di essere preda
dell'Aids e sarà meno in grado di garantire una famiglia sana''. L'UNICEF
sostiene che la parità scolastica tra i sessi è essenziale per raggiungere
anche l'obiettivo storico di una scolarizzazione primaria globale per tutti
entro il 2015. Quest'anno, secondo le stime, sarebbero meno di 100 milioni, in
tutto il mondo, i bambini che non vanno a scuola, contro i 115 calcolati nel
2001. Gli sforzi devono ora concentrarsi sulle aree più deboli. Nell'Africa
centro-occidentale, ad esempio, solo il 55 per cento degli iscritti frequentava
realmente le scuole nel 2001. Nell'Asia del sud il tasso di frequenza è più
elevato, ma è proprio qui che si trova il numero più alto di bambini che non
vanno a scuola: più di 42 milioni nel 2001, e cioè oltre il 36 per cento del
totale. Gli elementi che più incidono negativamente sono la povertà, l'Aids, i
conflitti locali, il lavoro minorile, la tratta dei minori e le catastrofi
naturali. Nei Paesi in via di sviluppo, i tre quarti dei bambini che hanno
abbandonato le primarie proviene da una famiglia la cui madre non è mai andata
a scuola. E' anche per questo che raggiungere l'obiettivo di una scolarizzazione
globale rappresenta un passaggio culturale di enorme importanza per lo sviluppo delle società più povere e
marginali. (R.G.)
A 125
ANNI DALLA FONDAZIONE DELLE MISSIONARIE DEL SACRO CUORE,
SI E’
SVOLTO IERI A MILANO UN CONVEGNO
PER
RICORDARE MADRE FRANCESCA CABRINI,
MODELLO
DI EMANCIPAZIONE FEMMINILE E PROTETTRICE DEGLI EMARGINATI
MILANO.
= Su iniziativa di un gruppo di collaboratori laici dell’Istituto delle Missionarie
del Sacro Cuore di Gesù e in occasione del 125° anniversario della sua
fondazione, si è svolto ieri a Milano il convegno “Mother 1880-2005: la
famiglia cabriniana tra cultura e missione”. Madre Francesca Saverio Cabrini,
canonizzata nel 1946, ha dedicato tutta la sua vita al servizio degli uomini
sofferenti tanto che nel 1950 è stata definita “madre e patrona degli emigranti”.
Anima della sua attività è stata una spiritualità missionaria centrata sul
culto del Sacro Cuore di Gesù che l’ha vista impegnarsi al fianco dei poveri,
degli emarginati e dei sofferenti. Ad
aprire l’incontro, che si è tenuto al Teatro Dal Verme di Milano, un affascinante
documentario, realizzato per l’occasione dal giornalista Riccardo Bonacina,
direttore editoriale del settimanale “Vita”. Il filmato ripercorre intensamente
alcuni momenti della vita della suora, mostrando i suoi luoghi, la sua
famiglia, ma anche fotogrammi in bianco e nero che raccontano l’emigrazione
italiana nelle Americhe, la sua prima frontiera missionaria. Prima dell’inizio
del convegno il vicario generale dell’arcidiocesi di Milano, Carlo Redaelli, ha
letto un messaggio a nome del cardinale Dionigi Tettamanzi, nel quale ricordava
come madre Cabrini, “granello di senape”, abbia anticipato le sfide della
globalizzazione. La suora missionaria ha quindi saputo combinare “modernità e
cattolicesimo negli Stati Uniti, avanguardia della modernità…lei si offre come
modello di emancipazione femminile nel vivo della Chiesa cattolica”, ha poi
affermato Lucetta Scaraffia, docente di storia contemporanea all’università “La
Sapienza” di Roma. L’opera di madre Cabrini, grazie all’impegno delle suore
Missionarie del Sacro Cuore, continua ancora oggi, nelle varie comunità, circa
un centinaio, presenti in sedici nazioni. La loro attenzione è rivolta
principalmente all’educazione, la sanità, i giovani, le famiglie, gli
emigranti, la protezione delle donne, la tutela dei bambini di strada e ad
altre categorie emarginate e sfruttate. Dopo il convegno, il vescovo ausiliare
di Milano, Erminio De Scalzi, ha celebrato una Messa nella basilica di
Sant’Ambrogio. (M.V.S.)
E’ STATO RAGGIUNTO NEI GIORNI SCORSI UN ACCORDO IN
COSTA D’AVORIO
PER STABILIRE IL PROCESSO DI DISARMO.
IL PAESE DAL 2002 E’ DILANIATO DA UNA GUERRA
CIVILE
COSTA
D’AVORIO. = L’esercito e le formazioni ribelli in Costa d’Avorio hanno
raggiunto sabato scorso a Bouaké un accordo per avviare l’atteso processo di disarmo,
un passo molto importante per la riunificazione di un Paese spaccato in due da
quasi tre anni. Infatti, il conflitto in Costa d’Avorio scoppiò nel settembre
del 2002, quando forze ribelli tentarono di deporre il presidente Laurent
Gbagbo e presero il controllo della parte Nord del Paese. Un comunicato
congiunto ha reso noto che la prima fase del disarmo inizierà il 21 aprile
prossimo, quando ci sarà il ritiro della prima linea dell’artiglieria pesante,
mentre una seconda fase ci sarà dal 14 maggio al 31 luglio quando tutti i
movimenti combattenti presenti in territorio ivoriano restituiranno le armi.
Parigi e l’ONU sono presenti nel territorio con circa 8.000 soldati per presidiare
la “linea di confine” che divide il Paese in due blocchi. Lo scorso 6 aprile il
presidente della Costa d’Avorio Laurent Gbagbo, la guerriglia armata e
l’opposizione hanno firmato un accordo di pace che dovrebbe guidare il Paese
verso elezioni democratiche. (M.V.S.)
IL
GRANDE INCREMENTO DEL TRAFFICO AEREO A LIVELLO MONDIALE PONE PROBLEMI
AMBIENTALI CHE E’ NECESSARIO AFFRONTARE CON MISURE ADEGUATE:
LA
COMMISSIONE EUROPEA HA APERTO UNA CONSULTAZIONE PUBBLICA
SU
QUESTO IMPORTANTE TEMA, CHE TOCCA LA SALUTE DI TUTTI I CITTADINI
BRUXELLES. = La Commissione
Europea consulta i cittadini per ridurre l'impatto del traffico aereo
sull'ambiente e in particolare sul clima. E lo fa aprendo un dialogo on line
cui tutti gli europei, individui o organizzazioni sono chiamati a rispondere.
Il tema è diventato cruciale: il trasporto aereo vive una fase di crescita
mondiale che comporta un forte aumento delle emissioni di anidride carbonica.
Nei soli cieli europei le emissioni di gas serra provenienti dal settore aereo
hanno subito un incremento di circa il 70 per cento tra il 1990 e il 2002. Il
traffico aereo gioca un ruolo primario nei fenomeni di cambiamento climatico:
due passeggeri in un volo andata e ritorno nella tratta Londra-New York contribuiscono
a produrre emissioni di gas serra quanto un’auto di media cilindrata in tutto
un anno. Il traffico aereo internazionale di passeggeri è aumentato di circa il
14 per cento nel 2004 e la flotta mondiale potrebbe raddoppiare da oggi al
2020, con le inevitabili conseguenze per quanto riguarda l’impatto ambientale.
Le informazioni in materia sono rilevate e trasmesse al segretariato della
Convenzione sul Cambiamento Climatico, ma il controllo di questo tipo di
emissioni non è contemplato nel pacchetto di misure sottoscritte dai Paesi
industrializzati firmatari del Protocollo di Kyoto, cui il Trattato raccomanda
di attivare iniziative per ridurre gli inquinanti da traffico aereo, sotto
l’egida dell’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile. E proprio
questo organismo ha studiato alcune soluzioni: tasse e sanzioni, diritti di
scambio delle quote di emissione, ma non ha ancora imposto misure obbligatorie
a nessun livello. Ora per otto settimane la parola passa agli europei che, da
diretti interessati, potranno inviare suggerimenti all’Esecutivo sulle misure
più accettabili e praticabili (R.G.)
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18
aprile 2005
-
A cura di Fausta Speranza -
● Le forze irachene che hanno oggi
il controllo della città di Madaen, 30 km a sud di Baghdad, non hanno trovato
tracce dei 150 residenti sciiti che sarebbero stati presi in ostaggio da
ribelli sunniti. Lo hanno dichiarato fonti militari irachene e una grossa
organizzazione religiosa sunnita. Intanto, il nuovo presidente dell’Iraq, il
curdo Jalal Talabani, in un’intervista alla BBC ha affermato che le milizie
popolari irachene, sia dei curdi che degli sciiti o altri, potrebbero eliminare
la guerriglia nel Paese. Rispondendo a una domanda sulla capacità delle forze
di sicurezza di sostituire quelle della coalizione guidate dagli Stati Uniti,
il presidente ha detto che la “transizione” potrebbe essere attuata
immediatamente se fosse adottata “una nuova strategia”. Ma - ha aggiunto
Talabani – “c’è la convinzione all’interno del governo (uscente) che ciò non si
debba fare”. Gli americani si oppongono all’uso di queste forze ‘popolari’ e
Talabani si è detto sicuro che si opporrebbero ancora a una decisione
governativa in tal senso.
Alcuni soldati israeliani sono rimasti feriti in uno scontro a fuoco
avvenuto nel cosiddetto Asse Filadelfi, fra il territorio egiziano e la
striscia di Gaza. Ieri reparti militari israeliani hanno demolito, nel giro di
poche ore, tre avamposti illegali approntati da coloni ebrei in Cisgiordania.
Due degli avamposti si trovavano nella Cisgiordania settentrionale e il terzo a
Hebron, nella zona meridionale. A quanto risulta, sono avvenute ripetute
colluttazioni.
Il leader dell’UDC, Marco Follini, a colloquio con il presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi. Il nostro servizio:
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A Palazzo Grazioli si trova anche il vicepremier
Gianfranco Fini, il ministro dell'Interno, Beppe Pisanu, e il sottosegretario
alla presidenza Gianni Letta. L’incontro è decisivo dopo l’uscita dal governo
dell’UDC e del Nuovo PSI. Per il presidente del Consiglio italiano, oggi
pomeriggio, appuntamento al Quirinale con il capo dello Stato, Ciampi.
Berlusconi deve controfirmare i decreti di revoca dei ministri e sottosegretari
che hanno lasciato il suo governo. Con il segretario della Lega Nord, Umberto
Bossi, Berlusconi ha parlato nel tardo pomeriggio di ieri. A questo punto della
crisi, le ipotesi sono due. La prima: Berlusconi sale al Colle e rassegna le
dimissioni. La crisi diventa formale e scattano le consultazioni per un governo
Berlusconi Bis. Ma può anche succedere che il presidente del Consiglio scelga
di non presentarsi dimissionario. Il capo dello Stato solleciterebbe una
verifica parlamentare per verificare se l’esecutivo conta ancora su una propria
maggioranza. Intanto, il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi - a
quanto si apprende - ha deciso di rinviare ad
altra data la riunione del Consiglio Supremo di Difesa, già convocata per domani 19 aprile.
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Uno sforamento del 3% nel rapporto deficit/Pil può essere consentito
quando l’economia è favorevole o durante un periodo protratto di crescita
lenta, ma “ogni deficit eccessivo dovrà essere strettamente eccezionale,
temporaneo e restare vicino al valore di riferimento”. Lo afferma il
commissario UE agli affari monetari ed economici Joaquin Almunia, che
presenterà dopodomani in Commissione le proposte per modificare il regolamento
e il codice di condotta del Patto, in conformità con la riforma. “Faremo il
necessario affinché il Consiglio possa adottare il nuovo regolamento entro
l’estate”, scrive il commissario che promette di impegnarsi ad applicare il
Patto sulla base dell’accordo raggiunto (con la riforma), per assicurare
un’imparziale ed equa applicazione delle regole a tutti gli Stati membri”. Nei
giorni scorsi e anche oggi Almunia è tornato a dirsi “preoccupato” per la
situazione dei conti pubblici in Italia.
Domani il Parlamento in Grecia voterà sulla Costituzione europea. Il
presidente della commissione europea Barroso è giunto stamani ad Atene per
colloqui con il presidente della Repubblica, Karolos Papoulias, con il primo
ministro, Costas Karamanlis, e con il leader del Pasok, (socialista,
all’opposizione) George Papandreou.
Giovedì il presidente della Commissione sarà a Mosca per colloqui con
il presidente Vladimir Putin. L’incontro, che si terrà prima del vertice
bilaterale UE-Russia previsto il 10 maggio prossimo, rappresenta un’occasione –
informa una nota – “per uno scambio di vedute sull’agenda del vertice, in
particolare sui progressi fatti per una cooperazione più stretta” nella
creazione di spazi comuni in campo economico, della giustizia, della sicurezza
e della libertà, della sicurezza esterna e della ricerca, educazione e cultura.
Barroso e Putin avranno anche l’opportunità di uno scambio di vedute sugli
ultimi sviluppi internazionali.
Il premier basco Juan Jose Ibarretxe, dopo la vittoria alle elezioni
legislative regionali di ieri, ha chiamato stamane il capo del governo spagnolo
José Luís Rodríguez Zapatero per proporgli di stabilire un dialogo sulla
riforma dello statuto di autonomia. Ibarretxe aveva anticipato l’intenzione di
proporre questo dialogo nei giorni scorsi, prima del voto che gli ha dato ieri
la vittoria facendo però perdere alla sua coalizione PNV-EA quattro seggi che
complicano la formazione di un nuovo governo. Ibarretxe aveva egualmente
annunciato che avrebbe invitato tutti i partiti baschi, compreso il fuorilegge
Batasuna, a discutere il futuro del Paese Basco. E, secondo agenzie di stampa,
ha già fatto stamane anche questo.
E’ di 18 morti il bilancio di un’operazione compiuta dall’esercito
nella regione di Toribio (a sud-ovest del Paese) contro i ribelli delle FARC,
le Forze armate rivoluzionarie della Colombia. Le vittime sono 16 ribelli, un
soldato dell’esercito ed un agente di polizia, mentre un altro militare è
rimasto ferito. L’operazione è in
realtà la controffensiva ad un attacco portato dalle FARC giovedì scorso nella
zona, in cui sono stati uccisi tre poliziotti ed una ragazza e ferite altre 23
persone. All’operazione hanno preso parte circa duemila uomini tra soldati e
poliziotti.
Dopo tre settimane di forte tensione
tra Cina e Giappone, il primo ministro giapponese chiede un incontro ad alto
livello. Il nostro servizio:
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Il primo ministro giapponese,
Koizumi, si è dichiarato oggi “desideroso e pronto” a incontrarsi con il
presidente cinese, Hu Jintao, per colloqui “che non siano uno scambio di accuse
ma un’occasione per guardare da un punto di vista globale allo sviluppo
dell’amicizia tra i due Paesi”. Un vertice tra due capi di governo e di stato è
diverso da un colloquio tra ministri degli esteri”, ha spiegato Koizumi ai
giornalisti, a proposito del ventilato incontro con il presidente cinese Hu
Jintao a margine del vertice Asia-Africa, in programma a Giakarta in Indonesia
a partire dal prossimo 22 aprile. L’idea di un incontro tra Koizumi e Hu Jintao
è stata avanzata ieri a Pechino durante i colloqui tra il ministro degli esteri
giapponese Nobutaka Machimura, in visita in Cina, e il collega cinese Li
Xhaoxing. La Cina si è riservata di dare una risposta. Nei colloqui di ieri la
Cina ha opposto un secco rifiuto alla richiesta di Tokyo di scuse formali e di
risarcimento danni per gli attacchi contro ambasciate, consolati, negozi,
ristoranti e cittadini giapponesi, durante le violente dimostrazioni in corso
da tre settimane contro l’asserito ritorno in Giappone di un revisionismo
storico accusato di assolvere le atrocità commesse dalle truppe nipponiche
durante le guerre di aggressione. Va ricordato che si è parlato di ‘guerra
della storia’ proprio per la diffusione in Giappone di testi scolastici accusati
da Pechino di revisionismo storico. Ma c’è anche la candidatura di Tokyo per il
seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell’ONU, che non va proprio giù
alla Cina.
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La guerra non è più un’opzione, anche se il contenzioso territoriale
tra India e Pakistan resta pericoloso. Lo ha detto alla stampa il presidente
del Pakistan, Musharraf, alla conclusione di una visita di tre giorni in India,
svoltasi in un clima definito “molto amichevole”. “Penso che l’atmosfera sia
cambiata, il mondo è cambiato, in particolare dopo l’11 settembre”, ha dichiarato Musharraf. Ma ha anche
affermato che “la linea del cessate il fuoco in Kashmir tra i due Paesi non può
essere accettata come soluzione finale”. Musharraf ha sottolineato che bisogna
dare prova di immaginazione per trovare una soluzione che soddisfi India,
Pakistan e Kashmir. Non più però attraverso una guerra. Da parte sua, il premier indiano, Manmohan Singh, ha
affermato che India e Pakistan hanno convenuto che il processo di pace è
“irreversibile” e si sono impegnati ad aumentare i legami tra i due territori
del Kashmir, la regione contesa. Durante i colloqui, i due leader si sono
accordati su una serie di misure nel settore dei trasporti e del commercio per
aprire la linea del cessate-il-fuoco in Kashmir.
Il Congresso nazionale dell’Ecuador ha approvato la notte scorsa
all’unanimità l’azzeramento della Corte suprema di giustizia attraverso una
risoluzione che cancella le decisioni prese in questo ambito nel dicembre
scorso. Lo riferisce l’emittente radiofonica Cre Satelital. Dopo molte ore di
discussione, e mentre all’esterno migliaia di oppositori al presidente Lucio
Gutierrez rumoreg-giavano, gli 89 deputati presenti hanno detto sì ad una
mozione presentata da Guillermo Landazuri, esponente di Sinistra democratica
(Id). In base ad essa, il presidente del massimo tribunale, Guillermo Castro, e
gli altri 30 giudici, perdono il loro incarico essendo nulla la riforma
approvata dallo stesso parlamento l’8 dicembre scorso, con un’iniziativa che aveva
suscitato una vera e propria rivolta nel Paese. Il presidente del Congresso,
Omar Quintana, ha convocato per domani una riunione per approvare le modalità
per l’elezione di nuovi giudici.
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