RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLIX n. 104 - Testo della trasmissione di giovedì 14  aprile 2005

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:                                                                             

Alla decima Congregazione Generale in Vaticano, la meditazione di padre Raniero Cantalamessa al Collegio Cardinalizio. Nuovo confronto sulla situazione della Chiesa e del mondo

 

La preziosa eredità di Giovanni Paolo II alla Chiesa e al mondo: al centro dell’omelia di mons. Leonardo Sandri, nella celebrazione, ieri, del VI Novendiale. Il Novendiale di ggi pomeriggio celebrato secondo il Rito orientale, con l’omelia del Patriarca Nasrallah Pierre Sfeir.

 

IN PRIMO PIANO:

Unità per il popolo cristiano: l’impegno instancabile di Giovanni Paolo II sulla via dell’ecumenismo

 

L’impegno delle cosiddette “papaline”, le religiose che si occupano della biancheria nell’appar-tamento del Papa: ce ne parlano suor Raffaella Funari, suor Adelaide e suor Maria Elvira

 

Presentato alla Pontificia Università Lateranense il film per la tv “Karol, un uomo diventato Papa”: intervista con Gianfranco Svidercoschi e Giacomo Battiato

 

A Roma fino al 19 giugno prossimo, una mostra dedicata a Canaletto: con noi, la dott.ssa Bolsena Anna Kowalczyk.

 

CHIESA E SOCIETA’:

In omaggio a Giovanni Paolo II, il governo del Guatemala ha proposto di abolire la pena di morte nel Paese: la decisione ora spetta al Parlamento

 

Concluso oggi a Nairobi, in Kenya, l’incontro dell’Associazione dei membri delle Conferenze episcopali dell’Africa orientale

 

Il governo della Turchia ha proposto alle autorità dell’Armenia l’istituzione di una commissione mista, per fare luce sui massacri degli armeni nei primi del Novecento

 

Il futuro di 3 milioni di etiopi è a rischio, con tassi di malnutrizione crescenti e il forte calo dei fondi per le operazioni umanitarie nel Paese

 

Si è concluso nei giorni scorsi a Roma un incontro internazionale che ha permesso di riflettere sul ruolo delle persone disabili nella società odierna e sul processo di integrazione e riabilitazione

 

Una nuova radio in Terra Santa, nata dalla collaborazione tra israeliani e palestinesi.

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, almeno 15 morti per un duplice attentato a Baghdad rivendicato dal gruppo di Al Zarqawi

 

In Libano, il premier designato Karame rinuncia a formare il nuovo governo. Ricordato ieri il 30.mo anniversario della guerra in Libano

 

Sempre più difficili i rapporti tra Cina e Giappone: Tokyo accusa Pechino di non aver fatto il necessario per evitare le violente manifestazioni antinipponiche dei giorni scorsi in Cina.

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 aprile 2005

 

ALLA DECIMA CONGREGAZIONE GENERALE IN VATICANO,

LA MEDITAZIONE DI PADRE RANIERO CANTALAMESSA AL COLLEGIO CARDINALIZIO.

NUOVO CONFRONTO SULLA SITUAZIONE DELLA CHIESA E DEL MONDO

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Una meditazione sui problemi della Chiesa e sulla “scelta illuminata del nuovo Pontefice”: è la riflessione che ha occupato parte della decima Congregazione generale di questa mattina, nell’Aula nuova del Sinodo, alla quale hanno partecipato 142 cardinali. A tenere la meditazione, una delle due istituzionali previste dalla Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis prima dell’inizio del Conclave, è stato padre Raniero Cantalamessa, dal 1980 predicatore della Casa pontificia.

 

Al termine della meditazione e dopo alcuni momenti di silenzio e di preghiera – informa una nota della Sala stampa vaticana – i porporati “hanno ripreso lo scambio di idee sulla situazione della Chiesa e del mondo”. L’attenzione dei porporati si è soffermata ancora sul chiarimento di alcune interpretazioni legate alla Costituzione apostolica che regola il periodo di Sede vacante. Inoltre, i cardinali hanno proceduto al sorteggio delle camere che occuperanno nella Domus Sanctae Marthae, durante il Conclave.

 

La nota della Sala stampa vaticana informa, infine, della nuova composizione della cosiddetta Congregazione particolare: ne fanno parte da oggi il cardinale Giovanni Battista Re, per l'Ordine dei vescovi; il cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, per l'Ordine dei presbiteri; il cardinale Crescenzio Sepe, per l'Ordine dei diaconi. Ricordiamo che vengono sorteggiati volta per volta tre cardinali per tale Congregazione particolare che si distingue da quella generale perché pensata per il disbrigo delle questioni ordinarie. 

 

 

LA PREZIOSA EREDITA’ DI GIOVANNI PAOLO II ALLA CHIESA E AL MONDO:

TEMA CENTRALE DELL’OMELIA DI MONS. LEONARDO SANDRI, NELLA CELEBRAZIONE

DEL VI NOVENDIALE IN SUFFRAGIO DEL PAPA.

OGGI POMERIGGIO IL SETTIMO NOVENDIALE CELEBRATO DALLE CHIESE ORIENTALI

 

La Curia Romana si è riunita ieri nella Basilica vaticana per celebrare il Sesto Novendiale in suffragio di Giovanni Paolo II. Mons. Leonardo Sandri, sostituto della Segreteria di Stato e arcivescovo titolare di Cittanova, che ha presieduto la celebrazione, ha lanciato un invito a riflettere sulla preziosa eredità lasciata da Giovanni Paolo II e sul compito della Chiesa di farla fruttificare. Tra i concelebranti anche il segretario di Karol Wojtyla, mons. Stanislao Dziwisz. Il servizio è di Stefano Leszczynski:

 

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Raccolti in preghiera nella Basilica di San Pietro, per celebrare questa sesta messa esequiale in suffragio del Papa, i membri della Curia Romana, cioè i più diretti collaboratori di Giovanni Paolo II che, come ha sottolineato l’arcivescovo Leonardo Sandri, hanno avuto il compito e il privilegio di condividerne la sollecitudine pastorale per tutta la Chiesa.

 

“A noi, innanzitutto, spetta il compito di custodire e di far fruttificare ciò che questo Papa straordinario ha consegnato nel corso della vita e nel momento della morte alla Chiesa e al mondo intero”.

 

Mons. Sandri ha ripercorso nell’omelia alcuni punti fondamentali del Magistero di Giovanni Paolo II: la Lettera apostolica Novo millennio ineunte, con cui ha tracciato le linee guida del terzo millennio cristiano indicando nel Concilio Ecumenico Vaticano II la sicura bussola per il cammino della Chiesa e indicando ad ogni battezzato l’impegno primario per la santità. La devozione alla Vergine Maria con l’indizione dell’Anno del Rosario e il corrente Anno dell’Eucaristia con l’indizione del quale ha ribadito la centralità del Mistero eucaristico:

 

“Da oltre mezzo secolo - scriveva il Papa - ogni giorno i miei occhi sono raccolti sull’ostia e sul calice”.

 

Come non vedere – ha aggiunto mons. Sandri - nella morte del Papa, coincisa proprio con la Pasqua dell’Anno dell’Eucaristia, un misterioso richiamo all’intensità con cui Giovanni Paolo II ha partecipato al sacrificio di Cristo ogni giorno della sua vita, facendo dono della propria persona, attraverso il dolore e la sofferenza, alla Chiesa e al mondo.

 

Semplicità e umiltà nella vita, servizio fedele e disinteressato nella vigna del Signore, costante disponibilità e docile adesione alla volontà di Dio, ecco – esorta mons. Sandri – l’esempio che Giovanni Paolo II lascia alla Curia Romana, cuore della cattolicità.

 

“Caro e amato Santo Padre, Giovanni Paolo II, grazie per l’esempio che ci lascia. Come chicco di grano buono e fecondo, unito alla morte di Cristo, ella veramente ha portato frutti abbondanti che Dio conserverà per la vita eterna”.

 

(canto)

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E oggi pomeriggio, alle ore 17.00, nella Basilica di San Pietro, si terrà il settimo Novendiale, celebrato dalle Chiese Orientali. La liturgia in Rito orientale sarà presieduta da Sua Beatitudine Pierre Sfeir Nasrallah, Patriarca di Antiochia dei Maroniti. La cerimonia sarà trasmessa in radiocronaca diretta dalla nostra emittente a partire dalla stessa ora, con commenti in italiano per la zona di Roma, sulle frequenze in onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz, in spagnolo solo per il satellite e in inglese per il collegamento ISDN.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina: il titolo è “Il silenzio e la preghiera dei cardinali”: prosegue il pellegrinaggio del popolo di Dio presso la tomba del Santo Padre Giovanni Paolo II.

 

L’omelia dell’arcivescovo Leonardo Sandri durante la concelebrazione eucaristica per la Curia romana nel VI giorno dei Novendiali.

 

Decima Congregazione generale: attività del Collegio cardinalizio.

 

Sei pagine dedicate alla biografia di Giovanni Paolo II.

 

Una pagina con articoli sulla figura di Giovanni Paolo II il Grande.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 aprile 2005

 

UNITA’ PER IL POPOLO CRISTIANO: L’IMPEGNO INSTANCABILE

DI GIOVANNI PAOLO II SULLA VIA DELL’ECUMENISMO

 

“Il Vescovo di Roma deve assicurare la comunione di tutte le Chiese. A questo titolo, egli è il primo tra i servitori dell'unità dei cristiani”. E’ uno dei passaggi fondamentali dell’enciclica di Giovanni Paolo II Ut Unum Sint. Un impegno, quello ecumenico, che il Santo Padre ha perseguito instancabilmente lungo tutto il suo Pontificato. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(musica)

 

Unità, unità per il popolo cristiano. Fin dai primi passi del suo Pontificato, Giovanni Paolo II sente il bisogno di spendere ogni energia per la piena comunione delle chiese cristiane. Ad un solo un anno dall’elezione alla Cattedra di Pietro, il Papa vola ad Instanbul per incontrare il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Dimitrios I. Un viaggio apostolico - spiegherà Papa Wojtyla - volto a “testimoniare” la “ferma volontà di andare avanti sulla strada che conduce alla piena unità di tutti i cristiani”. Tre anni dopo, evento senza precedenti, è in Gran Bretagna per incontrare il primate anglicano Robert Runcie. E’ il 29 maggio del 1982 quando Giovanni Paolo II e l’arcivescovo di Canterbury firmano una dichiarazione comune.

 

Il Pontefice guarda con viva speranza alle Chiese ortodosse orientali, “Chiese sorelle” nel cuore del Papa polacco. Nel 1985, dedica ai Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi, l’enciclica Slavorum Apostoli. L’oriente e l’occidente dell’Europa, avverte profeticamente, sono i “due polmoni” con i quali la Chiesa e il Vecchio Continente devono riprendere a respirare. Caduto il Muro di Berlino, il Papa convoca un sinodo speciale per l’Europa ed invita delegati fraterni delle altre Chiese a parteciparvi. Solo il Patriarcato di Costantinopoli risponde all’appello.

 

Il Santo Padre, tuttavia, non si scoraggia. Nel 1995 ad Olomuc, nella Repubblica Ceca, chiede perdono, a nome di tutti i cattolici, per i torti inflitti ai fratelli cristiani. In quell’anno firma anche la lettera apostolica Orientale Lumen, quasi un atto d’amore del Papa slavo per l’eredità culturale e liturgica della cristianità orientale. Ma il 1995 è soprattutto l’anno dell’enciclica Ut Unum Sint. In questo documento, Giovanni Paolo II arriva a chiedere ai cristiani ortodossi e riformati un aiuto nella riflessione su una nuova modalità di esercizio del primato petrino. E nel dicembre dell’anno seguente accoglie come un fratello il Catholicos di tutti gli Armeni, Karekin I:

 

“Oggi, pertanto, io accolgo un fratello che ritrovo nella carità e nella gioia. Guidati dalla profonda comunione che già ci unisce, il Catholicos Karekin ed io nutriamo la speranza che gli incontri e gli scambi di questi giorni favoriranno ulteriori passi verso la piena unità”.

 

Solo una settimana prima, il Papa aveva ricevuto in Vaticano l’arcivescovo di Canterbury, George Carey. Quello di Giovanni Paolo II è uno sforzo contrassegnato da gesti e parole coraggiose, nella convinzione che il cammino ecumenico debba basarsi innanzitutto sulla “conversione del cuore” e la “purificazione della memoria”. Una strada - ricorda il Pontefice - tracciata dal Concilio Vaticano II su cui la Chiesa deve camminare sicura:

 

“Per grazia dello Spirito Santo, con il Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica si è impegnata in modo irreversibile a percorrere la via della ricerca ecumenica”.

 

Anche con i luterani, nel Pontificato di Papa Wojtyla, vengono compiuti passi importanti verso l’unità. E’ il 31 ottobre del 1999: ad Augsburg viene firmata la Dichiarazione congiunta tra la Chiesa cattolica e la Federazione Luterana Mondiale sulla dottrina della giustificazione della fede. Questo documento - spiega il Papa - è un “contributo prezioso alla purificazione della memoria storica ed alla testimonianza comune”. Nell’ultimo secolo - evidenzia il Papa in un altro frangente - si sono compiuti passi incoraggianti sulla via dell’ecumenismo:

 

“Il nostro secolo ha visto poi germogliare e crescere il seme del movimento ecumenico nel quale lo Spirito Santo ha convogliato i membri delle diverse chiese e comunità ecclesiali a ricercare le vie del dialogo per il ristabilimento della piena unità”.

 

Nel maggio 1999 è in Romania per lo storico abbraccio con il Patriarca Teoctist. Pochi mesi dopo, nell’Anno del Grande Giubileo, Giovanni Paolo II scrive una delle pagine più luminose del suo Pontificato. E’ il 18 gennaio, il Papa stanco e indebolito apre la Porta Santa della Basilica di San Paolo Fuori le Mura. Con lui, il metropolita Athanasios e l’arcivescovo di Canterbury, Carey. Nell’omelia, Papa Wojtyla invoca, dal profondo dell’animo, l’unità dei cristiani:

 

“Unitate, unitate”: questo grido che ho sentito in Bucarest durante la mia visita mi ritorna con forte eco.  “Unitate, unitate”, chiama il popolo raccolto durante la celebrazione eucaristica. Tutti i cristiani, cattolici, ortodossi, protestanti, evangelici, tutti chiamano insieme: “Unitate, unitate”! Grazie per questa voce consolante dei nostri fratelli e sorelle”.

 

Tra i rimpianti di Giovanni Paolo II, instancabile promotore dell’unità dei cristiani, c’è la mancata visita in Russia. Caduto il veto dell’Unione Sovietica, il Papa troverà l’opposizione del Patriarcato ortodosso di Mosca. Ma anche in questo contesto, il Santo Padre non mancherà di compiere gesti di riconciliazione: il 28 agosto del 2004 viene consegnata ad Alessio II l’icona della Madre di Dio di Kazan, venerata con particolare devozione dagli ortodossi. Fino agli ultimi momenti del suo Pontificato, Giovanni Paolo II si impegna e chiede impegno per la comunione dei fedeli in Cristo:

 

“Invito le comunità cristiane a vivere intensamente questo annuale appuntamento spirituale, che ci fa pregustare, in un certo modo, la gioia della piena comunione”.

 

Quando il Pontefice pronuncia queste parole è il 23 gennaio del 2005, inizio della Settimana per l’Unità dei cristiani. “Si fa sempre più chiara – afferma in quell’occasione Giovanni Paolo II – la consapevolezza che l’unità è in primo luogo un dono di Dio da implorare senza stancarsi nell’umiltà e nella verità”. E ancora una volta, il Papa del Totus Tuus invoca Maria, Madre della Chiesa, per superare ogni ostacolo ed ottenere quanto prima il dono dell’unità dei cristiani.

        

(musica)

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L’IMPEGNO DELLE COSIDDETTE “PAPALINE”,

LE RELIGIOSE CHE SI OCCUPANO DI BIANCHERIA NELL’APPARTAMENTO DEL PAPA

- Intervista con suor Raffaella Funari, Suor Adelaide e Suor Maria Elvira -

 

Intorno ai pontefici lavorano silenziosamente e lontane dai riflettori diverse religiose, tra queste anche quelle addette alla biancheria. Alcune di loro, durante i conclavi, restano vicine ai cardinali per lavare e stirare le loro vesti liturgiche. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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Dal XVII secolo si prendono cura della biancheria da tavola e da letto dei pontefici, lavano e stirano casule, paramenti e arredi sacri e durante i Conclavi, insieme con i Frati Agostiniani che lavorano nella Sacrestia pontificia, provvedono al necessario per la liturgia.

 

Le Suore Agostiniane Oblate del Bambin Gesù adesso si preparano ad offrire il loro servizio ai cardinali che si riuniranno per l’elezione del nuovo papa. Madre Raffaella Funari, superiora generale della congregazione:

 

R. – Le Suore Oblate del Bambino Gesù hanno iniziato questo lavoro così importante e delicato nel 1688; era Papa Innocenzo XI ...

 

D. – Ha ricordi particolari a proposito di questo servizio svolto dalle sue consorelle?

 

R. – Nell’ultimo Conclave, due suore hanno preparato camici con diverse misure, perché non si sa mai il Papa che sarà eletto se è alto o basso ... e quando è uscito Giovanni Paolo II, la suora che teneva in mano il camice e che glielo doveva misurare era piuttosto bassina: e allora lei voleva prendere il banchettino per arrivare a misurare il camice. E lui, invece, ha detto: “No, no, no: voglio vedere proprio come se la cava!”. E quindi, una grande risata ... e già lui con queste battute aveva conquistato i cuori.

 

D. – Ma ascoltiamo proprio Suor Rita che ha vissuto diversi conclavi, a lei abbiamo chiesto quanti pontefici ha conosciuto:

 

R. – Pio XII, poi ho conosciuto Papa Giovanni, poi ho conosciuto Paolo VI, poi Giovanni Paolo I e poi Giovanni Paolo II.

 

D. – Che cosa ricorda di Giovanni Paolo II?

 

R. – Era affettuoso ... ci riconosceva sempre ... bravo!

 

Ed ecco gli aneddoti e i racconti di altre “papaline”, cioè religiose addette alla lavanderia dei Pontefici, Suor Adelaide e Suor Maria Elvira:

 

R. – E’ un’esperienza molto bella ... molto lavoro, si dà tutto! Quando si lavora si fa con il cuore, si fa con impegno, si gusta la preghiera, il lavoro, tutto ...

 

D. – Quali sono i vostri compiti specifici?

 

R. – Preparare la biancheria per la concelebrazione: camice e tutto quello che serve. Dopo la concelebrazione rimettere a posto per il giorno seguente.

 

R. – Io ho servito Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II: sono stati anni bellissimi! L’impressione che m’ha fatto Giovanni Paolo II la prima volta che siamo andate su, all’appartamento, è stata forte: abbiamo visto che lui stava in ginocchio davanti all’altare, proprio sulla nuda terra, non si muoveva, non faceva una piega, niente!

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PRESENTATO ALLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ LATERANENSE IL FILM PER LA TV

“KAROL, UN UOMO DIVENTATO PAPA”

- Intervista con Gianfranco Svidercoschi e Giacomo Battiato -

 

Si è appena conclusa alla Pontificia Università Lateranense la presentazione del film per la tv “Karol, un uomo diventato Papa”, che Canale5 manderà in onda lunedì e martedì prossimi in prima serata. Ce ne parla Antonella Palermo:

 

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Un cast importante, un attore polacco, Piotr Adamczyk, di 33 anni, che interpreta Karol, una lavorazione complicata e costosa, la colonna sonora firmata da Ennio Morricone, oltre 12 mila le comparse, e già si pensa al seguito. Gianfranco Svidercoschi, autore del libro “Storia di Karol”, da cui è stato tratto il film, ci spiega i meriti di questa fiction:

 

R. – Soprattutto mostrare tutto il periodo polacco della giovinezza, il periodo del lavoro, dell’esperienza artistica del teatro, della formazione sacerdotale e spirituale, poi il periodo dell’insegnamento, del ministero episcopale, che poi è lo stesso periodo dei due totalitarismi del XX secolo, cioè prima il nazismo e poi il comunismo. Fa emergere le radici di questo Papa. A parer mio, le verità profonde di questo Pontificato non si possono capire se non risalendo alle radici di questo itinerario umano e spirituale.

 

Quando proposero a lei, Giacomo Battiato, di fare il regista del film, in un primo momento si è rifiutato ...

 

R. – Si trattava comunque di parlare della vita di uno dei giganti del ‘900, ancora in vita. Temevo che il mezzo fosse inadeguato o banale o celebrativo. In più, le biografie, dal punto di vista narrativo, sono molto pericolose, perché una vita non è un romanzo. La mia preoccupazione era proprio il Vaticano. Ma ho incontrato le persone che poi mi hanno seguito e ho trovato un atteggiamento che mi ha lasciato così felicemente sorpreso e che non posso dimenticare. Loro mi hanno detto: “Il Santo Padre è una persona pubblica, lei è un autore, e il Santo Padre non è così presuntuoso da dirle quello che lei deve fare. Lei lo faccia in assoluta libertà, poi noi possiamo – se vuole – darle dei consigli”. E questo è stato, con una intelligenza e una discrezione straordinari.

 

D. – E poi cosa l’ha convinta?

 

R. – Mi sono messo a studiare, partendo dal bel libro molto diretto, molto chiaro, di Gianfranco Svidercoschi. A macchia d’olio sono andato a leggermi soprattutto le cose scritte da Wojtyla, le sue prime piece teatrali e le poesie. Per me è stata una duplice scoperta: quella del personaggio e poi quella di un Paese, la Polonia.

 

D. – Il fascino di quest’uomo, Karol Wojtyla, dove sta per lei?

 

R. – Nella grande forza, nella semplicità e nell’intelligenza. Un uomo di grandissima cultura, che però aveva anche una predisposizione all’azione, data anche dal suo carattere sportivo. Un uomo che stava con gli operai e stava bene in un alto Simposio di professori di filosofia, con lo stesso spirito libero.   

 

D. – Ci riveli alcuni aneddoti sul set…

 

R. – Da Cracovia c’è stato un vero esodo, che noi abbiamo rappresentato. Un giorno c’erano quasi mille persone. C’era un diluvio spaventoso. Ho parlato con questa gente e questa gente mi ha detto: “Lei non si deve preoccupare. Noi vogliamo fare questo film più di lei. Andiamo. Quasi tutti noi, la nostra famiglia, abbiamo avuto qualcuno che ha fatto questo, che l’ha vissuto. E noi siamo onorati di ripeterlo”.

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A ROMA FINO AL 19 GIUGNO PROSSIMO, UNA MOSTRA DEDICATA A CANALETTO,

VEDUTISTA VENEZIANO DEL PIENO SETTECENTO

- Con noi, la dott.ssa Bolsena Anna Kowalczyk -

 

L’arte di Canaletto in mostra a Roma. Si intitola “Il trionfo della veduta” l’antologica del pittore veneziano del pieno settecento, in corso a Palazzo Giustiniani fino al 19 giugno prossimo. Oltre 60 vedute di Roma e Venezia, tra dipinti e disegni, provenienti dai maggiori musei e collezioni private del mondo, per raccontare gli anni splendidi della maturità fino al 1743, all’apice del successo. Roberta Moretti ha intervistato la curatrice, la dott.ssa Bolsena Anna Kowalczyk:

 

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R. - La mostra presenta nella prima sala i caratteri principali della giovinezza di Cataletto: nel 1718 fino al 1720, Canaletto arriva a Roma come scenografo e poi disegna i monumenti romani creando un repertorio che sarà una base per tutta la sua carriera. Poi il ventennio della sua attività fino al 1743 circa è esposto alla mostra attraverso le opere più significative, che presentano lo svolgimento del suo stile dalla concezione barocca scenografica degli inizi fino ad una concezione razionale dello spazio e della luce.

 

D. – Nella mostra il percorso dei dipinti è completato da quello dei disegni del Canaletto. Perché?

 

R. – Il disegno è essenziale per comprendere Canaletto. Sia i disegni che l’artista preparava per le sue opere di cui esponiamo i vari stadi della preparazione, dagli schizzi alle composizioni, ma anche schizzi parziali ripresi con la camera oscura, o opere da collezione a tratteggio o rifiniti con acquerello.

 

D. – Queste vedute così dettagliate di Venezia, di Roma, riproducono fedelmente la realtà topografica dell’epoca o no?

 

R. – E’ noto che appena appariva una variazione nella topografia,  si aggiungeva una finestra, un balconcino o crollava una torre, Canaletto era il primo a interessarsi alla situazione nuova, come nel caso del campanile colpito dal fulmine che Canaletto ritrae proprio nel momento in cui viene riparato. Esiste questa esattezza, ma la composizione non corrisponde alla situazione reale dei luoghi.

 

D. – Cosa rappresentano la luce ed il colore nell’opera del Canaletto?

 

R. – Sono quei mezzi che servono a Canaletto per costruire lo spazio e la prospettiva, per cui il colore viene usato con precisi criteri e la luce certamente non è naturale. E’ una luce della ragione che imprime un suo significato illuministico alle opere della maturità di Canaletto.

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CHIESA E SOCIETA’

14 aprile 2005

 

IN SEGNO DI OMAGGIO A GIOVANNI PAOLO II, IL GOVERNO DEL GUATEMALA

HA PROPOSTO DI ABOLIRE LA PENA DI MORTE NEL PAESE:

LA DECISIONE ORA SPETTA AL PARLAMENTO

 

CITTA’ DEL GUATEMALA. = Il governo guatemalteco ha proposto, su iniziativa del suo presidente, Oscar Berger, del partito Gran Alianza Nacional (GANA), di abolire la pena di morte nel Paese “come tributo” a Giovanni Paolo II. I partiti di sinistra hanno appoggiato l’iniziativa, che verrà presentata al Parlamento e avrà bisogno del sostegno della maggioranza assoluta della Camera. “Credo che il Guatemala possa combattere la criminalità sradicando la povertà, che colpisce 8 persone su 10, dando più opportunità e favorendo la solidarietà”, ha affermato Berger. Intanto, la sua proposta ha diviso i politici del Paese. Il deputato dell’opposizione Jorge Soto, dell’Alianza Nueva Nación (ANN), ha dichiarato che la pena capitale deve essere abolita perché il Guatemala non resti indietro in materia di diritti umani. D’altra parte, il leader del Partido Patriota (PP), il generale in pensione, Otto Pérez, ritiene che la pena capitale, quando applicata, possa dissuadere i delinquenti. In Guatemala sono attualmente condannate a morte per iniezione letale 36 persone, la maggior parte per omicidi e sequestri. Una volta trasmessa al Parlamento, l’abolizione della pena capitale dovrà essere approvata almeno da 80 dei 158 deputati complessivi. (R.M.)

 

“MIGLIORARE I RAPPORTI DI SCAMBIO TRA I PAESI PIÙ RICCHI E QUELLI PIÙ POVERI”.

È IL TEMA DELL’INCONTRO DELL’ASSOCIAZIONE DEI MEMBRI DELLE CONFERENZE

EPISCOPALI DELL’AFRICA ORIENTALE, CONCLUSOSI OGGI A NAIROBI, IN KENYA

 

NAIROBI. = Si chiude oggi a Nairobi, in Kenya, l’incontro dell’Associazione dei membri delle Conferenze Episcopali dell’Africa Orientale (AMECEA), sul tema: “Migliorare i rapporti di scambio tra i Paesi più ricchi e quelli più poveri”. L’incontro si inserisce nell’ambito dell’iniziativa “Global week of action on trade justice”, promossa da associazioni religiose e umanitarie provenienti da 15 paesi africani. Il messaggio che unisce i partecipanti alla campagna è: “No ai ricchi e ai potenti che impongono ai poveri ingiusti accordi commerciali, liberalizzazione e privatizzazioni indiscriminate; sì ai diritti di ognuno al cibo, alla vita, all’acqua, alla salute e all’educazione”. In tutti i Paesi partecipanti sono in corso iniziative in relazione alla riunione di Nairobi. Quella più popolare è l’incontro di calcio tra la squadra di prima categoria Mumias Football Club e quella di Korogocho, la baraccopoli della capitale keniana, prevista per oggi. L’Africa, che ospita il 12 per cento della popolazione mondiale, negli ultimi due decenni ha visto ridurre il reddito e la qualità della vita della maggioranza della sua popolazione. Secondo le Nazioni Unite, 37 dei 50 Paesi meno sviluppati del mondo sono africani. L’incremento del numero dei poveri è coinciso con il crollo della percentuale africana nel commercio mondiale, da circa il 6 per cento nel 1980 al 2 per cento nel 2002. (R.M.)

 

 

IL GOVERNO DELLA TURCHIA HA PROPOSTO ALLE AUTORITA’ DELL’ARMENIA L’ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE MISTA PER FARE LUCE

SUI MASSACRI DEGLI ARMENI NEI PRIMI DEL NOVECENTO

 

ANKARA. = Il premier turco, Tayyip Erdogan, ha inviato nei giorni scorsi una lettera al suo omologo armeno, Robert Kotcharian, proponendo l’istituzione di una commissione mista per giungere a conclusioni comuni sui massacri degli armeni da parte degli ultimi governi ottomani negli anni 1915-16, che gli armeni definiscono un “genocidio”. Lo ha reso noto ieri in Parlamento il ministro degli Esteri turco, Abdullah Gul, aggiungendo che la commissione costituirebbe “un primo passo verso la normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi”, come chiesto ad Ankara dall’Unione Europea in vista dell’avvio, il 3 ottobre prossimo, del negoziato di adesione. Gul ha però già anticipato chiaramente che Ankara non è disposta a confermare che “quei massacri possano essere equiparati ad un ‘genocidio’”. Secondo  Ankara, essi avvennero senza una volontà di sterminio sistematico e massiccio, ma per effetto e a ridosso della decisione di guerra di alcuni governanti ottomani di deportare centinaia di migliaia di armeni dalla loro regione di residenza fino ai limiti del deserto della Siria, allora provincia ottomana. Furono oltre 1,2 milioni, secondo Erevan, i morti in quell’esodo forzato a causa degli stenti e delle malattie, ma anche di attacchi da parte della cavalleria curda. Ankara sostiene invece che le persone coinvolte sarebbero “circa 300 mila”. Il governo turco sostiene anche che quella decisione fu “giustificata” dal fatto che molti dei capi armeni e delle loro popolazioni parteggiavano per il nemico numero uno dell’Impero ottomano, la Russia zarista, favorendone l’occupazione delle zone orientali del Paese. Gli armeni, peraltro, si erano scontrati con i soldati ottomani, uccidendone migliaia. La frontiera tra Turchia e Armenia è chiusa dal 1993, sia per la polemica sul “genocidio”, sia per la guerra armeno-azerbaigiana in Nagorno Karabakh. Tra le rispettive capitali non esistono relazioni diplomatiche e i collegamenti sono limitati ad un solo volo la settimana. (R.M.)

 

 

IL FUTURO DI 3 MILIONI DI ETIOPI E’ A RISCHIO, CON TASSI DI MALNUTRIZIONE

CRESCENTI E IL FORTE CALO DEI FONDI PER LE OPERAZIONI UMANITARIE NEL PAESE.

E’ L’ALLARME LANCIATO DAL PAM,

IL PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE DELLE NAZIONI UNITE

 

ROMA. = Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (PAM) ha lanciato l’allarme: il futuro di 3 milioni di etiopi, che hanno bisogno di aiuto alimentare, è a rischio, con tassi di malnutrizione crescenti e fondi per le operazioni umanitarie nel Paese, in forte calo. E’ stato garantito infatti solo il 58 per cento dei 212 milioni di dollari in cibo, equivalenti a 250 mila tonnellate, richiesti per il 2005, mentre è stato assicurato solo il 20 per cento di quanto sarebbe necessario per sanità, strumenti di cucina, acqua, servizi igienici e agricoltura. Nel sud del Paese, colpito dalla siccità e senza raccolto, ben 6 mila bambini hanno già lasciato la scuola perché le famiglie li mandano a cercare cibo o lavoro. I prodotti alimentari, in particolare cereali e legumi, potrebbero essere acquistati sul mercato locale se ci saranno donazioni in denaro. Il PAM ha sottolineato l’importanza di contributi urgenti, in modo che il cibo possa essere portato in loco prima della stagione delle piogge, da luglio a settembre, quando molte zone del Paese saranno inaccessibili. Il Programma Alimentare Mondiale è l’agenzia umanitaria più grande del mondo. Ogni anno fornisce aiuto alimentare a una media di 90 milioni di persone, inclusi 56 milioni di bambini affamati, in 80 Paesi. (R.M.)

 

 

“IL RUOLO DELLA PERSONA DISABILE NEL SUO PROCESSO DI RIABILITAZIONE

E INTEGRAZIONE”: E’ QUESTO IL TEMA DELL’INCONTRO INTERNAZIONALE

PROMOSSO DALL’“ASSOCIAZIONE ITALIANA AMICI DI RAOUL FOLLEREAU”

IN COLLABORAZIONE CON IL DIAPARTIMENTO DI DISABILITA’ E RIABILITAZIONE DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’

 

ROMA. = Si è concluso nei giorni scorsi a Roma un incontro internazionale che ha permesso di riflettere sul ruolo delle persone disabili nella società odierna e sul processo di integrazione e di riabilitazione. L’evento, che segna la prima tappa di un progetto che intende coinvolgere tanti Paesi, è stato organizzato dall’“Asso-ciazione Italiana Amici di Raoul Follereau” (AIFO), in collaborazione con il Dipartimento di Disabilità e Riabilitazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Secondo l’OMS i servizi sanitari rispondono generalmente ai bisogni acuti dei pazienti, mentre sono poco attenti a quelli cronici. Rendendosi conto della gravità di questa situazione, l’Organizzazione ha deciso di sposare la causa animatrice del progetto, cui hanno aderito già 23 Paesi. L’AIFO è un organismo non governativo di cooperazione internazionale in ambito socio-sanitario riconosciuto idoneo a svolgere attività di sostegno allo sviluppo dal ministero degli Esteri italiano. (M.V.S.)

 

 

UNA NUOVA RADIO IN TERRA SANTA, NATA DALLA COLLABORAZIONE TRA ISRAELIANI

E PALESTINESI. L’OBIETTIVO E’ PORTARE UN MESSAGGIO DI PACE

E DI RICONCILIAZIONE, SOPRATTUTTO TRA I GIOVANI,

IN UN TERRITORIO PROFONDAMENTE SEGNATO DA DIVISIONI E CONTRASTI

 

GERUSALEMME. = Si chiama “Voce della Pace” la nuova radio nata nei giorni scorsi in Terrasanta. L’emittente, che nasce dalla collaborazione tra israeliani e palestinesi, diffonde attualmente i suoi messaggi in tre lingue: ebraico, arabo e inglese. L’intento è quello di portare uno spiraglio di pace e di speranza, soprattutto tra i giovani, in un territorio profondamente segnato da contrasti e lotte interne. La radio, che ha sede a Quds, in territorio israeliano, si propone di diffondere principalmente notizie positive, sempre nel nome della pace, ma anche programmi musicali, culturali e di altro genere, per avvicinare le coscienze dei due popoli, che vivono in conflitto da tanti anni. I sostenitori dell’iniziativa sono gruppi impegnati nella difesa dei diritti umani, centri culturali e associazioni ebraiche ed arabe. (M.V.S.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

14 aprile 2005

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq le sedi dell’amministrazione, delle forze di polizia irachene e delle basi militari americane continuano ad essere colpite dalle azioni della guerriglia. Due attentati, rivendicati dal gruppo guidato dal terrorista giordano Al Zarqawi, sono stati condotti a Baghdad, dove è stato anche assassinato un ufficiale dei servizi segreti iracheni. Altri due attacchi sono stati compiuti a Kirkuk e a Tikrit. Il nostro servizio:

 

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Mentre in Parlamento si cerca un difficile accordo per far convergere nel governo le diverse anime dell’Iraq, la guerriglia intensifica le sue azioni verso obiettivi strategici. Due kamikaze si sono fatti saltare in aria, quasi simultaneamente, nei pressi del ministero dell’Interno. I morti sono almeno 15 e tra le vittime, quasi tutti poliziotti, ci sono anche bambini. Un attacco contro un commissariato di polizia a Kirkuk ha poi provocato la morte di altri quattro agenti iracheni. Violenze anche a Tikrit, dove una bomba esplosa nei pressi di una base militare statunitense ha provocato il ferimento di 20 civili. La televisione araba Al Jazeera ha mostrato, inoltre, un video con le immagini di un cittadino americano, rapito lunedì scorso, che esorta gli Stati Uniti ad aprire un dialogo con la guerriglia. Continua a delinearsi, intanto, il calendario del ritiro delle forze della coalizione dall’Iraq: dopo il recente annuncio dell’esecutivo polacco del rimpatrio del proprio contingente entro la fine del 2005, il governo britannico ha reso noto che comincerà a ritirare le sue truppe a partire dal prossimo anno. La televisione americana NBC anticipa, infine, che il rapporto preliminare della commissione mista Italia-USA, formata per indagare sulla morte dell’agente del SISMI Nicola Calipari, sembra assolvere i soldati statunitensi. I militari – si legge nel testo - hanno sparato contro l’auto sulla quale viaggiavano l’agente italiano e la giornalista del Manifesto, Giuliana Sgrena, dopo aver rispettato tutte le regole di ingaggio.

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Il primo ministro israeliano, Ariel Sharon, ha smentito l’ipotesi di azione unilaterale contro l’Iran. “Meglio una coalizione internazionale – ha detto ieri Sharon in un’intervista rilasciata alla CNN – che impedisca al governo di Teheran di avanzare nei propri piani nucleari”. Il presidente palestinese, Abu MAzen, ha respinto intanto le critiche di passività rivolte da Sharon all’Autorità nazionale palestinese, facendo invece ricadere su Israele le accuse di ritardo nell’applicazione della Road-Map.

 

Dopo oltre sette anni di negoziazioni, le Nazioni Unite hanno adottato ieri una Convenzione Internazionale contro il terrorismo nucleare, completando così il bagaglio legale della comunità internazionale contro il terrorismo.

 

La Corea del Nord “aumenterà il suo potenziale nucleare” in risposta alle “politiche ostili degli Stati Uniti”. Lo ha avvertito oggi Kim Young Nam, presidente del parlamento di Pyongyang. Secondo le autorità nordcoreane, il governo di Washington non ha tenuto un atteggiamento costruttivo nei negoziati incentrati sul programma atomico lanciato da Pyongyang.

 

Il presidente libanese Lahoud avvierà domani le consultazioni con i diversi gruppi parlamentari per la designazione di un nuovo premier incaricato. Ieri ha definitivamente rinunciato all’incarico di primo ministro il dimissionario Karame, proprio nel giorno in cui tutto il Libano stava ricordando il trentesimo anniversario della guerra, durata quasi 16 anni, che provocò nel Paese dei Cedri più di 120 mila morti. Ancor oggi il Libano vive un clima carico di tensione ulteriormente surriscaldato, due mesi fa, dall’uccisione dell’ex premier Hariri. Ma cosa realmente provocò quel conflitto di cui ancora oggi i libanesi pagano le conseguenze? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera che, all’epoca, seguì il conflitto libanese:

 

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R. - Forse si sbaglia, a volte, a pensare che la guerra sia cominciata a causa di uno scontro durissimo tra cristiani e musulmani. Il motivo fu dovuto ad un evento internazionale, sia pure all’interno del mondo arabo: a Beirut erano arrivati, dopo la cacciata dalla Giordania, i palestinesi che avevano creato, di fatto, uno Stato nello Stato. Quindi i palestinesi furono protagonisti e vittime di questa prima parte del conflitto. Successivamente, ci sono state varie fasi. Non dimentichiamo le stragi di Sabra e Chatila nell’82. Il conflitto libanese è stato, in fondo, la guerra degli altri, dove i libanesi più che i protagonisti erano i complici dell’una o dell’altra parte.

 

D. – Ferrari, che cosa rimane, oggi, al Libano di quella drammatica esperienza?

 

R. – Sembra difficile che il Libano possa ridiventare il paradiso che era fino al 1974-75. Oggi si spera che non si ripeta più quell’esperienza. Uno slogan esposto ieri che può sintetizzare lo stato d’animo della gente è: ‘Mai più una guerra’. E’ necessario cercare di fare in modo che non si riproducano quelle ferite.

 

D. - Il fatto che forse, per la prima volta, si stia ricordando con manifestazioni questo trentennale, cosa indica secondo te?

 

R. – Indica, appunto, che quanto accaduto due mesi fa, cioè l’assassinio dell’ex premier Hariri e le rivendicazioni dell’opposizione che ha cominciato a far valere i propri diritti, può determinare altre divisioni. Non si deve però cadere in quella trappola già scattata 30 anni fa.

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Il Parlamento Europeo ha detto sì all’entrata di Romania e Bulgaria nell’Unione Europea, aprendo la strada alla fase finale del processo di adesione dei due Paesi con la firma del trattato prevista il prossimo 25 aprile.

 

Nella Repubblica Ceca i tre partiti di centro sinistra che compongono la coalizione di governo hanno raggiunto l’accordo per formare un nuovo esecutivo. Lo ha reso noto il primo ministro Gross che, travolto nelle scorse settimane da uno scandalo finanziario, potrà ora essere sostituito. Il nuovo premier sarà probabilmente l’ambasciatore ceco presso l’Unione Europea, Jan Kohout.

 

Una vasta operazione anti-terrorismo è stata lanciata in queste ore in tutta la Germania. La polizia tedesca indaga, infatti, sulle reti di integralisti islamici esistenti nel Paese e negli Stati limitrofi. L’operazione riguarda anche il riciclaggio di denaro sporco e presunti casi di evasione fiscale.

 

Europa e Giappone frenano l’economia mondiale, trainata invece da Stati Uniti e Cina. Questo il risultato del bilancio del Fondo Monetario Internazionale che, per l’anno in corso, prevede un aumento del Prodotto interno lordo mondiale pari al 4,3 per cento.

 

Si aggrava la crisi tra Cina e Giappone. Nei prossimi giorni è atteso a Pechino il ministro degli Esteri nipponico, Machimura, ma la missione non si annuncia facile: proprio questa notte, il governo di Tokyo ha accusato il governo cinese di “atteggiamento irresponsabile” nei confronti delle violenze dei giorni scorsi. Il servizio di Chiaretta Zucconi:

 

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E’ stato un incontro intenso quello tenutosi a Pechino tra funzionari ad alto livello ministeriale cinesi e giapponesi in preparazione della prossima visita del ministro degli Esteri nipponico, Nobutaka Machimura. Il vertice si è svolto sull’onda delle violente manifestazioni contro il Giappone che si sono tenute in molte province cinesi nel week-end. Proteste che hanno visto oltre 40 mila cinesi scendere in piazza contro il revisionismo storico del Sol Levante e contro la candidatura di Tokyo per il seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Proteste massicce dietro le quali, secondo il governo nipponico, ci sarebbe il tacito consenso del governo cinese. Due i temi dominanti dell’incontro: le esplorazioni petrolifere nel Mar Cinese Orientale, in un braccio di mare conteso dal Giappone e dalla Cina, e l’approvazione da parte di Tokyo di un libro di testo scolastico in cui si minimizzano le brutalità commesse dall’esercito imperiale del Sol Levante in Asia negli anni ’30 e ’40. Il Giappone non ha ancora presentato scuse formali. La Cina ha assicurato il Giappone che proteggerà il ministro Machimura durante la sua prossima visita. La situazione è estremamente tesa anche perché ieri un gruppo di attivisti che si battono per il ricono-scimento delle isole Senkaku come cinesi, ha annunciato di voler ancora scendere in piazza contro il Giappone. Gli attivisti intendono anche pubblicare su Internet date e luoghi delle prossime manifestazioni: la prima è prevista sabato mattina a Pechino.

 

Da Tokyo, per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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L’Organizzazione mondiale della Sanità ha lanciato ieri appelli ai circa 4.000 laboratori di ricerca sparsi nel mondo che, per errore, hanno ricevuto dagli Stati Uniti campioni del virus responsabile dell’influenza ‘asiatica’, malattia che negli anni ‘50 provocò milioni di vittime.

 

In Italia si è tenuto stamani a Roma il vertice dei leader della Casa delle Libertà per discutere il rilancio del centro destra ed il nuovo assetto dell’esecutivo, all’indomani della sconfitta elettorale alle regionali del 3 e del 4 aprile.

 

 

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