RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 108 - Testo della trasmissione di lunedì 18 aprile 2005

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:    

Testimonianza del Vangelo nella carità e nella verità, attraverso la missione universale di un pastore illuminato da Dio. Celebrata in San Pietro la Missa pro eligendo romano Pontifice, presieduta dal cardinale Ratzinger davanti al Collegio dei porporati

 

Nel pomeriggio l’inizio del Conclave: dopo il giuramento dei cardinali l’extra omnes e forse la prima votazione per l’elezione del Pontefice

 

L’universalità della Chiesa cattolica rappresentata nel Conclave dai cardinali, provenienti dai 5 continenti

 

Le attese e le speranze dei fedeli in Piazza San Pietro

 

La Cappella Sistina da oggi al centro dell’attenzione mondiale. La bellezza degli affreschi di Michelangelo cantata dalla poesia di Giovanni Paolo II

 

IN PRIMO PIANO:

I bambini speranza dell’umanità. Il richiamo costante di Giovanni Paolo II a non rimuovere dalla coscienza responsabilità e doveri verso l’infanzia, spesso tradita dall’egoismo degli adulti

 

In una fiction televisiva oggi e domani alle 21.00 su Canale 5, la vita di Karol Wojtyla  prima dell’elezione a Pontefice: con noi il regista  Giacomo Battiato

 

CHIESA E SOCIETA’:

Forte preoccupazione in Angola per la diffusione del virus di Marburg

 

Buone notizie sul fronte della piena parità tra i sessi sui banchi di scuola: obiettivo che sarà raggiunto quest’anno da ben 125 Paesi su 180 monitorati dall’Unicef

 

A 125 anni dalla fondazione delle missionarie del Sacro Cuore, si è svolto ieri a Milano un Convegno per ricordare madre Francesca Cabrini

 

E’ stato raggiunto nei giorni scorsi un accordo in Costa d’Avorio  per stabilire il processo di disarmo

 

La Commissione europea consulta i cittadini per ridurre l'impatto del traffico aereo sull'ambiente e in particolare sul clima

 

24 ORE NEL MONDO:

          Le forze irachene  hanno da oggi il controllo della città di Madaen – In Italia il leader dell’UDC, Marco Follini, a colloquio con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi per risolvere la crisi politica.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

18 aprile 2005

 

 

TESTIMONIANZA DEL VANGELO NELLA CARITA’ E NELLA VERITA’,

ATTRAVERSO LA MISSIONE UNIVERSALE DI UN PASTORE ILLUMINATO DA DIO.

CELEBRATA IN SAN PIETRO LA MISSA PRO ELIGENDO ROMANO PONTIFICE,

PRESIEDUTA DAL CARDINALE RATZINGER DAVANTI AL COLLEGIO DEI PORPORATI,

ULTIMO ATTO PUBBLICO PRIMA DEL LORO INGRESSO IN CONCLAVE

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Una Chiesa “matura”, non sballottata dalle onde delle ideologie relativistiche ma saldamente fondata in Cristo, “misura del vero umanesimo”. Una Chiesa con una “fede chiara”, libera, animata dalla “santa inquietudine” di portare la fede al mondo, di testimoniare la carità nella verità. Una Chiesa, infine, capace di seminare frutti destinati all’eternità, dove la terra e le sue miserie si trasfigurano in “giardino di Dio”, grazie alla guida di un Papa “pastore”. Richiami spirituali e teologici alle verità basilari del cristianesimo, ma anche immagini simboliche e auspici: sono i contenuti e i toni autorevoli sui quali il cardinale decano Joseph Ratzinger ha calibrato questa mattina, nelle sue vesti di celebrante, l’omelia della Missa pro eligendo Romano Pontifice, nella Basilica di San Pietro. La solenne celebrazione ha costituito l’atto pubblico immediatamente precedente l’inizio del Conclave, che oggi pomeriggio – dalle 16.30 - porterà il Collegio delle porpore alla scelta del 265.mo pastore della Chiesa universale. Per rivivere il clima dell’importante cerimonia di questa mattina, ascoltiamo il servizio di Alessandro De Carolis:

 

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(canto iniziale)

 

         Una Basilica di San Pietro completamente gremita, dominata da macchie di colore ordinate e convergenti verso l’altare della Cattedra: il rosso emiciclo dei cardinali e, sul lato opposto del baldacchino del Bernini, il violaceo e il bianco delle vesti episcopali e sacerdotali, e la lunga coda scura delle migliaia di fedeli. Con questo colpo d’occhio, e in un’atmosfera di grande raccoglimento, i massimi responsabili della vita della Chiesa - dopo i giorni della commozione e del ricordo di Giovanni Paolo II - hanno imboccato questa mattina, pochi minuti prima delle dieci, la strada che guarda al futuro. Una celebrazione riassumibile, quasi, in un’unica e ripetuta invocazione allo Spirito Santo per il dono del nuovo Pastore universale: “Un Pontefice – ha letto il celebrante levando a Dio la preghiera della Colletta – che sia a Te accetto per santità di vita, interamente consacrato al servizio del Tuo popolo”.

 

(canto)

 

Prima dell’inizio della Messa – alla quale erano presenti personalità istituzionali e politiche italiane, tra cui il presidente della Camera dei deputati, Pierferdinando Casini – i presenti e le centinaia di milioni di telespettatori di tutto il mondo hanno assistito alla processione dei cardinali: una scena che ha fornito un “assaggio” di ciò che avverrà nel pomeriggio, quando i 115 elettori sfileranno di nuovo per chiudersi nel ritiro del Conclave. Ma prima di questo atto cruciale, il cardinale Ratzinger ha richiamato l’attenzione dei suoi confratelli del Collegio: “In quest’ora di grande responsabilità – è stata la sua affermazione d’esordio all’omelia, durata circa 20 minuti - ascoltiamo con particolare attenzione quanto il Signore ci dice con le sue stesse parole”.

 

(canto)

 

Il primo spunto al cardinale decano lo ha fornito la celebre lettura del profeta Isaia sul Messia venuto ad annunciare “l’anno di misericordia del Signore”. Quella misericordia divina, osserva subito riecheggiando Giovanni Paolo II, che “pone un limite al male”, perché impersonata da Cristo stesso, modello di ogni membro dell’Ordine:

 

“Il mandato di Cristo è divenuto mandato nostro attraverso l’unzione sacerdotale; siamo chiamati a promulgare – non solo a parole ma con la vita, e con i segni efficaci dei sacramenti, l’anno di misericordia del Signore.

 

Il passo del profeta Isaia è lo stesso che Gesù legge nella sinagoga attribuendolo a se stesso e suscitando lo sdegno dei presenti. Ma nel testo della Scrittura vecchio di secoli, parlando della promulgazione dell’anno di grazia, c’è una frase conclusiva, all’apparenza contraddittoria, che Gesù non pronuncia: “Un giorno di vendetta per il Signore”. Cosa significa? Il cardinale Ratzinger, sostenendo che la “misericordia di Cristo non è una grazia a buon mercato”, spiega:

 

“Il giorno della vendetta e l’anno della misericordia coincidono nel mistero pasquale, nel Cristo morto e risorto. Questa è la vendetta di Dio: egli stesso, nella persona del Figlio, soffre per noi. Quanto più siamo toccati dalla misericordia del Signore, tanto più entriamo in solidarietà con la sua sofferenza – diveniamo disponibili a completare nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo”.

 

Dalla misericordia alla “maturità di Cristo”: a questo punto, il celebrante si sofferma sulla Lettera di Paolo agli Efesini, dedicata ai diversi carismi nella Chiesa. La maturità di Gesù, asserisce, è quella “cui siamo chiamati ad arrivare per essere realmente adulti nella fede:

 

“Non dovremmo rimanere fanciulli nella fede, in stato di minorità. E in che cosa consiste l’essere fanciulli nella fede? Risponde San Paolo: significa essere sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina… Una descrizione molto attuale!”

 

E’ il preludio ad uno dei passaggi più forti dell’omelia. Il cardinale decano getta uno sguardo al passato, ai “venti di dottrina” e alle “correnti ideologiche” che hanno soffiato nel corso della storia, elencandole quasi con puntiglio – “dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo - dice - dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via”. E nelle onde agitate dall’alternanza di queste concezioni, il cardinale Ratzinger è netto nel criticare la debolezza sovente dimostrata dai fedeli, che lui chiama “la piccola barca del pensiero di molti cristiani”:

 

“Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore. Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare qua e là da qualsiasi vento di dottrina, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.

 

“Noi invece, abbiamo un’altra misura – obietta subito il celebrante – il Figlio di Dio, vero uomo:

 

“É lui la misura del vero umanesimo. Adulta non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo”.

 

Il concetto dell’amicizia di Gesù con i suoi fratelli, introdotto a questo punto dal cardinale decano, viene dal brano del Vangelo di Giovanni. E’ una pagina che parla di un’amicizia fondata sulla “fiducia” di Cristo verso l’uomo, al quale rivela la conoscenza di Dio e verso il quale mostra un “amore appassionato” che arriva “alla follia della Croce”. Ma è anche un’amicizia la cui cifra è rintracciabile nella “comunione delle volontà”. Anch’essa conquistata da Gesù nel mistero della Passione:

 

“Nell’ora del Getsemani Gesù ha trasformato la nostra volontà umana ribelle in volontà conforme ed unita alla volontà divina. Ha sofferto tutto il dramma della nostra autonomia – e proprio portando la nostra volontà nelle mani di Dio, ci dona la vera libertà: “Non come voglio io, ma come vuoi tu” (Mt 21, 39). In questa comunione delle volontà si realizza la nostra redenzione: essere amici di Gesù, diventare amici di Dio”.

 

Ma c’è anche un altro elemento nel Vangelo che riguarda la missionarietà della Chiesa e che al cardinale Ratzinger preme sottolineare: il dovere di annunciare Cristo e di radicarlo nel cuore dell’umanità:

 

“Dobbiamo essere animati da una santa inquietudine: l’inquietudine di portare a tutti il dono della fede, dell’amicizia con Cristo. In verità, l’amore, l’amicizia di Dio ci è stata data perché arrivi anche agli altri. Abbiamo ricevuto la fede per donarla ad altri – siamo sacerdoti per servire altri. E dobbiamo portare un frutto che rimanga”.

 

Ma giacché, si chiede il porporato, “tutti gli uomini vogliono lasciare una traccia che rimanga”, che cos’è che davvero rimane? Non il denaro, esclude. E nemmeno la cultura dei libri. “Dopo un certo tempo, più o meno lungo, tutte queste cose scompaiono. L’unica cosa, che rimane in eterno - afferma - è l’anima umana, l’uomo creato da Dio per l’eternità:

 

“Il frutto che rimane è perciò quanto abbiamo seminato nelle anime umane – l’amore, la conoscenza, la fede, il gesto capace di toccare il cuore, la parola che apre l’anima alla gioia del Signore. Allora andiamo e preghiamo il Signore, perché ci aiuti a portare frutto, un frutto che rimane. Solo così la terra viene cambiata da valle di lacrime in giardino di Dio”.

 

         Per la costruzione di questo giardino, dunque, contano i doni elargiti da Dio alla Chiesa, attraverso Cristo e quindi il ministero del sacerdozio. Un ministero che, in quest’ora di scelte fondamentali, fa concludere il Cardinale Ratzinger con una preghiera e un auspicio:

 

“In questa ora, soprattutto, preghiamo con insistenza il Signore, perché dopo il grande dono di Papa Giovanni Paolo II, ci doni di nuovo un pastore secondo il suo cuore, un pastore che ci guidi alla conoscenza di Cristo, al suo amore, alla vera gioia”.

 

         Un applauso dell’assemblea ha suggellato l’omelia, per una Messa che –terminata verso le 11.35 – ha visto alcuni cardinali trattenersi ancora in preghiera sul luogo dove sono custodite le spoglie di Giovanni XXIII. Forse un’ulteriore richiesta di luce, attraverso un Pontefice che ha cambiato il corso degli eventi ecclesiali, divenendo egli stesso un modello di quella santità che la Chiesa ha sempre cercato e cerca nella sua guida suprema.

 

(canto)

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NEL POMERIGGIO L’INIZIO DEL CONCLAVE: DOPO IL GIURAMENTO DEI CARDINALI L’EXTRA OMNES E FORSE LA PRIMA VOTAZIONE PER L’ELEZIONE DEL PONTEFICE

- A cura di Andrea Sarubbi -

 

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Oggi pomeriggio i cardinali elettori si ritroveranno nell'Aula della Benedizione. Preceduti dalla Croce e dal Libro dei Vangeli, al canto delle Litanie dei Santi, i porporati alle 16.30 inizieranno la processione verso la Cappella Sistina, dove - dopo il canto del Veni Creator - pronunceranno il giuramento, con cui promettono di osservare fedelmente le prescrizioni della  Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis e - per colui che verrà eletto Pontefice - di svolgere fedelmente la missione di Pastore della Chiesa universale.

 

I porporati  si impegnano pure ad osservare il segreto su tutto ciò che riguarda il Conclave. Dopo il giuramento, il maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, l’arcivescovo Piero Marini, pronuncerà l’extra omnes: gli estranei al Conclave lasceranno la Cappella. Toccherà poi al cardinale non elettore Tomas Spidlik tenere la meditazione ai Cardinali. In seguito anche l’arcivescovo Marini e lo stesso cardinale Spidlik lasceranno la Cappella. Il cardinal decano Ratzinger sottoporrà quindi al collegio degli elettori la questione se si possa o no iniziare le operazioni per l’elezione. Se, a giudizio della maggioranza degli elettori, nulla impedisce tale avvio, si passerà immediatamente alla prima votazione.

 

Lo scrutinio è  segreto. Per l’elezione del Papa occorre una maggioranza di due terzi, che significa – nell’attuale Conclave – 77 voti su 115. Ma che potrebbe anche modificarsi se, al 34° scrutinio, gli elettori non dovessero trovare un’intesa: a quel punto, si potrebbe optare anche per la sola maggioranza assoluta o per il ballottaggio tra i due nomi più votati nello scrutinio immediatamente precedente.

 

Il primo voto potrebbe esserci dunque già questo pomeriggio. Poi quattro scrutini al giorno: due alla mattina, due al pomeriggio.

 

Ogni cardinale scriverà la propria preferenza sulla scheda e – prima di riporla nell’urna – dirà: “Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto”. Dopo il conteggio le schede vengono bruciate nella stufa di ghisa, per la tradizionale fumata, che quest’anno – in caso di elezione – verrà accompagnata anche dal suono delle campane della Basilica di San Pietro. In modo approssimativo le fumate  potrebbero essere attese alle 12 o alle 19, qualora non ci sia l’elezione del Papa al primo scrutinio.

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L’UNIVERSALITA’ DELLA CHIESA CATTOLICA RAPPRESENTATA

NEL CONCLAVE DAI CARDINALI, PROVENIENTI DAI 5 CONTINENTI,

PER ELEGGERE IL NUOVO PONTEFICE

 

         Interamente europeo per lungo tempo, il Collegio Cardinalizio è oggi espressione della Chiesa nei cinque continenti. Sulla composizione per area geografica dei porporati in Conclave e altri dati significativi sui 115 cardinali elettori, il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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I confini della Chiesa Cattolica coincidono con i confini del mondo: il Collegio cardinalizio, chiamato ad eleggere il 264.mo Successore di Pietro, ne è una dimostrazione evidente. I 115 cardinali elettori (due porporati, infatti, hanno dovuto rinunciare per motivi di salute) provengono da 52 nazioni di tutti e 5 i continenti. Passando in rassegna la provenienza continentale: la maggioranza dei conclavisti proviene dall’Europa con 58 porporati, tra cui 20 italiani, 6 tedeschi e 6 spagnoli. Segue il continente americano con 34 cardinali elettori, di cui 11 statunitensi, e, a seguire, come gruppo più numeroso, quello dei brasiliani con 4 cardinali. Dall’Africa provengono 11 porporati e 10 dal continente asiatico, di cui tre dall’India. Due i porporati dell’Oceania. Nell’ultimo conclave, quello che il 16 ottobre del 1978 ha eletto Giovanni Paolo II, i cardinali elettori erano 111, di cui 54 europei, 32 americani, 12 africani e 13 tra asiatici e provenienti dall’Oceania.

 

Al di là delle distinzioni geografiche, va sottolineato che il Collegio cardinalizio è distinto in tre ordini: vescovi, presbiteri e diaconi. Dei 115 cardinali, chiamati ad eleggere il nuovo Pontefice, 113 hanno ricevuto la berretta cardinalizia da Giovanni Paolo II nei nove concistori - il primo nel giugno del 1979, l’ultimo nell’ottobre del 2003 - convocati lungo i 26 anni di Pontificato per la creazione di nuovi cardinali. Significativo anche il dato dell’appartenenza dei conclavisti ad Istituti di vita consacrata o Società di vita apostolica. Sono 20 i cardinali che appartengono ad ordini religiosi: i più rappresentati sono i francescani con 4 porporati, seguiti da gesuiti e salesiani con tre cardinali elettori. Guardando ai dati anagrafici, si riscontra che l’età media dei cardinali elettori è di circa 71 anni. Ricordiamo che il cardinale Karol Wojtyla aveva 58 anni al momento dell’elezione alla Cattedra di Pietro.

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LE ATTESE E LE SPERANZE DEI FEDELI IN PIAZZA SAN PIETRO

 

È carica di speranza l’attesa dei fedeli che, numerosi, hanno partecipato alla Messa di questa mattina. Barbara Castelli ha chiesto ad alcuni di loro come stanno attendendo questo Conclave:

 

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R. – Con la preghiera, perché lo Spirito veramente suggerisca la guida giusta per questo momento storico.

 

R. – Come ci siamo preparate? Abbiamo pregato. Ci siamo molto commosse per la morte di Papa Wojtyla, a cui eravamo tanto affezionate. Adesso c’è molta attesa, per vedere chi guiderà la Chiesa.

 

R. – ONLY TRUSTING IN THE LORD…

Bisogna avere fiducia in Dio e naturalmente nello Spirito Santo. Oltre a questo non c’è nient’altro. Noi possiamo pensare solo in termini umani, ma se realmente crediamo che Dio è a capo di tutto, allora possiamo essere sicuri che verrà scelta la persona più adatta a questi tempi.

 

D. – Cosa ci si aspetta dal nuovo Pontefice?

 

R. – Noi aspettiamo semplicemente un pastore, come lo è stato Giovanni Paolo II. Un pastore aperto alla universalità della Chiesa, una Chiesa aperta al mondo, in dialogo sempre sincero e diretto con tutte le persone.

 

R. – Che anche lui faccia di tutto per essere vicino ai poveri, ai bambini e che continui l’opera di Papa Wojtyla.

 

D. – Quali dovrebbero essere, secondo lei, gli aspetti peculiari del futuro Papa?

 

R. – DEBE SER…

Deve essere soprattutto un grande leader, una persona che cerchi l’unione. Un Papa che predichi l’unione dei popoli, la tolleranza e il rispetto, soprattutto delle differenze.

 

R. – Che dia spazio ai giovani e che faccia conoscere la Parola del Signore in tutto il mondo, come ha fatto Papa Giovanni Paolo II.

 

R. – Io direi che dovrebbe continuare lungo la linea tracciata da Giovanni Paolo II: deve perseguire la comunione ecumenica; deve annunciare a tutti i popoli la pace e la libertà e deve mantenere i valori fondamentali dell’uomo. Papa Wojtyla era il Papa dell’uomo. Perché la gloria di Dio è l’uomo vivente.

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LA CAPPELLA SISTINA DA OGGI AL CENTRO DELL’ATTENZIONE MONDIALE. LA BELLEZZA DEGLI AFFRESCHI DI MICHELANGELO CANTATA DALLA POESIA DI GIOVANNI PAOLO II

 

La Cappella Sistina, dunque, da oggi è al centro dell’attenzione di tutto il mondo. La vasta aula, posta nel cuore del Vaticano, fatta costruire e decorare da Papa Sisto IV, dal 1492 è il luogo dove per 50 conclavi, i cardinali hanno eletto segretamente il Successore di Pietro. Ed è qui – sullo sfondo degli splendidi affreschi michelangioleschi del Giudizio Universale - che Giovanni Paolo II nel corso del suo Pontificato è tornato più volte con il pensiero al giorno della sua elezione il 16 ottobre del 1978. Il servizio di Roberto Piermarini.

 

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“L’ultima volta i Cardinali hanno eletto un Papa sconosciuto…”

 

Così Giovanni Paolo II scherzava sulla sua elezione, parlando ad un gruppo di seminaristi nel 1985, in udienza nella Cappella Sistina. Ed è proprio in questo luogo che all’omelia della Messa per l’inaugurazione dei restauri degli affreschi di Michelangelo nel 1994, Papa Wojtyla rivelò – senza infrangere il segreto del Conclave – un momento della sua elezione al Soglio di Pietro:

 

“In questo luogo il Primate di Polonia, il Cardinale Wyszynski, mi ha detto: “Se ti eleggeranno, ti prego di non rifiutare”. E qui, in spirito di obbedienza a Cristo e affidandomi alla sua Madre, ho accettato l’elezione scaturita dal Conclave dichiarando al Cardinale Camerlengo, Cardinale Villot, la mia disponibilità a servire la Chiesa”.

 

E la bellezza degli affreschi della Sistina - anche in vista del Conclave che avrebbe avuto luogo dopo la sua morte - ha spinto Giovanni Paolo II a scrivere una delle pagine più belle, epilogo della sua  composizione poetica “Trittico romano”.

 

(Musica)

 

“E proprio qui, ai piedi di questa splendida policromia sistina,

si riuniscono i cardinali - 

una comunità responsabile per il lascito delle chiavi del Regno.

La policromia sistina allora propagherà la parola del Signore:

Tu es Petrus - udì Simone il figlio di Giona.

“A te consegnerò le chiavi del Regno”.

La stirpe, a cui è stata affidata la tutela del lascito delle chiavi,

si riunisce qui, lasciandosi circondare dalla policromia sistina,

da questa visione che Michelangelo ci ha lasciato.

Era così nell’agosto e poi nell’ottobre,

del memorabile anno dei due Conclavi

e così sarà ancora,

quando se ne presenterà l’esigenza dopo la mia morte.

All’uopo

bisogna che a loro parli la visione di Michelangelo.

Bisogna che in occasione del Conclave,

Michelangelo insegni al popolo.

Non dimenticate: tutte le cose sono nude e aperte davanti ai suoi occhi.

Tu che penetri tutto -  indica!

Lui additerà...

 

(Musica)  

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

 

Apre la prima pagina il titolo “Preghiamo con insistenza il Signore perché, dopo il grande dono di Papa Giovanni Paolo II, ci doni di nuovo un Pastore secondo il suo cuore”; nella Basilica Vaticana, la Santa Messa “pro eligendo Romano Pontifice”.

 

Nelle vaticane, una pagina sul tema: La Chiesa di Roma in preghiera per i cardinali riuniti in Conclave.

 

Nelle estere, India-Pakistan: il processo di pace è ormai “irreversibile”; la “diplomazia del cricket” segna un importante successo.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Luigi Martellini dal titolo “Il linguaggio dell’anima”; un volume a più voci sullo scrittore Nicola Lisi (1893-1975).

 

Nelle italiane, in primo piano la situazione del Governo.

 

 

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

18 aprile 2005

 

 

I BAMBINI SPERANZA DELL’UMANITA’. IL RICHIAMO COSTANTE

DI GIOVANNI PAOLO II A NON RIMUOVERE DALLA COSCIENZA RESPONSABILITA’

 E DOVERI VERSO L’INFANZIA, SPESSO TRADITA DALL’EGOISMO DEGLI ADULTI

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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“Carissimi bambini, carissimi ragazzi e ragazze!”

 

I bambini nel cuore di Giovanni Paolo II, lo accompagnano nel suo lungo Pontificato, allietano i suoi incontri con i fedeli, le sue visite nelle parrocchie romane e i suoi viaggi più remoti nel resto del mondo, lo guardano e gli sorridono nelle udienze,  alcuni si avvicinano e lui li bacia e li accarezza sulla testa, i bambini lo salutano ogni domenica tra la folla in Piazza San Pietro, per mano o sulle spalle dei genitori, con il nasino all’insù verso la sua finestra, e quando non possono venire loro, è lui che li va a trovare, come quando da pochi mesi eletto al soglio pontificio, divenuto vescovo di Roma, si reca per la festa dell’Epifania tra i piccoli ricoverati nell’ospedale pediatrico “Bambin Gesù”: 

 

“Sono salito quassù al Gianicolo apposta per voi, per vedervi, per esprimervi di persona tutto l’affetto che sento per voi e per recare conforto alle vostre sofferenze”

 

Siamo nel 1979, si apre l’Anno del fanciullo e Giovanni Paolo II fa la sua prima visita, in ottobre, alla grande famiglia delle Nazioni Unite:

 

Desidero...in presenza dei rappresentanti qui riuniti di tante nazioni del globo, esprimere la gioia che per ognuno di noi costituiscono i bambini, primavera della vita, anticipo della storia futura di ognuna delle presenti patrie terrestri. Nessun Paese del mondo, nessun sistema politico può pensare al proprio avvenire diversamente se non tramite l’immagine di queste nuove generazioni che dai loro genitori assumeranno il molteplice patrimonio dei valori, dei doveri, delle aspirazioni della nazione alla quale appartengono, insieme con quello di tutta la famiglia umana. La sollecitudine per il bambino, ancora prima della sua nascita, dal primo momento della concezione e, in seguito, negli anni dell’infanzia e della giovinezza è la prima e fondamentale verifica della relazione dell’uomo all’uomo.”

 

I bambini dunque al centro della nostra vita, la misura di ogni azione per il bene dell’umanità. A loro il Papa dedica, in quello stesso anno, il Messaggio natalizio “Urbi et Orbi”:

 

Il bambino è sempre una nuova rivelazione della vita, che è data all’uomo dal Creatore. È una nuova conferma dell’immagine e della somiglianza di Dio, impresse sin dall’inizio nell’uomo. Il bambino è pure una grande e continua verifica della nostra fedeltà a noi stessi. Della nostra fedeltà all’uomo, all’umanità. È una verifica del rispetto per il mistero della vita, nel quale sin dal primo momento del concepimento il Creatore inscrive l’impronta della sua immagine e della sua somiglianza.”

 

Da qui la “massima responsabilità” dei genitori verso i figli piccoli e di ogni settore sociale verso i giovanissimi cittadini.

 

La dignità del bambino richiede, da parte dei genitori e della società, una vivissima sensibilità di coscienza. Poiché il bambino è quel punto nevralgico intorno al quale si forma o si spezza la morale delle famiglie e, in seguito, la morale delle nazioni intere e delle società”.

 

I bambini stessi devono capire che hanno un importante missione da svolgere. Per questo Giovanni Paolo II rivolge loro una Lettera  nell’Anno della Famiglia, è il 13 dicembre del 1994: “Cari bambini vi scrivo pensando a quando anch’io molti anni fa ero bambino”. E poi spiega loro quanto sono importanti “agli occhi di Gesu!” “Si potrebbe addirittura osservare – annota il Papa - che il Vangelo è profondamente permeato della verità del bambino” e che “lo si potrebbe leggere nel suo insieme come il ‘Vangelo del bambino’”

 

Ma quanto sono lontani da questa verità i fatti ingiusti di questo mondo che il Papa indica ai bambini stessi nella Lettera, come spiega all’Angelus del 18 dicembre:

 

“Ho guardato con loro alla sorte di tanti bambini segnati spesso dalla fame, dalla miseria, dalla malattia, dalla guerra, dalla prepotenza e persino dall’abbandono dei genitori, e li ho invitati a venire in soccorso di questi loro coetanei soprattutto con la solidarietà dell’amore e della preghiera

 

I bambini tanto più al centro dell’attenzione dei credenti come sottolinea Giovanni Paolo II, aprendo il 2 gennaio le celebrazioni del 2000 proprio con il Giubileo dei Bambini.

 

“Prego perché il vostro grande e fedele amico Gesù faccia di voi la speranza e la gioia del mondo”.

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IN UNA FICTION TELEVISIVA, LA VITA DI KAROL WOJTYLA

PRIMA DELL’ELEZIONE A PONTEFICE

- Con noi, Giacomo Battiato -

 

La vita di Wojtyla prima dell’elezione al soglio Pontificio è raccontata nel film “Karol, un uomo diventato Papa”  in onda oggi e domani alle 21.00 su Canale 5. L’opera è tratta dal libro del vaticanista Gianfranco Svidercoschi “Storia di Karol”. La regia è  di Giacomo Battiato. Ce ne parla Paolo Ondarza.

 

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Un affresco della Polonia negli anni del nazismo e dello stalinismo. Giorni bui, di paura e sgomento. La domanda martellante è: “Dov’è Dio?” Risponde la speranza data dalla fede di un giovane seminarista: “E’ nell’amore, nell’amore per gli altri”. Il suo nome è Karol. Scopre la propria vocazione al sacerdozio tra le macerie del suo Paese. Capisce che l’amore di Dio per l’uomo è il segno distintivo dell’esistenza di ognuno. La giovinezza di Papa Wojtyla è documentata dalla fiction “Un uomo diventato Papa”, tratta dal libro “Storia di Karol” del vaticanista Gianfranco Svidercoschi. Nel cast Piotr Adamczyk, Malgorzata Bela e Raul Bova. Accompagnano i fotogrammi del film le musiche di Ennio Morricone. Ascoltiamo il regista, Giacomo Battiato:

 

R. – Mi spaventava molto l’idea d fare questo film: mi sembrava un’impresa impossibile. Poi ho studiato i testi di Wojtyla, soprattutto quelli giovanili, il teatro e la poesia. Leggendoli ho capito che volevo scrivere e dirigere questo film. Le scene sono state girate nei luoghi in cui Karol ha veramente vissuto, nei suoi uffici. La canoa usata è quella che il professor  Wojtyla maneggiava quando andava a vogare nei laghi Masuri.

 

D. – Che impressione le ha fatto vedere in questi giorni tanta gente venire a Piazza San Pietro a rendere omaggio al Papa defunto? 

 

R. – Non è stato qualcosa di sconvolgente per me. Non mi ha meravigliato. Proprio perché avevo studiato bene la persona e i valori forti testimoniati dal Papa, ho capito perfettamente il motivo di un afflusso di gente tanto imponente. Sinceramente… non mi sono stupito!

 

D. – Si è sentito di conoscere la persona…

 

R. – Esattamente! Capivo perché tanta gente era disposta e voleva fare sacrifici. Testimoniando così  tanto affetto al Papa.

 

La fiction si conclude proprio laddove per la maggior parte della gente inizia la storia di Giovanni Paolo II: l’elezione di Wojtyla e il suo primo discorso a San Pietro.

 

(Musica)

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CHIESA E SOCIETA’

18 aprile 2005

 

 

 

FORTE PREOCCUPAZIONE IN ANGOLA PER LA DIFFUSIONE DEL VIRUS

DI MARBURG, CHE SECONDO L’ULTIMO BILANCIO HA GIA’ CAUSATO LA MORTE

DI 235 PERSONE. AL MOMENTO NON SI CONOSCE NE’ VACCINO NE’ TERAPIA EFFICACE PER COMBATTERE L’EPIDEMIA

 

LUANDA. = Nuovo bilancio sulle vittime in Angola dell’epidemia di febbre emorragica di Marburg, che ha causato finora la morte di 235 persone, secondo gli ultimi dati pubblicati ieri dal ministero della Sanità angolano e dall'Organizzazione mondiale della Sanità (OMS). Vi sono poi altre 257 persone che hanno sviluppato la malattia e 513 che sono sotto sorveglianza medica. Nella sola provincia di Uige, nel nord del Paese, epicentro dell’epidemia dove nell’ottobre scorso sono stati scoperti i primi casi, vi sono stati 219 decessi. Al momento non si conosce né vaccino né terapia efficace contro tale virus, isolato nel 1967 nell’omonima città della Germania, in seguito alla contaminazione di alcuni dipendenti di un laboratorio venuti a contatto con scimmie originarie dell’Uganda. Il virus di Marburg si trasmette per contatto con i fluidi corporei e provoca febbre alta, dolori muscolari, emorragie e può portare alla morte in poco tempo. Finora la più grave epidemia di febbre emorragica di Marburg era stata registrata nella Repubblica democratica del Congo (ex Zaire), dove tra il 1998 e il 2000 vi erano stati 123 morti. (R. G.)         

 

 

BUONE NOTIZIE SUL FRONTE DELLA PIENA PARITA’ TRA I SESSI SUI BANCHI DI SCUOLA: L’OBIETTIVO SARA’ RAGGIUNTO  QUEST’ANNO DA BEN 125 PAESI SU 180 MONITORATI DALL’UNICEF. LE REGIONI PIU’ ARRETRATE

 NELLA SCOLARIZZAZIONE FEMMINILE

SONO NEL SUD DELL’ASIA E NELL’AFRICA CENTRO OCCIDENTALE

 

PARIGI. = Passi avanti in tutto il mondo nella scolarizzazione femminile, nonostante il sensibile ritardo di alcune regioni nel sud dell’Asia e nell'area centro-occidentale dell’Africa. Lo documenta un rapporto dell’UNICEF dal titolo “Progresso per i bambini”, dove si fa il punto dell’istruzione primaria e secondaria. Su 180 Paesi monitorati, 125 raggiungeranno entro quest’anno l’obiettivo fissato dalle Nazioni Unite di eliminare la disparità tra i sessi sui banchi di scuola. Già quest’anno ci sono 96 bambine ogni cento maschi nelle scuole primarie. Vi sono però ancora squilibri all’interno di alcune regioni, specie nel sud dell’Asia e nell’Africa centro-occidentale, mentre in Medio Oriente e nell’Africa del Nord vi sono stati, comunque progressi rilevanti negli ultimi anni. La direttrice generale dell'UNICEF, Carol Bellamy, sostiene che l’istruzione è più importante dell'apprendistato in quanto una giovane che non ha studiato ''corre più rischi di essere preda dell'Aids e sarà meno in grado di garantire una famiglia sana''. L'UNICEF sostiene che la parità scolastica tra i sessi è essenziale per raggiungere anche l'obiettivo storico di una scolarizzazione primaria globale per tutti entro il 2015. Quest'anno, secondo le stime, sarebbero meno di 100 milioni, in tutto il mondo, i bambini che non vanno a scuola, contro i 115 calcolati nel 2001. Gli sforzi devono ora concentrarsi sulle aree più deboli. Nell'Africa centro-occidentale, ad esempio, solo il 55 per cento degli iscritti frequentava realmente le scuole nel 2001. Nell'Asia del sud il tasso di frequenza è più elevato, ma è proprio qui che si trova il numero più alto di bambini che non vanno a scuola: più di 42 milioni nel 2001, e cioè oltre il 36 per cento del totale. Gli elementi che più incidono negativamente sono la povertà, l'Aids, i conflitti locali, il lavoro minorile, la tratta dei minori e le catastrofi naturali. Nei Paesi in via di sviluppo, i tre quarti dei bambini che hanno abbandonato le primarie proviene da una famiglia la cui madre non è mai andata a scuola. E' anche per questo che raggiungere l'obiettivo di una scolarizzazione globale rappresenta un passaggio culturale di enorme importanza per lo  sviluppo delle società più povere e marginali. (R.G.)

 

 

A 125 ANNI DALLA FONDAZIONE DELLE MISSIONARIE DEL SACRO CUORE,

SI E’ SVOLTO IERI A MILANO UN CONVEGNO

PER RICORDARE MADRE FRANCESCA CABRINI,

MODELLO DI EMANCIPAZIONE FEMMINILE E PROTETTRICE DEGLI EMARGINATI

 

MILANO. = Su iniziativa di un gruppo di collaboratori laici dell’Istituto delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù e in occasione del 125° anniversario della sua fondazione, si è svolto ieri a Milano il convegno “Mother 1880-2005: la famiglia cabriniana tra cultura e missione”. Madre Francesca Saverio Cabrini, canonizzata nel 1946, ha dedicato tutta la sua vita al servizio degli uomini sofferenti tanto che nel 1950 è stata definita “madre e patrona degli emigranti”. Anima della sua attività è stata una spiritualità missionaria centrata sul culto del Sacro Cuore di Gesù che l’ha vista impegnarsi al fianco dei poveri, degli emarginati e dei sofferenti.  Ad aprire l’incontro, che si è tenuto al Teatro Dal Verme di Milano, un affascinante documentario, realizzato per l’occasione dal giornalista Riccardo Bonacina, direttore editoriale del settimanale “Vita”. Il filmato ripercorre intensamente alcuni momenti della vita della suora, mostrando i suoi luoghi, la sua famiglia, ma anche fotogrammi in bianco e nero che raccontano l’emigrazione italiana nelle Americhe, la sua prima frontiera missionaria. Prima dell’inizio del convegno il vicario generale dell’arcidiocesi di Milano, Carlo Redaelli, ha letto un messaggio a nome del cardinale Dionigi Tettamanzi, nel quale ricordava come madre Cabrini, “granello di senape”, abbia anticipato le sfide della globalizzazione. La suora missionaria ha quindi saputo combinare “modernità e cattolicesimo negli Stati Uniti, avanguardia della modernità…lei si offre come modello di emancipazione femminile nel vivo della Chiesa cattolica”, ha poi affermato Lucetta Scaraffia, docente di storia contemporanea all’università “La Sapienza” di Roma. L’opera di madre Cabrini, grazie all’impegno delle suore Missionarie del Sacro Cuore, continua ancora oggi, nelle varie comunità, circa un centinaio, presenti in sedici nazioni. La loro attenzione è rivolta principalmente all’educazione, la sanità, i giovani, le famiglie, gli emigranti, la protezione delle donne, la tutela dei bambini di strada e ad altre categorie emarginate e sfruttate. Dopo il convegno, il vescovo ausiliare di Milano, Erminio De Scalzi, ha celebrato una Messa nella basilica di Sant’Ambrogio. (M.V.S.)

 

 

E’ STATO RAGGIUNTO NEI GIORNI SCORSI UN ACCORDO IN COSTA D’AVORIO

PER STABILIRE IL PROCESSO DI DISARMO.

IL PAESE DAL 2002 E’ DILANIATO DA UNA GUERRA CIVILE

 

COSTA D’AVORIO. = L’esercito e le formazioni ribelli in Costa d’Avorio hanno raggiunto sabato scorso a Bouaké un accordo per avviare l’atteso processo di disarmo, un passo molto importante per la riunificazione di un Paese spaccato in due da quasi tre anni. Infatti, il conflitto in Costa d’Avorio scoppiò nel settembre del 2002, quando forze ribelli tentarono di deporre il presidente Laurent Gbagbo e presero il controllo della parte Nord del Paese. Un comunicato congiunto ha reso noto che la prima fase del disarmo inizierà il 21 aprile prossimo, quando ci sarà il ritiro della prima linea dell’artiglieria pesante, mentre una seconda fase ci sarà dal 14 maggio al 31 luglio quando tutti i movimenti combattenti presenti in territorio ivoriano restituiranno le armi. Parigi e l’ONU sono presenti nel territorio con circa 8.000 soldati per presidiare la “linea di confine” che divide il Paese in due blocchi. Lo scorso 6 aprile il presidente della Costa d’Avorio Laurent Gbagbo, la guerriglia armata e l’opposizione hanno firmato un accordo di pace che dovrebbe guidare il Paese verso elezioni democratiche. (M.V.S.)

 

 

IL GRANDE INCREMENTO DEL TRAFFICO AEREO A LIVELLO MONDIALE PONE PROBLEMI AMBIENTALI CHE E’ NECESSARIO AFFRONTARE CON MISURE ADEGUATE:

LA COMMISSIONE EUROPEA HA APERTO UNA CONSULTAZIONE PUBBLICA

SU QUESTO IMPORTANTE TEMA, CHE TOCCA LA SALUTE DI TUTTI I CITTADINI

 

BRUXELLES. = La Commissione Europea consulta i cittadini per ridurre l'impatto del traffico aereo sull'ambiente e in particolare sul clima. E lo fa aprendo un dialogo on line cui tutti gli europei, individui o organizzazioni sono chiamati a rispondere. Il tema è diventato cruciale: il trasporto aereo vive una fase di crescita mondiale che comporta un forte aumento delle emissioni di anidride carbonica. Nei soli cieli europei le emissioni di gas serra provenienti dal settore aereo hanno subito un incremento di circa il 70 per cento tra il 1990 e il 2002. Il traffico aereo gioca un ruolo primario nei fenomeni di cambiamento climatico: due passeggeri in un volo andata e ritorno nella tratta Londra-New York contribuiscono a produrre emissioni di gas serra quanto un’auto di media cilindrata in tutto un anno. Il traffico aereo internazionale di passeggeri è aumentato di circa il 14 per cento nel 2004 e la flotta mondiale potrebbe raddoppiare da oggi al 2020, con le inevitabili conseguenze per quanto riguarda l’impatto ambientale. Le informazioni in materia sono rilevate e trasmesse al segretariato della Convenzione sul Cambiamento Climatico, ma il controllo di questo tipo di emissioni non è contemplato nel pacchetto di misure sottoscritte dai Paesi industrializzati firmatari del Protocollo di Kyoto, cui il Trattato raccomanda di attivare iniziative per ridurre gli inquinanti da traffico aereo, sotto l’egida dell’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile. E proprio questo organismo ha studiato alcune soluzioni: tasse e sanzioni, diritti di scambio delle quote di emissione, ma non ha ancora imposto misure obbligatorie a nessun livello. Ora per otto settimane la parola passa agli europei che, da diretti interessati, potranno inviare suggerimenti all’Esecutivo sulle misure più accettabili e praticabili (R.G.)

       

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24 ORE NEL MONDO

18 aprile 2005

 

 

- A cura di Fausta Speranza -

 

 

 

  Le forze irachene che hanno oggi il controllo della città di Madaen, 30 km a sud di Baghdad, non hanno trovato tracce dei 150 residenti sciiti che sarebbero stati presi in ostaggio da ribelli sunniti. Lo hanno dichiarato fonti militari irachene e una grossa organizzazione religiosa sunnita. Intanto, il nuovo presidente dell’Iraq, il curdo Jalal Talabani, in un’intervista alla BBC ha affermato che le milizie popolari irachene, sia dei curdi che degli sciiti o altri, potrebbero eliminare la guerriglia nel Paese. Rispondendo a una domanda sulla capacità delle forze di sicurezza di sostituire quelle della coalizione guidate dagli Stati Uniti, il presidente ha detto che la “transizione” potrebbe essere attuata immediatamente se fosse adottata “una nuova strategia”. Ma - ha aggiunto Talabani – “c’è la convinzione all’interno del governo (uscente) che ciò non si debba fare”. Gli americani si oppongono all’uso di queste forze ‘popolari’ e Talabani si è detto sicuro che si opporrebbero ancora a una decisione governativa in tal senso.

 

Alcuni soldati israeliani sono rimasti feriti in uno scontro a fuoco avvenuto nel cosiddetto Asse Filadelfi, fra il territorio egiziano e la striscia di Gaza. Ieri reparti militari israeliani hanno demolito, nel giro di poche ore, tre avamposti illegali approntati da coloni ebrei in Cisgiordania. Due degli avamposti si trovavano nella Cisgiordania settentrionale e il terzo a Hebron, nella zona meridionale. A quanto risulta, sono avvenute ripetute colluttazioni.

 

Il leader dell’UDC, Marco Follini, a colloquio con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Il nostro servizio:

 

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A Palazzo Grazioli si trova anche il vicepremier Gianfranco Fini, il ministro dell'Interno, Beppe Pisanu, e il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta. L’incontro è decisivo dopo l’uscita dal governo dell’UDC e del Nuovo PSI. Per il presidente del Consiglio italiano, oggi pomeriggio, appuntamento al Quirinale con il capo dello Stato, Ciampi. Berlusconi deve controfirmare i decreti di revoca dei ministri e sottosegretari che hanno lasciato il suo governo. Con il segretario della Lega Nord, Umberto Bossi, Berlusconi ha parlato nel tardo pomeriggio di ieri. A questo punto della crisi, le ipotesi sono due. La prima: Berlusconi sale al Colle e rassegna le dimissioni. La crisi diventa formale e scattano le consultazioni per un governo Berlusconi Bis. Ma può anche succedere che il presidente del Consiglio scelga di non presentarsi dimissionario. Il capo dello Stato solleciterebbe una verifica parlamentare per verificare se l’esecutivo conta ancora su una propria maggioranza. Intanto, il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi - a quanto si apprende - ha deciso di rinviare ad  altra data la riunione del Consiglio Supremo di Difesa, già  convocata per domani 19 aprile.

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Uno sforamento del 3% nel rapporto deficit/Pil può essere consentito quando l’economia è favorevole o durante un periodo protratto di crescita lenta, ma “ogni deficit eccessivo dovrà essere strettamente eccezionale, temporaneo e restare vicino al valore di riferimento”. Lo afferma il commissario UE agli affari monetari ed economici Joaquin Almunia, che presenterà dopodomani in Commissione le proposte per modificare il regolamento e il codice di condotta del Patto, in conformità con la riforma. “Faremo il necessario affinché il Consiglio possa adottare il nuovo regolamento entro l’estate”, scrive il commissario che promette di impegnarsi ad applicare il Patto sulla base dell’accordo raggiunto (con la riforma), per assicurare un’imparziale ed equa applicazione delle regole a tutti gli Stati membri”. Nei giorni scorsi e anche oggi Almunia è tornato a dirsi “preoccupato” per la situazione dei conti pubblici in Italia.

 

Domani il Parlamento in Grecia voterà sulla Costituzione europea. Il presidente della commissione europea Barroso è giunto stamani ad Atene per colloqui con il presidente della Repubblica, Karolos Papoulias, con il primo ministro, Costas Karamanlis, e con il leader del Pasok, (socialista, all’opposizione) George Papandreou.

 

Giovedì il presidente della Commissione sarà a Mosca per colloqui con il presidente Vladimir Putin. L’incontro, che si terrà prima del vertice bilaterale UE-Russia previsto il 10 maggio prossimo, rappresenta un’occasione – informa una nota – “per uno scambio di vedute sull’agenda del vertice, in particolare sui progressi fatti per una cooperazione più stretta” nella creazione di spazi comuni in campo economico, della giustizia, della sicurezza e della libertà, della sicurezza esterna e della ricerca, educazione e cultura. Barroso e Putin avranno anche l’opportunità di uno scambio di vedute sugli ultimi sviluppi internazionali.

 

Il premier basco Juan Jose Ibarretxe, dopo la vittoria alle elezioni legislative regionali di ieri, ha chiamato stamane il capo del governo spagnolo José Luís Rodríguez Zapatero per proporgli di stabilire un dialogo sulla riforma dello statuto di autonomia. Ibarretxe aveva anticipato l’intenzione di proporre questo dialogo nei giorni scorsi, prima del voto che gli ha dato ieri la vittoria facendo però perdere alla sua coalizione PNV-EA quattro seggi che complicano la formazione di un nuovo governo. Ibarretxe aveva egualmente annunciato che avrebbe invitato tutti i partiti baschi, compreso il fuorilegge Batasuna, a discutere il futuro del Paese Basco. E, secondo agenzie di stampa, ha già fatto stamane anche questo.

 

E’ di 18 morti il bilancio di un’operazione compiuta dall’esercito nella regione di Toribio (a sud-ovest del Paese) contro i ribelli delle FARC, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia. Le vittime sono 16 ribelli, un soldato dell’esercito ed un agente di polizia, mentre un altro militare è rimasto ferito.    L’operazione è in realtà la controffensiva ad un attacco portato dalle FARC giovedì scorso nella zona, in cui sono stati uccisi tre poliziotti ed una ragazza e ferite altre 23 persone. All’operazione hanno preso parte circa duemila uomini tra soldati e poliziotti.

 

        

         Dopo tre settimane di forte tensione tra Cina e Giappone, il primo ministro giapponese chiede un incontro ad alto livello. Il nostro servizio:

 

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Il primo ministro giapponese, Koizumi, si è dichiarato oggi “desideroso e pronto” a incontrarsi con il presidente cinese, Hu Jintao, per colloqui “che non siano uno scambio di accuse ma un’occasione per guardare da un punto di vista globale allo sviluppo dell’amicizia tra i due Paesi”. Un vertice tra due capi di governo e di stato è diverso da un colloquio tra ministri degli esteri”, ha spiegato Koizumi ai giornalisti, a proposito del ventilato incontro con il presidente cinese Hu Jintao a margine del vertice Asia-Africa, in programma a Giakarta in Indonesia a partire dal prossimo 22 aprile. L’idea di un incontro tra Koizumi e Hu Jintao è stata avanzata ieri a Pechino durante i colloqui tra il ministro degli esteri giapponese Nobutaka Machimura, in visita in Cina, e il collega cinese Li Xhaoxing. La Cina si è riservata di dare una risposta. Nei colloqui di ieri la Cina ha opposto un secco rifiuto alla richiesta di Tokyo di scuse formali e di risarcimento danni per gli attacchi contro ambasciate, consolati, negozi, ristoranti e cittadini giapponesi, durante le violente dimostrazioni in corso da tre settimane contro l’asserito ritorno in Giappone di un revisionismo storico accusato di assolvere le atrocità commesse dalle truppe nipponiche durante le guerre di aggressione. Va ricordato che si è parlato di ‘guerra della storia’ proprio per la diffusione in Giappone di testi scolastici accusati da Pechino di revisionismo storico. Ma c’è anche la candidatura di Tokyo per il seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell’ONU, che non va proprio giù alla Cina.

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La guerra non è più un’opzione, anche se il contenzioso territoriale tra India e Pakistan resta pericoloso. Lo ha detto alla stampa il presidente del Pakistan, Musharraf, alla conclusione di una visita di tre giorni in India, svoltasi in un clima definito “molto amichevole”. “Penso che l’atmosfera sia cambiata, il mondo è cambiato, in particolare dopo l’11 settembre”,  ha dichiarato  Musharraf.   Ma ha anche affermato che “la linea del cessate il fuoco in Kashmir tra i due Paesi non può essere accettata come soluzione finale”. Musharraf ha sottolineato che bisogna dare prova di immaginazione per trovare una soluzione che soddisfi India, Pakistan e Kashmir. Non più però attraverso una guerra. Da parte sua, il   premier indiano, Manmohan Singh, ha affermato che India e Pakistan hanno convenuto che il processo di pace è “irreversibile” e si sono impegnati ad aumentare i legami tra i due territori del Kashmir, la regione contesa. Durante i colloqui, i due leader si sono accordati su una serie di misure nel settore dei trasporti e del commercio per aprire la linea del cessate-il-fuoco in Kashmir.

 

Il Congresso nazionale dell’Ecuador ha approvato la notte scorsa all’unanimità l’azzeramento della Corte suprema di giustizia attraverso una risoluzione che cancella le decisioni prese in questo ambito nel dicembre scorso. Lo riferisce l’emittente radiofonica Cre Satelital. Dopo molte ore di discussione, e mentre all’esterno migliaia di oppositori al presidente Lucio Gutierrez rumoreg-giavano, gli 89 deputati presenti hanno detto sì ad una mozione presentata da Guillermo Landazuri, esponente di Sinistra democratica (Id). In base ad essa, il presidente del massimo tribunale, Guillermo Castro, e gli altri 30 giudici, perdono il loro incarico essendo nulla la riforma approvata dallo stesso parlamento l’8 dicembre scorso, con un’iniziativa che aveva suscitato una vera e propria rivolta nel Paese. Il presidente del Congresso, Omar Quintana, ha convocato per domani una riunione per approvare le modalità per l’elezione di nuovi giudici.

 

 

 

 

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