RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 105 - Testo della trasmissione di venerdì 15  aprile 2005

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:                                                                             

Ancora un confronto sulle questioni più rilevanti, ecclesiali e mondiali, durante l’11.ma Congregazione generale dei cardinali, stamane in Vaticano. Oggi alle 17.00 nella Basilica di San Pietro mons. Piergiorgio Silvano Nesti presiede l’ottavo e penultimo Novendiale

 

Ieri pomeriggio  il settimo Novendiale presieduto dal patriarca maronita Nasrallah Pierre Sfeir

 

La storia dei Conclavi

 

IN PRIMO PIANO:

Celebrati stamani a Monaco i funerali di Ranieri III

 

La centralità della famiglia e la sua missione cristiana nella predicazione di Giovanni Paolo II

 

Domani pomeriggio a Roma il Family Fest dedicato dal movimento dei Focolari a Giovanni Paolo II:

interviste con Alberto Friso e Claudio Donat Cattin

 

60 anni fa il sacrificio del teologo protestante, Dietrich Bonhoeffer, ucciso in Germania per avere detto ‘no’ al nazismo: la sua testimonianza di martire cristiano patrimonio del mondo intero

 

CHIESA E SOCIETA’:

Messaggio ai fedeli dell’arcivescovo Kondrusiewicz nell’imminenza del Conclave

 

Il Libano in preghiera in attesa di conoscere il nuovo Papa

 

La gratitudine della Chiesa del Sudafrica verso i mass-media locali, che hanno coperto con professionalità gli ultimi giorni di Pontificato di Papa Wojtyla, la sua morte e i funerali

 

Occorre fermare il conflitto a Mindanao e salvare le famiglie da distruzione e sfollamento: l’appello dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, da oltre 65 anni nelle Filippine

 

Cinque anni di carcere per i responsabili di una strage compiuta ai danni dei bambini di strada. La sentenza emessa oggi nella Repubblica Democratica del Congo

 

Inaugurata la seconda Assemblea annuale europea della Catholic Fraternity

 

Al via la missione europea Eneide. La navetta Soyuz è stata lanciata con successo questa mattina dalla base russa di Baikonur, nel Kazakhstan, e viaggia verso la Stazione Spaziale Internazionale

 

In autobus alla scoperta della ‘Roma cristiana’. L’iniziativa porta la firma dell’Opera Romana Pellegrinaggi e di Trambus

 

24 ORE NEL MONDO:

 In Iraq uccisi tre soldati americani a Balad. Accorato appello di un ostaggio pachistano

 

In Italia i ministri dell’UDC lasciano il governo

 

“Il ‘no’ renderà la Francia più debole”. Lo ha detto ieri Chirac durante il suo discorso in favore della Costituzione Europea

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

15 aprile 2005

 

 

ANCORA UN CONFRONTO SULLE QUESTIONI PIU’ RILEVANTI, ECCLESIALI E MONDIALI,

 DURANTE L’11.MA CONGREGAZIONE GENERALE DEI CARDINALI, IN VATICANO

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

L’undicesima Congregazione generale del Collegio cardinalizio, iniziata alle 9 di questa mattina, ha visto la partecipazione di 132 porporati ed è stata interamente dedicata allo scambio di idee sui problemi della Chiesa e del mondo. “Anche oggi - informa una nota della Sala Stampa vaticana - alcuni cardinali, che erano preposti alle Congregazioni o ai Pontifici Consigli della Curia Romana, hanno esposto i problemi più importanti affrontati dal loro dicastero”.

 

Nel frattempo, mentre i cardinali concludevano la loro assemblea nell’Aula Nuova del Sinodo, in Piazza San Pietro si è radunata una folla di fotoreporter e di curiosi che hanno puntato gli obiettivi delle loro macchine sul tetto della Cappella Sistina, dove alcuni operai hanno installato un lungo comignolo sul moncone di canna fumaria che spicca dalle tegole. 

 

Oggi pomeriggio, come di consueto, nella Basilica Vaticana verrà celebrato alle 17 l’ottavo e penultimo Novendiale. Sarà mons. Piergiorgio Silvano Nesti, arcivescovo emerito di Camerino-San Severino Marche, a presiedere la Santa Messa di suffragio a nome della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica della quale è segretario. La nostra emittente, lo ricordiamo, seguirà la cerimonia liturgica a partire dalle 17, con commento in italiano per la zona di Roma - sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz - in spagnolo su satellite e in inglese sul collegamento ISDN.

 

Inoltre, sempre alle 17, nell’Aula della Benedizione, gli officiali e gli addetti al Conclave presteranno giuramento di segretezza. Gli ecclesiastici e i laici coinvolti nel Conclave, approvati dal Camerlengo e dai tre cardinali assistenti, devono prestare e sottoscrivere il giuramento, secondo quanto prescrive la Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis al punto numero 48. Il giuramento, che li obbliga e vincola al riserbo, sarà pronunciato davanti al cardinale Camerlengo, Eduardo Martinez Somalo, e alla presenza di due cerimonieri pontifici. Il Conclave, lo ricordiamo, inizierà nel pomeriggio di lunedì 18 aprile, alle 16.30, con la processione del Collegio cardinalizio verso la Cappella Sistina.

 

 

IERI POMERIGGIO NELLA BASILICA VATICANA IL SETTIMO NOVENDIALE

PRESIEDUTO DAL PATRIARCA MARONITA NASRALLAH PIERRE SFEIR

 

Il cammino ecumenico percorso da Giovanni Paolo II e il dialogo con i non cristiani sono stati ricordati ieri pomeriggio nella Basilica Vaticana dal cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, patriarca di Antiochia dei Maroniti, in Libano, che ha celebrato il settimo Novendiale in suffragio del Pontefice scomparso, secondo il Rito orientale della Chiesa antiochena siro-maronita. Il servizio è di Debora Donnini.

 

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(canto)

 

Per Giovanni Paolo II, assieme all’incenso si sono innalzate le preghiere di questa celebrazione in arabo e siro-aramaico, quest’ultima la lingua più vicina a quella parlata da Gesù.  Tra i momenti forti il canto del “Trysagion”, la preghiera in cui Cristo è acclamato tre volte santo:

 

(invocazione)

 

“Conferma i tuoi fratelli”: le parole di Cristo a Pietro sono state pienamente recepite da Giovanni Paolo II. Il patriarca ha infatti ricordato che “la sua sollecitudine era per tutta la Chiesa, quella d’Occidente come quella d’Oriente.

 

“Mai ha cessato di promuovere il dialogo tra i cristiani delle diverse denominazioni, mostrando totale rispetto per loro, sia ortodossi, sia protestanti, considerandoli sempre come fratelli in Cristo”.

 

E il Papa, ha ricordato ancora il patriarca, non si è risparmiato anche per consolidare i rapporti con le Chiese orientali non in piena comunione con la Chiesa cattolica. Le sue direttive per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, le visite a diversi patriarchi ortodossi e, “punto luminoso”, la Lettera Enciclica “Ut Unum Sint”.

 

Non meno si è occupato delle Chiese orientali cattoliche. Le ha dotate di un Codice di Diritto Canonico sulla scia del Codice latino. Ha scelto un presule di Chiesa orientale per affidargli, appunto, la guida della Congregazione per le Chiese orientali. Ha seguito da vicino “le difficoltà che le nostre Chiese dovevano affrontare”, ha detto, in un contesto geografico e storico tra i più complessi e  ha manifestato apertamente il desiderio di vedere queste Chiese prosperare nella fede e conservare le loro antiche tradizioni come Chiese-madri. Ha anche stabilito migliori rapporti con il mondo arabo e specialmente con il mondo islamico:

 

“Le sue coraggiose prese di posizione a favore della pace nel Golfo arabico e in Iraq non possono essere dimenticate in questo nostro accorato saluto al Papa della pace, anche se egli ha sperimentato il vivo rammarico di non potere seguire le orme di Abramo in terra mesopotamica”.

 

Il Papa si è dunque rivolto anche alle religioni non cristiane. Ripercorsi gli incontri di Assisi e le sue visite ai musulmani nei loro Paesi:

 

“La sua apertura verso le religioni non cristiane non ha comunque impedito al Papa di levare alta la voce quando i diritti umani venivano ignorati. Pure accettò di stabilire rapporti diplomatici con Paesi che negavano alla religione cristiana il diritto all’esistenza o il diritto dei fedeli di manifestare la propria fede con pratiche dettate dalla coscienza e illuminate dalla fede. Posizioni coraggiose, sì: molto coraggiose!, che Giovanni Paolo II ha assunto in spirito di rettitudine e lealtà verso tutti!”.

 

Ha ricordato quindi il funerale del Papa, quando in Piazza San Pietro si sono riuniti non solo fedeli cattolici, ma anche di altre religioni e capi di Stato e si è pregato perché il Signore conceda all’amato Pontefice la pace dei giusti. Ora la preghiera si rinnova:

 

“E’ preghiera all’Onnipotente e misericordioso Signore e Padre, perché ottenga presto al nostro indimenticabile Padre e Pastore il riconoscimento in terra di quella santità di cui egli già gode in Cielo”.

 

In chiusura il rito dell’incenso, tipico della Chiesa maronita, che si unisce all’inno di suffragio per Giovanni Paolo II.

 

(canto)

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LA LUNGA STORIA DEI CONCLAVI DA ONORIO III A GIOVANNI PAOLO II

        

L’istituzione del Conclave per l’elezione del Successore di Pietro ha ormai oltre ottocento anni. Alcuni durati poche ore, altri addirittura anni. Nel corso dei secoli, diversi Pontefici hanno provveduto a stabilire norme per le operazioni di voto ed altri aspetti fondamentali sul corretto svolgimento dell’assemblea cardinalizia. Da ultimo, proprio Giovanni Paolo II con la Costituzione Universi Dominici Gregis. Alessandro Gisotti si sofferma su alcuni momenti particolarmente significativi della storia dei Conclavi:

 

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“E proprio qui, ai piedi di questa stupenda policromia sistina, si riuniscono i cardinali, una comunità responsabile per il lascito delle chiavi del Regno”. E’ un passo della poesia Il Giudizio di Giovanni Paolo II, tratta dalla raccolta di componimenti poetici del Papa, Trittico Romano. Il Santo Padre narra l’emozione unica, che i cardinali riuniti in Conclave sperimentano nel trovarsi a scegliere il Successore di Pietro. Papa Wojtyla si sofferma sul Giudizio michelangiolesco della Cappella Sistina, luogo dove il Collegio Cardinalizio elegge il Pontefice sin dal 1492.

 

Ma la storia di questa straordinaria istituzione affonda le sue radici ancora più indietro nel tempo. Il termine conclave – dal latino cum clave, luogo chiuso a chiave – sembra sia stato utilizzato per la prima volta nel 1216 da Papa Onorio III per descrivere le circostanze della sua elezione al soglio di Pietro. A Perugia, dove in quel periodo risiedeva la Curia romana, i diciannove cardinali elettori vengono, letteralmente, rinchiusi nel Palazzo Pontificio della città, affinché si affrettino ad eleggere il nuovo Papa. L’effetto è immediato: basteranno due giorni per la scelta del cardinale Cencio dei Conti Savelli, che, per 11 anni, regnerà appunto con il nome di Onorio III.

 

Quarant’anni prima, con la costituzione Licet de Vitanda, Papa Alessandro III aveva stabilito che ad eleggere il Papa fossero solo i cardinali e che l’elezione avvenisse con una maggioranza dei 2/3. In tutto il secolo XIII, il numero dei porporati rimane sotto i 30. Un secolo, questo, in cui il popolo cristiano tornerà più volte ad usare l’estrema misura della reclusione dei conclavisti per sollecitarli all’elezione del Pontefice. L’ultimo e più clamoroso episodio avviene nel 1268 a Viterbo, alla morte di Papa Clemente IV. I 18 cardinali, riuniti in Conclave nel Palazzo Pontificio, non riescono a trovare un accordo. Passano due anni, risultano vane le pressioni dei re di Francia e di Sicilia. E’ allora che, esortati da San Bonaventura, i fedeli viterbesi murano le porte del Palazzo. Tuttavia, i porporati ancora non si decidono. I fedeli, esasperati, scoperchiano il tetto dell’edificio e forniscono ai cardinali solo pane e acqua. Finalmente viene trovato un accordo. E’ il primo settembre 1271: il cardinale Tebaldo Visconti viene eletto con il nome di Gregorio X. La sede vacante è durata quasi tre anni.

 

Sulla scorta di questa drammatica esperienza il nuovo Pontefice, nel 1274, durante il Secondo Concilio di Lione, promulga la costituzione Ubi Periculum, che istituisce ufficialmente il Conclave e ne regola nei dettagli lo svolgimento. La costituzione prescrive che dieci giorni, dopo la morte i cardinali si riuniscano nel Palazzo dove si è spento il Pontefice. Tutti devono abitare in una sala comune, senza contatto alcuno con l’esterno. Non è permesso inviare ai cardinali alcuno scritto, pena la scomunica. Rigidissima la dieta dei cardinali conclavisti: se dopo tre giorni non è stato ancora eletto il Successore di Pietro, nei 5 giorni successivi i porporati potranno mangiare una sola pietanza a pasto. Trascorso invano anche questo periodo, l’alimentazione sarà limitata a pane, vino e acqua. La costituzione gregoriana sortisce i suoi effetti: il Conclave che eleggerà Papa Innocenzo V nel 1276, durerà solo un giorno.

 

Passa solo un anno e il nuovo Pontefice, Giovanni XXI, abroga la Costituzione Ubi Periculum: torna a materializzarsi l’incubo di Conclavi lunghi ed estenuanti. Sarà Celestino V, nel 1294, a ripristinare le ferree regole stabilite da Gregorio X. Norme confermate dal suo successore, Bonifacio VIII, eletto in un solo giorno. Nei sette secoli che seguono, le norme sul Conclave vengono sostanzialmente rispettate. Non mancano, tuttavia, interventi normativi per ampliare e definire le operazioni di voto. Nel 1562 Papa Pio IV emana la Bolla In Eligendis. In questo documento si impone l’effettuazione di uno scrutinio al giorno. Inoltre, una commissione permanente – composta dal cardinale Camerlengo e dai tre cardinali capi d’ordine – veglierà sulla chiusura del Conclave e l’amministrazione della Chiesa durante il periodo della Sede Vacante.

 

E veniamo al secolo scorso. E’ il 25 dicembre del 1904 quando San Pio X, al secolo Giuseppe Sarto, pubblica la costituzione Vacante Sede Apostolica. Le norme del Conclave sono rese più severe: proibita tassativamente l’ingerenza laica, rafforzate le clausole del segreto, esteso anche dopo l’elezione del Pontefice. Altra integrazione significativa: viene introdotta la duplice votazione mattutina e pomeridiana. Nel 1970, Paolo VI stabilisce nel motu proprio “Ingravescentem Aetatem” che i porporati, compiuti gli 80 anni, perdano il diritto di entrare in Conclave come cardinali elettori. Cinque anni dopo, Papa Montini promulga la Costituzione Romano Pontifici Eligendo. Viene fissato il nuovo tetto del collegio cardinalizio a 120 elettori. Il segreto del Conclave viene esteso alle Congregazioni generali. Una parte della Costituzione regola poi il funzionamento degli uffici di Curia durante la Sede Vacante.

 

Da ultimo, nel 1996, Giovanni Paolo II approva la Costituzione Universi Dominici Gregis: la novità più significativa è rappresentata dal quorum per l’elezione. Dopo il 34.mo scrutinio, in cui è necessaria una maggioranza di 2/3 per l’elezione, è infatti possibile eleggere il nuovo Pontefice a maggioranza assoluta dei suffragi o, il voto, sempre a maggioranza assoluta, sui due nomi più votati nell’ultimo scrutinio. Soffermandosi sulla durata dei Conclavi per l’elezione degli ultimi Pontefici si riscontrano sempre tempi piuttosto brevi, rispetto al passato. Per l’elezione di Giovanni XXIII, nell’ottobre del 1958, sono impiegati quattro giorni per undici scrutini. Il cardinale Montini viene eletto Papa nel giugno del 1963, dopo tre giorni. Solo quattro scrutini per eleggere Giovanni Paolo I, nell’agosto del 1978. Infine, Giovanni Paolo II: il 263.mo Successore di Pietro è eletto all’ottavo scrutinio. E’ il 16 ottobre del 1978: dall’inizio del Conclave alla fumata bianca, passano tre giorni.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina: il titolo d'apertura è "Missione: pane spezzato per la vita del mondo": il Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale che Giovanni Paolo II aveva firmato in data 22 febbraio, Festa della Cattedra di San Pietro.

Undicesima Congregazione Generale: attività del Collegio Cardinalizio.

L'omelia di Sua Beatitudine il cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, Patriarca di Antiochia dei Maroniti, nel VII giorno dei Nonvendiali.  

Sei pagine dedicate alla biografia di Giovanni Paolo II.

Messaggi e telegrammi di cordoglio di Capi di Stato e di Governo.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

15 aprile 2005

 

 

CELEBRATI STAMANI A MONACO

I FUNERALI DI RANIERI III

 

Si è svolto poco fa nel principato di Monaco il funerale di Ranieri III. Alla cerimonia, tenutasi nella cattedrale di Montecarlo, hanno partecipato delegazioni provenienti da diversi Paesi del mondo ed una cinquantina di capi di Stato. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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36 colpi di cannone, la porta del palazzo che si chiude a simboleggiare la fine di un’epoca e la marcia funebre suonata dalla fanfara dei carabinieri. E’ l’ultimo saluto che la rocca di Monaco, avvolta in un silenzio carico di commozione, ha tributato stamani al feretro del sovrano all’uscita dal Palazzo reale.

 

Il corteo ha poi imboccato, tra file di bandiere monegasche a mezz’asta, il carrugio che conduce alla cattedrale. Nella navata centrale, occupata anche da una grande corona con lo stemma recante le iniziali del sovrano, hanno preso posto capi di Stato e regnanti. Alle esequie hanno partecipato 61 delegazioni provenienti da diversi Paesi; L’Italia è stata rappresentata dal presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini. La famiglia ha preso posto vicino al coro.

 

Particolarmente commosso il principe Alberto, figlio di Ranieri e nuovo regnante monegasco. L’arcivescovo di Monaco, mons. Bernard Barsi, ha quindi celebrato la Santa Messa per le esequie del sovrano, nato il 31 maggio del 1923 nel Principato. “La luce del Cristo che ha perforato le tenebre ricopra Ranieri”, ha detto il presule. La tomba del sovrano sarà accanto a quella dell’amata moglie Grace Kelly, morta nel 1982 in seguito ad un tragico incidente stradale. Adesso per il Principato si apre una nuova storia. Una storia iniziata nel 1297 quando Francesco Grimaldi e un esiguo gruppo di guelfi travestiti da monaci conquistarono la rocca ottenendo l’indipendenza dalla Repubblica marinara di Genova.

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LA CENTRALITA’ DELLA FAMIGLIA E LA SUA MISSIONE CRISTIANA

NELLA PREDICAZIONE DI GIOVANNI PAOLO II

- A cura di Massimiliano Menichetti -

 

“La Chiesa guarda verso gli sposi, i quali si giurano amore fino alla fine. E considera suo compito particolare di custodire questo amore, questa fedeltà e onestà”. Con questa certezza per l’unione sponsale, Giovanni Paolo II, il 26 settembre del 1980, dalla Cappella Sistina guardava all’apertura della quinta assemblea generale del sinodo dei vescovi proiettata proprio sui compiti della famiglia cristiana e che avrebbe poi fornito lo spunto per la redazione dell’esortazione apostolica Familiaris Consortio. Un amore, quello per la famiglia, che ha attraversato l’intero Pontificato di Giovanni Paolo II. Il servizio di Massimiliano Menichetti.

 

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(Musica)

 

Il Papa ha sempre sottolineato la centralità dell’unione familiare quale “prima comunità chiamata ad annunciare il Vangelo alla persona umana” compiti questi rimarcati anche nella sua prima visita ad una parrocchia a Roma, quella di San Francesco Saverio, alla Garbatella, era il 3 dicembre del 1978:

 

“Dall’osservanza di questi impegni dipendono la Chiesa domestica, la qualità e la santità della famiglia, l’educazione dei vostri figli! Tutto ciò Cristo ha affidato a voi, carissimi sposi, nel giorno in cui, mediante il ministero del sacerdote, ha unito per sempre le vostre vite nel momento in cui avete pronunciato le parole che non dovete mai dimenticare fino alla morte!”.

 

(Musica)

 

Nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio Giovanni Paolo II rimarca che la famiglia è investita da ampie, profonde e rapide trasformazioni della società e della cultura. Ribadisce che solo Cristo è la risposta, per l’individuo, per la famiglia, denuncia il numero crescente dei divorzi; la piaga dell'aborto; l'instaurarsi di una vera e propria mentalità contraccettiva. L’invito è all’apertura del cuore, è alla vita è a seguire Cristo.  Nel 1994 con la Lettera alle famiglie il Papa scrive: “la Chiesa confida in voi, per affrontare le sfide che l'attendono in questo nuovo millennio”. Ed un anno dopo proporrà l’Enciclica Evangelium Vitae, un vero e proprio appello mondiale per una “nuova cultura della vita umana”, alle soglie del nuovo millennio, per sconfiggere l’eutanasia, l’interruzione di gravidanza, la pena di morte, affrontare correttamente temi come la genetica, lottare per il rispetto della vita in ogni sua forma. Grande poi la gioia nell’incontro a Roma con le Famiglie durante il Giubileo del 2000:

 

(Applausi)

 

“Dico a voi insieme, padri e madri, siete stati chiamati all’altissima missione di cooperare col Creatore nel trasmettere la vita. Non abbiate paura della vita! Proclamate insieme il valore della famiglia e quello della vita! Senza questi valori non c’è futuro degno dell’uomo!”.

 

(Applausi)

 

(Musica)

 

La risposta della famiglia al disegno del Creatore passa attraverso le sfide quotidiane, evidenza questa sottolineata anche dalla beatificazione, il 21 ottobre 2001, dei coniugi Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini, vissuti agli inizi del 1900:

 

“La prima beatificazione di una coppia di sposi … per essi, la fedeltà al Vangelo e l’eroicità delle virtù sono state riscontrate a partire dal loro vissuto come coniugi e come genitori. Nella loro vita, come in quella di tante altre coppie di sposi che ogni giorno svolgono con impegno i loro compiti di genitori, si può contemplare nello svelarsi sacramentale dell’amore di Cristo per la Chiesa”.

 

(Musica)

 

Le famiglie cristiane “buona novella per il terzo millennio”. E’ dalla sala Clementina, in Vaticano, che in collegamento video con Manila, il Papa rivolge un messaggio di saluto ai 350 mila partecipanti, da 75 Paesi, al quarto incontro mondiale delle famiglie. E’ il 25 gennaio 2003:

 

 

“STAND FIRM IN THE ONE CONVICTION ...

Rimanete sempre ancorati a questa certezza, la sola che può dare senso, forza e gioia alla vostra vita: l'amore di Cristo non si allontanerà mai da voi, non verrà mai meno la sua alleanza di pace con voi”.

 

(Musica)

 

E tante sono state le famiglie che insieme ai “Suoi amati giovani” negli ultimi giorni della malattia del Papa si sono raccolti in preghiera in Piazza San Pietro ed hanno accompagnato con la vicinanza del proprio cuore Giovanni Paolo II alla casa del Padre celeste.

 

(Musica)

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DOMANI POMERIGGIO A ROMA IL FAMILY FEST

DEDICATO DAL MOVIMENTO DEI FOCOLARI A GIOVANNI PAOLO II

- Interviste con Alberto Friso e Claudio Donat Cattin -

 

“Family Fest 2005 ... al Papa della famiglia”. E’ questo il titolo dell’evento mondiale dedicato a Giovanni Paolo II che si terrà domani in Piazza del Capidoglio a Roma, in collegamento con 193 meeting in altrettante città di 77 Paesi nei cinque continenti. Organizzato da Famiglie Nuove, diramazione del Movimento dei Focolari, il Family Fest è alla sua terza edizione e si rivolge alle famiglie di ogni Paese, cultura, razza e religione per promuovere la famiglia come cellula base di una società rinnovata. Sul palco, esperienze di vita e momenti artistici trasmessi in diretta su RAI 1 dalle 15.00 alle 16.30. Il servizio è di Gabriella Ceraso:

 

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Madri palestinesi e israeliane, coppie buddiste e musulmane, fidanzati, figli: saranno loro a raccontare, insieme a cantanti ed attori, che amare non è un’emozione, ma un’arte da imparare tutti i giorni e che si può vivere responsabilmente ogni stagione di quel ciclo avventuroso che è la famiglia con valori condivisi ad ogni latitudine. Alberto Friso, direttore generale delle Famiglie Nuove:

 

“Non è solo la cultura cristiana che sostiene il modello della famiglia unita, fedele, della coppia che vive con responsabilità nei confronti della procreazione. Naturalmente, ogni famiglia decide il suo disegno, però la cosa fondamentale è proprio questa: l’amore è dono nella reciprocità tra uomo e donna, marito e moglie; da questo patto viene una corrente di vita per la propria famiglia ma anche per quelli che stanno attorno”.

 

Era previsto un messaggio del Papa per il Family Fest, ma dopo la sua scomparsa è venuto spontaneo dedicargli questo happening sul modello della famiglia da lui sognato e proposto, che la RAI ha accettato di diffondere ovunque. Il vice direttore di RAI 1, Claudio Donat Cattin:

 

“La RAI ha volentieri sponsorizzato questa manifestazione perché ritiene che la famiglia abbia un ruolo centrale. Con la scomparsa del Santo Padre non abbiamo rinunciato a questo appuntamento perché uno dei cardini del suo Pontificato era proprio la difesa della famiglia, che si unisce per creare una società più giusta e più umana”.

 

“Quando vedo queste famiglie riunite qui a Roma, vedo il mondo intero, tutti i continenti ...”.

 

Il programma farà, tra l’altro, infatti rivivere alcuni dei momenti forti che Giovanni Paolo II ha dedicato alle famiglie del mondo:

 

“Ci siamo resi conto che il patrimonio che abbiamo di cose bellissime, che lui ci ha detto, è così grande questo patrimonio che questa era un’occasione per farlo vedere, anche!”.

 

Previsto in chiusura anche un messaggio di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, e il lancio di un progetto di solidarietà “Una famiglia, una casa”, dall’ultra-stadion di Manila.

 

(musica)

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60 ANNI FA IL SACRIFICIO ESTREMO DEL TEOLOGO PROTESTANTE,

DIETRICH BONHOEFFER, UCCISO IN GERMANIA PER AVERE DETTO ‘NO’ AL NAZISMO:

LA SUA TESTIMONIANZA DI MARTIRE CRISTIANO E LE SUE OPERE

PATRIMONIO DEL MONDO INTERO

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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La sua vita e i suoi ideali, una sola cosa fino alla morte incontrata consapevolmente in un carcere della Germania nazista: Dietrich Bonhoeffer, grande teologo protestante, 60 anni fa - il 9 aprile del ’45 - impiccato nel campo di concentramento di Flossemburg, dopo due anni di prigionia per essersi opposto strenuamente alla furia omicida di Hitler. Tra i pochi tedeschi che fin dal 1933 dichiara inaccettabile per un cristiano ogni prospettiva razziale che discriminasse in qualsiasi modo gli ebrei. Nato nel 1906, a Breslavia, da una famiglia dell’alta borghesia, di origine berlinese e di religione luterana ma di cultura laica - suo padre è un noto psichiatra – Dietrich, eludendo le aspettative familiari decide di seguire gli studi teologici; a soli 21 anni si laurea su la “Comunione dei Santi”, il suo primo libro dedicato alla Chiesa.

 

Poi le esperienze di formazione all’estero a Barcellona, a New York, contrassegnate dall’apertura e dalla curiosità verso tradizioni religiose e sociali diverse, quindi l’insegnamento a Berlino; sono gli inizi degli anni ’30’ e alla montante offensiva del nazismo si oppone la coscienza di Bonhoeffer, che nel ‘33 in un programma radiofonico definisce Hitler non un Furher ma un Verfurher, ovvero un seduttore. La trasmissione viene interrotta, da qui la decisione di lasciare il suo Paese e di trasferirsi a Londra, ma nel ’35 Bonhoeffer è di nuovo in patria per aderire alla lotta intrapresa da una parte della Chiesa protestante contro il Nazismo. Entra nella cosiddetta Chiesa ‘confessante’ che non recepisce le direttive del regime, specie ai danni degli Ebrei.

 

Ormai perseguitato per le sue idee, perso l’insegnamento e la libertà di movimento e di espressione, nel ’39, poco prima dello scoppio della guerra Bonhoeffer emigra in America, ma la sua coscienza lo riporta dopo un mese in Germania; entra in un gruppo di resistenza finché nel ‘43 viene arrestato, accusato di complottare contro la vita del Furher. Nel libro “Resistenza e resa”, la raccolta delle lettere scritte in carcere, la vivida testimonianza di un martire: “attendere inattivi e restare ottusamente alla finestra – scrive Bonhoeffer – non sono atteggiamenti cristiani.”

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CHIESA E SOCIETA’

15 aprile 2005

 

 

“IL NOSTRO DOVERE E’ QUELLO DI PREGARE DIO, AFFINCHE’ LO SPIRITO SANTO

MOSTRI COLUI CHE SARA’ AL TIMONE DELLA BARCA DI PIETRO E CONDURRA’ LA NAVE

DELLA CHIESA ATTRAVERSO LE ONDE TUMULTUOSE DELL’INIZIO DEL XXI SECOLO”.

COSI’ L’ARCIVESCOVO KONDRUSIEWICZ, NEL MESSAGGIO

AI FEDELI NELL’IMMINENZA DEL CONCLAVE

 

MOSCA. = “Ci ha lasciato un Pontefice aperto agli uomini e al mondo, che ha ricordato e difeso senza sosta la dignità della persona umana, i suoi diritti e libertà”. Lo scrive mons. Tadeusz Kondrusiewicz, arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, in un messaggio ai fedeli nell’imminenza del Conclave. “Nel tempo del Pontificato di Giovanni Paolo II – si legge nel documento – la Chiesa ha percorso un lungo cammino di rinnovamento e sviluppo, in accordo con la dottrina del Concilio Vaticano II e gli insegnamenti postconciliari. Essa è diventata più aperta al mondo, alle altre religioni e confessioni… Giovanni Paolo II è stato il Mosè della nostra era, che ha condotto la Chiesa nel terzo millennio”. Ricordando l’appello di inizio Pontificato di Giovanni Paolo II, “Non abbiate paura! Spalancate le porte a Cristo!”, il presule sottolinea poi l’attenzione che Papa Wojtyla ha sempre avuto per la Russia. “Al nome di Giovanni Paolo II – scrive mons. Kondrusiewicz – è legata la restaurazione delle strutture della Chiesa cattolica in Russia. Non dobbiamo dimenticare la sua continua preghiera e preoccupazione”. L’arcivescovo, quindi, riferisce l’agenzia Fides, rivolge una domanda ai fedeli: “Abbiamo notato e saputo apprezzare la portata e il valore dei gesti di buona volontà, dei segni di rispetto alla nostra Patria, alla Chiesa ortodossa Russa e alla grande cultura russa egli ha mostrato durante il suo pontificato?”. In conclusione l’arcivescovo Kondrusiewicz sottolinea l’urgenza di “pregare Dio, affinché, attraverso l’elezione del Collegio dei cardinali, lo Spirito Santo mostri colui che starà al timone della barca di Pietro e condurrà la nave della Chiesa in futuro, sulle onde tumultuose dell’inizio del XXI secolo”. (B.C.)

 

 

IL LIBANO IN PREGHIERA IN ATTESA DI CONOSCERE IL NUOVO PAPA.

ORGANIZZATE NUMEROSE CONFERENZE IN RICORDO DI GIOVANNI PAOLO II

 

BEIRUT. = Intenso clima spirituale in Libano, dove proseguono nelle chiese e nei conventi le veglie di preghiera per l’elezione del nuovo Papa e le Messe in suffragio di Giovanni Paolo II. L’arcivescovo di Jbeil dei Maroniti, mons. Béchara Raï, ha organizzato nella sua diocesi, che conta 90 parrocchie, una serie di incontri spirituali e culturali in onore del Pontefice scomparso. Ieri sera, riporta l’agenzia Asianews, nella chiesa di Amchit, si è svolta una conferenza sul rapporto tra Giovanni Paolo II e il mondo degli ammalati, con la presenza di molti malati e loro familiari. Oggi sarà la volta di “Giovanni Paolo II e la scuola cattolica”, mentre domani l’attenzione sarà accesa su “Giovanni Paolo II e la gioventù”, con un raduno di oltre 10 mila giovani al monastero di S. Charbel. Domenica, infine, si rifletterà sull’apporto di Papa Wojtyla alla vita consacrata e dei presbiteri. (B.C.)

 

 

VIVO SENTIMENTO DI GRATITUDINE DEI VESCOVI DEL SUDAFRICA VERSO

I MASS-MEDIA LOCALI, CHE HANNO SEGUITO CON EFFICIENZA E PROFESSIONALITA’

GLI ULTIMI GIORNI DI PONTIFICATO DI PAPA WOJTYLA, LA SUA MORTE E I FUNERALI

 

PRETORIA. = La Conferenza episcopale dei vescovi del Sudafrica, che comprende anche i presuli di Botswana e Swaziland, ha espresso viva gratitudine per “l’eccellente lavoro” svolto dagli organi di informazione del Paese nella copertura mediatica degli ultimi giorni del pontificato di Giovanni Paolo II, della sua morte e dei funerali. In un comunicato pervenuto all’agenzia Misna, mons. Buti Joseph Tlhagale, arcivescovo di Johannesburg e portavoce della Conferenza episcopale, sottolinea che “l’informazione garantita da televisioni, emittenti radiofoniche, giornali e periodici nelle ultime due settimane ha enormemente aiutato la gente del Paese ad ammirare ed apprezzare la personalità di Giovanni Paolo II”. Presentando al pubblico il messaggio di Papa Wojtyla e la sua totale dedizione, soprattutto nel difficile periodo della malattia, si legge ancora nel documento, “i mass-media sono riusciti a renderlo caro a un pubblico ben più ampio di quello solo cattolico, in altre parole all’intera società”. (B.C.)

 

 

OCCORRE FERMARE IL CONFLITTO A MINDANAO E SALVARE LE FAMIGLIE

DA DISTRUZIONE E SFOLLAMENTO: E’ L’APPELLO CHE LANCIANO I MISSIONARI OBLATI

DI MARIA IMMACOLATA, DA OLTRE 65 ANNI NELLE FILIPPINE

 

COTABATO. = Sorpresa e rammarico per la nuova esplosione di violenza che ha investito il sud delle Filippine. E’ quanto esprimono, in un comunicato, i Missionari Oblati di Maria Immacolata (OMI), presenti da oltre 65 anni a Mindanao, nelle Sulu e Tawi-Tawi. I missionari, secondo l’agenzia Fides, sottolineano che la violenza ha cancellato le promesse e gli sforzi del governo locale e nazionale, di agenzie multilaterali e della società civile per pacificare l’area, dopo decenni di conflitto e di abbandono, definendo quanto sta accadendo “ingiusto e devastante”. I missionari Oblati si dicono, quindi, “al fianco della comunità civile cha ha subito le conseguenze di tale catastrofe”. “La loro speranza di una vita migliore – scrive padre Ramon Barnabe, superiore provinciale degli OMI – è stata di nuovo delusa. La luce di un ambiente pacifico per i loro bambini è stata di nuovo coperta dal buio delle ostilità”. I missionari chiedono all’Esercito di fermare ogni attacco e invitano le autorità pubbliche a ricercare vie pacifiche per trattare la delicata questione delle rivendicazioni delle popolazioni del Sud dell’arcipelago. (B.C.)

 

 

5 ANNI DI CARCERE PER I RESPONSABILI DI UNA STRAGE COMPIUTA AI DANNI

DEI BAMBINI DI STRADA. LA SENTENZA EMESSA OGGI NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO, DOVE SPESSO GLI “ENFANTS DE LA RUE” SONO ACCUSATI DI STREGONERIA

 

KINSHASA. = Cinque anni di carcere per i responsabili del brutale omicidio di 18 bambini di strada, compiuto nel settembre scorso a Mbuji Mayi, nella Repubblica Democratica del Congo. La sentenza è stata emessa oggi da un tribunale locale. Rémy Mafu, coordinatore della locale “Rete degli educatori dei bambini di strada”, attiva da oltre 20 anni, pur sottolineando l’importanza della sentenza, ha dichiarato, all’agenzia Misna, che cinque anni di carcere “sono troppo pochi per chi ha commesso un crimine così disumano”. Lo scorso settembre, adulti armati di coltelli, machete e bidoni di benzina hanno dato la caccia ad alcuni bambini di strada, uccidendone poi una ventina, alcuni bruciati vivi. Mubji Mayi è una città diamantifera, dove quasi tutti gli uomini lavorano nelle miniere, in condizioni di solito miserabili. “Nel contesto culturale di quella regione – spiega ancora il responsabile della rete sociale – i bambini e le donne vengono disprezzati e maltrattati”. In questa come in altre città, soprattutto a Kinshasa, sovente i bambini di strada sono accusati di “stregoneria” e sottoposti a violenze da parte degli adulti. (B.C.)

 

 

INAUGURATA LA SECONDA ASSEMBLEA ANNUALE EUROPEA DELLA “CATHOLIC

FRATERNITY”. L’INCONTRO, A ROMA, SI CONCLUDERA’ DOMENICA PROSSIMA

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA. = Da oggi a domenica prossima si svolge, presso la “Casa Tra Noi” di Roma, la seconda Assemblea europea dei Moderatori generali delle nuove Comunità, nate all’interno del Rinnovamento Carismatico Cattolico e appartenenti alla “Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowships”. Tema principale dell’incontro: “La formazione delle Nuove Comunità”, a cui seguiranno altri interventi sulla “formazione umana e spirituale”, sulla “formazione biblica e teologica nelle Nuove Comunità”, sulla “formazione carismatica e il discernimento spirituale” e sulla “formazione all’evangelizzazione nelle Nuove Comunità”. Matteo Calisi, presidente della Comunità cattolica carismatica, introdurrà l’incontro, di cui sarà principale relatore Guzmàn Carriquiry, sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Laici. All’incontro saranno presenti i rappresentanti delle Nuove Comunità di Francia, Polonia, Malta, Irlanda e Italia e i delegati delle Comunità del Brasile, Argentina, Uruguay, Messico. Le diverse comunità della “Catholic Fraternità” operano in diversi ambiti ecclesiali, tra cui la vita monastica, l’evangelizzazione, la catechesi nelle diocesi e nelle parrocchie, la promozione dei diritti umani, i mass media. Giovanni Paolo II, in un messaggio alla “Catholic of Charismatic Covenant Communities and Fellowships” del 7 novembre 2002, scrisse: “La grande sfida che dobbiamo affrontare in questo nuovo millennio, è quella di rendere la Chiesa la casa e la scuola della comunione”. L’incontro di questi giorni dei Moderatori generali precede la prima Conferenza generale europea, che si terrà a Fatima dal 28 ottobre al 1 novembre 2005, sul tema “Eucaristia e nuova evangelizzazione alla scuola di Maria”.

 

 

AL VIA LA MISSIONE ENEIDE. LA NAVETTA SOYUZ E’ STATA INFATTI LANCIATA

CON SUCCESSO QUESTA MATTINA DALLA BASE RUSSA DI BAIKONUR, NEL KAZAKHSTAN. A BORDO: L’ASTRONAUTA DELL’ESA ROBERTO VITTORI, IL COMANDANTE

SERGEI KRIKALEV, DELL’AGENZIA SPAZIALE RUSSA ROSCOSMOS,

E L’AMERICANO JOHN PHILLIPS DELLA NASA

 

BAIKONUR. = All’alba di stamani il lancio della Soyuz TMA6 ha dato il via alla missione Eneide. Lo spettacolo è stato suggestivo: la navetta, infatti, è rimasta visibile per quasi 5 minuti, un tempo lunghissimo, considerando che l’ingresso in orbita avviene dopo circa 9 minuti. A bordo, insieme con il comandante Sergei Krikalev dell’Agenzia spaziale russa Roscosmos, e l’americano John Phillips della Nasa, anche l’astronauta dell’Agenzia spaziale europea (ESA), Roberto Vittori, che porta per la prima volta sulla Stazione spaziale 22 esperimenti di grandi e piccole aziende italiane, università e gruppi di ricerca. Costata oltre 12 milioni di euro e organizzata dalla Regione Lazio insieme a ESA, Aeronautica Militare e Alenia Spazio (Finmeccanica), la missione Eneide è stata fortemente voluta da Vittori, convinto che il futuro dello spazio non sia solo nelle grandi missioni, ma anche nello sfruttamento della Stazione spaziale da parte di piccoli utenti. Dopo le prime due orbite e dopo avere compiuto tutte le operazioni per orientare correttamente la Soyuz, per i tre dell’equipaggio è iniziato un lavoro intenso. Gran parte delle 48 ore necessarie per raggiungere la Stazione spaziale, infatti, sono dedicate alle procedure per preparare la manovra di aggancio della Soyuz. Il prossimo appuntamento con Vittori, Krikalev e Philips è previsto per domenica, quando l’equipaggio della Soyuz dovrà eseguire le delicate manovre di aggancio della navetta russa alla Stazione Spaziale. (B.C.)

 

 

IN AUTOBUS ALLA SCOPERTA DELLA ‘ROMA CRISTIANA’. L’INIZIATIVA PORTA

LA FIRMA DELL’OPERA ROMANA PELLEGRINAGGI E DI TRAMBUS

- A cura di Giovanni Peduto -

 

ROMA. = Roma, capitale della Cristianità, in questi giorni è letteralmente invasa da fedeli provenienti da tutto il mondo per l’ultimo saluto a Giovanni Paolo II. I pellegrini si limitano spesso ad una fugace visita alla Basilica di San Pietro evitando, forse per motivi di tempo, di soffermarsi su tutte le altre storiche e significative Basiliche romane, da San Giovanni in Laterano, a San Paolo Fuori le Mura, a Santa Maria Maggiore, che meriterebbero altrettanta attenzione. Per cercare di fornire ai pellegrini in visita alla città Eterna un servizio mirato alla scoperta della ‘Roma Cristiana’ e a tutte le Basiliche più significative e importanti della città, già da dieci giorni l’Opera Romana Pellegrinaggi e Trambus, azienda dei trasporti del Comune di Roma, hanno attivato una linea di pellegrinaggio che raggiunge le maggiori Basiliche di Roma, ben riconoscibile grazie ad un rivestimento di livree bianche, con rifiniture in giallo e alla scritta ‘Roma Cristiana’. Il servizio viene svolto con due autobus a due piani in stile londinese gestiti da Trambus Open. Le partenze dei bus ‘Roma Cristiana’ avvengono ogni ora dal capolinea della Stazione Termini, con prima partenza alle ore 9.00 e ultima alle 19.00. Il percorso previsto dal tour delle Basiliche tocca Termini, Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano (con fermata su via Merulana all’incrocio con via Labicana), San Clemente, San Pietro in Vincoli, Porta San Paolo (con fermata su via Mormorata), San Pietro, Santa Maria in Aracoeli (con fermata su via San Venanzio) e ritorno alla Stazione Termini. Il costo del biglietto è di 13 euro, con validità di un giorno e la consueta formula dello stop & go, che prevede per i passeggeri di scendere o salire dal bus lungo il percorso a qualunque fermata per l’intera giornata.

 

 

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24 ORE NEL MONDO

15 aprile 2005

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq l’esplosione di una bomba ha provocato, a Balad, la morte di tre soldati americani. In un filmato trasmesso dall’emittente araba Al Jazeera, un ostaggio pachistano ha lanciato inoltre un appello al presidente Musharraf, al ministro degli Esteri di Islamabad e alla comunità internazionale. L’uomo, un dipendente dell’ambasciata pachistana a Baghdad, è scomparso sabato scorso dopo aver pregato in una moschea. I sequestratori non hanno posto alcuna condizione per il suo rilascio. Nella capitale, intanto, le forze di sicurezza irachene e i soldati americani hanno arrestato diciassette presunti terroristi.

 

Nuove consultazioni in Libano per la scelta del nuovo primo ministro cui affidare il compito di formare il nuovo governo, in vista delle elezioni di maggio. Dopo la rinuncia di Karame, il presidente libanese Emile Lahoud avvierà oggi una serie di incontri con i diversi gruppi parlamentari, ma la scelta dovrà cadere su un altro esponente politico sunnita. Tra i nomi più accreditati quelli del ministro uscente dell'economia Qassar e dell’ex premier Solh.

 

Riorganizzazione e fusione delle forze di sicurezza per arrivare ad una sola forza nazionale militare. E’ l’ultima operazione ordinata dal presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. Intanto, il Quartetto, formato da Stati Uniti, ONU, Unione Europea e Russia, ha nominato James Wolfensohn, presidente uscente della Banca Mondiale, suo rappresentante per il coordina-mento dei progetti in favore della Striscia di Gaza.

 

L’Unione Europea “si adoperi in ogni modo per garantire una stretta relazione con la Russia per trovare una soluzione politica alla guerra in Cecenia”. E’ l’appello contenuto in una risoluzione votata ieri dal Parlamento europeo sugli aspetti principali e le scelte di base della politica estera e di sicurezza comune dell’UE. I deputati europei invitano Consiglio e Commissione ad adoperarsi per stabilire con Mosca un rapporto basato “sul pieno rispetto dei diritti umani, sullo stato di diritto e sulla democrazia”.

        

Tragedia in Francia: almeno 20 persone sono morte la scorsa notte per un incendio divampato in un hotel di Parigi frequentato soprattutto da immigrati. Tra le vittime ci sono anche dieci bambini. Nell’albergo, al momento del rogo, c'erano 76 persone. Le cause dell’incendio non sono ancora note.

 

Il presidente francese Chirac ha pronunciato ieri un discorso in favore della Costituzione europea. Il 29 maggio, infatti, i francesi con un referendum dovranno approvare o respingere la carta europea. Il servizio di Francesca Pierantozzi:

 

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“Il ‘no’ renderà la Francia più debole, politicamente inesistente in Europa”, ha detto Jacques Chirac ieri sera, in diretta tv. Il presidente francese è sceso per la prima volta in campo per difendere personalmente la Costituzione europea. Tra poco più di un mese, il 29 maggio, i francesi dovranno dire ‘sì’ o ‘no’ alla nuova Carta con un referendum. Secondo gli ultimi sondaggi, i ‘no’ sono ormai maggioritari. Chirac ha affrontato il dialogo ieri con 80 giovani tra i 18 e i 30 anni, un dibattito in cui il presidente ha difeso una Costituzione che ha detto figlia del pensiero francese. Davanti alle paure dei suoi concittadini, che temono più disoccupazione, meno servizi pubblici e meno protezione sociale, Chirac ha detto di non avere paura: la Costituzione – ha precisato – non cambierà nulla. Tutto questo resta prerogativa dei governi nazionali. Rivolgendosi soprattutto ai telespettatori di sinistra, Chirac ha vantato i vantaggi di un’Europa forte e organizzata per poter veicolare i suoi valori. “Se la Costituzione non passa – ha detto il presidente – si farà il gioco degli ultra-liberali e degli Stati Uniti”. Nessun dubbio sulla scelta del referendum: “Sono convinto che i francesi debbano decidere sulle questioni essenziali”, ha detto Chirac. Il presidente francese ha comunque sottolineato che non si dimetterà se il ‘no’ dovesse vincere. “Non è un affare di politica interna”, ha concluso.

 

Francesca Pierantozzi da Parigi per la Radio Vaticana.

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Il parlamento greco ha rinviato a martedì prossimo il voto di ratifica della Costituzione europea, previsto per oggi. Lo slittamento è stato deciso per dare l’opportunità ai parlamentari di ampliare il dibattito. L’esito del voto è scontato: sia i conservatori al governo sia i socialisti all’opposizione sono a favore della ratifica della Carta europea.

 

Sono ore decisive per il Governo Berlusconi. Il lungo vertice di ieri della maggioranza non ha risolto i problemi interni alla coalizione, esplosi dopo la netta sconfitta alle elezioni regionali. Di fronte alla volontà del premier di non aprire la crisi, il vicepremier e segretario dell’UDC Marco Follini ha proposto e ottenuto il ritiro dei ministri del suo partito con conseguente appoggio esterno al governo. E il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi poco fa ha detto: “Non so se oggi vado da Ciampi. Stiamo lavorando. Deve prevalere l’interesse del Paese”. E poi ha aggiunto: “Non vi libererete facilmente di me”. Il servizio di Giampiero Guadagni.

 

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I ministri dell’UDC, compreso il vicepremier Follini, rimettono il loro mandato garantendo al governo una leale collaborazione parlamentare. In sostanza un appoggio esterno. E analoga decisione arriva dal nuovo partito socialista di De Michelis. Al direttivo del suo partito, Follini ha spiegato di aver chiesto a Berlusconi un nuovo governo e un nuovo programma. Ma il premier ha contrapposto il valore della continuità del suo governo. Posizioni diverse, frutto della diversa valutazione del recente tonfo elettorale alle regionali. Un chiaro segnale politico, secondo l’UDC ma anche secondo Alleanza Nazionale. Mentre la Lega mette sul tavolo il proprio buon successo elettorale e difende a spada tratta la devolution approvata in sede di riforme istituzionali. Forza Italia e il suo leader si fanno forti del mandato elettorale del 2001 e non vogliono sentire parlare di apertura di crisi; sarebbe un salto al buio, sostiene Berlusconi che tutt’al più ipotizza un rimpasto di ministri. Ma AN e UDC insistono per una discontinuità politica in quest’ultimo scorcio di legislatura. Fini suggerisce al premier di aggiornare il programma di governo, a partire dal sud, dalle imprese e dalla tutela del potere di acquisto delle famiglie. E su questa base di presentarsi in Parlamento e chiedere la fiducia. Dunque, non necessariamente un Berlusconi bis come proposto invece dall’UDC. Un passaggio parlamentare, per motivi e finalità ovviamente diverse, è chiesto anche dal centrosinistra. Il leader dell’Unione Romano Prodi sottolinea come la crisi paralizzi l’economia del Paese, mentre Fassino chiede le dimissioni del premier oggi stesso. E nei giorni scorsi anche il presidente di Confindustria Montezemolo aveva espresso chiaramente la sua posizione: o il governo governa davvero, o è meglio andare subito alle urne per evitare al Paese un anno di aspra campagna elettorale.

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