RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 106 - Testo della trasmissione di sabato 16 aprile 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:                                                                             

A due giorni dall’inizio del Conclave, si è conclusa oggi la dodicesima e ultima Congregazione generale dei cardinali. Clima di grande familiarità e ampio consenso tra i porporati che – ha detto il dott. Joaquin Navarro-Valls – non hanno fatto alcun nome in merito all’elezione del Papa

 

La preghiera di tutta la Chiesa in vista del Conclave: la riflessione di padre Raniero Cantalamessa

 

Oggi alle 17.00 nella Basilica Vaticana l’ultimo Novendiale in suffragio di Giovanni Paolo II, presieduto dal cardinale Jorge Arturo Medina Estévez

 

Ieri pomeriggio l’ottavo Novendiale presieduto dall’arcivescovo Piergiorgio Silvano Nesti

 

“Missione: pane spezzato per la vita del mondo”: questo il titolo del messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata Missionaria Mondiale 2005 che si celebrerà in ottobre. Firmato il 22 febbraio, è stato pubblicato ieri: intervista con padre Giulio Albanese.

 

IN PRIMO PIANO:

Ventisei anni di Ministero Petrino alla luce del “Totus Tuus”,il motto spirituale di Giovanni Paolo II

 

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Arrestato in Sudan il vicario generale della diocesi di Khartoum

 

Grande la preoccupazione dei vescovi dell’Ecuador per la situazione del Paese

 

Edificata una nuova chiesa nel Laos

 

Il virus di Marburg continua a seminare morte in Angola

 

Oggi pomeriggio a Roma il Familyfest 2005, evento promosso dal movimento dei Focolari. L’iniziativa sarà dedicata a Giovanni Paolo II

 

24 ORE NEL MONDO:

 Dopo le proteste dei giorni scorsi, il presidente ecuadoriano Gutierrez proclama lo stato d’emergenza e sospende la Corte Suprema di Giustizia

 

Sempre tesi i rapporti tra Cina e Giappone. Violente proteste antigiapponesi a Shangai e Tokyo chiede a Pechino di fermare i manifestanti

 

Governo italiano in bilico. Due le strade percorribili: un Berlusconi bis o le elezioni anticipate

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

16 aprile 2005

 

 

A DUE GIORNI DALL’INIZIO DEL CONCLAVE, LUNEDI’ POMERIGGIO 18 APRILE,

SI E’ CONCLUSA OGGI LA DODICESIMA E ULTIMA CONGREGAZIONE GENERALE

DEI CARDINALI. CLIMA DI GRANDE FAMILIARITA’ E AMPIO CONSENSO

TRA I CARDINALI CHE – HA DETTO NAVARRO-VALLS – NON HANNO FATTO

ALCUN NOME IN MERITO ALL’ELEZIONE DEL PAPA

 

A due giorni dall’inizio del Conclave, lunedì pomeriggio 18 aprile, si è conclusa oggi nell’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano la dodicesima e ultima Congregazione Generale, cui hanno partecipato 143 Cardinali. Stamane ha prestato giuramento il cardinale Edward Cas­sidy, appena arrivato. Poi il cardinale Camerlengo, Eduardo Martínez Somalo, ha presentato, a nome di tutti, gli auguri al cardinale Joseph Ratzinger, Decano del Collegio Cardinalizio, che proprio oggi compie 78 anni. Sono stati quindi letti i messaggi di alcuni cardinali che non sono potuti venire a Roma. Essi ringraziano per le parole di vicinanza e affetto inviate loro dal cardinale Decano, a nome di tutto il Collegio Cardinalizio. Il cardinale Camerlengo ha poi proceduto all'annullamento dell'Anello del Pesca­tore e del Sigillo di piombo, come previsto dalla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis. Dopo aver commentato alcuni punti della medesima Costituzione Apostolica, si è ripreso lo scambio di idee sui problemi della Chiesa e del mondo. In fine mattinata  si è poi svolta nella Sala Stampa della Santa Sede il briefing del portavoce vaticano Joaquin Navarro-Valls che ha parlato degli eventi legati al Conclave. Ce ne parla Alessandro Gisotti.

 

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 Lunedì 18 aprile, 115 cardinali di 52 Paesi di tutti e 5 i continenti si riuniranno nella Cappella Sistina nel primo Conclave del Terzo millennio, per eleggere il 264.mo Successore di Pietro. E’ quanto affermato stamani dal direttore della Sala Stampa Vaticana, Navarro-Valls, al termine dell’ultima Congregazione generale del Collegio cardinalizio in vista del Conclave. Il portavoce vaticano ha sottolineato la cordialità e familiarità del clima durante questi incontri. Ascoltiamo:

 

“Familiarità nell’ambito delle discussioni, degli interventi, del rapporto tra i cardinali presenti. Questa, forse, è anche l’espressione della grande responsabilità che tutti i cardinali sentono in questo momento. Ciò ha permesso di trovare un vastissimo consenso sui temi generali affrontati nelle discussioni in aula e, in alcuni giorni, fuori dell’aula, quando si faceva un break a metà mattinata, in occasione della visita al Corpo diplomatico o in qualche altro momento. Secondo punto: posso anche confermare che in nessuna di queste Congregazioni si è mai parlato dei nomi. Nessun nome è stato proposto né commentato dai presenti”.

 

 I cardinali – ha informato il direttore della Sala Stampa Vaticana, Navarro-Valls – si trasferiranno alla Domus Sanctae Marthae, residenza dei conclavisti, nel pomeriggio di domani, domenica, e saranno tutti insieme per l’ora di cena. Lunedì mattina sarà celebrata la Messa pro eligendo Papa, nella Basilica Vaticana, a partire dalle ore 10. Celebrazione aperta ai fedeli che vorranno parteciparvi. Alle ore 16.30 comincerà la processione dei porporati dall’Aula della Benedizione alla Cappella Sistina, evento questo che verrà trasmesso in diretta televisiva. Nella Sistina il cardinale decano leggerà la formula di giuramento, che tutti i porporati ripeteranno, ad uno ad uno, ponendo le mani sul Vangelo.

 

Chiunque sarà eletto, ha ricordato Navarro-Valls, si impegnerà a svolgere fedelmente il munus Petrinum di Pastore universale della Chiesa cattolica. Dopo il giuramento, il Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, mons. Marini, pronuncerà l’extra omnes, ovvero l’invito ad uscire dalla Sistina rivolto ai non elettori. A questo punto resta solo il Maestro delle celebrazioni liturgiche e il cardinale Spidlik per la meditazione. Dopo questo momento, anche mons. Marini e il cardinale Spidlik, che non è elettore, usciranno dalla Cappella. Durante il Conclave, alle 7,30 del mattino, verrà celebrata la Messa nella Domus Sanctae Marthae. Alle ore 9 i porporati saranno già nella Cappella Sistina, e, dopo la recita delle Lodi, procederanno alle votazioni. Nel pomeriggio, queste cominceranno alle ore 16.

 

Le schede ed eventuali appunti dei conclavisti – ha detto il portavoce vaticano – saranno bruciate nella stufa, dopo le due votazioni della mattina e del pomeriggio. Le fumate potrebbero dunque avvenire alle ore 12 e alle 19, sempre che non ci sia l'elezione del Papa al primo scrutinio. Assieme alla fumata bianca è previsto che suonino a distesa le campane della Basilica di San Pietro. Il quorum valido per la votazione, ha sottolineato Navarro-Valls, citando la Universi Dominici Gregis, è all’inizio di 2/3, quindi di 77 cardinali elettori su 115.

 

Dopo tre giorni di voto senza esito positivo, si osserverà un giorno di pausa e meditazione. Poi riprenderanno le votazioni per 7 scrutini, quindi una nuova pausa e 7 scrutini, ancora un’altra pausa e altri 7 scrutini. Qualora, dopo 34 scrutini, non sia stato ancora eletto il nuovo Pontefice, i cardinali elettori potranno eleggere il Papa a maggioranza assoluta. Navarro-Valls ha specificato che i porporati decideranno lunedì, all’inizio del Conclave, se si terrà una prima votazione già nel tardo pomeriggio. L’ambito del Conclave, ha detto ancora, comprende la Domus Sanctae Marthae e la Cappella Sistina. La bonifica dei due ambiti, ha precisato, è stata già svolta da specialisti della Gendarmeria vaticana senza l’ausilio alcuno di tecnici di altri Paesi. Il tragitto tra i due luoghi, Domus e Cappella Sistina, potrà essere percorso dai cardinali a piedi o in pullmann. Questo spazio sarà sgombro di persone al passaggio dei conclavisti. Gli accessi in Vaticano, al cortile di San Damaso, saranno sigillati. I turisti – ha concluso Navarro-Valls - non potranno accedere alla Cupola di San Pietro e ai Giardini Vaticani. Tuttavia, anche in questi giorni, i fedeli potranno recarsi a rendere omaggio alla tomba di Giovanni Paolo II nelle Grotte Vaticane.

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LA PREGHIERA DI TUTTA LA CHIESA PER IL CONCLAVE

- La riflessione di padre Raniero Cantalamessa -

 

I cardinali in vista del Conclave hanno invitato tutta la Chiesa a pregare con intensità, sull'esempio della prima comunità cristiana, affinché lo Spirito Santo illumini le menti degli elettori e li renda concordi per ottenere una sollecita e unanime elezione del nuovo Papa. E’ questo dunque il tempo dello Spirito: ascoltiamo in proposito il predicatore della Casa Pontificia padre Raniero Cantalamessa:

 

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Sì, occorre crederci, perché lo Spirito Santo  viene dato in risposta alla preghiera. Ci ha detto Gesù: “Il Padre darà lo Spirito Santo a chi glielo chiede”. In questo momento, tutta la Chiesa dovrebbe essere veramente in un atteggiamento di Pentecoste, di invocazione dello Spirito: Veni Sancte Spiritus. Al di là di tutte le pure e necessarie consultazioni umane, perchè lo Spirito agisce anche attraverso questi canali, che ci sia nei cardinali e in tutti, questa rettitudine, questa trasparenza, questa docilità che permetta allo Spirito Santo di operare in modo che i cardinali possano annunciare al mondo il Papa, anche se non lo dicono a parole, come gli Apostoli annunciarono le decisioni del primo Concilio di Gerusalemme: “E’ parso bene, allo Spirito Santo e a noi di darvi questo nuovo Pastore”. Ed io mi auguro che sia così.

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OGGI POMERIGGIO L’ULTIMO NOVENDIALE IN SUFFRAGIO

DI GIOVANNI PAOLO II PRESIEDUTO DAL CARDINALE MEDINA ESTEVEZ

 

Oggi pomeriggio, nella Basilica Vaticana, verrà celebrato alle 17 il nono ed ultimo Novendiale per Giovanni Paolo II. La Santa Messa sarà presieduta dal cardinale Jorge Arturo Medina Estévez, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti e Protodiacono del Collegio Cardinalizio. La nostra emittente seguirà la cerimonia liturgica a partire dalle 17, con commento in italiano per la zona di Roma - sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz - in spagnolo su satellite e in inglese sul collegamento ISDN.

 

 

IERI POMERIGGIO NELLA BASILICA VATICANA l’OTTAVO NOVENDIALE

IN SUFFRAGIO DI GIOVANNI PAOLO II,

PRESIEDUTO DALL’ARCIVESCOVO PIERGIORGIO SILVANO NESTI,

SEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA

 

Tantissimi religiosi e religiose, ma anche tanti fedeli laici hanno partecipato ieri pomeriggio nella Basilica di San Pietro all’ottavo Novendiale in suffragio di Giovanni Paolo II, presieduto dall’arcivescovo Piergiorgio Silvano Nesti. Il segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata nell’omelia ha ricordato l’amore e la “paternità veramente universale” del Papa scomparso. Il servizio di Debora Donnini.

 

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(musica)

 

“Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede’. Mi piace pensare che questi versetti abbiano accompagnato gli ultimi giorni dell’amato Santo Padre al termine … di una molteplice corsa di pellegrino evangelico per annunciare Cristo a tutti”. Con nostalgia ma anche con speranza cristiana mons. Nesti ha espresso l’affetto e la gratitudine per Giovanni Paolo II in questo penultimo Novendiale. “Ora lo pensiamo - ha detto - nel momento di ricevere la corona di giustizia”.

 

“E’ questa la logica del Vangelo, la consolante certezza che noi, consacrati nel Battesimo e con la professione dei Consigli evangelici, abbiamo perso, in questo mondo, la nostra vita per conservarla nella vita vera, quella Eterna dove ci precedono, con Cristo, Maria Santissima, e con Lei tutti i Santi tra i quali amiamo ora pensare anche il caro Santo Padre Giovanni Paolo II”.

 

Affetto e gratitudine, dunque, per l’amore manifestato dal Papa per i consacrati e le consacrate concretizzatosi nel seguire da vicino le varie forme di vita consacrata, nell’incoraggiamento, così come nell’Esortazione apostolica a questa dedicata. Mons. Nesti ha poi ricordato che il Papa ha voluto due forme di vita consacrata anche nella Città del Vaticano: la casa “Dono di Maria” per i bisogni dei più poveri, secondo il carisma della Beata Teresa di Calcutta, e il monastero Mater Ecclesiae dimora aperta alla presenza di diversi carismi di vita contemplativa. “Chi di voi - si chiede il presule - ha dimenticato le carezze che amava fare spesso alle persone … ”. E ancora: “Chi può dimenticare il Segno di Croce fatto sulla fronte da questo amato Papa? Oppure il bacio del padre?”.

 

“Non lo dimenticheremo mai. Non dimenticheremo mai non solo le sue preziose parole di ogni genere, ma, soprattutto, questo piccoli gesti d’amore di un padre! Essi rimangono sempre incisi nei nostri cuori. E, proprio adesso, ci danno la forza di proseguire andando avanti con coraggio, come lui stesso amava dire: “Coraggio!”. Grazie Padre Santo per ogni tuo gesto d’amore, perché l’amore non muore”.

 

“Dona a tutti noi, Santo Padre - ha concluso - di essere il riflesso della luce di Cristo in questo nuovo millennio”. All’inizio mons. Nesti aveva ringraziato chi è stato vicino al Papa: mons. Stanislao Dziwisz, mons. Metek e le suore che lo hanno accudito e che “in un certo senso ci hanno rappresentato come religiosi in modo molto vicino al Santo Padre”.

 

(musica)

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“MISSIONE: PANE SPEZZATO PER LA VITA DEL MONDO”:

QUESTO IL TITOLO DEL MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II PER LA GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE 2005 CHE SI CELEBRERÀ IN OTTOBRE.

FIRMATO IL 22 FEBBRAIO, È STATO PUBBLICATO IERI

- Intervista con Giulio Albanese -

 

“Missione: Pane spezzato per la vita del mondo”: questo il titolo del messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata Missionaria Mondiale 2005 che si celebrerà in ottobre. Firmato in data 22 febbraio e pubblicato ieri, il documento, così come il titolo  stesso,  contiene riflessioni sulla missione in particolare in relazione al “Pane spezzato”. Questo, infatti, è l’Anno dell’Eucaristia. Per parlare di slancio missionario, che resta un punto fermo nella realtà della Chiesa, Fausta Speranza ha intervistato Giulio Albanese, fondatore dell’agenzia Misna dedicata proprio al mondo delle missioni:

 

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R. - Non dimentichiamo che una Chiesa che non vive la missione cessa di essere Chiesa. Ce lo rammenta la storia stessa della Chiesa. Se gli Apostoli fossero rimasti a Gerusalemme noi, oggi, non potremmo celebrare l’Eucaristia, non potremmo vivere e testimoniare la nostra esperienza di fede. E’ un passaparola. In fondo la missione è comunicazione del Verbo e questo implica una grande tensione, un grande sforzo. Questo dinamismo va rinnovato tenendo conto che viviamo in un mondo ‘villaggio globale’, dove le sfide sono presenti da mattina a sera. Guai a “spiritualizzare” questo messaggio facendo sì che il Vangelo rimanga in sagrestia, congelato! Quello che viene chiesto ad ogni cristiano, ed in fondo questa è stata una delle grandi sollecitazioni che il Papa ci ha dato in tutto il suo magistero missionario, è stato proprio quello di ‘uscire fuori le mura’, di far sì che davvero la Parola sia pane spezzato per i vicini e per i lontani. Poi, naturalmente, spetta ad ogni cristiano applicarlo.

 

D. – Dunque, in questo momento particolare per la vita della Chiesa, che dopo il Pontificato di Giovanni Paolo II aspetta di conoscere il prossimo vicario di Cristo, e in cui si parla delle priorità per la prossima fase, possiamo dire che certamente non può mancare lo slancio missionario. Però, parlando anche di vie attuative della missione, si potranno immaginare nuove vie o diverse vie?

 

R. – Da un punto di vista teoretico, le idee -  direi - sono abbastanza chiare. Si tratta di passare dalle parole ai fatti e questo è un discorso che coinvolge l’intera comunità ecclesiale, anche perché poi, naturalmente, i contesti nazionali, territoriali, geopolitici sono diversi. Molte volte si tratta proprio di inculturare il messaggio evangelico tenendo conto che la missione ha la sua complessità. La missione ha diversi percorsi. Naturalmente, ci sono contesti nei quali alcune vie sono sentite a livello preferenziale. Per esempio, l’aspetto del dialogo interreligioso, certamente, è una delle grandi sfide delle Chiese asiatiche; l’aspetto dell’inculturazione è molto sentito nelle Chiese africane; l’aspetto della giustizia e della liberazione fa parte dell’esperienza della tradizione latino-americana ... Ora, chiaramente, ogni Chiesa, poi, è chiamata a personalizzare, ad assumere, a testimoniare la missione, che è l’ispirazione che viene dallo Spirito.

 

D. – Un contesto particolare, in questo momento, è suggerito dal nesso missione ed Eucaristia, perché siamo nell’Anno dell’Eucaristia. Che cosa dire a questo proposito?

 

R. - E’ chiaro che quando spezziamo il pane nel nome del Signore siamo chiamati ad ‘uscire fuori le mura’ e, quindi, siamo chiamati a testimoniare quell’esperienza sacramentale che viene vissuta nel contesto comunitario. Credo che sia importante capire e comprendere che, per ogni cristiano, per ogni credente la spiritualità cristiana è davvero vita secondo lo Spirito. Da una parte, c’è l’esperienza forte del Dio vivente, c’è l’esperienza sacramentale, l’ascolto attento della Parola; dall’altra, l’impegno, la testimonianza, il coraggio di sporcarsi le mani per gli ultimi a servizio dei più bisognosi. Coniugare Spirito e vita è una sfida per ogni credente.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina: la dodicesima ed ultima Congregazione Generale dei Cardinali.

L'omelia dell'Arcivescovo Piergiorgio Silvano Nesti durante la Concelebrazione nell' VIII giorno dei Novendiali.

Sei pagine dedicate alla biografia di Giovanni Paolo II.

Messaggi e telegrammi di cordoglio di Capi di Stato e di Governo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

16 aprile 2005

 

 

VENTISEI ANNI DI MINISTERO PETRINO ALLA LUCE DEL “TOTUS TUUS”,

IL MOTTO SPIRITUALE DI GIOVANNI PAOLO II

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Maria Madre e Maestra, “al centro della Chiesa in cammino” verso il terzo millennio cristiano. E’ uno dei cardini attorno al quale Giovanni Paolo II ha elaborato la sua grande enciclica mariana, la Redemptoris Mater, del 1987. Ma tutto l’arco del suo Pontificato è stato vissuto alla luce della Vergine, nel solco di un’appartenenza maturata fin da giovane. Il culmine, nel 2002 con l’annuncio dell’Anno del Rosario e il viaggio a Lourdes dello scorso anno. Ripercorriamo la storia di questa devozione in questo servizio di Alessandro De Carolis:

 

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Si può misurare la profondità dell’amore di un figlio per la sua mamma? Cercare di descriverne il nodo inestricabile di sentimenti, di affetto, di tenerezza, di contatto, di confidenza, di bisogno quotidiano di lei? E’ impossibile farlo, così come cercare di rendere a parole l’amore di Karol Wojtyla per la Vergine:

 

“Il Santo Padre ha trovato il riflesso più puro della misericordia di Dio nella Madre di Dio. Lui, che aveva perso in tenera età la mamma, tanto più ha amato la Madre divina. Ha sentito le parole del Signore crocifisso come dette proprio a lui personalmente: “Ecco tua madre!” (…) E dalla madre ha imparato a conformarsi a Cristo”.

 

Così il cardinale Ratzinger, nell’omelia delle esequie di Giovanni Paolo II, lo scorso 8 aprile, sondava le radici di questo amore. Perché di questo si trattava: un legame esclusivo di un giovane, che fin dall’età di 9 anni aveva perso sulla terra la possibilità di pronunciare il nome “mamma”, ma che scopre che ciò gli è e gli sarà sempre possibile guardando il cielo. Da lì, grazie anche all’intensa devozione mariana trasmessagli dal padre e poi dalle sue letture di San Luigi Maria Grignion de Montfort, matura nel giovane Karol e poi nel sacerdote e nel vescovo la scelta di essere “tutto suo”. Totus tuus:

 

“Affidandosi filialmente a Maria, il cristiano, come l’apostolo Giovanni, accoglie ‘fra le sue cose proprie’ la Madre di Cristo e la introduce in tutto lo spazio della propria vita interiore, cioè nel suo ‘io’ umano e cristiano: ‘La prese con sé’. Così egli cerca di entrare nel raggio d’azione di quella "materna carità", con la quale la Madre del Redentore "si prende cura dei fratelli del Figlio suo"».

 

E’ questo un passaggio dell’enciclica Redemptoris Mater, che Giovanni Paolo II pubblica il 25 marzo 1987, ottavo di Pontificato. Due mesi e mezzo più tardi, il 7 giugno, il Papa apre solennemente l’Anno Mariano. Non è difficile cogliere nella filigrana delle affermazioni magisteriali dell’Enciclica il distillato della sua esperienza personale. Come l’apostolo sotto la Croce, Giovanni Paolo II ha preso stabilmente con sé Maria nella casa della sua anima e da lei, che lo precede nella sequela di Cristo, impara a penetrare le cose dello spirito:

 

“Maestra insuperabile di contemplazione è Maria Santissima (…) Il Battesimo di Cristo costituisce il primo mistero della luce per Maria e per tutta la Chiesa. Possa esso illuminare il cammino di ogni cristiano”.

 

Maria-Madre è sempre presente nel ministero di Giovanni Paolo II: non c’è discorso, lettera, messaggio che non si concluda con un suo pensiero a lei, un’invocazione, una richiesta di intercessione per la Chiesa e il mondo. L’azione apostolica del Papa, come la sua preghiera privata, sono scandite giorno per giorno da questo amore filiale. E a lei, come un figlio in pericolo, si abbandona quando improvvisamente tutto sembra finito:

 

“La folla è tutta in piedi. Non commenta quasi la scena tragica a cui ha assistito. Il Santo Padre è stato certamente colpito. Lo abbiamo visto sdraiato nella vetturetta scoperta, che è entrata in velocità dentro il Vaticano”.

 

Il 13 maggio 1982, un anno esatto dopo l’attentato in Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II è a Fatima per dire il suo grazie alla Vergine che lo ha salvato. “Fu una mano materna - racconta in un messaggio di due anni dopo - a guidare la traiettoria della pallottola e il Papa agonizzante si fermò sulla soglia della morte... Il proiettile mortale si fermò e il Papa vive - vive per servire!”. Un servizio che diventa sempre più universale e che riverbera, nell’energia dell’azione, un’eco del “sì” della Madre:

 

“Maria, la Vergine del ‘Fiat’ (…) con la sua totale disponibilità ha aperto le porte al Salvatore del mondo. Grande ed eroica è stata l’obbedienza della sua fede (…) Guardando a Lei si rafforza anche in noi la fede in ciò che attendiamo, e, nel contempo, comprendiamo meglio il senso e il valore del pellegrinaggio su questa terra.

 

Nel 1988, in una ideale prosecuzione dell’Anno Mariano, Giovanni Paolo II estende i confini della sua riflessione alla figura della donna e al suo ruolo insostituibile nell’economia del pensiero divino. Ricordando un passo dell’Enciclica  Mulieris dignitatem, afferma nel ’99:

 

“Se Dio-Padre, che genera il Figlio dall’eternità, per ‘generarlo’ ha valorizzato una donna, Maria, rendendola così Theotokos, Madre di Dio, ciò non è senza significato per cogliere la dignità della donna nel progetto divino”.

 

Madre della Chiesa, Sede della Sapienza, Regina della Pace, Modello di santità. Il Pontificato di Giovanni Paolo II si potrebbe rileggere alla luce delle litanie alla Vergine. Al punto che il 16 ottobre del 2002, 24.mo anniversario della sua elezione, Giovanni Paolo II rivoluziona e in certo modo completa, aggiungendovi cinque “Misteri luminosi”, quel piccolo Vangelo in “grani” caro a lui e a milioni di fedeli: il Rosario.

 

“Per l’esigente, ma straordinariamente ricco compito di contemplare il volto di Cristo insieme con Maria, vi è forse migliore strumento della preghiera del Rosario? (…) Ripetendo l’invocazione ‘Ave Maria’, possiamo approfondire gli eventi essenziali della missione del Figlio di Dio sulla terra”

 

Il Papa sofferente - che sempre più spesso guarda ora a Maria come alla Salus infirmorum, Salute degli infermi – continua a vedere in lei, Assunta in cielo, la creatura umana vincitrice della morte:

 

“L'Assunzione di Maria è un evento che ci interessa da vicino proprio perché ogni uomo è destinato a morire. Ma la morte non è l'ultima parola. Essa - ci assicura il mistero dell'Assunzione della Vergine - è transito verso la vita incontro all'Amore. E' passaggio verso la beatitudine celeste riservata a quanti operano per la verità e la giustizia e si sforzano di seguire Cristo”.

 

Come nella “regia” di un film magistrale, la storia del Papa viaggiatore infaticabile ormai quasi immobilizzato, si conclude nel segno della Vergine. Nel 150.mo del dogma dell’Immacolata, nell’agosto del 2004, Giovanni Paolo II si inginocchia davanti alla Grotta di Lourdes. Un gesto dal costo fisico enorme, che è la cifra di quell’amore nato da bambino: senza limiti. E sabato 2 aprile 2005 - giorno dedicato alla Madonna, e primo sabato del mese, giorno dedicato a Fatima – c’è un ultimo Totus tuus che si spegne in un respiro. E in quella dissolvenza, si intuisce l’abbraccio di una madre e di un figlio finalmente ricongiuntisi in cielo.

 

“A te rimetto i frutti della mia vita e del mio ministero; a Te affido le sorti della Chiesa; in Te confido e a Te ancora una volta dichiaro: Totus tuus, Maria! Totus tuus! Amen!”.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 17 aprile, 4a Domenica di Pasqua, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù, parlando di sé come il Buon Pastore, amplia la similitudine definendo i suoi discepoli come pecore che conoscono e ascoltano la sua voce e quindi lo seguono. Da un estraneo invece fuggiranno.  Poi aggiunge:

 

“In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore… se uno entra attraverso di me, sarà salvo”.

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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Cristo non è più estraneo a niente di ciò che è umano. Si è consegnato nelle mani dell’umanità facendosi servo umile. Anche i servi si sono scatenati su di Lui perché hanno trovato uno più piccolo sul quale sfogare la loro rabbia. Quando nella Passione l’umanità carica Cristo di tutto il proprio male, Cristo ci conosce così come siamo. Davanti alla Sua umiltà e al Suo consegnarsi a noi appare la nostra verità. Come dice l’Apostolo: “Lui ci ha conosciuti per primo. Lui si è consegnato a noi, ma noi ci siamo rivelati a Lui”. Il Suo amore umile è il principio della nostra conoscenza. Lui, ucciso, è diventato la porta attraverso la quale la vita è entrata nella nostra morte. La Sua voce non ci è estranea, ma è la voce di Colui che ci conosce e ama e, seguendola, si giunge alla conoscenza e all’amore.

 

In questi giorni, tutta la Chiesa è unita nella preghiera per un nuovo Pastore del gregge. Noi chiediamo che questa immagine del brano evangelico continui ad essere vita della Chiesa.

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CHIESA E SOCIETA’

16 aprile 2005

 

 

ARRESTATO IN SUDAN IL VICARIO GENERALE DELLA DIOCESI DI KHARTOUM.

DIETRO IL FERMO CI SAREBBE IL RIFIUTO DELLA CHIESA LOCALE ALLA VENDITA

DI UN TERRENO DI PROPRIETÀ DELLA DIOCESI

 

KHARTOUM. = Giovedì scorso la polizia sudanese ha arrestato il vicario generale della diocesi di Khartoum, mons. Peter Ayuong Maguin. Al momento il sacerdote - riferisce l’agenzia Misna - si trova nel carcere di Wad Medani, circa 150 chilometri dalla capitale sudanese. Le forze dell’ordine si sono recate presso l’abitazione di mons. Peter Ayuong Maguin, contestandogli l’emissione di un assegno scoperto per l’acquisto di un’automobile. L’accusa, tuttavia, sembra solo un pretesto. Il vero motivo del fermo, infatti, sarebbe da ricercare nel rifiuto opposto più volte dalla Chiesa locale alla vendita di un terreno di proprietà della diocesi situato nel quartiere residenziale di Giref ovest. “Si tratta di una fattoria dove vengono coltivate verdure e frutta – ha spiegato il vescovo ausiliare di Khartoum, mons. Daniel Adwok – nulla di speciale, anche se sicuramente è un bel terreno sulle sponde del Nilo e in una zona residenziale di Khartoum”. Nella stessa parte della città le autorità avrebbero già provveduto alla confisca di altre terre - spiega ancora il presule - e recentemente la stessa diocesi sarebbe stata informata di un ordine di confisca relativo anche al terreno in questione. “Abbiamo sentito dire che anche la nostra fattoria era stata confiscata – ha spiegato ancora il vescovo all’agenzia Misna – ma non abbiamo mai ricevuto i documenti relativi alla decisione. Poi, sul conto corrente della diocesi, sono comparsi soldi provenienti dal governo. Presumibilmente un pagamento per quel terreno. Abbiamo quindi deciso di restituirli, visto che nessun accordo sulla vendita era stato preso”. “Nei giorni scorsi poi – ha concluso – siamo intervenuti per fermare alcuni bulldozer che volevano entrare nella proprietà”. (B.C.)

 

 

“IL PAESE STA CADENDO A PEZZI. NON AVEVAMO MAI ASSISTITO AD UNA CRISI

COSI’ GRANDE DELLE ISTITUZIONI”: LA PREOCCUPAZIONE DEI VESCOVI DELL’ECUADOR, A CONCLUSIONE DELLA LORO ASSEMBLEA GENERALE ANNUALE

 

QUITO. = La Conferenza episcopale dell’Ecuador (CEE), al termine dell’assemblea generale annuale, si è detta profondamente preoccupata per la situazione in cui versa il Paese, dove “gli interessi personali o dei partiti sono prevalsi sul bene della Nazione”. “Mai avevamo assistito – si legge in una nota – ad una crisi così grande delle istituzioni del Paese”. In questo frangente, dove “tutti dicono di lottare contro la corruzione e di difendere la democrazia, incolpando gli oppositori di ostacolare ogni processo di dialogo”, i presuli ricordano che “è molto importante creare luoghi di incontro” e che “non si può scegliere altra strada che il rispetto ed il ritorno ad una istituzionalità vera ed obiettivamente inquadrata nella Costituzione”. I vescovi dell’Ecuador - riferisce l’agenzia Fides - sollecitano, quindi, tutti i responsabili del Governo e i leader sociali a compiere sforzi sinceri per la pace e per un maggiore impegno per il dialogo e l’incontro. “Non è sufficiente ripetere concetti, vogliamo vedere fatti trasparenti di giustizia, verità e pace”, sottolineano, evidenziando che la Chiesa in Ecuador vuole contribuire positivamente a questo processo di ricostruzione della pace. “Vogliamo sostenere e nutrire la speranza del popolo – concludono i presuli nel documento – spronare e facilitare ogni iniziativa incamminata alla ricerca del dialogo”. (B.C.)

 

 

EDIFICATA UNA NUOVA CHIESA NEL LAOS. LA PARROCCHIA, LA PRIMA DAL 1975,

E’ SITUATA NEL NORD DEL PAESE E PUO’ ACCOGLIERE CIRCA 150 FEDELI

 

LUANG PRABANG. = Segni di speranza per la Chiesa del Laos. Lo scorso 11 marzo, nel vicariato di Luang Prabang, è stata aperta la prima chiesa cattolica dal 1975. La parrocchia, come informano attraverso il sito Omiworld i missionari Oblati di Maria Immacolata, è una piccola struttura di 11 metri per 8, nel villaggio di Ban Pong Vang, dove abitano 86 famiglie cattoliche, sulle 200 presenti. La piccola chiesa può contenere circa 150 fedeli. Mons. Tito Banchong Thopanhong, amministratore apostolico del vicariato apostolico di Luang Prabang, si è detto molto felice per la nuova chiesa e ha ringraziato Dio per aver ispirato le autorità di governo a permetterne l’edificazione. Mons. Tito Banchong Thopanhong è l’unico sacerdote presente nel Vicariato e non avendo il permesso di risiedere a Luang Prabang, vive nella capitale Vientiane, che dista circa 180 km dal vicariato. Le cose, tuttavia, potrebbero cambiare presto. Le autorità civili, infatti - riferisce l’agenzia Fides - dopo la concessione della chiesa, hanno dato anche il permesso di edificare una casa di residenza, che sarà terminata a dicembre 2005. (B.C.)

 

 

IL VIRUS DI MARBURG CONTINUA A SEMINARE MORTE IN ANGOLA:

L’ULTIMO BILANCIO PARLA DI 230 VITTIME

 

LUANDA. = Si aggrava il bilancio delle vittime dell’epidemia di febbre emorragica che da mesi colpisce l’Angola. Secondo il ministero della Sanità locale e l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) sono 250 i casi di contaminazione da virus di Marburg accertati, 230 dei quali mortali. Nella nota congiunta, inoltre, si sottolinea che l’epicentro resta la provincia nord-orientale di Uige, dove i decessi sono stati 211. Viva preoccupazione per la diffusione del virus è stata espressa anche dall’organizzazione non governativa italiana “Medici con l’Africa Cuamm”, che insieme con l’OMS, il ministero della Sanità angolano e “Medici senza frontiere”, sta cercando di tamponare l’emergenza sul terreno. “L’epidemia continua, anzi è al suo picco: in aprile ci sono stati già molti più casi che a marzo e non siamo neanche a metà mese”: hanno fatto sapere all’agenzia Misna, da Uige, i medici del Cuamm. “La pressione psicologica è forte – ha aggiunto il personale del Cuamm in Angola – la città si sta svuotando, si parla solo di morte, di funerali, di corpi da rimuovere”. L’OMS, intanto, continua a dare gran priorità alla diffusione delle informazioni relative alla malattia e alle misure di controllo e prevenzione da adottare per fermarne l’epidemia. L’epidemia è la più letale che si sia mai registrata in Africa. Molti Paesi africani confinanti con l’Angola hanno adottato misure d’allerta sanitaria eccezionali per contenerne la diffusione, anche se fino ad oggi non si sono registrati casi all’esterno dell’ex-colonia portoghese. Il virus di Marburg, per cui non esiste cura, si trasmette al contatto con liquidi organici, provoca febbre alta, dolori muscolari, emorragie e può portare alla morte in poco tempo. Il morbo prende il nome dall’omonima città tedesca dove venne isolato per la prima volta negli anni ’60, dopo che ricercatori locali contrassero il virus da alcune scimmie importate dall’Africa per condurre esperimenti di laboratorio. (B.C.)

 

 

OGGI POMERIGGIO IL FAMILYFEST 2005, EVENTO PROMOSSO DA FAMIGLIE NUOVE. L’INIZIATIVA SARA’ DEDICATA A GIOVANNI PAOLO II

 

ROMA. = Al via oggi il Familyfest 2005, evento promosso da Famiglie Nuove, diramazione del Movimento dei Focolari. L’evento, trasmesso in diretta su Rai Uno dalle ore 15.00 alle 16.30, è dedicato a Giovanni Paolo II. L’obiettivo del Familyfest è rendere visibile un tipo di famiglia che crede nei valori e diviene cellula base di una società rinnovata. Il programma, che farà tra l’altro rivivere alcuni dei momenti forti vissuti dalle famiglie di tutto il mondo con il Papa scomparso, prevede la testimonianza di alcuni esponenti familiari: dal fidanzamento al matrimonio, dai momenti di crisi all’apertura ad adozioni difficili. E poi il fronte della pace: la testimonianza di due madri, una israeliana e una palestinese. Ci saranno anche alcuni momenti di riflessione, commenti di esperti, brevi interventi di vip e di volti noti dello spettacolo, collegamenti in diretta con Tokyo, con Algeri e con Teheran, le testimonianze di famiglie buddiste e musulmane. L’intervento conclusivo sarà di Chiara Lubich, presidente e fondatrice dei Focolari. Il Familyfest 2005, inoltre, lancerà un progetto-solidarietà: “Una famiglia, una casa”. L’iniziativa, nata dalle famiglie dei quartieri più diseredati di Manila, si estende ora anche a Thailandia e Sri Lanka, colpite dallo Tsunami, e alle periferie di Cochabamba, in Bolivia. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

16 aprile 2005

 

- A cura di Salvatore Sabatino -

 

Grave tensione in Ecuador. Il presidente Gutierrez ha decretato lo stato d’emergenza nella capitale Quito ed in provincia. La decisione giunge dopo lunghe proteste di piazza contro la leadership del Paese sudamericano. Ce ne parla Salvatore Sabatino:

 

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Un vero e proprio colpo di scena. Dopo giorni di protesta per le vie di Quito, il presidente ecuadoriano, Lucio Gutierrez, ha proclamato lo stato d’emergenza nella capitale e ha deciso di sospendere la Corte Suprema di Giustizia. In un messaggio alla nazione diffuso dalle tv nazionali, Gutierrez ha spiegato che queste due misure sono state prese a causa “dell'agitazione interna” innescata dalle marce popolari contro il governo e la Corte Suprema. Gutierrez ha inoltre chiarito che lo stato d’emergenza implica la “limitazione dei diritti civili” e la formazione di una zona di sicurezza nella città di Quito e nel distretto metropolitano. Dopo l'annuncio dell'istituzione dello “stato d'assedio”, migliaia di persone si sono riversate nel centro di Quito, gridando slogan contro l’esecutivo. La situazione d’emergenza di questi giorni è l’epilogo di un lungo braccio di ferro tra governo ed opposizione, iniziato l'otto dicembre scorso, quando 27 dei 31 giudici della Corte suprema sono stati sostituiti con un provvedimento emesso dal Governo. Lucio Gutierres è stato eletto presidente nel luglio 2002, battendo il concorrente di destra Alvaro Noboa, l’uomo più ricco del Paese. Subito dopo l’elezione il presidente ha dovuto procedere ad una serie di tagli in vari ambiti economici, che hanno provocato numerose proteste di piazza.  La crisi economica ha alimentato consistenti flussi migratori, che hanno portato ad una conseguente riduzione del tasso di disoccupazione, passato dal 30% della popolazione attiva all'attuale 10%. L’Ecuador basa la propria economia sull’agricoltura, sviluppata soprattutto sulla Costa Pacifica, anche se la principale risorsa economica è comunque il petrolio che si estrae anche nell'area amazzonica.

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Sempre più tesi i rapporti tra Pechino e Tokyo. Continuano le manifestazioni antinipponiche in Cina. La crisi è stata innescata dal revisionismo storico di Tokyo sulle atrocità perpetrate a danno dei Paesi occupati durante l’ultimo conflitto mondiale e dalla recente concessione da parte delle autorità nipponiche di licenze per estrazioni petrolifere nel Mar Cinese Orientale, la cui sovranità è oggetto di disputa tra i due Stati. Il servizio è di Bernardo Cervellera:

 

 

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A Pechino la polizia è riuscita a proteggere l’ambasciata e la residenza dell’ambasciatore, ma a Shangai la folla ha rotto i vetri delle finestre del consolato e di alcuni ristoranti giapponesi, distruggendo anche alcune auto. Le manifestazioni rischiano di ampliarsi in occasione della visita del ministro degli Esteri nipponico, Nobutaka Machimura, da domani a Pechino. Le proteste sono iniziate la settimana scorsa. La fiammata di patriottismo sembra guidata da Pechino che vuole mettere in imbarazzo il Giappone per il suo appoggio sempre più aperto a Taiwan, frenando il desiderio di Tokyo ad un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza ONU. A far crescere gli attriti fra le due potenze economiche asiatiche è il problema dell’energia. Mesi fa, la Russia ha preferito il Giappone alla Cina, come termine di un oleodotto siberiano. Tokyo, intanto, ha iniziato le ricerche di gas naturale nel mar cinese orientale, una zona rivendicata anche dalla Cina. Entrambi i Paesi hanno, comunque, promesso che tutte le tensioni non devono distruggere i loro rapporti commerciali con uno scambio di 178 miliardi di dollari all’anno.

 

Per la Radio Vaticana, Bernardo Cervellera.

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Storica visita in India del presidente pakistano Perwez Musharraf. Si tratta della conferma del miglioramento delle relazioni tra i due Paesi, sfociato la settimana scorsa nella riattivazione del servizio di trasporto in autobus attraverso il Kashmir dopo un'interruzione di circa 60 anni. Musharraf, arrivato in mattinata a New Delhi, incontrerà il premier indiano Manmohan Singh, oltre ad esponenti dei separatisti del Kashmir.

 

Ci trasferiamo in Iraq. Sono migliaia i civili sciiti in fuga da al-Madaen, una trentina di chilometri a sud di Baghdad, dopo che ieri miliziani sunniti ne avevano catturato un’ottantina. Stando a fonti sciite, i sequestratori avrebbero ora assunto il pieno controllo della città. A Mossul, nel nord un kamikaze si è fatto esplodere con la sua automobile al passaggio di un convoglio americano, provocando almeno un ferito. Sempre al nord, a Baqubah, sette iracheni, tra cui tre poliziotti, sono rimasti uccisi poco dopo mezzogiorno dall'esplosione di una bomba in un ristorante.

 

Violenti scontri inter-etnici sono divampati tra dimostranti arabi e forze di sicurezza nella provincia sud-orientale iraniana del Kuzestahn, a ridosso della frontiera con l'Iraq. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa ufficiale di Teheran Irna, anche se nessuna conferma dei tumulti è finora giunta da fonti governative. Secondo l'emittente televisiva satellitare del Qatar “Al-Jazeera”, da ieri almeno tre persone avrebbero perso la vita, numerose sarebbero rimaste ferite e circa 250 sarebbero state arrestate.

 

Il premier incaricato Najib Miqati è già al lavoro per la formazione di un nuovo governo libanese. La squadra, che dovrebbe essere composta da soli 10 ministri, potrebbe essere presentata all'inizio della prossima settimana. L’obiettivo principale del nuovo esecutivo sarà quello di convocare le elezioni alla prevista scadenza di maggio. Najib Miqati, ex ministro filo-siriano, ha avuto l’appoggio della stessa opposizione anti-siriana, che lo ha favorito rispetto all’altro candidato Miqati. Succede al dimissionario Omar Karame.

 

Berlusconi bis o elezioni anticipate. Sarà una di queste due soluzioni a chiudere la crisi di governo apertasi, di fatto, con la sconfitta del centrodestra alle regionali e che ha avuto un’accelerazione, ieri, con il ritiro delle delegazioni governative di UDC e nuovo PSI. Berlusconi ha allora proposto un nuovo patto di legislatura, che finora però l'UDC non intende firmare. A cercare di ricucire i rapporti in queste ore è il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta. Servizio di Giampiero Guadagni.

 

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Le nubi sopra Palazzo Chigi non si diradano e il governo si muove a vista. Ciampi ieri aspettava che Berlusconi andasse a riferirgli cosa sta accadendo nella maggioranza. E, invece, al Quirinale è salito il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta, che, peraltro, proprio ieri compiva 70 anni. Letta ha spiegato che il premier intende esporre la situazione solo quando avrà ben chiaro il quadro generale. E il quadro al momento non è affatto chiaro e, presumibilmente, non lo sarà neppure in giornata visto che Berlusconi questa mattina ha lasciato Roma per Arcore. Ieri sera, al termine di una giornata convulsa con UDC e nuovo PSI, che si sono chiamati fuori dall’esecutivo garantendo comunque l’appoggio esterno, Berlusconi ha proposto ai suoi alleati un nuovo patto per quest'ultimo scorcio di legislatura. In sostanza, provvedimenti per il Sud (con l’istituzione, forse, di un dicastero apposito), ma anche a favore delle imprese e delle famiglie. In cambio, Berlusconi chiede l'impegno politico e morale dei partiti della casa delle libertà a concludere la legislatura e a riproporre la stessa maggioranza alle elezioni politiche del 2006, con lo stesso Berlusconi candidato premier. Alleanza Nazionale ha detto sì a questo patto. Fini vi legge quella discontinuità di programma che aveva sollecitato in questi giorni. La Lega appoggia Berlusconi, pienamente soddisfatta dell’approvazione della devolution. A puntare i piedi resta l'UDC. Follini ha preso tempo e ha convocato nuovamente i suoi. Berlusconi si professa ottimista ma avverte: “O l'UDC torna al governo o ci saranno elezioni anticipate”. Soluzione, questa, per la quale spinge l'opposizione che vorrebbe le dimissioni immediate del premier. Prodi chiede una soluzione rapida e l'apertura formale della crisi in Parlamento.

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Con il ritrovamento del corpo di una donna, è salito a 21 il numero delle vittime dell’incendio che ha distrutto nella notte tra giovedì e venerdì l’Hotel Operà, nel centro di Parigi. Fra loro anche 10 bambini. Per accertare le cause del rogo, la Procura della Repubblica francese ha aperto un’inchiesta.

 

Importanti elezioni regionali domani nei Paesi Baschi. In testa nei sondaggi della vigilia il premier Juan Jose Ibarretxe, che si è detto certo di una grande vittoria ed ha annunciato che già all'indomani del voto proporrà al capo del governo spagnolo Jose Luis Rodriguez Zapatero di negoziare il suo piano per la riforma dell'autonomia di Euskadi che il capo del governo spagnolo continua però a respingere.

 

 

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