RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
106 - Testo della trasmissione di sabato 16 aprile 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
La preghiera di tutta la Chiesa in vista del Conclave: la
riflessione di padre Raniero Cantalamessa
Ieri pomeriggio l’ottavo Novendiale presieduto
dall’arcivescovo Piergiorgio Silvano Nesti
IN PRIMO PIANO:
Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik
CHIESA E SOCIETA’:
Arrestato in Sudan il vicario generale della diocesi
di Khartoum
Grande
la preoccupazione dei vescovi dell’Ecuador per la situazione del Paese
Edificata una nuova chiesa nel Laos
Il virus di Marburg continua a seminare morte
in Angola
Dopo le proteste dei giorni scorsi, il presidente ecuadoriano Gutierrez proclama lo stato d’emergenza e sospende la Corte Suprema di Giustizia
Sempre tesi i rapporti tra Cina e Giappone. Violente proteste antigiapponesi a Shangai e Tokyo chiede a Pechino di fermare i manifestanti
Governo italiano in bilico. Due le strade percorribili: un Berlusconi bis o le elezioni anticipate
16
aprile 2005
A DUE GIORNI
DALL’INIZIO DEL CONCLAVE, LUNEDI’ POMERIGGIO 18 APRILE,
SI E’ CONCLUSA OGGI LA DODICESIMA E ULTIMA
CONGREGAZIONE GENERALE
DEI CARDINALI. CLIMA DI GRANDE FAMILIARITA’ E
AMPIO CONSENSO
TRA I CARDINALI CHE – HA DETTO NAVARRO-VALLS – NON
HANNO FATTO
ALCUN NOME IN MERITO ALL’ELEZIONE DEL PAPA
A due giorni dall’inizio del
Conclave, lunedì pomeriggio 18 aprile, si è conclusa oggi nell’Aula Nuova del
Sinodo in Vaticano la dodicesima e ultima Congregazione Generale, cui hanno
partecipato 143 Cardinali. Stamane ha prestato giuramento il cardinale Edward
Cassidy, appena arrivato. Poi il cardinale Camerlengo, Eduardo Martínez
Somalo, ha presentato, a nome di tutti, gli auguri al cardinale Joseph
Ratzinger, Decano del Collegio Cardinalizio, che proprio oggi compie 78 anni.
Sono stati quindi letti i messaggi di alcuni cardinali che non sono potuti venire
a Roma. Essi ringraziano per le parole di vicinanza e affetto inviate loro dal
cardinale Decano, a nome di tutto il Collegio Cardinalizio. Il cardinale
Camerlengo ha poi proceduto all'annullamento dell'Anello del Pescatore e del
Sigillo di piombo, come previsto dalla Costituzione Apostolica Universi
Dominici Gregis. Dopo aver commentato alcuni punti della medesima Costituzione
Apostolica, si è ripreso lo scambio di idee sui problemi della Chiesa e del
mondo. In fine mattinata si è poi
svolta nella Sala Stampa della Santa Sede il briefing del portavoce vaticano
Joaquin Navarro-Valls che ha parlato degli eventi legati al Conclave. Ce ne
parla Alessandro Gisotti.
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Lunedì 18 aprile, 115
cardinali di 52 Paesi di tutti e 5 i continenti si riuniranno nella Cappella
Sistina nel primo Conclave del Terzo millennio, per eleggere il 264.mo Successore
di Pietro. E’ quanto affermato stamani dal direttore della Sala Stampa
Vaticana, Navarro-Valls, al termine dell’ultima Congregazione generale del
Collegio cardinalizio in vista del Conclave. Il portavoce vaticano ha
sottolineato la cordialità e familiarità del clima durante questi incontri.
Ascoltiamo:
“Familiarità
nell’ambito delle discussioni, degli interventi, del rapporto tra i cardinali
presenti. Questa, forse, è anche l’espressione della grande responsabilità che
tutti i cardinali sentono in questo momento. Ciò ha permesso di trovare un
vastissimo consenso sui temi generali affrontati nelle discussioni in aula e,
in alcuni giorni, fuori dell’aula, quando si faceva un break a metà mattinata,
in occasione della visita al Corpo diplomatico o in qualche altro momento.
Secondo punto: posso anche confermare che in nessuna di queste Congregazioni si
è mai parlato dei nomi. Nessun nome è stato proposto né commentato dai
presenti”.
I cardinali – ha informato il direttore della Sala Stampa
Vaticana, Navarro-Valls – si trasferiranno alla Domus Sanctae Marthae,
residenza dei conclavisti, nel pomeriggio di domani, domenica, e saranno tutti
insieme per l’ora di cena. Lunedì mattina sarà celebrata la Messa pro
eligendo Papa, nella Basilica Vaticana, a partire dalle ore 10.
Celebrazione aperta ai fedeli che vorranno parteciparvi. Alle ore 16.30
comincerà la processione dei porporati dall’Aula della Benedizione alla Cappella
Sistina, evento questo che verrà trasmesso in diretta televisiva. Nella Sistina
il cardinale decano leggerà la formula di giuramento, che tutti i porporati
ripeteranno, ad uno ad uno, ponendo le mani sul Vangelo.
Chiunque sarà eletto, ha
ricordato Navarro-Valls, si impegnerà a svolgere fedelmente il munus
Petrinum di Pastore universale della Chiesa cattolica. Dopo il giuramento,
il Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, mons. Marini, pronuncerà
l’extra omnes, ovvero l’invito ad uscire dalla Sistina rivolto ai non
elettori. A questo punto resta solo il Maestro delle celebrazioni liturgiche e
il cardinale Spidlik per la meditazione. Dopo questo momento, anche mons.
Marini e il cardinale Spidlik, che non è elettore, usciranno dalla Cappella.
Durante il Conclave, alle 7,30 del mattino, verrà celebrata la Messa nella Domus
Sanctae Marthae. Alle ore 9 i porporati saranno già nella Cappella Sistina,
e, dopo la recita delle Lodi, procederanno alle votazioni. Nel pomeriggio,
queste cominceranno alle ore 16.
Le schede ed eventuali appunti
dei conclavisti – ha detto il portavoce vaticano – saranno bruciate nella
stufa, dopo le due votazioni della mattina e del pomeriggio. Le fumate
potrebbero dunque avvenire alle ore 12 e alle 19, sempre che non ci sia
l'elezione del Papa al primo scrutinio. Assieme alla fumata bianca è previsto
che suonino a distesa le campane della Basilica di San Pietro. Il quorum valido
per la votazione, ha sottolineato Navarro-Valls, citando la Universi Dominici
Gregis, è all’inizio di 2/3, quindi di 77 cardinali elettori su 115.
Dopo tre giorni di voto senza
esito positivo, si osserverà un giorno di pausa e meditazione. Poi
riprenderanno le votazioni per 7 scrutini, quindi una nuova pausa e 7 scrutini,
ancora un’altra pausa e altri 7 scrutini. Qualora, dopo 34 scrutini, non sia
stato ancora eletto il nuovo Pontefice, i cardinali elettori potranno eleggere
il Papa a maggioranza assoluta. Navarro-Valls ha specificato che i porporati
decideranno lunedì, all’inizio del Conclave, se si terrà una prima votazione
già nel tardo pomeriggio. L’ambito del Conclave, ha detto ancora, comprende la Domus
Sanctae Marthae e la Cappella Sistina. La bonifica dei due
ambiti, ha precisato, è stata già svolta da specialisti della Gendarmeria vaticana
senza l’ausilio alcuno di tecnici di altri Paesi. Il tragitto tra i due
luoghi, Domus e Cappella Sistina, potrà essere percorso dai cardinali a piedi o
in pullmann. Questo spazio sarà sgombro di persone al passaggio dei
conclavisti. Gli accessi in Vaticano, al cortile di San Damaso, saranno
sigillati. I turisti – ha concluso Navarro-Valls - non potranno accedere alla
Cupola di San Pietro e ai Giardini Vaticani. Tuttavia, anche in questi giorni,
i fedeli potranno recarsi a rendere omaggio alla tomba di Giovanni Paolo II
nelle Grotte Vaticane.
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LA PREGHIERA DI TUTTA LA CHIESA PER IL CONCLAVE
- La riflessione di padre Raniero Cantalamessa -
I cardinali in vista del
Conclave hanno invitato tutta la Chiesa a pregare con intensità, sull'esempio
della prima comunità cristiana, affinché lo Spirito Santo illumini le menti
degli elettori e li renda concordi per ottenere una sollecita e unanime
elezione del nuovo Papa. E’ questo dunque il tempo dello Spirito: ascoltiamo in
proposito il predicatore della Casa Pontificia padre Raniero Cantalamessa:
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Sì, occorre crederci, perché lo
Spirito Santo viene dato in risposta
alla preghiera. Ci ha detto Gesù: “Il Padre darà lo Spirito Santo a chi glielo
chiede”. In questo momento, tutta la Chiesa dovrebbe essere veramente in un
atteggiamento di Pentecoste, di invocazione dello Spirito: Veni Sancte
Spiritus. Al di là di tutte le pure e necessarie consultazioni umane, perchè lo
Spirito agisce anche attraverso questi canali, che ci sia nei cardinali e in
tutti, questa rettitudine, questa trasparenza, questa docilità che permetta
allo Spirito Santo di operare in modo che i cardinali possano annunciare al
mondo il Papa, anche se non lo dicono a parole, come gli Apostoli annunciarono
le decisioni del primo Concilio di Gerusalemme: “E’ parso bene, allo Spirito
Santo e a noi di darvi questo nuovo Pastore”. Ed io mi auguro che sia così.
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OGGI POMERIGGIO
L’ULTIMO NOVENDIALE IN SUFFRAGIO
DI GIOVANNI PAOLO II PRESIEDUTO DAL CARDINALE
MEDINA ESTEVEZ
Oggi pomeriggio, nella Basilica
Vaticana, verrà celebrato alle 17 il nono ed ultimo Novendiale per Giovanni
Paolo II. La Santa Messa sarà presieduta dal
cardinale Jorge Arturo Medina Estévez, prefetto emerito della Congregazione per
il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e Protodiacono del
Collegio Cardinalizio.
La nostra emittente seguirà la cerimonia liturgica a partire dalle 17, con
commento in italiano per la zona di Roma - sull’onda media di 585 kHz e in
modulazione di frequenza di 105 MHz - in spagnolo su satellite e in inglese sul
collegamento ISDN.
IERI POMERIGGIO NELLA
BASILICA VATICANA l’OTTAVO NOVENDIALE
IN SUFFRAGIO DI GIOVANNI PAOLO II,
PRESIEDUTO DALL’ARCIVESCOVO PIERGIORGIO SILVANO
NESTI,
SEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI
VITA CONSACRATA
Tantissimi religiosi e
religiose, ma anche tanti fedeli laici hanno partecipato ieri pomeriggio nella
Basilica di San Pietro all’ottavo Novendiale in suffragio di Giovanni Paolo II,
presieduto dall’arcivescovo Piergiorgio Silvano Nesti. Il segretario della
Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata nell’omelia ha ricordato
l’amore e la “paternità veramente universale” del Papa scomparso. Il servizio
di Debora Donnini.
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(musica)
“Ho combattuto la buona
battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede’. Mi piace pensare
che questi versetti abbiano accompagnato gli ultimi giorni dell’amato Santo
Padre al termine … di una molteplice corsa di pellegrino evangelico per
annunciare Cristo a tutti”. Con nostalgia ma anche con speranza cristiana mons.
Nesti ha espresso l’affetto e la gratitudine per Giovanni Paolo II in questo
penultimo Novendiale. “Ora lo pensiamo - ha detto - nel momento di ricevere la
corona di giustizia”.
“E’ questa la logica del Vangelo, la consolante certezza che noi,
consacrati nel Battesimo e con la professione dei Consigli evangelici, abbiamo
perso, in questo mondo, la nostra vita per conservarla nella vita vera, quella
Eterna dove ci precedono, con Cristo, Maria Santissima, e con Lei tutti i Santi
tra i quali amiamo ora pensare anche il caro Santo Padre Giovanni Paolo II”.
Affetto e gratitudine, dunque,
per l’amore manifestato dal Papa per i consacrati e le consacrate
concretizzatosi nel seguire da vicino le varie forme di vita consacrata, nell’incoraggiamento,
così come nell’Esortazione apostolica a questa dedicata. Mons. Nesti ha poi
ricordato che il Papa ha voluto due forme di vita consacrata anche nella Città
del Vaticano: la casa “Dono di Maria” per i bisogni dei più poveri, secondo il
carisma della Beata Teresa di Calcutta, e il monastero Mater Ecclesiae dimora aperta alla presenza di diversi carismi di
vita contemplativa. “Chi di voi - si chiede il presule - ha dimenticato le
carezze che amava fare spesso alle persone … ”. E ancora: “Chi può dimenticare
il Segno di Croce fatto sulla fronte da questo amato Papa? Oppure il bacio del
padre?”.
“Non lo dimenticheremo mai. Non dimenticheremo mai non solo le sue
preziose parole di ogni genere, ma, soprattutto, questo piccoli gesti d’amore
di un padre! Essi rimangono sempre incisi nei nostri cuori. E, proprio adesso,
ci danno la forza di proseguire andando avanti con coraggio, come lui stesso
amava dire: “Coraggio!”. Grazie Padre Santo per ogni tuo gesto d’amore, perché
l’amore non muore”.
“Dona a tutti noi, Santo Padre -
ha concluso - di essere il riflesso della luce di Cristo in questo nuovo
millennio”. All’inizio mons. Nesti aveva ringraziato chi è stato vicino al
Papa: mons. Stanislao Dziwisz, mons. Metek e le suore che lo hanno accudito e
che “in un certo senso ci hanno rappresentato come religiosi in modo molto
vicino al Santo Padre”.
(musica)
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“MISSIONE: PANE
SPEZZATO PER LA VITA DEL MONDO”:
QUESTO IL TITOLO DEL MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO
II PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2005 CHE SI CELEBRERÀ IN OTTOBRE.
FIRMATO IL 22 FEBBRAIO, È STATO PUBBLICATO IERI
- Intervista con Giulio Albanese -
“Missione: Pane spezzato per la vita del mondo”: questo il titolo del messaggio
di Giovanni Paolo II per la Giornata Missionaria Mondiale 2005 che si celebrerà
in ottobre. Firmato in data 22 febbraio e pubblicato ieri, il documento, così
come il titolo stesso, contiene riflessioni sulla missione in particolare
in relazione al “Pane spezzato”. Questo, infatti, è l’Anno dell’Eucaristia. Per
parlare di slancio missionario, che resta un punto fermo nella realtà della
Chiesa, Fausta Speranza ha intervistato Giulio Albanese, fondatore dell’agenzia
Misna dedicata proprio al mondo delle missioni:
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R. - Non dimentichiamo che una Chiesa che non vive
la missione cessa di essere Chiesa. Ce lo rammenta la storia stessa della
Chiesa. Se gli Apostoli fossero rimasti a Gerusalemme noi, oggi, non potremmo
celebrare l’Eucaristia, non potremmo vivere e testimoniare la nostra esperienza
di fede. E’ un passaparola. In fondo la missione è comunicazione del Verbo e
questo implica una grande tensione, un grande sforzo. Questo dinamismo va
rinnovato tenendo conto che viviamo in un mondo ‘villaggio globale’, dove le
sfide sono presenti da mattina a sera. Guai a “spiritualizzare” questo
messaggio facendo sì che il Vangelo rimanga in sagrestia, congelato! Quello che
viene chiesto ad ogni cristiano, ed in fondo questa è stata una delle grandi
sollecitazioni che il Papa ci ha dato in tutto il suo magistero missionario, è
stato proprio quello di ‘uscire fuori le mura’, di far sì che davvero la Parola
sia pane spezzato per i vicini e per i lontani. Poi, naturalmente, spetta ad
ogni cristiano applicarlo.
D. –
Dunque, in questo momento particolare per la vita della Chiesa, che dopo il
Pontificato di Giovanni Paolo II aspetta di conoscere il prossimo vicario di
Cristo, e in cui si parla delle priorità per la prossima fase, possiamo dire
che certamente non può mancare lo slancio missionario. Però, parlando anche di
vie attuative della missione, si potranno immaginare nuove vie o diverse vie?
R. –
Da un punto di vista teoretico, le idee -
direi - sono abbastanza chiare. Si tratta di passare dalle parole ai
fatti e questo è un discorso che coinvolge l’intera comunità ecclesiale, anche
perché poi, naturalmente, i contesti nazionali, territoriali, geopolitici sono
diversi. Molte volte si tratta proprio di inculturare il messaggio evangelico
tenendo conto che la missione ha la sua complessità. La missione ha diversi percorsi.
Naturalmente, ci sono contesti nei quali alcune vie sono sentite a livello
preferenziale. Per esempio, l’aspetto del dialogo interreligioso, certamente, è
una delle grandi sfide delle Chiese asiatiche; l’aspetto dell’inculturazione è
molto sentito nelle Chiese africane; l’aspetto della giustizia e della
liberazione fa parte dell’esperienza della tradizione latino-americana ... Ora,
chiaramente, ogni Chiesa, poi, è chiamata a personalizzare, ad assumere, a testimoniare
la missione, che è l’ispirazione che viene dallo Spirito.
D. –
Un contesto particolare, in questo momento, è suggerito dal nesso missione ed Eucaristia,
perché siamo nell’Anno dell’Eucaristia. Che cosa dire a questo proposito?
R. - E’ chiaro che quando
spezziamo il pane nel nome del Signore siamo chiamati ad ‘uscire fuori le mura’
e, quindi, siamo chiamati a testimoniare quell’esperienza sacramentale che
viene vissuta nel contesto comunitario. Credo che sia importante capire e
comprendere che, per ogni cristiano, per ogni credente la spiritualità
cristiana è davvero vita secondo lo Spirito. Da una parte, c’è l’esperienza
forte del Dio vivente, c’è l’esperienza sacramentale, l’ascolto attento della
Parola; dall’altra, l’impegno, la testimonianza, il coraggio di sporcarsi le
mani per gli ultimi a servizio dei più bisognosi. Coniugare Spirito e vita è
una sfida per ogni credente.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina: la dodicesima ed ultima Congregazione Generale dei Cardinali.
L'omelia
dell'Arcivescovo Piergiorgio Silvano Nesti durante la Concelebrazione nell'
VIII giorno dei Novendiali.
Sei
pagine dedicate alla biografia di Giovanni Paolo II.
Messaggi
e telegrammi di cordoglio di Capi di Stato e di Governo.
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16 aprile 2005
VENTISEI ANNI DI
MINISTERO PETRINO ALLA LUCE DEL “TOTUS TUUS”,
IL MOTTO SPIRITUALE DI GIOVANNI PAOLO II
- Servizio di Alessandro De Carolis -
Maria Madre e Maestra, “al
centro della Chiesa in cammino” verso il terzo millennio cristiano. E’ uno dei
cardini attorno al quale Giovanni Paolo II ha elaborato la sua grande enciclica
mariana, la Redemptoris Mater, del
1987. Ma tutto l’arco del suo Pontificato è stato vissuto alla luce della
Vergine, nel solco di un’appartenenza maturata fin da giovane. Il culmine, nel
2002 con l’annuncio dell’Anno del Rosario e il viaggio a Lourdes dello scorso
anno. Ripercorriamo la storia di questa devozione in questo servizio di Alessandro
De Carolis:
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Si può misurare la profondità
dell’amore di un figlio per la sua mamma? Cercare di descriverne il nodo
inestricabile di sentimenti, di affetto, di tenerezza, di contatto, di confidenza,
di bisogno quotidiano di lei? E’ impossibile farlo, così come cercare di
rendere a parole l’amore di Karol Wojtyla per la Vergine:
“Il Santo Padre ha trovato il
riflesso più puro della misericordia di Dio nella Madre di Dio. Lui, che aveva
perso in tenera età la mamma, tanto più ha amato la Madre divina. Ha sentito le
parole del Signore crocifisso come dette proprio a lui personalmente: “Ecco tua
madre!” (…) E dalla madre ha imparato a conformarsi a Cristo”.
Così il cardinale Ratzinger,
nell’omelia delle esequie di Giovanni Paolo II, lo scorso 8 aprile, sondava le
radici di questo amore. Perché di questo si trattava: un legame esclusivo di un
giovane, che fin dall’età di 9 anni aveva perso sulla terra la possibilità di
pronunciare il nome “mamma”, ma che scopre che ciò gli è e gli sarà sempre
possibile guardando il cielo. Da lì, grazie anche all’intensa devozione mariana
trasmessagli dal padre e poi dalle sue letture di San Luigi Maria Grignion de
Montfort, matura nel giovane Karol e poi nel sacerdote e nel vescovo la scelta
di essere “tutto suo”. Totus tuus:
“Affidandosi
filialmente a Maria, il cristiano, come l’apostolo Giovanni, accoglie ‘fra le
sue cose proprie’ la Madre di Cristo e la introduce in tutto lo spazio della
propria vita interiore, cioè nel suo ‘io’ umano e cristiano: ‘La prese con sé’.
Così egli cerca di entrare nel raggio d’azione di quella "materna carità",
con la quale la Madre del Redentore "si prende cura dei fratelli del
Figlio suo"».
E’ questo un passaggio
dell’enciclica Redemptoris Mater, che
Giovanni Paolo II pubblica il 25 marzo 1987, ottavo di Pontificato. Due mesi e
mezzo più tardi, il 7 giugno, il Papa apre solennemente l’Anno Mariano. Non è
difficile cogliere nella filigrana delle affermazioni magisteriali
dell’Enciclica il distillato della sua esperienza personale. Come l’apostolo
sotto la Croce, Giovanni Paolo II ha preso stabilmente con sé Maria nella casa
della sua anima e da lei, che lo precede nella sequela di Cristo, impara a
penetrare le cose dello spirito:
“Maestra insuperabile di contemplazione è Maria Santissima (…) Il
Battesimo di Cristo costituisce il primo mistero della luce per Maria e per
tutta la Chiesa. Possa esso illuminare il cammino di ogni cristiano”.
Maria-Madre è sempre presente
nel ministero di Giovanni Paolo II: non c’è discorso, lettera, messaggio che
non si concluda con un suo pensiero a lei, un’invocazione, una richiesta di
intercessione per la Chiesa e il mondo. L’azione apostolica del Papa, come la
sua preghiera privata, sono scandite giorno per giorno da questo amore filiale.
E a lei, come un figlio in pericolo, si abbandona quando improvvisamente tutto
sembra finito:
“La folla è tutta in piedi. Non commenta quasi la scena tragica a cui ha
assistito. Il Santo Padre è stato certamente colpito. Lo abbiamo visto sdraiato
nella vetturetta scoperta, che è entrata in velocità dentro il Vaticano”.
Il
13 maggio 1982, un anno esatto dopo l’attentato in Piazza San Pietro, Giovanni
Paolo II è a Fatima per dire il suo grazie alla Vergine che lo ha salvato. “Fu
una mano materna - racconta in un messaggio di due anni dopo - a guidare la
traiettoria della pallottola e il Papa agonizzante si fermò sulla soglia della
morte... Il proiettile mortale si fermò e il Papa vive - vive per servire!”. Un
servizio che diventa sempre più universale e che riverbera, nell’energia
dell’azione, un’eco del “sì” della Madre:
“Maria, la Vergine del ‘Fiat’ (…) con la sua totale disponibilità ha aperto le porte al
Salvatore del mondo. Grande ed eroica è stata l’obbedienza della sua fede (…)
Guardando a Lei si rafforza anche in noi la fede in ciò che attendiamo, e, nel
contempo, comprendiamo meglio il senso e il valore del pellegrinaggio su questa
terra.
Nel 1988, in una ideale
prosecuzione dell’Anno Mariano, Giovanni Paolo II estende i confini della sua
riflessione alla figura della donna e al suo ruolo insostituibile nell’economia
del pensiero divino. Ricordando un passo dell’Enciclica Mulieris dignitatem,
afferma nel ’99:
“Se Dio-Padre, che genera il Figlio dall’eternità, per ‘generarlo’ ha
valorizzato una donna, Maria, rendendola così Theotokos, Madre di Dio, ciò non
è senza significato per cogliere la dignità della donna nel progetto divino”.
Madre della Chiesa, Sede della
Sapienza, Regina della Pace, Modello di santità. Il Pontificato di Giovanni
Paolo II si potrebbe rileggere alla luce delle litanie alla Vergine. Al punto
che il 16 ottobre del 2002, 24.mo anniversario della sua elezione, Giovanni
Paolo II rivoluziona e in certo modo completa, aggiungendovi cinque “Misteri
luminosi”, quel piccolo Vangelo in “grani” caro a lui e a milioni di fedeli: il
Rosario.
“Per l’esigente, ma straordinariamente ricco compito di contemplare il
volto di Cristo insieme con Maria, vi è forse migliore strumento della preghiera
del Rosario? (…) Ripetendo l’invocazione ‘Ave Maria’, possiamo approfondire gli
eventi essenziali della missione del Figlio di Dio sulla terra”
Il Papa sofferente - che sempre
più spesso guarda ora a Maria come alla Salus
infirmorum, Salute degli infermi – continua a vedere in lei, Assunta in
cielo, la creatura umana vincitrice della morte:
“L'Assunzione di Maria è un evento che ci
interessa da vicino proprio perché ogni uomo è destinato a morire. Ma la morte
non è l'ultima parola. Essa - ci assicura il mistero dell'Assunzione della
Vergine - è transito verso la vita incontro all'Amore. E' passaggio verso la
beatitudine celeste riservata a quanti operano per la verità e la giustizia e
si sforzano di seguire Cristo”.
Come nella “regia” di un film
magistrale, la storia del Papa viaggiatore infaticabile ormai quasi
immobilizzato, si conclude nel segno della Vergine. Nel 150.mo del dogma
dell’Immacolata, nell’agosto del 2004, Giovanni Paolo II si inginocchia davanti
alla Grotta di Lourdes. Un gesto dal costo fisico enorme, che è la cifra di
quell’amore nato da bambino: senza limiti. E sabato 2 aprile 2005 - giorno
dedicato alla Madonna, e primo sabato del mese, giorno dedicato a Fatima – c’è
un ultimo Totus tuus che si spegne in
un respiro. E in quella dissolvenza, si intuisce l’abbraccio di una madre e di
un figlio finalmente ricongiuntisi in cielo.
“A te rimetto i frutti della mia vita e del mio ministero; a Te affido
le sorti della Chiesa; in Te confido e a Te ancora una volta dichiaro: Totus
tuus, Maria! Totus tuus! Amen!”.
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Domani, 17 aprile, 4a Domenica di Pasqua, la liturgia ci presenta il
Vangelo in cui Gesù, parlando di sé come il Buon Pastore, amplia la
similitudine definendo i suoi discepoli come pecore che conoscono e ascoltano
la sua voce e quindi lo seguono. Da un estraneo invece fuggiranno. Poi aggiunge:
“In verità, in verità vi dico: io sono la porta
delle pecore… se uno entra attraverso di me, sarà salvo”.
Su questo brano evangelico
ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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Cristo non è più estraneo a
niente di ciò che è umano. Si è consegnato nelle mani dell’umanità facendosi
servo umile. Anche i servi si sono scatenati su di Lui perché hanno trovato uno
più piccolo sul quale sfogare la loro rabbia. Quando nella Passione l’umanità
carica Cristo di tutto il proprio male, Cristo ci conosce così come siamo.
Davanti alla Sua umiltà e al Suo consegnarsi a noi appare la nostra verità.
Come dice l’Apostolo: “Lui ci ha conosciuti per primo. Lui si è consegnato a
noi, ma noi ci siamo rivelati a Lui”. Il Suo amore umile è il principio della
nostra conoscenza. Lui, ucciso, è diventato la porta attraverso la quale la
vita è entrata nella nostra morte. La Sua voce non ci è estranea, ma è la voce
di Colui che ci conosce e ama e, seguendola, si giunge alla conoscenza e
all’amore.
In questi giorni, tutta la
Chiesa è unita nella preghiera per un nuovo Pastore del gregge. Noi chiediamo
che questa immagine del brano evangelico continui ad essere vita della Chiesa.
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16
aprile 2005
ARRESTATO IN SUDAN IL VICARIO
GENERALE DELLA DIOCESI DI KHARTOUM.
DIETRO IL FERMO CI SAREBBE IL RIFIUTO DELLA CHIESA
LOCALE ALLA VENDITA
DI UN TERRENO DI PROPRIETÀ DELLA DIOCESI
KHARTOUM.
= Giovedì scorso la polizia sudanese ha arrestato il vicario generale della
diocesi di Khartoum, mons. Peter Ayuong Maguin. Al momento il sacerdote -
riferisce l’agenzia Misna - si trova nel carcere di Wad Medani, circa 150 chilometri
dalla capitale sudanese. Le forze dell’ordine si sono recate presso
l’abitazione di mons. Peter Ayuong Maguin, contestandogli l’emissione di un assegno
scoperto per l’acquisto di un’automobile. L’accusa, tuttavia, sembra solo un
pretesto. Il vero motivo del fermo, infatti, sarebbe da ricercare nel rifiuto opposto
più volte dalla Chiesa locale alla vendita di un terreno di proprietà della
diocesi situato nel quartiere residenziale di Giref ovest. “Si tratta di una
fattoria dove vengono coltivate verdure e frutta – ha spiegato il vescovo ausiliare
di Khartoum, mons. Daniel Adwok – nulla di speciale, anche se sicuramente è un
bel terreno sulle sponde del Nilo e in una zona residenziale di Khartoum”.
Nella stessa parte della città le autorità avrebbero già provveduto alla
confisca di altre terre - spiega ancora il presule - e recentemente la stessa
diocesi sarebbe stata informata di un ordine di confisca relativo anche al
terreno in questione. “Abbiamo sentito dire che anche la nostra fattoria era
stata confiscata – ha spiegato ancora il vescovo all’agenzia Misna – ma non
abbiamo mai ricevuto i documenti relativi alla decisione. Poi, sul conto
corrente della diocesi, sono comparsi soldi provenienti dal governo.
Presumibilmente un pagamento per quel terreno. Abbiamo quindi deciso di
restituirli, visto che nessun accordo sulla vendita era stato preso”. “Nei
giorni scorsi poi – ha concluso – siamo intervenuti per fermare alcuni
bulldozer che volevano entrare nella proprietà”. (B.C.)
“IL PAESE STA CADENDO A PEZZI. NON AVEVAMO MAI ASSISTITO
AD UNA CRISI
COSI’
GRANDE DELLE ISTITUZIONI”: LA PREOCCUPAZIONE DEI VESCOVI DELL’ECUADOR, A
CONCLUSIONE DELLA LORO ASSEMBLEA GENERALE ANNUALE
QUITO. = La Conferenza episcopale
dell’Ecuador (CEE), al termine dell’assemblea generale annuale, si è detta
profondamente preoccupata per la situazione in cui versa il Paese, dove “gli
interessi personali o dei partiti sono prevalsi sul bene della Nazione”. “Mai
avevamo assistito – si legge in una nota – ad una crisi così grande delle
istituzioni del Paese”. In questo frangente, dove “tutti dicono di lottare
contro la corruzione e di difendere la democrazia, incolpando gli oppositori di
ostacolare ogni processo di dialogo”, i presuli ricordano che “è molto
importante creare luoghi di incontro” e che “non si può scegliere altra strada
che il rispetto ed il ritorno ad una istituzionalità vera ed obiettivamente
inquadrata nella Costituzione”. I vescovi dell’Ecuador - riferisce l’agenzia
Fides - sollecitano, quindi, tutti i responsabili del Governo e i leader
sociali a compiere sforzi sinceri per la pace e per un maggiore impegno per il
dialogo e l’incontro. “Non è sufficiente ripetere concetti, vogliamo vedere
fatti trasparenti di giustizia, verità e pace”, sottolineano, evidenziando che
la Chiesa in Ecuador vuole contribuire positivamente a questo processo di
ricostruzione della pace. “Vogliamo sostenere e nutrire la speranza del popolo
– concludono i presuli nel documento – spronare e facilitare ogni iniziativa
incamminata alla ricerca del dialogo”. (B.C.)
EDIFICATA UNA NUOVA CHIESA NEL LAOS. LA PARROCCHIA, LA PRIMA DAL
1975,
E’
SITUATA NEL NORD DEL PAESE E PUO’ ACCOGLIERE CIRCA 150 FEDELI
LUANG PRABANG. = Segni di
speranza per la Chiesa del Laos. Lo scorso 11 marzo, nel vicariato di Luang
Prabang, è stata aperta la prima chiesa cattolica dal 1975. La parrocchia, come
informano attraverso il sito Omiworld i missionari Oblati di Maria Immacolata,
è una piccola struttura di 11 metri per 8, nel villaggio di Ban Pong Vang, dove
abitano 86 famiglie cattoliche, sulle 200 presenti. La piccola chiesa può
contenere circa 150 fedeli. Mons. Tito Banchong Thopanhong, amministratore
apostolico del vicariato apostolico di Luang Prabang, si è detto molto felice
per la nuova chiesa e ha ringraziato Dio per aver ispirato le autorità di
governo a permetterne l’edificazione. Mons. Tito Banchong Thopanhong è l’unico
sacerdote presente nel Vicariato e non avendo il permesso di risiedere a Luang
Prabang, vive nella capitale Vientiane, che dista circa 180 km dal vicariato.
Le cose, tuttavia, potrebbero cambiare presto. Le autorità civili, infatti -
riferisce l’agenzia Fides - dopo la concessione della chiesa, hanno dato anche
il permesso di edificare una casa di residenza, che sarà terminata a dicembre
2005. (B.C.)
IL VIRUS DI MARBURG
CONTINUA A SEMINARE MORTE IN ANGOLA:
L’ULTIMO BILANCIO PARLA DI 230 VITTIME
LUANDA. = Si aggrava il bilancio
delle vittime dell’epidemia di febbre emorragica
che da mesi colpisce l’Angola. Secondo il ministero della Sanità locale e
l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) sono 250 i casi di contaminazione
da virus di Marburg accertati, 230 dei quali mortali. Nella nota congiunta,
inoltre, si sottolinea che l’epicentro resta la provincia nord-orientale di
Uige, dove i decessi sono stati 211. Viva preoccupazione per la diffusione del
virus è stata espressa anche dall’organizzazione non governativa italiana
“Medici con l’Africa Cuamm”, che insieme con l’OMS, il ministero della Sanità
angolano e “Medici senza frontiere”, sta cercando di tamponare l’emergenza sul
terreno. “L’epidemia continua, anzi è al suo picco: in aprile ci sono stati già
molti più casi che a marzo e non siamo neanche a metà mese”: hanno fatto sapere
all’agenzia Misna, da Uige, i medici del Cuamm. “La pressione psicologica è
forte – ha aggiunto il personale del Cuamm in Angola – la città si sta
svuotando, si parla solo di morte, di funerali, di corpi da rimuovere”. L’OMS,
intanto, continua a dare gran priorità alla diffusione delle informazioni
relative alla malattia e alle misure di controllo e prevenzione da adottare per
fermarne l’epidemia. L’epidemia è la più letale che si sia mai registrata in
Africa. Molti Paesi africani confinanti con l’Angola hanno adottato misure
d’allerta sanitaria eccezionali per contenerne la diffusione, anche se fino ad
oggi non si sono registrati casi all’esterno dell’ex-colonia portoghese. Il
virus di Marburg, per cui non esiste cura, si trasmette al contatto con liquidi
organici, provoca febbre alta, dolori muscolari, emorragie e può portare alla
morte in poco tempo. Il morbo prende il nome dall’omonima città tedesca dove
venne isolato per la prima volta negli anni ’60, dopo che ricercatori locali
contrassero il virus da alcune scimmie importate dall’Africa per condurre
esperimenti di laboratorio. (B.C.)
OGGI POMERIGGIO IL FAMILYFEST 2005, EVENTO PROMOSSO DA
FAMIGLIE NUOVE. L’INIZIATIVA SARA’ DEDICATA A GIOVANNI PAOLO II
ROMA. = Al via oggi il Familyfest
2005, evento promosso da Famiglie Nuove, diramazione del Movimento dei
Focolari. L’evento, trasmesso in diretta su Rai Uno dalle ore 15.00 alle 16.30,
è dedicato a Giovanni Paolo II. L’obiettivo del Familyfest è rendere visibile
un tipo di famiglia che crede nei valori e diviene cellula base di una società
rinnovata. Il programma, che farà tra l’altro rivivere alcuni dei momenti forti
vissuti dalle famiglie di tutto il mondo con il Papa scomparso, prevede la
testimonianza di alcuni esponenti familiari: dal fidanzamento al matrimonio,
dai momenti di crisi all’apertura ad adozioni difficili. E poi il fronte della
pace: la testimonianza di due madri, una israeliana e una palestinese. Ci
saranno anche alcuni momenti di riflessione, commenti di esperti, brevi interventi
di vip e di volti noti dello spettacolo, collegamenti in diretta con Tokyo, con
Algeri e con Teheran, le testimonianze di famiglie buddiste e musulmane.
L’intervento conclusivo sarà di Chiara Lubich, presidente e fondatrice dei
Focolari. Il Familyfest 2005, inoltre, lancerà un progetto-solidarietà: “Una
famiglia, una casa”. L’iniziativa, nata dalle famiglie dei quartieri più
diseredati di Manila, si estende ora anche a Thailandia e Sri Lanka, colpite
dallo Tsunami, e alle periferie di Cochabamba, in Bolivia. (B.C.)
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16
aprile 2005
- A cura
di Salvatore Sabatino -
Grave
tensione in Ecuador. Il presidente Gutierrez ha decretato lo stato d’emergenza
nella capitale Quito ed in provincia. La decisione giunge dopo lunghe proteste
di piazza contro la leadership del Paese sudamericano. Ce ne parla Salvatore
Sabatino:
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Un vero e proprio colpo di
scena. Dopo giorni di protesta per le vie di Quito, il presidente ecuadoriano,
Lucio Gutierrez, ha proclamato lo stato d’emergenza nella capitale e ha deciso
di sospendere la Corte Suprema di Giustizia. In un messaggio alla nazione
diffuso dalle tv nazionali, Gutierrez ha spiegato che queste due misure sono
state prese a causa “dell'agitazione interna” innescata dalle marce popolari
contro il governo e la Corte Suprema. Gutierrez ha inoltre chiarito che lo
stato d’emergenza implica la “limitazione dei diritti civili” e la formazione
di una zona di sicurezza nella città di Quito e nel distretto metropolitano.
Dopo l'annuncio dell'istituzione dello “stato d'assedio”, migliaia di persone
si sono riversate nel centro di Quito, gridando slogan contro l’esecutivo. La
situazione d’emergenza di questi giorni è l’epilogo di un lungo braccio di
ferro tra governo ed opposizione, iniziato l'otto dicembre scorso, quando 27
dei 31 giudici della Corte suprema sono stati sostituiti con un provvedimento
emesso dal Governo. Lucio Gutierres è stato eletto presidente nel luglio 2002,
battendo il concorrente di destra Alvaro Noboa, l’uomo più ricco del Paese.
Subito dopo l’elezione il presidente ha dovuto procedere ad una serie di tagli
in vari ambiti economici, che hanno provocato numerose proteste di piazza. La crisi economica
ha alimentato consistenti flussi migratori, che hanno portato ad
una conseguente riduzione del tasso di disoccupazione, passato dal 30%
della popolazione attiva all'attuale 10%. L’Ecuador basa la propria
economia sull’agricoltura, sviluppata soprattutto sulla Costa Pacifica, anche
se la principale risorsa economica è comunque il petrolio che si estrae anche
nell'area amazzonica.
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Sempre più tesi i rapporti tra
Pechino e Tokyo. Continuano le manifestazioni antinipponiche in Cina. La crisi
è stata innescata dal revisionismo storico di Tokyo sulle atrocità perpetrate a
danno dei Paesi occupati durante l’ultimo conflitto mondiale e dalla recente
concessione da parte delle autorità nipponiche di licenze per estrazioni
petrolifere nel Mar Cinese Orientale, la cui sovranità è oggetto di disputa tra
i due Stati. Il servizio è di Bernardo
Cervellera:
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A Pechino la polizia è riuscita
a proteggere l’ambasciata e la residenza dell’ambasciatore, ma a Shangai la
folla ha rotto i vetri delle finestre del consolato e di alcuni ristoranti
giapponesi, distruggendo anche alcune auto. Le manifestazioni rischiano di
ampliarsi in occasione della visita del ministro degli Esteri nipponico, Nobutaka Machimura, da domani a Pechino. Le proteste
sono iniziate la settimana scorsa. La fiammata di patriottismo sembra guidata
da Pechino che vuole mettere in imbarazzo il Giappone per il suo appoggio
sempre più aperto a Taiwan, frenando il desiderio di Tokyo ad un seggio
permanente nel Consiglio di sicurezza ONU. A far crescere gli attriti fra le
due potenze economiche asiatiche è il problema dell’energia. Mesi fa, la Russia
ha preferito il Giappone alla Cina, come termine di un oleodotto siberiano.
Tokyo, intanto, ha iniziato le ricerche di gas naturale nel mar cinese
orientale, una zona rivendicata anche dalla Cina. Entrambi i Paesi hanno,
comunque, promesso che tutte le tensioni non devono distruggere i loro rapporti
commerciali con uno scambio di 178 miliardi di dollari all’anno.
Per la Radio Vaticana, Bernardo
Cervellera.
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Storica
visita in India del presidente pakistano Perwez Musharraf. Si tratta della
conferma del miglioramento delle relazioni tra i due Paesi, sfociato la
settimana scorsa nella riattivazione del servizio di trasporto in autobus
attraverso il Kashmir dopo un'interruzione di circa 60 anni. Musharraf,
arrivato in mattinata a New Delhi, incontrerà il premier indiano Manmohan
Singh, oltre ad esponenti dei separatisti del Kashmir.
Ci trasferiamo in Iraq. Sono
migliaia i civili sciiti in fuga da al-Madaen, una trentina di chilometri a sud
di Baghdad, dopo che ieri miliziani sunniti ne avevano catturato un’ottantina.
Stando a fonti sciite, i sequestratori avrebbero ora assunto il pieno controllo
della città. A Mossul, nel nord un kamikaze si è fatto esplodere con la sua
automobile al passaggio di un convoglio americano, provocando almeno un ferito. Sempre
al nord, a Baqubah, sette iracheni, tra cui tre poliziotti, sono rimasti uccisi
poco dopo mezzogiorno dall'esplosione di una bomba in un ristorante.
Violenti
scontri inter-etnici sono divampati tra dimostranti arabi e forze di sicurezza
nella provincia sud-orientale iraniana del Kuzestahn, a ridosso della frontiera
con l'Iraq. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa ufficiale di Teheran Irna,
anche se nessuna conferma dei tumulti è finora giunta da fonti governative.
Secondo l'emittente televisiva satellitare del Qatar “Al-Jazeera”, da ieri
almeno tre persone avrebbero perso la vita, numerose sarebbero rimaste ferite e
circa 250 sarebbero state arrestate.
Il
premier incaricato Najib Miqati è già al lavoro per la formazione di un nuovo
governo libanese. La squadra, che dovrebbe essere composta da soli 10 ministri,
potrebbe essere presentata all'inizio della prossima settimana. L’obiettivo
principale del nuovo esecutivo sarà quello di convocare le elezioni alla
prevista scadenza di maggio. Najib Miqati, ex ministro filo-siriano, ha avuto
l’appoggio della stessa opposizione anti-siriana, che lo ha favorito rispetto
all’altro candidato Miqati. Succede al dimissionario Omar Karame.
Berlusconi bis o elezioni
anticipate. Sarà una di queste due soluzioni a chiudere la crisi di governo
apertasi, di fatto, con la sconfitta del centrodestra alle regionali e che ha
avuto un’accelerazione, ieri, con il ritiro delle delegazioni governative di
UDC e nuovo PSI. Berlusconi ha allora proposto un nuovo patto di legislatura,
che finora però l'UDC non intende firmare. A cercare di ricucire i rapporti in
queste ore è il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta. Servizio
di Giampiero Guadagni.
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Le nubi sopra Palazzo Chigi non
si diradano e il governo si muove a vista. Ciampi ieri aspettava che Berlusconi
andasse a riferirgli cosa sta accadendo nella maggioranza. E, invece, al
Quirinale è salito il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni
Letta, che, peraltro, proprio ieri compiva 70 anni. Letta ha spiegato che il
premier intende esporre la situazione solo quando avrà ben chiaro il quadro
generale. E il quadro al momento non è affatto chiaro e, presumibilmente, non
lo sarà neppure in giornata visto che Berlusconi questa mattina ha lasciato
Roma per Arcore. Ieri sera, al termine di una giornata convulsa con UDC e nuovo
PSI, che si sono chiamati fuori dall’esecutivo garantendo comunque l’appoggio
esterno, Berlusconi ha proposto ai suoi alleati un nuovo patto per quest'ultimo
scorcio di legislatura. In sostanza, provvedimenti per il Sud (con
l’istituzione, forse, di un dicastero apposito), ma anche a favore delle
imprese e delle famiglie. In cambio, Berlusconi chiede l'impegno politico e
morale dei partiti della casa delle libertà a concludere la legislatura e a
riproporre la stessa maggioranza alle elezioni politiche del 2006, con lo
stesso Berlusconi candidato premier. Alleanza Nazionale ha detto sì a questo
patto. Fini vi legge quella discontinuità di programma che aveva sollecitato in
questi giorni. La Lega appoggia Berlusconi, pienamente soddisfatta
dell’approvazione della devolution. A puntare i piedi resta l'UDC. Follini ha
preso tempo e ha convocato nuovamente i suoi. Berlusconi si professa ottimista
ma avverte: “O l'UDC torna al governo o ci saranno elezioni anticipate”.
Soluzione, questa, per la quale spinge l'opposizione che vorrebbe le dimissioni
immediate del premier. Prodi chiede una soluzione rapida e l'apertura formale
della crisi in Parlamento.
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Con
il ritrovamento del corpo di una donna, è salito a 21 il numero delle vittime
dell’incendio che ha distrutto nella notte tra giovedì e venerdì l’Hotel Operà,
nel centro di Parigi. Fra loro anche 10 bambini. Per accertare le cause del
rogo, la Procura della Repubblica francese ha aperto un’inchiesta.
Importanti elezioni regionali
domani nei Paesi Baschi. In testa nei sondaggi della vigilia il premier Juan
Jose Ibarretxe, che si è detto certo di una grande vittoria ed ha annunciato
che già all'indomani del voto proporrà al capo del governo spagnolo Jose Luis
Rodriguez Zapatero di negoziare il suo piano per la riforma dell'autonomia di
Euskadi che il capo del governo spagnolo continua però a respingere.
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