RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLIX n.
99 - Testo della trasmissione di sabato 9
aprile 2005
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Giovanni Paolo II, testimone di una vita santa. Così, il Rogito
deposto nella bara del Pontefice
IN PRIMO PIANO:
Il
Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik.
CHIESA E SOCIETA’:
I funerali del Papa campeggiano sulle prime pagine
dei più importanti quotidiani del mondo
Polonia
in silenzio per le esequie del Pontefice. Lacrime e commozione uniscono
Cracovia e Roma.
Nel
secondo anniversario della caduta del regime di Saddam, grande manifestazione
di protesta a Baghdad. Almeno 17 morti per attentati nella capitale e a Mossul
In Gran Bretagna,
matrimonio con rito civile per il principe Carlo e Camilla Parker Bowles.
9 aprile 2005
I CARDINALI, DURANTE LA SESTA CONGREGAZIONE
GENERALE DI QUESTA MATTINA, RINGRAZIANO L’ITALIA PER LA PERFETTA ORGANIZZAZIONE
NELL’ACCOGLIENZA
DEI MILIONI
DI PELLEGRINI GIUNTI A ROMA PER PORGERE L’ESTREMO SALUTO
A
GIOVANNI PAOLO II. LA BEATIFICAZIONE DEL PONTEFICE SCOMPARSO, COMPETENZA
ESCLUSIVA DEL SUO SUCCESSORE. I CARDINALI DECIDONO DI NON RILASCIARE
IN
QUESTO PERIODO INTERVISTE AI GIORNALISTI.
IL
BRIEFING DEL DOTT. NAVARRO-VALLS
Una
lunga serie di ringraziamenti alle autorità italiane, per la “perfetta ed
apprezzata organizzazione” per l’accoglienza dei pellegrini in questi giorni,
oltre al ringraziamento alla città di Roma, ai pellegrini e ai membri della
Curia e ai vari organismi vaticani, impegnati nell’evento funebre. E’ iniziata
con queste espressioni di gratitudine la sesta Congregazione generale del
Collegio cardinalizio, svoltasi oggi alla presenza di 130 cardinali, nell’Aula
nuova del Sinodo. A riferirlo ai giornalisti è stato, come di consueto, il
direttore della Sala Stampa vaticana, Navarro-Valls.
Con una
tranquillità apparente ma ancora “stordita”, nel profondo, dall’eccezionale
onda emotiva di ieri - che ha unito in tutto il mondo i cuori di milioni di
persone attorno all’ultimo saluto a Giovanni Paolo II - la città di Roma ha
cercato di riprendere questa mattina i suoi ritmi giornalieri, circondata dagli
apprezzamenti generali per la positiva gestione logistica dell’evento. In questo
clima, che non ha ancora potuto decantare la commozione e lo stupore
accumulati, i cardinali hanno anche deciso, in preparazione al Conclave, di
entrare in un periodo intenso di silenzio e di preghiera. Ha spiegato
Navarro-Valls:
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“Essi
pertanto - all’unanimità – hanno deciso di evitare in questi giorni interviste
e incontri con i media. I signori giornalisti quindi sono cortesemente pregati
di astenersi dal richiedere ai porporati interviste o qualsiasi altro commento.
Questo invito non va interpretato come un atteggiamento di scortesia o di
disinteresse nei confronti dei media - che anzi i cardinali non mancano di
ringraziare per l’enorme interesse con il quale stanno seguendo questo periodo
- ma come un gesto di grande responsabilità”.
**********
Sempre
in relazione al Conclave, i porporati hanno esaminato alcune questioni
riguardanti la loro entrata nella Domus Sanctae Martae e all’inizio del
Conclave stesso, previsto per le 16.30 del 18 aprile prossimo.
In merito poi alla richiesta di beatificazione di Giovanni
Paolo II, levata a gran voce più volte durate la Messa funebre di ieri,
Navarro-Valls ha chiarito che ogni decisione è “di esclusiva competenza” del
nuovo Pontefice. Il portavoce vaticano ha inoltre fornito alcuni particolari
sul luogo della sepoltura del Papa scomparso. La lapide di Giovanni Paolo II,
ha detto, è di marmo bianco e reca il suo nome, il monogramma di Cristo e la
data di nascita e di morte. Com’è noto, le Grotte Vaticane sono attualmente
chiuse al pubblico e solo lunedì prossimo sarà reso noto il giorno in cui sarà
possibile per i fedeli scendere in visita alla tomba di Giovanni Paolo II. Qualche migliaio di persone, tuttavia, non
ha rinunciato a visitare la Basilica di San Pietro nella quale, ha fatto sapere
il direttore della Sala stampa vaticana, domani non si terrà alcuna “preghiera
pubblica”. Navarro Valls ha riferito, infine, dell’impossibilità di partecipare
al Conclave, per ragioni di salute, dei cardinali Jaime L. Sin, arcivescovo
emerito di Manila, nelle Filippine, e di Alfonso Antonio Suarez Rivera,
arcivescovo emerito di Monterrey, in Messico.
OGGI
IL SECONDO GIORNO DEI NOVENDIALI IN SUFFRAGIO
DI
GIOVANNI PAOLO II: ALLE 17.00 NELLA BASILICA VATICANA LA MESSA
PRESIEDUTA
DAL CARDINALE MARCHISANO, AI NOSTRI MICROFONI.
LE
CELEBRAZIONI, SEMPRE ALLA MEDESIMA ORA,
TERMINERANNO
SABATO 16 APRILE E SONO APERTE A TUTTI
Con i
solenni funerali del Papa di ieri, è iniziato il tempo dei Novendiali, i tradizionali
nove giorni di celebrazioni in suffragio di Giovanni Paolo II. Le Messe, aperte
a tutti, si svolgeranno ogni pomeriggio alle 17 nella Basilica di San Pietro e
saranno tutte seguite in radiocronaca diretta dalla nostra emittente a partire
dalla stessa ora, con commenti in italiano per la zona di Roma - sulle
frequenze in onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz –
in spagnolo solo per il satellite e in inglese per il collegamento ISDN. Il
cardinale vicario Camillo Ruini ha invitato invece tutta la diocesi capitolina
a partecipare all’appuntamento di domani, dedicato appunto ai fedeli di Roma.
La prima Eucaristia, dedicata in particolare ai fedeli della Città del
Vaticano, avrà luogo oggi e sarà celebrata dal cardinale Francesco Marchisano,
arciprete della Basilica Vaticana. Andrea Sarubbi lo ha intervistato:
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R. – Io dirò una parola sulla
umanità del Papa. Perché la gente ha capito il Papa così bene, tanto da
seguirlo, da invocarlo? Perché ha capito che era un uomo che sapeva entrare
nell’animo di ognuno. E allora citerò alcuni esempi di ciò che è capitato a me.
Io ho avuto la fortuna di conoscerlo nel 1962. Era venuto da me – io lavoravo
allora alla Congregazione per l’Educazione Cattolica – il rettore del Collegio polacco,
mons. Rubin, per chiedermi di parlare dell’Italia a tutti i vescovi della
Polonia, che erano a Roma per il Concilio. Ho parlato un’ora e 20 minuti ...
Alla fine, tutti i vescovi si mettono in fila per ringraziarmi ... L’ultimo è
il giovane ausiliare di Cracovia – aveva 42 anni, io non lo avevo mai
incontrato – e mi dice queste testuali parole: ‘Io la ringrazio tanto perché ho
capito tutto quello che ha detto, e se ho capito io, hanno capito tutti i
vescovi della Polonia’. Poi mi fa un gesto con la mano destra e mi spiega: ‘Noi
siamo tagliati fuori dall’Europa, non sappiamo se dopo il Concilio possiamo
tornare a Roma … Ma se possiamo tornare a Roma, possiamo vederci?’. Da allora, è venuto decine e decine di volte
alla Congregazione per l’Educazione Cattolica, fino al 1978, quando è diventato
Papa. Mi ha invitato spesso da lui, ed oggi racconterò quando venne a casa mia
dopo il mio primo infarto. Mia cugina non voleva lasciarlo entrare, perché i
medici avevano proibito tutte le visite, e fui io a dover insistere. È stato da
me oltre un’ora – come un amico, veramente – e mi sono commosso. Ma dopo, ogni
volta che incontrava mia cugina, le diceva sempre, sorridendo: ‘Lei è quella
che non voleva lasciarmi entrare in casa sua ...’. Racconterò, poi, di quando
mi hanno operato alla carotide, cinque anni fa, paralizzandomi la corda vocale
destra. Tornato a casa, dopo un po’ di giorni mi avvisano: ‘Il Papa la vuole a
pranzo domani’. Ci sediamo, e per tutto il pranzo – eravamo uno davanti
all’altro – ha tenuto la mano all’orecchio per poter capire quelle poche cose
che potevo dirgli. Alla fine, si alza, viene verso di me, mi accarezza come un
padre la ferita che mi avevano fatto alla gola e mi dice: ‘Non si spaventi,
vedrà: ritornerà la voce. Dirò anch’io una preghiera. Coraggio!’. Mi avrà
accarezzato per cinque minuti. È stata per me un’occasione unica di vedere il
Papa così paterno. E citerò altri casi di questa sua paternità, che è stata una
delle dimensioni che hanno fatto amare e seguire questo Papa.
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GIOVANNI
PAOLO II, TESTIMONE DI UNA VITA SANTA.
COSI’,
IL ROGITO DEPOSTO NELLA BARA DEL PONTEFICE
Giovanni
Paolo II ha lasciato una testimonianza di “vita santa”: è quanto si legge nel
“Rogito per il pio transito di sua Santità Giovanni Paolo II”, la breve
biografia in latino del Papa, deposta nella bara del Santo Padre. Il documento
è stato letto da mons. Piero Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche,
prima della deposizione delle spoglie mortali del Papa. Il Rogito sintetizza le
date fondamentali del lungo Pontificato di Papa Wojtyla e si sofferma su alcuni
aspetti che hanno caratterizzato il Ministero Petrino di Giovanni Paolo II. Ce
ne parla di Alessandro Gisotti:
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“Giovanni
Paolo II ha lasciato a tutti una testimonianza mirabile di pietà, di vita santa
e di paternità universale”: sono le ultime parole del Rogito del Pontefice. “La
sua memoria – si legge nel documento – rimane nel cuore della Chiesa e
dell’intera umanità”. “Custode del deposito della fede”, Giovanni Paolo II “si
è adoperato con sapienza e coraggio a promuovere la dottrina cattolica,
teologica, morale e spirituale, e a contrastare durante tutto il suo
Pontificato tendenze contrarie alla genuina tradizione della Chiesa”. Negli
anni del Pontificato, prosegue, si sono “visti molti mutamenti”. Tra questi,
“la caduta di taluni regimi, alla quale egli stesso contribuì”. Si ricordano
poi i molti viaggi in varie nazioni per annunciare il Vangelo.
Papa
Wojtyla “ha esercitato il Ministero Petrino con instancabile spirito missionario,
dedicando tutte le energie sospinto dalla sollicitudo omnium ecclesiarum
e dalla carità aperta all’umanità intera”. Più di ogni suo Predecessore,
rimarca il Rogito, “ha incontrato il Popolo di Dio e i Responsabili delle
Nazioni”. E “ha promosso con successo il dialogo con gli ebrei e con i
rappresentanti delle altre religioni”. Con la proclamazione dell’Anni della
Redenzione, Mariano e dell’Eucaristia “ha promosso il rinnovamento spirituale
della Chiesa”.
Il Papa
ha anche dato “un impulso straordinario alle canonizzazioni e beatificazioni,
per mostrare innumerevoli esempi della santità di oggi, che fossero di
incitamento agli uomini del nostro tempo”. Si mette inoltre l’accento sulle
riforme dei codici di Diritto Canonico e della Curia Romana. D’altra parte, “ha
promosso in modo esemplare la vita e la spiritualità liturgica e la preghiera
contemplativa” specie l’adorazione eucaristica e la preghiera del Rosario. “Con
il suo insegnamento – sottolinea infine il Rogito – Giovanni Paolo II ha
confermato e illuminato il Popolo di Dio”.
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IL TESTAMENTO SPIRITUALE DI GIOVANNI PAOLO II:
IL GRAZIE DEL PAPA A DIO E AGLI UOMINI
- Interviste con il prof. Elio Toaff e padre
Gianfranco Ghirlanda -
Grande commozione ha suscitato in
questi giorni la pubblicazione del testamento spirituale di Giovanni Paolo II.
Tra gli elementi che hanno colpito c’è il sentimento di profonda gratitudine
espresso dal Papa sia verso Dio che verso gli uomini. Il Pontefice ha
innanzitutto dato “lode alla Provvidenza Divina”, perchè il periodo della
guerra fredda è finito senza il temuto “violento conflitto nucleare”. Poi ha
espresso “gratitudine allo Spirito Santo per il grande dono del Concilio
Vaticano II”. Il Papa ha voluto ringraziare anche tutti quelli che lo hanno
aiutato durante il suo Pontificato: non solo i cattolici, ma anche gli altri
fratelli cristiani, i rappresentanti delle altre religioni, della cultura,
della scienza, della politica e dei mass media. In particolare ha citato l’ex rabbino di Roma, Elio Toaff,
abbracciandolo idealmente con grata memoria. Giancarlo La Vella ha contattato
telefonicamente il prof. Toaff, chiedendogli quali sentimenti abbiano suscitato
in lui le parole di Giovanni Paolo II:
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R. – Una grande emozione. Dico
la verità: malgrado l’amicizia che ci legava, non me lo sarei aspettato. E
questo mi ha fatto molto piacere. Serberò questo, finché campo, un ricordo
veramente grato al Pontefice.
D. – Un abbraccio nel ricordo di
quel memorabile incontro nella Sinagoga di Roma: che cosa serba lei, di quel
momento?
R. – Quello fu l’inizio di un
rapporto di amicizia, di reciproca stima. Nel momento in cui lui è entrato
nella Sinagoga, tutti quei pregiudizi che attraverso i secoli si erano formati
per dividere l’ebraismo dal cristianesimo, sono stati annullati.
D. – Un suo ricordo personale di
Giovanni Paolo II ...
R. – La gratitudine che mi
dimostrò nel momento in cui andai a trovarlo in ospedale: mi abbracciò e con
questo abbraccio mi disse tutto ciò che provava per me.
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Nel suo testamento il Papa, tra
le altre cose, dice: “Non lascio dietro di me alcuna proprietà”. Ma cosa lascia
Giovanni Paolo II a tutti noi? Marco
Cardinali lo ha chiesto al Rettore della Pontificia Università Gregoriana il
padre gesuita Gianfranco Ghirlanda:
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R. –
Per me, il testamento spirituale di Giovanni Paolo II è stato quello che mi ha
lasciato in questi giorni. Stavo facendo i miei esercizi. Ho capito, durante i
miei esercizi, contemplando la Passione del Signore, il significato che ha
avuto la sofferenza per il Papa che, in una malattia così devastante e
umiliante, non ha avuto la vergogna fino all’ultimo di essere in pubblico e di
mostrare, cioè, che la vecchiaia, il disfacimento del corpo non deve portare al
ripiegamento su se stessi, ma essere ugualmente messa al servizio del regno di
Dio. Vi ha messo tutte le sue energie, tutte le sue forze, quando era nel pieno
vigore. Ha messo a disposizione del regno di Dio anche la solidarietà con tutti
i sofferenti. Con tutti quei sofferenti che la società, nella quale viviamo,
respinge, anzi quando li vede in questa degradazione del corpo, li vuole
uccidere, li vuole togliere di mezzo. Il Papa ha mostrato che, invece, la vita
ha valore fino all’ultimo momento, all’ultimo respiro. Come dice San Paolo: se
anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, l’interiore si rinnova di
giorno in giorno. E Giovanni Paolo II si è rinnovato fino all’ultimo giorno,
anche se il suo corpo si andava disfacendo. E’ questo quello che mi rimarrà sempre
dentro.
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LA NOTA DEL DIRETTORE GENERALE DELLA RADIO
VATICANA
PADRE PASQUALE BORGOMEO SUI FUNERALI DI GIOVANNI
PAOLO II
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E’
difficile trovare nella nostra memoria un evento che spinga all’iperbole quanto
l’addio dato ieri da Roma e dal mondo all’amato Papa Giovanni Paolo II. Ma
ancora più difficile è dare certezza di analisi a quello che per chi l’ha
vissuto, è stato un esaltante mistero. I tentativi di dare spiegazioni
sociologiche, ri-facendosi alla categoria del fenomeno mediatico, lasciano
largamente insoddi-sfatti. I numeri parlano di massa, ma la realtà è quella di
un popolo, fatto di persone di ogni età, di ogni stato sociale, di ogni
orizzonte culturale, di ogni tradizione religiosa. Persone che con Giovanni
Paolo II mostrano sinceramente di avere un rapporto personale, vissuto. Persone
che hanno lacrime agli occhi e tuttavia non sono disperate, che dicono la loro
gratitudine al Papa per il bene che essi personalmente ne hanno ricevuto e per
quello che il Papa ha fatto al mondo. Persone che si sono mosse spontaneamente
e che interrompono il cardinale Ratzinger per gridare a lungo “Santo! Santo!”,
dimostrando così che per loro Giovanni Paolo II non è il grande leader o la
Pope-star ma il Padre, il Pastore che conferma la fede e predica il Vangelo con
la parola, il gesto a ancor più con la sofferenza vissuta fino alla fine per
amore di Cristo e dei fratelli.
Quel grido rivelava che
nonostante tutti i falsi valori che la mentalità corrente impone con i suoi modelli,
i giovani – ed erano in maggioranza giovani quelli che gridavano – credono
ancora alla santità e al faticoso cammino che ad essa conduce. Il celebrante
cardinale Ratzinger, il custode della Dottrina della Fede, ha lasciato a lungo
risuonare quel grido, prima di riprendere il rito: nei suoi occhi si leggeva
non solo la commozione, ma anche una specie di riverente stupore per una
invocazione che nella sua spontaneità suggeriva una manifestazione dello
Spirito.
Accanto alla moltitudine dei
piccoli, dei senza nome, erano presenti i grandi della terra, i responsabili
delle nazioni. Anche su di loro soffiava lo Spirito di Dio: nessuno può
giudicare quanto li spingesse e quanto invece su di loro agisse l’opportunità
politica e la pressione dei loro popoli. Ma coloro che non hanno esitato a
definire la presenza di alcuni di loro come una ipocrisia non hanno tenuto
conto della celebre massima secondo la quale l’ipocrisia è l’omaggio che il
vizio rende alla virtù. Né si può dimenticare che non lontano dalla bara di
Giovanni Paolo II alcuni di loro si sono stretti la mano, anche se, appena
rientrati in patria, si sono affrettati a sconfessare il gesto. Vuol dire
dunque che quel gesto lo hanno compiuto spinti da qualcosa di più grande e più
forte di loro. Vuol dire che hanno, loro malgrado, contribuito a dare al mondo
l’immagine di un’era nuova per la famiglia umana e la speranza di veder
fruttificare il seme gettato da Giovanni Paolo II, profeta e costruttore di
pace. Pace che non è un’utopia, né un sogno, ma aspirazione profonda
dell’umanità.
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IL VATICANO EMETTERA’ TRE FRANCOBOLLI SULLA SEDE
VACANTE,
DISPONIBILI DAL 12 APRILE. INIZIATIVE FILATELICHE
COMMEMORATIVE
DI GIOVANNI PAOLO II ANCHE IN POLONIA, CROAZIA E
AUSTRIA
- A cura di Alessandro De Carolis -
Un affresco settecentesco, che
raffigura il padiglione che sormonta lo stemma della Camera Apostolica,
sorretto da un angelo. E’ il soggetto unico scelto dall'Ufficio filatelico e
numismatico del Governatorato della Città del Vaticano per le tre serie
francobolli della Sede Vacante, che verranno immessi sul mercato da martedì
prossimo, 12 aprile. I francobolli da 60, 62 e 80 centesimi saranno stampati
con una tiratura di 750 mila esemplari. I valori postali - spiegano le Poste
vaticane - sono utilizzabili per spedire la corrispondenza dalla Città del
Vaticano “solo nel periodo di durata della Sede Vacante stessa”, così come
avvenuto anche in passato sin dal 1939, all’indomani della morte di Pio XII.
Anche il mondo filatelico
polacco ha voluto celebrare la figura di Giovanni Paolo II con un francobollo,
emesso ieri in 5 milioni e 600 mila esemplari recanti l'immagine del Pontefice,
e in calce la data di nascita e di morte. Le poste polacche hanno emesso anche
un timbro postale speciale con la data dell’8 aprile, accompagnata
dall'immagine delle chiavi pontificie, simbolo di Città del Vaticano. Anche la
Croazia ha emesso in coincidenza con le esequie solenni un francobollo
commemorativo di Giovanni Paolo II. Per il 14 aprile, invece, è prevista in Austria
un’analoga emissione filatelica con un francobollo del valore di un euro,
tirato in un milione e mezzo di esemplari. Il progetto austriaco è stato ideato
da Peter Sinawehl, mentre l’incisione è opera di Kurt Leitgeb.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina: il titolo d’apertura è “Pienezza d’amore”.
Quattro
pagine dedicate alla biografia di Giovanni Paolo II.
Quattro
pagine con i messaggi e i telegrammi di cordoglio dei Capi di Stato e di
governo.
Vari contributi
sulla figura di Giovanni Paolo II il Grande.
La
rassegna della stampa internazionale.
Sesta
Congregazione generale: attività del Collegio cardinalizio.
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9
aprile 2005
GIOVANNI PAOLO II, UOMO DI PACE. LA TESTIMONIANZA
FORTE E COERENTE
DURANTE TUTTO IL PONTIFICATO IN DIFESA DELLA
GIUSTIZIA E
A SOSTEGNO DELLA CAPACITA’ DEL PERDONO, “PILASTRI
DELLA PACE”
Giovanni Paolo II, uomo di pace:
tra i commenti del mondo laico come tra quelli dell’universo cattolico, torna
il riconoscimento della testimonianza profonda che il Papa lascia a difesa
della pace, frutto – sottolineava – della giustizia. Il servizio di Fausta
Speranza:
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Un “tessitore di pace”: così
l’Unione islamica in Occidente ricorda in questi giorni il Papa. E’ solo una
delle tante voci che sottolineano il suo impegno in difesa della pace ma è
particolarmente significativa perché viene da quel mondo islamico che ad un
certo punto qualcuno ha visto protagonista con l’Occidente di uno scontro tra
civiltà. E proprio a Giovanni Paolo II praticamente tutti ricono-scono il
merito di aver combattuto per scongiurare, in nome del dialogo, una
contrapposizione che sarebbe stata devastante:
“E’ doveroso per i credenti, a qualunque religione
appartengano, proclamare che mai potremo essere felici gli uni contro gli
altri! Mai il futuro dell’umanità, mai, mai potrà essere assicurato dal
terrorismo e dalla logica della guerra”.
Ci riferiamo al suo impegno in tempi
recenti dopo i fatti dell’11 settembre 2001. Ma il cuore del suo messaggio è
espresso già nel 1979, quando, nell’anno seguente a quello della sua elezione,
Giovanni Paolo II parla al Palazzo di Vetro di New York. Ricordando Paolo VI,
primo Papa a parlare alle Nazioni Unite, affermava quello che in più tragico
contesto avrebbe più volte ribadito:
THE CATHOLIC CHURCH IN EVERY PLACE OF EARTH
PROCLAIMS …
“La Chiesa cattolica proclama un messaggio di pace, prega per la pace,
educa alla pace”.
Questo proposito – aggiungeva –
è condiviso da rappresentanti e fedeli di altre Chiese e comunità, di altre
religioni e dagli uomini di buona volontà. E proseguiva:
Mai più la guerra, mai più un
uomo contro l’altro, mai più un uomo al di sopra di un altro, ma sempre, in
ogni occasione, uno accanto all’altro”.
Mai più la guerra era l’appello
che avrebbe ripetuto con particolare forza per scongiurare la prima e poi la
seconda guerra del Golfo. Ma sono tanti i suoi interventi anche in altri
contesti:
“Basta col sangue! Basta con la
guerra! Chi è responsabile di tali atti dovrà rispondere davanti a Dio ed agli
uomini”!
D’altra parte, impegno, discorsi,
gesti di Giovanni Paolo II a servizio della pace hanno segnato interamente il
suo Pontificato.
“E’ sempre l’ora della pace! E
non è mai troppo tardi per incontrarsi e negoziare”.
Una volta il
Papa ha spiegato che la pace è un cantiere aperto dove tutti possono lavorare,
non solo potenti e sapienti. In altre occasioni si è rivolto in particolare ai
cristiani:
“Noi cristiani in particolare siamo chiamati ad
essere come delle sentinelle della pace nei luoghi in cui viviamo e lavoriamo.
Ci è chiesto di vigilare affinché le coscienze non cedano alla tentazione
dell’egoismo, della menzogna e della violenza”.
A tutti ha spiegato su quali
basi vada costruita la pace:
“Non c’è pace senza giustizia!
Non c’è giustizia senza perdono! Giustizia e perdono: ecco i due pilastri della
pace. Questa, infatti, ben più che una temporanea cessazione delle ostilità è
risanamento profondo delle ferite che fiaccano gli animi”.
Infine, ricordiamo solo uno dei titoli delle tante
giornate della pace che abbiamo vissuto con Giovanni Paolo II, il 1° gennaio di
tutti gli anni del Pontificato: nel 1991 intitolava il suo messaggio: “Se vuoi
la pace, rispetta la coscienza di ogni uomo.
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CONFERENZA STAMPA DEL
SINDACO DI ROMA, VELTRONI, PER UN BILANCIO DELL’ORGANIZZAZIONE NELL’ACCOGLIENZA
DEI PELLEGRINI IN QUESTI GIORNI
“La
città di Roma è orgogliosa di aver ospitato così tanti fedeli per l’ultimo
saluto al Papa. Giovanni Paolo II ha
saputo negli anni del suo lungo Pontificato conquistare il cuore della città
divenendone cittadino onorario”. Così il sindaco di Roma, Walter Veltroni, che
questa mattina ha tracciato un bilancio dell'ultima settimana in cui un flusso
enorme di pellegrini si è riversato nella capitale per rendere omaggio al Santo
Padre. Il servizio è di Massimiliano Menichetti.
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“Un
evento senza paragoni”: lo ha sottolineato il sindaco di Roma Walter Veltroni
in apertura dell’appuntamento con i giornalisti nella Sala Stampa Estera, a
Roma su come la città ha gestito l’emergenza legata al Papa. Un ringraziamento
è andato al presidente Ciampi ed al Vaticano per il riconoscimento di
efficienza ottenuto. Il primo cittadino ha rimarcato la corale risposta ed il
coordinamento tra le forze di polizia, di volontariato, di trasporto e di tutti
coloro che hanno accompagnato il flusso enorme di fedeli, stimato in circa due
milioni di persone, che hanno reso omaggio al Papa. Nel corso dell’incontro è
stato precisato che nei giorni di maggiore flusso ovvero da martedì, la
metropolitana ha trasportato circa 290 mila passeggeri in più al giorno, oltre
un milione le persone che hanno transitato su autobus. Nella capitale sono
arrivati più di 5 mila pullman, 200 i treni speciali. Ma ascoltiamo il sindaco:
“Il grande amore per il Papa ha spinto tutti a
moltiplicare gli sforzi. Noi abbiamo organizzato in 48 ore l’evento più grande
che ci sia mai stato, non sapendo quanta gente veniva e avendola nel cuore
della città”.
Ribadito
che i vari maxi schermi allestiti nel perimetro capitolino, come quelli a Tor
Vergata, al Circo Massimo o a San Giovanni, hanno permesso di alleggerire la
pressione intorno alla Basilica di San Pietro, dove si sono celebrati i
funerali. Per Veltroni sono stati quattro i punti cardine che hanno permesso di
gestire l’evento, ossia l’amore per il Papa; l’apertura della città, è stato
ricordato lo status giuridico dichiarato durante la seconda guerra mondiale di
“Roma città aperta”; evidenziato anche il momento dello scambio della pace tra
i leader del mondo durante il rito funebre di ieri sul sagrato della Basilica
Vaticana; l’efficienza per lo sforzo
unitario; la flessibilità ovvero la capacità, ora per ora, di far fronte
all’incremento della massa di fedeli. Quindi il pensiero del sindaco è andato a
quando lui ha reso l’ultimo saluto al Papa, la sera di giovedì, come a
sottolineare che la città aveva lavorato nel rendere l’ultimo omaggio al Papa.
“Mi sembrava giusto che alla fine a chiudere
fossero le persone che avevano lavorato. Ciascuno lo ha fatto con il cuore”.
Veltroni ha quindi confermato
che la Stazione Termini, presto diventerà la Stazione Giovanni Paolo II e che
la piazza dell’università di Tor Vergata, dove c’è la Croce simbolo del grande
Giubileo, sarà intitolata al Papa.
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Domani, 10 aprile,
3a Domenica di Pasqua, la liturgia ci presenta il Vangelo dei discepoli di
Emmaus: i due discepoli, dopo la morte di Gesù, stanno facendo ritorno al loro
villaggio da Gerusalemme, e lungo il cammino incontrano il Maestro ma non lo
riconoscono se non allo spezzare del pane, durante la cena. Allora finalmente
comprendono e credono in Gesù risorto, decidendo di ritornare a Gerusalemme per
annunciare la grande notizia. Quindi si dicono l’un l’altro:
«Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre
conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?».
Su questo brano evangelico
ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:
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I due
discepoli si ritirano da Gerusalemme e si mettono in cammino. A Gerusalemme
sono successi degli eventi che, misteriosamente, si intuiscono come importanti,
fondamentali per la vita del mondo. Lungo il cammino discutono di ciò che era
successo, con un velo di tristezza sul volto e, senza che se ne accorgano, si
avvicina il Signore che cammina con loro conversando proprio su ciò che era
accaduto a Gerusalemme. Cristo cerca di dischiudere loro gli occhi e di
infiammare i loro cuori per riconoscerlo e, per questo, cambiare il cammino.
Questo
fine settimana, a Roma, è successo un evento eccezionale. Tutto il pianeta si è
orientato verso Roma in una misteriosa partecipazione, un raccoglimento per
cogliere il significato di qualcosa che ci supera ed in cui, però, allo stesso
tempo, ci troviamo dentro. Ora si sta tornando a casa, in molti, e si parla e
si pensa a ciò che è accaduto. Allora stiamo attenti per accorgerci di Colui
che cammina con noi, che è lo stesso che ci ha convocato per mezzo del suo
defunto Pontefice.
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9
aprile 2005
IL MONDO RIUNITO SUL SAGRATO DI SAN PIETRO PER RENDERE OMAGGIO
A GIOVANNI PAOLO II.
QUASI 200 DELEGAZIONI PROVENIENTI DAI 5 CONTINENTI
- A cura di Salvatore
Sabatino -
ROMA. =
Tutti uniti nel nome di Giovanni Paolo II. Il sagrato di San Pietro ieri ha accolto
quasi 200 delegazioni provenienti da tutto il mondo. Capi di Stato e di
governo, ministri, teste coronate e rappresentanti di istituzioni
internazionali hanno deciso di esserci e di esprimere per la prima volta nella
storia un senso di unità. Spiccava l’assenza della Cina, che ha deciso di
declinare l’invito a causa della presenza del presidente taiwanese, Chen
Shui-bian. Ma spiccava pure la vicinanza tra quei leader che mai in altra
occasione sarebbero stati così vicini. E proprio la loro vicinanza ha fatto
accadere cose inimmaginabili, come quella stretta di mano tra il presidente
israeliano, Moshe Katzav, e gli omologhi siriano, Bachar al-Assad, ed iraniano,
Mohammad Khatami. Un segno di speranza, prontamente smentito da Teheran, ma
confermato da Damasco. Un gesto diplomatico e umano forte, per Paesi ancora
formalmente in guerra. Ma smentite e conferme lasciano il posto alla verità di
un solo fatto, quella stretta di mano che vale più di ogni altra cosa e che
delinea un futuro forse più proteso verso la speranza. Alcuni osservatori
internazionali hanno definito le esequie di Giovanni Paolo II “una seduta
straordinaria delle Nazioni Unite”, altri hanno parlato di “ultimo miracolo del
Papa”; altri ancora di “progetto riuscito da parte del Pontefice”.
I
FUNERALI DI GIOVANNI PAOLO II CAMPEGGIANO SULLE PRIME PAGINE
DEI PIU IMPORTANTI QUOTIDIANI DEL MONDO
CITTA’ DEL VATICANO. = I
funerali di Giovanni Paolo II sono stati l’evento mediatico più importante
della storia. Le immagini della cerimonia funebre hanno letteralmente fatto il
giro del mondo, trasmesse in diretta da oltre 90 televisioni. Una platea
immensa, composta da oltre 3 miliardi di persone. Un simbolo forte dell’assenza
di barriere e confini di fronte al Santo Padre. E le immagini di ieri lasciano
lo spazio allo scritto di oggi. Tutti i più importanti quotidiani dei 5
continenti aprono le proprie edizioni con le esequie di ieri. In Italia, si
punta sulla richiesta di santità gridata a gran voce dalle migliaia di persone
riunite in Piazza San Pietro: il “Corriere della Sera” titola “L’addio al Papa:
Santo, Santo”. “La folla grida: Wojtyla Santo” è invece l’apertura de “La
Repubblica”. Titoli simili pure sui quotidiani polacchi: la “Gazeta Wyborcza”
riprende gli slogan scanditi dai pellegrini e titola: “Santo subito”. In
Francia, “Le Monde” parla di “Funerali mondiali per un Papa d’eccezione”. “Le
Figaro”, invece, titola: “Il mondo riunito attorno a Giovanni Paolo II”,
puntando dunque sulla presenza dei capi di Stato e di governo giunti a Roma per
rendere l’ultimo omaggio al Pontefice. Gli fa eco lo spagnolo “El Pais”, che
scrive: “Il mondo confluisce a Roma per dare l’ultimo addio a Giovanni Paolo
II”. Titolo didascalico, invece, per il tedesco “Frankfurter Allgemeine
Zeitung”, che senza foto scrive: “Il Papa seppellito nelle grotte di San
Pietro”. Il britannico “The Guardian” titola: “Good Bye”, su una foto a tutto
campo dedicata alla folla di ieri in San Pietro. E le emozioni sprigionate
dalla folla commossa e plaudente di Roma attraversano pure l’Atlantico. Il “New
York Times” titola: “L’ultimo omaggio a Giovanni Paolo II”; il “Washington
Post”: “La Chiesa rende omaggio al Papa e pensa alla nuova era”. In America
Latina, poi, le emozioni si fanno più forti. L’argentino “Clarin” apre
l’edizione di oggi con il titolo: “Tutto il dolore nell’addio a Giovanni Paolo
II”. Il messicano “Vanguardia” parla di “Storico addio al Papa”, il brasiliano
“Globo” titola: “Il mondo mette da parte le divergenze per dire addio al Papa”.
Ma l’onda di emozioni giunge anche in Asia; sul giapponese “Yomiuri” – letto da
oltre 30 milioni di persone ogni giorno – campeggia il titolo: “Ultimo addio al
Papa. I più grandi funerali della storia”.
(S.S.)
POLONIA IN SILENZIO PER
I FUNERALI DI GIOVANNI PAOLO II. LACRIME E COMMOZIONE UNISCONO CRACOVIA E ROMA.
ORA SI RITORNA A CASA
CRACOVIA. = Sono stati milioni i
polacchi che hanno seguito i funerali di Giovanni Paolo II. Tutte le città
hanno aperto le loro piazze alla gente, che ha potuto seguire la cerimonia
funebre sui maxi-schermi. La folla più numerosa a Cracovia, dove il silenzio ha
segnato le oltre 3 ore di esequie. Un silenzio rotto dal pianto, ma anche dalla
campana “Sigismonda”, fatta suonare dai campanari del castello di Vavel per
oltre 15 minuti. Due milioni di polacchi, invece, hanno deciso di affrontare un
viaggio lungo oltre 30 ore per raggiungere Roma. Una Roma vicina con il cuore a
quel popolo sofferente. In piazza San Pietro, in via della Conciliazione, ma
anche a Tor Vergata, al Circo Massimo, così come in tutti gli altri punti di
raccolta dei pellegrini, il bianco ed il rosso delle bandiere hanno saputo dire
al mondo che la Polonia si era mossa in massa. Ed ai più attenti non è certo
sfuggito un piccolo, ma grande particolare: a sventolare quelle bandiere erano
anche gli italiani. Il simbolo di un’unione invisibile, che in questi 26 anni
ha legato indissolubilmente Italia e Polonia. Ma ora è tempo di ripartire, di
riaffrontare quelle oltre 30 ore per tornare a casa colmi di dolore, ma anche
di riconoscenza e felicità, per essere stati vicini a Giovanni Paolo II anche
nell’ultimo saluto. (S.S.)
L’ULTIMO SALUTO DEI GIOVANI AL SANTO PADRE.
TANTI GLI STRISCIONI CHE
COLORANO LE PIAZZE E I BIGLIETTI PIENI
DI COMMOZIONE LASCIATI
LUNGO VIA DELLA CONCILIAZIONE
- A cura di Mariavittoria
Savini -
ROMA. = Un vuoto colmato dalle immagini, dai
ricordi, ma anche dalle tante frasi che i pellegrini hanno deciso di lasciare
in Piazza San Pietro ed in via della Conciliazione. “Ci hai cercato: eccoci!”,
si legge su uno di questi. Ancora oggi, in una giornata plumbea, nell’aria si
respira tanta commozione, tanta tristezza e costernazione. La stessa che viene
espressa in centinaia di biglietti. “Caro Papa, anzi caro Papà, è così che ora
ti sento … oggi il mondo ti piange … e il dolore che si prova è il dolore della
perdita di un Padre speciale … un Padre Santo”, scrive Carmen. “Verrà il giorno
e avrà i tuoi occhi, pieni di gioia e d’immenso. Ricorderò per sempre il tuo
sguardo pieno di speranza e amore. Che io possa essere nei tuoi occhi, come tu
sarai nei miei, per sempre”, scrive Cristina, mentre per Giuseppe “Se prima eri
vicino alla gente, ora sei dentro ciascuno di noi”. Un Pontefice che si è
completamente dedicato ai giovani, e che i giovani hanno voluto omaggiare fino
all’ultimo. “Ci hai cercati, siamo qui, non abbiamo più paura”, si legge al
Circo Massimo. Un pensiero di speranza che cerca di dare forza a tutti. “Grazie
Papà, i tuoi giovani!”, campeggia su uno striscione ancora esposto nei pressi
di Castel Sant’Angelo, mentre su un piccolo biglietto attaccato ad una rosa e
lasciato in Piazza San Pietro si legge: “Non ci sono parole per dirti grazie,
per quello che hai fatto … un enorme abbraccio ci continuerà a tenere
uniti”.
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9
aprile 2005
- A cura
di Amedeo Lomonaco -
In Iraq, dove oggi ricorre il
secondo anniversario della caduta del regime di Saddam Hussein, decine di
migliaia di persone hanno partecipato ad una imponente manifestazione chiedendo
la partenza delle truppe straniere. Dopo la nomina a primo ministro, lo sciita
Ibrahim Jaafari ha iniziato, intanto, le consultazioni per la formazione del
nuovo governo. Sul terreno, quindici
soldati iracheni sono morti per l’esplosione di una autobomba a Latifiyah, a
sud di Baghdad. Un civile ed un agente di polizia sono morti per un attentato
suicida a Mossul. Ieri sera tre religiosi sciiti sono stati uccisi da
guerriglieri nella periferia meridionale della capitale.
Un gruppo islamico, finora sconosciuto, “le Brigate islamiche dell’Orgoglio nella Terra del
Nilo”, ha rivendicato l’attentato perpetrato giovedì scorso in un bazar al
Cairo. L’esplosione ha causato tre morti e 19
feriti.
Il premier israeliano Ariel
Sharon partirà domani per gli Stati Uniti dove ha in programma un incontro con
il presidente americano George Bush nel ranch texano di Crawford. Stando a
quanto riferito da un’alta fonte diplomatica citata dal quotidiano israeliano
“Ha'aretz”, Sharon intende rassicurare Bush sulla determinazione dello Stato
ebraico ad osservare gli obblighi, in materia di insediamenti, stabiliti dalla Road Map.
E’ salito a 18 morti il bilancio dell’incidente
aereo avvenuto nel sud dell’Afghanistan. L’episodio risale a mercoledì scorso
quando un elicottero americano è precipitato nella provincia di Ghazni a causa
delle pessime condizioni meteorologiche.
Gran Bretagna: il principe Carlo
d’Inghilterra e Camilla Parker Bowles si sono sposati. Dopo aver lasciato il castello di Windsor, Carlo e Camilla si sono
recati al municipio di Guidhall dove
è stato celebrato il matrimonio civile davanti a 28 persone. I testimoni sono
stati il principe William, figlio di Carlo, e Tom Parker Bowles, figlio di
Camilla. La regina Elisabetta, a capo della Chiesa anglicana, ha
giudicato sconveniente partecipare ad una cerimonia di nozze civile e non ha
assistito alla celebrazione. Assente anche il principe Filippo, marito di
Elisabetta. Nella
cappella di San Giorgio è prevista tra poco la benedizione della coppia da
parte dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. A questa funzione
assisteranno circa 800 invitati, tra i quali il primo ministro Tony Blair ed i
leader dei due partiti dell’opposizione Michael Howard e Charles Kennedy.
Successivamente, il castello di Windsor ospiterà il ricevimento offerto dalla
regina in onore degli sposi. Nel pomeriggio è prevista, inoltre, la partenza di
Carlo e Camilla per la Scozia, meta della loro luna di miele.
Il governo britannico ha
disposto la chiusura dell’ambasciata nello Yemen in seguito ad un allarme
terroristico. “Alcuni terroristi – si legge in un comunicato - potrebbero
colpire interessi occidentali”. Per paura di azioni
terroristiche, il Dipartimento di Stato americano ha deciso, inoltre, di
ridurre il personale della propria sede diplomatica nello Yemen.
Si è dimesso il
responsabile della sicurezza dei voli negli Stati Uniti, l’ex ammiraglio David
Stone. Le sue dimissioni sono arrivate dopo la presentazione di un rapporto di
FBI e Dipartimento per la sicurezza interna che denuncia le falle del sistema
di controllo dei voli, nonostante una spesa di 12 miliardi di dollari. Nel
rapporto si fa anche chiaro riferimento all’elevato rischio di attentati.
Il segretario di Stato
americano, Condoleezza Rice, si recherà dal 19 al 21 aprile in Russia e in
Lituania e, alla fine del mese, in America Latina. Lo ha annunciato a
Washington il portavoce del Dipartimento di Stato, Richard Boucher, precisando
che la Rice verrà ricevuta a Mosca dal presidente Vladimir Putin e dal ministro
degli Esteri Serghei Lavrov. In Lituania la Rice affronterà soprattutto
questioni legate all’Iraq e all’Afghanistan. In America Latina i temi centrali
degli incontri saranno, invece, l’appoggio alla democrazia, la liberalizzazione
degli scambi e lo sviluppo economico.
Il Parlamento del Kirghizistan
ha votato, con 59 voti a favore e due astensioni, una mozione per privare il
presidente deposto, Askar Akayev, di tutte le garanzie associate alla sua
carica, inclusa l’immunità e i diritti sulle proprietà. I parlamentari
torneranno a riunirsi lunedì prossimo per la sessione sulle dimissioni, che
Akayev ha presentato lunedì scorso con un documento sottoscritto alla presenza
di una delegazione parlamentare nell’ambasciata del Kirghizistan a Mosca.
Le forze
russe hanno ucciso un luogotenente del leader dei ribelli ceceni, Shamil
Basayev, durante un’operazione nei pressi di Grozny. Lo ha dichiarato all’Agenzia
Interfax un portavoce delle forze federali nel Nord del Caucaso.
In Kazakistan grave atto
intimidatorio nei confronti di Zharmakhan Tuyakbai, leader dell’opposizione: il
politico è stato sfiorato da un mattone che gli ha tirato uno sconosciuto a Ust
Kamenogorsk, città nell’est del Paese. Tuyakbai ha intenzione di sfidare il
capo di Stato Nursultan Nazarbayev nelle prossime elezioni presidenziali del
2006.
Almeno seimila
cinesi hanno protestato a Pechino contro la politica culturale del governo di
Tokyo che ha deciso di non inserire nei testi di storia approfondimenti sulle
atrocità compiute dai militari giapponesi nei territori cinesi durante la
seconda guerra mondiale. Alcuni manifestanti hanno lanciato pietre contro la residenza
dell’ambasciatore del Giappone a Pechino.
Omar Guelleh, unico candidato
alle elezioni, è stato rieletto
presidente della Repubblica di Gibuti. Lo ha confermato stamattina il ministero
dell’Interno, precisando che l’affluenza
alle urne è stata del 78,9 per cento nonostante l’invito dell’opposizione a
boicottare la consultazione.
Più di 170 morti e 200 casi di
contagio nel nord est dell’Angola. E’ il tragico bilancio, fornito
dall’Organizzazione mondiale della sanità, dell’epidemia di febbre emorragica
causata dal virus di ‘Marburg’.
Gli ambasciatori in Colombia di
Brasile, Venezuela e Spagna hanno chiesto la fine delle ostilità al gruppo dei
guerriglieri del sedicente ‘Esercito di liberazione nazionale’ (ELN). La
richiesta è stata avanzata durante un incontro, nel carcere di Medellin, con un
rappresentante dell’ELN, Francisco Galan. I guerriglieri dell’Esercito di
liberazione nazionale sono circa 5mila e il presidente colombiano Alvaro Uribe
ha deciso di trattare con loro, ponendo come condizione preliminare al dialogo la
fine delle ostilità.
I palestinesi hanno
un nuovo dominio Internet: gli indirizzi elettronici dei siti dell’Autorità
Nazionale palestinese, di istituzioni, società e utenti privati potranno usare
.ps come dominio. Lo riferisce la stampa israeliana citando una dichiarazione
del premier palestinese Abu Ala. In base ai dati forniti dall’ente palestinese
delle telecomunicazioni, PALTEL, il 35,7 per cento delle famiglie palestinesi
ha un computer ed il 9,2 per cento dispone di un collegamento a Internet.
Una scossa sismica di magnitudo
3,5 della scala Richter è stata avvertita questa notte in Italia nella
provincia di Macerata. L’epicentro è stato localizzato tra i comuni di San
Ginesio, Gualdo e Sarnano. Il terremoto non ha provocato né vittime né danni.
Il principe Ernst August di
Hannover, marito della principessa Carolina, è ancora nel reparto di
rianimazione dell’ospedale di Monaco, dove è stato ricoverato lo scorso 5
aprile per una pancreatite acuta. Carolina, già duramente provata per la morte
del padre, deve ora far fronte al ricovero del marito. Nel 1990 la principessa
aveva perso il secondo marito, Stefano Casiraghi, in seguito ad un incidente
durante una gara nautica di off shore.
Ernst August e Carolina si sono sposati il 23 gennaio 1999 ed hanno una
bambina, Alexandra.
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